Jeudi Saint 2024. Homélie de salutation du Cardinal Giuseppe Betori

JEUDI SAINT 2024. UNA OMELIA DI SALUTO DEL CARDINALE GIUSEPPE BETORI

Affermare che oggi, des aigles et des faucons que nous étions, nous passons aux poulets ou, bon cours, aux dindes, ce n'est pas une déclaration peu généreuse et irrévérencieuse mais un fait: negli ultimi anni abbiamo assistito a nomine episcopali di soggetti imbarazzanti, ma quel che è peggio tutti uguali, o come suol dirsi fatti a stampo, clonati per emulazione. Il tutto alla faccia della pluralità delle voci all’interno della Chiesa!

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Auteur
Simone Pifizzi

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A ispirarmi questo articolo ― che tale non è, perché si tratta di riportare il testo di una omelia pronunciata dal Cardinale Giuseppe Betori Arcivescovo Metropolita di Firenze ― è stato il Padre Ariel, che poche settimane fa ha dedicato su queste nostre colonne un omaggio al suo Vescovo, SE. Mons. Andréa Turazzi; omaggio fatto con un tocco di classe riassunto in questa frase:

«Un buon prete è tale se per lodare il proprio Vescovo attende la fine del suo mandato [...] Solamente adesso che non ha più potere di governo pastorale sulla Diocesi e su di me, Je peux dire publiquement à quel point je l'ai vénéré, apprezzato e amato il mio Vescovo».

L’Arcivescovo di Firenze, pur avendo presentato al Sommo Pontefice la propria rinuncia al governo pastorale della nostra Diocesi non è ancora emerito, né è stato ancora ufficializzato il suo successore designato. La sua missione tra di noi, de facto, è da considerarsi però terminata. Per quanto riguarda il suo successore, è pressoché certo che sia stato già scelto e nominato, dobbiamo solo attendere l’annuncio ufficiale.

Con il Cardinale Giuseppe Betori — e ormai pochissimi altri divenuti vescovi cinquantenni sotto il pontificato del Santo Pontefice Giovanni Paolo II — si chiude definitivamente una stagione ecclesiale ed ecclesiastica che ebbe anch’essa le sue non poche problematicità, ma comunque popolata anche di personalità di alto livello pastorale e spessore culturale. Affermare che oggi, des aigles et des faucons que nous étions, nous passons aux poulets ou, bon cours, aux dindes, ce n'est pas une déclaration peu généreuse et irrévérencieuse mais un fait: negli ultimi anni abbiamo assistito a nomine episcopali di soggetti imbarazzanti, ma quel che è peggio tutti uguali, o come suol dirsi fatti a stampo, clonati per emulazione. Il tutto alla faccia della pluralità delle voci all’interno della Chiesa!

Facendo mie le parole rivolte da un confratello al proprio Vescovo oggi posso dire anch’io:

«Un buon prete è tale se per lodare il proprio Vescovo attende la fine del suo mandato [...] Solamente adesso che non ha più potere di governo pastorale sulla Diocesi e su di me, Je peux dire publiquement à quel point je l'ai vénéré, apprezzato e amato il mio Vescovo».

Il Cardinale Giuseppe Betori si è rivelato una perla ormai incastonata nel diadema della genealogia degli ultimi Vescovi donati a questa nostra Chiesa fiorentina dalla Roma che ormai fu, come dimostra l’omelia che segue …

Florence, 28 mars 2024

 

Il Cardinale Giuseppe Betori Arcivescovo Metropolita di Firenze, Santa Messa del Crisma dell’anno 2024

La Messa crismale, che il Vescovo concelebra con i presbiteri delle diverse zone della diocesi e durante la quale benedice il santo crisma e gli altri oli, è considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui». Sono queste le parole del Pontificale Romano nelle Premesse al rito della Benedizione degli Oli. Con queste parole quindici anni fa mi rivolsi a voi nella mia prima presidenza della celebrazione della Messa Crismale nella Chiesa fiorentina. Ad esse faccio riferimento anche oggi, in questa celebrazione che si può presumere sia l’ultima mia presidenza della Messa Crismale in questa cattedrale, per rivolgermi in particolar modo a voi preti fiorentini, con cui ho condiviso il governo pastorale del popolo di Dio che mi è stato affidato in questi anni.

Le mie vogliono essere parole di ringraziamento, di riflessione, di consegna per il futuro. Vorrei però evitare di scivolare sul piano dei sentimenti, pur importanti e non assenti nel mio cuore in questo momento, per ricondurre tutto alla luce della parola di Dio. Gratitudine, conscience, fiduciosa speranza vanno infatti misurate sulla fedeltà con cui siamo stati capaci di corrispondere al dono che Cristo ci ha fatto, di come ci sentiamo in dovere di approfondirne le forme in modo adeguato ai tempi, di come ci consegniamo ad esso nella certezza che la presenza del Signore e del suo Spirito tra noi, pur nelle incertezze del presente, non verrà mai meno.

In questo orizzonte accogliamo la rivelazione che oggi ci viene fatta dalla parola di Dio circa la missione di Cristo, delle dignità e responsabilità che sono consegnate ai suoi discepoli, del servizio della parola e della grazia che è affidato a noi suoi ministri a vantaggio di tutti. L’immagine che riassume questo mistero è quella dell’unzione, con cui il profeta esprime la consacrazione del Messia inviato a portare il lieto annunzio della salvezza, a porsi al servizio dei poveri e degli oppressi, a diffondere la consolazione della misericordia. Questa stessa unzione abbiamo udito Gesù proclamare come segno della missione per cui lo Spirito lo invia come liberatore dell’umanità da ogni sua fragilità per entrare nel tempo della grazia del Signore. Enfin, questa unzione, ora definita regale e sacerdotale, è il segno di un popolo redento che vive per la gloria del Padre.

Annuncio, sacerdozio e regalità dalla persona di Cristo passano a quella dei credenti in lui e al servizio di questo passaggio è posto il nostro ministero di preti. Grazie dunque per il vostro ministero a servizio della Parola; viva sempre in voi il desiderio di conoscerla sempre più profondamente e di saperla ridire con parole che siano in grado di incrociare le domande espresse e inespresse dell’umanità contemporanea, guardiamo con fiducia al futuro, certi che nella inesauribile ricchezza della parola di Dio c’è un sicuro orientamento per le nuove sfide che incombono sull’umanità nei giorni a venire. Grazie per il vostro ministero di pontefici tra l’umanità e il suo Creatore, di generosi trasmettitori della grazia che viene dall’alto e di voce dell’umanità e delle sue attese verso il Padre di tutti; in un mondo che si edifica seguendo il mito dell’autosufficienza, sentite come particolare vostro impegno quello di risvegliare nella vostra gente il bisogno dell’invocazione e l’umiltà dell’accoglienza del dono di vita nuova opera dei sacramenti; alimentate sempre in voi la speranza, perché nessun ostacolo vi getti nello sconforto o anche solo nell’inerzia, perché tanto nulla cambia, avendo in noi la certezza che il Risorto ha il potere di fare nuove tutte le cose. Grazie per come nel vostro ministero animate le vostre comunità, vi consacrate ad esse, vi fate carico dei problemi in particolare dei più poveri; Siamo sì ministri della Chiesa, ma il nostro servizio è sempre per la venuta del Regno di Dio tra noi, nei segni di bene che aiutiamo a far sbocciare e nel contributo che come comunità cristiane siamo in grado di offrire per l’affermarsi della giustizia, de paix, del rispetto della dignità di ogni uomo, le bien commun; è in rapido mutamento il posto della Chiesa nella società e di conseguenza quello del prete, per cui siamo sollecitati a lasciare ogni nostalgia di centralità ma anche a ribadire che nessuno e nessun mondo può restare estraneo al dono di noi stessi nel Signore.

Nell’omelia di quindici anni fa vi richiamavo a una comunione che non fosse una massificante uniformità, ma un intrecciarsi di relazioni nella diversità delle esperienze e nella modulazione dell’unica verità. Vi chiedevo di rifuggire dallo stanco ripetersi di una melodia monocorde per cercare un’armonia polifonica in cui ciascuna voce cerca la sintonia con le altre, per una comunicazione che esprima intelligenza della realtà e bellezza dell’esperienza. Non so quanto siamo riusciti a vivere così in questi anni e sto qui anche a chiedervi perdono per quanto non ho fatto o per quanto posso aver fatto in senso contrario.

L’altro richiamo di quindici anni fa era alla radice sacramentale del nostro ministero, per non lasciarci ridurre ad agenti sociali, pur apprezzati e benvoluti, e neppure a funzionari di un sacro a cui ricorrere come rifugio delle angosce umane. Sacramentalità significa che ciò che è decisivo in noi è il dono della grazia, di cui siamo stati e siamo destinatari e di cui abbiamo la responsabilità di essere trasmettitori. Vi ricordavo e vi ripeto perciò che servire la dimensione sacramentale della Chiesa significa anzitutto impegno a mostrare come nel regime sacramentale possiamo cogliere il primato di Dio nella storia e come esso si manifesti a noi ed entri in contatto con la nostra vita grazie alla mediazione di Cristo, che dei sacramenti è il fondamento e il fondatore.

E questo richiamo a Cristo mi fa ripetere anche oggi che la misura del nostro essere prete è strettamente dipendente dal nostro legame a lui. Solo restando uniti a lui sia la nostra identità che il nostro servizio nella Chiesa e nel mondo potranno trovare verità ed efficacia. Non manchi mai nella nostra vita quotidiana questo guardare a Cristo, dialogare con lui, lasciarci da lui guidare e sostenere.

Abbiamo camminato insieme in questi anni. È stato un grande dono per me essere il vostro vescovo e poter contare sul vostro sostegno. Non sappiamo quando, ma in futuro sarà un altro vescovo a guidarvi, a cui vi consegnerò ma a cui chiedo anche a voi di consegnarvi con fiducia. I vescovi passano, il Signore resta ed è lui l’unico vero nostro Pastore, di cui noi siamo solo segni, consapevoli, per quanto mi riguarda di debolezza e insufficienza. Al Signore chiedo misericordia e a voi umana comprensione. Avec amour.

 

Florence, 28 mars 2024

Cattedrale Metropolitana di Santa Maria del Fiore

Santa Messa del Crisma

 

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Des gestes et des mots, à propos de la liturgie. Brisons une lance en faveur de “Embrasse-moi Tucho”, anche se paree avere dimenticato la Redemptionis Sacramentum

GESTES ET MOTS, À PROPOS DE LA LITURGIE. BRISONS UNE LANCE EN FAVEUR DE "Embrasse-moi Tucho”, MÊME S'IL SEMBLE L'AVOIR OUBLIÉ LE SACREMENT DE RÉDEMPTION

Beaucoup, c'est un euphémisme, ils ont levé le nez lorsque le Pontife a choisi l'actuel préfet. Les critiques ne manquaient pas. En répondant avec respect et en allégeant toute la discussion jusqu'à présent avec une blague, nous pourrions nous souvenir du dicton qui dit: «Même une horloge cassée indique l'heure exacte deux fois par jour»

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Auteur
Simone Pifizzi

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Par une curieuse loi du talion beaucoup de ceux qui s'étaient réjouis de la publication de Implorant la confiance, déclaration confuse et ambiguë du Dicastère pour la doctrine de la foi publiée le 18 décembre de l'année dernière, devant lequel des épiscopats entiers se sont soulevés, ils avaient envie de discuter avec la plus récente Note du même Dicastère sur la validité des sacrements de 2 février de cette année et intitulé: Par des gestes et des mots.

La question se pose spontanément: Dans le 2004 l'Instruction a été publiée Le sacrement de la rédemption qui est un chef-d'œuvre de la théologie sacramentelle, de discipline des sacrements et de pastorale liturgique. L'éducation qui, selon ce qui continue de se passer dans nos églises, elle a été magnifiquement ignorée par des armées de prêtres créatifs et de mouvements laïcs qui ont continué sans se laisser décourager à créer leurs propres liturgies personnalisées., Néocatéchuménaux dans la tête, le tout dans une insouciance totale et un manque de vigilance de la part des évêques, bien que le document parle très clairement dans sa conclusion finale:

«Cette instruction, rédigé, par ordre du Souverain Pontife Jean-Paul II, par la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements en accord avec la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, a été approuvé par le Pontife lui-même le 19 mars 2004, à la solennité de saint Joseph, qui a ordonné sa publication et sa mise en conformité immédiate par tous les responsables ".

Pourquoi ne pas appeler au respect de cette consigne, si bien fait et détaillé, le cas échéant, établir des sanctions précises pour quiconque ne respecterait pas les dispositions données? Parce que c'est là le problème sous-jacent qui a caractérisé les cinquante dernières années de vie d'une Église qui se demande, exhorte, instruit et recommande, mais ça a toujours l'air bien, dans ces documents, établir des sanctions précises pour les contrevenants. Pas seulement: dans 64 notes de rappel de Par des gestes et des mots la Le sacrement de la rédemption il n'a jamais été rappelé et cité une seule fois, quelque chose d'objectivement sérieux.

Comme même les pierres le savent maintenant la première Déclaration susmentionnée, dans le contexte plus large du sens à donner aux bénédictions dans l'Église, il a ouvert la possibilité de bénir spontanément les couples en situation irrégulière et de même sexe. Ce qui n'était pas nécessaire pour de nombreux évêques et prêtres des différentes régions de l'Europe du Nord., ils le font arbitrairement depuis des années. Cette déclaration controversée prévoit que les bénédictions doivent être données dans des lieux et de manière qui ne ressemblent en rien à celles données aux couples réguliers., maman: «Dans d'autres contextes, comme une visite dans un sanctuaire, la rencontre avec un prêtre, la prière récitée en groupe ou lors d'un pèlerinage. En fait, à travers ces bénédictions qui ne sont pas communiquées à travers les formes rituelles de la liturgie, mais plutôt comme une expression du cœur maternel de l'Église, semblables à ceux qui émanent des profondeurs de la piété populaire, il ne s'agit pas de légitimer quoi que ce soit mais seulement d'ouvrir sa vie à Dieu, demandez son aide pour vivre mieux, et aussi d'invoquer l'Esprit Saint pour que les valeurs de l'Évangile soient vécues avec plus de fidélité" (Non. 40).

Pour l'instant tout le monde est content, du moins les partisans de cette ouverture, comme si nous avions auparavant refusé les bénédictions aux individus, surtout à ceux qui vivaient dans des conditions irrégulières, ou qui étaient coupables des péchés et des crimes les plus graves.

Ironiquement, précisément ceux qui s'étaient réjouis avant le Implorant la confiance, peu après, ils se lancèrent dans de sévères critiques à l'égard de la Note de 2 février, Des gestes et des mots, parce qu'il utilise un langage traditionnel pour définir ce qui est nécessaire pour qu'un sacrement soit valide, ainsi que licite. Critique, en particulier, souligne l'utilisation insistante des termes "forme" et "matière" utilisés par la Note comme éléments irremplaçables de toute célébration des sacrements, avec l'intention du célébrant. Critique qui concerne la déconnexion de ces trois éléments constitutifs de l'ensemble de la célébration du sacrement, par les sujets qui y participent et par les différents signes qui interviennent, ce qu'ils devraient être, par leur constitutionnalité même, significatif e, comment dites-vous, haut-parleurs. Les notes ondulées, alors, faire référence à la manière dont la Note n'examine pas l'intégralité du sacrement célébré e, comme une vague de retour, ils se déversent également sur le Implorant la confiance, comme là: «…Une bénédiction sans forme (sans espace, tempo, parole, tout) C'est n'importe quoi." (cf.. Voir QUI).

Ce n'est pas à moi de me défendre d'un Dicastère stratégique comme celui pour la Doctrine de la Foi. Mais, en lisant et en relisant cette Note, je pense à « Le Rasoir d'Ockham » qui pourrait se résumer à peu près ainsi: "Toutes choses étant égales, l'explication la plus simple est celle à préférer"; ou encore « Ne pas considérer la pluralité si elle n'est pas nécessaire ».

Cette remarque, et dans la lettre d'accompagnement du Préfet, que dans son corps lui-même, rappelez-vous qu'ils ont été détectés par les cardinaux et les évêques, et a donc demandé des éclaircissements, sur les changements sérieux apportés à la matière et à la forme des sacrements, les rendant effectivement nuls et non avenus. Il suffirait de lire les quelques indices et exemples, parfois bizarre et curieux, auquel le Préfet fait référence pour comprendre le simple objet de la Note elle-même: appeler tout le monde à une célébration correcte des sacrements, fidèle, ecclésiale. Que s'ils sont accordés, lorsque cela est permis par les conférences épiscopales, espaces de créativité, ceux-ci ne deviennent pas au contraire une invention qui manipule arbitrairement le célèbre sacrement..

C'est dans ce contexte et cela relève de la préoccupation des Pasteurs des Églises, que la note doit être lue. Ce qui résume ensuite ce qui est nécessaire pour qu'un sacrement soit valide, rappelant la doctrine traditionnelle, ce qui est vrai, dans ses traits saillants, il remonte au Concile de Trente, que Vatican II a repris et remanié en harmonie avec tout ce que l'Église avait entre-temps, dans quellel'assise, redécouverte sur elle-même et comment elle comptait se présenter au monde d'aujourd'hui.

Ce n'est pas un hasard si la Note s'inspire de la Constitution art sacré rappeler que le Conseil: «Il renvoie analogiquement la notion de sacrement à l'Église entière». Et de La lumière qui déclare de l'Église que celle-ci est: «Dans le Christ comme sacrement, c'est-à-dire un signe et un instrument d'union intime avec Dieu et de l'unité de tout le genre humain". Et cela se réalise principalement grâce aux sacrements, dans chacun desquels la nature sacramentelle de l'Église se réalise à sa manière, Corps du Christ... L'Église en est consciente, depuis ses origines, il a apporté un soin particulier aux sources dans lesquelles il puise l'élément vital de son existence et de son témoignage: la Parole de Dieu, attesté par les Saintes Écritures et la Tradition, et les sacrements, célébré dans la liturgie, par lequel il est continuellement ramené au mystère de la Pâque du Christ" (cf.. Non.. 6, 7 e 10).

Pour l'ampleur de tout cela l'église, si vous dites, reçoit les sacrements, qui a administré, mais elle n'en est pas propriétaire. Ce qui semble plutôt s'être produit avec les variations créatives de divers ministres et de divers mouvements laïcs.. C'est seulement à ce stade que la Note rappelle brièvement - ce n'est pas un traité de liturgie - quels sont les éléments essentiels. Tout d'abord, la « forme » du sacrement qui correspond aux paroles qui accompagnent la matière, le transcende, transmettre le sens chrétien, salvifique et ecclésial de ce qui s'accomplit dans la célébration. C'est pourquoi la « matière » du sacrement, qui consiste plutôt dans l'action humaine, par lequel le Christ agit. Parfois il y a un élément matériel dedans (eau, vitre, vin, huile), d'autres fois un geste particulièrement éloquent (signe de la croix, imposition des mains, immersion, infusion, consentement, onction). Cette corporéité apparaît indispensable car elle enracine le sacrement non seulement dans l'histoire humaine, mais aussi, plus fondamentalement, dans l'ordre symbolique de la Création et le ramène au mystère de l'Incarnation du Verbe et de la Rédemption opérée par Lui (cf.. Non. 13).

Enfin, « l'intention » de ceux qui célèbrent, ce qui n'a rien à voir avec sa moralité et sa foi, plutôt avec la conviction d'accomplir: «Au moins ce que fait l'Église» (Concile de Trente). Cette disposition soustrait le célébrant à l'automatisme et à l'arbitraire éventuel de l'individu., puisque cet acte délicieusement humain est aussi ecclésial. Acte interne et subjectif oui, qui pourtant, se manifestant dans le sacrement, il s'agit de toute la communauté ecclésiale et: «Car ce que fait l'Église n'est rien d'autre que ce que le Christ a institué, aussi l'intention, avec la matière et la forme, contribue à faire de l'action sacramentelle le prolongement de l'œuvre salvifique du Seigneur" (cf.. Non. 18).

A cet égard, l'Église il a préparé les livres liturgiques qui ne doivent pas être altérés ou utilisés à volonté, assez fidèlement observé dans les paroles et même dans les gestes qui y sont indiqués. Ils offrent des espaces de créativité et les conférences épiscopales des différents pays ont préparé des adaptations et des variations possibles qui correspondent à la sensibilité et à la situation des participants.. Pensez aux fêtes avec les enfants, par exemple, aux différents canons eucharistiques préparés à leur intention et approuvés par la CEI.

La note rappelle également, et cela semble répondre aux notes critiques, ce: « Matériau, la forme et l'intention sont toujours insérées dans le contexte de la célébration liturgique, ce qui ne constitue pas un décoré cérémonial des sacrements et même pas une introduction didactique à la réalité qui s'y déroule, mais dans son ensemble, c'est l'événement au cours duquel la rencontre personnelle et communautaire entre Dieu et nous continue à avoir lieu., en Christ et dans le Saint-Esprit, réunion au cours de laquelle, par l'intermédiaire de signes sensibles, «Une gloire parfaite est donnée à Dieu et les hommes sont sanctifiés». Le souci nécessaire des éléments essentiels des sacrements, dont dépend leur validité, il doit donc s'accorder avec le soin et le respect de toute la célébration, dans lequel le sens et les effets des sacrements sont rendus pleinement intelligibles par une multiplicité de gestes et de paroles, favorisant ainsi laparticipation active des fidèles (cf.. Non. 20).

