Tempo da Quaresma e reflexão sobre a morte para nos abrir à alegria da ressurreição e da vida sem fim

TEMPO DI QUARESIMA E RIFLESSIONE SULLA MORTE PER APRIRCI ALLA GIOIA DELLA RISURREZIONE E DELLA VITA SENZA FINE

La Quaresima dovrebbe essere un momento di riflessione anche sulla morte. Uma reflexão pacífica, livre de perturbações ou medos, pior da rejeição da própria ideia de morte. Meditare sulla morte, para nós, cristãos, vuol dire pensare e riflettere, con serenità e fiducia, a ciò che ci attende dopo questo passaggio: la risurrezione alla vita. Perché con Cristo Signore tutti siamo morti e con Lui tutti risorgeremo.

— Ministério litúrgico —

Autor
Simone Pifizzi

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Le norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico sanciscono e spiegano:

«Scopo del tempo di Quaresima è quello di preparare alla celebrazione della Pasqua. La liturgia quaresimale infatti prepara alla celebrazione del mistero pasquale tanto i catecumeni … quanto i fedeli, per mezzo del ricordo del battesimo che della pratica della penitenza» [cf.. n. 27].

 

 

A nessuno può sfuggire la forza di attrazione attuale della Quaresima che ogni anno si presenta immutata nella sostanza profonda, anche se notevolmente mitigata. La Quaresima rimane il periodo liturgico spiritualmente più ricco e apostolicamente più fecondo di tutto l’anno liturgico: «Eis o tempo, ecco il giorno della salvezza» [II Coríntios 5,2].

Nel discorso del 3 Março 1965, Papa Paolo VI riassumeva le ragioni di interesse della Quaresima:

«È incalcolabile il progresso morale e civile a cui questo ricorrente e potente esercizio ascetico e spirituale ha dato impulso e sviluppo. Un riferimento a ciò che avviene ai nostri giorni si presenta alla mente; possiamo infatti ricordare come, proprio in questi ultimi anni, in ossequio ed in virtù della disciplina quaresimale, sono state promosse queste collette, rese possibili da qualche sacrificio penitenziale, le quali vanno ad alleviare la fame nel mondo: un’astinenza suggerita dallo spirito della quaresima, si traduce in valori economici, e questo diventa “pane per la fame nel mondo”, per una moltitudine cioè di poveri, lontani e sconosciuti, che godono così della carità sgorgante dalla osservanza quaresimale … E del senso liturgico della quaresima che cosa diremo? Essa è il grande tirocinio alla grazia del battesimo e della penitenza, è la grande pioggia fecondatrice della Parola di Dio, è la grande mediazione preparatoria alla Pasqua. In nessun altro momento dell’anno la spiritualità della Chiesa è più ricca, più commossa, più lirica, più attraente, più benefica: chi la studia la scopre stupenda; chi la sperimenta la sente umana; chi la vive, e, la gode divina».

Quaresma ha un carattere duplice che troviamo descritto in Santo Conselho in cui si parla dei questo tempo indicando:

«Il duplice carattere del tempo quaresimale che, soprattutto mediante il ricordo o la preparazione del battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della parola di Dio e con la dedizione alla preghiera, sia posto in maggiore evidenza tanto nella liturgia quanto nella catechesi liturgica. Perciò a) si utilizzino più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale e, se opportuno, se ne riprendano alcuni dalla tradizione precedente; b) lo stesso si dica degli elementi penitenziali. Quanto alla catechesi poi, si inculchi nell’animo dei fedeli, insieme con le conseguenze sociali del peccato, quel carattere proprio della penitenza che detesta il peccato in quanto è offesa di Dio; né si dimentichi la parte della chiesa nell’azione penitenziale e si solleciti la preghiera per i peccatori» [cf.. n. 109].

Per il battesimo, il mistero pasquale del Cristo è diventato il mistero pasquale del cristiano. Per mezzo del battesimo infatti siamo stati inseriti, innestati e incorporati vitalmente in Cristo e nella Chiesa, diventando così protagonisti responsabili della storia della salvezza che ora si compie nel mondo. Per risvegliare in noi la coscienza battesimale la Chiesa, durante la Quaresima, seguendo il Vangelo di Giovanni ci presenta il mistero pasquale attraverso la simbologia dell’acqua, della luce e della vita, quale risulta dai tre importanti episodi evangelici della Samaritana, del cieco nato e della resurrezione di Lazzaro. Si tratta di temi specificatamente adatti per farci riscoprire la gradualità del movimento di adesione a Cristo. Infatti la Samaritana riconobbe il Messia appena dimentica la sete fisica e ne ammette un’altra, più vera e più profonda [cf.. GV 4, 1-42]. Il cieco nato, dalla visione della luce naturale passa a quella soprannaturale che salva [cf.. GV 9, 1-40]. Lazzaro è richiamato in vita dopo che Gesù ha affermato solennemente la necessità della fede: «Chi crede in me, anche se morto vivrà» [cf.. GV 11, 1-53]. Questi tre elementi fondamentali ci aiutano a capire la storia della salvezza eminentemente legata a questi tre segni: acqua, luce e vita.

Elemento dell’Acqua. È facile cogliere una teologia dell’acqua nella Scrittura. Data la necessità di dissetarsi per un popolo nomade come Israele, l’acqua diventa il segno della provvidenza di Dio verso il suo popolo, mentre la sua privazione, un castigo. L’acqua è usata dai profeti come segno dei tempi messianici e la salvezza che da questi tempi verrà. Ma del tutto singolare è il rapporto dell’acqua con il battesimo: lo Spirito che si libra sulle acque primordiali, il diluvio [cf.. GN 1, 1-2], il Mar Rosso [cf.. É 14,15-15,1] Eu estou, secondo i Padri della Chiesa, tutte prefigurazioni del Battesimo.

Elemento della Luce. In antico il Battesimo era chiamato “illuminazione” e i battezzati “illuminati”. Il rapporto luce e battesimo viene messo in evidenza, oltre che dal brano del cieco nato, anche dalla celebrazione della veglia pasquale. La simbologia del cero è fin troppo evidente: Cristo vince le tenebre. Per il battesimo siamo diventati figli della luce: dobbiamo camminare come riflettori della luce del Signore.

Elemento della Vita. È l’aspetto culminante di questa catechesi battesimale. La vita nuova è l’elemento primo nel battesimo perché lo è nella persona stessa di Cristo. Per capire ciò, occorre avere una conoscenza viva della morte spirituale, della impotenza a risorgere da soli e della necessità dell’intervento divino: «Senhor, se você estivesse aqui, meu irmão não teria morrido!» [cf.. GV 11, 1-57]. Finché non riusciamo a suscitare in noi il senso del bisogno di essere salvati, cioè “risuscitati”, dovremo amaramente abituarci a vivere un cristianesimo che, senza il suo fondamento battesimale, non avrà niente di pasquale. Tutta la liturgia battesimale consiste in un mistero di morte e resurrezione: l'uomo, per ritrovare il proprio autentico significato, deve necessariamente passare attraverso una lotta in cui qualcuno deve morire. La forza mortifera del peccato viene a poco a poco smorzata, vinta dalla volontaria mortificazione, che ci fa produrre il mistero della morte di Cristo in noi. Colui che così riesce a morire, attraverso la stessa morte conoscerà e avrà la vita. La Quaresima comincia appunto col presentarci Cristo in lotta con Satana [cf.. MT 4, 1-11]; lotta che va crescendo fino a toccare la morte di croce. Ma è proprio nell’accettazione volontaria e obbediente della morte che Cristo realizza la vittoria sulla stessa morte e ci introduce alla novità di vita.

Analizziamo adesso il carattere penitenziale. In passato la disciplina penitenziale della Quaresima, con le sue pratiche severe, serviva al cristiano come momento di espiazione dei peccati. Il rito delle ceneri ne è chiara allusione. I pubblici peccatori per lunghi giorni vivevano in dura penitenza. Il rigore del digiuno toccava limiti per noi inconcepibili! Hoje, pur con la mitigazione delle pratiche esteriori, rimane sempre urgente il bisogno, il dovere della penitenza, come ci ricorda la liturgia quaresimale:

«sia parca e frugale la mensa / sia sobria la lingua e il cuore / fratelli è tempo di ascoltare / la voce dello Spirito» [Ver. Inno delle lodi].

Il vero digiuno è rinuncia a ciò che ingombra il nostro cammino verso Dio e rende meno generoso il nostro servizio a Dio e ai fratelli. La Quaresima deve manifestare la tensione di un popolo penitente che attua in sé l’aspetto mortificante del mistero pasquale. La nostra penitenza trae motivo e significato dal battesimo che ci fa morire con Cristo prima di risorgere con lui, e ci rapporta alla confessione, dove muore la morte e risorge la vita, preparandoci all’Eucaristia. La penitenza ci aiuta a vedere la vita cristiana in una concezione più unitaria e a renderci conto che ogni atto da noi compiuto è sempre manifestazione e attuazione del mistero pasquale.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel decreto sull’Apostolato dei laici, ci ricorda che con la penitenza e la spontanea accettazione delle fatiche e delle pene della vita, con cui ci conformiamo a Cristo sofferente, possiamo raggiungere tutti gli uomini e contribuire alla loro salvezza [apostolado, 16].

Quaresma dovrebbe essere un momento di riflessione anche sulla morte. Uma reflexão pacífica, livre de perturbações ou medos, pior da rejeição da própria ideia de morte. Meditare sulla morte, para nós, cristãos, vuol dire pensare e riflettere, con serenità e fiducia, a ciò che ci attende dopo questo passaggio: la risurrezione alla vita. Perché con Cristo Signore tutti siamo morti e con Lui tutti risorgeremo. Questo è il cuore del mistero pasquale incontro al quale andiamo attraverso il prezioso periodo della Quaresima.

Florença, 18 Março 2023

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Os Padres da Ilha de Patmos

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Sou teólogo guardião da tradição segundo o pensamento do teólogo Andrea Grillo, honestidade intelectual dita para mim

— Ministério litúrgico —

SOU TEÓLOGO GUARDIÃO DA TRADIÇÃO SEGUNDO O PENSAMENTO DO TEÓLOGO ANDREA GRILLO, A HONESTIDADE INTELECTUAL EXIGE QUE EU

eu tradicionalistas estéticos oníricos são basicamente pacientes patológicos para os quais um recém-nascido poderia ser levado e sua garganta abatida na pia batismal durante o sagrado rito de iniciação na vida cristã, Mas, se o Santo Batismo é celebrado em latim com o rito antigo, você pode ter certeza de que eles vão superar isso, ou em todo caso sempre encontrarão justificativas, por mais absurdo e irracional, O tempo todo.

 

 

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Um ano e meio atrás a Carta Apostólica criou descontentamento e perplexidade guardiões da tradição data na forma de motu proprio pelo Sumo Pontífice Francisco o 16 julho 2021 sobre o uso da liturgia romana antes da reforma 1970, que de fato cria restrições compreensíveis e apropriadas sobre o Motu proprio Considerando a 7 julho 2007 pelo Sumo Pontífice Bento XVI sobre o uso do Missal Romano de São Pio V antes da reforma delineada por Santo Conselho a 4 dezembro 1963.

Nesse assunto o teólogo sacramental Andrea Grillo interveio com um de seus artigos por 24 fevereiro 2022 em que você pergunta: É legítimo criar reservas indígenas anticonciliares estáveis? Artigo que aceitei e julguei equilibrado e também clarividente.

