CI FOSSE STATO UN SOLO POLITICO ITALIANO CACCIATORE PROFESSIONISTA DI PULCI CHE HA FATTO UN SOSPIRO SUL MODO IN CUI VOLODYMYR ZELENSKYJ HA VIOLATO IL PROTOCOLLO
Non stiamo a parlare di formalità o di formalismi, mais de protocole institutionnel, qui ne repose pas sur des formes extérieures futiles, ma si basa proprio sul rispetto dovuto a chi ti accoglie: sia il Paese, sia il suo Capo di Stato, sia il suo Primo Ministro.
— Notizie in breve —
Auteur Rédacteurs en chef de l'île de Patmos
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L’Autocrate dell’UcrainaVolodymyr Zelenskyj— perché tale è al pari del suo omologo russo Vladimir Putin: un autocrate— si è presentato in visita ufficiale di Stato in Italia con un abbigliamento non semplicemente indecoroso, ma proprio irrispettoso.
Non stiamo a parlare di formalità o di formalismi, mais de protocole institutionnel, qui ne repose pas sur des formes extérieures futiles, ma si basa proprio sul rispetto dovuto a chi ti accoglie: sia il Paese, sia il suo Capo di Stato, sia il suo Primo Ministro. Donc, tuno che si comporta a questo modo denota due cose:
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1) io posso permettermi tutto;
2) io sono io e voi non siete un … come diceva il mitico Marchese del Grillo in un celebre film di Alberto Sordi entrato ormai nella storia.
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In omaggio per questo abbigliamento caccia&pescapotevano anche regalargli una canna … da pesca. Ce ne fosse stato uno solo, tra quei nostri numerosi politici cacciatori professionisti di pulci, che avesse fatto un sospiro, uno solo.
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Bisogna riconoscere che Vladimir Putin,quando manca di rispetto a persone e istituzioni lo fa perlomeno in modo più subdolo ed “élégant”, ad esempio presentandosi per due diverse volte in visita ufficiale dal Sommo Pontefice in ritardo: Dans le 2013 avec 50 procès-verbale poi a seguireDans le 2015 con un’ora e 10 procès-verbal de retard. De la série: “Io sono lo zar della Grande Russia, posso permettermi questo e altro, ma volendo altro ancora”.
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de l'île de Patmos 14 mai 2023
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.https://www.youtube.com/watch?v=ltEAQNopUYM&t=2s
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Les Pères Patmos Island
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https://i0.wp.com/isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/01/faviconbianco150.jpg?fit=150 ,150&ssl=1150150Comité éditorialhttps://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/01/logo724c.pngComité éditorial2023-05-14 18:43:532023-05-14 19:02:44Il n'y avait qu'un seul politicien italien professionnel de la chasse aux puces qui a soupiré sur la façon dont Volodymyr Zelensky a violé le protocole
« DES CRIMES ET PEINES ». LE IMMANCABILI STRAVAGANZE DI CERTI PRETI ALLA LUCE DEL MISTERO PASQUALE
Nella IstruzioneLe sacrement de la rédemption, il est peut-être écrit que pour certains abus liturgiques, dont certains sont de véritables "crimes", la sanction est prévue, per esempio della sospensionedu divindel sacerdote per un congruo periodo di tempo? Si prevede forse, per quelli più gravi, la rimozione dall’ufficio di parroco? Non, perché forse questo modo di fare non sarebbe caritatevole e misericordioso, quindi il nostro legislatore esorta, istruisce e nei propri documenti si lamenta con cuore franto, mentre chi abusa seguita a farlo in totale mancanza di precise pene.
C’è una celebre opera di Cesare Beccariascritta nel 1764 che s’intitolaDei delitti e delle pene,dove si parla soprattutto della prontezza e della certezza della pena. Combien de fois, dans notre pays, specie di fronte a situazioni di criminalità più o meno diffusa, abbiamo udito la frase e il lamento «manca la certezza della pena»? A dire il vero ciò che manca è l’applicazione della pena, perché in quanto a esistere, le pene ci sono e sono scritte e ben dettagliate. Invece noi, su questo problemaDei delitti e delle pene, non ci interroghiamo nemmeno, perché nei vari documenti e atti del Magistero della Chiesa degli ultimi decenni la parola “sanzione” o “pena” non esiste proprio, due sono infatti le cose essenziali che di prassi vengono fatte: si lamenta con cuore franto certe situazioni che proprio non vanno, poi si esorta con documenti che spesso si chiamano proprio per questo “esortazioni” o “istruzioni”, come per esempio la IstruzioneLe sacrement de la rédemption, nella quale si istruisce con cuore trepidante e afflitto a non fare certe cose.
Sono andato a sfogliare il Codice di Diritto Penalee i testi di varie leggi prese a caso, ed ho scoperto, con mio grande stupore, che per ogni figura di reato è prevista una pena, che può essere una pena a un certo numero di anni di carcere, oppure una sanzione amministrativa per i reati meno gravi, attraverso l’obbligo al pagamento di una somma di danaro stabilita. Abituato come sono allo stile dei documenti nostri, mi sono chiesto perché, il legislatore, non si sia a limitato esortare e istruire che certi reati non si commettono, manifestando tutto il proprio “impotente” dolore per quelli che invece vengono commessi.
Nella IstruzioneLe sacrement de la rédemption,il est peut-être écrit que pour certains abus liturgiques, dont certains sont de véritables "crimes", la sanction est prévue, per esempio della sospensionedu divindel sacerdote per un congruo periodo di tempo? Si prevede forse, per quelli più gravi, la rimozione dall’ufficio di parroco? Non, perché forse questo modo di fare non sarebbe caritatevole e misericordioso, quindi il nostro legislatore esorta, istruisce e nei propri documenti si lamenta con cuore sfranto, mentre chi abusa seguita a farlo in totale mancanza di precise pene.
Per parlare del tema degli abusi liturgici,alcuni dei quali ormai istituzionalizzati e divenuti quasi una norma in certe parrocchie o in certi gruppi laicali cattolici, prenderò quello che è il cuore della nostra liturgia: la Pasqua.
Durante il Triduo Pasquale di quest’anno 2023i nostri Lettori ci hanno inviato tra la sera del Giovedì Santo e il Sabato mattina fotografie e filmati dinanzi ai quali noi Padri deL'île de Patmos,che pure siamo navigati, oltre che consapevoli delle stravaganze di cui purtroppo sono capaci certi nostri confratelli, abbiamo stentato a credere, pur dinanzi a foto e documenti.
Vi offriamo solo una piccola rassegnadi ciò che è pervenuto in redazione durante il Santo Triduo Pasquale, soprattutto riguardo la riposizione del Santissimo Sacramento all’interno dei Sepolcri presso gli altari della riposizione il Giovedì Santo e quanto accaduto a seguire il Venerdì Santo.
Jeudi Saint.In una cappella della riposizione è stato allestito un tavolo da pranzo con le sedie, apparecchiato con tovaglia, piatti, posate e bicchieri, di lato il tabernacolo con il Santissimo Sacramento, probabilmente per indicare che Nostro Signore Gesù Cristo, anziché sulla croce, è morto al termine di un pranzo assalito da un repentino colpo apoplettico. In un’altra cappella della riposizione la pisside con il Santissimo Sacramento è stata messa sopra un tavolo con attorno una ciambella di salvataggio, al posto dei fiori sono stati disposti dei giubbotti di salvataggio appesi, come se Nostro Signore Gesù Cristo, anziché in croce, fosse morto annegato in mare mentre dalla Giudea tentava di sbarcare come clandestino sulle coste del Mediterraneo. Et encore à suivre: il Santissimo Sacramento riposto all’altare della riposizione dentro un fornetto a microonde, pare per simboleggiare in che modo il Signore riscaldi i cuori (!?).
Altare della reposizione forse ispirato almusical: «Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più, se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu …» (Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, Rutigliano)
Bon vendredi.Le immagini e i filmati che ci sono pervenuti fanno sorgere in noi il serio quesito se certi preti abbiano mai letto l’Ordinamento Generale del Messale Romano e se durante la formazione prima e lo svolgimento del sacro ministero a seguire, abbiano realmente capito che cos’è il Triduo Pasquale, per esempio leggendo un’opera del Novecento scritta dal teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, in edizione italiana “La teologia dei tre giorni” (1969). Opera che offre una meditazione del mistero pasquale secondo la scansione dei tre giorni: il mistero del venerdì santo (la croce nella vita di Gesù, l'Eucharistie, l’agonia), il mistero del sabato santo (in cui il Cristo fa l’esperienza della “seconda morte”), il mistero della Pasqua come teologia della risurrezione e della glorificazione del Figlio. Il Venerdì Santo, giorno in cui si commemora la passione di Cristo Signore, nel corso di una liturgia austera e silenziosa tutta incentrata sulla adorazione della croce, è mai pensabile che si possa cantare al suono di chitarre e tamburelli ritmati allegre canzoncine da campo-scuola, scandendo persino «alleluia, alleluia” in ritornelli di canti del tutto inappropriati e fuori luogo? Qualcuno ha forse dimenticato l’omissione dalla liturgia del Gloria e dell’Alleluia durante il periodo quaresimale, o le cosiddette “campane legate” il Giovedì Santo che torneranno a suonare solo nel giorno di Pasqua assieme al canto del Gloria e dell’Alleluia per rendere lode al Risorto dai morti?
Un altro autore che ci ha guidati nel mistero della teologia del Triduo Pasqualeè stato il fiorentino Padre Divo Barsotti, che in una sua predicazione del 1987 spiegò il senso mistagogico della “discesa agli inferi” di Gesù Cristo, articolo di fede contenuto anche nel Credo Apostolico in cui recitiamo «[...] souffert sous Ponce Pilate, il a été crucifié, est mort et a été enterré; descendu aux enfers; il terzo giorno risuscitò da morte». Demandons-nous: quanti sono oggi i fedeli cattolici che comprendono il senso della “discesa” in quegli inferi indicati nell’antica tradizione anche comeShéolo Αιδην, il “regno dei morti” dove Gesù Cristo morto discese con l’anima unita alla sua Persona divina, per aprire le porte del cielo ai giusti che l’avevano preceduto (cf.. Catéchisme de l'Église catholique nn. 631-635).
Altare della riposizione dentro il barchino con le reti, Chiesa del Buon Pastore di Diamante
Il Triduo Pasquale, nella sua simbologia,racchiude una grande e sapiente pedagogia, una somma catechesi per il Popolo dei credenti, che non può essere certo finire svilita da stravaganze inscenate quasi sempre all’insegna del politicamente corretto del momento.
Vediamo adesso cosa è liturgicamente quel triduo pasqualeche conclude con quella che la Chiesa indica come la Madre di tutte le Veglie, nella speranza che possa servire di riflessione per la prossima Pasqua 2024. jel Triduo Pasquale è la realtà della Pasqua del Signore,celebrata liturgicamente e sacramentalmente in tre giorni: il Venerdì Santo, che fa memoria viva della Passione e Morte del Signore; il Sabato Santo, in cui la Chiesa sosta al sepolcro del Signore; la Domenica di Pasqua che celebra la gloriosa Resurrezione di Cristo. Caratteristica delle celebrazioni del Triduo è che sono organizzate come un’unica liturgia, per questo motivo laMesse de la Cène du Seigneurnon termina conite missa est(”la Messa è finita”), bensì in silenzio. L’azione liturgica del venerdì non comincia con l’usuale saluto e con il Segno della Croce e termina anch’essa senza saluto, en silence. Infine la solenne veglia comincia in silenzio e termina con il saluto finale.
Il Triduo Pasquale costituisce un’unica solennità,la più importante di tutto l’Anno liturgico cattolico. Du Gloriadella Messa del Giovedì a quello della Veglia le campane devono stare in liturgico silenzio. Anticamente anche gli strumenti musicali dovevano tacere il Venerdì e il Sabato Santo, fino alla Veglia Pasquale, per meglio esprimere il senso penitenziale di questi giorni. Per questo molte composizioni di autori antichi per il Venerdì Santo furono scritte per solo coro. Oggi tuttavia è permesso l’uso degli strumenti musicali durante le celebrazioni di queste giornate, anche se solo per sostenere il canto.
Vertice e centro gravitazionale dell’intero Triduoè la Solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa. Con la celebrazione dellaMesse de la Cène du Seigneur,la sera del Giovedì Santo ha inizio il Triduo Pasquale della Passione, morte e Risurrezione di Cristo, culmine di tutto l’anno liturgico e cuore della fede e della preghiera della Chiesa (cf.. Caroline du Sud 102). Il Giovedì Santo la Chiesa ricorda l’Ultima Cena di Gesù nella quale il Signore Gesù, la vigilia della Passione, spinse all’estremo il suo amore per i suoi che erano nel mondo, offrì al Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e, donandosi come nutrimento ai suoi apostoli, comandò loro di perpetuarne l’offerta in sua memoria, istituendo di fatto il sacerdozio della Nuova Alleanza. Obbediente al comando del Signore, la Chiesa celebra la Santa Cena, sentendosi impegnata a tradurre nella vita di ogni giorno lo stile di servizio e di amore fraterno (cf.. il segno della lavanda dei piedi, proprio della liturgia del Giovedì Santo) che ha nel Sacrificio del Signore, sacralmente presente nell’Eucaristia, il suo senso e la sua fonte. I testi che vengono usati in questa celebrazione sottolineano l’aspetto sacrificale dell’Eucaristia e il suo carattere di memoriale del sacrificio del Signore (altro che “Cena Santa…”), annunziato e prefigurato dagli avvenimenti dell’Esodo di Israele dall’Egitto, col simbolo dell’agnello immolato e del passaggio dell’angelo del Signore per colpire i primogeniti di Egitto (I lettura); “memoriale” che il beato Apostolo Paolo descrive come rito celebrato da Gesù nella cena pasquale con i suoi apostoli, segno della nuova ed eterna Alleanza tra Dio e gli uomini, sigillata e ratificata col suo stesso sangue (II lettura). Infine – strettamente legato alle due letture – il brano evangelico di Giovanni ci mostra Gesù che pur essendo maestro e Signore, si fa servo, lavando i piedi ai suoi apostoli. Con questo gesto il Signore Gesù voleva manifestare che la sua missione era il più grande servizio che Dio rivolgeva agli uomini per salvarli: lavarli dai peccati e nutrirli con il suo Corpo e il suo Sangue.
Il Prefazio di questa Messa riassume l’ineffabile mistero dell’amore divino:
«Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te per primo si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di compiere l’offerta in sua memoria. Il suo Corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo Sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa».
Al termine dellaMesse de la Cène du Seigneurdel Giovedì Santo, l’Eucaristia viene riposta e custodita nell’altare della Reposizione, chiamato nel linguaggio popolare di alcune regioni del sud Italiasepolcro.Termine improprio in quanto non simboleggia la morte di Gesù ma è il luogo in cui adorare l’Eucaristia. Il termine giusto èaltareO cappella della Reposizione.Parliamo dello spazio della chiesa allestito, al termine dellaMesse de la Cène du Seigneur,per accogliere le specie eucaristiche consacrate, conservandole sino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando verranno distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale. Le Sacre Specie vengono così riposte per essere adorate durante la notte. È tradizione che gli altari della reposizione siano addobbati in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli: non devono essere il luogo della stravaganza o della forzatura di segni che nulla hanno a che fare con l’unico scopo di invitare i fedeli all’adorazione. La lettera circolare della Congregazione del Culto Divino del 16 janvier 1988 par titre Preparazione e celebrazione delle feste pasqualiprecisa a proposito dell’altare della reposizione quanto segue:
«Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio. Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di “sepolcro”. Infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare “la sepoltura del Signore”, ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà distribuita il venerdì nella passione del Signore. Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la messa nella cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al Santissimo Sacramento solennemente lì custodito in questo giorno. Durante l’adorazione eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni. Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità, dal momento che ha già avuto inizio il giorno della passione del Signore» (nn. 55-56).
La lettera circolare della Congregazione del Culto Divino del 16 janvier 1988 dal titolo Preparazione e celebrazione delle feste pasquali precisa a proposito dell’altare della reposizione quanto segue: «Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio»
Il Venerdì Santola Chiesa celebra la Passione Morte del suo Signore e rimane in amorosa contemplazione e meditazione del suo sacrificio cruento, fonte della nostra salvezza. Per antichissima tradizione in questo giorno la Chiesa non celebra l’Eucaristia, ma solo una solenne Liturgia della Parola, seguita dall’adorazione della croce e dalla santa Comunione.
Davanti all’altare completamente spoglio,dopo la prostrazione del celebrante nel silenzio dell’assemblea e l’orazione introduttiva, vengono proclamatetre letture:
– il quarto canto del Servo di IHWH (Est 52, 13-15; 53, 1-12), dove nella figura del servo caricato dei nostri dolori, castigato, percosso e umiliato e che tuttavia giustificherà molti e dalle cui piaghe siamo stati guariti, non è difficile riconoscere la figura di Gesù, colui che si è fatto peccato, è divenuto il disgusto dei vicini e l’orrore di conoscenti (cf.. Salmo responsoriale) e che è l’unica nostra via di salvezza.
– La seconda lettura è tratta dalla lettera agli Ebrei (cf.. 4, 14-16; 5, 7-9) e precisa che il Cristo servo sofferente di IHWH è il sommo sacerdote che è stato provato in ogni cosa e che diviene causa di salvezza eterna per coloro che gli obbediscono.
– Il Vangelo riporta il racconto della Passione secondo Giovanni (cf.. 18, 1 – 19,42). La morte di Gesù è la rivelazione suprema dell’amore di Dio che si prolunga sacramentalmente nei secoli nell’acqua (Baptême) e nel Sangue (Eucharistie) ed è intimamente legata al dono dello Spirito Santo e con la nascita della Chiesa, rappresentata dalla Santa Vergine Maria e dall’apostolo Giovanni. All’omelia segue poi una solenne Preghiera universale in cui si innalzano suppliche per la Chiesa, père, per tutti gli ordini sacri e i fedeli, per i catecumeni, per l’unità dei cristiani, per gli ebrei, per i non cristiani, per coloro che non credono in Dio, per i governanti e per i tribolati.
Come conseguenza della parola ascoltata ed accolta,segue poi la solenneAdorazione della Croce,gesto “scandaloso” e profetico perché venerata non più come semplice strumento di morte infame, ma come albero della vita, “talamo, trono ed altare al corpo di Cristo Signore”. Il sacerdote scopre la croce in tre volte, presentandola al popolo come trofeo di vittoria e dicendo: «Ecco il legno della croce, a cui fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo»; a questo invito l’assemblea risponde: «Venite, adoriamo!». L’assemblea compie poi il gesto dell’adorazione, ricordando che già in quel momento si compie la Pasqua, si realizza la nostra salvezza nel sangue dell’Agnello immolato: «Adoriamo la tua croce, seigneur; lodiamo e glorifichiamo la tua santa Resurrezione. Dal legno della croce è venuta la gioia in tutto il mondo». Al termine dell’adorazione, la croce viene posta vicino all’altare, segno anche esso del sacrificio di Cristo, offerto al Padre per la nostra salvezza.
All’adorazione della croce,segue la Comunione Eucaristica, con le sacre Specie consacrate il giorno precedente. La Commemorazione della Passione si conclude con una preghiera di benedizione sull’assemblea, che poi si scioglie in silenzio.
samedi Saint.Il Messale Romano ci presenta questo giorno con queste parole:
«Il Sabato Santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e la sua morte, nonché la discesa agli inferi, e aspettando la sua risurrezione, nella preghiera e nel digiuno. Spogliata la sacra mensa, la Chiesa si astiene dal sacrificio della Messa fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione”. La Chiesa è chiamata a meditare prima di tutto il fatto che Gesù “morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (1 Cor 15, 3-4).
Contempla ciò che nel Credo professa affermando «discese agli inferi»:Gesù Cristo si fa solidale con l’uomo da salvare, affrontando la morte nella certezza che l’avrebbe vinta non soltanto per sé, ma per tutti. De ce point de vue, il Sabato Santo è un giorno di grande speranza! Il Sabato Santo il cristiano è chiamato ad imitare le pie donne che dopo la sepoltura di Gesù «erano lì davanti al sepolcro» (Mont 27, 61). Non è cosa da poco fermarci anche noi, in clima di fede e di amore, per pregare, meditare e contemplare: può essere il giorno di deserto, di preghiera e di illuminata speranza in Dio che ha scelto non solo di morire per noi, ma di risorgere e di farci partecipi della sua vita di risorto.
La Veglia Pasquale nella Notte Santaè il vertice e il centro di tutto il Triduo Pasquale. Considerata la “madre di tutte le veglie”, in essa la Chiesa attende, vegliando, la risurrezione di Cristo e la celebra nei sacramenti (cf. Norme per l’anno liturgico e il calendario, 21). Tutta la celebrazione di questa Veglia, donc, deve svolgersi di notte e terminare prima dell’alba della domenica. Questa è la notte per eccellenza, in cui si celebrano i grandi sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Baptême, Confermazione, Eucharistie), che comunicano ai fedeli la grazia salvifica del mistero pasquale di Cristo. La Veglia Pasquale è costituita da quattro parti:
Liturgia della luce o lucernario.La Veglia si apre con la celebrazione di Cristo Risorto come luce del mondo. Il sacerdote benedice un fuoco divampante (generalmente preparato all’esterno della Chiesa) e prepara il cero pasquale, incidendo su di esso una croce, le lettere greche A e W e le cifre dell’anno corrente, seguendo questo schema:
Mentre compie questo gesto,acclama a Cristo Principio e Fine, Alfa e Omega, al quale appartiene il Tempo, i secoli, la gloria e il potere. Completata l’incisione, il celebrante può infiggere 5 grani di incenso in forma di croce e mentre compie questo gesto acclama alle piaghe sante, gloriose e salvifiche del Cristo. Il Cero viene acceso al fuoco nuovo e inizia una processione che si avvia verso il presbiterio; durante questa processione si acclama per tre volte “Lumen Christi!” e vengono accese le candele dei fedeli e le luci della Chiesa. Posizionato il cero nel suo candelabro, il diacono proclama ilsolenne Preconio Pasquale(detto “Exultel”) un testo bellissimo che annuncia la gloria della resurrezione di Cristo, vertice di tutta la storia della salvezza, iniziata dopo il peccato di Adamo, figurata nell’agnello della pasqua ebraica, dall’esodo, dal passaggio del mar Rosso, dalla colonna di fuoco e realizzata in pienezza da Cristo morto e risorto. le Preconioè un cantico entusiasta che, ricapitolando tutti i grandi momenti della storia di Dio e dell’uomo, esprime l’esultanza del cielo e della terra, perché con la resurrezione di Cristo anche l’universo, abbruttito dal peccato, risorge e si rinnova. Un testo che andrebbe a lungo meditato e pregato anche personalmente.