Dans ce contexte, toute l'importance de la présidence liturgique et de l'art de célébrer est incluse. Ceux-ci nécessitent la connaissance des raisons théologiques qui les sous-tendent., comme ceux qui agissent, quand il est célébré, Dans la personne du Christ e Au nom de l'église. Ainsi que la connaissance des livres liturgiques et des leurs Présentation dans qui sont souvent ignorés parce qu'ils sont ennuyeux. Et si on voulait faire une comparaison, ce qui, j'espère, ne semble pas déplacé, entre fête et geste sportif, on voit à quel point cette dernière est efficace si elle s'appuie sur une bonne connaissance et la mise en œuvre des soi-disant fondamentaux. Un champion, surtout les disciplines qui nécessitent des gestes répétés, identiques et précis, beaucoup de temps passe, des années même, étudier, de s'entraîner puis de s'exprimer avec une facilité qui étonne. Un geste sportif très difficile que l'on voit réalisé, lors d'olympiades par exemple, Cela a nécessité une préparation considérable, pourtant cela nous paraît simple et naturel.

De conclure, J'en connais beaucoup, c'est un euphémisme, ils ont levé le nez lorsque le Pontife a choisi l'actuel préfet. Les critiques ne manquaient pas. En répondant avec respect et en allégeant toute la discussion jusqu'à présent avec une blague, nous pourrions nous souvenir du dicton qui dit: «Même une horloge cassée indique l'heure exacte deux fois par jour». Mais, honnêtement, cette note sonne bien cette fois. Il n'y a rien de répréhensible à cela, si l'intention est justement de nous inviter à sauvegarder et à présenter un bien si précieux de manière digne et ecclésiale. En fait, c'est comme ça que ça se termine:

"Nous [...] nous avons ce trésor dans des vases en terre, de sorte qu'il apparaît que cette puissance extraordinaire appartient à Dieu, et ça ne vient pas de nous" (2Cor 4, 7). L'antithèse utilisée par l'Apôtre pour souligner comment la sublimité de la puissance de Dieu se révèle à travers la faiblesse de son ministère d'annonceur décrit aussi bien ce qui se passe dans les sacrements.. L'Église entière est appelée à sauvegarder la richesse qu'ils contiennent, afin que la primauté de l'action salvifique de Dieu dans l'histoire ne soit jamais obscurcie, malgré la fragile médiation des signes et des gestes typiques de la nature humaine" (Non. 28).

Florence, 21 février 2024

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le “Sous-marin jaune” et tragédie. Dans quelle mesure êtes-vous tenu de sauver la vie humaine de toutes les manières?

LA SOUS-MARIN JAUNE ET LA TRAGÉDIE. DANS QUELLE MESURE ÊTES-VOUS TENU DE SAUVER DES VIES HUMAINES DE TOUTES FAÇONS?

Il faut beaucoup de miséricorde, hors de question, parce que même les imbéciles prétentieux méritent la miséricorde chrétienne et humaine dans tous les cas, peut-être même plus que les gens intelligents, sage et prudent.

- Actualité -

Auteur
Simone Pifizzi

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Un homme reçoit un prêt à vie pour l'utiliser, il n'en est pas le propriétaire arbitraire et ne peut en disposer comme bon lui semble, ni en prenant la vie, comme dans le cas de l'avortement, ni en se suicidant, comme dans le cas de l'euthanasie, même si aujourd'hui il est difficile de parler de la valeur salvifique de la souffrance humaine, thème auquel le Saint Pontife Jean-Paul II a consacré sa propre encyclique: Soulagement de la douleur. La vie humaine traverse la même réalité subjective de l'homme qui ne se donne pas la vie, mais qui le reçoit en cadeau. Donc ça ne peut pas être lui qui décide de s'auto-supprimer. C'est vrai que la vie est entre les mains de l'homme, mais en même temps cela reste un cadeau qui dépasse largement ses mains. À cause de ce, celui de la vie, c'est un don sacré dont on peut disposer jusqu'à un certain point et dans certaines limites.

Voici un exemple académique extrême et terrible qui peut rendre l'idée: un grand groupe de SS. est sur le point de traverser un pont, une fois franchi, il fera un massacre de civils dans ce pays, tout comme c'était le cas à Sant'Anna di Stazzema. En fait, ils soupçonnent que des partisans se cachent dans cette ville., dont ils ignorent la généralité et l'identité, pour cela, ils ont décidé de résoudre le problème à la racine en tuant tous les habitants, sans épargner les personnes âgées, les femmes et les enfants. La seule route d'accès à cette ville est un viaduc de plusieurs dizaines de mètres de haut construit entre le mur d'une montagne et celui de l'autre montagne.. Les résistants l'ont miné, prêt à le faire exploser si nécessaire. Tandis que les soldats des S.S.. ils sont sur le point de le traverser une mère complètement inconsciente le traverse avec son enfant par la main. Demande: le pont doit sauter ou pas?

Dire que la vie des innocents ils ne peuvent jamais et en aucun cas être sacrifiés, c'est une affirmation catégorique basée sur des émotions illogiques et surréalistes, surtout quand le « non à tout prix au sacrifice des êtres humains » est prononcé dans des pays où des bébés sont avortés chaque jour, après avoir décidé que, dans ce cas, nous n'avions pas affaire à des victimes innocentes, parce que l'avortement est un vrai droit, en effet plus: "Une belle réussite sociale".

Il y a une trentaine d'années il est arrivé dans les régions de ma Toscane qu'un jeune homme excentrique auloisir garder des serpents très venimeux chez vous, en nettoyant une de leurs cages, il s'est fait mordre. En Italie, où les seuls serpents venimeux présents dans notre région sont des vipères, aucun centre antidrogue n'avait d'antidote, que l'on ne trouvait qu'en Suisse chez une société pharmaceutique spécialisée dans le stockage de médicaments très rares. À l'hôpital, ils ont seulement réussi à ralentir l'effet du poison entré dans la circulation.. Entre-temps, un avion F104 a été envoyé du centre de l'armée de l'air de Grosseto et est arrivé en Suisse en une demi-heure où un employé de l'entreprise a donné l'antidote au pilote sans même descendre du puissant avion., puis retour aux sources, le tout en un peu plus d'une heure. Cette affaire a été suivie d'une polémique lorsqu'on a su combien coûtait le démarrage d'un F104 et surtout ça à l'époque, le coût de cet antidote, fu pari a 15 millions d'anciennes lires, évidemment payé par l'état, équivalents à ce qu'ils pourraient être aujourd'hui en valeur monétaire approximativement actuelle 25.000/30.000 euro.

Certains cyniques ont posé la question si c'était le cas de dépenser tout l'argent qui a été dépensé pour sauver une personne qui, en violation des lois qui interdisaient déjà à l'époque l'achat, conserver et élever certains reptiles, il était parti chercher des ennuis comme ça. Mais ils n'étaient que des cyniques, avec la circonstance aggravante d'inhumanité, parce que la vie doit toujours être sauvée à tout prix, par exemple pas en faisant sauter un pont au milieu duquel se trouve une mère avec un enfant. puis, les centaines de personnes qui peu après seront massacrées par les SS. je viens de passer ce laissez-passer, de toute façon ils mourront heureux avec leurs enfants, pour avoir sauvé deux vies.

Depuis quelques jours télévision et presse internationale il s'agit d'un groupe de trois multimillionnaires, plus un quart qui est le fils de l'un d'eux, qui voulait ôter le caprice de descendre au fond de 3.800 mètres pour atteindre le paquebot Titanic coulé au large de Terranova en 1912 après avoir heurté un iceberg de glace. Tragédie dans laquelle ils sont morts 1.527 les gens sur 2.232 passager, solo 705 dont ont survécu.

Il s'agit des caprices des riches? Non, les vrais riches, ceux qui le sont depuis des générations, ceux qui connaissent la fragilité et la volatilité de l’argent et combien il est difficile de le conserver et de l’augmenter; les vraiment riches qui doivent leur richesse à leur propre génie entrepreneurial ou financier, ils ne font pas ces choses fanfaronnes, ce sont des actes typiques des riches. Pourquoi seulement des richesses capricieuses, je suis sûr que tu peux tout te permettre, ils pourraient payer chacun 250.000 NOUS.. $ descendre à une profondeur de presque 4 kilomètres où se trouve l'épave du Titanic, qui est un sanctuaire, un cimetière, qui en tant que tel doit être respecté. Ces profondeurs ne peuvent pas être la destination de cascades poussées à l'extrême à bord d'un mini-sous-marin semblable à un supposé sous-marin dans lequel les clients ne pouvaient même pas se tenir debout., même pas m'agenouiller, donc impossible de bouger, mais seulement assis dans l'espace de 5 mètres de long pour 1.60 de hauteur [cf.. QUI]. Une mort terrible dans les profondeurs les plus sombres de la mer, s'est produit à cause d'une suffocation dans un espace étroit où il est bon de ne même pas penser à ce qui aurait pu se passer dans les moments de panique survenus dans un espace claustrophobe alors que l'oxygène manquait et que les quatre multimillionnaires, avec le conducteur du véhicule, ils sont morts étouffés. Il le détaille un Print Paul Narcisi, spécialiste en réanimation, je ne manque pas d'ajouter:

« Cette tragédie, tout en respectant les personnes impliquées, a forcé une mobilisation dans les efforts de secours qui n'a même pas eu lieu pendant moi 600 naufragé d'il y a quelques jours".

Quant au gars mordu par le serpent de compagnie, dans ce cas également, des moyens aériens et maritimes ont été utilisés, outils technologiques sophistiqués, personnel, spécialistes et ainsi de suite. Droit, pour sauver une vie humaine, il faut tout essayer. Sans oublier cependant que les quatre, avant d'embarquer, après avoir payé 250.000 $ chacun a signé un contrat avec une décharge précise pour l'entreprise qui a organisé leur cascade excentrique, dans lequel il est précisé que l'engagement aurait pu également impliquer la possibilité de mourir, le tout précisé trois fois dans le texte signé et signé par les quatre hommes riches.

Dis qu'ils sont allés le chercher, ce n'est ni un manque de pitié ni de respect envers ces morts de manière très tragique. C'est une réalité, pas par manque de pitié: ce sont eux-mêmes qui se sont inscrits et ont déclaré qu'ils étaient conscients qu'eux aussi auraient pu rencontrer la mort, soit, Noir sur blanc, que si cela arrivait, c'était parce qu'eux-mêmes étaient allés le chercher, après avoir été notifié à cet effet et l'avoir également signé dans un contrat.

Il faut beaucoup de miséricorde, hors de question, parce que même les imbéciles prétentieux méritent la miséricorde chrétienne et humaine dans tous les cas, peut-être même plus que les gens intelligents, sage et prudent.

Florence, 22 juin 2023

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Grande homélie de l'archevêque métropolitain de Milan: « Qui était Silvio Berlusconi? Un homme"

GRANDE HOMÉLIE DE L'ARCHEVÊQUE MÉTROPOLITAIN DE MILAN: « QUI ÉTAIT SILVIO BERLUSCONI? UN HOMME"

«Silvio Berlusconi était certainement un homme politique, il était certainement un homme d'affaires, c'était certainement un personnage sous les projecteurs de la notoriété. Mais en ce moment de permission et de prière, que dire de Silvio Berlusconi? C'était un homme: un désir de vie, un désir d'amour, un désir de joie. Et maintenant nous célébrons le mystère de l'accomplissement. Voici ce que je peux dire sur Silvio Berlusconi. C'est un homme et maintenant il rencontre Dieu".

— Ministère liturgique —

Auteur
Simone Pifizzi

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Nous, pasteurs, prenons soin des âmes s'habituer à monter en chaire et à prêcher, nous savons qu'il y a des moments et des situations particulières où il n'est pas facile de faire une homélie appropriée, comme dans le cas des funérailles de Silvio Berlusconi célébrées aujourd'hui dans la cathédrale de Milan. Quelqu'un pourrait penser que la délicatesse pourrait être donnée par la personnalité complexe du défunt., un homme qui a parcouru pendant quelques décennies la scène politique nationale et internationale. A suivre avec la présence des plus hautes autorités de l'Etat, du Président de la République au Premier Ministre. Situations dans lesquelles cela n'est pas autorisé, je ne dis pas un mot, mais pas même un mauvais soupir. Cependant, ce n'est pas là la difficulté, même si dans des circonstances plus ou moins similaires plusieurs évêques et prêtres ont résolu le problème en disant à peu près tout sans rien dire, évitant ainsi tout problème éventuel.

L'archevêque métropolitain de Milan, SE. Mons. mario delpini, au lieu de cela, il a pu prononcer une homélie vraiment grandiose qui a ramené tout le monde sur terre dans cet air de béatification du défunt Chevalier., dont la figure fait partie de l'histoire de l'Italie et pour cette raison fera l'objet d'études approfondies par des historiens et des experts géopolitiques pendant des décennies et des décennies. L'archevêque ambrosien s'est concentré sur autre chose: sur l'homme Silvio Berlusconi qui était sans aucun doute un homme d'affaires prospère, un homme politique qui a présidé la présidence du Conseil des ministres de la République italienne pendant quatre mandats, un personnage histrionique doté d'un sens de l'auto-ironie rare et extraordinaire, à tel point qu'il a déclaré à plusieurs reprises: «Beaucoup en ont marre de se moquer de moi, en oubliant que je me trompe et que personne ne peut le faire aussi bien que moi".

Devant ce personnage complexe et même controversé, l'archevêque ambrosien ne s'est pas caché derrière le “Ne dis rien”, mais il a tout dit en bâtissant tout son discours sur cette question rhétorique: «Que dire de Silvio Berlusconi?». Donner la réponse tout de suite: "C'était un homme". Et l'archevêque ambrosien a parlé de l'homme avec une poétique chrétienne qui peut s'appliquer aussi bien à une célébrité comme Silvio Berlusconi, ou aux dernières personnes âgées décédées oubliées dans une salle de gériatrie: un homme.

Florence, 14 juin 2023

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Texte intégral de l'homélie de l'archevêque métropolitain de Milan

En direct

En direct. Vivre et aimer la vie. Vivre et désirer une vie bien remplie. Vivre et souhaiter que la vie soit belle, beau pour vous et pour vos proches. Vivre et comprendre la vie comme une opportunité de mettre à profit les talents reçus. Vivre et accepter les défis de la vie. Vivre et traverser des moments difficiles dans la vie. Vivez et résistez et ne vous laissez pas abattre par les défaites et croyez qu'il y a toujours un espoir de victoire, de rançon, de la vie. Vivre et désirer une vie qui ne finit jamais, avoir du courage, de la confiance et croire qu'il y a toujours un moyen de sortir, même de la vallée la plus sombre.. Vivre et ne pas éluder les défis, aux contrastes, aux insultes, à la critique, et continue de sourire, lancer un défi, contrer, rire des insultes. Vivre et sentir les forces s'épuiser, vivre et subir le déclin et garder le sourire, essayer, pour essayer une façon de vivre à nouveau. C'est ce qu'on peut dire d'un homme: un désir de vie, qui trouve son jugement et son accomplissement en Dieu.

Aimer et être aimé

Aimer et vouloir être aimé. Aimer et chercher l'amour, comme une promesse de vie, comme une histoire compliquée, comme une fidélité compromise. Désirer d'être aimé et craindre que l'amour ne puisse être qu'une concession, une condescendance, une passion orageuse et précaire. Aimer et vouloir être aimé pour toujours, expérimenter les déceptions de l'amour et espérer qu'il puisse y avoir un chemin vers un amour plus élevé., Plus fort, plus gros. Aimer et parcourir les chemins du dévouement. Aimer et espérer. Aimer et faire confiance. Amour et abandon. Voilà ce qu'on peut dire de l'homme: un désir d'amour, qui trouve son jugement et son accomplissement en Dieu.

Être heureux

Soyez heureux et aimez les vacances. Profitez de la beauté de la vie. Être heureux sans trop de pensées et sans trop d'angoisses. Être heureux avec des amis pour la vie. Soyez satisfait des entreprises qui donnent satisfaction. Être heureux et vouloir que les autres le soient aussi. Être heureux de soi et s'étonner que les autres ne le soient pas. Soyez heureux avec les bonnes choses, quelques beaux moments, des applaudissements du peuple, éloges des supporters. Profitez de la compagnie. Soyez heureux avec les plus petites choses qui vous font sourire, du beau geste, du résultat enrichissant. Être heureux et expérimenter cette joie est précaire. Être heureux et ressentir l'insinuation d'une sombre menace qui recouvre de grisaille les choses qui vous rendent heureux. Être heureux et se sentir perdu face à l'épuisement irrémédiable de la joie. Voilà ce qu'on peut dire de l'homme: un désir de joie, qui trouve son jugement et son accomplissement en Dieu

je cherche l'homme

Quand un homme est un homme d'affaires, alors essaie de faire des affaires. Elle a donc des clients et des concurrents. Il y a des moments de réussite et des moments d’échec. Il s'aventure dans des entreprises imprudentes. Regardez les chiffres pas les critères. Il doit faire des affaires. Il ne peut pas trop faire confiance aux autres et sait que les autres ne lui font pas trop confiance.. C'est un homme d'affaires et il doit faire des affaires. Quand un homme est un homme politique, alors essaie de gagner. Il a des partisans et des opposants. Il y a ceux qui l'exaltent et ceux qui ne peuvent pas le supporter. Un homme politique est toujours un partisan. Quand un homme est un personnage, alors c'est toujours sur scène. Il a des admirateurs et des détracteurs. Il y a ceux qui l'applaudissent et ceux qui le détestent. Silvio Berlusconi était certainement un homme politique, il était certainement un homme d'affaires, c'était certainement un personnage sous les projecteurs de la notoriété. Mais en ce moment de permission et de prière, que dire de Silvio Berlusconi? C'était un homme: un désir de vie, un désir d'amour, un désir de joie. Et maintenant nous célébrons le mystère de l'accomplissement. Voici ce que je peux dire sur Silvio Berlusconi. C'est un homme et maintenant il rencontre Dieu.

Cathédrale métropolitaine de Milan, 14 juin 2023

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Le Corpus Christi. Une fête à redécouvrir à une époque où le culte eucharistique semble “la mode du passé” dans les rues désertées par les bergers et occupées par “processions sacrées” du “politiquement correct”

LA LE CORPS DU SEIGNEUR. UNE FÊTE À REDÉCOUVRIR À UNE ÉPOQUE OÙ LE CULTE EUCHARISTIQUE SEMBLE « DÉMODÉ » DANS LES RUES DÉSERTES DES BERGERS ET OCCUPÉES PAR LES « PROCESSIONS SACRÉES » DU « POLITIQUEMENT CORRECT »

Nous constatons avec regret - comme en témoignent les nombreux messages des prêtres arrivés ces derniers jours sur notre île de Patmos - que dans beaucoup de nos villes, la procession de Fête-Dieu c'est devenu un souvenir. Même le diocèse de Rome n'a pas eu sa procession cette année: en revanche, à la veille de Fête-Dieu cependant, il a été utilisé pour effectuer le Rencontre conférence sur la fraternité humaine intitulée Pas seul, qui comprenait également la présence du Saint-Père, ne s'est pas concrétisé en raison de la dernière intervention chirurgicale.

— Ministère liturgique —

Auteur
Simone Pifizzi

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Ces derniers temps on a vraiment tout vu à peu près. Messes célébrées sur des matelas gonflables [cf.. QUI, QUI, QUI], sur les motos ou tout autre objet utilisé pour les autels; avec des ministres sacrés en maillot de bain ou avec des vêtements que juger inappropriés pour le Saint Sacrifice Eucharistique serait un euphémisme. Le Jeudi Saint repositionne les autels qui, des lieux qui doivent exprimer l'amour et la prière envers le trésor le plus précieux que nous a laissé Notre Seigneur Jésus-Christ, qui sont devenus un lieu d'exutoire pour les paturnies sacerdotales les plus extravagantes [cf.. QUI].

Fête-Dieu juin 2020, Bénédiction eucharistique depuis la place de la cathédrale donnée par le cardinal Giuseppe Betori, Archevêque métropolitain de Florence

Il vient alors comme la rosée sur la toison dans le désert la solennité du Corps et du Sang du Christ, dit communément Fête-Dieu, que l'Église célèbre le premier jeudi après la fête de la Très Sainte Trinité, ou le dimanche suivant. Était écrit:

« Comment la Très Sainte Eucharistie représente le centre et le sommet de toute notre vie religieuse, ainsi que le pivot de la liturgie, le moment le plus élevé de la vie chrétienne et le plus saint des sacrements, donc les vacances de Fête-Dieu, sauf Pâques et Noël, c'est la plus rayonnante de l'année liturgique, parce qu'il marque le triomphe du Roi eucharistique, et son institution est l'expression la plus éloquente de la vie religieuse et ecclésiale du Moyen Âge" (Bernhard Ridder, Manuel d'histoire ecclésiastique, Pauline, p. 368).