 

o teólogo sacramental Andrea Grillo

 

Sobre os chamados e indevidamente chamados tradicionalistas Eu prefiro sobrevoar, porém, é preciso dar uma ideia deles status psicológico com alguns exemplos que visam esclarecer o que estamos falando, mas acima de tudo quão irracional e emocional é sua abordagem da sagrada liturgia. Então, vamos tentar formular perguntas precisas: os membros dos Franciscanos da Imaculada talvez não tenham gerado, dentro de sua jovem e confusa congregação religiosa, algumas formas de verdadeiro caos jurídico? Talvez estes estejam longe de resultados esporádicos, mas infelizmente muitos, os casos registrados de jovens religiosas que deixaram seus conventos austeros para terminar em tratamento psiquiátrico, depois de não ser tão mal treinado, mas realmente deformado a nível humano e espiritual? mostra evidências empíricas, eles não provaram, com arrogância sem precedentes, ser uma congregação nascida ontem, reconhecido pela Santa Sé justamente em 1990, que apesar de não ter tido tempo de formar nem mesmo uma geração de teólogos, para não mencionar uma escola teológica, começaram a promover conferências internacionais contra os maiores expoentes da Nova Teologia, que pode ser criticado, mas pelos dominicanos ou pelos franciscanos, que ao longo de oito séculos deram origem a importantes correntes de pensamento teológico e doaram à Igreja escolas teológicas e vários grandes Santos e Doutores da Igreja? Com seu padre um tanto confuso Serafino Lanzetta, pouco mais que uma criança na época, talvez não tenham começado a martelar o prego do Vaticano II, um concílio puramente pastoral, portanto, de fato, um concílio não dogmático e, como tal, uma espécie de concilietto segunda classe? Com seu muito arrogante Mariólogo Padre Alessandro Apollonio, talvez eles não tenham começado a dar o dogma mariano de Maria corredentora como já declarado, chamando a Santíssima Virgem com este título e até instituindo seu culto e devoção, sem saber o quanto o próprio conceito de "corredentora" sempre criou enormes problemas no campo da dogmática e sobretudo da cristologia? Talvez eles não tenham tido, bottom doce, problemas relacionados com a gestão financeira e patrimonial? Esqueça, porque poderíamos pegar esses fatos um por um e ainda outros a seguir, tudo testado e documentado, sem poder me mexer nem um pouco tradicionalistas estéticos oníricos convencido de que os pobres franciscanos da Imaculada eram perseguidos porque celebravam a missa com o a velha ordem e porque criticaram o teólogo alemão Karl Rahner.

eu tradicionalistas estéticos oníricos são basicamente pacientes patológicos para os quais um recém-nascido poderia ser levado e sua garganta abatida na pia batismal durante o sagrado rito de iniciação na vida cristã, Mas, se o Santo Batismo é celebrado em latim com o rito antigo, você pode ter certeza de que eles vão superar isso, ou em todo caso sempre encontrarão justificativas, por mais absurdo e irracional, O tempo todo.

Andrea Grillo pertence ao que alguns costumam definir “área progressiva” o “muito progressivo”. Estas são definições que eu nunca gostei, porque para mim só existem teólogos que discutem e isso como um e único “rótulo” eles têm o dos católicos. Eu conheci Andrea Grillo nos últimos anos, ele é um homem de profunda cultura jurídica, teológico e sacramental. Quando me perguntam se compartilho de algumas de suas teses e posições, respondo que não, mas que ele é um estudioso do mais alto nível, isso é indubitável. Acrescente a isso que ele também é amável como pessoa e muito talentoso como professor, sempre solícito e atencioso com os alunos da pós-graduação. Se certo tradicionalistas estéticos oníricos cuja arrogância sempre combinou com sua ignorância, começou a discutir a estrutura teológica e pastoral do Missal de São Pio V, para não mencionar sua história e evolução através dos tempos, com um liturgista como esse - cuja estatura e cultura enciclopédica, repito, deve antes de tudo ser reconhecida - penso que depois de escassos três minutos não restaria sequer uma pena deles.

Eu sempre tentei ser um estudioso intelectualmente honesto, portanto, nunca tive dificuldade em afirmar que Hans Küng tinha dons naturais e habilidades especulativas muito superiores aos de Joseph Ratzinger, porque os fatos históricos e a originalidade de seus escritos o provam. Por outro lado, os de Joseph Ratzinger, eles são escritos por um teólogo muito culto, bem como um excelente professor capaz de expor de forma magistral, mas a originalidade do pensamento é, no entanto, outra coisa. Meu confrade e amigo Brunero Gherardini (1925-2017), que era a quintessência da mais estrita e rigorosa ortodoxia, não teve dificuldade em admitir com apreço que Leonard Boff foi um dos eclesiólogos mais talentosos e talentosos dos últimos 50 anos, ou que o mais belo comentário e exegese da Carta aos Romanos continua sendo o do protestante Karl Barth, atualmente insuperável. Mas há mais: talvez, se possuíssemos as obras e escritos - que infelizmente não recebemos - poderíamos até descobrir que o heresiarca Pelágio era mais dotado, em um nível teológico e especulativo, do que Agostinho bispo de Hipona, depois Santo e Doutor da Igreja. Infelizmente não temos as obras de Pelágio e conhecemos apenas as respostas e refutações de Agostinho sobre ele. Mas se um titã como Agostinho se moveu contra Pelágio, isso já mostra que do outro lado, tão herético quanto queremos, havia outro titã e um osso duro de roer para lutar contra. E queremos falar sobre o heresiarca Arius, que com suas teorias sobre a Encarnação do Verbo conseguiu convencer quase todos os católicos de que Cristo era uma criatura divina criada por Deus? Suas teorias, muito bem estruturado e envolvente, forçou os Padres da Igreja a se reunirem no Concílio Ecumênico de Nicéia, no ano 325, definir dogmaticamente que Cristo não era uma criatura, mas "gerado, não criado da mesma substância que o Pai" (nascido não criado como o Pai). Longe de ser erradicado, a heresia ariana continuou a se espalhar pelos séculos seguintes em regiões inteiras da Europa. Os povos germânicos e além, eles foram evangelizados por bispos e presbíteros arianos no início do século IV. Somente no século VI os povos germânicos foram reconvertidos pelos missionários, depois de dois séculos de arianismo, que, no entanto, continuou a deixar a sua marca.

Este tipo de teologia e a história da teologia algumas pessoas pobres tradicionalistas estéticos oníricos encerrados em quatro fórmulas rançosas de uma neoescolástica decadente - que não é nem um parente distante da escolástica clássica - nem sabem onde ele mora, porque como todas as pessoas mediocres eles tem que inventar inimigos, chafurdar entre milenarismos e profecias apocalípticas, iminentes triunfos mágicos do Imaculado Coração de Maria, fingindo saber melhor do que ninguém, mas sobretudo tentando destruir aqueles que decidem elevar à categoria de inimigos supremos, porque a imagem do inimigo é uma suposição fundamental de seu próprio ser e existência. Característica típica dessas pessoas não é lutar contra ideias e sim contra pessoas na tentativa de destruí-las de qualquer forma e por qualquer meio, segundo o estilo consolidado dos piores fundamentalismos pseudo-religiosos.

Nas colunas da nossa revista Padre Ivano Liguori e eu éramos cada vez mais severos com certos padres showman, Mas não só: sempre e na prática temos chamado seus bispos à responsabilidade acusando-os em termos inequívocos de falta de vigilância. No entanto, não podemos dizer que a Igreja tenha sido indiferente e silenciosa a partir deste ponto de vista, porque tanto João Paulo II quanto Bento XVI falaram e escreveram contra os abusos litúrgicos, No 2004 instrução foi promulgada Sacramentum que é um documento muito claro e preciso que muitos estragaram, à frente de todos os grupos neocatecumenais e diversos grupos carismáticos.

Bem antes guardiões da tradição Eu implorei desafiadoramente que seria bom revogar esse motu proprio por Bento XVI em Massa velha ordem [ver o meu Videoconferência] dados certos resultados que são tudo menos minoritários ou isolados. E por anos, não por dias ou meses, mas há anos venho dizendo em vão a certos grupos e fiéis para parar com suas amenidades como: "Ah, esta é a única missa, a missa válida, a missa de costume, não aquela missa protestante de Paulo VI inventada por aquele maçom Annibale Bugnini!». E quantas vezes lhes repeti que não podiam e não deviam usar o Pedido antigo errado para atacar todo um conselho da igreja, ou uma reforma litúrgica necessária já iniciada antes do conselho pelo Sumo Pontífice Pio XII e assim por diante. Igualmente sem sucesso, repeti durante anos que, se continuassem assim, mais cedo ou mais tarde isso motu proprio teria sido revogado. Esqueça, esta é a resposta: «Não, Não é possível, porque a Missa de todos os tempos é irrevogável, intocável!». E, no entanto, inutilmente, por anos e anos eu disse a eles que aquilo motu proprio não era uma definição dogmática irrevogável e sempre se disse em Roma que «um Papa ferve e um Papa ferve».

Tempo perdido, palavras desperdiçadas, cabeças tacanhas que sempre se recusaram a entender, acontecendo por anos, teimosamente e teimosamente, usar um missal para criar dois partidos dentro da Igreja, usando como elemento de divisão o que constitui o coração da unidade: a eucaristia.

Na minha humilde opinião, com todo o desgosto para quem não teve essas atitudes, Creio que o Sumo Pontífice teve razão em promulgar motu proprio restritivo que na verdade é Guardião da tradiçãos, sobre o qual podemos dizer em legítimo tom crítico, mas sobretudo à luz dos princípios da prudência, equilíbrio e acima de tudo aequitas, que sua ação foi sem dúvida certa, mas igualmente indubitavelmente parcial. No que me diz respeito, pode ser bom para mim apertar o cinto no uso do Missal de São Pio V, visto do jeito que alguns não, mas muitos já usaram, tendo visto certos resultados infelizes e completos, Mas, sendo intelectualmente honesto, Não posso deixar de me perguntar e perguntar: e os grupos neocatecumenais que invadiram e controlam quase metade das paróquias da diocese de Roma, que descaradamente, insolentes e arrogantes alugam salões nos hotéis da capital ou nas casas religiosas da cidade, fazer da sagrada liturgia o que quiserem e como quiserem diretamente sob as janelas do Santo Padre, talvez alguém tenha dito algo a ele, ou, se alguma coisa, pretende dizer-lhe algo em breve? Por acaso, foi emitido um documento em que é proibido celebrar missas sem autorização da Autoridade Eclesiástica fora dos espaços consagrados, que nem em Roma nem no resto da Itália falta, permitindo-lhes continuar a reunir-se nos salões dos hotéis ou obrigando as casas religiosas, com o padre “alugado” que cumpre as ordens de leigos ajoelhados nas piores diretivas bizarras de Kiko Argüello? O Sumo Pontífice, que recentemente colocou a mão na própria Diocese com um reforma radical, ele já notou que o Vicariato está nas mãos dos neocatecúmenos há algumas décadas, graças à infeliz proteção concedida a eles primeiro pelo cardeal Camillo Ruini e depois pelo cardeal Agostino Vallini? O Sumo Pontífice, ele está ciente do que os neocatecumenais fizeram no ostracismo e na maldade, aos padres que consideram hostis às suas excentricidades doutrinárias e litúrgicas, usando o braço armado de seus fiéis associados, como o chanceler imóvel do Vicariato de Roma Giuseppe Tonello, capaz de fazer bom e mau tempo, ou para decidir como e como cortar as cabeças de certos padres hostis à "Igreja" do Sr. Kiko Argüello? Como nada disso foi feito até agora, isso me faz ler guardiões da tradição como medida necessária pela situação que se criou, mas que ao mesmo tempo manifesta mais uma vez as parcialidades e os desequilíbrios deste Pontificado Augusto, em que cuidamos corretamente daqueles que tiveram a indecência aberta de usar o Pedido antigo errado atacar todo um Concílio da Igreja e a reforma litúrgica, sem no entanto se importar minimamente com aqueles que de forma não menos insolente e arrogante fazem da liturgia o que querem e como querem diretamente na Diocese de Roma sob as janelas do Sumo Pontífice.

eu repito: as análises do Prof.. Andrea Grillo, crachá, teólogo sacramental educado e qualificado, a nível de doutrina, da liturgia, a eclesiologia e o cuidado pastoral são absolutamente perfeitos. Tese que no que me diz respeito aprovo e compartilho, movidos por aquela honestidade intelectual que anima e sustenta a fé, ao contrário daqueles que procuram mudar sua fé, queres com o Missal de São Pio V queres com as extravagâncias litúrgicas dos Neocatecumenais e certas franjas dos Carismáticos, no mundo das emoções subjetivas. E um Sumo Pontífice, estar verdadeiramente certo ao fazer as coisas certas, deve, acima de tudo, estar acima das emoções e das partes em conflito. E se o caso impõe a necessidade de vencê-lo, nesse caso, seria bom bater igualmente à direita e à esquerda.

