Le dilemme de l'intelligence artificielle et de l'homme créé à l'image de Dieu. Une réflexion à partir de “Vieux et nouveau” - Le dilemme de l'intelligence artificielle et de l'homme créé à l'image de Dieu. Une réflexion à partir de “Vieux et nouveau”

(Texte anglais après l'italien)

 

Le dilemme de l'intelligence artificielle et de l'homme créé à l'image de Dieu. UNA RIFLESSIONE A PARTIRE DALLA ANTIQUA ET NOVA

Il rischio di generare con l’IA un pericolo che colpisca tutta l’umanità nella sua totalità è grande ed alle porte. Come avvenuto nel caso dell’uso del nucleare in ambito militare. Uno sviluppo che, forse inatteso, o forse si, in origine aveva degli intenti buoni: pensiamo alla medicina nucleare per la diagnostica tramite dispositivi avanzati. Poi all’improvviso, dal guarire, il nucleare è diventato sinonimo di morte immediata e generalizzata. Così potrebbe succedere anche per l’IA.

— Le pagine di Thelogica —

 

Auteur:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

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Immaginiamo di ricevere una telefonata. Dall’altra parte una voce gentile offre la soluzione a un problema che ci assilla da tempo, oppure propone un investimento irrinunciabile con parole estremamente convincenti, O, simplement, ci offre un cambio di tariffa per le utenze.

Altro scenario. Pensiamo a un artista che, dopo anni di silenzio, pubblica un nuovo brano musicale che commuove milioni di persone. Ma poi accade, dopo un po’ di tempo, che ci venga rivelato che in entrambi i casi, sia la voce del call center che proponeva le offerte, sia la composizione dell’artista, provenivano non da un essere umano, bensì da un software capace di imitarlo alla perfezione. Peut-être, senza saperlo, abbiamo già interagito con simili creazioni, tanto raffinate da sembrare umane, poiché esse non sono più solo trame di film futuristici, ma scenari che l’Intelligenza Artificiale sta rendendo sempre più concreti e che ci interpellano profondamente. À ce lien potete leggere la Nota dei dicasteri per la Dottrina della fede e per la Cultura e l’Educazione sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana.

L’intelligenza Artificiale (da ora in poi: IA) è una realtà che sta rapidamente trasformando il nostro mondo, interpellando la comprensione dell’essere umano e il suo posto nella creazione. Desidero, donc, esplorare questo argomento senza timore, con quello sguardo attento e illuminato che solo la fede e la Tradizione della Chiesa sanno offrire, cercando di discernere le opportunità e le sfide che esso ci prospetta. Récemment, nel gennaio di quest’anno, è uscita una Nota vaticana su questi temi, da parte dei Dicasteri per la Dottrina della Fede e per la Cultura e l’Educazione, che riporta l’emblematico titolo di Vieux et nouveau e che vorrei qui richiamare. Enfin, vorrei offrire qualche personale considerazione.

IA: DEFINIZIONE E RAPPORTO CON L’UOMO

L’IA, secondo la Nota Vieux et nouveau, ha mosso i suoi primi passi oltre mezzo secolo fa, con l’ambizioso obiettivo di creare macchine capaci di compiere azioni che, se fatte da un essere umano, riterremmo intelligenti. En premier, si sono sviluppate forme di IA cosiddetta «ristretta», specializzata in compiti specifici, come analizzare enormi moli di dati o scoprire nuove vie di ricerca. Queste tecnologie possono oggi imitare, e in certi casi sostituire, l’uomo in alcuni processi cognitivi. Pensiamo all’analisi di informazioni complesse, al ragionamento logico applicato a problemi definiti, all’interpretazione di immagini o al riconoscimento dei volti. È importante comprendere, Mais, che la prospettiva con cui nasce e opera l’IA è eminentemente funzionale: essa è concepita per risolvere problemi specifici dove il comportamento intelligente umano ne offre il modello.

Dopo questa fase iniziale, visto il progresso inarrestabile che sta avendo, possiamo già porci qualche domanda, a mo’ di riflessione, sul rapporto fra la macchina intelligente e l’idea, proveniente dalla Rivelazione cristiana, che l’uomo sia immagine di Dio, Dei imago, e perciò intelligente. Quale differenza sussiste, donc, fra l’uomo, come lo concepisce la Rivelazione, e l’IA? Quali problemi di etica soggiacciono all’utilizzo dell’IA, soprattutto quando questo ha un impatto sulla vita degli esseri viventi e sul creato?

L’intelligenza umana, pour nous chrétiens, è molto più di una semplice capacità di calcolo o di risoluzione di problemi. Essa è un riflesso caratteristico dell’essere l’uomo Dei imago, ad immagine di Dio (Gén 1,26). En fait, è radicata nella persona intera, unione inscindibile di anima e di corpo. L’intelligenza dell’uomo si manifesta attraverso la razionalità, ma anche attraverso la corporeità, ovvero la sua capacità intrinseca di entrare in relazione con Dio, con le persone e con il creato; e possiede una sua profonda connessione con la ricerca della verità e del bene. L’intelligenza umana coinvolge, alors, la totalità del nostro essere: la parte spirituale, il mondo cognitivo, la realtà fisica, corporea e relazionale. L’IA, per quanto sofisticata e ben ingegnerizzata, possiede al contrario dei limiti intrinseci. Essa opera prevalentemente nell’ambito logico-computazionale. Manca di discernimento morale autentico e non è capace di generare relazioni vere, quelle che nutrono lo spirito. En conséquence, è deficitaria di quell’apertura costitutiva al bene e al vero che caratterizza l’essere umano. L’IA può simulare il ragionamento, può offrire un ausilio prezioso, ma non apprende attraverso l’esperienza vissuta, corporea, e non possiede la comprensione interpretativa, quella sapienza che nasce dal cuore e dall’intelletto uniti.