L'origine de cette fête il est retracé historiquement dans l'année 1247 dans le diocèse de Liège, où l'évêque introduisit cette célébration en réaction aux thèses de Bérenger de Tours (998-1088), selon lequel la présence du Christ dans l'Eucharistie n'était pas réelle mais seulement symbolique. L'évêque s'est inspiré de la mystique sainte Julienne de Cornillon (1192-1258), Moniale augustinienne du couvent du Mont Cornillon, qui a eu une vision de l'Église en tant que jeune homme, lui est apparu sous l'apparence d'une pleine lune, marqué par une tache sombre, pour indiquer l'absence de jour férié. Plus tard, elle eut la vision du Christ lui-même qui lui confia la tâche de travailler à l'instauration de la fête du Saint-Sacrement., raviver la foi des chrétiens dans la présence réelle dans l'Eucharistie et expier les péchés commis contre le sacrement eucharistique. Devenez dedans 1222 prieure de son couvent a demandé conseil aux plus grands théologiens de son temps (tra cui Jaques Pantaléon, futur pape Urbain IV) demander la création du parti. Cela a amené l'évêque de Liège, Robert de Thourotte (+1246) appeler 1246 un synode local ― parce qu'à l'époque les synodes traitaient de choses sérieuses... ― qui fixait qu'à partir de l'année suivante la fête du Fête-Dieu dans le diocèse de Liège. Incidemment: à l'époque, les évêques avaient le droit d'instaurer des fêtes liturgiques au sein de leur propre diocèse.

Dans 1264 Pape Urbain IV qui avait déjà contribué et soutenu le parti de Fête-Dieu à Liège, également suite à la reconnaissance du Miracle eucharistique d'Orvieto-Bolsena del 1263, avec la bulle Sortir de ce monde, a établi la solennité de Fête-Dieu pour toute l'Église universelle, l'élevant en fête d'obligation et fixant sa célébration au jeudi après l'octave de la Pentecôte. Sur le miracle eucharistique de Bolsena-Orvieto, nous laissons cependant la parole à notre confrère d'Orvieto Marco Nunzi, qui est un connaisseur expert [cf.. QUI]. Je souhaite souligner quelques particularités liturgiques de cette fête:

Liturgie eucharistique. Les textes des lectures des trois messes correspondant aux cycles liturgiques festifs A, B e C, ils présentent tout d'abord les figures symboliques de l'Ancien Testament concernant l'Eucharistie comme le manne donné en nourriture à Israël dans le désert, la offrandes brûlées e je sacrifices de communion avec le Seigneur, la le sang de l'alliance, le pain et le vin offerts par Melchisédek à Abraham. En deuxième lecture des mêmes trois messes, l'Apôtre Paul affirme que la communion avec le Corps du Christ est un signe éloquent d'unité, d'amitié intime et « d'incorporation » dans le Christ, ainsi que la foi et le don total de soi à lui. Le texte de la Lettre aux Hébreux (B) présente Jésus s'offrant pour purifier notre conscience des œuvres de mort afin de servir le Dieu vivant. Dans les passages évangéliques, cela fait partie de Discours sur le pain de vie détenu par Jésus à Capharnaüm (cf.. Gv 6), la dernière Cène de Jésus et l'institution de l'Eucharistie (cf.. Mc 14, 12-6. 22-26) et la multiplication des pains (cf.. Lc 9, 11-17). Il convient en particulier de souligner la formidable séquence Lauda Sion qui chante le Christ, le vrai Pain de Vie qui « nous nourrit, il nous défend et nous conduit aux biens éternels au pays des vivants".

Liturgie des heures. Au-delà des hymnes de Mettre la langue, du Fêtes sacrées il est né en Le mot venant d'en haut, inégalé en termes de contenu et de mélodie musicale, les psaumes de l'Office des Lectures, des Laudes et des Vêpres résument tous les sentiments qu'une âme croyante et aimante peut exprimer au Seigneur, qui dans l'Eucharistie nous donne le signe éloquent de son amour infini pour nous. Les deux lectures présentent l'Eucharistie comme le centre de toute l'histoire du salut, qui a sa préparation dans l'Ancien Testament et sa mise en œuvre complète dans le Nouveau Testament. Saint Thomas d'Aquin, dans la deuxième lecture, n'hésite pas à le dire

"le Fils unique de Dieu, vouloir nous faire participer à sa divinité […] est devenu homme pour nous élever vers les hauteurs de Dieu […] en effet, il a offert son corps à Dieu le Père comme victime sur l'autel de la croix pour notre réconciliation. Il a versé son sang en le faisant compter comme un prix et comme un lavage parce que, racheté de l'esclavage humiliant, nous avons été purifiés de tous nos péchés. pouquoi, enfin, reste en nous un rappel constant d'un si grand bénéfice, il a laissé son Corps comme nourriture et son Sang comme boisson à ses fidèles, sous les espèces du pain et du vin. Oh, merveilleux banquet! Qu'est-ce qui peut être plus précieux? Aucun sacrement n'est plus sain que celui-ci. L'Eucharistie est le mémorial de la passion du Christ, c'est la plus grande de toutes les merveilles qu'il a faites, c'est l'admirable document de son immense amour pour les hommes» (Opusc. 57, à l'occasion de la fête du Corps du Seigneur, lire. 1-4).

Procession eucharistique. Comme nous l'avons déjà dit, Afin d'encourager la dévotion au Saint-Sacrement, Le pape Urbain IV a prolongé la fête de Fête-Dieu à toute l'Église. Sans faire mention dans la bulle d'une procession eucharistique, il prit aussitôt l'habitude de montrer aux fidèles les Espèces eucharistiques lors d'une procession solennelle avec le Saint-Sacrement, qui, évidemment, s'est toujours distingué par son importance et sa signification particulière dans la vie pastorale des communautés chrétiennes. Il convient donc que, là où les circonstances actuelles le permettent et où la procession peut être véritablement un signe de foi et d'adoration, il est conservé. Dans ce cas, il est bon que la procession avec le Saint-Sacrement ait lieu immédiatement après la messe., dans lequel l'Hostie est consacrée puis portée en procession. Les chants et les prières faites tout au long du chemin, amener chacun à manifester sa foi en Christ, uniquement attentif à la lumière du Seigneur (cf.. Rite de communion en dehors de la messe et du culte eucharistique, nn. 102 – 104).

Désolé de voir - comme l'attestent de nombreux messages de prêtres arrivés ces derniers jours sur notre île de Patmos - que dans beaucoup de nos villes, la procession de Fête-Dieu c'est devenu un souvenir. Même le diocèse de Rome n'a pas eu sa procession cette année: en revanche, à la veille de Fête-Dieu cependant, il a été utilisé pour effectuer le Rencontre conférence sur la fraternité humaine intitulée Pas seul, qui comprenait également la présence du Saint-Père, ne s'est pas concrétisé en raison de la dernière intervention chirurgicale.

Celle de Rome n’est qu’un exemple d’« excuses » épiscopales élégantes. ― avec beaucoup de haussements d'épaules à ceux qui, au contraire, soulignent l'importance d'un tel geste ― laisser nos rues et nos places aux autres, la plupart du temps transformés en grandes trattorias à ciel ouvert, en ce sens, il suffirait de faire un tour sur la Piazza del Duomo à Florence pour s'en rendre compte…

Peut-être sur cette tendance à jeter toutes nos traditions pour être "politiquement correct" il vaudrait mieux faire une réflexion sereine mais urgente, même si le malaise et la souffrance que vivent les prêtres et par conséquent les fidèles de manière toujours plus grande, cela semble avoir peu d'importance ou rien.

Florence, 11 juin 2023

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Il n'y avait qu'un seul politicien italien professionnel de la chasse aux puces qui a soupiré sur la façon dont Volodymyr Zelensky a violé le protocole

IL N’Y AVAIT QU’UN SEUL CHASSEUR DE PUCES PROFESSIONNEL, POLITICIEN ITALIEN, QUI s’inquiétait de la façon dont VOLODYMYR ZELENSKYJ A VIOLÉ LE PROTOCOLE.

Nous ne parlons pas de formalités ou de formalités, mais de protocole institutionnel, qui ne repose pas sur des formes extérieures futiles, mais il repose justement sur le respect dû à ceux qui vous accueillent: être le pays, est son chef de l'Etat, est son Premier ministre.

— L'actualité en bref —

Auteur
Rédacteurs en chef de l'île de Patmos

 

 

 

 

 

 

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L'autocrate d'Ukraine Volodymyr Zelenski — parce qu'il ressemble à son homologue russe Vladimir Poutine: un autocrate — il s'est présenté lors d'une visite d'État officielle en Italie avec des vêtements qui n'étaient pas simplement indécents, mais vraiment irrespectueux.

Nous ne parlons pas de formalités ou de formalités, mais de protocole institutionnel, qui ne repose pas sur des formes extérieures futiles, mais il repose justement sur le respect dû à ceux qui vous accueillent: être le pays, est son chef de l'Etat, est son Premier ministre. Donc, tunon, qu'il se comporte de cette façon dénote deux choses:
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1) Je peux tout me permettre;
2) je suis moi et tu n'es pas un … comme le disait le légendaire marquis del Grillo dans un célèbre film d'Alberto Sordi, désormais entré dans l'histoire.
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Gratuit pour ce vêtement de chasse&pêche ils pourraient même lui donner une canne … pêche. Il n'y en avait eu qu'un, parmi nos nombreux politiciens chasseurs de puces professionnels, qu'il a soupiré, seulement un.
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Il faut reconnaître que Vladimir Poutine, quand il manque de respect aux gens et aux institutions, il le fait au moins de manière plus subtile. “élégant”, par exemple, arriver deux fois en retard lors d'une visite officielle au Souverain Pontife: Dans le 2013 avec 50 procès-verbal et puis suivre Dans le 2015 avec une heure et 10 procès-verbal de retard. De la série: “Je suis le tsar de la Grande Russie, Je peux me le permettre et plus encore, mais je veux plus”.
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de l'île de Patmos 14 mai 2023

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.https://www.youtube.com/watch?v=ltEAQNopUYM&t=2s

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"Crimes et châtiments". Les inévitables extravagances de certains prêtres à la lumière du mystère pascal

« DES CRIMES ET PEINES ». LES INCONTOURNABLES EXTRAVAGANCES DE CERTAINS PRÊTRES À LA LUMIÈRE DU MYSTÈRE DE PÂQUES

Dans l'éducation Le sacrement de la rédemption, il est peut-être écrit que pour certains abus liturgiques, dont certains sont de véritables "crimes", la sanction est prévue, par exemple la suspension du divin par le prêtre pour une durée convenable? Peut-être est-il prévu, pour les plus sérieux, destitution de la fonction de pasteur? Non, parce que peut-être que cette façon de faire ne serait pas charitable et miséricordieuse, c'est pourquoi notre législateur exhorte, il instruit et dans ses propres papiers il se lamente le cœur brisé, alors que l'agresseur continue de le faire en l'absence totale de sanctions précises.

— Ministère liturgique —

Auteur
Simone Pifizzi

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Article au format PDF imprimable

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Il existe une œuvre célèbre de Cesare Beccaria écrit en 1764 qui est appelée Des crimes et des châtiments, où l'on parle avant tout de la rapidité et de la certitude du châtiment. Combien de fois, dans notre pays, surtout face à des situations de criminalité plus ou moins répandue, nous avons entendu la phrase et la plainte "il n'y a aucune certitude de punition"? A vrai dire, ce qui manque, c'est l'application de la sanction, parce qu'en termes d'existant, les sanctions sont là et elles sont écrites et bien détaillées. Au lieu de cela, nous, sur cette question Des crimes et des châtiments, nous ne remettons même pas en question, parce que dans les différents documents et actes du Magistère de l'Église au cours des dernières décennies, le mot « sanction » ou « peine » n'existe pas du tout, en fait, il y a deux choses essentielles qui sont faites en pratique: il se plaint le cœur brisé de certaines situations qui ne se passent tout simplement pas bien, puis il est exhorté par des documents qui sont souvent appelés « exhortations » ou « instructions » pour cette raison même, comme l'éducation Le sacrement de la rédemption, dans lequel il s'instruit, d'un cœur tremblant et affligé, de ne pas faire certaines choses.

 

Je suis allé feuilleter le Code pénal et les textes de diverses lois pris au hasard, et j'ai découvert, à mon grand étonnement, qu'une peine est prévue pour chaque crime, ce qui peut être passible d'un certain nombre d'années de prison, ou une amende administrative pour les infractions moins graves, par l'obligation de payer une somme d'argent déterminée. Habitué que je suis au style de nos documents, Je me demandais pourquoi, le législateur, il ne se limite pas à exhorter et à donner des instructions pour que certains crimes ne soient pas commis, manifestant toute sa douleur « impuissante » pour ceux qui s'engagent à la place.

Dans l'éducation Le sacrement de la rédemption, il est peut-être écrit que pour certains abus liturgiques, dont certains sont de véritables "crimes", la sanction est prévue, par exemple la suspension du divin par le prêtre pour une durée convenable? Peut-être est-il prévu, pour les plus sérieux, destitution de la fonction de pasteur? Non, parce que peut-être que cette façon de faire ne serait pas charitable et miséricordieuse, c'est pourquoi notre législateur exhorte, il instruit et dans ses papiers il se lamente le cœur brisé, alors que l'agresseur continue de le faire en l'absence totale de sanctions précises.

Pour parler du thème des abus liturgiques, dont certains sont désormais institutionnalisés et sont devenus presque une norme dans certaines paroisses ou dans certains groupes de laïcs catholiques, Je prendrai ce qui est le cœur de notre liturgie: Pâques.

Durant le Triduum pascal de cette année 2023 entre le soir du Jeudi Saint et le samedi matin nos Lecteurs nous ont envoyé des photographies et des films devant lesquels nous, Pères de L'île de Patmos, que nous avons également navigué, ainsi que d'être conscient de l'extravagance dont certains de nos confrères sont malheureusement capables, nous avons eu du mal à croire, même devant des photos et des documents.

Nous vous proposons seulement un petit aperçu de ce qui est parvenu à la rédaction lors du Saint Triduum pascal, notamment en ce qui concerne le repositionnement du Saint-Sacrement à l'intérieur des sépulcres sur les autels du repositionnement le Jeudi Saint et ce qui s'est passé après le Vendredi Saint.

Jeudi Saint. Une table à manger avec des chaises a été installée dans une chapelle lors du déménagement, serti de nappe, plats, couverts et verres, d'un côté le tabernacle avec le Saint-Sacrement, probablement pour indiquer que Notre Seigneur Jésus-Christ, au lieu de sur la croix, il est mort à la fin d'un déjeuner attaqué par une soudaine attaque d'apoplexie. Dans une autre chapelle du repositionnement, la custode avec le Saint-Sacrement était placée sur une table entourée d'une bouée de sauvetage., des gilets de sauvetage suspendus ont été disposés à la place des fleurs, comme si Notre Seigneur Jésus-Christ, au lieu de traverser, est mort noyé dans la mer alors qu'il était en provenance de Judée en essayant d'atterrir clandestinement sur la côte méditerranéenne. Et encore à suivre: le Saint-Sacrement déposé sur l'autel de repositionnement dans un four à micro-ondes, apparemment pour symboliser la façon dont le Seigneur réchauffe les cœurs (!?).

Autel de repositionnement peut-être inspiré de musical: « Ajoutez une place à la table pour qu'il y ait un ami supplémentaire, si tu bouges un peu’ la chaise est confortable aussi …» (Paroisse du Cœur Immaculé de Marie, Rutigliano)

Bon vendredi. Les images et vidéos qui nous sont parvenues soulèvent en nous la sérieuse question de savoir si certains prêtres ont jamais lu l'Instruction générale du Missel romain et si lors de la formation initiale et de l'exercice du ministère sacré à suivre, j'ai bien compris ce qu'est le Triduum pascal, par exemple en lisant un ouvrage du XXe siècle écrit par le théologien suisse Hans Urs von Balthasar, en édition italienne "La théologie des trois jours" (1969). Ouvrage qui propose une méditation sur le mystère pascal selon la scansion des trois jours: le mystère du vendredi saint (la croix dans la vie de Jésus, l'Eucharistie, l'agonie), le mystère du Samedi Saint (dans lequel le Christ expérimente la « seconde mort »), le mystère de Pâques comme théologie de la résurrection et de la glorification du Fils. Bon vendredi, jour où est commémorée la passion du Christ Seigneur, lors d'une liturgie austère et silencieuse entièrement centrée sur l'adoration de la croix, il n'est jamais concevable que l'on puisse chanter au son de guitares rythmées et de tambourins des chansons joyeuses de camp d'école, même en scandant "Alléluia, alléluia » dans des refrains de chansons totalement inappropriées et déplacées? Quelqu'un a-t-il peut-être oublié l'omission de la liturgie du Gloria et de l'Alléluia pendant le Carême, ou les soi-disant "cloches attachées" du Jeudi Saint qui sonneront à nouveau seulement le jour de Pâques avec le chant du Gloria et de l'Alléluia pour louer le Ressuscité d'entre les morts?

Un autre auteur qui nous a guidé dans le mystère de la théologie du Triduum pascal c'était le Père florentin Divo Barsotti, que dans un de ses sermons de 1987 a expliqué le sens mystagogique de la « descente aux enfers » de Jésus-Christ, article de foi également contenu dans le Credo Apostolique dans lequel nous récitons «[...] souffert sous Ponce Pilate, il a été crucifié, est mort et a été enterré; descendu aux enfers; le troisième jour, il est ressuscité des morts". Demandons-nous: combien sont aujourd'hui les fidèles catholiques qui comprennent le sens de la "descente" dans ces enfers que l'ancienne tradition appelle aussi Sheol o Éden, le "royaume des morts" où Jésus-Christ mort est descendu avec son âme unie à sa Personne divine, pour ouvrir les portes du ciel aux justes qui l'avaient précédé (cf.. Catéchisme de l'Église catholique nn. 631-635).

Autel de repositionnement à l'intérieur du punt avec les filets, Église du Bon Pasteur de Diamante

Le Triduum pascal, dans sa symbologie, contient une grande et sage pédagogie, une somme de catéchèse pour le peuple des croyants, qui ne peut certainement pas finir par être dégradé par des extravagances mises en scène presque toujours au nom du politiquement correct du moment.

Voyons maintenant ce qu'est liturgiquement ce triduum pascal. qui se termine par ce que l'Église indique comme la Mère de toutes les veillées, en espérant que cela serve de réflexion pour Pâques prochain 2024. jeLe Triduum pascal est la réalité de la Pâque du Seigneur, célébré liturgiquement et sacramentellement en trois jours: le vendredi saint, qui fait une mémoire vivante de la Passion et de la Mort du Seigneur; le samedi saint, où l'Église s'arrête au sépulcre du Seigneur; Dimanche de Pâques qui célèbre la glorieuse Résurrection du Christ. Une caractéristique des célébrations du Triduum est qu'elles sont organisées comme une seule liturgie., pour cette raison le Messe de la Cène du Seigneur ne se termine pas par ite missa est (« La messe est finie »), mais en silence. L'action liturgique du vendredi ne commence pas par le salut habituel et par le signe de croix et se termine également sans salutation., en silence. Enfin, la veillée solennelle commence en silence et se termine par le salut final.

Le Triduum pascal constitue une solennité unique, le plus important de toute l'année liturgique catholique. Du Gloria de la messe du jeudi à celle de la Veillée les cloches doivent rester dans le silence liturgique. Dans les temps anciens, même les instruments de musique devaient se taire le vendredi et le samedi saints., jusqu'à la Veillée pascale, pour mieux exprimer le sens pénitentiel de ces jours. Pour cette raison, de nombreuses compositions d'auteurs anciens pour le Vendredi Saint ont été écrites uniquement pour le chœur.. Aujourd'hui, cependant, l'utilisation d'instruments de musique est autorisée lors des célébrations de ces journées., ne serait-ce que pour soutenir le chant.

Sommet et centre gravitationnel de tout le Triduum c'est la Veillée pascale solennelle dans la Nuit Sainte. Avec la célébration de Messe de la Cène du Seigneur, le Triduum pascal de la Passion commence le soir du Jeudi Saint, mort et résurrection du Christ, point culminant de toute l’année liturgique et cœur de la foi et de la prière de l’Église (cf.. Caroline du Sud 102). Le Jeudi Saint, l'Église commémore la Dernière Cène de Jésus au cours de laquelle le Seigneur Jésus, la veille de la Passion, porté à l'extrême son amour pour les siens qui étaient au monde, il a offert son Corps et son Sang au Père sous les apparences du pain et du vin et, se donnant comme nourriture à ses apôtres, il leur ordonna de perpétuer l'offrande en sa mémoire, établir efficacement le sacerdoce de la Nouvelle Alliance. Obéissant au commandement du Seigneur, l'Église célèbre la Sainte Cène, se sentir engagé à traduire le style de service et l’amour fraternel dans la vie quotidienne (cf.. le signe du lavement des pieds, propre à la liturgie du Jeudi Saint) qu'il a dans le sacrifice du Seigneur, sacrément présent dans l'Eucharistie, sa signification et sa source. Les textes utilisés dans cette célébration soulignent l'aspect sacrificiel de l'Eucharistie et son caractère de mémorial du sacrifice du Seigneur. (autre que « Cena Santa… »), annoncé et préfiguré par les événements de l'Exode d'Israël d'Egypte, avec le symbole de l'agneau immolé et le passage de l'ange du Seigneur pour frapper le premier-né d'Egypte (je lis); "mémorial" que le bienheureux Apôtre Paul décrit comme un rite célébré par Jésus lors du repas pascal avec ses apôtres, signe de l'Alliance nouvelle et éternelle entre Dieu et les hommes, scellé et ratifié avec son propre sang (II lecture). Enfin - étroitement lié aux deux lectures - le passage évangélique de Jean nous montre Jésus qui, bien qu'il soit Maître et Seigneur, il devient serviteur, laver les pieds de ses apôtres. Par ce geste, le Seigneur Jésus a voulu montrer que sa mission était le plus grand service que Dieu offrait aux hommes pour les sauver.: lave-les des péchés et nourris-les de son corps et de son sang.