Acho que não tenho que me justificar por nada, em todo caso, deve-se notar que sou um grande admirador do Venerável Missal de São Pio V, dos quais creio conhecer a fundo aquela estrutura teológica e aquele sistema pastoral completamente desconhecido para eles padres exóticos pessoas de trinta anos que se levantaram uma manhã e improvisaram os chamados “tridentino”, sem saber antes de tudo que um “rito tridentino” simplesmente nunca existiu, é apenas uma maneira totalmente inapropriada de dizer. Sobretudo sem saber que naquele Missal também os gestos e os silêncios têm um profundo significado mistagógico e espiritual, completamente ignorados por eles para dar lugar a formas de esteticismos exóticos que são quase sempre tragicamente fins em si mesmos. eu tradicionalistas estéticos oníricos que mencionam a bolha de forma inadequada Na primeira vez com a qual o Santo Pontífice Pio V promulgou em 1570 aquele Missal definindo-o irreformável com muito anátema sit, eles demonstram que não conhecem o estilo em que costumavam ser escritos certos documentos pontifícios, que tinham seu próprio estilo retórico preciso, mas sobretudo ignoram que aquele Missal foi revisto e reformado um total de dezoito vezes a partir de 1614, quando o Sumo Pontífice Urbano VIII publicou uma primeira edição atualizada e melhorada para apenas 44 anos após a sua promulgação, com correções substanciais e radicais. As últimas reformas importantes foram feitas no século XX pelo Santo Pontífice Pio X, pelo Venerável Papa Pio XII e pelo Santo Pontífice João XXIII no espaço de menos de cinquenta anos. Eu abomino abusos litúrgicos, mas por isso mesmo, na minha humilde capacidade como um pobre teólogo dogmático e historiador do dogma, Estou perfeitamente ciente de que abusos litúrgicos muito piores ocorreram com aquele Venerável Missal do que aqueles que estamos testemunhando hoje com o Missal promulgado em 1969 e entrou em vigor em 1970. Sou um amante da língua latina e quando posso sempre uso o edição típica Latim do Missal de Paulo VI, aquele em italiano sempre e de rigueur quando celebro para as assembléias dos fiéis. Eu me ressinto de certos anacronismos cegos e obtusos típicos de pessoas que realmente pedem a exumação de um cadáver, AS saint, ou seja, o Missal de São Pio V, não é mais viável hoje tanto no nível pastoral quanto no nível da evangelização. O problema básico dessas pessoas é que, ao tomar um Missal como objeto de disputa e luta, elas tendem a dar vazão aos desconfortos de um cristianismo imaturo ou mal vivido., rejeitando o elemento teológico e escatológico de que a Igreja inicia seu caminho incessante com os discípulos pelo Caminho de Emaús junto com o Senhor [cf.. LC 24, 13-35], enquanto alguns gostariam de paralisá-lo, como Pedro, estaticamente no Monte Tabor, antes da transfiguração de Cristo [cf.. MC 9, 2-10]. A Igreja é por sua própria natureza constitutiva O desenvolvimento das pessoas, qualquer um que tente mudá-lo para A regressão das pessoas reivindica direito incomum, mas acima de tudo inaceitável, trair a missão que Cristo lhe confiou, em uma viagem sem fim, sempre inclinado para a frente, até seu retorno no fim dos tempos.

a Ilha de Patmos, 27 fevereiro 2023

 

O problema das aequitas e o antigo jogo do punível e do impunível, do que se cola e do que se pode acariciar...

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O náufrago “pólo mariano” de Verona. É mais fácil um camelo passar pelo fundo de uma agulha do que Alessandro Minutella dizer a verdade

O NÁUFERO POLO MARIANO EM VERONA. É MAIS FÁCIL UM CAMELO PASSAR PELO FUNDO DE UMA AGULHA DO QUE ALESSANDRO MINUTELLA DIZER A VERDADE

Nossas questões são estritamente substantivas, com base nos fatos e nas quantias de dinheiro oferecidas e transferidas para contas correntes específicas. Aguardamos uma resposta do Sr.. Minutela, não interpretações ou manipulações da realidade como em muitos outros casos tem feito. Sabemos que isso é particularmente difícil e cansativo para ele, mas pela primeira vez esperamos tentar contar as coisas como elas realmente aconteceram, ou: que pela primeira vez tente dizer a verdade.

- Notícias da Igreja -

Autor
Editores da ilha de Patmos

 

 

 

 

 

 

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Encontre o padre,

Jesus Cristo é elogiado!

Agradecemos a sua disponibilidade e o espaço que nos aceitou reservar na sua revista A Ilha de Patmos.

Somos um casal veneziano que vive nas colinas de Veronese, casado por 27 anos. Recebemos a grande graça da reconversão indo a março 2011 em um centro europeu de espiritualidade mariana. Desde então nosso único desejo foi consagrar nossa vida e matrimônio a Jesus e Maria.. Desejo que foi de força em força e consolidação, mesmo que mais tarde caímos, de boa fé, nas espirais do “Piccolo Resto” do presbítero excomungada e demitido do estado clerical Alessandro Minutela.

Na manhã de 23 fevereiro senhor. Minutela, no catálogo de endereços direto santos e café no canal Rádio Domina Nostra, o minuto 07:10 ele lançou em uma declaração falsa, a esse respeito, gostaríamos de dar nossa versão dos fatos, para que as almas que seguem esse personagem seriamente comecem a considerar o caminho sinistro e funesto em que estão caminhando.. Isto é quanto o Sr.. Minutella declarou:

«[...] Gostaria de dizer algo que nunca disse por uma questão de modéstia, vamos chamá-lo, respeito pelas situações. De qualquer forma, já que muitos me perguntam o que aconteceu com o Polo Mariano. O Polo Mariano não está estruturalmente vinculado a um lugar, pelo que, se mudou das colinas de Veronesi para Trebaseleghe (Pádua) nada muda. Houve alguns problemas de gestão, também pela minha ausência prolongada que não gostei deles. E até prova em contrário, sou eu que tomo as decisões. eu implorei por isso, Eu pensei sobre isso e percebi que não era mais possível continuar naquelas partes. Mas assim, serenamente, Dei indicações que obviamente não foram respeitadas, aí cada um fala o que quer, temos consciência pessoal e foi isso, o trabalho continua em outro lugar [...]» [ver vídeo WHO].

Esta afirmação totalmente baseada na alteração e manipulação obriga-nos a destacar alguns factos, explicando por que decidimos dar um testemunho público, movidos por aquela caridade que tem como pedra angular a salvação das almas, ou seja, todas aquelas pessoas que precisam saber o verdadeiro desenrolar dos fatos para então tirarem suas próprias conclusões. Escolha, isso é nosso, resultante de um período privado de extensa discussão com uma das pessoas envolvidas no assunto, segundo o ditame evangélico de correção fraterna «Se o teu irmão cometer uma falta, vá e admoeste-o entre você e ele sozinho" (MT 18,15).

Agora vamos aos fatos: nosso conhecimento do padre de Palermo Alessandro Minutella remonta a junho 2018, inicialmente através do rede social o Facebook. Depois de três meses decidimos ir encontrá-lo pessoalmente na Sicília no Centro de Espiritualidade Mariana "Piccola Nazaret" que ele fundou em Carini. Na ocasião fomos convidados para jantar e ficamos alguns dias com eles. Impossível negar e negar os sentimentos de estima e simpatia que nos moveram ao conhecer esta realidade, na verdade, decidimos cada vez mais, ao longo do tempo, colaborar no trabalho e na "missão" deste padre. Mais tarde, quando começaram a procurar um espaço disponível para fundar outro centro de espiritualidade no norte da Itália, precisamente na área de Verona, como somos da região, nos colocamos à disposição para ajudar a encontrar um local adequado. Depois de várias pesquisas, propusemos a Minutella um lugar nas colinas com uma casa de fazenda de mais de 400 metros quadrados e um terreno adjacente para mais de 35.000 m², onde nasceu um parente nosso.

De volta de um de seus Tour na Espanha, Minutella veio visitar o local e ficou entusiasmado, tanto que imediatamente quis chamar de "Polo Mariano" e fundou no mesmo dia uma Associação que decidiu chamar de "San Michele Arcangelo". Foi nessa altura que comprámos o local e doámos à Associação. Minutella pediu que nos tornássemos os presidentes, mas nós confiamos cegamente e demos um passo atrás, também sendo incompetente no assunto. Então outra pessoa decidiu, presente lá, como Presidente desta recém-formada Associação. Depois de alguns problemas relacionados com certos obstáculos colocados por terceiros, nós e o Presidente em questão decidimos continuar a exercer a Associação, em cuja conta bancária também começaram a chegar ofertas substanciais para as obras do Polo Mariano. Tudo isso com a aprovação de Minutella e de pessoas próximas a ele.

Perto do final do ano 2021 a Presidente informa-nos da sua intenção de deixar a Presidência da Associação, exceto, no entanto, permanecer no cargo de acordo com o Funcionários da minuta. Então continuou, apesar dos tempos difíceis, até que a comunicação veio, justificado em nossa opinião por motivações estéreis, segundo o qual as ofertas dos fiéis destinadas à criação do Polo Mariano não devem mais chegar à conta IBAN da Associação "San Michele Arcangelo", como até então acontecia, mas na única conta IBAN da "Pequena Nazaré" de Carini.. Nesse ponto ficou claro para nós que algo estava errado e nos perguntamos o motivo dessa decisão..

Para esta e outras perguntas semelhantes, encorajados por tantas pessoas que nos convidaram a não desistir, para o bem da paz, e para “não desobedecer ao pai” ― clássico motivo condutor que infelizmente ainda hoje continua a condicionar a mente de muitos fiéis pobres ―, decidimos não dar respostas, mas confiar e aceitar esta decisão.

Estes foram os resultados: de 1 de Janeiro 2022 ai 16 dezembro 2022 (dia em que o Presidente se demitiu da Associação "San Michele Arcangelo"), as ofertas mensais dos fiéis para o Polo Mariano não chegaram. Os pobres doadores fiéis que acreditaram nesta obra e pelos quais pagaram suas contribuições, eles começaram a se perguntar e perguntar por que o Polo não estava indo em frente. Relatamos tudo isso para Minutella que nos atendeu: «Comunique por problemas técnicos ou ao Município» (!?). Cansados ​​de mentir, começamos a dizer às pessoas para ligarem para a Sicília e perguntarem diretamente às pessoas interessadas..

A partir daí foi tudo uma sucessão de gravações ocultas, o que aparentemente é bastante comum para eles, de suspeita e humilhação na frente de outras pessoas, sem qualquer possibilidade de se defender de acusações infundadas, mas isso também parece ser muito comum naquele ambiente. Tudo pelo pessoal do Minutella e do próprio Minutella.

Uma vez que foi apontado várias vezes privadamente sem sucesso, Gostaríamos de enfatizar que seria um dever do Presidente da Associação "San Michele Arcangelo" informar aos fiéis que generosamente fizeram suas contribuições em dinheiro para onde foram suas ofertas, dado que foram recolhidos para um fim específico e atrás de projetos específicos. Estamos ansiosos para isso agora, após este testemunho público, os fiéis são informados sobre tudo isso precisamente em virtude daquela parrhesia evangélica, muito elogiado por eles.