LE IMPLICAZIONI ETICHE E ANTROPOLOGICHE: LA DIGNITÀ UMANA COME FARO

Di fronte allo sviluppo inesorabile dell’IA, la Chiesa si richiama a un principio guida irrinunciabile: la promozione della dignità di ogni essere umano e l’accompagnamento verso la pienezza della sua vocazione. Questo è il criterio fondamentale di discernimento per ogni applicazione tecnologica: lo sviluppo umano integrale, dal quale conseguono grandi responsabilità. L’essere umano, in quanto agente morale, è sempre responsabile dell’IA. Chi la programma è responsabile della sua attivazione e delle sue logiche interne, così chi la utilizza è responsabile delle finalità e delle modalità del suo impiego. Non dobbiamo mai delegare il giudizio morale o le decisioni fondamentali che toccano la vita e il destino delle persone a una macchina. È richiesta una profonda prudenza, affinché l’IA sia sempre a servizio dell’uomo e della sua dignità e mai il contrario. Existe, en fait, il rischio di una «funzionalizzazione» dell’intelligenza stessa. Se la riduciamo a mero calcolo, finiamo per avere una visione riduttiva anche dell’uomo, considerandolo solo per la sua efficienza o utilità, dimenticando le dimensioni più profonde della sua esistenza. Da evitare anche l’«antropomorfizzazione» della IA, ovvero cercare di rappresentarla come se fosse una persona; un rischio in cui potrebbero incorrere soprattutto i giovani o le persone più fragili. Farlo, soprattutto per scopi manipolatori o fraudolenti, costituisce una grave mancanza etica, poiché può indurre schemi di interazione utilitaristici e impoverire la percezione delle relazioni umane autentiche, ad esempio quella tra studente e insegnante.

L’APPLICAZIONE DELLA IA IN DIVERSI SETTORI E RELATIVE QUESTIONI SPECIFICHE

La note Vieux et nouveau sottolinea alcuni campi di applicazione dell’IA nei diversi settori della vita quotidiana e culturale e la relazione che ciò ha con l’etica. Par exemple, nella Sanità, l’IA offre un potenziale immenso. Diagnosi più precise, sviluppo di nuovi trattamenti, facilitazione dell’accesso alle cure. Toutefois, il rischio è che la macchina si interponga eccessivamente nella relazione tra paziente e operatore sanitario, che rappresenta un cardine della cura. La solitudine del malato potrebbe acuirsi. Sarebbe bene che le decisioni terapeutiche rimangano sempre nelle mani delle persone. Vi è anche il pericolo che l’IA amplifichi le disuguaglianze, favorendo una «medicina per ricchi», per chi, avendo mezzi, può permettersela, a scapito dell’accesso universale alle cure.

Un altro campo di applicazione è rappresentato dall’Educazione. Qui l’’IA può essere una risorsa preziosa, migliorando l’accesso all’istruzione e offrendo supporto personalizzato, specie in contesti poveri di risorse. Ma non potrà sostituire del tutto la relazione viva tra insegnante e studente, fondamentale per la crescita integrale della persona. Un ricorso eccessivo o esclusivo all’IA può generare dipendenza o atrofizzare la capacità di apprendere e agire autonomamente. Alcuni strumenti, anziché stimolare il pensiero critico, potrebbero addirittura fornire risposte preconfezionate. L’obiettivo dovrebbe essere sempre quello di promuovere la capacità di pensare con la propria testa.

Per ciò che concerne l’ambito della informazione, da un lato l’IA può aiutare a comprendere fatti complessi e a ricercare la verità, dall’altro esiste la possibilità che possano prodursi contenuti falsi, però estremamente realistici, la dite deep fake. L’uso di tali strumenti per ingannare o danneggiare è una grave violazione etica che distorce il nostro rapporto con la realtà. Produttori e utenti di IA hanno la responsabilità di assicurare la veridicità delle informazioni e di evitare la diffusione di materiale lesivo della dignità.

Legato al tema dell’informazione vi è anche quello della intimité, per il fatto che bisogna sempre tenere presente che gli esseri umani sono esseri relazionali, e i nostri dati digitali sono un’espressione di questa natura. La intimité è volta a proteggere gli spazi intimi della vita e garantire la libertà. L’IA, capace di rilevare schemi di pensiero e comportamento da pochi dati, rende questa tutela ancora più urgente. Non è giustificabile un uso dell’IA finalizzato al controllo indiscriminato, allo sfruttamento, alla limitazione della libertà o al vantaggio di pochi a danno di molti. Dobbiamo resistere alla tentazione di identificare la persona come un semplice insieme di dati, come avviene, par exemple, nelle pratiche di social scoring.

L’IA ha dimostrato, di avere applicazioni promettenti nel campo della custodia e salvaguardia del creato. Potrebbe aiutarci a migliorare il nostro rapporto con l’ambiente, ad esempio nella gestione degli eventi climatici estremi. Toutefois, gli attuali modelli di IA e lhardware necessario richiedono enormi quantità di energia e acqua, contribuendo così all’impatto ambientale. I grandi modelli linguistici, en particulier, necessitano di una notevole potenza di calcolo e di infrastrutture di stoccaggio dati. La soluzione, come ci ricorda l’Enciclica Laudato Si, non risiede solo nella tecnica, ma in un cambiamento del cuore umano.

Nel contesto militare e bellico, le capacità analitiche dell’IA potrebbero, in teoria, aiutare la ricerca della pace. Toutefois, l’impiego dell’IA in questi ambiti, specialmente per quanto riguarda i sistemi d’arma autonomi letali (LAWS), è estremamente problematico. Queste macchine mancano della capacità umana di giudizio morale e sollevano gravissime questioni etiche. Lo sviluppo di armamenti basati sull’IA deve essere sottoposto al più rigoroso controllo etico, nel pieno rispetto della dignità umana e della sacralità della vita. Enfin, nel settore delicato e fragile dell’economia e nel lavoro, l’IA può certamente aumentare la produttività, facendosi carico di compiti ripetitivi. Ma la crescente dipendenza dalla tecnologia digitale nell’economia rischia di impoverire la diversità delle comunità locali. Nel mondo del lavoro c’è il pericolo che i lavoratori siano costretti ad adattarsi ai ritmi disumanizzanti delle macchine e che il lavoro stesso perda il suo valore intrinseco. L’efficienza ottenuta a scapito dell’umanità è un prezzo troppo alto. L’IA deve assistere, non sostituire, il giudizio umano; non deve degradare la creatività, né ridurre i lavoratori a semplici ingranaggi di un sistema.