Liturgie de la Parole.Terminato il lucernario, il celebrante invita all’ascolto della Parola per meditare «come nell’antica alleanza Dio salvò il suo popolo e nella pienezza dei tempi ha mandato a noi il suo Figlio come redentore».Vengono quindi proclamate nove letture (sette dell’Antico Testamento e due del Nuovo), con lo scopo di introdurre i fedeli nel significato e nell’importanza della Pasqua nella vita della Chiesa e di ogni cristiano, in relazione ai sacramenti pasquali (Baptême, Cresima ed Eucaristia) medianti i quali siamo morti e risorti con Cristo:
la lettre: Rm 6, 3-11: Cristo risorto dai morti non muore più
gospel: Uno dei tre sinottici a seconda del ciclo liturgico
Tra la VII lettura e l’Epistola viene cantato solennemente ilGloriae al termine dell’Epistola – dopo il “digiuno” quaresimale – viene solennemente intonata l’Alléluia.
Liturgia Battesimale:Fino dall’antichità, la Chiesa ha collegato con la Veglia Pasquale l’amministrazione del Battesimo, immersione nella morte di Cristo e risurrezione con Lui alla vita nuova. Dopo il canto delle litanie dei santi, viene benedetta l’acqua battesimale — con il particolare gesto di immergervi per tre volte il cero pasquale — con cui si amministra il Battesimo e si asperge l’assemblea, dopo che questa ha rinnovato la professione di fede con le promesse battesimali.
La Veglia termina con la Liturgia Eucaristica,che diviene compimento di tutta la celebrazione e azione di grazie più alta e significativa rivolta al Padre per averci dato il suo Figlio morto e risorto per la nostra salvezza. Con la Pasqua infatti ha avuto inizio la vera Eucaristia, dans lequel, fino alla consumazione dei secoli, la Chiesa acclamerà «Cristo vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo; Cristo che, morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita» (Prefazio Pasquale I). Ed è così che inizia il “Giorno del Signore”, giorno di vita senza tramonto, in cui il dovere di ogni credente è quello di “cercare le cose di lassù” e di “nascondere la propria vita con Cristo risorto in Dio”.
A voi tutti lancio una domanda,ed assieme alla domanda lascio a tutti voi l’onere della risposta: il cuore centrale del mistero fondante della nostra fede, è la risurrezione del Cristo, dinanzi alla quale l’Apostolo Paolo afferma che se non fosse veramente risorto la nostra fede e la nostra speranza sarebbe del tutto vana (cf.. Je Cor 15, 12-15) può essere forse motivo e occasione per lanciarsi in stravaganze che rischiano di trascendere non di rado tra la dissacrazione e il vero e proprio sacrilegio? Tutto è possibile, quando si esorta, si istruisce, ma non si puniscono i trasgressori, farlo sarebbe una mancanza di misericordia, un peccato questo sì, assolutamente intollerabile.
Florence, 12 mai 2023
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- Théologique – Meditazione per il Giovedì Santo —
VENERABILI FRATELLI SACERDOTI, L'ÉGLISE VIVRE UNE CRISE SANS PRÉCÉDENT ET NOUS VIVONS LA DIFFICULTÉ DES ÉPREUVES: LA GRANDE PROVA DELLA FEDE
Aujourd'hui, si la maladie est attrapée à temps, de nombreuses formes de cancer peuvent être guéries, ma il clericalismo, in particolare quello dei falsi e degli ipocriti viscidi, è una malattia che rischia di essere incurabile, oltre a essere da sempre la peggiore metastasi che può diffondersi nel corpo della Chiesa compromettendo qualsiasi ricerca a cammino di fede nei presbiteri e nei fedeli.
La severità che spesso uso,unita all’occorrenza a un’ironia affatto casuale ma voluta e soprattutto scientifica, mi porta a ipotizzare che forse non si abbia tempo di pensare ai preti. È probabile che presto giungeremo ad affiggere sulle porte delle nostre chiese l’avviso «saldi di fine stagione», oppure «svendita fallimentare». Nel Nord dell’Europa accade da tempo, quand à 2010 mi recai a svolgere studi di approfondimento in Germania ho potuto vedere stabili di antiche chiese, sino a pochi decenni prima comunità parrocchiali, vendute e convertite in eleganti negozi, restaurants, saloni per parrucchieri, alcune persino inboîte de nuit. Dans mon livre Et Satan est devenu trinitairepubblicato a fine 2010 je l'ai écrit: «[...] un fiume in piena sta scendendo dal Nord dell’Europa e presto travolgerà anche noi».
Salvador Dali, Ultima cena
La situazione di molte diocesi italiane è drammatica,la penuria di clero sempre più alta e l’età media di certi presbitèri ha superato in molte i 70 années. Le statistiche delle grandi diocesi sembranobollettini di guerra, la media è pari ormai a 10 presbiteri defunti a fronte di uno o due nuovi ordinati. In alcune diocesi non si ordinano presbiteri da anni mentre nel corso degli stessi anni ne sono morti diversi. È inevitabile che nel giro di vent’anni, ma anche prima, le attuali 225 diocesi italiane saranno ridotte a 70 O 80 e che nei territori di quelle diocesi finite soppresse, composte oggi da 50 O 60 presbiteri avanti con l’età, ci saranno solo tre o quattro preti a prestare servizio girando per tutto l’intero territorio.
Sous le pontificat de Benedict XVI, compris entre 2005 et le 2013 ci fu una leggera ripresa delle vocazioni, sotto quello del Sommo Pontefice Francesco, compris entre 2014 et le 2022 c’è stato un calo vertiginoso dell’ingresso nei seminari e nei noviziati religiosi. L’anno 2022 ha registrato 1.045 presbiteri del clero secolare e regolare defunti e 392 nuove ordinazioni di presbiteri del clero secolare e regolare. I presbiteri defunti superano del 65% quello dei nuovi ordinati.
Nella stessa Romasono stati venduti molti stabili ecclesiastici di vari ordini e congregazioni religiose e numerosi altri sono in stato di agonia. Stabili faraonici abitati ormai da quattro o cinque anziani religiosi e religiose che a breve faranno la stessa fine. E se a Roma accade questo, vi lascio immaginare quale grande vendita del patrimonio ecclesiastico è ormai in corso in tutta Italia.
Dinanzi a questo inesorabile e irreversibile declino,stiamo forse seriamente pensando a una adeguata formazione dei sacerdoti, a ripensare i seminari oggi strutturati in modo a dir poco inadeguato e per certi versi anacronistico, o a puntare tutto su una attenta pastorale vocazionale che comporterebbe anzitutto presentare come modelli di vita dei veri sacerdoti di Cristo, non dei preti secolarizzati simili a liberi professionisti del religioso o ad assistenti sociali, ridotti spesso a celebratori compulsivi di Sante Messe in corsa da una parrocchia all’altra, senza che alcun vescovo si domandi quando pregano, quando studiano, quando curano la loro vita sacerdotale? Se non ci sono più sacerdoti per coprire le parrocchie del circondario, in tal caso si dovrebbe procedere con la soppressione canonica lasciando una sola parrocchia e dicendo a chiare note ai fedeli che devono smetterla di pretendere la chiesa sotto casa e fare quattro o cinque chilometri per andare alla Santa Messa, proprio come riescono a farne 40 O 50, anziani in testa a tutti, quando si tratta invece di andare ai grandi centri commerciali. Se le famiglie che compongono la comunità cristiana non sono più in grado di esprimere vocazioni, sarà bene che icroyants du Christsi assumano anch’essi le loro responsabilità, anziché pretendere di spremere i preti sino al loro esaurimento. Come però sappiamo viviamo nella Chiesa della mancanza di assunzione di responsabilità, da parte del clero per un verso, dei fedeli spesso egoisti e pigri per altro verso.
Per risolvere questi problemi ormai irreversibili,anziché ricorrere a quelle scelte radicali purtroppo necessarie, si tende invece a escogitare i peggiori espedienti evitando di fare i conti con quei nostri fallimenti che sovente gridano al cielo. Tanti sarebbero gli esempi, prendiamone uno solo: plusieurs évêques, con tanto di solenni cerimonie, hanno già provveduto in giro per l’Italiaad affidare delle comunità parrocchialia delle “acolyte” istituite, o nella migliore delle ipotesi a dei diaconi permanenti tramite i quali è stata riesumata la anticaMissa sicca[1], molto in voga tra il tardo Medioevo e il Rinascimento, finché dopo la riforma liturgica del Santo Pontefice Pio V scomparve[2]. Mais, come capita quando si pensa di fare grandi passi in avanti, non si fa altro che tornare indietro per dare tragica ripetizione alla storia passata, specie a quella più fallimentare. Perché di solito la storia si ripete sempre due volte: prima come tragedia e poi come farsa grottesca[3].
IL SACERDOTE È SUPERIORE AGLI ANGELI DI DIO MA RIMANE UN FRAGILE PECCATORE
Se il Verbo di Dio fattouomo avesse voluto una Chiesa formata da entità angeliche non l’avrebbe fondata sulla terra, ma in quella Gerusalemme Celeste di cui ci parla il Beato Apostolo Giovanni nel capitolo XXI dell’Apocalisse. Invece l’ha fondata sulla terra, usando uomini corrotti dal peccato originale (cf.. gn 2,17) ed esposti alla corruzione del peccato.
Durante l’Ultima Cena,istituendo la Santissima Eucaristia come mistero vivo della sua presenza e consacrando gli Apostoli sacerdoti della Nuova Alleanza, li rese partecipi del sacerdozio ministeriale del Cristo Sommo Sacerdote (cf.. Mib 2,17; 4,14). Consacrandoli sacerdoti li elevò così in dignità al di sopra degli stessi Angeli di Dio[4]. Questa dignità non impedisce all’uomo-sacerdote di cadere nel peccato o di essere in certe occasioni un vero e proprio diffusore del peccato, nei casi più gravi e rari può persino accadere che il sacerdote giunga a mutarsi in un corruttore in grado di creare strutture di peccato all’interno della Chiesa. Basti pensare cosa fu capace di fare Giuda Iscariota, anche lui aveva ricevuto come tutti gli Apostoli prescelti la prima Eucaristia e la consacrazione sacerdotale.
Ci sono vari passi del Santo Vangeloche mettono in luce tutte le fragilità umane degli Apostoli, a partire da Pietro scelto da Cristo come Capo del Collegio Apostolico, che poco dopo avere ricevuto la sua investitura (cf.. Mont 16, 30-20) si dette alla fuga per primo dinanzi al pericolo, rinnegando il Divino Maestro per tre volte, come riportano i racconti dei tre Vangeli sinottici e il Vangelo di Giovanni. Nel racconto degli Evangelisti Marco e Matteo si precisa che Pietro, alla terza volta che gli veniva chiesto se conoscesse quell’uomo «cominciò a imprecare e a giurare: « Je ne sais pas l'homme!"». Nella cultura giudaica dell’epoca, giurare il falso o tirare in ballo il nome di Dio con un giuramento era considerato un delitto gravissimo che poteva essere punito persino con la morte. Eppure Pietro, il primo Capo del Collegio degli Apostoli, fece questo: imprecò e giurò il falso dicendo di non conoscere il Cristo.
Nel periodo successivo alla risurrezione di Cristoe dopo avere ricevuto i doni di grazia dello Spirito Santo a Pentecoste (cf.. À 2, 1-41), Pietro fu duramente rimproverato ad Antiochia dall’Apostolo Paolo che lo accusò di ambiguità e ipocrisia (cf.. Fille 2, 11-14). Incidemment: non mi risulta che nessuno abbia mai tacciato il Beato Apostolo di essere arrogante o più semplicemente inopportuno nelle sue espressioni critiche, anzi mi risulta che si debba tributargli tutt’oggi grande merito, perché se fosse stato per la “ipocrisia” e la “ambiguità” di Pietro o per un certo “integralismo” di Giacomo il Maggiore, oggi non saremmo ciò che siamo, ma solo una sètta giudaico-cristiana. Come tali non saremmo sopravvissuti, come non è sopravvissuto l’Ebraismo come religione dopo il 70 dC. con la caduta del Tempio. En fait, l’Ebraismo di oggi, è solo una pantomima di quella che fu l’antica religione ebraica, basti solo dire che sono scomparse le caste sacerdotali e i rituali di consacrazione che erano tutti quanti strettamente legati al Tempio. Elementi questi di cui scrissi in un mio corposo saggio del 2006: herbes amères, le siècle du sionisme.
C’è un passo drammatico del Vangelodella Passione di Cristo dove si narra l’arresto del Signore, dinanzi al quale risuonano queste parole: «Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono» (Mont 26, 56). Se ci pensiamo bene quello fu l’unico concilio della Chiesa dove tutti i Padri furono unanimi nella decisione. Per costituire la propria Chiesa, immagine visibile del corpo di cui Egli è capo e noi membra come illustra il Beato Apostolo Paolo (cf.. Col 1, 18), Cristo scelse degli uomini gravati da tutti i loro limiti, debolezze e inadeguatezze, che dinanzi all’arresto del Divino Maestro fuggirono.
I fedeli cattolici,ma anche le persone distanti dalla Chiesa o persino i non credenti, spesso pretendono che il sacerdote abbia quella purezza di vita che loro non hanno e che semmai non vogliono nemmeno avere. Talvolta i fedeli cattolici tendono ad avere del sacerdote un’idea surreale completamente scissa da quella che è la realtà del sacro ministero, rifiutandosi di capire che esercitarlo oggi è molto più difficile di quanto non lo fosse 100 Il y a des années, ma anche e solo 50 Il y a des années.
Le prêtre,per il Sacramento di grazia col quale è stato segnato e per il sacro ministero a cui è chiamato, può finire con l’essere soggetto molto più di altri alle tentazioni del Demonio, perché è dispensatore della grazia attraverso i sacri misteri, per questo si accanirà con i consacrati in modo particolare. E questa fu una delle prime lezioni che imparai quando feci i corsi di formazione per gli esorcisti.
SENZA L’USO DELL’ELEMENTO STORICO NON SI PUÒ FARE TEOLOGIA NÉ SI POSSONO CAPIRE A FONDO CERTE SITUAZIONI RADICATE NEL CLERO, SE PERÒ LO FAI PRESENTE, PRONTA LA RISPOSTA DEL CLERICALE CHE MANIPOLA IL SANTO VANGELO: «CHI SEI TU PER GIUDICARE?»
Uno dei miei principali formatorifu il gesuitaPierre Gumpel(1923-2022), eminente storico del dogma, che mi trasmise l’importanza fondamentale della storia nello studio della dogmatica, tutt’oggi materia di mio interesse e ricerca. Un teologo dogmatico privo di solidi fondamenti dati da adeguate conoscenze storiche, può seriamente rischiare di non avere una reale percezione dei fondamenti della fede finendo col perdersi nell’iperuranio della metafisica onirica. Dietro ai grandi concili dogmatici, a partire dal Primo niceno per seguire col Primo costantinopolitano che definiscono le verità fondamentali e che elaborano il nostroSymbole de foi, c’è una storia complessa e articolata intrecciata con articolate vicende politiche e difficili rapporti che correvano già all’epoca tra la Chiesa di Oriente e quella di Occidente.
I chierici hanno sempre vissuto momenti ciclici di decadenzadottrinale e morale particolarmente gravi. Se qualcuno non conosce la storia, è inutile se la prenda con me che in scritti o interventi pongo spesso in luce certe odierne derive ecclesiali ed ecclesiastiche. Non posso che sorridere su certe “anime delicate” che giudicano le mie parole come una sorta di attentato di lesa maestà clericale, posto che la Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo (cf.. Col 1, 18), non un circolo chiuso trasformato in una «struttura di peccato» piena di «sporcizia»[5], da coprire e proteggere in ogni modo con atteggiamenti distruttivi verso chiunque osi esercitare il prezioso dono critico dato dalla libertà dei figli di Dio. Chi agisce con atteggiamenti omertosi clericali dimostra anzitutto in modo inquietante di non conoscere le opere di molti Santi Padri e dottori della Chiesa che usarono forme di severità e durezze di linguaggio ben superiori alle mie. Può essere però che non abbiano mai letto gli scritti in cui San Pier Damiani condanna con toni di fuoco la pratica della sodomia diffusa tra il clero[6], o il testo indirizzato da San Bernardo di Chiaravalle al Sommo Pontefice Eugenio III nel quale gli illustra in che modo sia circondato da prelati ruffiani e simoniaci che guardavano solo ai loro sporchi interessi[7], o Santa Caterina da Siena che invitata ad Avignone rispose al Sommo Pontefice di non avere bisogno di visitare la sua corte perché il fetore che emanava si sentiva sin dalla sua Città[8], sino alle più recenti critiche alla mediocrità e immoralità dell’episcopato e del clero di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori[9]o alle analisi critiche del Beato Antonio Rosmini che lamentava l’ignoranza del clero[10]. Tutto sommato le stesse cose che lamento io a coloro che attaccandosi a forme stilistiche o al fatidico «chi sei tu per giudicare?» ― con il quale vorrebbero tappare la bocca a qualsiasi pensiero critico ― dimostrano di non conoscere ciò che di molto peggio e in tono ben più severo hanno detto e scritto molti Santi Padri e dottori della Chiesa. Basterebbe poi conoscere i canoni disciplinari di certi concili, per esempio il IV Lateranense del 1215, dove si indicano a uno a uno i pessimi costumi del clero disponendone la correzione col ricorso a severe pene. E come mai, le Concile de Trente, riguardo gli ecclesiastici, évêques et prêtres, dispose certe precise e rigide regole? Per comprenderlo basterebbe conoscere ciò che accadeva nel clero all’epoca rinascimentale e la risposta sarebbe presto data. puis, se vogliamo toccare con mano lo stato di degrado in cui versava il nostro clero negli anni Trenta del Novecento, in tal caso basterebbe leggere l’EnciclicaRetour au sacerdoce catholiquescritta nel 1935 par le pape Pie XI, attraverso le righe della quale il quadro è presto fatto e fornito. Demande: non è che quei soggetti che si stracciano le vesti accusando me di usare toni duri e severi, o attaccandosi alla forma espressiva non potendo smentire la sostanza, sono semplicemente e palesemente degli ottusi ignoranti sul piano storico ed ecclesiologico che pretendono di trattare e gestire la Chiesa come se fosse una cosca mafiosa retta su principi di omertà?
Anche in questo caso la risposta del clericaleottuso è presto data: «Vuoi forse paragonare te stesso a certi Santi Padri e dottori della Chiesa? Ah, che superbia, che arroganza!». Accusa questa tipica di chi reagisce stravolgendo e manipolando sia la realtà sia ciò che hai detto, posto che mai ho paragonato me stesso a certi Santi, ho solo cercato di prendere esempio da loro, per il semplice fatto che anch’io sono chiamato alla santità come tutti i battezzati, posto che la santità non è affatto una meta irraggiungibile, ma una meta che tutti siamo chiamati a raggiungere. Anche Gesù Cristo fu schiaffeggiato nel Sinedrio e rimproverato «Come osi rispondere così al Sommo Sacerdote?» (Gv 18, 22). Ovviamente il clericale manipolatore ha già pronta la risposta: «Vuoi forse paragonare te stesso a Gesù Cristo?». Bien sûr que non, però sono in tutto e per tutto unvieux christe come tale devo imitarlo e conformarmi a lui, perlomeno fu questo che mi disse il Vescovo consacrandomi presbitero. Per questo rispondo come Gesù Cristo: «Si je parlais mal, montre-moi où est le mal; mais si je l'ai bien parlé, pourquoi me frappes-tu?» (Gv 18, 23). Pronta la replica del clericale manipolatore: «Il problema non è la sostanza ma la forma, il modo in cui dici le cose». Questo perché per il clericale ottuso e manipolatore a farci liberi non è affatto la verità (cf.. Gv 8,32), ma la forma in cui la verità si dice, perché la forma è sempre e di gran lunga superiore alla sostanza della verità. Non era forse questo che insegnavano Sant’Anselmo d’Aosta, San Tommaso d’Aquino e gli altri Padri della scolastica classica, ossia che gli accidenti sono superiori alle sostanze? Ma che arrogante che fuTommaso da Kempische scrisse la celebre operaImitazione di Cristo. Come si può pensare di essere superbi al punto da presumere di poter imitare Cristo? Ecco perché affermo e non mi stanco di ribadire che il clericalismo è peggiore dell’ateismo. Perché l’ateo nega Dio, il clericale ottuso manipola e falsifica Dio e la sua Parola per imporre come suprema legge le proprie peggiori miserie umane.
Tutto questo si chiamale mystère de l'iniquité,ne parla chiaramente il Beato Apostolo Paolo dicendo che «il mistero dell’iniquità è già in atto» (2 Ts 2, 1). Elemento teologico ben preciso dinanzi al quale, il peggio che si possa fare, è di irritarsi dinanzi a chi questo mistero lo affronta, lo analizza e all’occorrenza lo pone in luce per scuotere anche le coscienze sempre più narcotizzate di certi ecclesiastici, sempre pronti a irritarsi se qualcuno osa indicare il male per ciò che è: mâle.
Un ventennio fa il Santo Pontefice Giovanni Paolo IIlanciò l’ennesimo allarme parlando di una «apostasia silenziosa» e scrivendo a tal proposito che «La cultura europea dà l’impressione di una “apostasia silenziosa” da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse»[11].