Acima de tudo, queremos agradecer a Deus por nos ter afastado desta realidade sectária a que tínhamos chegado sobretudo por ignorância e aproximação em matéria de doutrina e fé, recebido de volta hoje em Sua Santa e única Igreja Católica. Depois de nos dissociarmos total e definitivamente desta perigosa seita, queremos agradecer-lhe por ter permitido que as nossas almas - agora conscientes do erro cometido e de ter ferido gravemente Nosso Senhor -, para voltar com mais força, ardor e zelo nos braços daquela Mãe, a Igreja, que apesar de ser ferido e humilhado por Seus inimigos, ela é mãe e mãe ela permanece, continuando a amamentar seus filhos com o puro leite espiritual dos Santos Sacramentos.

Em conclusão, gostaríamos de trazer ao Sr.. Minutela esta mensagem de um grande grupo de veroneses, convidando-o a responder "sobre o conteúdo" e não lançando anátemas a torto e a direito, ou criando suas histórias de fantasia habituais e, finalmente, apresentando-se como uma vítima contra a qual todos se enfurecem. Estas são as perguntas sobre o mérito:

 

  1. Em Verona muitas pessoas, depois de ter feito escolhas de vida em que nos desprendemos de nossas casas e em que trabalhamos com os recursos possíveis na construção do Polo Mariano, eles se perguntam o que aconteceu com este projeto e o dinheiro oferecido para a realização do mesmo. Ele quer dar uma resposta?
  1. Diante das muitas ofertas doadas, considera grave liquidar tudo em menos de um minuto durante uma live no canal Domina Nostra Do YouTube?
  1. É possível ter esclarecimentos precisos sobre o silêncio até agora estendido ao Polo Mariano e que só esta manhã soubemos não «estar estruturalmente ligado a um lugar», mas algo que "se move" de uma parte do Veneto para outra de acordo com suas decisões pessoais e indiscutíveis?
  1. Como uma pessoa séria e madura pode se acomodar 40 segundos uma obra na qual tantas pessoas investiram, acreditou e confiou, deixando claro que quando algo não lhe convém mais ou quando suas indicações "não são mais respeitadas" ele está pronto para substituí-lo sem sequer ter a honestidade intelectual de dizer o que realmente aconteceu?
  1. A Verona, segundo ele, pelo menos até algum tempo atrás, o único lugar que "a Madona" havia escolhido antes de mudar de ideia e querer se mudar para Pádua, dúvidas muito sérias começam a surgir sobre este projeto em geral, pretende esclarecer tudo tanto a nível espiritual como a nível material e financeiro?

Nossas questões são estritamente substantivas, com base nos fatos e nas quantias de dinheiro oferecidas e transferidas para contas correntes específicas. Aguardamos uma resposta do Sr.. Minutela, não interpretações ou manipulações da realidade como em muitos outros casos tem feito. Sabemos que isso é particularmente difícil e cansativo para ele, mas pela primeira vez esperamos tentar contar as coisas como elas realmente aconteceram, ou: que pela primeira vez tente dizer a verdade.

Mais uma vez obrigado queridos Padres de A Ilha de Patmos, recomendamos-nos às vossas orações com votos sinceros para o vosso apostolado.

Gianantonio e Bárbara (Verona)

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As cores litúrgicas não são jogos de arco-íris ideológicos, mas sinais visíveis dos sagrados mistérios que celebramos

AS CORES LITÚRGICAS NÃO SÃO JOGOS DE ARCO-ÍRIS IDEOLÓGICOS, MAS SINAIS VISÍVEIS DOS SAGRADOS MISTÉRIOS QUE CELEBRAMOS

o desleixo, como vaidade, ambas são doenças que destroem o sinal litúrgico, que por sua natureza - para ser verdadeiramente "bela" - precisa de verdade e simplicidade. Certamente não é eliminando os sinais que chegamos a uma liturgia mais "bela" e envolvente ou a uma "liturgia das origens" não especificada, mas explicando seu significado profundo.

— Ministério litúrgico —

Autor
Simone Pifizzi

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artigo em formato de impressão PDF

 

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Quando os presbíteros são sacerdotes consagrados o Bispo faz um alerta que deve marcar toda a nossa existência: "Entender o que você faz, imitar o que você comemora, conformar a sua vida ao mistério da cruz de Cristo, o Senhor " [Ver. Liturgia da sagrada ordenação dos sacerdotes, n. 150].

O sacerdócio está ligado a uma dimensão de eternidade, porque seremos sacerdotes para sempre. O caráter indelével da Santa Ordem confere uma dignidade que nos torna superiores até aos Anjos de Deus, que ficam de lado diante dos sacerdotes. Nosso irmão ilustra de forma magistral Marcello Stanzione, considerado um dos maiores especialistas europeus em Anjos e cujo artigo vos remeto [veja WHO].

A sagrada liturgia é feito de signos e símbolos que certamente não são fins em si mesmos, porque constituem aqueles "acidentes externos" ou "sinais exteriores" através dos quais a substância se concretiza e toma forma. Um exemplo, na verdade, eu diria que o exemplo mais marcante: a Santíssima Eucaristia, mistério do Corpo e Sangue de Cristo e sua presença real entre nós, realiza-se através da matéria e do sinal externo do pão e do vinho que se tornam verdadeira e substancialmente o Cristo vivo e verdadeiro.

Na sagrada liturgia cada sinal e gesto, até os silêncios têm seu significado teológico e mistagógico. Dos "silêncios litúrgicos" há três previstos pelo rito da Santa Missa: durante o ato penitencial, depois que o celebrante disse: «Antes de celebrar dignamente estes santos mistérios, reconheçamos os nossos pecados». Depois da proclamação do Santo Evangelho, se não houver homilia, ou depois da homilia. Afinal, depois da Santa Ceia. Momentos de silêncio que seria bom respeitar e não omitir, coisa que, aliás, os Bispos fariam bem em lembrar aos seus sacerdotes que, em 15 alguns minutos celebrar a Santa Missa do dia da semana, talvez esquecendo que havia recitado a frase desde o início «…antes de celebrar dignamente…». Palavra, o da "dignidade", que deve ter um grande peso, especialmente na celebração dos "sagrados mistérios".

Entre esses sinais também há vestimentas litúrgicas que - como todo sinal - às vezes correm o risco de obscurecer em vez de revelar a realidade a que se referem. Com efeito, não podemos esconder o risco de que no nosso contexto cultural algumas vestimentas litúrgicas, por sua afetação e sofisticação, que eles manchem a glória de Deus e sejam considerados simplesmente como uma exibição da vaidade humana. Mas esse desleixo indizível também é deplorável - hoje considerado pobreza e simplicidade, mas que deveria ser chamado pelo seu nome: desleixo! - que não só distorce o sinal litúrgico (pense nas várias casulas e estolas arco-íris) mas mesmo, às vezes, ele o remove completamente com uma arbitrariedade que nenhum ministro de Deus é permitido.

o desleixo, como vaidade, ambas são doenças que destroem o sinal litúrgico, que por sua natureza - para ser verdadeiramente "bela" - precisa de verdade e simplicidade. Certamente não é eliminando os sinais que chegamos a uma liturgia mais "bela" e envolvente ou a uma "liturgia das origens" não especificada, mas explicando seu significado profundo.

A vestimenta litúrgica, em comparação com outros sinais, tem uma importância muito relativa. Prova disso é que, pelo menos nos primeiros quatro séculos da vida da Igreja, as fontes não relatam que os ministros ordenados usassem roupas especiais durante as celebrações., convencido de que era essencialmente importante ser "revestido de Cristo" [cf.. Garota 3, 26]. O Papa Celestino I, no quinto século, ele reclamou com alguns bispos no sul da Gália que alguns padres começaram a usar roupas vistosas para a liturgia, e assim ele concluiu:

“Devemos nos distinguir dos outros pela doutrina, não para o vestido; por conduta, não para o vestido; pela pureza da mente, não para adorno externo" (cf.. Celestino I, Carta, PL 50, 431).

Também valeria a pena explicar como e por quê, durante os primeiros séculos, símbolos e roupas antigas paganitas Os tempos romanos se fundiram na liturgia cristã primitiva a partir do início do século IV. São sinais externos aos quais foi dado um profundo valor cristão. A estrutura de certos ritos é ainda mais antiga, por exemplo, as do ofertório da Santa Missa têm suas raízes nas antigas liturgias do ofertório realizadas pelos sacerdotes no Templo de Jerusalém. No entanto, são temas complexos relacionados à história da liturgia que trataremos especificamente em outro artigo..

Mesmo na consciência bem expresso pelo antigo ditado popular "o vestido não faz o monge", que a vestimenta litúrgica, como todos os sinais exteriores, tem uma importância secundária no culto cristão, isso certamente não pode nos levar a ignorar que ele pertence a esse complexo de signos convencionais que a humanidade usou desde o início para expressar o pensamento, estilo de vida, as ideias e o papel de uma pessoa. O vestido, goste você ou não, ele sempre manda uma mensagem e expressa algo sobre o papel, da identidade e missão de uma pessoa. E é precisamente a partir deste último conceito que podemos identificar um dos principais significados das vestes litúrgicas entendidas como sinal de um mandato e de uma missão que certamente não se entesoura, mas recebi do Senhor. E se permanece profundamente verdadeiro para cada batizado que o Senhor Jesus nos convida a adorar em espírito e em verdade [cf.. GV 4, 24], assim é o fato de nós - que vivemos no regime dos signos e vemos as realidades invisíveis "como num espelho" [cf.. I Cor 13,12] ― precisamos desses signos para poder expressar um culto que não é teórico, desencantado, mas que saiba reunir tudo o que é profundamente humano para expressar ao máximo o que pretende comunicar.

A vestimenta litúrgica, como todas as expressões humanas não isentas daquela corrupção que tem suas raízes no coração humano, ele sempre terá que "acertar" entre o significado "alto" que quer expressar e os desvios representados pelo desleixo, da vaidade e do poder. As vestes dos ministros ordenados, como todas as vestes rituais dos ministérios instituídos e dos leigos (e nisso também colocaria algumas roupas para casamentos e primeiras comunhões) eles têm a tarefa simbólica de expressar uma realidade interior e um serviço eclesial de maneira simples e clara, e não por isso em contraste com a beleza e o decoro, porque a beleza e a dignidade dificilmente conduzem à verdade. Tudo isso evitando sempre que se tornem elementos que impeçam a correta compreensão da mensagem que a liturgia traz, ou que até distorcem a própria essência da sagrada liturgia.

Sinais e símbolos gerais da qual a liturgia vive e se alimenta, as vestes litúrgicas que dissemos têm um valor secundário. A fortiori este discurso é válido para as cores que entraram no uso litúrgico tanto para roupas quanto para outras decorações. No entanto, eles estão presentes na liturgia e muitas vezes despertam curiosidades e perguntas nos fiéis que precisam ser respondidas com seriedade e precisão., lembrando que no culto cristão - especialmente desde a reforma do Concílio Vaticano II - nada deve ser simplesmente decorativo ou supérfluo ou pior ainda relegado à pura forma externa, ao contrário: tudo deve ter um significado teológico e mistagógico.

Deixando de lado os complexos detalhes históricos, pelo menos no nosso contexto, Quero recordar-vos que na liturgia as cores, como símbolos, eles chegaram bastante tarde. Durante sete séculos as cores não tiveram uma importância particular no culto cristão. Certamente - e fontes escritas e iconográficas confirmam isso - houve um uso predominante de branco, sempre considerada na cultura mediterrânea a cor das festas e grandes ocasiões. Falando da veste batismal branca, o Santo Doutor da Igreja, Ambrósio de Milão, recordou aos recém-batizados:

"Vocês então receberam vestes brancas para mostrar que vocês se despiram do pecado e se vestiram com as vestes puras da inocência, como disse o profeta: limpa-me com hissopo e ficarei limpo: lava-me e ficarei mais branco que a neve" [Sant'Ambrogio, Sobre mistérios, VII, 34].