La Préface de cette Messe résume le mystère ineffable de l'amour divin:

«Vrai et éternel prêtre, il a institué le rite du sacrifice éternel; à toi s'est d'abord offert une victime du salut, et il nous a ordonné de faire l'offrande en sa mémoire. Son Corps immolé pour nous est notre nourriture et nous donne de la force, son Sang versé pour nous est la boisson qui nous rachète de toute culpabilité».

Au bout du Messe de la Cène du Seigneur du Jeudi Saint, l'Eucharistie est placée et conservée dans l'autel de la Reposition, appelé dans la langue populaire de certaines régions du sud de l'Italie tombeau. Terme inapproprié car il ne symbolise pas la mort de Jésus mais est le lieu où l'on peut adorer l'Eucharistie.. Le bon terme est autel O chapelle de la Reposition. Parlons de l'espace de l'église aménagé, au bout du Messe de la Cène du Seigneur, accueillir les espèces eucharistiques consacrées, les garder jusqu'à l'après-midi du Vendredi Saint, quand ils seront distribués aux fidèles pour la communion sacramentelle. Les Espèces Sacrées sont ainsi rangées pour être adorées pendant la nuit. C'est une tradition que les autels de reposition soient solennellement décorés, avec des compositions florales ou d'autres symboles: ils ne doivent pas être le lieu d'extravagances ou d'imposition de signes qui n'ont rien à voir avec le seul but d'inviter les fidèles à l'adoration. La lettre circulaire de la Congrégation pour le Culte Divin de 16 janvier 1988 par titre Préparation et célébration des vacances de Pâques précise ce qui suit à propos de l'autel du repositionnement:

« Le sacrement est conservé dans un tabernacle fermé. On ne peut jamais faire l'exhibition avec l'ostensoir. Le tabernacle ou la garde ne doit pas avoir la forme d'un sépulcre. Évitez le terme même de « sépulcre ». En effet, la chapelle de la reposition n'est pas érigée pour représenter "l'enterrement du Seigneur", mais garder le pain eucharistique pour la communion, qui sera distribué vendredi dans la passion du Seigneur. Les fidèles sont invités à rester dans l'église, après la messe à la Cène du Seigneur, pendant une durée appropriée pendant la nuit, pour l'adoration due au Saint-Sacrement qui y est solennellement conservé en ce jour. Pendant l'adoration eucharistique prolongée, une partie de l'Évangile selon Jean peut être lue. Après minuit, l'adoration doit se faire sans solennité, puisque le jour de la passion du Seigneur a déjà commencé" (nn. 55-56).

La lettre circulaire de la Congrégation pour le Culte Divin de 16 janvier 1988 intitulé Préparation et célébration des fêtes pascales, il précise ce qui suit à propos de l'autel de reposition: « Le sacrement est conservé dans un tabernacle fermé. On ne peut jamais exposer avec un ostensoir"

Bon vendredi l'Église célèbre la Passion et la Mort de son Seigneur et reste dans la contemplation et la méditation amoureuse de son sacrifice sanglant, source de notre salut. Par tradition ancienne, l'Église ne célèbre pas l'Eucharistie ce jour-là, mais seulement une liturgie solennelle de la Parole, suivi de l'adoration de la croix et de la Sainte Communion.

Devant l'autel complètement nu, après la prosternation du célébrant dans le silence de l'assemblée et la prière d'introduction, sont proclamés trois lectures:

– le quatrième chant du Serviteur de IHWH (Est 52, 13-15; 53, 1-12), où dans la figure du serviteur chargé de nos douleurs, châtié, frappé et humilié et pourtant justifiera beaucoup et par les meurtrissures desquels nous avons été guéris, il n'est pas difficile de reconnaître la figure de Jésus, celui qui a péché, c'est devenu le dégoût des voisins et l'horreur des connaissances (cf.. Salmo responsable) et que c'est notre seul moyen de salut.

– La deuxième lecture est tirée de la lettre aux Hébreux (cf.. 4, 14-16; 5, 7-9) et précise que le Christ, serviteur souffrant de IHWH, est le grand prêtre éprouvé en toutes choses et qui devient cause de salut éternel pour ceux qui lui obéissent..

– L'Évangile rapporte le récit de la Passion selon Jean (cf.. 18, 1 – 19,42). La mort de Jésus est la révélation suprême de l'amour de Dieu qui se prolonge sacramentellement au fil des siècles dans l'eau. (Baptême) et dans le sang (Eucharistie) et est intimement liée au don du Saint-Esprit et à la naissance de l'Église, représenté par la Sainte Vierge Marie et l'Apôtre Jean. L'homélie est ensuite suivie d'une prière universelle solennelle au cours de laquelle des supplications sont élevées pour l'Église., père, pour tous les ordres sacrés et les fidèles, pour les catéchumènes, pour l'unité des chrétiens, pour les juifs, pour les non-chrétiens, pour ceux qui ne croient pas en Dieu, pour les dirigeants et pour les affligés.

Conséquence de la parole entendue et acceptée, puis suit le solennel Adoration de la Croix, geste « scandaleux » et prophétique car il n'est plus vénéré comme simple instrument de mort infâme, mais comme un arbre de vie, "thalamus, trône et autel au corps du Christ Seigneur". Le prêtre découvre la croix trois fois, le présentant au peuple comme un trophée de victoire et disant: «Voici le bois de la croix, auquel le Christ était pendu, sauveur du monde"; l'assemblée répond à cette invitation: "Allez, nous adorons!». L'assemblée accomplit ensuite le geste d'adoration, en nous rappelant que Pâques est déjà accomplie à ce moment-là, notre salut s'accomplit dans le sang de l'Agneau immolé: « Nous adorons ta croix, seigneur; nous louons et glorifions ta sainte résurrection. Du bois de la croix, la joie est venue dans le monde entier". A la fin de l'adoration, la croix est placée près de l'autel, c'est aussi un signe du sacrifice du Christ, offert au Père pour notre salut.

À l'adoration de la croix, suit la communion eucharistique, avec les Espèces sacrées consacrées la veille. La Commémoration de la Passion se termine par une prière de bénédiction sur la congrégation, qui se dissout ensuite en silence.

samedi Saint. Le Missel Romain nous présente cette journée avec ces mots:

«Le Samedi Saint, l'Église s'arrête au sépulcre du Seigneur, méditant sur sa passion et sa mort, ainsi que la descente aux enfers, et j'attends sa résurrection, dans la prière et le jeûne. La table sacrée dépouillée, l'Église s'abstient du sacrifice de la messe jusqu'à la veillée solennelle ou l'attente nocturne de la résurrection". L'Église est appelée avant tout à méditer sur le fait que Jésus « est mort pour nos péchés selon les Écritures »., a été enterré et ressuscité le troisième jour selon les Écritures" (1 Cor 15, 3-4).

Contemplez ce qu'il professe dans le Credo en déclarant "il est descendu aux enfers": Jésus-Christ se montre solidaire avec l'homme à sauver, face à la mort avec la certitude qu'il l'aurait gagnée non seulement pour lui-même, mais pour tout le monde. De ce point de vue, Le samedi saint est un jour de grande espérance! Le Samedi Saint, le chrétien est appelé à imiter les femmes pieuses qui, après l'enterrement de Jésus, "étaient là devant le tombeau". (Mont 27, 61). Ce n'est pas une mince affaire de nous arrêter aussi, dans une atmosphère de foi et d'amour, prier, méditer et contempler: peut-être le jour du désert, de prière et d'espérance éclairée en Dieu qui a choisi non seulement de mourir pour nous, mais pour ressusciter et nous faire participer à sa vie ressuscitée.

La Veillée pascale dans la Nuit Sainte c'est le sommet et le centre de tout le Triduum pascal. Considérée comme la « mère de toutes les veillées », en lui l'Église attend, en train de regarder, la résurrection du Christ et la célèbre dans les sacrements (cf. Normes pour l'année liturgique et le calendrier, 21). Toute la célébration de cette veillée, donc, il doit avoir lieu la nuit et se terminer avant l'aube le dimanche. C'est la nuit par excellence, où sont célébrés les grands sacrements de l'initiation chrétienne (Baptême, Confirmation, Eucharistie), qui communiquent aux fidèles la grâce salvifique du mystère pascal du Christ. La Veillée pascale se compose de quatre parties:

  1. Liturgie de la lumière ou lucarne. La Veillée s'ouvre avec la célébration du Christ ressuscité comme lumière du monde. Le prêtre bénit un feu ardent (généralement préparé en dehors de l'Église) et prépare le cierge pascal, graver une croix dessus, les lettres grecques A et W et les chiffres de l'année en cours, suivre ce modèle:

En faisant ce geste, acclamez le Christ, le commencement et la fin, Alpha et Omega, à quoi appartient le Temps, les siècles, gloire et puissance. Gravure terminée, le célébrant peut infliger 5 grains d'encens en forme de croix et en faisant ce geste il acclame les saintes plaies, grâces glorieuses et salvatrices du Christ. Le Cero est allumé sur le nouveau feu et commence une procession qui se dirige vers le presbytère.; lors de ce cortège il est acclamé trois fois"Lumen Christi!" et les cierges des fidèles et les lumières de l'Église sont allumés. J'ai placé la bougie dans son chandelier, le diacre proclame le Préconium pascal solennel (dit "Exultel”) un beau texte qui annonce la gloire de la résurrection du Christ, sommet de toute l’histoire du salut, commencé après le péché d'Adam, représenté dans l'agneau pascal, de l'exode, du passage de la Mer Rouge, de la colonne de feu et pleinement réalisé par le Christ mort et ressuscité. le Préconium est une chanson enthousiaste qui, récapitulant tous les grands moments de l'histoire de Dieu et de l'homme, exprime l'exultation du ciel et de la terre, car avec la résurrection du Christ aussi l'univers, meurtri par le péché, il ressuscite et se renouvelle. Un texte qui mérite d'être médité longuement et même de prier personnellement.

Liturgie de la Parole. J'ai terminé la lucarne, le célébrant nous invite à écouter la Parole pour méditer «comment, dans l'ancienne alliance, Dieu a sauvé son peuple et, dans la plénitude des temps, nous a envoyé son Fils comme rédempteur». Neuf lectures sont alors proclamées (sept de l'Ancien Testament et deux du Nouveau), dans le but de faire découvrir aux fidèles le sens et l'importance de Pâques dans la vie de l'Église et de chaque chrétien, en relation avec les sacrements pascaux (Baptême, Confirmation et Eucharistie) par lequel nous sommes morts et avons été ressuscités avec Christ:

je lis: Gén 1, 1 – 2, 2: la création

II lecture: Gén 22, 1-18: l'épreuve d'Abraham

III lecture: Est 14, 15 – 15, 1: le passage de la Mer Rouge

Quatrième lecture: Est 54, 5-14: Votre conjoint est le Créateur

V lecture: Est 55, 1-11: Tous ceux qui ont soif viennent à l'eau

VI lecture: Bar 3, 9-15. 32 – 4, 4: L'alliance éternelle

VIIe lecture: Ce 36, 16-17une. 18-28: Je t'aspergerai d'eau pure

la lettre: Rm 6, 3-11: Le Christ ressuscité des morts ne meurt plus

gospel: Un des trois synoptiques selon le cycle liturgique

Entre la lecture VII et l'épître Gloria et à la fin de l'épître – après le « jeûne » du Carême – leAlléluia.

Liturgie baptismale: Depuis l'Antiquité, l'Église a lié l'administration du baptême à la veillée pascale, immersion dans la mort du Christ et résurrection avec lui vers une vie nouvelle. Après le chant des litanies des saints, on bénit l'eau du baptême - avec le geste particulier d'y tremper trois fois le cierge pascal - avec laquelle on administre le baptême et on asperge l'assemblée, après cela a renouvelé la profession de foi avec les promesses du baptême.

La veillée se termine par la liturgie eucharistique, qui devient l'accomplissement de toute la célébration et de l'action de grâces les plus hautes et les plus significatives adressées au Père pour nous avoir donné son Fils mort et ressuscité pour notre salut. En fait, la véritable Eucharistie a commencé avec Pâques, dans lequel, jusqu'à la fin des âges, l'Église acclamera «le Christ, le véritable Agneau qui a ôté les péchés du monde»; Christ que, en mourant il a détruit la mort et en ressuscitant il nous a redonné la vie" (Préface Pascal Ier). Et c'est ainsi que commence le "Jour du Seigneur", jour de vie sans coucher de soleil, dans lequel le devoir de tout croyant est de « chercher les choses d'en haut » et de « cacher sa vie avec le Christ ressuscité en Dieu ».

J'ai une question pour vous tous, et avec la question, je vous laisse à tous le fardeau de la réponse: le cœur central du mystère fondateur de notre foi, c'est la résurrection du Christ, avant quoi l'Apôtre Paul affirme que s'il n'avait pas vraiment élevé notre foi et notre espérance seraient complètement vaines (cf.. Je Cor 15, 12-15) c'est peut-être une raison et une occasion de se lancer dans des extravagances qui risquent souvent de transcender entre profanation et pur et simple sacrilège.? Tout est possible, quand on l'exhorte, il s'instruit, mais les transgresseurs ne sont pas punis, le faire serait un manque de pitié, c'est dommage oui, absolument intolérable.

Florence, 12 mai 2023

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Vénérables Frères Prêtres, l'Église vit une crise sans précédent et nous vivons la plus difficile des épreuves: la grande épreuve de la foi

- Théologique – Méditation du Jeudi Saint -

Vénérables Frères Prêtres, L'ÉGLISE VIVRE UNE CRISE SANS PRÉCÉDENT ET NOUS VIVONS LA DIFFICULTÉ DES ÉPREUVES: LA GRANDE ÉPREUVE DE LA FOI

Aujourd'hui, si la maladie est attrapée à temps, de nombreuses formes de cancer peuvent être guéries, mais le cléricalisme, surtout celle des faux et des hypocrites visqueux, c'est une maladie qui risque d'être incurable, en plus d'être toujours la pire métastase qui puisse se propager dans le corps de l'Église, compromettant toute recherche d'un cheminement de foi chez les prêtres et les fidèles.

 

 

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La sévérité que j'utilise souvent, combiné si nécessaire avec une ironie tout à fait désinvolte mais délibérée et surtout scientifique, m'amène à spéculer que nous n'avons peut-être pas le temps de penser aux prêtres. Il est probable que bientôt nous pourrons afficher l'avis « soldes de fin de saison » sur les portes de nos églises, ou "vente de faillite". En Europe du Nord, cela se produit depuis un certain temps, quand à 2010 Je suis allé faire des études approfondies en Allemagne et j'ai pu voir des bâtiments d'anciennes églises, jusqu'à quelques décennies plus tôt les communautés paroissiales, vendus et transformés en boutiques élégantes, restaurants, salons de coiffure, certains même dans boîte de nuit. Dans mon livre Et Satan est devenu trinitaire publié à la fin 2010 je l'ai écrit: «[...] une rivière en crue descend du nord de l'Europe et nous submergera bientôt aussi».

Salvador Dalí, Dernière Cène

La situation dans de nombreux diocèses italiens est dramatique, la pénurie croissante de clergé et l'âge moyen de certains prêtres a dépassé dans de nombreux i 70 années. Les statistiques des grands diocèses semblent bulletins de guerre, la moyenne est maintenant égale à 10 prêtres décédés contre un ou deux prêtres nouvellement ordonnés. Dans certains diocèses, les prêtres n'ont pas été ordonnés depuis des années alors que plusieurs sont décédés au cours des mêmes années. Il est inévitable que d'ici vingt ans, mais aussi avant, les actuels 225 Les diocèses italiens seront réduits à 70 O 80 et que dans les territoires de ces diocèses qui ont fini par être supprimés, composé aujourd'hui par 50 O 60 prêtres avancés en âge, il n'y aura que trois ou quatre prêtres pour servir sur tout le territoire.

Sous le pontificat de Benedict XVI, compris entre 2005 et le 2013 il y a eu une légère reprise des vocations, sous celui du Souverain Pontife François, compris entre 2014 et le 2022 il y a eu une chute spectaculaire des admissions dans les séminaires et les noviciats religieux. L'année 2022 s'est inscrit 1.045 prêtres décédés du clergé séculier et régulier e 392 nouvelles ordinations de prêtres du clergé séculier et régulier. Les prêtres décédés dépassent de 65% celle des nouveaux ordonnés.

A Rome même de nombreux édifices ecclésiastiques de divers ordres religieux et congrégations ont été vendus et beaucoup d'autres sont à l'agonie. Des édifices pharaoniques désormais habités par quatre ou cinq religieux et religieuses âgés qui connaîtront bientôt le même sort. Et si cela arrive à Rome, Je vous laisse imaginer quelle grande vente de patrimoine ecclésiastique est actuellement en cours dans toute l'Italie.

Face à ce déclin inexorable et irréversible, peut-être réfléchissons-nous sérieusement à une formation adéquate des prêtres, repenser les séminaires structurés aujourd'hui de manière inadéquate et en quelque sorte anachronique, ou tout miser sur une pastorale attentive des vocations qui consisterait avant tout à présenter les vrais prêtres du Christ comme des modèles de vie, pas des prêtres sécularisés similaires aux religieux professionnels ou aux travailleurs sociaux, souvent réduits à des célébrants compulsifs de messes courant d'une paroisse à l'autre, sans qu'aucun évêque ne se demande quand il prie, quand ils étudient, quand ils prennent soin de leur vie sacerdotale? S'il n'y a plus de prêtres pour couvrir les paroisses du district, dans ce cas il faut procéder à la suppression canonique en ne laissant qu'une seule paroisse et en disant clairement aux fidèles qu'ils doivent cesser de réclamer l'église voisine et parcourir quatre ou cinq kilomètres pour aller à la Sainte Messe, comme ils le font 40 O 50, les seniors avant tout, quand il s'agit plutôt d'aller dans les grands centres commerciaux. Si les familles qui composent la communauté chrétienne ne sont plus en mesure d'exprimer des vocations, ce sera bien que je croyants du Christ eux aussi assument leurs responsabilités, au lieu d'essayer de presser les prêtres jusqu'à ce qu'ils soient épuisés. Cependant, comme nous savons que nous vivons dans l'Église du manque de prise de responsabilité, par le clergé d'une part, des fidèles souvent égoïstes et paresseux d'autre part.

Pour résoudre ces problèmes désormais irréversibles, au lieu de recourir à ces choix radicaux malheureusement nécessaires, au lieu de cela, nous avons tendance à imaginer les pires expédients en évitant de faire face à nos échecs qui crient souvent au ciel. Il y aurait de nombreux exemples, n'en prenons qu'un: plusieurs évêques, avec beaucoup de cérémonies solennelles, l'ont déjà fait en Italie confier aux communautés paroissiales à certains "acolyte" installation, ou au mieux aux diacres permanents par lesquels l'ancienne loi a été ressuscitée Masse sèche[1], très populaire entre la fin du Moyen Âge et la Renaissance, qu'après la réforme liturgique du Saint Pontife Pie V, il a disparu[2]. Mais, comme cela arrive quand on pense à faire de grands pas en avant, on ne fait que revenir en arrière pour donner une répétition tragique à l'histoire passée, surtout à celui qui est le plus en faillite. Parce que d'habitude l'histoire se répète toujours deux fois: d'abord comme une tragédie, puis comme une farce grotesque[3].

LE PRÊTRE EST SUPÉRIEUR AUX ANGES DE DIEU MAIS RESTE UN PÉCHEUR FRAGILE

Si la Parole de Dieu a fait l'homme aurait voulu une Église formée par des entités angéliques ne l'aurait pas fondée sur la terre, mais dans cette Jérusalem Céleste dont nous parle le Bienheureux Apôtre Jean au chapitre XXI de l'Apocalypse. Au lieu de cela, il l'a fondé sur terre, utiliser des hommes corrompus par le péché originel (cf.. gn 2,17) et exposé à la corruption du péché.

Lors de la Dernière Cène, en instituant la Très Sainte Eucharistie comme mystère vivant de sa présence et en consacrant les Apôtres comme prêtres de la Nouvelle Alliance, fait d'eux des participants au sacerdoce ministériel du Christ Souverain Sacrificateur (cf.. Mib 2,17; 4,14). En les consacrant prêtres, il les éleva ainsi en dignité au-dessus des Anges mêmes de Dieu.[4]. Cette dignité n'empêche pas l'homme-prêtre de tomber dans le péché ou d'être un véritable propagateur de péché à certaines occasions, dans les cas les plus graves et les plus rares, il peut même arriver que le prêtre se transforme en un corrupteur capable de créer des structures de péché au sein de l'Église. Pensez juste à ce que Judas Iscariot était capable de faire, lui aussi avait reçu, comme tous les Apôtres élus, la première Eucharistie et la consécration sacerdotale.