In questa decadenza e in questo rifiuto del sacroe del trascendentale ci siamo immersi anche noi preti, c’è poco da gridare allo scandalo se affermo che oggi, la forma di ateismo peggiore è quella dell’ateismo clericale. Basta solo osservare come certi preti celebrano la Santa Messa, per poi domandarsi in modo a dir poco ragionevole se credono veramente in quel che fanno, oppure se hanno dimenticato del tutto quando il Vescovo gli disse: « Comprenez ce que vous faites, imitez ce que vous célébrez, conformer votre vie au mystère de la croix du Christ, le Seigneur "[12].
IL PRETE DI IERI ERA PROTETTO ALL’INTERNO E ALL’ESTERNO, OGGI È PRIVO DI PROTEZIONE SIA ESTERNA CHE INTERNA
Sino a mezzo secolofa il prete viveva in contesti sociali nei quali era protetto come uomo e come figura sacra dalla società e dalle sue stesse strutture. Preti indegni e peccatori che hanno infranto le regole sono sempre esistiti, ma sino a non molti decenni fa vivevano in contesti socio-culturali in cui erano protetti. Donc, il prete che aveva comportamenti non adeguati al propriostatutsacerdotale violava le regole e commetteva i propri peccati in un clima di totale nascondimento, evitando di dare pubblico scandalo, perché aveva molto chiaro in sé che cosa fosse il bene e cosa fosse il male. Questo perché anche ai membri della società dei tiepidi verso la fede o anche agli stessi non credenti era chiaro cosa fosse il bene e cosa fosse il male. Se quindi il prete sbagliava, o se commetteva peccati, era consapevole di sbagliare e di peccare e faceva tutto il possibile affinché il suo peccato non desse pubblico scandalo. A questo si aggiunga che in epoche passate, aussi récente, non c’erano i mezzi di comunicazione e di controllo che ci sono oggi, dove nell’era deisocialviviamo tutti quanti esposti in vista su una pubblica piazza, mentre le notizie giungono da una parte all’altra del mondo in pochi secondi. Oggi il prete vive inserito all’interno di una società che oltre a non proteggerlo cerca di convincerlo che il male è bene e il bene male, inducendo i deboli a cadere nei peggiori vizi e perversioni.
Una volta il prete era considerato socialmente una autorità moralepersino da coloro che rigettavano la dottrina e la morale cattolica, ma che per quanto ostili al Cattolicesimo riconoscevano nel prete una figura ben precisa. Aujourd'hui, l'Église catholique, le pontife romain, i vescovi e i preti sono usati per fare non comicità o satira, cosa sempre esistita sin dai tempi del grande Giovanni Boccaccio e di Pietro l’Aretino. Con la scusa delle comicità e della satira che in realtà non sono però tali, si cerca di destituire la Chiesa e il suo clero di qualsiasi autorità, autorevolezza e fondamento spirituale e soprannaturale, in modo spesso subdolo, violento e distruttivo. A questo si aggiungano quei preti che sviliscono i sacri misteri trasformando il Sacrificio Eucaristico che si rinnova durante la celebrazione della Santa Messa inmontrerstravaganti quasi sempre frutto del narcisismo egocentrico del prete e del suo pressoché assente senso del sacro.
Per questo e vari altri motivi dico spesso ai confratellidi cui sono confessore e direttore spirituale che il Demonio è un concentrato di intelligenza allo stato puro che nel corso dei secoli ha capito che le persecuzioni e il sangue dei martiri hanno sempre purificato e rafforzato la Chiesa, dandole forza e linfa vitale. La nuova tecnica che ha adottato ai nostri giorni è invece terribile: farci morire nel ridicolo. E a morire martiri per la fede i preti possono anche essere preparati, ben sapendo che potrebbe essere una possibilità del tutto eventuale, a suo modo scritta nel nostro carattere sacerdotale indelebile ed eterno. Mentre a morire sommersi nel ridicolo nessuno era preparato. Purtroppo è questa la morte che si tenta di riservare alla Chiesa e al suo clero: il ridicolo. E di fronte al rifiuto sociale e alla totale indifferenza che spesso vanifica qualsiasi tentativo di attività pastorale, non pochi sono i preti che finiscono per andare in crisi. Alcuni in modo serio, in particolare quelli con trenta o quarant’anni di sacro ministero che finiscono spesso per domandarsi quale sia la loro utilità, se sono utili a qualche cosa e che cosa? Quelli che si pongono questi quesiti quasi sempre dolorosi e drammatici, per quanto vivano in stato di crisi, sono i buoni preti che hanno sempre creduto e che credono nella loro missione. Poi ci sono gli altri, che vanno a braccetto con il mondo e che fanno di tutto per piacere al mondo e per compiacerlo. Questi secondi sono quasi sempre pessimi preti difficili da aiutare e recuperare, anche perché sono totalmente ripiegati nelle forme peggiori di secolarizzazione e a essere aiutati o recuperati non ci pensano proprio.
LA CRISI DELLA DOTTRINA DELLA FEDE E DELLA MORALE, OLTRE AL PROBLEMA DELL’IGNORANZA DEI PRETI MALFORMATI E DEFORMATI
In diversi miei libri e articoliscritti nel corso degli ultimi 15 anni ho spiegato ― e credo anche dimostrato ― in che modo, animati da ingenue buone intenzioni, dalla metà degli anni Sessanta del Novecento a seguire abbiamo cercato di andare incontro al mondo e di piacere a tutti i costi alla società contemporanea che si era messa in marcia verso la decadenza dei valori umani e morali. Nel fare questo ci siamo dimenticati che lo scopo della Chiesa non è quello di piacere al mondo ma di combattere le sue gravi malattie. E anche questo ci era stato detto:
« Si le monde vous hait, sachez qu'il m'a haï avant. Si vous étiez du monde, le monde vous aimer comme son propre; parce que vous n'êtes pas du monde, mais je vous ai choisi dans le monde, c'est pourquoi le monde te déteste" (Gv 15, 18-19).
Un male intesospirito del Conciliofomentato da parte di coloro che i documenti del Concilio Vaticano II non li hanno mai studiati né bene né a fondo e che si sono creati per questo un concilio personale tutto loro, mai scritto dai Padri della Chiesa, ha finito col generare una crisi della dottrina che ha dato vita a sua volta a una crisi della fede sfociata infine in una devastante crisi morale del clero, buona parte del quale, specie in certi angoli del mondo, versa in condizioni di secolarizzazione che da tempo hanno superato tutti i livelli di guardia.
Le Saint Pontife Paul VI,che del Concilio Vaticano II indetto dal Santo Pontefice Giovanni XXIII fu il traghettatore, oltre a colui che ne portò la croce, dinanzi alla innegabile evidenza di certe derive sia dottrinali che secolariste disse:
«Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, d’incertezza»[13].
Dans ces années, uno dei maestri della Scuola Romana,Antonio Piolanti, che al concilio fu perito, dinanzi a certe stravaganze che presero a diffondersi agli inizi degli anni Settanta del Novecento soleva ripetere dalla sua cattedra della Lateranense:
«Questo non è il Concilio, nulla di tutto ciò è stato scritto dal Concilio, Mai! Questo è solo il para-concilio dei preti e dei teologi eccentrici, che con il Concilio Vaticano II e i suoi documenti non ha niente da spartire!»
Tutti i giorni tocco con mano delle situazioni di grave immoralitàdiffuse nel clero, ma in scienza e coscienza posso dire e altrettanto facilmente dimostrare che spesso non è colpa dei sacerdoti ma del modo inadeguato e superficiale con il quale sono stati formati e portati al sacerdozio. Souvent, le blâme, è dei vescovi che hanno dimenticato persino il significato etimologico della parolaἐπίσκοποςe che hanno gravemente omesso di vigilare e accudire il loro clero, evitando di consacrare presbiteri soggetti immaturi privi di requisiti umani, moral et spirituel.
In molte università ecclesiastichee istituti teologici si insegnano più sociologia e scienze politiche anziché i fondamenti della solida dottrina e della teologia cattolica di base che sono i soli in grado di dare ai preti un fondamento e soprattutto delle forti motivazioni pastorali che non si basano sulle effimere emozioni, ma sulla trascendenza. A quel punto il danno è presto fatto: molti preti oggi non conoscono neppure più il significato di certe parole e per questo le equivocano in modo gravemente sbagliato. Per esempio mi è capitato spesso di udire preti affermare, persino durante le omelie: «Basta con questi assolutismi … oggi non siamo più la Chiesa dell’assoluto che pensa di avere la sola verità in tasca» (!?). Non è però questo che troviamo scritto nel documento del Concilio Vaticano IILa joie et l'espoirche affronta il delicato tema del rapporto tra Chiesa e mondo contemporaneo. Per seguire con preti che usano termini come «dogmatico» o «tridentino» in accezione negativa se non addirittura offensiva, manifestando a questo modo una spaventosa ignoranza che unita all’arroganza si compiace di sé stessa. Messieurs les évêques, ma a questi soggetti chi li ha formati, surtout: chi li ha fatti preti? E dico ignoranza perché anche il più umile dei preti divenuto tale solo dopo una semplice ma buona formazione di base, dovrebbe sapere che grazie al Concilio di Trento la Chiesa fu anzitutto purificata da molte corruzioni e soprattutto aprì le porte alla grande evangelizzazione, cessando nei successivi 100 anni di essere un fenomeno principalmente europeo per diffondersi in tutti i continenti del mondo. Il Concilio di Trento segnò anche una gloriosa stagione di grandi Santi e Sante della carità, dei grandi pedagoghi e dottori che crearono straordinari istituti e strutture di formazione, assistenza, educazione della povera infanzia ed evangelizzazione. Questo fu il Concilio di Trento usato oggi in accezione negativa da certi ignoranti che si compiacciono della propria ignoranza sentenziando: "Ah, questi vecchi dogmatismi che puzzano di naftalina … Ah, che spirito tridentino!». Quello di Trento fu un concilio grandioso che i Padri del futuro Concilio Vaticano II apprezzarono e richiamarono in modo sapiente in tutti i loro fondamentali documenti, a partire dalle CostituzioniLa lumièree Dei verbum.
Affermazioni del genere sono delle autentiche scempiaggini,ma vediamo come mai alcuni le pronunciano con disinvolta convinzione. Anzitutto perché confondono il termine “assoluto” ― che in tutte le religioni giudeo-cristiane, nella filosofia metafisica, nella teologia dogmatica e nella teologia fondamentale ha un significato ben preciso legato alla assolutezza della fede rivelata[14]― con quello che invece è “l’assolutismo” di tipo politico. Il Santo Vangelo è pieno di espressioni categoriche e assolute pronunciate da Gesù Cristo, par exemple: "Je suis le chemin, la vérité et la vie " (Gv 14,6). Cristo non fornisce altre opzioni, ma ne offre una sola e assoluta, perché Lui, il Verbo di Dio incarnato è l’Assoluto generato non creato dall’Assoluto, allo stesso modo in cui lo Spirito Santo è l’Assoluto che procede da Dio Padre e da Dio Figlio, essendo a sua volta Dio Spirito Santo. Et quand dans le Symbole de foinoi professiamo di credere la Chiesa una, Santa, catholique et apostolique, enunciamo un assoluto, come in varie altre parti delcredone enunciamo altri, posto che Cristo sulla Terra ha fondato una sola Chiesa, non una molteplicità di chiese.
Se la formazione del sacerdoteè fatta in modo superficiale senza che siano a lui fornite delle basi molto solide, appena si troverà inserito come prete nel mondo, rischia di fare la fine della canna spezzata dal vento, sinon pire: divenire un vero e proprio corruttore del Popolo di Dio.
CHI NON È IN GRADO DI REGGERE LA SOLITUDINE NON DOVREBBE DIVENTARE PRETE
La solitudine è quella compagna sgraditache spesso segue il prete nel corso della sua esistenza, a meno che non si muti in cristologica solitudine, per questo non si pentirà di averla scelta. Anche Cristo, nelle ore più tragiche della sua vita, restò solo, abbandonato da quegli stessi che Egli aveva scelti a testimoni e compagni della sua esistenza e che aveva amati fino alla fine (cf.. Gv 13, 1), ma dichiarò: «Io non sono solo, perché il Padre è con me» (Gv 16, 32). Se certi preti, anziché inventarsi un egocentrico concilio mai celebrato dai Padri della Chiesa, studiassero veramente i documenti del Concilio Vaticano II e certi documenti del successivo magistero del Santo Pontefice Paolo VI, molti dei nostri drammatici problemi sarebbero risolti con la sola lettura dell’EnciclicaSacerdotalis Coelibatuspubblicata il 24 juin 1967.
Per questo i momenti di solitudinesono sempre degli spazi preziosi di vita, che è bene anzi ritagliarsi e vivere, perché favoriscono la preghiera profonda, la riflessione e la meditazione spirituale sul mistero della vita e della morte. Souvent, durante le direzioni spirituali, mi capita di chiedere ai sacerdoti: … ma tu, mediti mai sulla morte? Se a questa domanda il prete mi risponde in modo scherzoso dicendo «Ah, ma per pensare alla morte c’è tempo!», o se peggio mi viene risposto «sono talmente impegnato in tante attività che alla morte non ci penso proprio» … ecco, in quel caso capisco subito che c’è molto da lavorare sulla spiritualità del prete, o forse sulla sua debole o a volte persino assente spiritualità. Troppi sono i preti che purtroppo non si distinguono per niente da quelli che possono essere i liberi volontari di associazioni non governative, troppi e sempre di più. Con alcuni è possibile lavorare, ottenendo anche buoni risultati, con altri purtroppo no, perché è mancata proprio la basilare formazione del prete.
Esiste però anche un altro genere di solitudine,quella che nasce da forme di abbandono o di isolamento. Non pochi sono i sacerdoti lasciati a sé stessi dai loro vescovi impegnati in tutt’altre faccende a loro dire sempre e di rigore più importanti, per potersi occupare dei propri preti. A quel punto nasce per prima cosa la disaffezione tra il prete e il proprio vescovo. Cosa grave e pericolosa, perché il sacerdozio del presbitero è intimamente e inscindibilmente legato alla pienezza del sacerdozio apostolico del vescovo[15]. Appena il prete incomincia a sentirsi abbandonato dal vescovo e dai propri confratelli, anch’essi affaccendati in molte cose sempre e di rigore più importanti della fraternità sacerdotale, a poco a poco incomincia a isolarsi. E da questi due elementi pericolosi che sono “isolamento” e “solitudine” può nascere veramente di tutto e di più.
Vorrei evitare di scendere in certi dettagli,quindi proverò a dare in modo delicato almeno un’idea del mio ministero con i sacerdoti, spiegando a che cosa possa portare quella solitudine che genera abbandono e conseguente senso di isolamento. Ecco allora casi di sacerdoti che cadono in forme più o meno gravi di depressione, che cadono nell’alcolismo, alcuni nell’uso delle droghe, altri nella dipendenza molto dannosa da internet con tutto ciò che questo strumento può comportare e offrire, o in frequentazioni di persone e ambienti per così dire … molto poco raccomandabili. Sacerdoti che si sentono inutili perché vorrebbero dare ma che ritengono di versare o di essere stati messi nella condizione e nella impossibilità di poter dare …
I PRETI SONO QUANTO DI PIÙ DELICATO CON IL QUALE UN PRETE PUÒ RITROVARSI A TRATTARE
Con certi vescovi ho cessato di discuteresin da quando ho capito che se il dono della paternità non l’hai ricevuto, o più semplicemente non lo hai mai sostanzialmente acquisito e sviluppato, non ti viene certo infuso al momento in cui ti mettono un anello alla mano, una mitria sulla testa e incominciano a chiamarti “Eccellenza Reverendissima”.
Come hanno risolto certi problemialcuni vescovi molto lungimiranti? bientôt dit: mettendo a disposizione dei preti degli psicologi, preferibilmente donne, alcune delle quali provenienti persino dalla scuola freudiana e lacaniana. A quel punto perché non dare direttamente cattedra ai corsi filosofici presso gli studi teologici dove si formano i nostri futuri preti a degli ideologi marxisti? Clarifions: che un prete possa avere bisogno di un bravo medico specialista in psichiatria è cosa del tutto possibile. Io stesso sono in stretto contatto con due bravi ed esperti psichiatri cattolici ai quali varie volte ho indirizzato miei confratelli che avevano evidente bisogno di supporti clinico-psichiatrici, o perché versavano in stati depressivi, o perché affetti da nevrosi ossessive, o perché sofferenti per vari altri disturbi. Ma un direttore spirituale non può, né mai potrà essere sostituito con una “psicologa diocesana”, perché per aiutare un prete e sanare le ferite della sua anima occorre sempre e di necessità un altro prete, nessun altro lo può fare. E su questa moderna mania tutta quanta tedesca di distribuire “quote rosa” dentro la Chiesa in modo puramente politico e ideologico, preferisco veramente soprassedere, tanto sono infastidito da certe invadenti cattoliche impegnate e militanti che se potessero ci caccerebbero fuori per celebrare al posto nostro anche la Santa Messa.
Per i preti, trovare un bravo confessore Il est de plus en plus difficile, anche perché confessare un prete è cosa molto delicata. Trovare un bravo direttore spirituale è più difficile che trovare un bravo confessore. Se infatti il confessore è colui che ti assolve dai peccati, il direttore spirituale è colui che dirige i tuoi passi sul cammino della fede e della vita sacerdotale, che ti aiuta nella tua formazione permanente al sacerdozio e a ravvivare il dono che è in te[16]. Colui che all’occorrenza, con quella prudenza e lungimiranza frutto dei doni di grazia dello Spirito Santo, ti dice cosa fare o, en cas de nécessité, ti impone proprio quel che è opportuno fare o non fare.
Tra un sociologismo e l’altroci siamo inventati un nuovo termine che alcuni hanno ritenuto più allettante di “direzione spirituale”, quello di … “accompagnamento spirituale” (!?). Anche in questo caso è necessario chiarire: dirigereeaccompagnersono due cose totalmente diverse. Purtroppo certi ecclesiastici non hanno imparato niente dai clamorosi fallimenti sociali ed educativi che si sono consumati pochi decenni fa, quando nei poco gloriosi anni Settanta del Novecento la psicologia selvaggia lanciò la moda dei “genitori amici”, in un fiorire di pensierini e di temi scolastici in cui i bimbi spiegavano: “… il mio papà è il mio migliore amico”, mentre le bambine scrivevano che “la mia mamma è la mia migliore amica”. E una volta divenute adolescenti si sono ritrovate con madri diseducative che pretendevano di fare leadolescentandando a ballare con le figlie, se non peggio rubando alle figlie i fidanzati.
Il genitore, padre e madre, sono tutt’altra cosa.Non sono degli amici del cuore che accompagnano, sono gli educatori che dirigono i figli, il punto fermo e fondamentale della loro crescita, coloro che all’occorrenza gli alzano la voce e dicono di no, o che se necessario proibiscono di fare una cosa sbagliata e dannosa.
Curare l’anima di un preteè difficile come lo è per un medico curare un altro medico, o come per un chirurgo portare in sala operatoria un altro chirurgo.
NEPPURE IO TI CONDANNO. E ADESSO VAI E NON PECCARE PIÙ!
Quando infine molti sacerdoti hanno preso coraggioe vuotato il sacco narrandomi le peggiori cose e le loro peggiori gesta, a volte a testa basta, spesso e volentieri piangendo, mi hanno chiesto: « Je vous, non provi disgusto per me?». Con molto affetto ho ricordato loro il brano del Santo Vangelo del Beato Evangelista Giovanni in cui si narra della prostituta che stava per essere lapidata. Prima però, je farisei, posero un quesito provocatorio a Gesù «Maestro, cette femme a été prise en flagrant délit d'adultère. Maintenant Moïse, dans la loi, il nous a ordonné de lapider les femmes comme ça. Qu'est-ce que tu penses?». Il leur répondit:: « Lequel d'entre vous qui est sans péché, soyez le premier à lui jeter la pierre ". Poi disse alla donna: "Moi non plus condamne; volonté’ et désormais ne pèche plus » (Gv 7, 53-8,11).
Quella pubblica peccatrice è una persona reale, ma al tempo stesso un paradigma, perché tutti siamo prostitute e nessuno di noi potrebbe lanciare la prima pietra vantando di non avere peccato. Per questo ho sempre risposto al quesito di certi sofferenti dicendo che non provavo disgusto ma senso di amorevolezza per il peccatore pentito cui potevo solo dire in sacerdotale coscienza … neppure io ti condanno, adesso vai in pace con Dio e d’ora in poi non peccare più.
Che un peccatore possa assolvere dal peccato un altro peccatore,o che un peccatore possa guidare un altro peccatore sul giusto cammino, non è cosa illogica, ma costituisce da sempre una delle principalirapportdel grande mistero della fede. Il Beato Apostolo Paolo scrive «Laddove è abbondato il peccato, la grâce a surabondé » (Rm 5, 20) e nella notte di Pasqua, quando si benedice il cero simbolo della luce del Cristo risorto, sulle parole dell’Aquinate si canta nelPreconio: «O felice colpa, qui a gagné pour nous un si grand Rédempteur!»[17].
La cosa peggiore che si può fare con un sofferente afflitto,umiliato e pentito per il proprio peccato, è quella di investirlo con rimproveri e giudizi morali. In pratica come se il medico di un pronto soccorso, anziché chiudere una ferita aperta che sanguina, ci mettesse del sale sopra.