Ao longo dos séculos o que diz respeito à forma e à preciosidade das vestes litúrgicas é codificado lentamente, especialmente na liturgia bizantina. Mas para encontrar uma acentuação da sensibilidade à linguagem das cores é preciso esperar a Idade Média, em um contexto onde, o que não é mais entendido pelo povo através da língua latina e o significado dos ritos, é processado através da linguagem visual. Não Aleatório, a idade média, representou aquele momento feliz quando você assina, Símbolos, gestos ou silêncios falados com eloquência, mas, sobretudo, estavam carregados de profundos significados teológicos e espirituais. Com o Papa Inocêncio III [†1216] temos ― no que diz respeito às cores ― as primeiras diretivas comuns que se impõem gradualmente por toda a parte, sendo finalmente codificado com o Missal de São Pio V no 1570, onde as vestes brancas são estabelecidas, verde, vermelho, roxo e preto dependendo das celebrações: o uso da cor rosa também aparece no 3º domingo do Advento e no 4º domingo da Quaresma, também disse Feliz domingo, quando o jejum estrito foi quebrado.

A reforma implementada pelo Concílio Vaticano II ele não aboliu a legislação sobre cores litúrgicas, contudo, considerando-o no contexto mais amplo daqueles sinais que devem ser «claros, adequados à capacidade de compreensão dos fiéis e não precisam de muitas explicações" [cf.. Santo Conselho, 34]. Com base neste princípio, as várias conferências episcopais nacionais têm a liberdade de determinar e usar livremente as cores litúrgicas de acordo com a cultura de cada povo [cf.. Ordem Geral do Missal Romano, 346].

As regras atuais fornecem para o rito romano e nossa área ocidental o uso dessas cores:

BIANCO: é a cor da luz, de pureza e alegria. É usado em todas as solenidades e festas do Senhor (exceto os da Paixão), para as festas da Virgem Maria, dos anjos, de santos não mártires. Também é usado para administrar os Sacramentos do Batismo e do Matrimônio.

ROSSO: cor de fogo e sangue, símbolo do amor/caridade, do presente, do sacrifício, do martírio. É usado na Semana Santa para Domingo de Ramos e Sexta-Feira Santa, o dia de Pentecostes, para as festas dos Apóstolos, dos santos mártires, para a festa da Exaltação da Santa Cruz, assim como nas missas votivas ao Preciosíssimo Sangue de Jesus. Também pode ser usado para a Missa do Sacramento da Confirmação.

VERDE: em nossa cultura é uma cor repousante que expressa normalidade, tenaz e permanente caminho de esperança. É usado nas celebrações dos dias úteis e dominicais do Tempo Comum.

VIOLA: Inicialmente usado como uma variante do preto, com o tempo, tornou-se uma cor por direito próprio. Cor solene e séria, expressa cansaço e esperança ao mesmo tempo. É usado durante o Advento e a Quaresma e expressa penitência e preparação para a vinda de Cristo. Também é usado nas celebrações dos mortos em vez da cor preta, cujo uso permanece opcional, porque na nossa cultura exprime melhor a esperança cristã, presente também no mistério da morte.

Rosácea: Concebido como uma variação do roxo, marca duas pausas que a Igreja faz em tempos de penitência. É usado duas vezes por ano, terceiro domingo do advento, esta Dominica Gaudete e o quarto domingo da Quaresma disse Dominica para se alegrar.

além disso, nas várias “famílias” litúrgicas existem outras cores e são usadas nas celebrações sagradas:

ORO: Simbolizando a luz divina ouro ou amarelo pode ser usado para substituir qualquer cor, exceto roxo.

NERO: Geralmente considerado em relação às celebrações dos mortos, na Idade Média era usado para indicar tempos penitenciais. Desde o Concílio de Trento também foi usado para a Sexta-feira Santa.

CÉU AZUL: está associado ao dogma mariano e, portanto, só pode ser usado durante as celebrações relacionadas à Bem-Aventurada Virgem Maria, como a Assunção ou a Imaculada Conceição. A única cor que representa um verdadeiro privilégio litúrgico, a sua utilização foi autorizada pelo Concílio de Trento apenas em Portugal, na Espanha, nos antigos territórios destes dois países, no antigo reino da Baviera, em algumas igrejas de Nápoles e finalmente na Ordem Franciscana considerada histórica e teologicamente digna de ter defendido o dogma mariano. Este privilégio ainda é válido hoje.

As cores litúrgicas, além de seu uso e significado, eles servem para comunicar a mensagem que, de acordo com as diferentes celebrações, pode ser festivo, de esperança, conversão, de solidariedade na dor… Tudo isso certamente não é suficiente como um fim em si mesmo, se não for acompanhado pelo propósito fundamental de todo cristão — especialmente se ministro ordenado — e de toda comunidade de discípulos do Senhor, ou: viva o evangelho!

Não fazer paramentos, cores ou outros símbolos e os sinais litúrgicos nada mais são do que expressões do folclore, estranheza ou simples vaidade, precisam tornar-se uma "epifania" do mistério da salvação que encontra a sua raiz única e profunda no encontro vital e vivificante com Jesus, Palavra encarnada, Sacerdote Eterno da Nova Aliança. porque tudo, na sagrada liturgia, manifesta e expressa o mistério do Verbo de Deus encarnado, faleceu, ressuscitou e ascendeu ao céu. Por isso a assembléia litúrgica aclama o corpo e o sangue vivos de Cristo: "Nós anunciar sua morte, Senhor, proclamamos a tua ressurreição, esperando sua vinda". Este é o coração da sagrada liturgia.

 

Florença, 26 Janeiro 2023

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No funeral de Bento XVI poderia ter faltado o “padre ideológico” que nega a Comunhão a um fiel que se ajoelha e o rejeita?

NO FUNERAL DE BENTO XVI O “PADRE IDEOLÓGICO” QUEM NEGA A COMUNHÃO A UM FIEL QUE O AJOELHA E O REJEITA?

Em um mundo que se ajoelha diante de todos os piores ídolos, nunca deixe ninguém se atrever a se ajoelhar diante do Santíssimo Corpo de Cristo, porque é uma verdadeira afronta!

— Pastoral Litúrgica —

 

 

Autor
Editores da ilha de Patmos

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Não, a “padre ideológico” nunca pode faltar, especialmente nas ocasiões mais particulares e delicadas. O que poderia ser melhor do que negar uma Santa Comunhão fiel por ter ousado se ajoelhar diante da Santíssima Eucaristia? Tudo no funeral de Bento XVI, que durante seus pontificados administrou a Sagrada Comunhão no altar da confissão do genuflexório, oferecendo-a à boca. Este presbítero, além de não saber a diferença abismal entre um “pobre padre” é um “pobre padre”, talvez pertença ao consórcio daqueles que pensam que "o carnaval acabou"? Alguém queria uma "Igreja pobre" e nós ficamos com a Igreja pobre! Alguém se lembra dessa praça lotada, porque talvez seja o último.

 

a Ilha de Patmos, 5 Janeiro 2023

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ABRA O VÍDEO

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A educação “Sacramentum” e abusos litúrgicos: diga isso aos bispos, não diga a Mark Zuckerberg e Elon Musk

EDUCAÇÃO O SACRAMENTO DA REDENÇÃO E O ABUSO LITÚRGICO: DIGA AOS BISPOS, NÃO DIGA A MARK ZUCKERBERG E ELON MUSK

No fondo, a pensar nisso, toda comunidade de fiéis sempre acaba tendo o padre que merece, exatamente como nós sacerdotes, que muitas vezes acabamos "condenados" a um justo e merecido castigo para ter os bispos que merecemos.

— Pastoral Litúrgica —

Autor
Simone Pifizzi

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artigo em formato de impressão PDF

 

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Sugestão ao seu Bispo para resolver a raiz do problema: trancá-lo dentro de uma sala de dois metros por dois metros com o Padri de A Ilha de Patmos (clique na imagem para abrir o vídeo)

eunosso irmão Ivano Liguori tratou do problema dos abusos litúrgicos, ainda que no caso concreto o abuso tivesse conotação de sacrilégio perpetrado durante a celebração da Santa Missa [cf.. WHO, WHO, WHO, WHO].

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Em linguagem litúrgica costuma-se falar do Cânon da Santa Missa. A palavra estoque canon é a norma precisa a ser seguida para celebrar o culto divino. A taxa é, por natureza, fixa e rígida. Infelizmente, quando certos termos são usados, hoje muitos tendem a torcer o nariz porque não sabem o verdadeiro significado das palavras e acabam confundindo "fixo" com fixismo e "rígido" com rigidez. nada mais errado. O celebrante é um instrumento fiel e escrupuloso da sagrada liturgia, não mestre ou mestre arbitrário, pior que nunca: criador gratuito. A sagrada liturgia investe a vida de toda a Igreja universal, do qual é uma expressão e oração comum de louvor a Deus. Abusar criativamente da sagrada liturgia significa torná-la instável e retirar aquela dimensão unívoca, oração comum e universal. É por isso que o abuso litúrgico, seja pequeno ou grande, dá origem a uma dupla fratura: com a comunhão da Igreja e com a sua dimensão de universalidade. Recordamos que a etimologia da palavra "católico", dal greco por toda parte, significa universal e, portanto, indica sua universalidade.

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O 25 Março 2004, Solenidade da Anunciação do Senhor, “por disposição do Sumo Pontífice João Paulo II, elaborado pela Congregação para o Culto Divino e a Disciplina dos Sacramentos, de acordo com a Congregação para a Doutrina da Fé” a Instrução foi emitida Sacramentum. Subtítulo: «Sobre algumas coisas que se devem observar e evitar acerca da Santíssima Eucaristia».

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O fechamento final deste Documento, com os assuntos envolvidos, imediatamente nos faz entender que não se trata de uma série de recomendações piedosas, mas de um texto que obriga a consciência e a prática, e quem não cumpre comete um verdadeiro abuso, cuja gravidade pode atingir o ponto de verdadeiro sacrilégio, como infelizmente também vimos recentemente.

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Alguém vai se opor que assim se cortam as asas da iniciativa e da criatividade. Geralmente esses tipos de objeções saem da boca daqueles que fizeram do relativismo - uma verdadeira grande doença corrosiva da Igreja contemporânea - uma espécie de norma normanda não normata, esquecendo que a Igreja, de um tesouro que é tão absoluto, porque foi deixado de presente pelo Divino Redentor, é o goleiro, nenhum amante. Na liturgia eucarística a Igreja celebra a perene atualização da ação salvífica do Senhor Jesus em sua vida, em sua paixão, em sua crucificação, em sua morte e ressurreição [cf.. n. 40], para isso após a consagração das espécies sagradas, o Povo de Deus aclama o corpo vivo e o sangue de Cristo presente na alma, espírito e divindade:

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"Nós anunciar sua morte, Senhor, proclamamos a tua ressurreição, esperando sua vinda".

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Há uma pergunta básica que perpassa toda a educação: é realmente necessário prestar atenção aos abusos litúrgicos? Não basta reafirmar a importância e a necessidade de seguir as normas litúrgicas segundo o espírito do Concílio Vaticano II que afirma:

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«o culto público integral é exercido pelo Corpo Místico de Jesus Cristo, isto é, da Cabeça e seus membros. Como resultado, cada celebração litúrgica, como obra de Cristo sacerdote e do seu Corpo que é a Igreja, é ação sagrada por excelência» [Santo Conselho, n. 7].