Il existe différents passages du Saint Evangile qui mettent en lumière toutes les fragilités humaines des Apôtres, à commencer par Pierre choisi par le Christ comme chef du Collège apostolique, que peu de temps après avoir reçu son investiture (cf.. Mont 16, 30-20) il a fui le premier face au danger, renier trois fois le Divin Maître, tel que rapporté par les récits des trois évangiles synoptiques et de l'évangile de Jean. Dans le récit des évangélistes Marc et Matthieu, il est précisé que Pierre, la troisième fois, on lui a demandé s'il connaissait l'homme, "il a commencé à jurer et jurer: « Je ne sais pas l'homme!"». Dans la culture juive de l'époque, jurer faussement ou évoquer le nom de Dieu avec un serment était considéré comme un crime très grave qui pouvait même être puni de mort. Pourtant Pierre, le premier chef du Collège des Apôtres, il a fait ça: il a maudit et juré faussement qu'il ne connaissait pas le Christ.

Dans la période suivant la résurrection du Christ et après avoir reçu les dons de grâce du Saint-Esprit à la Pentecôte (cf.. À 2, 1-41), Pierre a été durement réprimandé à Antioche par l'apôtre Paul qui l'a accusé d'ambiguïté et d'hypocrisie (cf.. Fille 2, 11-14). Incidemment: Je ne sais pas si quelqu'un a jamais accusé le Saint Apôtre d'être arrogant ou plus simplement inapproprié dans ses expressions critiques, au contraire, je comprends qu'un grand crédit doit encore lui être rendu aujourd'hui, car s'il n'y avait eu "l'hypocrisie" et "l'ambiguïté" de Pierre ou un certain "intégralisme" de Jacques le Majeur, aujourd'hui nous ne serions pas ce que nous sommes, mais seulement une secte judéo-chrétienne. En tant que tel, nous n'aurions pas survécu, comment le judaïsme n'a pas survécu en tant que religion après la 70 dC. avec la chute du Temple. En fait, le judaïsme d'aujourd'hui, ce n'est qu'une pantomime de ce qu'était l'ancienne religion juive, il suffit de dire que les castes sacerdotales et les rituels de consécration qui étaient tous étroitement liés au Temple ont disparu. Ces éléments dont j'ai parlé dans mon essai substantiel de 2006: herbes amères, le siècle du sionisme.

Il y a un passage dramatique de l'Evangile de la Passion du Christ où l'arrestation du Seigneur est racontée, devant qui résonnent ces paroles: "Alors tous les disciples le laissèrent et s'enfuirent" (Mont 26, 56). Si l'on y pense, c'était le seul concile de l'Église où tous les Pères étaient unanimes dans la décision. Pour construire votre propre église, image visible du corps dont Il est la tête et dont nous sommes membres comme illustré par le Bienheureux Apôtre Paul (cf.. Col 1, 18), Le Christ a choisi des hommes chargés de toutes leurs limitations, faiblesses et insuffisances, qui s'est enfui avant l'arrestation du Divin Maître.

Les fidèles catholiques, mais aussi des personnes éloignées de l'Église ou même des non-croyants, ils s'attendent souvent à ce que le prêtre ait cette pureté de vie qu'ils n'ont pas et qu'ils ne veulent même pas avoir.. Parfois, les fidèles catholiques ont tendance à avoir une idée surréaliste du prêtre complètement séparée de la réalité du ministère sacré, refuser de comprendre que l'exercer aujourd'hui est beaucoup plus difficile qu'autrefois 100 Il y a des années, mais aussi et seulement 50 Il y a des années.

Le prêtre, pour le sacrement de grâce dont il a été marqué et pour le ministère sacré auquel il est appelé, il peut finir par subir beaucoup plus que les autres les tentations du diable, parce qu'il est dispensateur de grâce à travers les mystères sacrés, pour cette raison, il sera furieux contre les consacrés d'une manière particulière. Et c'était une des premières leçons que j'ai apprises quand j'ai fait les stages d'exorcistes.

SANS L'UTILISATION DE L'ÉLÉMENT HISTORIQUE IL N'EST PAS POSSIBLE DE FAIRE DE LA THÉOLOGIE NI DE COMPRENDRE COMPLÈTEMENT CERTAINES SITUATIONS ENRACINÉES DANS LE CLERGÉ, MAIS SI VOUS AVISEZ, PRÊT LA RÉPONSE DU CLÉRICAL MANIPULANT LE SAINT ÉVANGILE: "QUI ES-TU POUR JUGER?»

Un de mes principaux entraîneurs c'était le jésuite Pierre Gumpel (1923-2022), éminent historien du dogme, qui m'a transmis l'importance fondamentale de l'histoire dans l'étude de la dogmatique, toujours un sujet d'intérêt et de recherche. Un théologien dogmatique dépourvu de bases solides données par des connaissances historiques adéquates, peut sérieusement risquer de ne pas avoir une perception réelle des fondements de la foi finissant par se perdre dans l'hyperuranium de la métaphysique du rêve. Derrière les grands conseils dogmatiques, à partir du Premier Nicéen pour suivre avec le Premier Constantinopolitain qui définit les vérités fondamentales et qui élabore notre Symbole de foi, il y a une histoire complexe et articulée entremêlée d'événements politiques articulés et de relations difficiles qui existaient déjà à l'époque entre l'Église d'Orient et celle d'Occident.

Les clercs ont toujours connu des moments cycliques de déclin graves problèmes doctrinaux et moraux. Si quelqu'un ne connaît pas l'histoire, il est inutile de me reprocher que dans des écrits ou des interventions je souligne souvent certaines tendances ecclésiales et ecclésiastiques actuelles. Je ne peux que sourire à certaines « âmes délicates » qui jugent mes propos comme une sorte d'attaque à la trahison cléricale, étant donné que l'Église est le Corps Mystique du Christ (cf.. Col 1, 18), pas un cercle fermé transformé en une "structure de péché" pleine de "saleté"[5], être couvert et protégé de toutes les manières par des attitudes destructrices envers quiconque ose exercer le précieux don critique donné par la liberté des enfants de Dieu. Ceux qui agissent avec des attitudes cléricales complotistes démontrent d'abord de manière troublante qu'ils ne connaissent pas les œuvres de nombreux Saints Pères et Docteurs de l'Église qui ont utilisé des formes de sévérité et de dureté de langage bien supérieures aux miennes.. Cependant, il se peut qu'ils n'aient jamais lu les écrits dans lesquels San Pier Damiani condamne avec un ton enflammé la pratique de la sodomie répandue parmi le clergé[6], ou le texte adressé par Saint Bernard de Chiaravalle au Souverain Pontife Eugène III dans lequel il illustre comment il est entouré de proxénètes et de prélats simoniaques qui ne regardaient que leurs sales intérêts[7], ou Sainte Catherine de Sienne qui, invitée à Avignon, répondit au Souverain Pontife qu'elle n'avait pas besoin de se rendre à sa cour car la puanteur qu'elle dégageait se faisait sentir jusque dans sa ville[8], jusqu'aux critiques les plus récentes de la médiocrité et de l'immoralité de l'épiscopat et du clergé de Sant'Alfonso Maria de' Liguori[9] ou aux analyses critiques du bienheureux Antonio Rosmini qui se plaignait de l'ignorance du clergé[10]. En somme, je reproche les mêmes choses à ceux qui s'accrochent aux formes stylistiques ou au fatidique « qui es-tu pour juger ??» - avec laquelle ils voudraient étouffer toute pensée critique - ils montrent qu'ils ne savent pas ce qui est bien pire et sur un ton bien plus sévère ont dit et écrit de nombreux saints Pères et docteurs de l'Église. Il suffirait alors de connaître les canons disciplinaires de certains conciles, par exemple le IV Lateranense del 1215, où une à une les mauvaises habitudes du clergé sont indiquées, arrangeant leur correction par le recours à des peines sévères. Et pourquoi, le Concile de Trente, sur les membres du clergé, évêques et prêtres, établi certaines règles précises et rigides? Pour le comprendre, il suffirait de savoir ce qui s'est passé dans le clergé à la Renaissance et la réponse serait bientôt donnée.. puis, si nous voulons toucher l'état de dégradation dans lequel notre clergé est tombé dans les années trente du XXe siècle, dans ce cas, il suffirait de lire l'Encyclique Retour au sacerdoce catholique écrit en 1935 par le pape Pie XI, à travers les lignes dont l'image est bientôt faite et fournie. Demande: c'est juste ces sujets qui déchirent leurs vêtements en m'accusant d'utiliser des tons durs et sévères, ou accroché à la forme expressive, incapable de nier la substance, ce sont simplement et clairement des obtus ignorants sur le plan historique et ecclésiologique qui prétendent traiter et gérer l'Église comme s'il s'agissait d'un clan mafieux régi par des principes de silence?

Dans ce cas également, la réponse du secrétaire terne est bientôt donné: « Peut-être voulez-vous vous comparer à certains Saints Pères et docteurs de l'Église? Ah, quelle arrogance, quelle arrogance!». Cette accusation typique de ceux qui réagissent en déformant et en manipulant à la fois la réalité et ce que vous avez dit, puisque je ne me suis jamais comparé à certains saints, J'ai juste essayé de prendre un exemple d'eux, pour le simple fait que moi aussi je suis appelé à la sainteté comme tous les baptisés, étant donné que la sainteté n'est en aucun cas un objectif inaccessible, mais un objectif que nous sommes tous appelés à atteindre. Même Jésus-Christ a été giflé au Sanhédrin et réprimandé "Comment oses-tu répondre ainsi au Souverain Sacrificateur?» (Gv 18, 22). De toute évidence, le clérical manipulateur a la réponse prête: « Peut-être voulez-vous vous comparer à Jésus-Christ?». Bien sûr que non, mais ils ne font qu'un à tous égards vieux christ et comme tel je dois l'imiter et me conformer à lui, c'est du moins ce que m'a dit l'évêque quand il m'a consacré prêtre. Pour cela, je réponds comme Jésus-Christ: «Si je parlais mal, montre-moi où est le mal; mais si je l'ai bien parlé, pourquoi me frappes-tu?» (Gv 18, 23). La réponse du manipulateur clérical est prête: « Le problème n'est pas le fond mais la forme, ta façon de dire les choses". C'est parce que pour le clérical obtus et manipulateur, nous libérer n'est pas du tout la vérité (cf.. Gv 8,32), mais la forme sous laquelle la vérité est dite, car la forme est toujours et de loin supérieure au fond de la vérité. Ce n'était peut-être pas ce que saint Anselme d'Aoste enseignait, Saint Thomas d'Aquin et les autres Pères de la scolastique classique, c'est-à-dire que les accidents sont supérieurs aux substances? Mais comme il était arrogant Tommaso de Kempis qui a écrit le célèbre ouvrage Imitation du Christ. Comment pouvez-vous penser que vous êtes fier au point de supposer que vous pouvez imiter le Christ? C'est pourquoi j'affirme et je ne me lasse pas de répéter que le cléricalisme est pire que l'athéisme. Parce que l'athée nie Dieu, le clérical obtus manipule et falsifie Dieu et sa Parole pour imposer ses pires misères humaines comme loi suprême.

Tout cela s'appelle le mystère de l'iniquité, le Bienheureux Apôtre Paul en parle clairement, disant que "le mystère de l'iniquité est déjà en train de se réaliser" (2 Ts 2, 1). Élément théologique très précis devant lequel, le pire qui puisse être fait, c'est s'énerver devant ceux qui affrontent ce mystère, l'analyse et, si nécessaire, la met en lumière pour secouer même les consciences de plus en plus narcotisées de certains ecclésiastiques, toujours prompt à s'énerver si quelqu'un ose pointer le mal pour ce qu'il est: mâle.

Il y a vingt ans, le Saint Pontife Jean-Paul II il lance une énième alerte en parlant d'une « apostasie silencieuse » et écrit à ce propos que « la culture européenne donne l'impression d'une « apostasie silencieuse » de la part de l'homme rassasié qui vit comme si Dieu n'existait pas »[11].

Dans cette décadence et dans ce rejet du sacré et nous aussi, prêtres, nous nous sommes immergés dans le transcendantal, il y a peu à crier au scandale si je dis ça aujourd'hui, la pire forme d'athéisme est celle de l'athéisme clérical. Il suffit d'observer comment certains prêtres célèbrent la Sainte Messe, pour ensuite se demander de manière pour le moins raisonnable s'ils croient vraiment en ce qu'ils font, ou s'ils ont complètement oublié quand l'évêque leur a dit: « Comprenez ce que vous faites, imitez ce que vous célébrez, conformer votre vie au mystère de la croix du Christ, le Seigneur "[12].

LE PRÊTRE D'HIER A ÉTÉ PROTÉGÉ À L'INTÉRIEUR ET À L'EXTÉRIEUR, AUJOURD'HUI, IL EST SANS PROTECTION EXTERNE ET INTERNE

Jusqu'à un demi-siècle jadis le prêtre vivait dans des contextes sociaux où il était protégé en tant qu'homme et en tant que figure sacrée par la société et ses propres structures. Les prêtres indignes et les pécheurs qui ont enfreint les règles ont toujours existé, mais jusqu'à il y a quelques décennies, ils vivaient dans des contextes socioculturels dans lesquels ils étaient protégés. Donc, le prêtre qui avait des comportements qui ne convenaient pas aux siens statut prêtre a violé les règles et a commis ses péchés dans un climat de dissimulation totale, éviter de donner un scandale public, parce qu'il avait très clairement en lui ce qui était bien et ce qui était mal. En effet, même pour les membres de la société qui sont tièdes envers la foi ou même pour les non-croyants eux-mêmes, il était clair ce qui était bien et ce qui était mal.. Donc si le prêtre s'est trompé, ou s'il a commis des péchés, il était conscient de faire des erreurs et de pécher et a tout fait pour que son péché ne provoque pas de scandale public. Ajoutez à cela que dans les époques passées, aussi récente, il n'y avait pas les moyens de communication et de contrôle qu'il y a aujourd'hui, où à l'époque de la social nous vivons tous bien en évidence sur une place publique, tandis que les nouvelles voyagent d'une partie du monde à l'autre en quelques secondes. Aujourd'hui, le prêtre vit inséré dans une société qui, en plus de ne pas le protéger, essaie de le convaincre que le mal est bien et que le bien est mal., induisant les faibles à tomber dans les pires vices et perversions.

Autrefois le prêtre était socialement considéré comme une autorité morale même par ceux qui ont rejeté la doctrine et la morale catholiques, mais que bien qu'ils fussent hostiles au catholicisme, ils reconnaissaient dans le prêtre une figure précise. Aujourd'hui, l'Église catholique, le pontife romain, les évêques et les prêtres sont utilisés pour faire de la non-comique ou de la satire, quelque chose qui a toujours existé depuis l'époque des grands Giovanni Boccace et Pietro l'Aretino. Sous prétexte de comédie et de satire qui en réalité ne sont pourtant pas telles, on tente de priver l'Église et son clergé de toute autorité, autorité et fondement spirituel et surnaturel, souvent de façon subtile, violent et destructeur. A cela s'ajoutent les prêtres qui rabaissent les mystères sacrés en transformant le Sacrifice eucharistique qui se renouvelle lors de la célébration de la Sainte Messe en montrer extravagant presque toujours le résultat du narcissisme égocentrique du prêtre et de son sens du sacré presque absent.

Pour cela et pour diverses autres raisons, je dis souvent aux confrères dont je suis confesseur et directeur spirituel que le Diable est un concentré d'intelligence pure qui au fil des siècles a compris que les persécutions et le sang des martyrs ont toujours purifié et fortifié l'Église, lui donnant force et vitalité. La nouvelle technique qu'il a adoptée aujourd'hui est terrible: fais nous mourir en ridicule. Et les prêtres peuvent aussi être prêts à mourir en martyrs pour leur foi, sachant très bien que cela pourrait être une possibilité tout à fait possible, écrit à sa manière dans notre caractère sacerdotal indélébile et éternel. Alors que personne n'était prêt à mourir submergé par le ridicule. C'est malheureusement la mort que l'on tente de réserver à l'Église et à son clergé: le ridicule. Et face au rejet social et à l'indifférence totale qui frustrent souvent toute tentative d'activité pastorale, nombreux sont les prêtres qui finissent par entrer en crise. Certains sérieusement, surtout ceux qui ont trente ou quarante ans de ministère sacré qui finissent souvent par se demander quelle est leur utilité, s'ils sont utiles à quelque chose et à quoi? Ceux qui se posent ces questions sont presque toujours douloureux et dramatiques, bien qu'ils vivent dans un état de crise, ce sont de bons prêtres qui ont toujours cru et qui croient en leur mission. Puis il y a les autres, qui vont de pair avec le monde et qui font tout pour plaire au monde et lui plaire. Ces seconds sont presque toujours de mauvais prêtres difficiles à aider et à récupérer, aussi parce qu'ils sont totalement repliés sur les pires formes de sécularisation et qu'ils ne pensent vraiment pas à être aidés ou récupérés.

LA CRISE DE LA DOCTRINE DE LA FOI ET DE LA MORALE, AU-DELÀ DU PROBLÈME DE L'IGNORANCE DES PRÊTRES MALFORMÉS ET DÉFORMÉS

Dans plusieurs de mes livres et articles écrit dans les derniers 15 années, j'ai expliqué - et je crois aussi démontré - comment, animé de bonnes intentions naïves, à partir du milieu des années 1960, nous avons essayé d'aller à la rencontre du monde et de plaire à tout prix à la société contemporaine qui s'était lancée dans la décadence des valeurs humaines et morales. Ce faisant, nous avons oublié que le but de l'Église n'est pas de plaire au monde mais de combattre ses maladies graves. Et ça aussi on nous a dit:

« Si le monde vous hait, sachez qu'il m'a haï avant. Si vous étiez du monde, le monde vous aimer comme son propre; parce que vous n'êtes pas du monde, mais je vous ai choisi dans le monde, c'est pourquoi le monde te déteste" (Gv 15, 18-19).

Un mal compris l'esprit du Concile fomenté par ceux qui n'ont jamais bien ou complètement étudié les documents du Concile Vatican II et qui ont créé un concile personnel à cet effet, jamais écrit par les Pères de l'Église, a fini par générer une crise de doctrine qui à son tour a donné lieu à une crise de foi qui a finalement abouti à une crise morale dévastatrice du clergé, dont une grande partie, surtout dans certains coins du monde, c'est vivre dans des conditions de sécularisation qui ont dépassé depuis longtemps tous les niveaux de danger.

Le Saint Pontife Paul VI, celui du Concile Vatican II convoqué par le Saint Pontife Jean XXIII était le passeur, en plus de celui qui a porté sa croix, devant l'évidence indéniable de certaines dérives à la fois doctrinales et laïques dit-il:

«On croyait qu'après le Concile viendrait un jour ensoleillé pour l'histoire de l'Église. Au lieu de cela, un jour nuageux est venu, de tempête, de sombre, De la recherche, d'incertitude»[13].

Dans ces années, un des maîtres de l'école romaine, Antonio Piolanti, qui a péri au conseil, face à certaines extravagances qui ont commencé à se répandre au début des années soixante-dix du XXe siècle, il répétait depuis sa chaise du Latran:

«Ce n'est pas le Conseil, rien de tout cela n'a été écrit par le Conseil, Mai! C'est juste le para-conseil des prêtres et théologiens excentriques, qui n'a rien de commun avec le Concile Vatican II et ses documents!»

Chaque jour, je touche de première main des situations d'immoralité grave répandu parmi le clergé, mais en science et en conscience je peux dire et démontrer tout aussi facilement que ce n'est souvent pas la faute des prêtres mais de la manière inadéquate et superficielle dont ils ont été formés et amenés au sacerdoce. Souvent, le blâme, il appartient aux évêques qui ont même oublié le sens étymologique du mot évêque et qu'ils ont gravement échoué à surveiller et à s'occuper de leur clergé, éviter de consacrer des prêtres qui sont des sujets immatures sans qualifications humaines, moral et spirituel.

Dans de nombreuses universités ecclésiastiques et les instituts théologiques enseignent plus la sociologie et la science politique au lieu des fondements de la doctrine solide et de la théologie catholique de base qui sont les seuls capables de donner aux prêtres un fondement et surtout de fortes motivations pastorales qui ne reposent pas sur des émotions éphémères, mais sur la transcendance. À ce moment-là, le mal est vite fait: de nombreux prêtres aujourd'hui ne connaissent même plus le sens de certains mots et pour cette raison ils les comprennent mal d'une manière gravement erronée. Par exemple, j'ai souvent entendu des prêtres dire, même pendant les homélies: "Assez avec ces absolutismes... aujourd'hui nous ne sommes plus l'Église de l'absolu qui pense avoir la seule vérité dans sa poche" (!?). Cependant, ce n'est pas ce que nous trouvons écrit dans le document du Concile Vatican II La joie et l'espoir qui aborde la question délicate du rapport entre l'Église et le monde contemporain. Faire un suivi auprès des prêtres qui utilisent des termes tels que « dogmatique » ou « tridentin » dans un sens négatif, voire offensant, manifestant ainsi une ignorance effrayante qui, alliée à l'arrogance, est contente d'elle-même. Messieurs les évêques, mais à ces sujets qui les ont formés, surtout: qui les a fait prêtres? Et je dis ignorance car même le plus humble des prêtres ne le devient qu'après une formation de base simple mais bonne, faut savoir que grâce au Concile de Trente l'Eglise a d'abord été purifiée de beaucoup de corruptions et surtout elle a ouvert les portes à la grande évangélisation, cessant dans les suivants 100 années d'être un phénomène principalement européen pour s'étendre à tous les continents du monde. Le Concile de Trente a également marqué une saison glorieuse de grands saints masculins et féminins de la charité, des grands pédagogues et médecins qui ont créé des instituts et des structures de formation extraordinaires, assistance, éducation de l'enfance pauvre et évangélisation. C'est le Concile de Trente utilisé aujourd'hui dans un sens négatif par certains ignorants qui se complaisent dans leur propre ignorance en régnant: "Ah, ces vieux dogmatismes qui puent la naphtaline … Ah, quel esprit tridentin!». Celui de Trente fut un concile grandiose que les Pères du futur Concile Vatican II ont apprécié et judicieusement évoqué dans tous leurs documents fondamentaux, à commencer par les Constitutions La lumière e Épée de Dieu.