PER FARE LO STUDIOSO NON È NECESSARIO DIVENTARE PRETE
La teologia non può essere una semplice speculazioneintellettuale fine a sé stessa, ma una orante e incessante ricerca della verità, cosa questa che si realizza soltanto pregando e studiando, ma soprattutto tenendo sempre fisso all’orizzonte il monito: « Vous connaîtrez la vérité et la vérité vous affranchira » (Gv 8, 31), vale a dire quella verità di cui siamo servitori e non certo padroni. O come diceva San Tommaso d’Aquino: « Vous n'êtes pas vous qui possèdent la vérité, ma la verità che possiede te». Ritengo inaccettabile, anzi aberrante che siano tutt’oggi tollerati preti-teologi che non hanno alcun concreto rapporto con la reale vita pastorale, che da anni non entrano in un confessionale, che tengono lezioni accademiche ma che non predicano nelle chiese o che non saprebbero neppure da che parte incominciare nel dare il Sacramento dell’unzione degli infermi. È inaccettabile che l’attività di questi soggetti si limiti alla celebrazione della Santa Messa al mattino in una cappella di anziane religiose per poi dedicarsi a tutt’altre faccende. Questo genere di preti non sono teologi, ma veri e propri mostri. Personalmente non sono mai riuscito a concepire la teologia scissa dalla concreta vita ecclesiale, pastorale e sacramentale. Le prêtre, quello che svolge il ministero di parroco in modo particolare, ha delle precise responsabilità verso il Popolo di Dio, basate sul principio di priorità. Exemple: non si spediscono le pie donne a portare la Santa Comunione agli ammalati perché a loro dire impegnati in inderogabili … attività pastorali (!?) Fossi il vescovo di certi preti non esiterei a richiamarli severamente precisando che se da una parte c’è il consiglio parrocchiale o una serata con i giovani e dall’altra un infermo da visitare, il prete lascia il consiglio e i giovani e si reca dall’infermo, anziché spedirvi la pia donna. Sorvoliamo poi su quei parroci che a tutti danno la chiave del tabernacolo ma a nessuno darebbero mai la chiave della cassa dove tengono i soldi o della loro automobile personale. Sorvoliamo, posto che noi siamo i custodi della Santissima Eucaristia e non certo dei quattrini, oltre al fatto che se i vescovi devono richiamare i preti, spesso lo fanno per cose talmente risibili e ridicole che riportano alla mente il moscerino filtrato e il cammello ingoiato (cf.. Mont 23, 24).
NON INTERESSANO LE TUE OPERE, CONTA LA FORMA. QUEL SOGGETTO VOLGARE E INOPPORTUNO DI GESÙ CRISTO CHE NELLA FORMA DIFETTAVA GRAVEMENTE
È necessario fare ricorso a un esempio personaleche se potessi eviterei, ma purtroppo è utile per rendere chiaramente l’idea. Uno dei vari preti che ho assistito e che dopo alcuni anni è uscito da una brutta depressione, a vari suoi intimi e confratelli ha affermato: «Se quella sera, dopo un lungo colloquio telefonico, Ariel non fosse partito alle 17 del pomeriggio da dove si trovava, per fare 500 chilometri e giungere da me poco prima di mezzanotte, peut-être, al mattino, mi avrebbero trovato a penzolare con una corda attaccata al collo». alors même que, a fronte di questo mio lavoro pastorale, è accaduto che ci si sia rivolti a me più volte con delle lettere unicamente per sollevare rimproveri basati sul «… mi hanno detto che … alcuni si sono lamentati per certi tuoi scritti … per i toni che usi…». I miei scritti contengono forse elementi o espressioni in contrasto con la dottrina della fede e la morale cattolica? Évidemment pas, la dottrina della fede e la morale cattolica le difendo e le diffondo. Alors? bientôt dit: la forma. Évidemment, chi si attacca alla forma, non ha mai letto le invettive di Gesù Cristo contro gli scribi e i farisei, o se le ha lette, forse non ne ha proprio colto sia la forma che la sostanza (cf.. Mont 23, 1-39). Per comprenderne la portata e la gravità offensiva basterebbe accantonare il surreale Vangelo fatto di danze al ritmo dei bonghi di certi Neocatecumenali, o quello delle stelline e dei cuoricini palpitanti e degli svenimenti emozionali di certi carismatici e focolarini per imparare un po’ di esegesi novo testamentaria. Par exemple, vediamo che cosa voleva dire rivolgersi in questi toni a degli alti notabili e a dei membri della casta sacerdotale:
« sépulcres blanchis: dehors, ils sont beaux à regarder, mais à l'intérieur ils sont pleins d'ossements de morts et de toute espèce d'impureté ".
Clarifions: la Legge, c'est-à-dire le révolu et le Tlmodconsideravano il cadavere la quintessenza della impurità. Aiכּוהניםmembri della casta sacerdotale in particolare era proibito non solo avere contatti con i cadaveri, ma non potevano avvicinarsi neppure a distanza ai luoghi di sepoltura, perché sarebbero caduti in stato di impurità (טָמְאָה). Per tornare puri (טָהוֹר) avrebbero dovuto sottoporsi a lunghi e meticolosi rituali di purificazione per la durata di 30 journées. bientôt dit: se Gesù Cristo si fosse rivolto a loro dicendoוזה חרא טוטאלי (siete dei pezzi di merda), per la cultura giudaica dell’epoca e dinanzi alla Legge sarebbe stato molto meno offensivo. Per non parlare dell’epiteto «razza di vipere», una offesa di una gravità inaudita, non solo perché il serpente era l’animale più impuro (טָמְאָה), ma perché era il simbolo biblico per antonomasia del male. Non solo Gesù Cristo paragona questi “ecclesiastici” a dei serpenti, perché fa molto di peggio: li chiama «razza». Cosa terribile, perché non solo offende loro, ma addirittura l’intera ascendenza dei loro antenati. bientôt dit: la nota espressione romanesca «les votre mortacci» a confronto è davvero niente. Voici, avrei gradito che coloro cheseulement unmi hanno mandato la letterina di rito per informarmi «mi hanno detto che … hanno protestato perché …», avessero invitato certi clericali suscettibili a studiare il vero significato di certe espressioni del Nuovo Testamento, perché delle due cose l’una esclude l’altra: o sono ignoranti loro, oppure leggiamo e predichiamo proprio due Vangeli diversi. Il Vangelo che mi fu messo in mano e consegnato prima quando fui ordinato diacono e poi quando fui consacrato sacerdote è il Vangelo di Gesù Cristo, non quello prodotto dalla industria Perugina che dentro i suoi baci al cioccolato mette delle cartine con dei teneri pensierini struggenti. A me il Vescovo disse «conformati alla croce di Cristo», in ossequio al comando del Divino Maestro che ci invita a prendere la nostra croce e seguirlo (Lc 9, 23). Nessuno mi ha mai detto di conformarmi alla Perugina e di lanciare manciate di bacetti al cioccolato aicroyants du Christ, o di annunciare un Vangelo annacquato quanto basta per non irritare e offendere nessun cuoricino emozionale. E la croce è molto “brutta” sia nella forma che nella sostanza, è uno strumento di tortura a tal punto infame che i cittadini romani non potevano essere condannati a questosupplicium more maiorum, neppure i peggiori criminali[18]. Per questo Pietro, giudeo, fu condannato alla crocifissione, Paulo, civis romanus, fu invece decapitato, perché in quanto cittadino romano non poteva essere crocifisso.
Ovviamente su certe proteste rido,perché non ritengo meritino lacrime, se infatti si deve proprio soffrire, è bene farlo per delle cose serie, non per deipermali clericaliche umiliano chi li esprime e non certo chi ne è reso oggetto, sempre sulla base del principio di quanto taluni sono in parte bravi e in parte irrazionali quando decidono di scansare il moscerino e ingoiare poi un intero cammello (cf.. Mont 23, 24).
«TU HAI CRITICATO IL SOMMO PONTEFICE»
Desidero chiarire questa falsa accusache più volte mi è stata rivolta: chi estrapola da miei scritti o libri una frase, la manipola e poi mi accusa di avere criticato il Sommo Pontefice, mente e dice il falso. Nella mia vita sacerdotale ho sempre applicato il principio del Santo Padre e Dottore della Chiesa Ambrogio Vescovo di Milano che disse:
«Dite al Papa che dopo Gesù Cristo per noi viene solo lui e che lo amiamo e veneriamo, ma ditegli anche che la testa che Dio ci ha dato non intendiamo solo usarla per metterci un cappello sopra».
È vero che ho criticato nel corso degli anni certi discorsi e scelte pastorali del Sommo Pontefice Francesco; è vero che mi sono sentito profondamente ferito vedendo il Sommo Pontefice lavare i piedi allaMesse de la Cène du Seigneura carcerati e prostitute nel giorno in cui si festeggia la istituzione della Santissima Eucaristia e del Sacerdozio; è vero che sono rimasto imbarazzato nel vederlo a Lund accanto a una “arcivescova” dichiaratamente lesbica e convivente con la sua compagna rivestita delle insegne episcopali; il est vrai que ho pubblicato un libronel quale esprimo le mie perplessità sullo stile espressivo sociologico e la mancanza di chiarezza che serpeggia in alcune pagine diaimer la joie,ma non ho mai criticato i suoi contenuti magisteriali. Ci sono decine di miei articoli che testimoniano con quale fedeltà, all’occorrenza con quale durezza ho richiamato certi sacerdoti e fedeli all’obbedienza che siamo tenuti a prestare al Romano Pontefice, che può essere oggetto di critiche, anzi deve esserlo, per il bene suo e del suo ministero petrino. Sempre chiarendo che un conto è avanzare critiche a discorsi fatti a braccio in modo colloquiale, oppure durante le fasi di studio di certi problemi, quando si può e si deve disputare di tutto, Mais, se il Sommo Pontefice pubblica un atto di magistero o dà una disposizione in forma dimotu proprio, in quel caso si ubbidisce, si esegue e si ricorda a certi fedeli che sono capaci a porsi come giudici al di sopra della Cattedra di Pietro, che se il Successore del Beato Apostolo Pietro stabilisce e dispone, ogni discorso è chiuso, si deve solo prestargli ossequio nell’obbedienza della fede.
Qualcuno vuol forse negareche nel corso degli anni ho sollevato questioni e proposto soluzioni che tempo dopo sono divenute atti del magistero dati in forma dimotu proprio? Ne cito uno tra i tanti: Traditionis Custodes.Due anni prima dell’uscita di questo documento pubblicai un articolo critico dove spiegai che sarebbe stato opportuno revocare, o perlomeno correggere ilmotu propriodu Souverain Pontife Benoît XVI, que dans 2007 concesse l’uso del Messale di San Pio V, presto trasformato in pretesto da molti circoli di cosiddetti “tradizionalisti” che lo hanno usato come una mazza ferrata per attaccare il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica del Santo Pontefice Paolo VI. Nella Chiesa possono esistere e convivere assieme opinioni diverse, che sono sempre di importante e prezioso stimolo, non però due partiti in lotta su una materia delicata come la sacra liturgia, perché l’Eucaristia è il cuore dell’unità della Chiesa e nessuno può usarla per creare divisioni ideologiche.
Ho sempre detto e affermato che il Sommo Pontefice Francescoè un uomo gravato come tutti noi dai propri limiti e difetti, ma ho sempre aggiunto e ripetuto: il Beato Apostolo Pietro rinnegò il Divino Maestro per tre volte, imprécations, giurando il falso e dandosi alla fuga. Nulla di questo ha mai fatto il Santo Padre Francesco eletto da un Conclave di Cardinali, al contrario di Pietro che fu scelto invece da Cristo in persona, peut être, forse proprio perché incarnava tutte le nostre fragilità umane?
Permettetemi comunque di sorridereall’idea che queste critiche mi siano rivolte da certi clericali velenosi, quelli che non esitano a rifiutare ― per dirne solo una ― la nuova versione delNotre père. A chi mi ha domandato se la nuova versione mi piaceva non ho esitato a rispondere di no, ma ho subito chiarito: che a me piaccia o no è cosa irrilevante, perché come pregare e insegnare a pregare al Popolo di Dio me lo dice e me lo comanda la Chiesa, mio obbligo e dovere è seguire gli insegnamenti della Chiesamère et professeur. Et combien de fois, durante i colloqui e le direzioni spirituali ho ripetuto a molti sacerdoti: «Meglio fare la cosa sbagliata in obbedienza al Sommo Pontefice e al proprio Vescovo, piuttosto che fare la cosa giusta in disobbedienza a quanto il Sommo Pontefice o il Vescovo hanno stabilito e richiesto».
Detto questo torno a ribadire:aujourd'hui, si la maladie est attrapée à temps, de nombreuses formes de cancer peuvent être guéries, ma il clericalismo, in particolare quello dei falsi e degli ipocriti viscidi, è una malattia che rischia di essere incurabile, oltre a essere da sempre la peggiore metastasi che può diffondersi nel corpo della Chiesa.
QUEI VESCOVI CHE NON ESITANO A SACRIFICARE I PROPRI PRETI PUR DI PIACERE A TUTTI I COSTI A UN ESERCITO DI LAICI INSOLENTI E ARROGANTI
Quei vescovi che per loro quieto viverenon esiterebbero a sacrificare i propri preti sono dei pastori indegni e pericolosi. I presbiteri devono costituire il primario interesse del vescovo, perché è grazie ad essi che può esercitare la pienezza del proprio sacerdozio apostolico, allo stesso modo in cui i presbiteri esercitano il proprio sacerdozio in virtù del sacerdozio apostolico del vescovo. Il buon vescovo non è colui che dinanzi a un prete afflitto e smarrito lo mette subito in guardia dicendogli «non voglio problemi!», ma colui che lo accoglie dicendogli l’esatto contrario: «Il mio compito primario di padre e pastore è quello di aiutarti a risolvere i tuoi problemi e restituirti serenità». Il buon vescovo non è quello che passa sopra a tutto, a partire dai peggiori capricci dei fedeli, nel tentativo di piacere a tutti e di non scontentare nessuno, ma colui che all’occorrenza cerca proprio di non piacere, perché chi piace a tutti rischia alla fine di non piacere a Dio.
Due le figure degli Apostoli che venero particolarmente,ai quali mi ispiro e coi quali in un certo senso mi identifico caratterialmente: Giovanni e Paolo. Spesso mi chiedo: in quanti conoscono veramente il Beato Apostolo Paolo? Se analizziamo in profondità le Lettere Apostoliche e gli Atti degli Apostoli non emerge un carattere facile, bensì un soggetto che non ne lasciava passare una. Lo provano i suoi disaccordi con il Beato Evangelista Marco (cf.. À 13,13; À 15,37-38), verso il quale in seguito si tranquillizza (cf.. Col 4,10). Ebbe accesi disaccordi con il suo discepolo Barnaba (À 15,39-40; Fille 2,13). Per non parlare dell’accesa disputa con il Beato Apostolo Pietro (Fille 2,11-16), con il Beato Apostolo Giacomo che capeggiava la corrente giudaico-cristiana (cf.. À 15; Fille 2). Quando si afferma che alla partenza di Paolo «la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria» (cf.. À 9,30-31) temo proprio che molti non riescano a cogliere quanto questa frase suoni ironica, perché tradotta in altri termini equivale a dire … «Meno male che si è tolto di torno!». Come però già detto in precedenza, queste sfumature sfuggono agli ideatori e diffusori del Vangelo surreale e sentimentale dei pensierini impressi sulle carte dei Baci Perugina.
Le bienheureux apôtre Paulscrive al proprio discepolo Timoteo: « Si un homme désire l'Épiscopat, Il désire une noble tâche " (Tm 3,1). Non ho mai aspirato all’episcopato e non intendo aspirarci, ma nei termini paolini e in un contesto storico analogo vi aspirerei anch’io. Ma vediamo cosa intende il Beato Apostolo con questa frase scritta in un’epoca nella quale i vescovi e i presbiteri rischiavano seriamente la vita, perché durante le prime grandi persecuzioni erano considerati i principali sobillatori di un gruppo di fuorilegge noto come cristiani o come seguaci del Nazareno. Non a caso gli Apostoli, primi vescovi creati da Cristo Signore, fecero questa fine: Giacomo ucciso con la spada per ordine di Erode Agrippa in Giudea. Pietro crocifisso a Roma durante le persecuzioni di Nerone. Matteo ucciso a colpi di ascia. Bartolomeo detto Natanaele ucciso in Armenia a colpi di frusta. Andrea crocifisso in Grecia su una croce a forma di “X”. Mattia, che sostituì Giuda nel Collegio Apostolico, si presume sia morto martire. Tommaso ucciso a colpi di frecce nell’attuale Kerala. Luca impiccato a un albero dai sacerdoti greci. Giuda Taddeo ucciso a Odessa. Simone lo Zelota crocifisso in Britannia. Giacomo il Minore lapidato nella Giudea. Filippo morì nella Frigia inchiodato a un albero. Giovanni, morto secondo la tradizione quasi centenario, fu l’unico degli apostoli a non essere martirizzato. Questo ciò che comportava all’epoca in rischi l’episcopato indicato come meritevole aspirazione dall’Apostolo Paolo, anch’esso martirizzato alle Acque Salvie in Roma. Il giorno in cui torneremo a situazione diverse, ma comunque analoghe, vedrete bene con quale fretta ci libereremo all’istante dalla piaga dei carrieristi!
Il Santo Vangelo che da sempre lascia un segno indelebilenella storia non è tanto quello predicato, ma quello praticato, per quant’è vero che siamo chiamati a essere testimoni viventi del Cristo verbo di Dio incarnato, décédés, ressuscitée et monté au ciel (cf.. Lc 24,48). Come infatti sta scritto: «Mostrami la tua fede senza le opere, et je par mes oeuvres vous montrerai ma foi " (gc 2, 18). Et aujourd'hui, la nostra fede, quella di noi sacerdoti avanti a tutti, è messa seriamente alla prova, perché non siamo più protetti e tutelati all’esterno dalla società, mais surtout au sein de l'Église, ridotta oggi a una struttura che cade a pezzi in stato di decadenza avanzata. Non ci resta dunque che cercare di passare dalla porta stretta, pouquoi, come sta scritto: «[...] de nombreux, je vous le dit, cercheranno di entrarvi, mais ils n'y arriveront pas" (Lc 13, 24). E riuscirci oggi è meno facile di quanto lo fosse ieri. Voici, la nostra grande prova da superare: la prova della fede.
de l'île de Patmos, 7 avril 2023
Jeudi Saint – Istituzione della SS. Eucaristia e del Sacerdozio Ministeriale
La cd. Missa Siccaera solitamente celebrata nel pomeriggio, in occasione di funerali o matrimoni, dopo che il sacerdote aveva già celebrato nel corso della mattina e non poteva celebrare altre Sante Messe dopo le ore 12. Consisteva nella celebrazione di una Santa Messa in cui erano omessi i riti di offertorio, la Preghiera Eucaristica (consacrazione delle sacre specie) e la Santa Comunione.
[2]Voir. Giovanni Bona, Rerum liturgicarum, libr. duo, je, xv.
[3]Voir. Karl Marx nell’operale 18 brumaio di Luigi Bonaparte, Publié dans 1869. La frase completa è: «Hegel fa notare che tutti i grandi personaggi e i grandi fatti della storia tendono a ripetersi due volte. Si è solo dimenticato di precisare: la prima volta come tragedia la seconda come farsa».
[4]Voir. Sant'Ambrogio, De dignitate Sacerdotis; Sainte-Augustine, dans PS. 37; St. Bernardo di Chiaravalle, Sermo ad Pastor. In Syn; San Gregorio Nazanzieno, Le mot est 26 de Sanct. Petr.; San Girolamo, Sermo de Corpore Christi; San Pier Damiani, Le mot est 28; SS. innocent III, Un nouveau type de Pocn. Rem.; San Bernardino de Sienne, om. je, Le mot est 20, art. 2, c.7; San Bernardino de Sienne, Tom.I, Le mot est 20, art. 2, c. 7.
[5]Voir. Joseph Ratzinger, meditazione alla IX stazione dellavia Crucisdel Venerdì Santo 2005: «Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, dans la prêtrise, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il Sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore».
[12]Voir. Missel romain, Sacro rito della ordinazione dei presbiteri.
[13]Voir. SS. Paul VI, omelia pronunciata il 29 juin 1972 per la festa dei Santi Pietro e Paolo.
[14]Déclaration Jésus est le Seigneur, circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, 6 août 2000.
[15]SS. Paul VI, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteriprêtrise, 7 décembre 1965.
[16]SS. Giovanni paolo II, esortazione apostolica post-sinodaleje te donnerai des bergers,circa la formazione dei sacerdotinelle circostanze attuali, 25 mars 1992.
[17]Saint Thomas d'Aquin, Somme théologique, III, q. 1, une. 3, un d 3.
[18]Leges Regiae, maximae poenae, in parsSupplicium more maiorum: crucifixio.
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TEMPS DE CARÊME ET RÉFLEXION SUR LA MORT POUR NOUS OUVRIR À LA JOIE DE LA RÉSURRECTION ET DE LA VIE SANS FIN
Le carême doit aussi être un temps de réflexion sur la mort. Une réflexion paisible, libre de perturbations ou de peurs, pire du rejet de l'idée même de la mort. Méditer sur la mort, pour nous chrétiens, cela signifie penser et réfléchir, en toute sérénité et confiance, à ce qui nous attend après cette étape: la résurrection à la vie. Car avec le Christ Seigneur nous sommes tous morts et avec Lui nous ressusciterons tous.
Les règles généralespour l'organisation de l'année liturgique, ils sanctionnent et expliquent:
« Le but du temps de Carême est de préparer la célébration de Pâques. En effet, la liturgie du Carême prépare à la fois les catéchumènes et les fidèles à la célébration du mystère pascal, par le souvenir du baptême et la pratique de la pénitence" [cf.. n. 27].
Personne ne peut s'échapper l'actuelle force d'attraction du Carême qui chaque année se présente inchangée dans sa substance profonde, quoique très atténué. Le Carême reste la période liturgique spirituellement la plus riche et la plus fructueuse sur le plan apostolique de toute l'année liturgique: «C'est le bon moment, voici le jour du salut" [II Cor 5,2].