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Nas colunas desta revista Foi explicado várias vezes ao longo dos anos que se, depois de seis décadas desde o encerramento de um grande concílio ecumênico, a Igreja se viu forçada a publicar dois documentos corretivos muito particulares - estes são os senhor Jesus creafirma a singularidade salvífica de Cristo e da sua Igreja, seguir com o Sacramentum em que ele se refere aos fundamentos básicos da Ars celebrandi - algo deu errado. Dito isto, é bom esclarecer que não foi o Conselho que falhou, elemento de necessária renovação pastoral de que a Igreja necessitava, exatamente como era há quatro séculos, outro grande Concílio, o de Trento. Para mau funcionamento, de fato às vezes muito mal, foram os intérpretes pós-conciliares do chamado espírito do Concílio que muitas vezes acabaram gerando uma ideia do Concílio toda sua. foi isso que não funcionou e gerou os problemas que infelizmente temos que lidar hoje. Quem tira proveito de certos dados objetivos, da perplexidade doutrinária aos abusos litúrgicos muitas vezes quase institucionalizados, imputar a culpa ao último Concílio da Igreja, um dos dois: ou pecado de profunda ignorância, ou, por pura ideologia, conscientemente reside.

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Na Carta Encíclica Igreja da Santíssima Eucaristia educação anterior por um ano Sacramentum o Santo Pontífice João Paulo II recorda que as normas litúrgicas

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“são uma expressão concreta da autêntica eclesialidade da Eucaristia; este é o seu sentido mais profundo. A liturgia jamais é propriedade privada de alguém, nem do celebrante, nem da comunidade em que os Mistérios são celebrados. O sacerdote que celebra fielmente a Missa segundo as normas litúrgicas e a comunidade que a elas se conforma demonstram, de forma silenciosa mas eloquente, seu amor pela Igreja" [cf.. n. 52].

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Obviamente isso não é suficiente apenas uma participação externa, porque celebrar a Eucaristia requer fé, esperança e caridade. A esse respeito, a Instrução afirma Sacramentum:

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“Uma observância puramente externa das regras, como é evidente, entraria em conflito com a essência da sagrada liturgia, em que Cristo Senhor quer reunir a sua Igreja, por que é, com ele, “um só corpo e um só espírito”. O ato externo deve ser, Portanto, iluminados pela fé e pela caridade que nos unem a Cristo e uns aos outros e geram amor aos pobres e aflitos".

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Abusos sempre existiram, também na chamada "Missa Eterna", neologismo inventado por cuja mente, brincando com latim, ignora não só a história da liturgia, mas a mesma história da Igreja. No entanto, é bom lembrar que, no que diz respeito à celebração eucarística, nem todos os abusos têm o mesmo peso. Se de fato pode acontecer de errar inadvertidamente a cor de uma vestimenta sagrada, usar erroneamente um prefácio comum quando a liturgia prevê um dos seus próprios, ou usar músicas inadequadas, neste caso estamos no reino do erro humano. Outros abusos ameaçam em vez disso: ou invalidar o que está sendo comemorado, ou manifestar uma absoluta falta de fé eucarística, produzindo efeitos devastadores sobre o Povo de Deus, numa decadência cada vez mais elevada e inquietante do culto eucarístico e da percepção da sua sacralidade que rege a própria estrutura da Igreja, que é em si mesmo um mistério eucarístico, porque se fundamenta no corpo e no sangue do Verbo de Deus feito homem. Outros abusos, ao contrário, correm o risco de gerar confusão entre o povo de Deus, ou mesmo para profanar a própria celebração. É por isso que o abuso não pode ser encarado levianamente, como se fossem … excessos de criatividade.

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Uma coisa é certa: todos os membros da Igreja precisam de formação litúrgica, que infelizmente está faltando hoje. O Concílio Vaticano II especifica que é absolutamente necessário dar o primeiro lugar à formação litúrgica do clero [cf.. Santo Conselho, n. 14]. Mas também é verdade que existem em um ou outro contexto eclesial, abusos que contribuem para obscurecer a fé correta e a doutrina católica sobre este maravilhoso Sacramento [cf.. Igreja da Santíssima Eucaristia, n. 10]. O Sacramentum especifica que "Os abusos são muitas vezes enraizados em um falso conceito de liberdade" [cf.. n. 7]. “Atos arbitrários, na verdade, não contribuem para uma efetiva renovação" [cf.. n. 11]. É bom esclarecer o que foi reafirmado em vários atos e documentos do magistério: “Tais abusos nada têm a ver com o autêntico espírito do Concílio e devem ser corrigidos pelos Pastores com atitude de prudente firmeza” [cf.. João Paulo II, 40 aniversário da Constituição conciliar sobre a Liturgia, Carta apostólica Espírito e noiva, n. 15]. A Instrução esclarece o mesmo Sacramentum:

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“Para aqueles que modificam os textos litúrgicos por sua própria autoridade, é importante ressaltar que a sagrada liturgia está intimamente ligada aos princípios da doutrina, e o uso de textos e ritos não aprovados, consequentemente, faz com que ele enfraqueça, ou se perder completamente, a ligação necessária entre o a lei da oração e a Lex credendi» [cf.. n. 10], (conhecida expressão latina que na linguagem da sagrada liturgia significa: a lei da oração é a lei da crença).

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Para crentes católicos ler esta Instrução seria de fato muito instrutivo, não é por acaso que se chama Educação. Certamente será muito mais instrutivo do que procurar respostas improváveis ​​sobre mídia social, se não pior, improvisar liturgistas e dar respostas que muitas vezes não se é capaz de dar, contribuindo desta forma apenas para gerar confusão e polêmica estéril, mas sobretudo para aumentar o desconhecimento de muitos que, em números crescentes, mas eles assumem que sabem. Com efeito, se a Igreja põe à disposição dos fiéis certos textos e documentos, é precisamente para instruí-los também sobre como é bom e adequado reagir aos abusos litúrgicos de certos celebrantes. Portanto, pouco adianta culpar o padre forja de abusos litúrgicos em uma página o Facebook. A Igreja indica precisamente quais são os erros e abusos que nenhum celebrante deve cometer, após o que indica aos fiéis como agir e a quem contatar. Ele não os exorta a ir em busca de respostas improváveis ​​onde é impossível encontrá-las., ou pior argumentar onde a polêmica acabará sendo algo apenas um fim em si.

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Muitos seriam exemplos, vamos escolher um ao acaso: várias vezes aconteceu a nós padres cobrar o desconforto dos fiéis que reclamavam do uso injustificado de ministros extraordinários da Comunhão, se alguma coisa, enquanto o celebrante estava sentado na sede e um casal de leigos distribuía a Santíssima Eucaristia. Estamos, sem dúvida, diante de um grave abuso, a própria Instrução o especifica esclarecendo:

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«É condenável a prática daqueles Sacerdotes que, embora presente na celebração, porém, abstêm-se de distribuir a Comunhão, confiando esta tarefa aos leigos" [cf.. n. 157].

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Essa regra, por sua vez, foi precedida vinte anos antes por uma responder da Congregação para o Culto Divino e a Disciplina dos Sacramentos [11 julho 1984: AAS 76 (1984) p. 746]. Esta delicada tarefa confiada aos leigos é em si um ministério totalmente extraordinário, de fato, diz respeito aos ministros ordenados, ao presbítero e ao diácono, distribuir a Sagrada Comunhão aos fiéis. Apenas nos casos em que os ministros ordenados não são suficientes para o grande número de pessoas, apelo pode ser feito aos ministros da Comunhão, que exercem um ministério totalmente extraordinário.

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Diante de abusos desse tipo e aos inúmeros outros descritos nesta Instrução, em que não seria possível habitar, os fiéis católicos são obrigados a entrar em contato com seu bispo, certamente não é um o Facebook e Twitter, porque nossas dioceses não são governadas por Mark Zuckerberg ou Elon Musk, que, entre outras coisas, não pode exercer nenhum poder sobre os sacerdotes ou admoestá-los por qualquer motivo.

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Diante das responsabilidades objetivas de nosso clero, defeituoso e pecaminoso, nós não recuamos, de fato, somos os primeiros a admitir os erros óbvios de alguns ou muitos de nossos confrades que infelizmente parecem às vezes comemorar quase com os pés. No entanto, as responsabilidades desses fiéis não são menos graves, ou presumido tal, que em vez de informar o bispo, como eles deveriam fazer, eles acham que podem reclamar com o trapo de suas roupas mídia social, ainda melhor se por trás de um nome de fantasia, porque nesse caso eles se tornarão extremamente agressivos e severos, em vez de agir como Deus manda e assumir todas as suas responsabilidades como crentes católicos, simplesmente informando o bispo.

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No fondo, a pensar nisso, toda comunidade de fiéis sempre acaba tendo o padre que merece, exatamente como nós sacerdotes, que muitas vezes acabamos "condenados" a um justo e merecido castigo para ter os bispos que merecemos.

Florença, 10 dezembro 2022

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Os Padres da Ilha de Patmos

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Aquela liturgia em que muitas vezes se participa sem saber o sentido e o significado do que está sendo recitado e celebrado. Comecemos com um breve percurso pelos Prefácios do tempo do Advento …

AQUELA LITURGIA DA QUAL FREQUENTEMENTE PARTICIPAMOS SEM SABER O SIGNIFICADO E SIGNIFICADO DO QUE RECITAMOS E CELEBRAMOS. COMECEMOS COM UMA BREVE VIAGEM PELO PREFÁCIO DO TEMPORADO DO ADVENTO...

Advento, tente vivê-lo e celebrá-lo nas igrejas, não em mídia social. E se você tiver alguma dúvida, ou coisas para esclarecer, voltem-se para nós Sacerdotes, que por mais inadequado que seja, pecadores, inepto e decepcionante - como muitos escrevem em seus desabafos na Internet - algo mais do que os teólogos improvisados ​​em o Facebook e Twitter, tenha certeza de que sabemos disso e podemos oferecê-lo a você, O tempo todo libertar a Dei de amor.

— Pastoral Litúrgica —

Autor
Simone Pifizzi

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artigo em formato de impressão PDF

 

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Nota do editor: você tem Padri de A Ilha de Patmos um novo editor se juntou, o padre florentino Simone Pifizzi, pastor e liturgista [veja WHO]

Há muitos católicos, mesmo aqueles devotados e animados por uma fé sincera, desconhecem o significado das palavras ditas e dos gestos feitos pelo padre durante a Santa Missa. O rito sagrado que através da Santa Missa renova o sacrifício incruento de Cristo está cheio de sinais e símbolos, cada uma delas carregada de um profundo significado teológico e mistagógico. Como é sempre necessário explicar cada palavra, lembre-se que a “mistagogia”, palavra de origem grega, cujo significado é "iniciação nos mistérios", no léxico cristão indica a descoberta da nova vida de graça que recebemos por meio dos sacramentos. O Catecismo ensina:

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“A liturgia é o ápice para o qual tende a ação da Igreja e, juntos, a fonte de onde flui toda a sua virtude. A catequese está intrinsecamente ligada a toda ação litúrgica e sacramental, porque está nos Sacramentos, e sobretudo na Eucaristia, que Jesus Cristo age plenamente para a transformação dos homens" [cf.. n. 1074]. A catequese litúrgica visa introduzir no mistério de Cristo (é de fato “Mistagogia”) à medida que procede do visível para o invisível, do significante ao que é significado, dos "sacramentos" aos "mistérios" [cf.. n. 1075].

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Eu dizia que a sagrada liturgia é rica em sinais e símbolos, cada um dos quais tem um significado profundo. Até os silêncios ou acenos de reverência do Sacerdote têm seu significado teológico e mistagógico. Para entendê-lo, bastaria ouvir os mestres, em vez de perseguir teólogos e liturgistas improváveis ​​que reclamam mídia social. Vamos tentar esclarecer tudo com um exemplo tirado da Primeira Oração Eucarística, também disse Cânone Romano. No acima, onde é feita referência a comunhão dos santos o padre recita:

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«[…] Em comunhão com toda a Igreja, recordamos e veneramos sobretudo a gloriosa e sempre virgem Maria, Mãe de nosso Deus e Senhor Jesus Cristo”..