Des déclarations comme ça sont complètement absurdes, mais voyons pourquoi certains les prononcent avec une conviction désinvolte. D'abord parce qu'ils confondent le terme « absolu » - qui dans toutes les religions judéo-chrétiennes, en philosophie métaphysique, en théologie dogmatique et en théologie fondamentale, il a une signification précise liée au caractère absolu de la foi révélée[14] ― avec ce qui est plutôt un "absolutisme" de nature politique. Le Saint Evangile est plein d'expressions catégoriques et absolues prononcées par Jésus-Christ, par exemple: "Je suis le chemin, la vérité et la vie " (Gv 14,6). Christ ne fournit aucune autre option, mais il n'offre qu'un seul et absolu, parce qu'il, le Verbe Incarné de Dieu est l'Absolu engendré et non créé par l'Absolu, de même que le Saint-Esprit est l'Absolu qui procède de Dieu le Père et de Dieu le Fils, étant à son tour Dieu le Saint-Esprit. Et quand dans le Symbole de foi nous professons croire en l'unique Église, Santa, catholique et apostolique, nous énonçons un absolu, comme dans diverses autres parties du credo nous en citons d'autres, étant donné que le Christ sur terre n'a fondé qu'une seule Église, pas une multiplicité d'églises.

Si la formation du prêtre il se fait de manière superficielle sans être doté de bases très solides, dès qu'il se trouve inséré comme prêtre dans le monde, ça risque de finir comme un roseau brisé par le vent, sinon pire: devenir un véritable corrupteur du Peuple de Dieu.

CEUX QUI NE SONT PAS CAPABLES DE GÉRER LA SOLITUDE NE DEVRAIENT PAS DEVENIR PRÊTRE

La solitude est ce compagnon indésirable qui suit souvent le prêtre tout au long de sa vie, à moins que l'on ne se transforme en solitude christologique, pour cela vous ne regretterez pas de l'avoir choisi. Christ aussi, dans les heures les plus tragiques de sa vie, resté seul, abandonné par ces mêmes personnes qu'il avait choisies comme témoins et compagnons de son existence et qu'il avait aimées jusqu'au bout (cf.. Gv 13, 1), mais il a déclaré: "Je ne suis pas seul, car le Père est avec moi" (Gv 16, 32). Si certains prêtres, au lieu d'inventer un concile égocentrique jamais célébré par les Pères de l'Église, vraiment étudié les documents du Concile Vatican II et certains documents du magistère ultérieur du Saint Pontife Paul VI, beaucoup de nos problèmes dramatiques seraient résolus par la seule lecture de l'Encyclique Célibat sacerdotal publié 24 juin 1967.

D'où les moments de solitude ce sont toujours des espaces de vie précieux, qu'il vaut mieux en effet se tailler et vivre, parce qu'ils favorisent la prière profonde, réflexion et méditation spirituelle sur le mystère de la vie et de la mort. Souvent, lors des directions spirituelles, Il m'arrive de demander aux prêtres: ... toi, tu ne médites jamais sur la mort? Si le prêtre répond en plaisantant à cette question en disant « Ah, mais pour penser à la mort il est temps!», ou pire, on me dit « je suis tellement occupé par tellement d'activités que je ne pense vraiment pas à la mort »… c'est tout, dans ce cas je comprends tout de suite qu'il y a beaucoup à travailler sur la spiritualité du prêtre, ou peut-être sur sa spiritualité faible voire parfois absente. Il y a trop de prêtres qui malheureusement ne se distinguent pas du tout de ceux qui peuvent être des volontaires libres d'associations non gouvernementales, trop et de plus en plus. Avec certains il est possible de travailler, obtenir également de bons résultats, malheureusement pas avec les autres, parce que la formation de base du prêtre manquait.

Mais il y a aussi une autre forme de solitude, ce qui découle de formes d'abandon ou d'isolement. Il n'y a pas quelques prêtres laissés à eux-mêmes par leurs évêques engagés dans des affaires complètement différentes qu'ils disent toujours plus importantes, pouvoir s'occuper de ses propres prêtres. A ce moment-là, tout d'abord, la désaffection entre le prêtre et son propre évêque surgit. Chose grave et dangereuse, parce que le sacerdoce du prêtre est intimement et indissociablement lié à la plénitude du sacerdoce apostolique de l'évêque[15]. Dès que le prêtre commence à se sentir abandonné par l'évêque et ses frères, eux aussi s'occupent de beaucoup de choses toujours et strictement plus importantes que la fraternité sacerdotale, petit à petit il commence à s'isoler. Et de ces deux éléments dangereux que sont "l'isolement" et la "solitude" peut vraiment naître tout et plus.

Je voudrais éviter d'entrer dans certains détails, donc je vais essayer de donner délicatement au moins une idée de mon ministère auprès des prêtres, expliquer ce que cette solitude qui génère l'abandon et le sentiment d'isolement qui en résulte peut conduire à. Voici donc des cas de prêtres qui tombent dans des formes plus ou moins graves de dépression, qui tombe dans l'alcoolisme, certains consomment de la drogue, d'autres dans l'addiction très néfaste à internet avec tout ce que cet outil peut comporter et offrir, ou dans des relations avec des gens et des environnements pour ainsi dire ... très peu recommandables. Des prêtres qui se sentent inutiles parce qu'ils aimeraient donner mais qui croient payer ou ont été mis dans la condition et l'impossibilité de pouvoir donner...

LES PRÊTRES SONT LES PLUS DÉLICATS AVEC LESQUELS UN PRÊTRE PEUT AVOIR TRAITEMENT

J'ai cessé de discuter avec certains évêques depuis que j'ai compris que si tu n'as pas reçu le cadeau de la paternité, ou plus simplement vous ne l'avez jamais substantiellement acquis et développé, il ne vous est certainement pas infusé au moment où ils vous mettent une bague à la main, une mitre sur la tête et ils commencent à vous appeler "Révérend Excellence".

Comment ils ont résolu certains problèmes des évêques très prévoyants? bientôt dit: en mettant des psychologues à la disposition des prêtres, de préférence des femmes, dont certains viennent même de l'école freudienne et lacanienne. A ce moment-là pourquoi ne pas donner directement la chaire aux cours philosophiques dans les études théologiques où nos futurs prêtres sont formés aux idéologues marxistes? Clarifions: qu'un prêtre ait besoin d'un bon spécialiste en psychiatrie est tout à fait possible. Je suis moi-même en contact étroit avec deux bons et experts psychiatres catholiques auxquels j'ai référé plusieurs fois mes confrères qui avaient manifestement besoin d'un soutien clinico-psychiatrique, ou parce qu'ils étaient dans des états dépressifs, ou parce qu'ils souffrent de névroses obsessionnelles, ou parce que vous souffrez de divers autres maux. Mais un directeur spirituel ne peut pas, il ne pourra jamais non plus être remplacé par un "psychologue diocésain", car pour aider un prêtre et panser les blessures de son âme, il faut toujours un autre prêtre, personne d'autre ne peut. Et sur cette manie moderne toute allemande de distribuer des "quotas de femmes" au sein de l'Église de manière purement politique et idéologique, Je préfère vraiment m'abstenir, Je suis tellement agacé par certains catholiques engagés et militants intrusifs qui, s'ils le pouvaient, nous mettraient à la porte pour célébrer la Sainte Messe à notre place..

Pour les prêtres, trouver un bon confesseur Il est de plus en plus difficile, aussi parce que confesser un prêtre est une chose très délicate. Trouver un bon directeur spirituel est plus difficile que trouver un bon confesseur. Si en effet le confesseur est celui qui vous absout de vos péchés, le directeur spirituel est celui qui dirige vos pas sur le chemin de la foi et de la vie sacerdotale, qui vous aide dans votre formation permanente au sacerdoce et à raviver le don qui est en vous[16]. Celui qui le cas échéant, avec cette prudence et cette prévoyance fruit des dons de grâce du Saint-Esprit, vous dit quoi faire ou, en cas de nécessité, il vous dicte précisément ce qu'il convient de faire ou de ne pas faire.

Entre une sociologie et une autre nous avons trouvé un nouveau terme que certains ont trouvé plus attrayant que "direction spirituelle", celui de … "l'accompagnement spirituel" (!?). Encore faut-il préciser: direct e accompagner ce sont deux choses totalement différentes. Malheureusement, certains membres du clergé n'ont rien appris des échecs sociaux et éducatifs retentissants qui ont eu lieu il y a quelques décennies., quand, dans les années 1970 peu glorieuses, la psychologie sauvage a lancé la mode des "parents amis", dans un foisonnement de petites pensées et de matières scolaires où les enfants expliquaient: "... mon père est mon meilleur ami", pendant que les filles écrivaient que "ma mère est ma meilleure amie". Et une fois devenus adolescents, ils se sont retrouvés avec des mères sans éducation qui prétendaient faire le adolescent aller danser avec les filles, sinon pire en volant les copains des filles.

Le parent, père et mère, ils sont tout autre chose. Ce ne sont pas des amis intimes qui accompagnent, ce sont les éducateurs qui dirigent les enfants, le point ferme et fondamental de leur croissance, ceux qui, si nécessaire, élèvent la voix et disent non, ou que si nécessaire, ils interdisent de faire une chose mauvaise et nuisible.

Guérir l'âme d'un prêtre il est aussi difficile pour un médecin de soigner un autre médecin, ou comme pour un chirurgien d'amener un autre chirurgien dans la salle d'opération.

NI JE NE VOUS CONDAMNE. ET MAINTENANT ALLEZ ET NE PECHEZ PLUS!

Quand finalement beaucoup de prêtres prirent courage et m'a renversé les fèves en me disant les pires choses et leurs pires actes, parfois une tête suffit, pleure souvent, on m'a demandé: « Je vous, ne me dégoûte pas?». Avec beaucoup d'affection, je leur ai rappelé le passage du Saint Evangile du Bienheureux Jean l'Evangéliste qui parle de la prostituée sur le point d'être lapidée. Mais d'abord, je farisei, ils ont posé une question provocante à Jésus «Maître, cette femme a été prise en flagrant délit d'adultère. Maintenant Moïse, dans la loi, il nous a ordonné de lapider les femmes comme ça. Qu'est-ce que tu penses?». Il leur répondit:: « Lequel d'entre vous qui est sans péché, soyez le premier à lui jeter la pierre ". Puis il dit à la femme: "Moi non plus condamne; volonté’ et désormais ne pèche plus » (Gv 7, 53-8,11).

Ce pécheur public est une vraie personne, mais en même temps un paradigme, parce que nous sommes tous des prostitués et qu'aucun de nous ne pourrait jeter la première pierre et se vanter de ne pas avoir péché. C'est pourquoi j'ai toujours répondu à la question de certains souffrants en disant que je n'éprouvais pas de dégoût mais un sentiment d'amour bienveillant pour le pécheur repentant que je ne pouvais dire qu'en une conscience sacerdotale... je ne vous condamne pas non plus, va maintenant en paix avec Dieu et désormais ne pèche plus.

Qu'un pécheur peut absoudre un autre pécheur du péché, ou qu'un pécheur peut conduire un autre pécheur sur le droit chemin, ce n'est pas illogique, mais il a toujours été l'un des principaux rapport du grand mystère de la foi. Le bienheureux apôtre Paul écrit « Là où le péché a abondé, la grâce a surabondé » (Rm 5, 20) et le soir de Pâques, lors de la bénédiction de la bougie symbole de la lumière du Christ ressuscité, sur les paroles d'Aquin est chanté dans le Préconium: « Ô heureuse culpabilité, qui a gagné pour nous un si grand Rédempteur!»[17].

La pire chose que vous puissiez faire avec une personne affligée, humilié et repenti de son péché, c'est l'investir de reproches et de jugements moraux. En pratique comme si le médecin d'un service d'urgence, au lieu de refermer une plaie ouverte qui saigne, mettre du sel dessus.

POUR ÊTRE ÉTUDIANT, IL N'EST PAS NÉCESSAIRE DE DEVENIR PRÊTRE

La théologie ne peut pas être une simple spéculation fin intellectuelle en soi, mais une recherche priante et incessante de la vérité, cette chose qui ne s'accomplit qu'en priant et en étudiant, mais surtout en gardant toujours l'avertissement fixé à l'horizon: « Vous connaîtrez la vérité et la vérité vous affranchira » (Gv 8, 31), c'est-à-dire cette vérité dont nous sommes les serviteurs et certainement pas les maîtres. Ou comme le disait saint Thomas d'Aquin: « Vous n'êtes pas vous qui possèdent la vérité, mais la vérité qui te possède". je considère que c'est inadmissible, en effet aberrant que des prêtres-théologiens qui n'ont aucun rapport concret avec la vie pastorale réelle soient encore tolérés aujourd'hui, qui ne sont pas entrés dans un confessionnal depuis des années, qui enseignent des conférences académiques mais qui ne prêchent pas dans les églises ou qui ne sauraient même pas par où commencer pour donner le sacrement de l'onction des malades. Il est inacceptable que l'activité de ces sujets se limite à la célébration de la Sainte Messe le matin dans une chapelle de religieuses âgées et se consacre ensuite à des sujets complètement différents. Ce genre de prêtres ne sont pas des théologiens, mais de vrais monstres. Personnellement, je n'ai jamais pu concevoir la théologie séparée de la vie ecclésiale concrète, pastorale et sacramentelle. Le prêtre, celui qui exerce le ministère de curé d'une manière particulière, a des responsabilités précises envers le Peuple de Dieu, sur la base du principe de priorité. Exemple: les femmes pieuses ne sont pas envoyées pour apporter la Sainte Communion aux malades car, selon elles, elles sont engagées dans des activités pastorales impératives… (!?) Si j'étais l'évêque de certains prêtres, je n'hésiterais pas à les rappeler sévèrement en précisant que si d'un côté il y a le conseil paroissial ou une soirée avec des jeunes et de l'autre un malade à visiter, le prêtre quitte le conseil et les jeunes et va vers les infirmes, au lieu d'y envoyer la femme pieuse. Passons donc sur ces curés qui donnent à chacun la clé du tabernacle mais ne donneraient jamais à personne la clé de la boîte où ils gardent leur argent ou de leur voiture personnelle. Nous survolons, étant donné que nous sommes les gardiens de la Très Sainte Eucharistie et certainement pas de l'argent, outre le fait que si les évêques doivent rappeler les prêtres, souvent ils le font pour des choses tellement risibles et ridicules qu'ils évoquent le moucheron filtré et le chameau avalé (cf.. Mont 23, 24).

ILS N'INTÉRESSENT PAS VOS TRAVAUX, COMPTE LA FORME. CE SUJET VULGAIRE ET INDÉPENDANT DE JÉSUS-CHRIST QUI A GRAVEMENT DÉFECTUEUX DE FORME

Il faut recourir à un exemple personnel que j'éviterais si je pouvais, mais malheureusement il est utile de préciser l'idée. L'un des différents prêtres que j'ai assistés qui après quelques années est sorti d'une mauvaise dépression, à plusieurs de ses intimes et confrères, il a dit: « Si ce soir-là, après une longue conversation téléphonique, Ariel n'était pas parti à 17 de l'après-midi d'où il était, faire 500 kilomètres et me rejoindre juste avant minuit, peut-être, le matin, ils m'auraient trouvé pendu avec une corde attachée à mon cou". alors même que, face à mon travail pastoral, il se trouve que des lettres m'ont été adressées plusieurs fois uniquement pour soulever des reproches fondés sur le «… on m'a dit que… certains se sont plaints de certains de vos écrits… du ton que vous employez…». Mes écrits contiennent peut-être des éléments ou des expressions en contraste avec la doctrine de la foi et la morale catholique? Évidemment pas, Je défends et diffuse la doctrine de la foi et la morale catholique. Alors? bientôt dit: la forme. Évidemment, qui colle à la forme, il n'a jamais lu les invectives de Jésus-Christ contre les scribes et les pharisiens, tu attends déjà, peut-être n'a-t-il pas bien saisi à la fois la forme et le fond (cf.. Mont 23, 1-39). Pour comprendre sa portée et sa gravité offensive, il suffirait d'écarter le Gospel surréaliste constitué de danses au rythme des bongos de certains néocatéchumènes, ou celle des petites étoiles et des cœurs battants et des évanouissements émotionnels de certains charismatiques et focolarini pour apprendre un peu de nouvelle exégèse testamentaire. Par exemple, voyons ce que signifiait s'adresser aux grands notables et aux membres de la caste sacerdotale sur ces tons:

« sépulcres blanchis: dehors, ils sont beaux à regarder, mais à l'intérieur ils sont pleins d'ossements de morts et de toute espèce d'impureté ".

Clarifions: la loi, c'est-à-dire le révolu et le Tlmod ils considéraient le cadavre comme la quintessence de l'impureté. ai Prêtres les membres de la caste sacerdotale en particulier étaient interdits non seulement d'avoir des contacts avec des cadavres, mais ils ne pouvaient même pas s'approcher des lieux de sépulture, car ils tomberaient dans un état d'impureté (Impureté). Pour revenir pur (Pureté) ils devaient subir de longs et minutieux rituels de purification pendant toute la durée de 30 journées. bientôt dit: si Jésus-Christ s'était adressé à eux en disant Et c'est la merde totale (vous êtes des merdes), pour la culture juive de l'époque et avant la Loi, cela aurait été beaucoup moins offensant. Sans oublier l'épithète «race de vipères», une infraction d'une gravité sans précédent, non seulement parce que le serpent était l'animal le plus impur (Impureté), mais parce que c'était le symbole biblique par excellence du mal. Non seulement Jésus-Christ compare ces « ecclésiastiques » à des serpents, parce que ça fait bien pire: les appelle "race". Chose horrible, car cela les offense non seulement, mais même toute l'ascendance de leurs ancêtres. bientôt dit: l'expression romaine bien connue «les votre mortacci» en comparaison c'est vraiment rien. Voici, J'aurais aimé ceux qui seulement un ils m'ont envoyé la lettre habituelle pour m'informer "ils m'ont dit que... ils ont protesté parce que...", avait invité certains cléricaux sensibles à étudier le vrai sens de certaines expressions du Nouveau Testament, à cause des deux choses l'une exclut l'autre: ou sont-ils ignorants, ou nous lisons et prêchons juste deux Evangiles différents. L'Evangile qui a été placé dans ma main et prononcé d'abord lorsque j'ai été ordonné diacre, puis lorsque j'ai été consacré prêtre est l'Evangile de Jésus-Christ, pas celui produit par l'industrie Perugina qui met des papiers avec de tendres pensées poignantes à l'intérieur de ses baisers au chocolat. L'évêque m'a dit "conforme-toi à la croix du Christ", conformément à l'ordre du Divin Maître qui nous invite à prendre notre croix et à le suivre (Lc 9, 23). Personne ne m'a jamais dit de me conformer à Perugina et de jeter des poignées de bisous au chocolat au croyants du Christ, ou pour annoncer un Evangile juste assez édulcoré pour ne pas irriter et offenser aucun petit cœur émotif. Et la croix est très "laide" tant dans la forme que dans le fond, c'est un instrument de torture si infâme que les citoyens romains ne pourraient y être condamnés exécution à la manière des ancêtres, pas même les pires criminels[18]. Pour ce Pierre, Juif, a été condamné à la crucifixion, Paulo, un citoyen romain, à la place il a été décapité, parce qu'en tant que citoyen romain, il ne pouvait pas être crucifié.

Bien sûr, je ris de certaines protestations, parce que je ne pense pas qu'ils méritent des larmes, si en fait il faut souffrir, c'est bien de le faire pour des choses sérieuses, pas pour les dieux permals de bureau qui humilient ceux qui les expriment et certainement pas ceux qui les subissent, toujours basé sur le principe selon lequel certains sont en partie bons et en partie irrationnels lorsqu'ils décident d'éviter le moucheron et d'avaler ensuite un chameau entier (cf.. Mont 23, 24).

«VOUS AVEZ CRITIQUE LE SOUVERAIN PONTIFE»

Je souhaite clarifier cette fausse accusation qui m'a été adressé plusieurs fois: qui extrapole une phrase de mes écrits ou de mes livres, il la manipule puis m'accuse d'avoir critiqué le Souverain Pontife, mentir et dire des mensonges. Dans ma vie sacerdotale, j'ai toujours appliqué le principe du Saint-Père et Docteur de l'Église Ambrogio, évêque de Milan, qui disait:

"Dites au Pape qu'après Jésus-Christ seulement, il vient pour nous et que nous l'aimons et le vénérons, mais dites-lui aussi que la tête que Dieu nous a donnée, nous n'avons pas l'intention de l'utiliser uniquement pour mettre un chapeau».