Dans le discours de 3 mars 1965, Le Pape Paul VI a résumé les raisons de l'intérêt du Carême:
« Le progrès moral et civil auquel cet exercice ascétique et spirituel récurrent et puissant a donné impulsion et développement est incalculable. Une référence à ce qui se passe de nos jours me vient à l'esprit; en effet, nous pouvons nous rappeler comment, juste ces dernières années, conformément à et en vertu de la discipline du Carême, ces collections ont été promues, rendue possible par un sacrifice pénitentiel, qui vont soulager la faim dans le monde: une abstinence suggérée par l'esprit du Carême, traduit en valeurs économiques, et cela devient "du pain pour la faim dans le monde", c'est-à-dire pour une multitude de pauvres, lointain et inconnu, qui jouissent ainsi de la charité qui découle de l'observance du Carême... Et que dire du sens liturgique du Carême? C'est le grand apprentissage de la grâce du baptême et de la pénitence, c'est la grande pluie fertilisante de la Parole de Dieu, c'est la grande médiation préparatoire de Pâques. A aucun autre moment de l'année la spiritualité de l'Eglise n'est plus riche, plus ému, plus lyrique, plus attirant, plus avantageux: celui qui l'étudie le découvre comme prodigieux; celui qui en fait l'expérience se sent humain; qui le vit, et, au revoir divin».
Prêtéil a un double caractère que l'on retrouve décrit dans Saint Conseil dans lequel ce temps est parlé en pointant:
«Le double caractère du temps de Carême qui, surtout par le souvenir ou la préparation au baptême et par la pénitence, il prépare les fidèles à célébrer le mystère pascal en écoutant plus fréquemment la parole de Dieu et en se consacrant à la prière, est mis en évidence tant dans la liturgie que dans la catéchèse liturgique. Par conséquent un) les éléments baptismaux propres à la liturgie du Carême sont utilisés plus abondamment e, le cas échéant, certains d'entre eux sont tirés de la tradition précédente; b) on peut en dire autant des éléments pénitentiels. Quant à la catéchèse alors, être inculquée dans le cœur des fidèles, ainsi que les conséquences sociales du péché, ce caractère de la pénitence qui déteste le péché comme offense à Dieu; ni oublier le rôle de l'Église dans l'action pénitentielle et solliciter la prière pour les pécheurs" [cf.. n. 109].
Pour le baptême,le mystère pascal du Christ est devenu le mystère pascal du chrétien. Car par le baptême nous avons été introduits, vitalement greffé et incorporé au Christ et à l'Église, devenant ainsi des protagonistes responsables de l'histoire du salut qui se déroule actuellement dans le monde. Pour éveiller en nous la conscience baptismale l'Église, pendant le Carême, à la suite de l'évangile de Jean, il nous présente le mystère pascal à travers le symbolisme de l'eau, de lumière et de vie, qui résulte des trois épisodes évangéliques importants de la Samaritaine, de l'aveugle-né et de la résurrection de Lazare. Ce sont des thèmes particulièrement adaptés pour nous faire redécouvrir la progressivité du mouvement d'adhésion au Christ. En effet, la Samaritaine reconnaît le Messie dès qu'elle oublie sa soif physique et en admet une autre, plus vrai et plus profond [cf.. Gv 4, 1-42]. L'aveugle-né, de la vision de la lumière naturelle il passe à celle surnaturelle qui sauve [cf.. Gv 9, 1-40]. Lazare est ramené à la vie après que Jésus a solennellement affirmé le besoin de foi: "Celui qui croit en moi, même mort il vivra" [cf.. Gv 11, 1-53]. Ces trois éléments fondamentaux nous aident à comprendre l'histoire du salut éminemment liée à ces trois signes: eau, lumière et vie.
Élément de l'eau.Il est facile de voir une théologie de l'eau dans l'Écriture. Devant la nécessité d'étancher leur soif d'un peuple nomade comme Israël, l'eau devient le signe de la providence de Dieu envers son peuple, tandis que sa privation, une punition. L'eau est utilisée par les prophètes comme signe des temps messianiques et du salut qui viendra de ces temps. Mais la relation entre l'eau et le baptême est tout à fait unique: l'Esprit planant au-dessus des eaux primordiales, averse [cf.. gn 1, 1-2], la mer Rouge [cf.. Est 14,15-15,1] Je suis, selon les Pères de l'Église, toutes les préfigurations du Baptême.
Élément de lumière. Dans les temps anciens, le baptême était appelé "illumination" et le baptisé "illuminé". La relation entre la lumière et le baptême est mise en évidence, ainsi que du passage de l'aveugle-né, aussi de la célébration de la veillée pascale. Le symbolisme de la bougie n'est que trop évident: Christ vainc les ténèbres. Par le baptême nous sommes devenus enfants de la lumière: nous devons marcher comme des réflecteurs de la lumière du Seigneur.
Élément de vie. C'est l'aspect culminant de cette catéchèse baptismale. La vie nouvelle est l'élément primordial du baptême parce qu'elle est dans la personne même du Christ. Pour comprendre cela, il faut avoir une connaissance vivante de la mort spirituelle, de l'impuissance à ressusciter seul et de la nécessité de l'intervention divine: "Monsieur, si vous aviez été ici, mon frère ne serait pas mort!» [cf.. Gv 11, 1-57]. Jusqu'à ce que nous parvenions à éveiller en nous le sens du besoin d'être sauvé, c'est-à-dire "ressuscité", nous devrons nous habituer amèrement à vivre un christianisme qui, sans sa fondation baptismale, ça n'aura rien de pascal. Toute la liturgie baptismale consiste en un mystère de mort et de résurrection: l'homme, retrouver son vrai sens, doit nécessairement passer par un combat dans lequel quelqu'un doit mourir. La force mortelle du péché est progressivement atténuée, gagné par la mortification volontaire, qui nous fait produire le mystère de la mort du Christ en nous. Celui qui parvient ainsi à mourir, par la mort elle-même il connaîtra et aura la vie. Le carême commence précisément en nous présentant le Christ en lutte contre Satan [cf.. Mont 4, 1-11]; lutte qui grandit jusqu'à la mort sur une croix. Mais c'est précisément dans l'acceptation volontaire et obéissante de la mort que le Christ remporte la victoire sur la mort elle-même et nous introduit à la nouveauté de la vie.
Analysons maintenant le caractère pénitentiel. Autrefois la discipline pénitentielle du Carême, avec ses pratiques strictes, il servait au chrétien de moment d'expiation des péchés. Le rite des cendres est une claire allusion à ce. Les pécheurs publics vivaient dans une dure pénitence pendant de longues journées. La rigueur du jeûne a touché des limites inconcevables pour nous! Aujourd'hui, mais avec l'atténuation des pratiques externes, le besoin reste toujours urgent, le devoir de pénitence, comme nous le rappelle la liturgie du Carême:
«Que la table soit parcimonieuse et frugale / sobre la langue et le coeur / frères il est temps d'écouter / la voix de l'Esprit" [Voir. Hymne de louange].
Vrai jeûne c'est le renoncement à ce qui entrave notre chemin vers Dieu et rend moins généreux notre service à Dieu et à nos frères et sœurs. Le Carême doit manifester la tension d'un peuple pénitent qui réalise en lui-même l'aspect mortifiant du mystère pascal. Notre pénitence tire sa raison et son sens du baptême qui nous fait mourir avec le Christ avant de ressusciter avec lui, et nous rapporte à la confession, où la mort meurt et la vie renaît, se préparer à l'Eucharistie. La pénitence nous aide à voir la vie chrétienne dans une conception plus unitaire et à réaliser que chaque acte que nous accomplissons est toujours une manifestation et une mise en œuvre du mystère pascal.
Le concile œcuménique Vatican II,dans le décret sur l'apostolat des laïcs, nous rappelle qu'avec la pénitence et l'acceptation spontanée des épreuves et des peines de la vie, par lequel nous nous conformons au Christ souffrant, nous pouvons atteindre tous les hommes et contribuer à leur salut [apostolat,16].
Prêté ce doit être aussi un moment de réflexion sur la mort. Une réflexion paisible, libre de perturbations ou de peurs, pire du rejet de l'idée même de la mort. Méditer sur la mort, pour nous chrétiens, cela signifie penser et réfléchir, en toute sérénité et confiance, à ce qui nous attend après cette étape: la résurrection à la vie. Car avec le Christ Seigneur nous sommes tous morts et avec Lui nous ressusciterons tous. C'est le cœur du mystère pascal que nous rencontrons tout au long de la précieuse période du Carême.
Florence, 18 mars 2023
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JE SUIS UN THÉOLOGUE GARDIEN DE LA TRADITION DANS LA LIGNE DE LA PENSÉE DU THÉOLOGUE ANDREA GRILLO, L'HONNÊTETÉ INTELLECTUELLE M'EXIGE
je traditionalistes de l'esthétique onirique ce sont essentiellement des patients pathologiques pour lesquels un nouveau-né peut être prélevé et égorgé dans les fonts baptismaux lors du saint rite d'initiation à la vie chrétienne, Mais, si le saint baptême est célébré en latin avec l'ancien rite, vous pouvez être assuré qu'ils s'en remettront, ou en tout cas ils trouveront toujours des justifications, cependant absurde et irrationnel, toujours.
Il y a un an et demi la Lettre apostolique a créé le mécontentement et la perplexité Gardiens de la tradition date sous forme de motu propriopar le Souverain Pontife François le 16 juillet 2021 sur l'usage de la liturgie romaine avant la réforme de 1970, qui crée en fait des restrictions compréhensibles et appropriées à la Motu ProprioCompte tenu du 7 juillet 2007 par le Souverain Pontife Benoît XVI sur l'utilisation du Missel romain de Saint Pie V avant la réforme esquissée par Saint Conseilla 4 décembre 1963.
Sur cette question le théologien sacramentel Andrea Grillo est intervenu avec un de ses articles par 24 février 2022 dans lequel vous demandez: Il est légitime de créer des réserves indiennes anti-conseil stables? Article que j'ai accepté et jugé équilibré et aussi prévoyant.
le théologien sacramentel Andrea Grillo
Sur les soi-disant et improprement traditionalistesJe préfère survoler, cependant, il est nécessaire de donner une idée de la leur statutpsychologique avec quelques exemples visant à clarifier de quoi on parle, mais surtout combien leur approche de la liturgie sacrée est irrationnelle et émotionnelle. Essayons donc de formuler des questions précises: les membres des Franciscains de l'Immaculée n'avaient peut-être pas généré, au sein de leur congrégation religieuse jeune et confuse, certaines formes de véritable chaos juridique? Peut-être que ce sont loin d'être des résultats sporadiques, mais malheureusement beaucoup, les cas enregistrés de jeunes religieux qui ont quitté leurs couvents austères pour se retrouver sous traitement psychiatrique, après avoir été pas si mal formé, mais vraiment déformé sur le plan humain et spirituel? montre des preuves empiriques, n'ont-ils pas prouvé, avec une arrogance sans précédent, être une congrégation née hier, reconnu par le Saint-Siège juste en 1990, que malgré le fait de ne pas avoir eu le temps de former ne serait-ce qu'une génération de théologiens, sans oublier une école théologique, ils se sont mis à promouvoir des conférences internationales contre les meilleurs représentants du Nouvelle Théologie, qui peut être critiqué, mais par les dominicains ou les franciscains, qui au cours de huit siècles ont donné naissance à d'importants courants de pensée théologique et ont fait don à l'Église d'écoles théologiques et de divers grands Saints et Docteurs de l'Église? Avec leur Père Serafino Lanzetta un peu confus, un peu plus qu'un enfant à l'époque, peut-être ne se sont-ils pas mis à enfoncer le clou de Vatican II, concile purement pastoral, donc en fait un concile non dogmatique et comme tel une sorte de petit conseilseconde classe? Avec leur très arrogant Mariologue Père Alessandro Apollonio, peut-être n'ont-ils pas commencé à donner au dogme marial de Marie la co-rédemptrice comme déjà déclaré, appelant la Sainte Vierge avec ce titre et même instituant son culte et sa dévotion, ignorant combien le concept même de "co-rédemptrice" a toujours créé d'énormes problèmes dans le domaine de la dogmatique et surtout de la christologie? Peut-être qu'ils n'ont pas eu, fond doux, problèmes liés à la gestion financière et patrimoniale? Oublie, car on pourrait prendre ces faits un par un et d'autres encore à suivre, tous testés et documentés, sans pouvoir bouger le moins du monde traditionalistes de l'esthétique onirique convaincu que les pauvres franciscains de l'Immaculée étaient persécutés parce qu'ils célébraient la messe avec Vetus Ordoet parce qu'ils ont critiqué le théologien allemand Karl Rahner.
je traditionalistes de l'esthétique oniriquece sont essentiellement des patients pathologiques pour lesquels un nouveau-né peut être prélevé et égorgé dans les fonts baptismaux lors du saint rite d'initiation à la vie chrétienne, Mais, si le saint baptême est célébré en latin avec l'ancien rite, vous pouvez être assuré qu'ils s'en remettront, ou en tout cas ils trouveront toujours des justifications, cependant absurde et irrationnel, toujours.
Andréa Grillo appartient à ce que certains définissent habituellement “zone progressive” O “très progressif”. Ce sont des définitions que je n'ai jamais aimées, car pour moi il n'y a que des théologiens qui discutent et que comme un seul et unique “étiqueter” ils ont celui des catholiques. J'ai rencontré Andrea Grillo ces dernières années, c'est un homme d'une profonde culture juridique, théologique et sacramentelle. Lorsqu'on me demandait si je partageais certaines de ses thèses et positions, je répondrais non, mais qu'il est un savant du plus haut niveau, c'est indubitable. Ajoutez à cela qu'il est aussi aimable en tant que personne et très talentueux en tant que professeur, toujours serviable et attentionné avec les étudiants diplômés. Si certain traditionalistes de l'esthétique oniriquedont l'arrogance a toujours égalé leur ignorance, a commencé à discuter de la structure théologique et pastorale du Missel de Saint Pie V, sans oublier son histoire et son évolution à travers les âges, avec un tel liturgiste - dont il faut d'abord reconnaître la stature et la culture encyclopédique, je le répète - je pense qu'au bout de trois minutes à peine il n'en restera plus une plume.
J'ai toujours essayé d'être un érudit intellectuellement honnête, je n'ai donc jamais eu de mal à affirmer que Hans Küng avait des dons naturels et des capacités spéculatives bien supérieurs à ceux de Joseph Ratzinger, car les faits historiques et l'originalité de ses écrits le prouvent. Autrement, ceux de Joseph Ratzinger, ils sont écrits par un théologien très cultivé ainsi qu'un excellent pédagogue capable d'exposer de façon magistrale, mais l'originalité de la pensée est cependant tout autre chose. Mon confrère et ami Brunero Gherardini (1925-2017), qui était la quintessence de l'orthodoxie la plus stricte et la plus rigoureuse, n'eut aucune difficulté à admettre avec reconnaissance que Leonard Boff était l'un des ecclésiologues les plus doués et les plus talentueux de la dernière 50 années, ou que le plus beau commentaire et exégèse de la Lettre aux Romains reste celui du protestant Karl Barth, actuellement inégalé. Mais il y a plus: peut-être, si nous possédions les ouvrages et les écrits - que malheureusement nous n'avons pas reçus - nous pourrions même découvrir que l'hérésiarque Pélage était plus doué, sur le plan théologique et spéculatif, que ne fut Augustin évêque d'Hippone, plus tard saint et docteur de l'Église. Malheureusement nous n'avons pas les travaux de Pélage et nous ne connaissons que les réponses et réfutations d'Augustin à son sujet. Mais si un titan comme Augustin bougeait contre Pélage, cela montre déjà que de l'autre côté, aussi hérétique que nous voulons, il y avait un autre titan et un dur à cuire pour lutter contre. Et nous voulons parler de l'hérésiarque Arius, qui avec ses théories sur l'Incarnation du Verbe a réussi à convaincre presque tous les catholiques que le Christ était une créature divine créée par Dieu? Ses théories, très bien structuré et convaincant, contraint les Pères de l'Église à se réunir au concile œcuménique de Nicée, dans l'année 325, définir dogmatiquement que le Christ n'était pas une créature mais "engendré et non créé de la même substance que le Père" (né pas créé comme le Père). Loin d'être éradiquée, l'hérésie arienne a continué à se répandre pendant les siècles suivants dans des régions entières d'Europe. Les peuples germaniques et au-delà, ils ont été évangélisés par les évêques ariens et les prêtres au début du 4ème siècle. Ce n'est qu'au VIe siècle que les peuples germaniques furent reconvertis par les missionnaires, après deux siècles d'arianisme, qui a néanmoins continué à laisser sa marque.
Ce genre de théologie et l'histoire de la théologie quelques pauvres traditionalistes de l'esthétique onirique enfermés dans quatre formules rances d'une néo-scolastique décadente - qui n'est même pas un lointain parent de la scolastique classique - ils ne savent même pas où il habite, car comme tous les gens médiocres ils doivent s'inventer des ennemis, se vautrer entre millénarismes et prophéties apocalyptiques, triomphes magiques imminents du Cœur Immaculé de Marie, faire semblant de savoir mieux que quiconque, mais surtout en essayant de détruire ceux qu'ils décident d'élever au rang d'ennemis suprêmes, parce que l'image de l'ennemi est une prémisse fondamentale de son être et de son existence. La caractéristique typique de ces personnes n'est pas de combattre des idées mais des personnes dans le but de les détruire de quelque manière et par quelque moyen que ce soit., selon le style consolidé des pires fondamentalismes pseudo-religieux.
Dans les colonnes de notre magazine Le père Ivano Liguori et moi étions de plus en plus sévères avec certains prêtres forain, mais pas seulement: toujours et dans la pratique, nous avons appelé leurs évêques à rendre des comptes en les accusant sans ambages de manque de vigilance. Cependant, on ne peut pas dire que l'Église ait été indifférente et silencieuse de ce point de vue, parce que Jean-Paul II et Benoît XVI ont parlé et écrit contre les abus liturgiques, Dans le 2004 instruction a été promulguée Le sacrement de la rédemption qui est un document très clair et précis que beaucoup ont foiré, à la tête de tous les groupes néocatéchuméaux et divers groupes charismatiques.
Bien avant Gardiens de la traditionJ'ai plaidé avec défi qu'il serait bon de révoquer cela motu propriopar Benoît XVI sur Messe d'ordre ancien[voir le mien conférence vidéo] compte tenu de certains résultats qui sont tout sauf minoritaires ou isolés. Et pendant des années, pas pendant des jours ou des mois, mais depuis des années je dis en vain à certains groupes et fidèles d'arrêter avec leurs commodités comme: "Ah, c'est la seule messe, la messe valide, la messe habituelle, pas cette messe protestante de Paul VI inventée par ce franc-maçon Annibale Bugnini!». Et combien de fois leur ai-je répété qu'ils ne pouvaient pas et ne devaient pas utiliser le Missale ancien ordreattaquer tout un conseil d'église, ou une nécessaire réforme liturgique déjà entamée avant le concile par le Souverain Pontife Pie XII et ainsi de suite. En vain également j'ai répété pendant des années que s'ils continuaient ainsi, tôt ou tard ça motu proprio aurait été révoqué. Oublie, c'est la réponse: "Non, vous ne pouvez pas, car la messe de tous les temps est irrévocable, intouchable!». C'est toujours, inutilement, pendant des années et des années, je leur ai dit que motu proprio ce n'était pas une définition dogmatique irrévocable et on a toujours dit à Rome qu'"un pape bout et un pape bout".
le temps perdu, mots perdus, têtes étroites d'esprit qui ont toujours refusé de comprendre, dure depuis des années, obstinément et obstinément, se servir d'un missel pour créer deux partis au sein de l'Église, utiliser comme élément de division ce qui constitue le cœur de l'unité: l'Eucharistie.
À mon humble avis, au grand dam de ceux qui n'ont pas eu ces attitudes, Je crois que le Souverain Pontife a eu raison de promulguer ce motu proprio restrictif qui est en fait Gardien de la traditions, dont on peut dire sur un ton critique légitime, mais surtout à la lumière des principes de prudence, équilibre et surtout Aequitas, que son action était indubitablement juste, mais également sans aucun doute partiel. En ce qui me concerne, il peut être bon que je me serre la ceinture sur l'utilisation du Missel de Saint Pie V, vu la façon dont certains ne le font pas, mais beaucoup l'ont utilisé, avoir vu certains résultats malheureux et à part entière, Mais, être intellectuellement honnête, Je ne peux pas manquer de me demander et de demander: et les groupes néocatéchuméaux qui ont envahi et contrôlent près de la moitié des paroisses du diocèse de Rome, qu'impudemment, insolents et arrogants ils louent des chambres dans les hôtels de la capitale ou dans les maisons religieuses de la ville, faire de la liturgie sacrée ce qu'ils veulent et comme ils veulent directement sous les fenêtres du Saint-Père, peut-être que quelqu'un lui a dit quelque chose, ou, le cas échéant, a l'intention de lui dire quelque chose sous peu? Par hasard, un document a été publié dans lequel il est interdit de célébrer des messes sans l'autorisation de l'autorité ecclésiastique en dehors des espaces consacrés, qui ne manque ni à Rome ni dans le reste de l'Italie, leur permettant de continuer à se rassembler dans les salles des hôtels ou des maisons religieuses obligeantes, avec le prêtre “loué” qui exécute les ordres des laïcs agenouillés aux pires directives bizarres de Kiko Argüello? Le Souverain Pontife, qui a récemment mis la main sur son diocèse avec un réforme radicale, a-t-il jamais remarqué que le Vicariat est aux mains des Néocatéchumènes depuis quelques décennies, grâce à la malheureuse protection qui leur a été accordée d'abord par le cardinal Camillo Ruini, puis par le cardinal Agostino Vallini? Le Souverain Pontife, il est conscient de ce que les néocatéchumènes ont fait dans l'ostracisme et la méchanceté, à ces prêtres qu'ils jugent hostiles à leurs excentricités doctrinales et liturgiques, en utilisant le bras armé de leurs fidèles associés tels que le chancelier inamovible du Vicariat de Rome Giuseppe Tonello, capable de faire beau et mauvais temps, ou de décider comment et comment couper les têtes de certains prêtres hostiles à "l'Église" de M. Kiko Argüello? Puisque rien de tout cela n'a été fait jusqu'à présent, ça me fait lire Gardiens de la traditioncomme une mesure rendue nécessaire par la situation qui s'est produite, mais qui en même temps manifeste une fois de plus la partialité et les déséquilibres de ce Pontificat d'Auguste, dans lequel nous nous soucions à juste titre de ceux qui ont eu l'indécence ouverte d'utiliser le Missale ancien ordre d'attaquer tout un Concile d'Église et la réforme liturgique, sans toutefois se soucier le moins du monde de ceux qui, d'une manière non moins insolente et arrogante, font la liturgie ce qu'ils veulent et comme ils veulent directement dans le diocèse de Rome sous les fenêtres du Souverain Pontife.
je répète: les analyses du Pr. Andréa Grillo, insigne, théologien sacramentel cultivé et qualifié, au niveau de la doctrine, de la liturgie, l'ecclésiologie et la pastorale sont absolument sans faille. Thèse qu'en ce qui me concerne j'approuve et partage, mû par cette honnêteté intellectuelle qui anime et soutient la foi, contrairement à ceux qui cherchent à changer leur foi, tu veux avec le Missel de Saint Pie V tu veux avec les extravagances liturgiques des Néocatéchumènes et certaines franges des Charismatiques, dans le monde des émotions subjectives. Et un Souverain Pontife, avoir vraiment raison en faisant les bonnes choses, il doit avant tout être au-dessus des émotions et des belligérants. Et si l'affaire impose le besoin de le battre, dans ce cas, il serait bon de matraquer à la fois la droite et la gauche de manière égale.