ESISTE UNA RELAZIONE FRA IA E IL PERSONALE RAPPORTO CON DIO?

Un’ultima, ma non meno importante riflessione, riguarda il rapporto tra l’IA e la nostra dimensione spirituale. In una società che tende ad allontanarsi dal legame con il trascendente, può sorgere la tentazione di rivolgersi all’IA, specialmente alle sue forme più avanzate e futuribili, come l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI, nella sigla inglese), in cerca di risposte ultime, di un senso di pienezza che, en vérité, dovrebbe per un credente trovare autentica soddisfazione solo nella comunione con Dio. La presunzione di poter sostituire Dio con un’opera delle nostre mani è, e sempre sarà, una forma di idolatria. L’Intelligenza Artificiale è un prodotto dell’ingegno umano, un’impronta della nostra creatività. Ma non ha un cuore, non ha un’anima, e non potrà mai sostituire il rapporto vivo e personale che ogni uomo è chiamato ad avere con il suo Creatore.

PER UN’IA AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE

La riflessione cristiana sull’Intelligenza Artificiale integra la tecnologia all’interno di una visione più ampia e profonda della natura umana, della sua vocazione e del disegno amorevole di Dio. L’IA è uno strumento potente, ricco di potenzialità benefiche ma anche portatore di rischi significativi. La chiave per un suo utilizzo etico e saggio risiede, d'abord, nella chiara distinzione tra l’intelligenza umana e quella artificiale, nella consapevolezza dei limiti intrinseci di quest’ultima e, surtout, nella costante assunzione di responsabilità morale da parte dell’uomo che la progetta, la sviluppa e la impiega. La dignità umana deve rimanere il criterio supremo per valutare ogni applicazione dell’IA. È fondamentale evitare di confondere la macchina con la persona e vigilare affinché l’IA non diventi strumento di controllo, inégalité, disinformazione o di sostituzione delle relazioni umane autentiche e del nostro rapporto con la realtà e con Dio. La prudenza e il discernimento morale, illuminati dai principi perenni della dottrina sociale della Chiesa, sono essenziali per garantire che l’Intelligenza Artificiale contribuisca realmente al progresso umano integrale e al bene comune. Come ogni altra tecnologia, anche l’IA può essere parte di una risposta consapevole e responsabile alla vocazione dell’umanità a operare il bene e a custodire il mondo che ci è stato affidato. Sia questo il nostro impegno: guidare lo sviluppo e l’uso dell’Intelligenza Artificiale con sapienza, responsabilità e cuore, perché sia veramente a servizio di ogni uomo e di tutto l’uomo.

PROGRESSO TECNOLOGICO, RESPONSABILITÀ UMANA E LA RICERCA DELLA VERA SAPIENZA

Antiqua et nova sottolinea che l’inarrestabile avanzata della tecnologia, in particolare dell’IA, pone l’umanità di fronte a sfide cruciali che interpellano la sua coscienza, i suoi valori e il suo stesso concetto di progresso. Come ha sottolineato Papa Francesco, esiste un’urgenza impellente affinché lo sviluppo della responsabilità, dei valori e della coscienza proceda di pari passo con l’incremento delle possibilità offerte dalla tecnologia. En fait, con l’aumentare della potenza a disposizione dell’uomo, si espande proporzionalmente anche la sua responsabilità individuale e collettiva. Dans ce contexte,, la domanda essenziale che risuona con forza è se, attraverso questo progresso, l’essere umano diventi veramente migliore: più maturo spiritualmente, più consapevole della dignità intrinseca della sua umanità, più responsabile nelle sue scelte, più aperto all’altro, specialmente ai più bisognosi e vulnerabili, e più incline a offrire aiuto e solidarietà. Questo interrogativo fondamentale deve guidare ogni riflessione e azione riguardante le nuove tecnologie.

Diventa quindi decisiva una capacità critica verso le singole applicazioni tecnologiche, analizzandole nei loro contesti specifici. Come abbiamo detto più volte, l’obiettivo di tale discernimento è determinare se esse effettivamente promuovano la dignità umana, la pienezza della vocazione di ogni persona e il bene comune dell’intera famiglia umana. Gli effetti delle diverse applicazioni dell’IA, come per molte altre tecnologie, possono non essere immediatamente prevedibili nelle loro fasi iniziali. Man mano che tali applicazioni e il loro impatto sulla società diventano più chiari, è imperativo che si attivino meccanismi di riscontro e adeguamento a tutti i livelli, dai singoli utenti alle famiglie, dalla società civile alle imprese, dalle istituzioni governative alle organizzazioni internazionali. Ciascun attore, secondo il principio di sussidiarietà e nell’ambito delle proprie competenze, è chiamato a impegnarsi affinché l’uso dell’IA sia sempre orientato al bene di tutti.

Una sfida significativa, che si configura al contempo come una grande opportunità per il bene comune, risiede nel considerare la tecnologia all’interno di un orizzonte di «intelligenza relazionale». Questo approccio valorizza l’intrinseca interconnessione tra i singoli individui e tra le comunità, esaltando la responsabilità condivisa nel promuovere il benessere integrale di ogni persona. Il filosofo Nikolaj Berdjaev ammoniva circa la tendenza a incolpare le macchine per i problemi individuali e sociali, un atteggiamento che sminuisce l’uomo e non rispecchia la sua dignità[1]. È infatti indegno trasferire la responsabilità dall’essere umano, unico soggetto capace di agire moralmente, a un artefatto tecnologico. Le sfide poste da una società sempre più tecnologizzata riguardano, finalement, lo spirito umano. Per affrontarle adeguatamente, si rende necessario un profondo rinvigorimento della sensibilità spirituale.