Il est vrai qu'au fil des années j'ai critiqué certains discours et choix pastoraux du Souverain Pontife François; il est vrai que j'ai ressenti une profonde douleur en voyant le Souverain Pontife me laver les pieds Messe de la Cène du Seigneur aux prisonniers et aux prostituées le jour de la célébration de l'institution de la Très Sainte Eucharistie et du Sacerdoce; il est vrai que j'étais gêné de le voir à Lund à côté d'un « archevêque » ouvertement lesbien et cohabitant avec sa compagne vêtue des insignes épiscopaux; il est vrai que j'ai publié un livre dans lequel j'exprime mes perplexités face au style expressif sociologique et au manque de clarté qui serpente dans certaines pages de aimer la joie, mais je n'ai jamais critiqué son contenu magistral. Il y a des dizaines de mes articles qui témoignent avec quelle fidélité, si nécessaire, avec quelle dureté j'ai appelé certains prêtres et fidèles à l'obéissance que nous sommes tenus de payer au Pontife Romain, qui peut faire l'objet de critiques, effectivement ça doit être, pour son bien et pour son ministère pétrinien. Toujours préciser que c'est une chose de critiquer les conversations impromptues, ou lors des phases d'étude de certains problèmes, quand tout peut et doit être contesté, Mais, si le Souverain Pontife publie un acte de magistère ou donne une disposition sous forme de motu proprio, dans ce cas c'est obéi, on l'accomplit et on rappelle à certains fidèles qu'ils sont capables de se placer comme juges au-dessus de la Chaire de Pierre, que si le Successeur du Bienheureux Apôtre Pierre établit et dispose, chaque conversation est fermée, il ne faut lui rendre hommage que dans l'obéissance de la foi.

Peut-être que quelqu'un veut nier qu'au fil des ans, j'ai soulevé des questions et proposé des solutions qui sont devenues plus tard des actes du magistère donnés sous forme de motu proprio? J'en cite un parmi tant d'autres: Gardiens de la Tradition. Deux ans avant la sortie de ce document, j'ai publié un article critique où j'expliquais qu'il aurait été opportun de le révoquer, ou au moins corriger le motu proprio du Souverain Pontife Benoît XVI, que dans 2007 a accordé l'usage du Missel de Saint Pie V, bientôt transformé en prétexte par de nombreux cercles de soi-disant "traditionalistes" qui l'ont utilisé comme masse pour attaquer le Concile Vatican II et la réforme liturgique du Saint Pontife Paul VI. Différentes opinions peuvent exister et coexister dans l'Église, qui sont toujours un stimulant important et précieux, cependant, pas deux parties se disputant une question délicate telle que la liturgie sacrée, parce que l'Eucharistie est le cœur de l'unité de l'Église et personne ne peut l'utiliser pour créer des divisions idéologiques.

J'ai toujours dit et affirmé que le Souverain Pontife François c'est un homme accablé comme nous tous par ses propres limites et défauts, mais j'ai toujours ajouté et répété: le Bienheureux Apôtre Pierre a renié trois fois le Divin Maître, imprécations, jurant faussement et fuyant. Le Saint-Père François, élu par un conclave de cardinaux, n'a jamais rien fait de tel, contrairement à Pierre qui a plutôt été choisi par le Christ lui-même, peut être, peut-être justement parce qu'il incarnait toutes nos fragilités humaines?

Laisse-moi encore sourire à l'idée que ces critiques me soient adressées par certains cléricaux vénéneux, ceux qui n'hésitent pas à rejeter - pour n'en citer qu'un - la nouvelle version de Notre père. A ceux qui m'ont demandé si j'aimais la nouvelle version, je n'ai pas hésité à dire non, mais j'ai vite précisé: que je l'aime ou non n'a pas d'importance, parce que l'Église me dit comment prier et apprend au Peuple de Dieu à prier, mon obligation et mon devoir est de suivre les enseignements de l'Église mère et professeur. Et combien de fois, au cours des conversations et des directions spirituelles, j'ai répété à de nombreux prêtres: «Mieux vaut faire le mal en obéissant au Souverain Pontife et à son Evêque, plutôt que de faire la bonne chose en désobéissant à ce que le Souverain Pontife ou l'Évêque a établi et demandé".

Cela dit, je vais réitérer: aujourd'hui, si la maladie est attrapée à temps, de nombreuses formes de cancer peuvent être guéries, mais le cléricalisme, surtout celle des faux et des hypocrites visqueux, c'est une maladie qui risque d'être incurable, en plus d'être toujours la pire métastase qui puisse se propager dans le corps de l'Église.

CES ÉVÊQUES QUI N'HÉSITENT PAS À SACRIFIER LEURS PROPRES PRÊTRES POUR SATISFAIRE À TOUT PRIX À UNE ARMÉE DE LAÏCS INSOLENTS ET ARROGANTS

Ces évêques qui vivent tranquillement pour eux ils n'hésiteraient pas à sacrifier leurs prêtres ce sont des pasteurs indignes et dangereux. Les prêtres doivent être l'intérêt premier de l'évêque, car c'est grâce à eux qu'il peut exercer la plénitude de son sacerdoce apostolique, de la même manière que les prêtres exercent leur sacerdoce en vertu du sacerdoce apostolique de l'évêque. Le bon évêque n'est pas celui qui, face à un prêtre affligé et désemparé, le met aussitôt en garde en lui disant « je ne veux pas de problèmes!», mais celui qui l'accueille lui dit exactement le contraire: «Ma tâche première en tant que père et pasteur est de vous aider à résoudre vos problèmes et à retrouver votre sérénité». Le bon évêque n'est pas celui qui néglige tout, partant des pires caprices des fidèles, dans le but de plaire à tout le monde et de ne déplaire à personne, mais celui qui quand il le faut essaie vraiment de ne pas aimer, car celui qui plaît à tout le monde risque de ne pas plaire à Dieu à la fin.

Deux figures des Apôtres que je vénère particulièrement, qui m'inspirent et avec lesquels, dans un certain sens, je m'identifie dans le caractère: Jean et Paul. je me demande souvent: en ceux qui connaissent vraiment le bienheureux apôtre Paul? Si nous analysons en profondeur les Lettres Apostoliques et les Actes des Apôtres, aucun personnage facile ne se dégage, mais un sujet qui n'en laissait pas passer. Ses désaccords avec le bienheureux évangéliste Marc le prouvent (cf.. À 13,13; À 15,37-38), auquel il se calme plus tard (cf.. Col 4,10). Il avait de vifs désaccords avec son disciple Barnabas (À 15,39-40; Fille 2,13). Sans parler de la dispute houleuse avec le bienheureux apôtre Pierre (Fille 2,11-16), avec le bienheureux apôtre Jacques qui dirigeait le courant judéo-chrétien (cf.. À 15; Fille 2). Lorsqu'il est dit qu'au départ de Paul «l'Église était en paix dans toute la Judée, en Galilée et en Samarie" (cf.. À 9,30-31) Je crains que beaucoup ne comprennent pas à quel point cette phrase semble ironique, parce que traduit en d'autres termes, cela équivaut à dire … «Dieu merci, il s'est écarté!». Mais comme déjà dit plus haut, ces nuances échappent aux créateurs et diffuseurs de l'évangile surréaliste et sentimental des petites pensées imprimées sur les papiers Baci Perugina.

Le bienheureux apôtre Paul écrit à son disciple Timothée: « Si un homme désire l'Épiscopat, Il désire une noble tâche " (Tm 3,1). Je n'ai jamais aspiré à l'épiscopat et je n'ai pas l'intention d'y aspirer, mais en termes pauliniens et dans un contexte historique analogue j'y aspirerais moi aussi. Mais voyons ce que veut dire le Bienheureux Apôtre avec cette phrase écrite à une époque où les évêques et les prêtres risquaient sérieusement leur vie, car lors des premières grandes persécutions, ils étaient considérés comme les principaux fauteurs de troubles d'un groupe de hors-la-loi connus sous le nom de chrétiens ou de fidèles du Nazaréen. Ce n'est pas par hasard que les Apôtres, premiers évêques créés par le Christ Seigneur, ils ont fini comme ça: Jacques tué par l'épée sur ordre d'Hérode Agrippa en Judée. Pierre crucifié à Rome pendant les persécutions de Néron. Matteo tué avec une hache. Barthélemy dit Nathanaël tué en Arménie avec le fouet. Andrew crucifié en Grèce sur une croix en forme de "X". Mattia, qui a remplacé Judas au Collège apostolique, il est présumé mort en martyr. Thomas tué par des flèches dans l'actuel Kerala. Luc pendu à un arbre par des prêtres grecs. Judas Thaddée tué à Odessa. Simon le Zélote crucifié en Grande-Bretagne. Jacques le Moins lapidé en Judée. Philippe est mort en Phrygie cloué à un arbre. Giovanni, mort selon la tradition presque centenaire, il était le seul des apôtres à ne pas être martyrisé. C'est ce que l'épiscopat indiquait comme une digne aspiration de l'apôtre Paul à l'époque, également martyrisé à l'Acque Salvie à Rome. Le jour où nous reviendrons à une situation différente, mais toujours pareil, vous verrez bien avec quelle hâte nous nous délivrerons instantanément du fléau des carriéristes!

Le Saint Evangile qui a toujours laissé une marque indélébile dans l'histoire ce n'est pas tant ce qui est affirmé, mais celui pratiqué, bien qu'il soit vrai que nous sommes appelés à être des témoins vivants du Christ incarné, la Parole de Dieu, décédés, ressuscitée et monté au ciel (cf.. Lc 24,48). Comme en effet il est écrit: "Montre-moi ta foi sans oeuvres, et je par mes oeuvres vous montrerai ma foi " (gc 2, 18). Et aujourd'hui, notre foi, celle de nous prêtres devant tout le monde, est sérieusement testé, parce que nous ne sommes plus protégés et protégés de l'extérieur par la société, mais surtout au sein de l'Église, réduit aujourd'hui à une structure qui s'effondre dans un état de délabrement avancé. Nous devons juste essayer de passer par la porte étroite, pouquoi, comme il est écrit: «[...] de nombreux, je vous le dit, ils essaieront d'y entrer, mais ils n'y arriveront pas" (Lc 13, 24). Et réussir aujourd'hui est moins facile qu'hier. Voici, notre grande épreuve à surmonter: l'épreuve de la foi.

 

de l'île de Patmos, 7 avril 2023

Jeudi Saint – Création de la SS. Eucharistie et sacerdoce ministériel

 

REMARQUE

[1] Voir. Guillaume Durand, Raisonnement, IV, je, 23.

Date cd. Masse sèche il était généralement célébré l'après-midi, lors de funérailles ou de mariages, après que le prêtre avait déjà célébré le matin et ne pouvait pas célébrer d'autres messes après les heures 12. Il consistait en la célébration d'une Sainte Messe dans laquelle les rites d'offertoire étaient omis, la prière eucharistique (consécration des espèces sacrées) et Sainte Communion.

[2] Voir. Jean Bona, Des affaires liturgiques, livre. duo, je, xv.

[3] Voir. Karl Marx nell'opera le 18 brumaio de Louis Bonaparte, Publié dans 1869. La phrase complète est: « Hegel fait remarquer que tous les grands personnages et les grands faits de l'histoire ont tendance à se répéter deux fois. Il a juste oublié de préciser: la première fois comme une tragédie la seconde comme une farce».

[4] Voir. Sant'Ambrogio, De la dignité du Prêtre; Sainte-Augustine, dans PS. 37; St. Bernardo di Chiaravalle, Parlez au berger. En Syn; Saint Grégoire Nazanzieno, Le mot est 26 de St. Petr.; San Girolamo, Discours sur le corps du Christ; San Pier Damiani, Le mot est 28; SS. innocent III, Un nouveau type de Pocn. Rém.; San Bernardino de Sienne, à propos. je, Le mot est 20, art. 2, c.7; San Bernardino de Sienne, Tom.Je, Le mot est 20, art. 2, c. 7.

[5] Voir. Joseph Ratzinger, méditation à la station IX du via Crucis du Vendredi saint 2005: « Combien de fois nous ne célébrons que nous-mêmes sans même nous en rendre compte! Combien de fois sa Parole est déformée et abusée! Comme il y a peu de foi dans tant de théories, combien de mots vides! Combien de saletés il y a dans l'Église, et précisément aussi parmi ceux qui, dans la prêtrise, ils devraient lui appartenir complètement! Combien de fierté, combien d'autonomie! Comme nous respectons peu le sacrement de réconciliation, dans lequel il nous attend, pour venir nous chercher à nos chutes! Tout cela est présent dans sa passion. La trahison des disciples, l'accueil indigne de son Corps et de son Sang est certainement la plus grande douleur du Rédempteur, ce qui lui transperce le coeur".

[6] Voir. San Pier Damiani, Le Livre de Gomorrhe.

[7] Voir. Bernard de Clairvaux, Bon traité pour chaque pape, adapté à Eugène III, an 1145.

[8] Voir. Catherine Benincasa, Lettre au Souverain Pontife Urbain VI à Avignon (1378-1389).

[9] Voir. Alphonse de Liguori, Homme apostolique, an 1759.

[10] Voir. Antonio Rosmini, Sur les cinq plaies de l'Église, traité dédié au clergé catholique, an 1848.

[11] SS. Jean-Paul II, Ecclésia en Europe, 2003.

[12] Voir. Missel romain, Rite sacré d'ordination des prêtres.

[13] Voir. SS. Paul VI, homélie prononcée le 29 juin 1972 pour la fête des Saints Pierre et Paul.

[14] Déclaration Jésus est le Seigneur, sur l'unicité et l'universalité salvifique de Jésus-Christ et de l'Église, 6 août 2000.

[15] SS. Paul VI, Décret sur le ministère et la vie des prêtres prêtrise, 7 décembre 1965.

[16] SS. Jean-Paul II, exhortation apostolique post-synodale je te donnerai des bergers, sur la formation des prêtres dans les circonstances actuelles, 25 mars 1992.

[17] Saint Thomas d'Aquin, Somme théologique, III, q. 1, une. 3, un d 3.

[18] Lois royales, la plus grande punition, en pair Une exécution à la manière des ancêtres: crucifixion.

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Temps de Carême et réflexion sur la mort pour nous ouvrir à la joie de la résurrection et de la vie sans fin

TEMPS DE CARÊME ET RÉFLEXION SUR LA MORT POUR NOUS OUVRIR À LA JOIE DE LA RÉSURRECTION ET DE LA VIE SANS FIN

Le carême doit aussi être un temps de réflexion sur la mort. Une réflexion paisible, libre de perturbations ou de peurs, pire du rejet de l'idée même de la mort. Méditer sur la mort, pour nous chrétiens, cela signifie penser et réfléchir, en toute sérénité et confiance, à ce qui nous attend après cette étape: la résurrection à la vie. Car avec le Christ Seigneur nous sommes tous morts et avec Lui nous ressusciterons tous.

— Ministère liturgique —

Auteur
Simone Pifizzi

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Article au format PDF imprimable

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Les règles générales pour l'organisation de l'année liturgique, ils sanctionnent et expliquent:

« Le but du temps de Carême est de préparer la célébration de Pâques. En effet, la liturgie du Carême prépare à la fois les catéchumènes et les fidèles à la célébration du mystère pascal, par le souvenir du baptême et la pratique de la pénitence" [cf.. n. 27].

 

 

Personne ne peut s'échapper l'actuelle force d'attraction du Carême qui chaque année se présente inchangée dans sa substance profonde, quoique très atténué. Le Carême reste la période liturgique spirituellement la plus riche et la plus fructueuse sur le plan apostolique de toute l'année liturgique: «C'est le bon moment, voici le jour du salut" [II Cor 5,2].

Dans le discours de 3 mars 1965, Le Pape Paul VI a résumé les raisons de l'intérêt du Carême:

« Le progrès moral et civil auquel cet exercice ascétique et spirituel récurrent et puissant a donné impulsion et développement est incalculable. Une référence à ce qui se passe de nos jours me vient à l'esprit; en effet, nous pouvons nous rappeler comment, juste ces dernières années, conformément à et en vertu de la discipline du Carême, ces collections ont été promues, rendue possible par un sacrifice pénitentiel, qui vont soulager la faim dans le monde: une abstinence suggérée par l'esprit du Carême, traduit en valeurs économiques, et cela devient "du pain pour la faim dans le monde", c'est-à-dire pour une multitude de pauvres, lointain et inconnu, qui jouissent ainsi de la charité qui découle de l'observance du Carême... Et que dire du sens liturgique du Carême? C'est le grand apprentissage de la grâce du baptême et de la pénitence, c'est la grande pluie fertilisante de la Parole de Dieu, c'est la grande médiation préparatoire de Pâques. A aucun autre moment de l'année la spiritualité de l'Eglise n'est plus riche, plus ému, plus lyrique, plus attirant, plus avantageux: celui qui l'étudie le découvre comme prodigieux; celui qui en fait l'expérience se sent humain; qui le vit, et, au revoir divin».

Prêté il a un double caractère que l'on retrouve décrit dans Saint Conseil dans lequel ce temps est parlé en pointant:

«Le double caractère du temps de Carême qui, surtout par le souvenir ou la préparation au baptême et par la pénitence, il prépare les fidèles à célébrer le mystère pascal en écoutant plus fréquemment la parole de Dieu et en se consacrant à la prière, est mis en évidence tant dans la liturgie que dans la catéchèse liturgique. Par conséquent un) les éléments baptismaux propres à la liturgie du Carême sont utilisés plus abondamment e, le cas échéant, certains d'entre eux sont tirés de la tradition précédente; b) on peut en dire autant des éléments pénitentiels. Quant à la catéchèse alors, être inculquée dans le cœur des fidèles, ainsi que les conséquences sociales du péché, ce caractère de la pénitence qui déteste le péché comme offense à Dieu; ni oublier le rôle de l'Église dans l'action pénitentielle et solliciter la prière pour les pécheurs" [cf.. n. 109].

Pour le baptême, le mystère pascal du Christ est devenu le mystère pascal du chrétien. Car par le baptême nous avons été introduits, vitalement greffé et incorporé au Christ et à l'Église, devenant ainsi des protagonistes responsables de l'histoire du salut qui se déroule actuellement dans le monde. Pour éveiller en nous la conscience baptismale l'Église, pendant le Carême, à la suite de l'évangile de Jean, il nous présente le mystère pascal à travers le symbolisme de l'eau, de lumière et de vie, qui résulte des trois épisodes évangéliques importants de la Samaritaine, de l'aveugle-né et de la résurrection de Lazare. Ce sont des thèmes particulièrement adaptés pour nous faire redécouvrir la progressivité du mouvement d'adhésion au Christ. En effet, la Samaritaine reconnaît le Messie dès qu'elle oublie sa soif physique et en admet une autre, plus vrai et plus profond [cf.. Gv 4, 1-42]. L'aveugle-né, de la vision de la lumière naturelle il passe à celle surnaturelle qui sauve [cf.. Gv 9, 1-40]. Lazare est ramené à la vie après que Jésus a solennellement affirmé le besoin de foi: "Celui qui croit en moi, même mort il vivra" [cf.. Gv 11, 1-53]. Ces trois éléments fondamentaux nous aident à comprendre l'histoire du salut éminemment liée à ces trois signes: eau, lumière et vie.

Élément de l'eau. Il est facile de voir une théologie de l'eau dans l'Écriture. Devant la nécessité d'étancher leur soif d'un peuple nomade comme Israël, l'eau devient le signe de la providence de Dieu envers son peuple, tandis que sa privation, une punition. L'eau est utilisée par les prophètes comme signe des temps messianiques et du salut qui viendra de ces temps. Mais la relation entre l'eau et le baptême est tout à fait unique: l'Esprit planant au-dessus des eaux primordiales, averse [cf.. gn 1, 1-2], la mer Rouge [cf.. Est 14,15-15,1] Je suis, selon les Pères de l'Église, toutes les préfigurations du Baptême.

Élément de lumière. Dans les temps anciens, le baptême était appelé "illumination" et le baptisé "illuminé". La relation entre la lumière et le baptême est mise en évidence, ainsi que du passage de l'aveugle-né, aussi de la célébration de la veillée pascale. Le symbolisme de la bougie n'est que trop évident: Christ vainc les ténèbres. Par le baptême nous sommes devenus enfants de la lumière: nous devons marcher comme des réflecteurs de la lumière du Seigneur.

Élément de vie. C'est l'aspect culminant de cette catéchèse baptismale. La vie nouvelle est l'élément primordial du baptême parce qu'elle est dans la personne même du Christ. Pour comprendre cela, il faut avoir une connaissance vivante de la mort spirituelle, de l'impuissance à ressusciter seul et de la nécessité de l'intervention divine: "Monsieur, si vous aviez été ici, mon frère ne serait pas mort!» [cf.. Gv 11, 1-57]. Jusqu'à ce que nous parvenions à éveiller en nous le sens du besoin d'être sauvé, c'est-à-dire "ressuscité", nous devrons nous habituer amèrement à vivre un christianisme qui, sans sa fondation baptismale, ça n'aura rien de pascal. Toute la liturgie baptismale consiste en un mystère de mort et de résurrection: l'homme, retrouver son vrai sens, doit nécessairement passer par un combat dans lequel quelqu'un doit mourir. La force mortelle du péché est progressivement atténuée, gagné par la mortification volontaire, qui nous fait produire le mystère de la mort du Christ en nous. Celui qui parvient ainsi à mourir, par la mort elle-même il connaîtra et aura la vie. Le carême commence précisément en nous présentant le Christ en lutte contre Satan [cf.. Mont 4, 1-11]; lutte qui grandit jusqu'à la mort sur une croix. Mais c'est précisément dans l'acceptation volontaire et obéissante de la mort que le Christ remporte la victoire sur la mort elle-même et nous introduit à la nouveauté de la vie.