Je ne pense pas avoir à me justifier de quoi que ce soit, en tout cas il faut préciser que je suis un grand admirateur du Vénérable Missel de Saint Pie V, dont je pense connaître à fond cette structure théologique et ce système pastoral qui leur sont totalement inconnus prêtres exotiquesdes trentenaires qui se sont levés un matin et ont improvisé des soi-disant “Tridentin”, ignorant tout d'abord qu'un “Rite tridentin” ça n'a jamais existé, c'est juste une façon totalement inappropriée de dire. Ignorant surtout que dans ce Missel même les gestes et les silences ont une profonde signification mystagogique et spirituelle, totalement ignorés par eux pour laisser place à des formes d'esthétisme exotique presque toujours tragiquement abouties en elles-mêmes. je traditionalistes de l'esthétique onirique qui mentionnent la bulle de manière inappropriée La première fois avec laquelle le Saint Pontife Pie V a promulgué en 1570 ce missel le définissant irréformable avec beaucoup de laissez-le être, ils démontrent qu'ils ne connaissent pas le style dans lequel certains documents pontificaux étaient généralement composés, qui avaient leur propre style rhétorique précis, mais surtout ils ignorent que ce Missel a été révisé et réformé au total dix-huit fois à partir de 1614, lorsque le Souverain Pontife Urbain VIII publia une première édition mise à jour et améliorée pour 44 ans après sa promulgation, avec des corrections substantielles et radicales. Les dernières réformes importantes ont été faites au XXe siècle par le Saint Pontife Pie X, par le Vénérable Pape Pie XII et par le Saint Pontife Jean XXIII en moins de cinquante ans. J'abhorre les abus liturgiques, mais pour cette raison, en ma modeste qualité de pauvre théologien dogmatique et historien du dogme, Je suis parfaitement conscient que des abus liturgiques bien pires ont eu lieu avec ce Vénérable Missel que ceux auxquels nous assistons aujourd'hui avec le Missel promulgué en 1969 et est entré en vigueur en 1970. Je suis un amoureux de la langue latine et quand je peux j'utilise toujours le édition typique Latin du Missel de Paul VI, celui en italien toujours et de rigueur quand je fête pour les assemblées des fidèles. Je n'aime pas certains anachronismes aveugles et obtus typiques des gens qui demandent en fait l'exhumation d'un cadavre, comme saint, à savoir le Missel de Saint Pie V, n'est plus faisable aujourd'hui tant au niveau pastoral qu'au niveau de l'évangélisation. Le problème de fond de ces gens est qu'en prenant un missel comme objet de dispute et de lutte, ils tendent à évacuer les malaises d'un christianisme immature ou mal vécu., rejetant l'élément théologique et eschatologique selon lequel l'Église commence son voyage incessant avec les disciples le long du chemin d'Emmaüs avec le Seigneur [cf.. Lc 24, 13-35], alors que certains auraient voulu le paralyser, comme Pierre, statiquement sur le mont Tabor, avant la transfiguration du Christ [cf.. Mc 9, 2-10]. L'Église est, par sa nature même, constitutive Le développement du peuple, quiconque essaie de le changer en La régression du peuple revendique un droit inhabituel, mais surtout inacceptable, trahir la mission que le Christ lui a confiée, dans un voyage incessant, toujours penché en avant, jusqu'à son retour à la fin des temps.
de l'île de Patmos, 27 février 2023
Le problème de l'équitas et l'antique jeu du punissable et de l'impunissable, du collant et du caressable…
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https://i0.wp.com/isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2019/01/padre-Aiel-piccola.jpg?fit=150 ,150&ssl=1150150père arielhttps://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/01/logo724c.pngpère ariel2023-02-27 15:31:392023-05-11 20:07:09Je suis un théologien gardien de la tradition dans la lignée de la pensée du théologien Andrea Grillo, l'honnêteté intellectuelle me le dicte
LE NAUFRAGÉ POLO MARIANO À VÉRONE. È PIÙ FACILE CHE UN CAMMELLO PASSI PER LA CRUNA DI UN AGO CHE ALESSANDRO MINUTELLA DICA LA VERITÀ
Le nostre sono domande nello stretto merito, sur la base des faits et des sommes d'argent proposées et transférées sur des comptes courants spécifiques. Attendiamo risposta da parte del Sig. Minutelle, non interpretazioni o manipolazioni della realtà come in altri numerosi casi ha fatto. Sappiamo che ciò gli riesce particolarmente difficile e faticoso, ma per una volta speriamo provi a dire le cose come realmente sono andate, ou: che per una volta provi a dire la verità.
Desideriamo ringraziarVi per la disponibilità e per lo spazio che avete accettato di riservarci nella Vostra rivistaL'île de Patmos.
Siamo una coppia venetache abita sulle colline veronesi, sposati da 27 années. Abbiamo ricevuto la grande grazia della ri-conversione recandoci nel marzo 2011 in un centro europeo di spiritualità mariana. Da allora il nostro unico desiderio è stato quello di consacrare la nostra vita e il nostro matrimonio a Gesù e a Maria. Desiderio che andato sempre più rafforzandosi e consolidandosi, anche se in seguito cademmo, in totale buona fede, nelle spirali del “Piccolo Resto” del presbiteroexcommunié e renvoyé de l'état clérical Alessandro Minutella.
La mattina del 23 febbraio il Sig. Minutelle,nella diretta della rubricaSanti e Caffèsul canaleRadio Domina Nostra, À la minute 07:10si è lanciato in una dichiarazione menzognera, a cui riguardo vorremmo dare la nostra versione dei fatti affinché le anime che seguono questo personaggio inizino seriamente a considerare quale infausta e funesta via stanno percorrendo. Questo è quanto il Sig. Minutella ha dichiarato:
«[...] vorrei dire una cosa che non ho mai detta per una questione di pudore, chiamiamola così, di rispetto delle situazioni. En tous cas, siccome mi è stato chiesto da più parti che fine ha fatto il Polo Mariano. Il Polo Mariano non è strutturalmente legato a un luogo, Pour qui, se si è spostato dai Colli Veronesi a Trebaseleghe (Padoue) non cambia nulla. Ci sono stati dei problemi gestionali, in ragione anche della mia prolungata assenza che non mi sono piaciuti. E fino a prova contraria sono io che devo prendere le decisioni. Ci ho pregato, ci ho riflettuto e ho capito che non era più possibile proseguire da quelle parti li. Ma così, serenamente, avevo dato delle indicazioni che non sono state evidentemente rispettate, poi ognuno dica quel che vuole, abbiamo la coscienza personale e questo era quanto, l’opera prosegue altrove [...]» [voir la vidéo QUI].
Questa dichiarazionebasata totalmente sulla alterazione e la manipolazione ci obbliga a porre in evidenza alcuni dati di fatto, spiegando perché abbiamo deciso di dare pubblica testimonianza, mossi da quella carità che come cardine principale ha la salvezza delle anime, ovvero di tutte quelle persone che è necessario conoscano il vero svolgersi dei fatti per trarre poi le proprie conclusioni. Scelta, questa nostra, conseguente a un periodo privato di ampio confronto con una delle persone interessate nella vicenda, secondo il dettame evangelico della correzione fraterna «Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo» (Mont 18,15).
Passiamo adesso ai fatti:la nostra conoscenza del sacerdote palermitano Alessandro Minutella risale al Giugno 2018, inizialmente tramite ilréseau socialFacebook. Dopo tre mesi decidemmo di andarlo a conoscere di persona in Sicilia presso il Centro di spiritualità mariana “Piccola Nazaret” da lui fondato a Carini. In quell’occasione fummo invitati a cena e rimanemmo con loro per un po’ di giorni. Impossibile negare e rinnegare i sentimenti di stima e di simpatia che ci mossero nel conoscere questa realtà, infatti decidemmo sempre di più col passare del tempo di collaborare all’opera e alla “missione” di questo sacerdote. ensuite, poiché si iniziava a cercare uno spazio disponibile per fondare un altro centro di spiritualità nel Nord Italia, precisamente nella zona di Verona, essendo noi della zona ci siamo messi a disposizione per aiutare nella ricerca di un luogo idoneo. Dopo varie ricerche proponemmo al Minutella un luogo in collina con casale di oltre 400mq e terreni adiacenti per oltre 35.000 m², dov’era nato un nostro parente.
Di ritorno da un suotour en Espagne,il Minutella venne a visitare il posto e ne rimase entusiasta, tanto da voler subito chiamare “Polo Mariano” e fondare quel giorno stesso un’Associazione che decise di chiamare “San Michele Arcangelo”. Fu a quel punto che noi acquistammo il posto e lo donammo all’Associazione. Il Minutella chiese a noi di divenire i Presidenti, ma noi fidandoci ciecamente facemmo un passo indietro, essendo anche incompetenti in materia. Fu così decisa un’altra persona, lì presente, come Presidente di questa neonata Associazione. Dopo alcune problematiche legate a certi ostacoli frapposti da persone terze, noi e la Presidente in questione decidemmo di continuare a portare avanti l’Associazione, sul conto bancario della quale cominciarono ad arrivare anche offerte cospicue per i lavori di realizzazione del Polo Mariano. Tutto questo con il benestare del Minutella e delle persone a lui vicine.
Verso la fine dell’anno 2021la Presidente ci comunica l’intenzione di voler lasciare la Presidenza dell’Associazione, salvo però rimanere in carica in accordo con loStaffdel Minutella. Si continuò così ad andare avanti, malgrado i momenti di prova, finché arrivò la comunicazione, giustificata a nostro avviso da sterili motivazioni, secondo cui le offerte dei fedeli destinate alla realizzazione del Polo Mariano non dovevano più arrivare sul conto IBAN dell’Associazione “San Michele Arcangelo”, come fino a quel momento era avvenuto, bensì sull’unico conto IBAN della “Piccola Nazaret” di Carini. A quel punto ci fu chiaro che qualche cosa non andava e ci domandammo il perché di quella decisione.
A questo e a altri interrogativi simili,incoraggiati dalle tante persone che ci invitavano a non mollare, pour le bien de la paixe per “non disobbedire al padre” ― classicoleitmotivche purtroppo continua ancora oggi a condizionare le menti di tanti poveri fedeli ―, decidemmo di non dare risposte, ma di fidarci e di accettare questa decisione.
Questi furono gli esiti:à partir du 1er Janvier 2022 Al 16 décembre 2022 (giorno in cui la Presidente dette le sue dimissioni dall’Associazione “San Michele Arcangelo”), non sono più arrivate le offerte mensili dei fedeli per il Polo Mariano. I poveri fedeli offerenti che hanno creduto in quest’opera e per la quale versarono i propri contributi, iniziarono a chiedersi e informarsi su come mai il Polo non andasse avanti. Riferimmo tutto ciò al Minutella che ci rispose: «Dite per problemi tecnici oppure del Comune» (!?). Stufi di mentire iniziammo a dire alle persone di chiamare giù in Sicilia e di informarsi direttamente con le persone interessate.
Da lì in poi fu tutto un susseguirsi di registrazioni nascoste,che a quanto pare è per loro una cosa abbastanza usuale, di sospetti e umiliazioni davanti ad altre persone, senza alcuna possibilità di difendersi da accuse infondate, ma anche questo sembra essere molto usuale in quell’ambiente. Il tutto da parte dello staff del Minutella e del Minutella stesso.
Dato che è stato più volte fatto presentein privata sede senza alcun risultato, ci teniamo a sottolineare che sarebbe doveroso da parte del Presidente dell’Associazione “San Michele Arcangelo” di far sapere ai fedeli che generosamente hanno dato i propri contributi in danaro dove sono andate a finire le loro offerte, posto che furono raccolte per uno scopo preciso e dietro precisi progetti. Ci auguriamo che adesso, dopo questa testimonianza pubblica, i fedeli vengano informati su tutto ciò proprio in virtù di quella parresia evangelica, da loro tanto decantata.
Desideriamo soprattutto ringraziare Iddioper averci portati via da questa realtà settaria in cui eravamo finiti soprattutto per ignoranza e approssimazione in materia di dottrina e di fede, riaccolti oggi in seno alla Sua Santa e unica Chiesa Cattolica. Dopo esserci dissociati totalmente e definitivamente da questa pericolosa setta, desideriamo ringraziarVi per aver permesso alle nostre anime ― adesso consapevoli dell’errore commesso e di aver gravemente ferito Nostro Signore ―, di ritornare con più slancio, ardore e zelo tra le braccia di quella Madre, l'église, che malgrado ferita e umiliata dai Suoi nemici, è Madre e Madre rimane, continuando ad allattare i suoi figli col puro latte spirituale dei Santi Sacramenti.
In conclusione desideriamo far giungere al Sig. Minutellequesto messaggio da parte di un esteso gruppo di veronesi, invitandolo a rispondere “sui contenuti” e non lanciando anatemi a destra e a manca, o creando le sue solite fanta-storie e presentandosi infine come vittima contro la quale tutti si accaniscono. Queste le domande nel merito:
A Verona molte persone, dopo aver fatto scelte di vita in cui ci si è staccati dalle proprie case e in cui ci si è adoperati nel lavoro con le risorse possibili nella costruzione del Polo Mariano, si chiedono che fine abbia fatto questo progetto e il danaro offerto per la realizzazione dello stesso. Vuole fornire risposta?
A fronte delle molte offerte devolute, ritiene serio liquidare il tutto in meno di un minuto durante una diretta sulCanale Domina Nostra De Youtube?
È possibile avere chiarimenti precisi riguardo il silenzio fin qui esteso sul Polo Mariano e che solo stamani abbiamo appreso non «essere strutturalmente legato a un luogo», ma un qualcosa che si «sposta» da una parte all’altra del Veneto secondo le sue personali e indiscutibili decisioni?
Come può una persona seria e matura liquidare in 40 secondi un’opera in cui tanta gente ha investito, creduto e dato fiducia, lasciando chiaramente intendere che quando una cosa non gli va più bene o quando le sue indicazioni «non vengono più rispettate» è pronto a sostituirla senza avere nemmeno l’onestà intellettuale di dire cosa realmente è accaduto?
A Verona, a suo dire almeno fino a qualche tempo fa unico posto che “la Madonna” aveva scelto prima di cambiare idea e di volersi traferire a Padova, iniziano a sorgere dubbi molto seri a riguardo di questo progetto in generale, intende chiarire il tutto sia sul piano spirituale che su quello materiale e finanziario?
Le nostre sono domande nello stretto merito,sur la base des faits et des sommes d'argent proposées et transférées sur des comptes courants spécifiques. Attendiamo risposta da parte del Sig. Minutelle, non interpretazioni o manipolazioni della realtà come in altri numerosi casi ha fatto. Sappiamo che ciò gli riesce particolarmente difficile e faticoso, ma per una volta speriamo provi a dire le cose come realmente sono andate, ou: che per una volta provi a dire la verità.
Grazie ancora cari Padri deL'île de Patmos,ci raccomandiamo alle Vostre preghiere con un augurio sincero per il Vostro apostolato.
Giannantonio e Barbara (Vérone)
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https://i0.wp.com/isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2019/02/faviconbianco150.jpg?fit=150 ,150&ssl=1150150Comité éditorialhttps://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/01/logo724c.pngComité éditorial2023-02-23 22:31:072023-02-25 12:00:51Le naufragé “Pôle marial” de Vérone. Il est plus facile pour un chameau de passer par le chas d'une aiguille que pour Alessandro Minutella de dire la vérité
LES COULEURS LITURGIQUES NE SONT PAS DES JEUX ARC-EN-CIEL IDÉOLOGIQUES, MAIS DES SIGNES VISIBLES DES MYSTÈRES SACRÉS QUE NOUS CÉLÉBRONS
Le laisser-aller, comme la vanité,ce sont deux maladies qui détruisent le signe liturgique, qui par sa nature - pour être vraiment "beau" - a besoin de vérité et de simplicité. Ce n'est certainement pas en éliminant les signes que l'on arrive à une liturgie plus "belle" et engageante ou à une quelconque "liturgie des origines", mais en expliquant leur sens profond.
Quand les prêtres sont des prêtres consacrés, l'évêque adresse un avertissement qui devrait marquer toute notre existence: « Comprenez ce que vous faites, imitez ce que vous célébrez, conformer votre vie au mystère de la croix du Christ, le Seigneur " [Voir. Liturgie de l'ordination sacrée des prêtres, n. 150].
Le sacerdoce est lié à une dimension d'éternité, car nous serons prêtres pour toujours. Le caractère indélébile du Saint Ordre confère une dignité qui nous rend supérieurs même aux Anges de Dieu, qui se tiennent à l'écart devant les prêtres. Notre frère l'illustre de façon magistrale Marcello Stanzione, considéré comme l'un des meilleurs experts européens des anges et dont je vous renvoie à l'article [voir QUI].
La sainte liturgie il est fait de signes et de symboles qui ne sont certainement pas des fins en soi, parce qu'ils constituent ces "accidents extérieurs" ou "signes extérieurs" par lesquels la substance se concrétise et prend forme. Un exemple, en effet je dirais l'exemple le plus frappant: la Très Sainte Eucharistie, mystère du Corps et du Sang du Christ et sa présence réelle parmi nous, elle se réalise à travers la matière et le signe extérieur du pain et du vin qui deviennent véritablement et substantiellement le Christ vivant et vrai.
Dans la sainte liturgie chaque signe et chaque geste, même les silences ont leur sens théologique et mystagogique. Des "silences liturgiques", il y en a trois prévus par le rite de la Sainte Messe: pendant l'acte pénitentiel, après que le célébrant a dit: «Avant de célébrer dignement ces saints mystères, reconnaissons nos péchés». Puis après la proclamation du Saint Evangile, s'il n'y a pas d'homélie, ou après l'homélie. Enfin, après la Sainte Communion. Des moments de silence qu'il serait bon de respecter et de ne pas omettre, chose que d'ailleurs les Evêques feraient bien de rappeler à ceux de leurs prêtres qu'en 15 quelques minutes pour célébrer la Sainte Messe en semaine, oubliant peut-être qu'il avait récité la phrase depuis le début « … avant de célébrer dignement…». Mot, celui de la "dignité", qui devrait avoir un grand poids, surtout dans la célébration des "mystères sacrés".
Parmi ces signes il y a aussi des vêtements liturgiques qui - comme tout signe - risquent parfois d'obscurcir plutôt que de révéler la réalité à laquelle ils se réfèrent. En effet, nous ne pouvons cacher le risque que dans notre contexte culturel certains vêtements liturgiques, pour leur affectation et leur sophistication, puissent-ils ternir la gloire de Dieu et être considérés simplement comme une exposition de la vanité humaine. Mais cet indicible laxisme est aussi déplorable - aujourd'hui considéré comme pauvreté et simplicité, mais qu'il faudrait plutôt appeler par son nom: négligence! - qui non seulement déforme le signe liturgique (pensez aux différentes chasubles et étoles arc-en-ciel) mais même, parfois, il l'enlève complètement avec un arbitraire qu'aucun ministre de Dieu n'est autorisé.
Le laisser-aller, comme la vanité,ce sont deux maladies qui détruisent le signe liturgique, qui par sa nature - pour être vraiment "beau" - a besoin de vérité et de simplicité. Ce n'est certainement pas en éliminant les signes que l'on arrive à une liturgie plus "belle" et engageante ou à une quelconque "liturgie des origines", mais en expliquant leur sens profond.
L'habit liturgique, par rapport aux autres signes, a une importance toute relative. La preuve en est que pendant au moins les quatre premiers siècles de la vie de l'Église, les sources ne rapportent pas que les ministres ordonnés portaient des vêtements spéciaux lors des célébrations., convaincu qu'il était essentiel d'être "revêtu de Christ" [cf.. Fille 3, 26]. le Pape Célestin Ier, au Ve siècle, il s'est plaint à certains évêques du sud de la Gaule que certains prêtres avaient commencé à utiliser des vêtements voyants pour la liturgie, et ainsi il a conclu:
« Nous devons nous distinguer des autres par la doctrine, pas pour la robe; pour la conduite, pas pour la robe; pour la pureté d'esprit, pas pour la parure extérieure" (cf.. Célestin I, Lettre, PL 50, 431).
ça vaudrait aussi la peine d'être expliqué comment et pourquoi, durant les premiers siècles, symboles et vêtements anciens paganitesL'époque romaine a fusionné avec la liturgie paléochrétienne à partir du début du IVe siècle. Ce sont des signes extérieurs auxquels on a donné une profonde valeur chrétienne. La structure de certains rites est encore plus ancienne, par exemple, ceux de l'offertoire de la Sainte Messe ont leurs racines dans les anciennes liturgies d'offertoire exécutées par les prêtres dans le Temple de Jérusalem. Cependant, ce sont des sujets complexes liés à l'histoire de la liturgie que nous traiterons spécifiquement dans un autre article.