L’irruzione dell’IA sulla scena mondiale lancia anche un appello pressante a rinnovare la valorizzazione di tutto ciò che è autenticamente umano. Come osservava acutamente lo scrittore Georges Bernanos, il vero pericolo non risiede tanto nella proliferazione delle macchine, quanto nel crescente numero di persone abituate, sin dalla giovane età, a desiderare unicamente ciò che le macchine possono offrire. Questa intuizione rimane di stringente attualità: la rapida digitalizzazione comporta il rischio di un «riduzionismo digitale», una tendenza a mettere da parte, dimenticare o considerare irrilevanti tutte quelle esperienze umane non quantificabili o non traducibili in termini formali e calcolabili. È fondamentale, au lieu, che l’IA venga impiegata come uno strumento complementare all’intelligenza umana, senza mai pretendere di sostituirne la ricchezza, la complessità e l’intuizione. Coltivare quegli aspetti della vita umana che trascendono il mero calcolo è di cruciale importanza per preservare un’«autentica umanità», quella dimensione profonda che, come una nebbia sottile, sembra quasi impercettibilmente abitare e resistere anche nel cuore della civiltà tecnologica.

Di fronte alla vasta estensione della conoscenza oggi accessibile, che avrebbe meravigliato le generazioni passate, è indispensabile compiere un passo ulteriore: andare oltre la semplice accumulazione di dati per sforzarsi di raggiungere la vera sapienza. Senza questo passaggio, i progressi scientifici e tecnologici rischiano di rimanere umanamente e spiritualmente sterili.

Questa sapienza, definita da Papa Francesco come «sapienza del cuore», è il dono di cui l’umanità ha più disperatamente bisogno per affrontare le profonde questioni e le complesse sfide etiche poste dall’IA. Solo dotandoci di uno sguardo spirituale, solo recuperando questa sapienza che sgorga dal cuore, possiamo leggere e interpretare con profondità le novità del nostro tempo. È una virtù che permette di tessere insieme il tutto e le parti, le decisioni e le loro conseguenze, long terme. L’umanità non può pretendere di ricevere questa sapienza dalle macchine; Ce, come insegnano le Scritture, si lascia trovare da chi la cerca con cuore sincero, si manifesta a chi la ama, previene chi la desidera e va attivamente in cerca di chi ne è degno. In un mondo sempre più plasmato dall’IA, abbiamo un bisogno vitale della grazia dello Spirito Santo, che ci permette di vedere le cose con gli occhi di Dio, di comprendere le connessioni profonde, les situations, gli avvenimenti e di scoprirne il senso ultimo. La misura della perfezione delle persone, en fait, non è data dalla quantità di dati e conoscenze che possono accumulare, ma dal loro grado di carità. En conséquence, il modo in cui l’IA viene adottata e impiegata per includere gli ultimi, i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi, diventa la misura rivelatrice della nostra stessa umanità. Questa sapienza, radicata nell’amore, può illuminare e guidare un uso della tecnologia che sia autenticamente centrato sull’essere umano. Un tale approccio può contribuire a promuovere il bene comune, ad avere cura della «casa comune», ad avanzare nella ricerca della verità, a sostenere lo sviluppo umano integrale e a favorire la solidarietà e la fraternità universale, orientando infine l’umanità verso il suo fine ultimo: la comunione felice e piena con Dio.

In questa prospettiva, i credenti sono chiamati a operare come agenti responsabili, capaci di utilizzare questa tecnologia per promuovere una visione autentica della persona umana e della società. Ciò parte da una comprensione del progresso tecnologico non come fine a sé stesso, ma come parte del disegno provvidente di Dio per la creazione: un’attività che l’umanità è chiamata a orientare e ordinare verso il Mistero Pasquale di Gesù Cristo, nella costante e instancabile ricerca del Vero e del Bene.

CONCLUSIONI

Il rischio di generare con l’IA un pericolo che colpisca tutta l’umanità nella sua totalità è grande ed alle porte. Come avvenuto nel caso dell’uso del nucleare in ambito militare. Uno sviluppo che, forse inatteso, o forse si, in origine aveva degli intenti buoni: pensiamo alla medicina nucleare per la diagnostica tramite dispositivi avanzati. Poi all’improvviso, dal guarire, il nucleare è diventato sinonimo di morte immediata e generalizzata. Così potrebbe succedere anche per l’IA. Se il nucleare rischia di andare a ledere il corpo, l’IA rischia di ledere la mente e l’intelletto, dunque lo spirito. Facciamone un uso sapienziale. Riscoprire, come si diceva più sopra, una sapienza del cuore che è sguardo contemplativo della realtà, in grado di gustare, percepire e penetrare con l’aiuto della grazia il mondo, la société, l’epoca storica che viviamo per viverlo con la virtù di fede, espoir et charité, per mezzo dei frutti dello Spirito Santo.

Solo con questo sguardo, l’IA non solo non sarà pericolosa, ma diventerà uno strumento utile, quasi essenziale per rispondere velocemente alle sfide del nostro tempo. Un’IA non può mai santificarsi, non può mai ricevere la grazia, ma l’uomo che la destina per fini buoni sì. Impariamo ad usarla bene: sans peur, senza demonizzarla, non come un idolo da adorare, ma come strumento di miglioramento. Un nostro imperativo sarà quello di usarla non tralasciando la mente, il cuore e lo spirito umani. Come da sempre hanno fanno i credenti, con qualsiasi strumento artefatto nato dall’ingegno. In questo modo aiuteremo coloro che sempre più utilizzeranno le IA a farne uno strumento di promozione e, Pourquoi pas, di aiuto al cammino di chi cerca Dio.