Analysons maintenant le caractère pénitentiel. Autrefois la discipline pénitentielle du Carême, avec ses pratiques strictes, il servait au chrétien de moment d'expiation des péchés. Le rite des cendres est une claire allusion à ce. Les pécheurs publics vivaient dans une dure pénitence pendant de longues journées. La rigueur du jeûne a touché des limites inconcevables pour nous! Aujourd'hui, mais avec l'atténuation des pratiques externes, le besoin reste toujours urgent, le devoir de pénitence, comme nous le rappelle la liturgie du Carême:

«Que la table soit parcimonieuse et frugale / sobre la langue et le coeur / frères il est temps d'écouter / la voix de l'Esprit" [Voir. Hymne de louange].

Vrai jeûne c'est le renoncement à ce qui entrave notre chemin vers Dieu et rend moins généreux notre service à Dieu et à nos frères et sœurs. Le Carême doit manifester la tension d'un peuple pénitent qui réalise en lui-même l'aspect mortifiant du mystère pascal. Notre pénitence tire sa raison et son sens du baptême qui nous fait mourir avec le Christ avant de ressusciter avec lui, et nous rapporte à la confession, où la mort meurt et la vie renaît, se préparer à l'Eucharistie. La pénitence nous aide à voir la vie chrétienne dans une conception plus unitaire et à réaliser que chaque acte que nous accomplissons est toujours une manifestation et une mise en œuvre du mystère pascal.

Le concile œcuménique Vatican II, dans le décret sur l'apostolat des laïcs, nous rappelle qu'avec la pénitence et l'acceptation spontanée des épreuves et des peines de la vie, par lequel nous nous conformons au Christ souffrant, nous pouvons atteindre tous les hommes et contribuer à leur salut [apostolat, 16].

Prêté ce doit être aussi un moment de réflexion sur la mort. Une réflexion paisible, libre de perturbations ou de peurs, pire du rejet de l'idée même de la mort. Méditer sur la mort, pour nous chrétiens, cela signifie penser et réfléchir, en toute sérénité et confiance, à ce qui nous attend après cette étape: la résurrection à la vie. Car avec le Christ Seigneur nous sommes tous morts et avec Lui nous ressusciterons tous. C'est le cœur du mystère pascal que nous rencontrons tout au long de la précieuse période du Carême.

Florence, 18 mars 2023

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Je suis un théologien gardien de la tradition dans la lignée de la pensée du théologien Andrea Grillo, l'honnêteté intellectuelle me le dicte

— Ministère liturgique —

JE SUIS UN THÉOLOGUE GARDIEN DE LA TRADITION DANS LA LIGNE DE LA PENSÉE DU THÉOLOGUE ANDREA GRILLO, L'HONNÊTETÉ INTELLECTUELLE M'EXIGE

je traditionalistes de l'esthétique onirique ce sont essentiellement des patients pathologiques pour lesquels un nouveau-né peut être prélevé et égorgé dans les fonts baptismaux lors du saint rite d'initiation à la vie chrétienne, Mais, si le saint baptême est célébré en latin avec l'ancien rite, vous pouvez être assuré qu'ils s'en remettront, ou en tout cas ils trouveront toujours des justifications, cependant absurde et irrationnel, toujours.

 

 

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Il y a un an et demi la Lettre apostolique a créé le mécontentement et la perplexité Gardiens de la tradition date sous forme de motu proprio par le Souverain Pontife François le 16 juillet 2021 sur l'usage de la liturgie romaine avant la réforme de 1970, qui crée en fait des restrictions compréhensibles et appropriées à la Motu Proprio Compte tenu du 7 juillet 2007 par le Souverain Pontife Benoît XVI sur l'utilisation du Missel romain de Saint Pie V avant la réforme esquissée par Saint Conseil la 4 décembre 1963.

Sur cette question le théologien sacramentel Andrea Grillo est intervenu avec un de ses articles par 24 février 2022 dans lequel vous demandez: Il est légitime de créer des réserves indiennes anti-conseil stables? Article que j'ai accepté et jugé équilibré et aussi prévoyant.

 

le théologien sacramentel Andrea Grillo

 

Sur les soi-disant et improprement traditionalistes Je préfère survoler, cependant, il est nécessaire de donner une idée de la leur statut psychologique avec quelques exemples visant à clarifier de quoi on parle, mais surtout combien leur approche de la liturgie sacrée est irrationnelle et émotionnelle. Essayons donc de formuler des questions précises: les membres des Franciscains de l'Immaculée n'avaient peut-être pas généré, au sein de leur congrégation religieuse jeune et confuse, certaines formes de véritable chaos juridique? Peut-être que ce sont loin d'être des résultats sporadiques, mais malheureusement beaucoup, les cas enregistrés de jeunes religieux qui ont quitté leurs couvents austères pour se retrouver sous traitement psychiatrique, après avoir été pas si mal formé, mais vraiment déformé sur le plan humain et spirituel? montre des preuves empiriques, n'ont-ils pas prouvé, avec une arrogance sans précédent, être une congrégation née hier, reconnu par le Saint-Siège juste en 1990, que malgré le fait de ne pas avoir eu le temps de former ne serait-ce qu'une génération de théologiens, sans oublier une école théologique, ils se sont mis à promouvoir des conférences internationales contre les meilleurs représentants du Nouvelle Théologie, qui peut être critiqué, mais par les dominicains ou les franciscains, qui au cours de huit siècles ont donné naissance à d'importants courants de pensée théologique et ont fait don à l'Église d'écoles théologiques et de divers grands Saints et Docteurs de l'Église? Avec leur Père Serafino Lanzetta un peu confus, un peu plus qu'un enfant à l'époque, peut-être ne se sont-ils pas mis à enfoncer le clou de Vatican II, concile purement pastoral, donc en fait un concile non dogmatique et comme tel une sorte de petit conseil seconde classe? Avec leur très arrogant Mariologue Père Alessandro Apollonio, peut-être n'ont-ils pas commencé à donner au dogme marial de Marie la co-rédemptrice comme déjà déclaré, appelant la Sainte Vierge avec ce titre et même instituant son culte et sa dévotion, ignorant combien le concept même de "co-rédemptrice" a toujours créé d'énormes problèmes dans le domaine de la dogmatique et surtout de la christologie? Peut-être qu'ils n'ont pas eu, fond doux, problèmes liés à la gestion financière et patrimoniale? Oublie, car on pourrait prendre ces faits un par un et d'autres encore à suivre, tous testés et documentés, sans pouvoir bouger le moins du monde traditionalistes de l'esthétique onirique convaincu que les pauvres franciscains de l'Immaculée étaient persécutés parce qu'ils célébraient la messe avec Vetus Ordo et parce qu'ils ont critiqué le théologien allemand Karl Rahner.

je traditionalistes de l'esthétique onirique ce sont essentiellement des patients pathologiques pour lesquels un nouveau-né peut être prélevé et égorgé dans les fonts baptismaux lors du saint rite d'initiation à la vie chrétienne, Mais, si le saint baptême est célébré en latin avec l'ancien rite, vous pouvez être assuré qu'ils s'en remettront, ou en tout cas ils trouveront toujours des justifications, cependant absurde et irrationnel, toujours.

Andréa Grillo appartient à ce que certains définissent habituellement “zone progressive” O “très progressif”. Ce sont des définitions que je n'ai jamais aimées, car pour moi il n'y a que des théologiens qui discutent et que comme un seul et unique “étiqueter” ils ont celui des catholiques. J'ai rencontré Andrea Grillo ces dernières années, c'est un homme d'une profonde culture juridique, théologique et sacramentelle. Lorsqu'on me demandait si je partageais certaines de ses thèses et positions, je répondrais non, mais qu'il est un savant du plus haut niveau, c'est indubitable. Ajoutez à cela qu'il est aussi aimable en tant que personne et très talentueux en tant que professeur, toujours serviable et attentionné avec les étudiants diplômés. Si certain traditionalistes de l'esthétique onirique dont l'arrogance a toujours égalé leur ignorance, a commencé à discuter de la structure théologique et pastorale du Missel de Saint Pie V, sans oublier son histoire et son évolution à travers les âges, avec un tel liturgiste - dont il faut d'abord reconnaître la stature et la culture encyclopédique, je le répète - je pense qu'au bout de trois minutes à peine il n'en restera plus une plume.

J'ai toujours essayé d'être un érudit intellectuellement honnête, je n'ai donc jamais eu de mal à affirmer que Hans Küng avait des dons naturels et des capacités spéculatives bien supérieurs à ceux de Joseph Ratzinger, car les faits historiques et l'originalité de ses écrits le prouvent. Autrement, ceux de Joseph Ratzinger, ils sont écrits par un théologien très cultivé ainsi qu'un excellent pédagogue capable d'exposer de façon magistrale, mais l'originalité de la pensée est cependant tout autre chose. Mon confrère et ami Brunero Gherardini (1925-2017), qui était la quintessence de l'orthodoxie la plus stricte et la plus rigoureuse, n'eut aucune difficulté à admettre avec reconnaissance que Leonard Boff était l'un des ecclésiologues les plus doués et les plus talentueux de la dernière 50 années, ou que le plus beau commentaire et exégèse de la Lettre aux Romains reste celui du protestant Karl Barth, actuellement inégalé. Mais il y a plus: peut-être, si nous possédions les ouvrages et les écrits - que malheureusement nous n'avons pas reçus - nous pourrions même découvrir que l'hérésiarque Pélage était plus doué, sur le plan théologique et spéculatif, que ne fut Augustin évêque d'Hippone, plus tard saint et docteur de l'Église. Malheureusement nous n'avons pas les travaux de Pélage et nous ne connaissons que les réponses et réfutations d'Augustin à son sujet. Mais si un titan comme Augustin bougeait contre Pélage, cela montre déjà que de l'autre côté, aussi hérétique que nous voulons, il y avait un autre titan et un dur à cuire pour lutter contre. Et nous voulons parler de l'hérésiarque Arius, qui avec ses théories sur l'Incarnation du Verbe a réussi à convaincre presque tous les catholiques que le Christ était une créature divine créée par Dieu? Ses théories, très bien structuré et convaincant, contraint les Pères de l'Église à se réunir au concile œcuménique de Nicée, dans l'année 325, définir dogmatiquement que le Christ n'était pas une créature mais "engendré et non créé de la même substance que le Père" (né pas créé comme le Père). Loin d'être éradiquée, l'hérésie arienne a continué à se répandre pendant les siècles suivants dans des régions entières d'Europe. Les peuples germaniques et au-delà, ils ont été évangélisés par les évêques ariens et les prêtres au début du 4ème siècle. Ce n'est qu'au VIe siècle que les peuples germaniques furent reconvertis par les missionnaires, après deux siècles d'arianisme, qui a néanmoins continué à laisser sa marque.

Ce genre de théologie et l'histoire de la théologie quelques pauvres traditionalistes de l'esthétique onirique enfermés dans quatre formules rances d'une néo-scolastique décadente - qui n'est même pas un lointain parent de la scolastique classique - ils ne savent même pas où il habite, car comme tous les gens médiocres ils doivent s'inventer des ennemis, se vautrer entre millénarismes et prophéties apocalyptiques, triomphes magiques imminents du Cœur Immaculé de Marie, faire semblant de savoir mieux que quiconque, mais surtout en essayant de détruire ceux qu'ils décident d'élever au rang d'ennemis suprêmes, parce que l'image de l'ennemi est une prémisse fondamentale de son être et de son existence. La caractéristique typique de ces personnes n'est pas de combattre des idées mais des personnes dans le but de les détruire de quelque manière et par quelque moyen que ce soit., selon le style consolidé des pires fondamentalismes pseudo-religieux.

Dans les colonnes de notre magazine Le père Ivano Liguori et moi étions de plus en plus sévères avec certains prêtres forain, mais pas seulement: toujours et dans la pratique, nous avons appelé leurs évêques à rendre des comptes en les accusant sans ambages de manque de vigilance. Cependant, on ne peut pas dire que l'Église ait été indifférente et silencieuse de ce point de vue, parce que Jean-Paul II et Benoît XVI ont parlé et écrit contre les abus liturgiques, Dans le 2004 instruction a été promulguée Le sacrement de la rédemption qui est un document très clair et précis que beaucoup ont foiré, à la tête de tous les groupes néocatéchuméaux et divers groupes charismatiques.

Bien avant Gardiens de la tradition J'ai plaidé avec défi qu'il serait bon de révoquer cela motu proprio par Benoît XVI sur Messe d'ordre ancien [voir le mien conférence vidéo] compte tenu de certains résultats qui sont tout sauf minoritaires ou isolés. Et pendant des années, pas pendant des jours ou des mois, mais depuis des années je dis en vain à certains groupes et fidèles d'arrêter avec leurs commodités comme: "Ah, c'est la seule messe, la messe valide, la messe habituelle, pas cette messe protestante de Paul VI inventée par ce franc-maçon Annibale Bugnini!». Et combien de fois leur ai-je répété qu'ils ne pouvaient pas et ne devaient pas utiliser le Missale ancien ordre attaquer tout un conseil d'église, ou une nécessaire réforme liturgique déjà entamée avant le concile par le Souverain Pontife Pie XII et ainsi de suite. En vain également j'ai répété pendant des années que s'ils continuaient ainsi, tôt ou tard ça motu proprio aurait été révoqué. Oublie, c'est la réponse: "Non, vous ne pouvez pas, car la messe de tous les temps est irrévocable, intouchable!». C'est toujours, inutilement, pendant des années et des années, je leur ai dit que motu proprio ce n'était pas une définition dogmatique irrévocable et on a toujours dit à Rome qu'"un pape bout et un pape bout".

le temps perdu, mots perdus, têtes étroites d'esprit qui ont toujours refusé de comprendre, dure depuis des années, obstinément et obstinément, se servir d'un missel pour créer deux partis au sein de l'Église, utiliser comme élément de division ce qui constitue le cœur de l'unité: l'Eucharistie.

À mon humble avis, au grand dam de ceux qui n'ont pas eu ces attitudes, Je crois que le Souverain Pontife a eu raison de promulguer ce motu proprio restrictif qui est en fait Gardien de la traditions, dont on peut dire sur un ton critique légitime, mais surtout à la lumière des principes de prudence, équilibre et surtout Aequitas, que son action était indubitablement juste, mais également sans aucun doute partiel. En ce qui me concerne, il peut être bon que je me serre la ceinture sur l'utilisation du Missel de Saint Pie V, vu la façon dont certains ne le font pas, mais beaucoup l'ont utilisé, avoir vu certains résultats malheureux et à part entière, Mais, être intellectuellement honnête, Je ne peux pas manquer de me demander et de demander: et les groupes néocatéchuméaux qui ont envahi et contrôlent près de la moitié des paroisses du diocèse de Rome, qu'impudemment, insolents et arrogants ils louent des chambres dans les hôtels de la capitale ou dans les maisons religieuses de la ville, faire de la liturgie sacrée ce qu'ils veulent et comme ils veulent directement sous les fenêtres du Saint-Père, peut-être que quelqu'un lui a dit quelque chose, ou, le cas échéant, a l'intention de lui dire quelque chose sous peu? Par hasard, un document a été publié dans lequel il est interdit de célébrer des messes sans l'autorisation de l'autorité ecclésiastique en dehors des espaces consacrés, qui ne manque ni à Rome ni dans le reste de l'Italie, leur permettant de continuer à se rassembler dans les salles des hôtels ou des maisons religieuses obligeantes, avec le prêtre “loué” qui exécute les ordres des laïcs agenouillés aux pires directives bizarres de Kiko Argüello? Le Souverain Pontife, qui a récemment mis la main sur son diocèse avec un réforme radicale, a-t-il jamais remarqué que le Vicariat est aux mains des Néocatéchumènes depuis quelques décennies, grâce à la malheureuse protection qui leur a été accordée d'abord par le cardinal Camillo Ruini, puis par le cardinal Agostino Vallini? Le Souverain Pontife, il est conscient de ce que les néocatéchumènes ont fait dans l'ostracisme et la méchanceté, à ces prêtres qu'ils jugent hostiles à leurs excentricités doctrinales et liturgiques, en utilisant le bras armé de leurs fidèles associés tels que le chancelier inamovible du Vicariat de Rome Giuseppe Tonello, capable de faire beau et mauvais temps, ou de décider comment et comment couper les têtes de certains prêtres hostiles à "l'Église" de M. Kiko Argüello? Puisque rien de tout cela n'a été fait jusqu'à présent, ça me fait lire Gardiens de la tradition comme une mesure rendue nécessaire par la situation qui s'est produite, mais qui en même temps manifeste une fois de plus la partialité et les déséquilibres de ce Pontificat d'Auguste, dans lequel nous nous soucions à juste titre de ceux qui ont eu l'indécence ouverte d'utiliser le Missale ancien ordre d'attaquer tout un Concile d'Église et la réforme liturgique, sans toutefois se soucier le moins du monde de ceux qui, d'une manière non moins insolente et arrogante, font la liturgie ce qu'ils veulent et comme ils veulent directement dans le diocèse de Rome sous les fenêtres du Souverain Pontife.

je répète: les analyses du Pr. Andréa Grillo, insigne, théologien sacramentel cultivé et qualifié, au niveau de la doctrine, de la liturgie, l'ecclésiologie et la pastorale sont absolument sans faille. Thèse qu'en ce qui me concerne j'approuve et partage, mû par cette honnêteté intellectuelle qui anime et soutient la foi, contrairement à ceux qui cherchent à changer leur foi, tu veux avec le Missel de Saint Pie V tu veux avec les extravagances liturgiques des Néocatéchumènes et certaines franges des Charismatiques, dans le monde des émotions subjectives. Et un Souverain Pontife, avoir vraiment raison en faisant les bonnes choses, il doit avant tout être au-dessus des émotions et des belligérants. Et si l'affaire impose le besoin de le battre, dans ce cas, il serait bon de matraquer à la fois la droite et la gauche de manière égale.

Je ne pense pas avoir à me justifier de quoi que ce soit, en tout cas il faut préciser que je suis un grand admirateur du Vénérable Missel de Saint Pie V, dont je pense connaître à fond cette structure théologique et ce système pastoral qui leur sont totalement inconnus prêtres exotiques des trentenaires qui se sont levés un matin et ont improvisé des soi-disant “Tridentin”, ignorant tout d'abord qu'un “Rite tridentin” ça n'a jamais existé, c'est juste une façon totalement inappropriée de dire. Ignorant surtout que dans ce Missel même les gestes et les silences ont une profonde signification mystagogique et spirituelle, totalement ignorés par eux pour laisser place à des formes d'esthétisme exotique presque toujours tragiquement abouties en elles-mêmes. je traditionalistes de l'esthétique onirique qui mentionnent la bulle de manière inappropriée La première fois avec laquelle le Saint Pontife Pie V a promulgué en 1570 ce missel le définissant irréformable avec beaucoup de laissez-le être, ils démontrent qu'ils ne connaissent pas le style dans lequel certains documents pontificaux étaient généralement composés, qui avaient leur propre style rhétorique précis, mais surtout ils ignorent que ce Missel a été révisé et réformé au total dix-huit fois à partir de 1614, lorsque le Souverain Pontife Urbain VIII publia une première édition mise à jour et améliorée pour 44 ans après sa promulgation, avec des corrections substantielles et radicales. Les dernières réformes importantes ont été faites au XXe siècle par le Saint Pontife Pie X, par le Vénérable Pape Pie XII et par le Saint Pontife Jean XXIII en moins de cinquante ans. J'abhorre les abus liturgiques, mais pour cette raison, en ma modeste qualité de pauvre théologien dogmatique et historien du dogme, Je suis parfaitement conscient que des abus liturgiques bien pires ont eu lieu avec ce Vénérable Missel que ceux auxquels nous assistons aujourd'hui avec le Missel promulgué en 1969 et est entré en vigueur en 1970. Je suis un amoureux de la langue latine et quand je peux j'utilise toujours le édition typique Latin du Missel de Paul VI, celui en italien toujours et de rigueur quand je fête pour les assemblées des fidèles. Je n'aime pas certains anachronismes aveugles et obtus typiques des gens qui demandent en fait l'exhumation d'un cadavre, comme saint, à savoir le Missel de Saint Pie V, n'est plus faisable aujourd'hui tant au niveau pastoral qu'au niveau de l'évangélisation. Le problème de fond de ces gens est qu'en prenant un missel comme objet de dispute et de lutte, ils tendent à évacuer les malaises d'un christianisme immature ou mal vécu., rejetant l'élément théologique et eschatologique selon lequel l'Église commence son voyage incessant avec les disciples le long du chemin d'Emmaüs avec le Seigneur [cf.. Lc 24, 13-35], alors que certains auraient voulu le paralyser, comme Pierre, statiquement sur le mont Tabor, avant la transfiguration du Christ [cf.. Mc 9, 2-10]. L'Église est, par sa nature même, constitutive Le développement du peuple, quiconque essaie de le changer en La régression du peuple revendique un droit inhabituel, mais surtout inacceptable, trahir la mission que le Christ lui a confiée, dans un voyage incessant, toujours penché en avant, jusqu'à son retour à la fin des temps.

de l'île de Patmos, 27 février 2023

 

Le problème de l'équitas et l'antique jeu du punissable et de l'impunissable, du collant et du caressable…

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