Même en pleine conscience bien exprimé par l'ancien dicton populaire "l'habit ne fait pas le moine", que l'habit liturgique, comme tous les signes extérieurs, a une importance secondaire dans le culte chrétien, cela ne peut certainement pas nous faire ignorer qu'il appartient à ce complexe de signes conventionnels dont l'humanité s'est servie depuis l'origine pour exprimer la pensée, mode de vie, les idées et le rôle d'une personne. La robe, Que cela vous plaise ou non, il envoie toujours un message et exprime quelque chose sur le rôle, de l'identité et de la mission d'une personne. Et c'est précisément à partir de ce dernier concept que l'on peut identifier l'un des principaux sens des vêtements liturgiques compris comme signe d'un mandat et d'une mission qui n'est certainement pas thésaurisé, mais reçu du Seigneur. Et s'il demeure profondément vrai pour chaque baptisé que le Seigneur Jésus nous invite à adorer en esprit et en vérité [cf.. Gv 4, 24], il en est de même du fait que nous - qui vivons dans le régime des signes et voyons les réalités invisibles "comme dans un miroir" [cf.. Je Cor 13,12] ― nous avons besoin de ces signes pour pouvoir exprimer un culte qui ne soit pas théorique, désabusé, mais qui sait rassembler tout ce qui est profondément humain pour exprimer au mieux ce qu'il entend communiquer.
L'habit liturgique, comme toutes les expressions humaines non exemptes de cette corruption qui a ses racines dans le cœur humain, il devra toujours "s'accommoder" entre le sens "élevé" qu'il veut exprimer et ces déviations que représente le laisser-aller, de la vanité et du pouvoir. Les vêtements des ministres ordonnés, comme toutes les tenues rituelles des ministères institués et des laïcs (et en cela je mettrais aussi des vêtements pour les mariages et les premières communions) ils ont la tâche symbolique d'exprimer une réalité intérieure et un service ecclésial de manière simple et claire, et pas pour cette raison en contraste avec la beauté et le décorum, parce que la beauté et la dignité mènent difficilement à la vérité. Tout cela en évitant toujours qu'ils deviennent des éléments qui entravent la bonne compréhension du message dont la liturgie est porteuse, ou même qui déforment l'essence même de la liturgie sacrée.
Signes et symboles généraux dont la liturgie vit et se nourrit, les vêtements liturgiques dont nous avons dit qu'ils ont une valeur secondaire. A fortiori ce discours est valable pour les couleurs qui sont entrées en usage liturgique aussi bien pour les vêtements que pour les autres décorations. Pourtant, ils sont présents dans la liturgie et suscitent souvent chez les fidèles des curiosités et des interrogations auxquelles il faut apporter une réponse sérieuse et précise., rappelant que dans le culte chrétien - surtout depuis la réforme du Concile Vatican II - rien ne doit être simplement décoratif ou superflu ou pire encore relégué à la pure forme extérieure, au contraire: tout doit avoir un sens théologique et mystagogique.
Laissant de côté les détails historiques complexes, du moins dans notre contexte, Je veux vous rappeler que dans la liturgie les couleurs, comme symboles, ils sont arrivés assez tard. Depuis sept siècles les couleurs n'ont pas eu une importance particulière dans le culte chrétien. Certes - et les sources écrites et iconographiques le confirment - il y a eu une utilisation prédominante du blanc, toujours considérée dans la culture méditerranéenne comme la couleur des fêtes et des grandes occasions. Parlant de la robe blanche de baptême, le Saint Docteur de l'Église Ambroise de Milan a rappelé aux nouveaux baptisés:
"Vous avez ensuite reçu des vêtements blancs pour montrer que vous avez rejeté l'enveloppe du péché et que vous avez revêtu les vêtements purs de l'innocence comme l'a dit le prophète: purifie-moi avec l'hysope et je serai purifié: lave-moi et je serai plus blanc que neige" [Sant'Ambrogio, Sur les mystères, VII, 34].
Au fil des sièclesce qui concerne la forme et la préciosité des vêtements liturgiques se codifie lentement, surtout dans la liturgie byzantine. Mais pour trouver une accentuation de la sensibilité au langage des couleurs il faut attendre le Moyen Age, dans un contexte où, ce qui n'est plus compris par le peuple à travers la langue latine et le sens des rites, il est rendu par le langage visuel. pas un hasard, le moyen Âge, cela représentait ce moment heureux où vous signez, symboles, les gestes ou les silences parlaient avec éloquence, mais surtout ils étaient pleinement chargés de profondes significations théologiques et spirituelles. Avec le pape Innocent III [†1216] nous avons ― en ce qui concerne les couleurs ― les premières directives communes qui peu à peu s'imposent partout, finalement codifié avec le Missel de Saint Pie V dans le 1570, où les robes blanches sont établies, verdi, rouge, violet et noir selon les fêtes: l'utilisation de la couleur rose apparaît également le 3ème dimanche de l'Avent et le 4ème dimanche de Carême, dit aussi Bon dimanche, quand le jeûne strict a été rompu.
La réforme mise en œuvre par le Concile Vatican IIil n'a pas aboli la législation sur les couleurs liturgiques, cependant, en le considérant dans le contexte plus large de ces signes qui doivent être « clairs, adaptés à la capacité de compréhension des fidèles et ne nécessitent pas beaucoup d'explications" [cf.. Saint Conseil,34]. Sur la base de ce principe, les différentes conférences épiscopales nationales ont la liberté de déterminer et d'utiliser librement les couleurs liturgiques selon la culture de chaque peuple. [cf.. Ordre général du Missel romain, 346].
Les règles actuelles prévoient pour le rite romain et notre région occidentale l'utilisation de ces couleurs:
– BLANC: c'est la couleur de la lumière, de pureté et de joie. Il est utilisé à toutes les solennités et fêtes du Seigneur (sauf ceux de la Passion), pour les fêtes de la Vierge Marie, des anges, des saints non martyrs. Il est également utilisé pour administrer les sacrements du baptême et du mariage.
– ROSSO: couleur de feu et de sang, symbole d'Amour / Charité, du cadeau, du sacrifice, du martyre. Il est utilisé pendant la semaine sainte pour le dimanche des Rameaux et le vendredi saint, le jour de la Pentecôte, pour les fêtes des Apôtres, des saints martyrs, pour la fête de l'Exaltation de la Sainte Croix, ainsi que dans les messes votives au Précieux Sang de Jésus. Il peut également être utilisé pour la messe du sacrement de confirmation.
– VERT: dans notre culture c'est une couleur reposante qui exprime la normalité, chemin d'espérance tenace et permanent. Il est utilisé dans les célébrations en semaine et le dimanche du temps ordinaire.
– ALTO:Initialement utilisé comme variante du noir, avec le temps c'est devenu une couleur à part entière. Couleur solennelle et sérieuse, il exprime la fatigue et l'espoir en même temps. Il est utilisé pendant l'Avent et le Carême et exprime la pénitence et la préparation à la venue du Christ. Il est également utilisé dans les célébrations des morts à la place de la couleur noire, dont l'utilisation reste facultative, parce que dans notre culture elle exprime le mieux l'espérance chrétienne qui est aussi présente face au mystère de la mort.
– Rosacée: Conçu comme une variation de violet, marque deux pauses que l'Église prend pendant les temps de pénitence. Il est utilisé deux fois par an, le troisième dimanche de l'Avent, ce DominiqueGaudèteet le quatrième dimanche de Carême dit Dominiquese réjouir.
Outre ces, dans les différentes « familles » liturgiques d'autres couleurs existent et sont utilisées dans les célébrations sacrées:
– ORO: Symbolisant la lumière divine, l'or ou le jaune peuvent être utilisés pour remplacer n'importe quelle couleur sauf le violet.
– NÉRO: Généralement considéré en relation avec les célébrations des morts, au Moyen Âge, il était utilisé pour indiquer les temps pénitentiels. Depuis le Concile de Trente, il a également été utilisé pour le Vendredi Saint.
– BLEU CIEL: il est associé au dogme marial et ne peut donc être utilisé que lors des célébrations liées à la Bienheureuse Vierge Marie, comme l'Assomption ou l'Immaculée Conception. La seule couleur qui représente un véritable privilège liturgique, son utilisation n'a été autorisée par le Concile de Trente qu'au Portugal, en Espagne, dans les anciens territoires de ces deux pays, dans l'ancien royaume de Bavière, dans certaines églises de Naples et enfin dans l'Ordre franciscain historiquement et théologiquement considéré comme digne d'avoir défendu le dogme marial. Ce privilège est toujours valable aujourd'hui.
Les couleurs liturgiques, au-delà de leur usage et de leur signification, ils servent à communiquer le message que, selon les différentes fêtes, ça peut être festif, d'espoir, conversion, de solidarité dans la douleur… Tout cela ne suffit certainement pas comme fin en soi, s'il n'est pas accompagné du but fondamental de tout chrétien ― surtout s'il est ministre ordonné ― et de toute communauté de disciples du Seigneur, ou: vivre l'évangile!
Ne pas faire de vêtements, couleurs ou autres symboles et les signes liturgiques ne sont rien d'autre que des expressions du folklore, étrangeté ou simple vanité, ils doivent devenir une "épiphanie" du mystère du salut qui trouve sa racine unique et profonde dans la rencontre vitale et vivifiante avec Jésus, Parole incarnée, Prêtre éternel de la Nouvelle Alliance. Pourquoi tout, dans la sainte liturgie, manifeste et exprime le mystère de la Parole incarnée de Dieu, décédés, ressuscitée et monté au ciel. C'est pourquoi l'assemblée liturgique acclame le corps vivant et le sang du Christ: «Nous proclamons ta mort, Seigneur, nous proclamons ta résurrection, en attendant ta venue". C'est le coeur de la sainte liturgie.
Florence, 26 janvier 2023
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AUX FUNÉRAILLES DE BENOÎT XVI LE “PRÊTRE IDÉOLOGIQUE” QUI REFUSE LA COMMUNION À UN FIDÈLE QUI LE MET À GENOUX ET LE REJETTE?
Dans un monde qui s'agenouille devant toutes les pires idoles, ne laissez jamais personne oser s'agenouiller devant le Très Saint Corps du Christ, car c'est un vrai affront!
— Pastorale liturgique —
Auteur Rédacteurs en chef de l'île de Patmos
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Non, la “prêtre idéologique”ne peut jamais manquer, surtout dans les occasions les plus particulières et délicates. Quoi de mieux à faire que de refuser une Sainte Communion fidèle pour avoir osé s'agenouiller devant la Très Sainte Eucharistie? Tous aux funérailles de Benoît XVI qui, pendant ses pontificaux, a administré la Sainte Communion à genoux sur l'autel de la confession, en l'offrant à sa bouche. Ce prêtre, en plus de ne pas connaître la différence abyssale entre un “pauvre curé” ea “pauvre curé”, appartient peut-être au consortium de ceux qui pensent que "le carnaval est fini"? Quelqu'un voulait une "pauvre Église" et nous nous sommes retrouvés avec la pauvre Église! Est-ce que quelqu'un se souvient de cette place bondée, car ce sera peut-être le dernier.
de l'île de Patmos, 5 janvier 2023
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OUVRIR LA VIDÉO
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https://i0.wp.com/isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2019/02/faviconbianco150.jpg?fit=150 ,150&ssl=1150150Comité éditorialhttps://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/01/logo724c.pngComité éditorial2023-01-05 12:12:122023-01-06 17:19:24Aux funérailles de Benoît XVI aurait pu manquer le “prêtre idéologique” qui refuse la communion à un fidèle qui s'agenouille et le rejette?
ÉDUCATION LE SACREMENT DE RÉDEMPTION ET L'ABUS LITURGIQUE: DITES-LE AUX ÉVÊQUES, NE DITES PAS MARK ZUCKERBERG ET ELON MUSK
En conclusion, y penser, chaque communauté de fidèles finit toujours par avoir le prêtre qu'elle mérite, exactement comme nous les prêtres, que nous nous retrouvons souvent "condamnés" à un châtiment juste et mérité pour avoir les évêques que nous méritons.
Suggestion à votre évêque pour résoudre le problème racine: l'enfermer dans une pièce de deux mètres sur deux mètres avec le Padri de L'île de Patmos (cliquez sur l'image pour ouvrir la vidéo)
jenotre frèreIvano Liguori il a traité le problème des abus liturgiques, même si dans le cas précis l'abus avait des connotations de sacrilège perpétré lors de la célébration de la Sainte Messe [cf.. QUI, QUI, QUI, QUI].
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en langue liturgique il est d'usage de parler du Canon de la Sainte Messe. Le mot canon de stockc'est la norme précise à suivre pour célébrer le culte divin. La redevance est par nature fixe et rigide. Malheureusement, lorsque certains termes sont utilisés, aujourd'hui beaucoup ont tendance à tourner le nez parce qu'ils ne connaissent pas le vrai sens des mots et finissent par confondre "fixe" avec fixisme et "rigide" avec rigidité. Plus rien de mal. Le célébrant est un instrument fidèle et scrupuleux de la sainte liturgie, maître non maître ou maître arbitraire, Pire que jamais: créateur gratuit. La liturgie sacrée investit la vie de toute l'Église universelle, dont c'est une expression et une prière commune de louange à Dieu. Abuser de manière créative de la liturgie sacrée, c'est la rendre instable et lui enlever cette dimension univoque, prière commune et universelle. C'est pourquoi l'abus liturgique, qu'il soit petit ou grand, donne lieu à une double fracture: avec la communion de l'Église et avec sa dimension d'universalité. Rappelons que l'étymologie du mot "catholique", dal greco tout au long, il signifie universel et indique ainsi son universalité.
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le 25 mars 2004,Solennité de l'Annonciation du Seigneur, « par disposition du Souverain Pontife Jean-Paul II, rédigé par la Congrégation du Culte Divin et de la Discipline des Sacrements, en accord avec la Congrégation pour la Doctrine de la Foi », l'Instruction a été publiée Le sacrement de la rédemption. Sous-titre: «Sur certaines choses à observer et à éviter concernant la Très Sainte Eucharistie».
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La clôture définitive de ce Document,avec les sujets concernés, nous fait immédiatement comprendre qu'il ne s'agit pas d'une série de recommandations pieuses mais d'un texte qui s'impose à la fois à la conscience et à la pratique, et celui qui ne s'y conforme pas commet un véritable abus, dont la gravité peut aller jusqu'au véritable sacrilège, comme malheureusement nous l'avons vu aussi récemment.
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Quelqu'un objecteraque de cette façon les ailes de l'initiative et de la créativité sont coupées. Généralement, ce type d'objections vient de la bouche de ceux qui ont fait du relativisme - une véritable grande maladie corrosive de l'Église contemporaine - une sorte de norma normans non normata, oubliant que l'Église, d'un trésor si absolu, parce qu'il a été laissé en cadeau par le Divin Rédempteur, est le gardien, pas maîtriser. Dans la liturgie eucharistique, l'Église célèbre l'actualisation permanente de l'action salvifique du Seigneur Jésus dans sa vie, dans sa passion, dans sa crucifixion, dans sa mort et sa résurrection [cf.. n. 40], pour cela après la consécration des espèces sacrées, le peuple de Dieu acclame le corps vivant et le sang du Christ présent dans l'âme, esprit et divinité:
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«Nous proclamons ta mort, Seigneur, nous proclamons ta résurrection, en attendant ta venue".
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Il y a une question fondamentale qui traverse toute l'éducation: il faut vraiment faire attention aux abus liturgiques? Il ne suffit pas de réaffirmer l'importance et la nécessité de suivre les normes liturgiques selon l'esprit du Concile Vatican II qui affirme:
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« le culte public intégral est exercé par le Corps Mystique de Jésus-Christ, c'est-à-dire du chef et de ses membres. En conséquence, chaque célébration liturgique, comme l'œuvre du Christ prêtre et de son Corps qui est l'Église, c'est l'action sacrée par excellence» [Saint Conseil, n. 7].
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Dans les colonnes de ce magazineIl a été expliqué à plusieurs reprises au fil des ans que si, six décennies après la clôture d'un grand concile œcuménique, l'Église s'est trouvée contrainte de publier deux documents correctifs très particuliers - ce sont les Jésus est le Seigneur cil réaffirme l'unicité salvifique du Christ et de son Église, à suivre avec le Le sacrement de la rédemption dans lequel il évoque les fondements fondamentaux de l'art de la fête - quelque chose s'est mal passé. Cela dit, il est bon de préciser que ce n'est pas le Conseil qui a mal fonctionné, élément de renouveau pastoral nécessaire dont l'Église avait besoin, exactement comme il y a quatre siècles, un autre grand Concile, celui de Trente. Dysfonctionnement, en effet parfois très mal, ce sont les interprètes post-conciliaires du soi-disant esprit du Concile qui ont souvent fini par se faire une idée du Concile qui leur était propre. c'est ce qui n'a pas fonctionné et a généré les problèmes auxquels nous devons malheureusement faire face aujourd'hui. Qui profite de certaines données objectives, de l'égarement doctrinal à des abus liturgiques souvent quasi institutionnalisés, imputer la faute au dernier concile de l'Église, deux heures: ou péché d'ignorance profonde, ou, par pure idéologie, ment en sachant qu'il ment.
« ils sont une expression concrète de l'ecclésialité authentique de l'Eucharistie; c'est leur sens le plus profond. La liturgie n'est jamais la propriété privée de quelqu'un, ni du célébrant, ni de la communauté dans laquelle les Mystères sont célébrés. Le prêtre qui célèbre fidèlement la messe selon les normes liturgiques et la communauté qui s'y conforme manifestent, d'une manière silencieuse mais éloquente, leur amour pour l'Église" [cf.. n. 52].
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C'est clair que ça ne suffit pas une seule participation extérieure, parce que célébrer l'Eucharistie demande de la foi, espoir et charité. À cet égard, l'instruction précise Le sacrement de la rédemption:
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« Un respect purement extérieur des règles, comme il est évident, serait contraire à l'essence de la liturgie sacrée, dans lequel le Christ Seigneur veut rassembler son Église, pourquoi est-ce, avec lui, "un seul corps et un seul esprit". L'acte extérieur doit être, donc, éclairés par la foi et la charité qui nous unissent au Christ et les uns aux autres et engendrent l'amour pour les pauvres et les affligés".
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Les abus ont toujours existé, également dans la soi-disant "messe éternelle", néologisme inventé par l'esprit de qui, jouer avec le latin, il ignore non seulement l'histoire de la liturgie, mais la même histoire de l'Église. Cependant il est bon de rappeler qu'en ce qui concerne la célébration eucharistique, tous les abus n'ont pas le même poids. Si en fait il peut arriver de se tromper par inadvertance sur la couleur d'un vêtement sacré, utiliser par erreur une préface ordinaire alors que la liturgie en prévoit une, ou d'utiliser des chansons inadaptées, dans ce cas nous sommes dans le domaine de l'erreur humaine. D'autres abus menacent à la place: ou d'invalider ce qui est célébré, ou manifester un manque absolu de foi eucharistique, produisant des effets dévastateurs sur le Peuple de Dieu, dans une décadence toujours plus grande et inquiétante du culte eucharistique et de la perception de sa sacralité qui soutient la structure même de l'Église, qui est en soi un mystère eucharistique, parce qu'elle est fondée sur le corps et le sang de la Parole de Dieu faite homme. D'autres abus, en revanche, risquent de semer la confusion parmi le peuple de Dieu, ou même de profaner la célébration elle-même. C'est pourquoi l'abus ne peut pas être pris à la légère, comme s'il s'agissait... d'excès de créativité.
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Une chose est sûre: tous les membres de l'Église ont besoin de formation liturgique, qui manque malheureusement aujourd'hui. Le Concile Vatican II précise qu'il faut absolument donner la première place à la formation liturgique du clergé [cf.. Saint Conseil, n. 14]. Mais il est vrai aussi qu'elles existent dans tel ou tel contexte ecclésial, abus qui contribuent à obscurcir la foi juste et la doctrine catholique sur ce merveilleux sacrement [cf.. Eglise sur l'Eucharistie, n. 10]. La Le sacrement de la rédemption précise que "les abus sont souvent enracinés dans une fausse conception de la liberté" [cf.. n. 7]. « Les actes arbitraires, en fait, ne contribuent pas à un renouvellement effectif" [cf.. n. 11]. Il est bon de préciser ce qui a été réaffirmé dans plusieurs actes et documents du magistère: "De tels abus n'ont rien à voir avec l'esprit authentique du Concile et doivent être corrigés par les Pasteurs avec une attitude de fermeté prudente" [cf.. Jean-Paul II, 40 anniversaire de la Constitution conciliaire sur la liturgie, Lettre apostolique Esprit et mariée, n. 15]. L'Instruction clarifie la même chose Le sacrement de la rédemption:
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« À ceux qui modifient les textes liturgiques de leur propre autorité, il est important de souligner que la liturgie sacrée est intimement liée aux principes de la doctrine, et l'usage de textes et de rites non approuvés l'affaiblit par conséquent, ou se perdre complètement, le lien nécessaire entre le la loi de la prière et le loi de la croyance» [cf.. n. 10], (expression latine connue qui, dans le langage de la sainte liturgie, signifie: la loi de la prière est la loi de la foi).