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Mencionando a Bem-Aventurada Virgem Maria o Sacerdote insinua uma leve reverência com a cabeça, quando um pouco mais tarde ele menciona Jesus Cristo, sugere um arco mais profundo. Porque? A razão está contida nas próprias palavras: a "Virgem Maria Mãe" é uma criatura, isto é, uma criatura criada, que é venerado como tal (daí a leve reverência), enquanto Cristo é "nosso Deus e Senhor", que não é uma criatura, mas "gerado não criado da mesma substância que o Pai", ou seja, é Deus, então você ama isso. Estes são passos muito importantes, mesmo que nem sempre seja conhecido aprendiz de feiticeiro que de um dia para o outro começaram a "brincar" com o antigo Missal de São Pio V e que nunca perdem uma oportunidade, em suas exasperações você frequentemente beira a mariolatria, demonstrar a incapacidade de distinguir o Deus encarnado, Segunda Pessoa da Santíssima Trindade, da mais pura das criaturas, que, por mais imaculado, ainda permanece uma criatura criada, com a serena paz de quem a reclama como corredentora, apesar da clara recusa dos Sumos Pontífices, último na ordem da série Bento XVI e Francisco. Esta distinção substancial entre "criatura" e "Deus", na sagrada liturgia não se expressa com palavras e muito menos com lições de teologia dogmática, de cristologia ou mariologia, mas com dois arcos simples: uma luz para Maria criatura criada, um profundo, a Cristo Deus gerado não criado, que não precisa de corredentores e corredentores, como delicadamente expresso por Bento XVI, de uma forma um pouco mais “grosseira”, mas igualmente incisiva e clara, por Papa Francisco [cf.. Catequese sobre a oração – Rezar em comunhão com Maria].

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Disse amigavelmente: Padres des A Ilha de Patmos, quando celebram e assim exercem o a tarefa de santificar, Eles sabem o que eles estão fazendo. Quando assim ensinam e exercitam o a tarefa de ensinar, eles sabem bem o que ensinam. Sem fazer papel de bobo diante dos ouvintes como esses fenômenos circenses que preenchem suas sérias lacunas teológicas listando os doutorados teológicos obtidos. Claro, toda referência é completamente involuntária, para não falar casual…

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Na liturgia é chamado de Prefácio o louvor solene que introduz a Oração Eucarística e que constitui a sua primeira parte introdutória. Uma oração tanto no antigo missal de São Pio V quanto no missal de São Paulo VI começa em ambos com um diálogo entre o celebrante e os fiéis:

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O Celebrante: "O senhor esteja com você". as pessoas respondem: "E com o seu espírito". O celebrante retoma: "Levante Nossos Corações". As pessoas: "Eles são dirigidos ao Senhor". O Celebrante (acenando com a cabeça) "Damos graças ao Senhor nosso Deus". E o Povo conclui: "É bom e certo".

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A parte recitada apenas pelo celebrante segue, cuja secção central varia consoante a celebração, porque os prefácios são numerosos e por isso variam do Tempo Comum ao da Quaresma, do Advento ao Natal, da Páscoa ao Pentecostes, seguir com outros "próprios prefácios" usados ​​nas celebrações em memória da Santíssima Virgem, dos santos, dos mártires, dos mortos. Por esta razão a segunda parte é sempre variável, porque seu objetivo é explicar, como uma breve catequese, a razão pela qual a glória e a ação de graças de toda a Igreja universal são devidas a Deus. Tomemos como exemplo o III Prefácio da Bem-Aventurada Virgem Maria para compreender este elemento catequético contido na sagrada liturgia. Recite o texto:

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No anúncio do anjo, acolheu a tua Palavra no coração imaculado e merecia concebê-lo no ventre virginal; tornando-se a mãe de seu Criador, marcou o início da Igreja.

Ao pé da cruz, pelo testamento de amor do teu Filho, estendeu sua maternidade a todos os homens, gerado pela morte de Cristo para uma vida que nunca vai acabar.

Imagem e modelo da Igreja em oração, unidos na oração dos Apóstolos esperando o Espírito Santo.

Assumido à glória do céu, acompanhar a Igreja com amor materno e o protege em seu caminho para a pátria, até o dia glorioso do Senhor.

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Afinal a parte final, estruturalmente sempre o mesmo, exceto pela diferença de algumas palavras de um Prefácio para outro, cujo objetivo é introduzir o canto e a aclamação do sagrado de todo o Povo de Deus reunido em assembléia:

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E novembro, juntamente com os Anjos e os Santos,

nós cantamos sem parar

o hino do seu louvor: Santo …

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O tempo do Advento em que estamos prestes a entrar tem dupla função, como explicam as normas litúrgicas:

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«[...] É hora de se preparar para a solenidade do Natal, comemorando a primeira vinda do Filho de Deus entre os homens e, ao mesmo tempo, é a hora em que, através desta memória, o espírito é levado à expectativa da segunda vinda de Cristo no fim dos tempos» [cf.. Normas gerais para a organização do ano litúrgico e do calendário, n. 39].

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Ao longo dos séculos, o curto mas intenso tempo litúrgico “forte” do Advento sempre conservou estes dois grandes aspectos da preparação à celebração memorial do nascimento de Jesus Cristo no tempo e da esperar de seu glorioso retorno final. Estas duas dimensões são recordadas tanto pelos textos bíblicos como patrísticos utilizados tanto na celebração eucarística como na Liturgia das Horas. A este período que marca o mistério da encarnação do Verbo de Deus feito homem, da qual brotará a nova revelação e o mistério da salvação, precisamente por sua importância fundamental, grandes santos padres e doutores da Igreja lhe dedicaram escritos e sermões. Poderíamos citar apenas alguns, por Santo Irineu de Lyon [cf.. Lado de dentro, 1,88-95.99] a São Gregório Magno [cf.. Homilias 1, 8], por São Bernardo de Clairvaux [cf.. Quarto Discurso sobre o Advento 1. 3-4], seguir em tempos mais recentes com São Carlos Borromeu que explica como o tempo do Advento exige ser piedosamente santificado pelos homens [cf.. Cartas Pastorais].

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Entre os muitos textos que enriquecem a liturgia deste tempo litúrgico, os Prefácios próprios do Advento merecem particular atenção, que constituem em si um verdadeiro itinerário litúrgico-espiritual adequado para enriquecer a vida cristã.

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Para o tempo do Advento, o Missal Romano Italiano contém quatro textos: Os dois primeiros (eu e eu/a) eles são usados ​​desde o primeiro domingo do advento até 16 dezembro, segundos (II por II/A) para os dias restantes. Prefácios I e I/A enfatizam especialmente a vinda final de Cristo no fim dos tempos, no que é chamado Rússia. Os outros dois (II por II/A) são um convite a preparar o coração e a mente para a celebração da sua primeira vinda, sem perder de vista o destaque dado nos dois primeiros.

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Agora vamos aos textos, obviamente levando em consideração apenas a "parte móvel" ou a segunda parte do Prefácio, o que anteriormente indicamos e definimos como catequese.

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No I Prefácio do Advento a dupla vinda de Cristo é anunciada com estas palavras:

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"Em seu primeiro advento na humildade da condição humana, ele cumpriu a antiga promessa e abriu para nós o caminho da salvação eterna. Quando ele voltar no esplendor da glória, ele nos chamará para possuir o reino prometido que agora ousamos esperar vigilantemente na expectativa".

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O título já expressa todo o significado deste tempo litúrgico: memória da primeira vinda de Cristo na carne e antecipação de seu retorno glorioso. Três passagens importantes se destacam na primeira parte: a ênfase na humilhação do Filho de Deus, que imediatamente lembra o famoso hino cristológico:

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"Cristo Jesus, embora seja de natureza divina, Ele não teve por usurpação ser igual a Deus; mas ele se despiu, tomando a forma de servo, tornando-se em semelhança humana; apareceu na forma humana, humilhou-se a si mesmo tornando-se obediente até a morte e morte de cruz" [Fil 2,5-8].

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Segue o “cumprimento da antiga promessa”. Jesus, com sua encarnação, dá cumprimento final e definitivo a todas as profecias e promessas feitas aos Pais ao longo do Primeiro Testamento. Ou para citar a abertura solene da carta aos Hebreus:

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"Deu, que já havia falado em tempos antigos muitas vezes e de maneiras diferentes aos Padres através dos Profetas, recentemente, nesses dias, ele nos falou por meio de seu Filho, a quem constituiu herdeiro de todas as coisas e por meio de quem também fez o mundo" [EB 1, 1-2].

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Afinal, na conclusão, a abertura definitiva - operada por Aquele que se apresentará como o Caminho, Verdade e Vida [cf.. GV 14, 6] - da salvação eterna e vida sem fim. A segunda parte nos leva ao fim dos tempos, onde a humildade será substituída pela glória. nesta glória, eterno e definitivo a Palavra introduzirá todos os que nele crerem e que com esperança, já nesta vida, eles olham neste momento.

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Gostaria de enfatizar a presença desses dois verbos que nos preocupam: um no futuro — «ele nos chamará para possuí-lo» e um no presente - «nos atrevemos» que dizem o "já e ainda não" no qual todo crente é inserido com o Batismo e que se renova em cada celebração eucarística e em cada sinal sacramental.

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No Prefácio I/A Cristo é celebrado, Senhor e juiz da história, através destas palavras de louvor:

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«Tu ocultaste de nós o dia e a hora em que Cristo, teu Filho,, Senhor e juiz da história, aparecerá nas nuvens do céu vestido de poder e esplendor. Naquele dia tremendo e glorioso o mundo atual passará e novos céus e uma nova terra surgirão. Agora ele vem ao nosso encontro em cada homem e em cada tempo, porque o acolhemos com fé e testemunhamos com amor a bem-aventurada esperança do seu reino".

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Neste texto, tudo está projetado na vinda final do Cristo glorioso. A linguagem é solene e enfática: "Senhor e Juiz", "vestido de poder e esplendor", "naquele dia terrível e glorioso". No entanto, este "ainda não" é comparado com o presente, em que cada crente é chamado a reconhecer a vinda de Cristo no rosto do irmão que encontra na vida quotidiana na experiência das três virtudes teologais aqui explicitamente referidas: Fé, Esperança e Caridade. A esperança, Virtude típica do Advento, é acolhida com Fé e testemunhada com uma autêntica Caridade.

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No Prefácio II temos as duas expectativas de Cristo retratado e explicado nestas palavras:

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«Ele foi anunciado por todos os profetas, a Virgem Mãe o esperou e o carregou em seu seio com amor inefável, João proclamou a sua vinda e indicou-o presente no mundo. O mesmo Senhor, que nos convida a preparar com alegria o seu Natal, encontre-nos vigilantes em oração, exultante em louvor".

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Texto educativo extraordinário que resume toda a história da salvação em preparação para a vinda do Filho de Deus na carne: o anúncio profético, a Santa gestação da Virgem, a pregação e o testemunho do Batista e que não só anuncia a vinda do Senhor, mas também tem a graça de ver a sua realização. O crente é convidado a alegrar-se porque Jesus já está presente e podemos experimentar esta presença tanto na oração pessoal, como "vigilantes na oração" e na litúrgica, ou: «regozijar-se no louvor».

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Prefácio II/A centra-se em Maria nova Eva, esclarecendo o papel que Deus lhe confiou no mistério da salvação, ou como dizem na economia [o grego economia] Salvação:

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« Nós te louvamos, nós te abençoamos, nós te glorificamos pelo mistério da Virgem Mãe. Do antigo adversário veio a ruína, do seio virginal da filha de Sião germinou aquela que nos alimenta com o pão dos anjos e surgiu a salvação e a paz para toda a humanidade. A graça que Eva tirou de nós é devolvida a nós em Maria. Nela, Mãe de todos os homens, maternidade, redimido do pecado e da morte, abre-se ao dom da vida nova. Onde a culpa abundava, vossa misericórdia abunda em Cristo nosso Salvador".