Santa Maria Novella in Florence, juin 21, 2025

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[1] Berdjaev N., «Man and Machine», in C. Mitcham – R. Mackey (edd.), Philosophy and Technology: Readings in the Philosophical Problems of Technology, The Free Press, New York 1983, 212-213.

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THE DILEMMA OF ARTIFICIAL INTELLIGENCE AND MAN CREATED IN THE IMAGE OF GOD. A REFLECTION STARTING FROMANTIQUA ET NOVA

The risk of generating with AI a danger that affects all humanity in its entirety is great and upon us. As happened in the case of the use of nuclear power in the military field. A development that, perhaps unexpectedly, or perhaps yes, originally had good intentions: think of nuclear medicine for diagnostics through advanced devices. Then suddenly, from healing, nuclear power has become synonymous with immediate and generalized death. The same could happen with AI.

the pages of thelogica

 

Auteur:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

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Imagine receiving a phone call. On the other end, a kind voice offers the solution to a problem that has been bothering us for a long time, or proposes an essential investment with extremely convincing words, or simply offers us a change in the rate for the telephone service.

Another example: think of an artist who, after years of silence, publishes a new piece of music that moves millions of people. But then, after some time, it happens that it is revealed to us that in both cases, both the voice of the call center that proposed the offers, and the composition of the artist, did not come from a human being, but from a software capable of imitating him perfectly. Perhaps, without knowing it, we have already interacted with similar creations, so refined that they seem human, since they are no longer just plots of futuristic films, but scenarios that Artificial Intelligence is making increasingly concrete and that question us deeply. At this link you can read the Note of the dicasteries for the Doctrine of the Faith and for Culture and Education on the relationship between artificial intelligence and human intelligence.

Artificial Intelligence (hereafter: AI) is a reality that is rapidly transforming our world, challenging the understanding of the human being and his place in creation. I would therefore like to explore this topic without fear, with that attentive and enlightened gaze that only faith and the Tradition of the Church can offer, seeking to discern the opportunities and challenges that it presents to us. Recently, in January of this year, a Vatican Note on these themes was released by the Dicasteries for the Doctrine of the Faith and for Culture and Education, which bears the emblematic title of Antiqua et Nova and which I would like to recall here. Enfin, I would like to offer some personal considerations.

AI: DEFINITION AND RELATIONSHIP WITH MAN

According to the Nota “Vieux et nouveau”, AI took its first steps over half a century ago, with the ambitious goal of creating machines capable of performing actions that, if done by a human being, we would consider intelligent. Initially, forms of so-callednarrowAI were developed, specializing in specific tasks, such as analyzing huge amounts of data or discovering new avenues of research. These technologies can now imitate, and in some cases replace, humans in some cognitive processes. Think of the analysis of complex information, logical reasoning applied to defined problems, the interpretation of images or facial recognition. It is important to understand, toutefois, that the perspective from which AI is born and operates is eminently functional: it is designed to solve specific problems where intelligent human behavior offers the model.

After this initial phase, given the unstoppable progress it is having, we can already ask ourselves some questions, as a reflection, on the relationship between the intelligent machine and the idea, coming from Christian Revelation, that man is the image of God, “Dei imago”, and therefore intelligent. What difference exists, donc, between man, as conceived by Revelation, and AI? What ethical problems underlie the use of AI, especially when this has an impact on the life of living beings and on creation?

Human intelligence, for us Christians, is much more than a simple ability to calculate or solve problems. It is a characteristic reflection of being the man, in the image of God “Dei imago” (Gén 1:26). En réalité, it is rooted in the whole person, an inseparable union of soul and body. Human intelligence manifests itself through rationality, but also through corporeality, C'est, its intrinsic capacity to enter into a relationship with God, with people and with creation; and it has its own profound connection with the search for truth and goodness. Human intelligence therefore involves the totality of our being: the spiritual part, the cognitive world, the physical, corporeal and relational reality. AI, however sophisticated and well-engineered, on the contrary has intrinsic limits. It operates mainly in the logical-computational field. It lacks authentic moral discernment and is not capable of generating true relationships, those that nourish the spirit. par conséquent, it lacks that constitutive openness to good and truth that characterizes the human being. AI can simulate reasoning, it can offer valuable assistance, but it does not learn through lived, bodily experience, and it does not possess interpretative understanding, that wisdom that comes from the heart and the intellect united.

ETHICAL AND ANTHROPOLOGICAL IMPLICATIONS: HUMAN DIGNITY AS A LIGHTHOUSE

Faced with the inexorable development of AI, the Church calls upon an indispensable guiding principle: the promotion of the dignity of every human being and accompaniment towards the fullness of his or her vocation. This is the fundamental criterion of discernment for every technological application: integral human development, from which great responsibilities ensue. The human being, as a moral agent, is always responsible for AI. Those who program it are responsible for its activation and its internal logic; likewise, those who use it are responsible for the purposes and methods of its use. We must never delegate moral judgment or fundamental decisions that affect the life and destiny of people to a machine. Profound prudence is required, so that AI is always at the service of man and his dignity and never the other way around. There is, En réalité, the risk of afunctionalizationof intelligence itself. If we reduce it to mere calculation, we end up having a reductive vision of man too, considering him only for his efficiency or usefulness, forgetting the deeper dimensions of his existence. We should also avoid the “anthropomorphization” of AI, C'est, trying to represent it as if it were a person; a risk that could especially be incurred by young people or the most fragile people. Doing so, especially for manipulative or fraudulent purposes, constitutes a serious ethical failing, as it can induce utilitarian patterns of interaction and impoverish the perception of authentic human relationships, such as that between student and teacher.