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Pour les croyants catholiqueslire cette Instruction serait en effet très instructif, ce n'est pas un hasard s'il s'appelle Education. Ce sera sûrement beaucoup plus instructif que de chercher des réponses improbables sur réseaux sociaux, sinon pire, s'improviser liturgistes et donner des réponses que souvent on n'est pas vraiment capable de donner, ne contribuant ainsi qu'à engendrer la confusion et la polémique stérile, mais surtout pour augmenter le manque de connaissances des nombreux qui, en nombre croissant, mais ils supposent qu'ils savent. En effet, si l'Église met certains textes et documents à la disposition des fidèles, c'est justement pour les instruire aussi sur la manière dont il convient de réagir aux abus liturgiques de certains célébrants. Il est donc peu utile de blâmer le prêtre forgeron d'abus liturgiques sur une page Facebook. L'Église indique précisément quelles sont les erreurs et les abus qu'aucun célébrant ne doit commettre, après quoi il indique aux fidèles comment agir et qui contacter. Il ne les exhorte pas à aller chercher des réponses improbables là où il est impossible de les trouver, ou pire pour discuter où la controverse finira par n'être qu'une fin en soi.
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Beaucoup seraient des exemples, choisissons-en un au hasard: plusieurs fois il nous est arrivé, à nous prêtres, de recueillir le malaise des fidèles qui se plaignaient de l'utilisation injustifiée de ministres extraordinaires de la Communion, si quoi que ce soit, alors que le célébrant était assis au siège et que quelques laïcs distribuaient la Très Sainte Eucharistie. On a sans doute affaire à un grave abus, l'Instruction elle-même le précise en précisant:
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«Il est condamnable la pratique de ces prêtres qui, bien que présent à la fête, cependant, ils s'abstiennent de distribuer la Communion, confier cette tâche aux laïcs" [cf.. n. 157].
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Cette règle fut à son tour précédée vingt ans plus tôt par une répondrede la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements [11 juillet 1984: SAA 76 (1984) p. 746]. Cette tâche délicate confiée aux laïcs est en elle-même un ministère tout à fait extraordinaire, en fait, il s'agit de ministres ordonnés, au prêtre et au diacre, distribuer la Sainte Communion aux fidèles. Seulement dans les cas où les ministres ordonnés ne suffisent pas pour le grand nombre de personnes, appel peut être fait aux ministres de la Communion, qui exercent un ministère tout à fait extraordinaire.
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Face aux abus de ce genre et aux nombreux autres décrits dans cette Instruction, sur lequel il ne serait pas possible de s'attarder, les fidèles catholiques sont tenus de contacter leur évêque, certainement pas un Facebooke Gazouillement, parce que nos diocèses ne sont gouvernés ni par Mark Zuckerberg ni par Elon Musk, qui, entre autres, ne peut exercer aucun pouvoir sur les prêtres ou les admonester pour quelque raison que ce soit.
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Devant les responsabilités objectives de notre clergé,défectueux et pécheur, nous ne reculons pas, en effet, nous sommes les premiers à admettre les erreurs évidentes de quelques-uns ou de beaucoup de nos confrères qui, malheureusement, semblent parfois célébrer presque avec leurs pieds. Cependant, les responsabilités de ces fidèles ne sont pas moins graves, ou présumé tel, qu'au lieu d'informer l'évêque, comme ils devraient le faire, ils pensent qu'ils peuvent se plaindre avec le chiffon de leurs vêtements réseaux sociaux, encore mieux si derrière un nom fantaisiste, car dans ce cas ils deviendront extrêmement agressifs et sévères, plutôt que d'agir comme Dieu l'ordonne et d'assumer toutes leurs responsabilités en tant que croyants catholiques, informer simplement l'évêque.
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En conclusion, y penser, chaque communauté de fidèles finit toujours par avoir le prêtre qu'elle mérite, exactement comme nous les prêtres, que nous nous retrouvons souvent "condamnés" à un châtiment juste et mérité pour avoir les évêques que nous méritons.
Florence, 10 décembre 2022
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CETTE LITURGIE À LAQUELLE NOUS PARTICIPONS SOUVENT SANS SAVOIR LE SENS ET LA PORTÉE DE CE QUE NOUS RÉCITONS ET CÉLÉBRONS. COMMENÇONS PAR UN BREF VOYAGE DANS LA PRÉFACE DU TEMPS DE L'AVENT...
Avènement, essayez de le vivre et de le célébrer dans les églises, pas sur réseaux sociaux. Et si vous avez des doutes, ou des choses à clarifier, tournez-vous vers nous prêtres, qui pourtant insuffisant, pécheurs, incompétent et décevant - comme beaucoup l'écrivent dans leurs évents sur Internet - quelque chose de plus que les théologiens improvisés sur Facebook e Gazouillement, soyez assurés que nous le savons et sommes en mesure de vous l'offrir, toujours Gratuit et Amor Dei.
Note de l'éditeur: vous avez Padri de L'île de Patmos un nouvel éditeur a rejoint, le prêtre florentin Simone Pifizzi, pasteur et liturgiste [voir QUI]
Il y a beaucoup de catholiques,même ceux qui sont dévoués et animés par une foi sincère, ignorant le sens des paroles prononcées et des gestes posés par le Prêtre pendant la Sainte Messe. Le rite sacré qui, à travers la Sainte Messe, renouvelle le sacrifice non sanglant du Christ est plein de signes et de symboles, dont chacun est chargé d'une profonde signification théologique et mystagogique. Puisqu'il faut toujours expliquer chaque mot, rappelez-vous que la "mystagogie", mot d'origine grecque, dont le sens est "initiation aux mystères", dans le lexique chrétien, il indique la découverte de la nouvelle vie de grâce que nous avons reçue à travers les sacrements. Le catéchisme enseigne:
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« La liturgie est le point culminant vers lequel tend l'action de l'Église., ensemble, la source d'où jaillissent toutes ses vertus. La catéchèse est intrinsèquement liée à toute action liturgique et sacramentelle, car c'est dans les sacrements, et surtout dans l'Eucharistie, que Jésus-Christ agit pleinement pour la transformation des hommes" [cf.. n. 1074]. La catéchèse liturgique vise à introduire dans le mystère du Christ (c'est en fait "Mystagogie") en procédant du visible à l'invisible, du signifiant au signifié, des "sacrements" aux "mystères" [cf.. n. 1075].
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Je disais que la liturgie sacrée est riche en signes et symboles, dont chacun a une signification profonde. Même les silences ou les hochements de tête de révérence du Prêtre ont leur signification théologique et mystagogique. Pour le comprendre, il suffirait d'écouter les maîtres, au lieu de courir après d'improbables théologiens et liturgistes qui fulminent réseaux sociaux. Essayons de tout clarifier avec un exemple tiré de la Première Prière Eucharistique, dit aussi Canon romain. Dans ce qui précède où il est fait référence à Communion des saintsle prêtre récite:
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«[…] En communion avec toute l'Église, nous nous souvenons et vénérons par-dessus tout la glorieuse et toujours vierge Marie Mère de notre Dieu et Seigneur Jésus-Christ".
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Mention de la Bienheureuse Vierge Marie le prêtre fait allusion à une légère révérence avec sa tête, quand un peu plus tard il mentionne Jésus-Christ, fait allusion à un arc plus profond. pouquoi? La raison est contenue dans les mots eux-mêmes: la "Vierge Marie Mère" est une créature, c'est-à-dire une créature créée, qui est vénéré comme tel (d'où le léger arc), tandis que Christ est "notre Dieu et Seigneur", qui n'est pas une créature, mais "engendré non créé de la même substance que le Père", c'est-à-dire que c'est Dieu, alors tu l'aimes. Ce sont des étapes très importantes, même s'il n'est pas toujours connu apprentis sorciers qui du jour au lendemain ont commencé à "jouer" avec l'ancien Missel de Saint Pie V et qui ne manquent jamais une occasion, dans leurs exaspérations tu frôles souvent la mariolâtrie, démontrer l'incapacité de distinguer le Dieu incarné, Deuxième Personne de la Sainte Trinité, de la plus pure des créatures, qu'aussi immaculé qu'il demeure une créature créée, avec la paix sereine de ceux qui revendiquent sa co-rédemptrice, malgré le refus clair des Souverains Pontifes, dernier dans l'ordre des séries Benoît XVI et François. Cette distinction substantielle entre "créature" et "Dieu", dans la liturgie sacrée, il ne s'exprime pas avec des mots et encore moins avec des leçons de théologie dogmatique, de christologie ou de mariologie, mais avec deux arcs simples: un léger à Marie créature créée, un profond, à Christ Dieu engendré non créé, qui n'a pas besoin de co-rédempteurs et de co-rédempteurs, comme l'a exprimé avec délicatesse Benoît XVI, d'une manière un peu plus "grossière", mais tout aussi incisif et clair, par le pape François [cf.. Catéchèse sur la prière – Priez en communion avec Marie].
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Dit aimablement:pères dè L'île de Patmos, quand ils célèbrent et exercent ainsi le la tâche de sanctifier, Ils savent ce qu'ils font. Lorsqu'ils enseignent et exercent ainsi la la tâche d'enseigner, ils savent bien ce qu'ils enseignent. Sans se ridiculiser devant les auditeurs comme ces phénomènes de cirque qui comblent leurs graves lacunes théologiques en listant les doctorats théologiques obtenus. Bien sûr, chaque référence est complètement involontaire, sans parler du décontracté…
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Dans la liturgie, on l'appelle la Préface la louange solennelle qui introduit la Prière eucharistique et qui en constitue la première partie introductive. Une prière dans l'ancien missel de saint Pie V et dans le missel de saint Paul VI commence dans les deux par un dialogue entre le célébrant et les fidèles:
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Le célébrant:"Le seigneur soit avec vous". Les gens répondent: "Et avec votre esprit". Le Célébrant reprend:" Élevez nos cœurs ". les gens: "Ils sont adressés au Seigneur". Le célébrant (hochant la tête) "Nous rendons grâce au Seigneur notre Dieu". Et le Peuple conclut: "C'est bon et juste".
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La partie récitée par le célébrant seul suit, dont la section centrale varie selon la célébration, car les préfaces sont nombreuses et pour cette raison elles varient du Temps Ordinaire à celui du Carême, de l'Avent à Noël, de Pâques à Pentecôte, à suivre avec d'autres "propres préfaces" utilisées dans les célébrations à la mémoire de la Sainte Vierge, des saintes, des martyrs, des morts. Pour cette raison la deuxième partie est toujours variable, parce que son but est d'expliquer, comme une courte catéchèse, la raison pour laquelle la gloire et l'action de grâce de toute l'Église universelle sont dues à Dieu. Prenons comme exemple la III Préface de la Bienheureuse Vierge Marie pour comprendre cet élément catéchétique contenu dans la sainte liturgie. Récitez le texte:
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A l'annonce de l'ange, accueilli ta Parole dans le coeur immaculé et méritait de le concevoir dans le sein virginal; devenir la mère de son Créateur, marqué les débuts de l'Église.
Au pied de la croix, pour le testament d'amour de ton Fils, étendu sa maternité à tous les hommes, généré par la mort de Christ pour une vie qui ne finira jamais.
Image et modèle de l'église en prière, rejoint dans la prière des Apôtres attendre le Saint-Esprit.
Assumé à la gloire du ciel, accompagner l'Église avec l'amour maternel et le protège sur son chemin vers la patrie, jusqu'au jour glorieux du Seigneur.
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Enfinla partie finale, structurellement toujours le même, sauf la différence de quelques mots d'une préface à l'autre, dont le but est d'introduire le chant et l'acclamation de la Saintde tout le peuple de Dieu réuni en assemblée:
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E Novembre, avec les anges et les saints,
nous chantons sans fin
l'hymne de ta louange: Saint …
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Le temps de l'Avent dans lequel nous allons entrer il a une double fonction, comme l'expliquent les normes liturgiques:
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«[...] Il est temps de préparer la solennité de Noël, commémorant la première venue du Fils de Dieu parmi les hommes et, au même moment, est le moment où, à travers cette mémoire, l'esprit est conduit à l'attente de la seconde venue du Christ à la fin des temps» [cf.. Normes générales d'organisation de l'année liturgique et du calendrier, n. 39].
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Au fil des siècles,la courte mais intense saison liturgique « forte » de l'Avent a toujours préservé ces deux grands aspects de Préparationà la célébration commémorative de la naissance de Jésus-Christ dans le temps et de Attendezde son glorieux dernier retour. Ces deux dimensions sont rappelées à la fois par les textes bibliques et patristiques utilisés tant dans la célébration eucharistique que dans la liturgie des heures. A cette période qui marque le mystère de l'incarnation du Verbe de Dieu fait homme, d'où la nouvelle révélation et le mystère du salut prendront vie, précisément en raison de son importance fondamentale, de grands Saints Pères et docteurs de l'Église lui ont consacré des écrits et des sermons. Nous pourrions n'en nommer que quelques-uns, par Saint Irénée de Lyon [cf.. À l'intérieur, 1,88-95.99] à Saint Grégoire le Grand [cf.. Homélies1, 8], par saint Bernard de Clairvaux [cf.. Quatrième discours sur l'Avent 1. 3-4], à suivre dans des temps plus récents avec saint Charles Borromée qui explique comment le temps de l'Avent exige d'être pieusement sanctifié par les hommes [cf.. Lettres pastorales].
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Parmi les nombreux textesqui enrichissent la liturgie de ce temps liturgique, les Préfaces propres à l'Avent méritent une attention particulière, qui constituent en eux-mêmes un véritable itinéraire liturgique et spirituel propre à enrichir la vie chrétienne.
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Pour le temps de l'Avent, le Missel romain italien contient quatre textes: les deux premiers (I et I/A) ils sont utilisés du premier dimanche de l'Avent jusqu'à 16 décembre, secondes (II par II/A) pour les jours restants. Les préfaces I et I/A insistent particulièrement sur la venue finale du Christ à la fin des temps, dans ce qu'on appelle Russie. Les deux autres (II par II/A) ils sont une invitation à préparer votre cœur et votre esprit pour la célébration de sa première venue, sans perdre de vue l'accent mis dans les deux premiers.
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Passons maintenant aux textes, ne prenant évidemment en considération que la "partie mobile" ou la seconde partie de la Préface, ce que nous avons précédemment indiqué et défini comme catéchèse.
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Dans la I Préface de l'Avent la double venue du Christ est annoncée par ces paroles:
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"Lors de son premier avènement dans l'humilité de la condition humaine, il a accompli l'ancienne promesse et nous a ouvert la voie du salut éternel. Quand il revient dans la splendeur de la gloire, il nous appellera à posséder le royaume promis que nous osons maintenant espérer avec vigilance dans l'attente".
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Le titre exprime déjà tout le sensde ce temps liturgique: souvenir de la première venue du Christ dans la chair et anticipation de son retour glorieux. Trois passages importants ressortent de la première partie: l'accent mis sur l'abaissement du Fils de Dieu, qui rappelle immédiatement le célèbre hymne christologique:
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"Jésus-Christ, alors qu'il est de la nature divine, Il n'a pas jugé le vol d'être égal avec Dieu; mais il s'est déshabillé, prenant la forme d'un serviteur, en devenant semblable aux hommes; est apparu sous forme humaine, s'est humilié en devenant obéissant jusqu'à la mort et la mort sur une croix" [Fichier 2,5-8].
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Suit "l'accomplissement de l'ancienne promesse". Jésus, avec son Incarnation, il donne un accomplissement ultime et définitif à toutes les prophéties et promesses faites aux Pères tout au long du Premier Testament. Ou pour citer l'ouverture solennelle de la lettre aux Hébreux:
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"Ça a donné, qui avait déjà parlé dans l'Antiquité de nombreuses fois et de différentes manières aux Pères par l'intermédiaire des Prophètes, dernièrement, en ces jours, il nous a parlé par son Fils, qu'il a fait héritier de toutes choses et par qui il a aussi fait le monde" [Mib 1, 1-2].
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Enfin, Dans la conclusion,l'ouverture définitive - opérée par Celui qui se présentera comme la Voie, Vérité et vie [cf.. Gv 14, 6] - du salut éternel et de la vie sans fin. La deuxième partie nous emmène à la fin des temps, où l'humilité sera remplacée par la gloire. Dans cette gloire, éternelle et définitive la Parole introduira tous ceux qui croient en lui et cela avec espérance, déjà dans cette vie, ils regardent en ce moment.
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Je voudrais souligner la présence de ces deux verbesqui nous concernent: un dans le futur ― "il nous appellera à posséder" ― et un dans le présent - «nous osons» ― qui disent le "déjà et pas encore" dans lequel chaque croyant s'insère avec le Baptême et qui se renouvelle dans chaque célébration eucharistique et dans chaque signe sacramentel.
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Dans la Préface I/A le Christ est célébré,Seigneur et juge de l'histoire, à travers ces mots de louange:
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«Tu nous as caché le jour et l'heure où le Christ ton Fils, Seigneur et juge de l'histoire, apparaîtra dans les nuées du ciel revêtu de puissance et de splendeur. En ce jour formidable et glorieux, le monde actuel passera et de nouveaux cieux et une nouvelle terre se lèveront. Maintenant il vient nous rencontrer en chaque homme et à chaque instant, parce que nous l'accueillons dans la foi et témoignons avec amour de la bienheureuse espérance de son royaume".
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Dans ce textetout est projeté sur la venue finale du Christ glorieux. Le langage est solennel et emphatique: "Seigneur et Juge", "Vêtu de puissance et de splendeur", "en ce jour affreux et glorieux". Cependant, ce "pas encore" est comparé au présent, dans laquelle chaque croyant est appelé à reconnaître la venue du Christ dans le visage du frère qu'il rencontre au quotidien dans l'expérience des trois vertus théologales explicitement évoquées ici: Foi, Espérance et Charité. L'espoir, Vertu typique de l'Avent, elle est accueillie avec Foi et témoignée avec une Charité authentique.
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Dans la Préface II, nous avons les deux attentes du Christillustré et expliqué dans ces mots:
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« Il a été annoncé par tous les prophètes, la Vierge Mère l'attendait et le portait dans son sein avec un amour ineffable, Jean a proclamé sa venue et l'a indiqué présent dans le monde. Le même Seigneur, qui nous invite à préparer joyeusement son Noël, trouve-nous vigilants dans la prière, exultant de louange".
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Texte pédagogique extraordinairequi résume toute l'histoire du salut en vue de la venue du Fils de Dieu dans la chair: l'annonce prophétique, la Sainte gestation de la Vierge, la prédication et le témoignage du Baptiste et qui non seulement annonce la venue du Seigneur mais qui a aussi la grâce de voir sa réalisation. Le croyant est invité à se réjouir car Jésus est déjà présent et nous pouvons expérimenter cette présence à la fois dans la prière personnelle, comme "vigilantes en prière" et dans la liturgie, ou: "se réjouir de la louange".
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La préface II/A se concentre sur Maria new Eve,clarifiant le rôle que Dieu lui a confié dans le mystère du salut, ou comme on dit dans l'économie [le grec économie] du salut:
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« Nous te louons, nous te bénissons, nous te glorifions pour le mystère de la Vierge Mère. De l'ancien adversaire est venu la ruine, du sein virginal de la fille de Sion celle qui nous nourrit du pain des anges a germé et le salut et la paix sont sortis pour toute l'humanité. La grâce qu'Ève nous a retirée nous est rendue en Marie. En elle, Mère de tous les hommes, maternité, racheté du péché et de la mort, s'ouvre au don d'une nouvelle vie. Où la culpabilité abondait, ta miséricorde abonde en Christ notre Sauveur".
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Le texte de cette Préface de l'empreinte mariale nous conduit directement à la contemplation de la Vierge Mère de Dieu: Sainte Marie, protagoniste par excellence des derniers jours de l'Avent. Marie est parallèle à Eve, en utilisant la catégorie de « maternité ». Du ventre d'Eve - tenté par l'Ancien Adversaire, le serpent - une humanité marquée par l'expérience du péché est née, une vraie "ruine". Marie est la nouvelle Eve, la Mère d'une nouvelle humanité, pas tellement et non plus dans un sens biologique mais dans un sens spirituel. Si d'une part il est vrai que nous sommes tous des hommes nés dans une chair marquée par l'expérience du péché, l'Incarnation du Verbe Divin - ici délicieusement indiquée avec deux images à forte saveur biblique: "pain des anges" et "germe" - ouvre grand devant nous le don de la Rédemption et d'une nouvelle vie, divin et spirituel. Au cours de la dernière période, les paroles de l'apôtre Paul se sont répercutées presque littéralement:
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«La loi est alors venue donner pleine conscience de la chute, mais où le péché a abondé, la grâce a surabondé, car comme le péché il avait régné avec la mort, que la grâce aussi règne avec justice pour la vie éternelle, par Jésus-Christ notre Seigneur". [Rm 5, 20-21].
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C'est ce dont nous devrions toujours nous souvenir aussi,à chaque instant de notre vie, surtout quand on sent le poids de nos manquements, de nos fautes, quand la vie ressemble à une litanie d'échecs et même quand la foi elle-même risque de faiblir pour des causes internes et externes. Pourquoi à propos de tout, même sur le péché, son infinie miséricorde abonde, son amour.
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Méditons attentivement ces textes que l'Église Mère nous donne pour nous préparer à la naissance du Seigneur et bien plus encore à notre rencontre personnelle avec Lui, quand on ne le verra plus comme dans un miroir, mais face à face, et nous le connaîtrons comme nous sommes maintenant reconnus par lui [cf.. 1 Cor 13, 12].
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Je termine par une recommandation:l'avènement, essayez de le vivre et de le célébrer dans les églises, pas sur réseaux sociaux. Et si vous avez des doutes, ou des choses à clarifier, tournez-vous vers nous prêtres, qui pourtant insuffisant, pécheurs, inepte et décevant - comme beaucoup l'écrivent dans leurs évents sur Internet - quelque chose de plus, par rapport aux théologiens improvisés sur Facebooke Gazouillement, soyez assurés que nous le savons et sommes en mesure de vous l'offrir, toujours Gratuit et Amor Dei.
Florence, 17 novembre 2022
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https://i0.wp.com/isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/11/Padre-Simone-Pifizzi-piccola-isola.jpg?fit=150 ,150&ssl=1150150Père Simonehttps://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/01/logo724c.pngPère Simone2022-11-17 03:25:352022-12-09 22:11:45Cette liturgie à laquelle on participe souvent sans connaître le sens et la signification de ce qui est récité et célébré. Commençons par un bref voyage à travers les préfaces du temps de l'Avent …
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