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O texto deste Prefácio de cunho mariano nos leva diretamente à contemplação da Virgem Mãe de Deus: santa Maria, protagonista por excelência dos últimos dias do Advento. Maria é comparada com Eva, usando a categoria de “maternidade”. Do ventre de Eva - tentado pelo Antigo Adversário, a serpente - surgiu uma humanidade marcada pela experiência do pecado, uma verdadeira "ruína". Maria é a nova Eva, a Mãe de uma nova humanidade, não tanto e não mais no sentido biológico, mas no sentido espiritual. Se por um lado é verdade que todos somos homens nascidos numa carne marcada pela experiência do pecado, a Encarnação do Verbo Divino - aqui primorosamente indicada com duas imagens de forte sabor bíblico: "pão dos anjos" e "rebentos" - escancara diante de nós o dom da Redenção e de uma vida nova, divino e espiritual. No último período as palavras do Apóstolo Paulo repercutiram quase literalmente:

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«A lei veio então dar plena consciência da queda, mas onde o pecado abundou, graça abundou, porque como o pecado reinara com a morte, assim reine também a graça com a justiça para a vida eterna, por Jesus Cristo, nosso Senhor". [RM 5, 20-21].

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Isso é o que devemos sempre lembrar também, em todos os momentos da nossa vida, especialmente quando sentimos o peso de nossas deficiências, das nossas falhas, quando a vida parece uma ladainha de fracassos e até quando a própria fé corre o risco de fraquejar por causas internas e externas. por que sobre tudo, mesmo sobre o pecado, sua infinita misericórdia abunda, seu amor.

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Meditemos com atenção sobre estes textos que a Mãe Igreja nos dá para nos preparar para o nascimento do Senhor e muito mais para o nosso encontro pessoal com Ele, quando não o veremos mais como em um espelho, mas cara a cara, e nós o conheceremos como agora somos reconhecidos por ele [cf.. 1 CR 13, 12].

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Termino com uma recomendação: o advento, tente vivê-lo e celebrá-lo nas igrejas, não em mídia social. E se você tiver alguma dúvida, ou coisas para esclarecer, voltem-se para nós Sacerdotes, que por mais inadequado que seja, pecadores, inepto e decepcionante - como muitos escrevem em seus desabafos na Internet - algo mais, em comparação com teólogos improvisados ​​em o Facebook e Twitter, tenha certeza de que sabemos disso e podemos oferecê-lo a você, O tempo todo libertar a Dei de amor.

Florença, 17 novembro 2022

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Como falar da morte cristã em uma sociedade que rejeita a própria ideia de morte?

COMO FALAR DA MORTE CRISTÃ EM UMA SOCIEDADE QUE REJEITA A MESMA IDEIA DE MORTE?

cultura contemporânea parece não fazer a pergunta da morte, ou tentar exorcizá-lo e fazê-lo cair no esquecimento, não faça perguntas e não dê respostas, enquanto a Revelação Divina nos assegura que Deus criou o homem com um propósito de felicidade que vai além da vida terrena.

— Ministério litúrgico —

Autor
Simone Pifizzi

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artigo em formato de impressão PDF

 

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William-Adolphe Bouguereau, 1859. Dia dos Mortos. museu bela-Artes, Lyon

Os Padres do último Concílio da Igreja escreveu que «Diante da morte, o enigma da condição humana atinge o seu clímax» [cf.. A alegria e a esperança, 18]. A Solenidade de Todos os Santos e a Comemoração dos Fiéis Defuntos são-nos oferecidas todos os anos como uma ocasião para «contemplar a cidade do céu, santa Jerusalém que é nossa mãe" e para recordar a cada batizado que rumo a esta pátria comum "nós, peregrinos na terra, apressamos o nosso caminho na esperança, regozijando-nos com a sorte gloriosa dos membros eleitos da Igreja que o Senhor nos deu como amigos e modelos" [cf.. Prefácio de 1 de novembro].

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Geralmente muitas pessoas, mesmo os inexperientes, nestes dias não faltam lembranças de seus entes queridos falecidos, participando da Eucaristia nas paróquias e visitando os cemitérios. Com carinho comovente nos lembramos daqueles que nos amaram, grato pelo que recebemos, ansioso talvez para perdoar e ser perdoado. Há muitas crianças que já não são jovens, se alguma coisa com filhos adultos ou mesmo avós, que diante dos túmulos de seus pais refletem sobre muitos momentos de suas vidas, dizendo para si mesmos, ora com ternura ora com amargura, às vezes até com profundos sentimentos de culpa, que se fosse possível voltar atrás teriam outras atitudes e comportamentos em relação a eles.

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A morte só pode nos levar a questionar a nós mesmos porque - como costumo dizer nas festividades fúnebres - nada é mais certo do que como recebemos esta vida, um dia teremos que fazê-la. Sabiamente, um antigo apólogo inglês expressa como um bebê dá o primeiro choro, já começando a envelhecer, então a idade que passa - foram mesmo alguns minutos, ou um mês ou um ano - isso te torna inexoravelmente velho. É por isso que uma criança nascida de um minuto é um minuto de idade (um minuto mais velho).

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Quando o homem encontra forças para parar e pense em você, ele sente que a morte não lhe pertence. Nós sentimos, no nosso íntimo mais profundo, que somos feitos para a vida. Mas não apenas para a vida eterna nesta terra, onde ele deveria estar eternamente sujeito às contradições e limitações deste mundo, ou em uma espécie de moderno montanhês, dolorosamente forçado a se separar de entes queridos e situações. Levamos dentro do coração uma semente de eternidade que nasce cada vez que nos deparamos com o mistério da morte e o que dela deriva: doença, Sofrimento, medo de que tudo acabe para sempre. os mortos, bom lembrar: é uma “invenção” e consequência da ação humana. Deus nos criou imortais, não-mortais sujeitos como tal à decadência física, envelhecimento e dor, todos os elementos que entram na cena do mundo e da experiência humana através do pecado original [cf.. Geração 3, 1-19], por causa da qual uma natureza corrompida foi dada a toda a humanidade vindoura. Tudo fruto da liberdade e do livre arbítrio que Deus deu ao homem no momento de sua criação [cf.. cf.. Geração 1, 26; Dt 7, 6].

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cultura contemporânea parece não fazer a pergunta da morte, ou tentar exorcizá-lo e fazê-lo cair no esquecimento, não faça perguntas e não dê respostas, enquanto a Revelação Divina nos assegura que Deus criou o homem com um propósito de felicidade que vai além da vida terrena. Deus chamou e chama o homem a apegar-se a ele com toda a sua natureza em perpétua comunhão com a sua vida divina. Jesus, Palavra encarnada, com sua encarnação, paixão, a morte e a ressurreição abraçaram plenamente nossa natureza humana; morrendo venceu a morte e ressuscitando deu vida ao homem.

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A ressurreição de jesus é o núcleo central da fé cristã. Quem vive e morre em Jesus participa da sua morte para participar da sua ressurreição, como recitamos na III Oração Eucarística quando fazemos Memória do falecido: "Ele (n.d.r Cristo) transfigurará nosso corpo mortal na imagem de Seu corpo glorioso". O Verbo Encarnado na oração sacerdotal dirigida ao Pai antes de sofrer a paixão pede que «todos aqueles que me deste estão também comigo onde estou, para que contemplem a minha glória" [GV 17,24]. É por isso que o apóstolo Paulo diz: “Certa é esta palavra: se morrermos com Cristo, também viveremos com ele" [2TM 2, 11]. Nisto consiste a novidade e a essência da morte cristã: com Batismo, o cristão está "sacramentalmente" morto com Cristo, e já entrou em uma nova vida. Portanto, morte física, consuma a nossa morte com Cristo e complete definitivamente a nossa incorporação a Ele. O cristão, apesar de saber que a morte também é uma transição dolorosa ("dores") ele enfrenta o encurtamento inexorável de seus dias na esperança, sabendo que Jesus venceu a morte, que Ele é aquela luz do mundo também simbolizada pelo círio pascal colocado diante do caixão durante o funeral, o primogênito do ressuscitado, a Cabeça do Corpo que é a Igreja [cf.. Com o 1, 18] através do qual a certeza da vida eterna atinge todos os membros.

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A visão cristã da morte expressa-se de forma insuperável nos gestos e palavras do rito fúnebre e, no geral, nas formas da Santa Missa dos defuntos. Omitir por razões óbvias os textos, queremos enfatizar os ritos litúrgicos, em que a Igreja exprime a sua fé, bem resumido pelas palavras do primeiro prefácio dos mortos: «Aos vossos fiéis, Ó Senhor, a vida não é tirada, mas transformado; e enquanto o lar deste exílio terrestre está sendo destruído, uma habitação eterna está preparada no céu".

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No dia do funeral, a Igreja, depois de ter confiado seus filhos a Deus, borrifa os corpos com água benta. A água é o elemento primário e fundamental para a existência da vida. Isso nos lembra que somos feitos para a vida. Recorda-nos o Baptismo no qual fomos inextricavelmente unidos à morte e ressurreição de Cristo e inscrevemos o nosso nome no livro da vida. Depois de regar com água, o corpo do falecido é incensado. O incenso é usado na liturgia para honrar a Deus e o que Ele significa. Além da Eucaristia, o altar também é incensado, l'Evangelario, o celebrante, a montagem, as imagens sagradas... O corpo do defunto é assim honrado porque é reconhecido como "templo do Espírito Santo" e instrumento de comunhão com Deus e com os irmãos.

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O corpo dos fiéis partiu é finalmente confiado à terra como uma semente de imortalidade, enterrado nele enquanto espera a primavera sem fim no fim dos tempos. A este respeito, considero apropriadas estas palavras do Cardeal Giuseppe Betori, Arcebispo de Florença, com o que eu concluo:

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“Ainda hoje, os cemitérios são um lugar para exercer fé orando por nossos entes queridos. Eles costumavam ficar nas igrejas para que não houvesse, onde Jesus morreu e ressuscitou, os falecidos também foram lembrados e sua memória se referia a Jesus, Senhor dos vivos e dos mortos. Ainda hoje a Igreja recomenda o enterro como a forma mais próxima da nossa fé. Também permite outras escolhas, como cremação, desde que não seja feito explicitamente para negar a crença na ressurreição final. Em todos os casos, ele pede que as cinzas sejam guardadas em cemitérios, não nas próprias casas e nunca as dispersar na natureza, negando um lugar preciso para recordar juntos e onde a comunidade cristã possa assegurar a oração constante. Que estes feriados nos dêem aquela luz e calor de que precisamos profundamente e facilitem o passo para aqueles que caminham com fé em direção ao lugar de bem-aventurança e paz., onde Deus será tudo em todos".

Florença, 2 novembro 2022

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1 É presbítero da arquidiocese de Florença e especialista em sagrada liturgia e história da liturgia

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ELOGIO DA MORTE

hino litúrgico popular

Igreja de Santa Maria della Misericordia, Lastra a Signa (Florença)

oitava dos mortos, novembro 2013

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Dos nossos irmãos,
aflito e chorando,
senhor do povo:
perdão, compaixão.

Submerso no fogo
de uma prisão horrível
eles clamam por você:
perdão, compaixão.

Se em nossos trabalhos
considera grave,
então eu não espero mais:
perdão, compaixão.

Mas eu pareço gentil
se você se virar para a cruz,
repete cada voz:
perdão, compaixão.

Aos nossos irmãos
portanto, descanse,
o Padre amoroso:
perdão, compaixão.

Até daquele fogo
eles serão ressuscitados,
Senhor dos seus mortos:
perdão, compaixão.

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