THE APPLICATION OF AI IN DIFFERENT SECTORS AND RELATED SPECIFIC QUESTIONS

The note “Vieux et nouveau” highlights some fields of application of AI in the different sectors of daily and cultural life and the relationship that this has with ethics. Par exemple, in Healthcare, AI offers immense potential. More precise diagnoses, development of new treatments, facilitation of access to care. toutefois, the risk is that the machine will excessively intervene in the relationship between patient and healthcare professional, which is a cornerstone of care. The loneliness of the patient could worsen. It would be good for therapeutic decisions to always remain in the hands of people. There is also the danger that AI will amplify inequalities, favoring amedicine for the rich”, for those who, having the means, can afford it, to the detriment of universal access to care. Another field of application is Education. Here AI can be a precious resource, improving access to education and offering personalized support, especially in contexts poor in resources. But it cannot completely replace the living relationship between teacher and student, which is fundamental for the integral growth of the person. An excessive or exclusive use of AI can generate dependency or atrophy the ability to learn and act autonomously. Some tools, instead of stimulating critical thinking, could even provide prepackaged answers. The goal should always be to promote the ability to think for oneself.

In the area of ​​information, on the one hand, AI can help understand complex facts and seek the truth, d'autre part, there is the possibility that false but extremely realistic content, the so-called deep fakes, may be produced. The use of such tools to deceive or harm is a serious ethical violation that distorts our relationship with reality. Producers and users of AI have the responsibility to ensure the truthfulness of information and to avoid the dissemination of material that is harmful to dignity.

Linked to the topic of information is also that of privacy, due to the fact that we must always keep in mind that human beings are relational beings, and our digital data are an expression of this nature. Privacy is aimed at protecting the intimate spaces of life and guaranteeing freedom. AI, capable of detecting thought patterns and behavior from a few data, makes this protection even more urgent. The use of AI aimed at indiscriminate control, exploitation, limitation of freedom or the advantage of a few to the detriment of many is not justifiable. We must resist the temptation to identify the person as a simple set of data, as happens, par exemple, in social scoring practices.

AI has shown promising applications in the field of stewardship and protection of creation. It could help us improve our relationship with the environment, for example in managing extreme weather events. toutefois, current AI models and the necessary hardware require enormous amounts of energy and water, thus contributing to environmental impact. Large language models, en particulier, require considerable computing power and data storage infrastructure. The solution, as the EncyclicalLaudato Si’ ” reminds us, lies not only in technology, but in a change of the human heart.

In the context of military and warfare, the analytical capabilities of AI could, in theory, help in the pursuit of peace. toutefois, the use of AI in these areas, especially in the context of lethal autonomous weapon systems (LAWS), is extremely problematic. These machines lack the human capacity for moral judgment and raise very serious ethical questions. The development of AI-based weaponry must be subjected to the strictest ethical scrutiny, with full respect for human dignity and the sanctity of life. Enfin, in the delicate and fragile sector of the economy and in work, AI can certainly increase productivity by taking on repetitive tasks. But the growing dependence on digital technology in the economy risks impoverishing the diversity of local communities. In the world of work, there is a danger that workers will be forced to adapt to the dehumanizing rhythms of machines and that work itself will lose its intrinsic value. Efficiency gained at the expense of humanity is too high a price to pay. AI must assist, not replace, human judgment; It must not degrade creativity, nor reduce workers to mere cogs in a system.

IS THERE A RELATIONSHIP BETWEEN AI AND THE PERSONAL RELATIONSHIP WITH GOD?

A final, but no less important reflection concerns the relationship between AI and our spiritual dimension. In a society that tends to distance itself from the bond with the transcendent, the temptation may arise to turn to AI, especially to its most advanced and futuristic forms, such as Artificial General Intelligence (AGI), in search of ultimate answers, of a sense of fullness that, in truth, should for a believer find authentic satisfaction only in communion with God. The presumption of being able to replace God with a work of our hands is, and always will be, a form of idolatry. Artificial Intelligence is a product of human ingenuity, an imprint of our creativity. But it does not have a heart, it does not have a soul, and it will never be able to replace the living and personal relationship that every man is called to have with his Creator.

FOR AN AI AT THE SERVICE OF THE COMMON GOOD

Christian reflection on Artificial Intelligence integrates technology within a broader and deeper vision of human nature, its vocation and God’s loving plan. AI is a powerful tool, rich in beneficial potential but also carrying significant risks. The key to its ethical and wise use lies, first of all, in the clear distinction between human and artificial intelligence, in the awareness of the intrinsic limits of the latter and, above all, in the constant assumption of moral responsibility by the man who designs, develops and uses it. Human dignity must remain the supreme criterion for evaluating every application of AI. It is essential to avoid confusing the machine with the person and to ensure that AI does not become an instrument of control, inequality, disinformation or the replacement of authentic human relationships and our relationship with reality and with God. Prudence and moral discernment, enlightened by the perennial principles of the Social Doctrine of the Church, are essential to ensure that Artificial Intelligence truly contributes to integral human progress and the common good. Like any other technology, AI can also be part of a conscious and responsible response to humanity’s vocation to do good and to protect the world that has been entrusted to us. Let this be our commitment: to guide the development and use of Artificial Intelligence with wisdom, responsibility and heart, so that it may truly be at the service of every man and of all man.

TECHNOLOGICAL PROGRESS, HUMAN RESPONSIBILITY AND THE SEARCH FOR TRUE WISDOM

Antiqua et novaemphasizes that the unstoppable advance of technology, especially AI, presents humanity with crucial challenges that question its conscience, its values ​​and its very concept of progress. As the Holy Father Francis has emphasized, there is a pressing urgency for the development of responsibility, values ​​and conscience to proceed hand in hand with the increase in the possibilities offered by technology. En réalité, as the power available to man increases, his individual and collective responsibility also expands proportionally. In this context, the essential question that resonates forcefully is whether, through this progress, the human being becomes truly better: more spiritually mature, more aware of the intrinsic dignity of his humanity, more responsible in his choices, more open to others, especially those most in need and vulnerable, and more inclined to offer help and solidarity. This fundamental question must guide every reflection and action regarding new technologies.

A critical capacity towards individual technological applications, analyzing them in their specific contexts, therefore becomes crucial. As we have said several times, the goal of such discernment is to determine whether they actually promote human dignity, the fullness of the vocation of each person and the common good of the entire human family. The effects of the different applications of AI, as with many other technologies, may not be immediately predictable in their initial phases. As these applications and their impact on society become clearer, it is imperative that feedback and adjustment mechanisms are activated at all levels, from individual users to families, from civil society to businesses, from government institutions to international organizations. Each actor, according to the principle of subsidiarity and within the scope of their own competences, is called to commit to ensuring that the use of AI is always oriented to the good of all.

A critical capacity towards individual technological applications, analyzing them in their specific contexts, therefore becomes crucial. As we have said several times, the goal of such discernment is to determine whether they actually promote human dignity, the fullness of the vocation of each person and the common good of the entire human family. The effects of the different applications of AI, as with many other technologies, may not be immediately predictable in their initial phases. As these applications and their impact on society become clearer, it is imperative that feedback and adjustment mechanisms are activated at all levels, from individual users to families, from civil society to businesses, from government institutions to international organizations. Each actor, according to the principle of subsidiarity and within the scope of their own competences, is called to commit to ensuring that the use of AI is always oriented to the good of all.

The emergence of AI on the world stage also launches a pressing call to renew the valorization of all that is authentically human. As the writer Georges Bernanos acutely observed, the real danger lies not so much in the proliferation of machines, but in the growing number of people accustomed, from a young age, to desiring only what machines can offer. This insight remains of pressing relevance: rapid digitalization carries the risk ofdigital reductionism”, a tendency to set aside, forget or consider irrelevant all those human experiences that cannot be quantified or translated into formal and calculable terms. It is essential, au lieu, that AI be used as a complementary tool to human intelligence, without ever claiming to replace its richness, complexity and intuition. Cultivating those aspects of human life that transcend mere calculation is of crucial importance to preserve anauthentic humanity”, that profound dimension that, like a thin mist, seems almost imperceptibly to inhabit and resist even in the heart of technological civilization.

Faced with the vast extent of knowledge accessible today, which would have amazed past generations, it is essential to take a further step: to go beyond the simple accumulation of data to strive to achieve true wisdom. Without this step, scientific and technological progress risks remaining humanly and spiritually sterile.

This wisdom, defined by Holy Father Francis as “wisdom of the heart,” is the gift that humanity most desperately needs to address the profound questions and complex ethical challenges posed by AI. Only by equipping ourselves with a spiritual gaze, only by recovering this wisdom that flows from the heart, can we read and interpret with depth the novelties of our time. It is a virtue that allows us to weave together the whole and the parts, decisions and their consequences, in the long term. Humanity cannot expect to receive this wisdom from machines; ce, as the Scriptures teach, allows itself to be found by those who seek it with a sincere heart, reveals itself to those who love it, anticipates those who desire it and actively seeks out those who are worthy of it. In a world increasingly shaped by AI, we have a vital need for the grace of the Holy Spirit, which allows us to see things with the eyes of God, to understand profound connections, situations, events and to discover their ultimate meaning. The measure of people’s perfection, En réalité, is not given by the amount of data and knowledge they can accumulate, but by their degree of charity. par conséquent, the way in which AI is adopted and used to include the least, the weakest and neediest brothers and sisters, becomes the revealing measure of our own humanity. This wisdom, rooted in love, can illuminate and guide a use of technology that is authentically centered on the human being. Such an approach can help promote the common good, care for thecommon home”, advance the search for truth, support integral human development and foster solidarity and universal brotherhood, ultimately orienting humanity towards its ultimate end: happy and full communion with God.

In this perspective, believers are called to act as responsible agents, capable of using this technology to promote an authentic vision of the human person and society. This starts from an understanding of technological progress not as an end in itself, but as part of God’s provident plan for creation: an activity that humanity is called to orient and order towards the Paschal Mystery of Jesus Christ, in the constant and tireless search for the True and the Good.

CONCLUSIONS

The risk of generating with AI a danger that affects all humanity in its entirety is great and upon us. As happened in the case of the use of nuclear power in the military field. A development that, perhaps unexpectedly, or perhaps yes, originally had good intentions: think of nuclear medicine for diagnostics through advanced devices. Then suddenly, from healing, nuclear power has become synonymous with immediate and generalized death. The same could happen with AI. If nuclear power risks harming the body, AI risks harming the mind and the intellect, therefore the spirit. Let’s make it its own wisdom. Rediscover, as was said above, a wisdom of the heart that is a contemplative gaze on reality, capable of tasting, perceiving and penetrating with the help of grace the world, society, the historical era in which we live to live it with the virtue of faith, Espoir et organisme de bienfaisance, through the fruits of the Holy Spirit.

Only with this view, AI will not only not be dangerous, but will become a useful tool, almost essential to quickly respond to the challenges of our time. An AI can never sanctify itself, it can never receive grace, but the man who uses it for good purposes can. Let us learn to use it well: without fear, without demonizing it, not as an idol to be worshipped, but as a tool for improvement. Our imperative will be to use it without neglecting the human mind, heart and spirit. As believers have always done, with any artificial tool born of ingenuity. In this way we will help those who will increasingly use AI to make it a tool for promotion and, why not, for help on the path of those who seek God.

Santa Maria Novella in Florence, juin 21, 2025

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Saint mystique François d'Assise, pas saint, C'est un chiffre très compliqué

SAINT MYSTIQUE FRANÇOIS D'ASSISE, PAS SANTINO, C'est une figure très compliquée

Francesco est pour la théologie, mais il rassure son frère que cela ne doit pas le conduire à des élucubrations, l'intellectualisme finit tout seul, ou à une réalité qui pourrait l'éloigner du Seigneur plutôt que de le rapprocher, que vous l'avez élu à un niveau intellectuel mais pas à un niveau mystique-souffrant. C'est pourquoi Francesco peut se permettre de corriger et aussi exhorter un théologien raffiné comme Sant'antonio da Padova; C'est pourquoi Francesco reste une figure très complexe et compliquée à comprendre, expliquer et transmettre, Surtout à suivre.

— Théologique —

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Auteur
Ivano Liguori, ofm. Cap.

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Article au format PDF imprimable

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Cet article sur le père séraphique - qu'à sa manière, il pourrait être appelé "réactif"Comme"inspiré par"- Je le dois à l'expression de l'un des différents jeunes évêques de la nouvelle nomination, qu'en répondant à un intervieweur, il a illustré sa personnalité et ses perspectives pastorales en disant qu'il serait inspiré par la «théologie de Saint-François d'Assise». Sans aucun doute, le jeune évêque aura essayé de dire quelque chose d'engagement, Avec le transport et l'âme sincère, Mais peut-être ignorer que pas tellement le franciscanisme, Mais Francesco D'Sissi lui-même est quelque chose de assez complexe, Pour nous Franciscains d'abord.

Bartolomé Esteban Murillo (Séville 1618 – 1682), St. Francis embrasse le crucifix du Christ, huile sur toile, collection privée – Photo © Christie’s

Le rédacteur en chef des pères de L'isola di Patmos C'est aussi et surtout un lieu de comparaison pastorale spirituelle et de discussion théologique entre les confrères. Et ainsi, Père Ariel et père Gabriele, Les deux théologiens dogmatiques de la formation, Pour moi, le cappuccino mineur et le presbytère franciscain ont demandé:

"Que serait-il “La théologie de Saint-François "? Saint-François était peut-être un théologien? Et depuis quand? Nous voyons que les théologiens franciscains ont été Antonio da Padova, Aujourd'hui Docteur de l'église, qu'il a pu exercer le magistère du théologien avec la permission de Francesco qui lui a donné une petite réticence initiale; Bonaventure (Docteur de l'Église) celui des théologiens est le patron. Suivre Arlotto da Prato e Matteo D'Acquasparpa, Mais surtout le grand Docteur Subtilis Duns ScotO, Également connu comme le docteur de la conception immaculée de Marie ".

Il est toujours de notre devoir d'expliquer Avec une rigueur historique et théologique véridique, ce qui est réel et surréaliste, Quelle chose historiquement authentique et falsifiée au niveau légendaire, parfois même idéologique. C'est pourquoi il est raisonnable et réaliste de dire qu'aujourd'hui, Beaucoup de ceux inspirés par notre père séraphique, de San Francesco montre qu'ils savent très peu. Malheureusement, les faits montrent - et les faits le démontrent, pas les jugements téméraires - que plus que pour le paupérismeO Certains sujets sont très proches de cela Pauvre idéologique d'un moule sociopolitique que Francis d'Assise et la sagesse de l'Église ont combattu depuis le XIIIe siècle, Le déflexant ouvertement et s'opposant à un concept de pauvreté qui ne s'est pas ouvert à la transcendance et à la relation avec Dieu, Mais c'est devenu une pauvreté violente, Accusatif et punitif à ceux qui possédaient des biens matériels. Exactement que dans l'ère post-industrielle et post-marxiste sera définie et indiquée par des sociologues tels que envie sociale.

Être précis Nous devrions parler de vieilles hérésies de retour, à partir de celui de Fine dolcino, précédé de Gherardo Segarellje et beaucoup d'autres plus ou moins illustres appartenant à ce mouvement hérétique du début du 14ème siècle connu sous le nom Carreauje. Francesco, Suivant le franciscanisme qui lui est venu et ensuite former, Ils ont constitué la lutte désaveue et implicite la plus frappante contre ces courants hérétiques, en plein respect de la doctrine de l'Église et de l'obéissance à ses autorités établies.

Francesco est extrêmement compliqué, En tant que saint et en tant qu'homme, En dépit d'être le saint par tous reconnus comme plus simples, En vérité, c'est extrêmement complexe. Souvent, le premier à ne pas le comprendre, Nous étions précisément nous Franciscains, que nous l'avons recyclé à plusieurs reprises tout au long de l'histoire de notre utilisation et de notre consommation diverses, ou "atténuer" et "adoucis", comme ils l'ont fait de différentes manières mais de la même base Tommaso da Celano et Bonaventura da Bagnoregio.

Des chiffres compliqués à comprendre et à interpréter Il y a toujours existé dans l'histoire de l'Église, Même si parfois la population les a déformés à travers leurs dévotions plus ou moins surréalistes. Une de ces chiffres, qu'en ce sens, nous pouvons apporter comme exemple, est Padre pio da Pietrelcina, Pour comprendre ce qu'il est nécessaire d'interpréter la figure à la lumière de la théologie mystique dans laquelle Dieu attire l'homme vers lui-même dans la totalité de son être et de la présence et de l'avenir. Sinon, St. Pio da Pietrelcina deviendra une figure superstitieuse populaire dont l'image sera réservée au camion du camion du camion du camion, À côté des photos érotiques du calendrier de l'année civile en cours, où les chiffres de douze photomodes envoûtants se distinguent. Je dis "strictement le conducteur du camion du sud" pour un discours purement sociologique, Parce que celle du Tyroléen du Sud fait un choix cohérent: Soit sur son camion, il met San Pio da Pietrelcina, soit le calendrier érotique de l'année civile en cours, Mais pas les deux ensemble.

St. Francis d'Assise Depuis environ neuf siècles, l'intérêt non seulement des personnes dévouées a été excitée, mais aussi de chercheurs, historiens, littération, Théologiens et bien sûr artistes, À cause de la nature extraordinaire de son expérience en tant que vie chrétienne; Un témoignage de l'Évangile qui a pu informer et transformer notre entreprise E, naturellement, l'église. Les pauvres mots qui suivront n'ont aucune réclamation puisque déjà beaucoup, il a été dit, Et de grande balade culturelle, ils ont parlé de Francesco en soulignant tous les domaines de sa vie et sa personnalité singulière. L'intention simple de cette rédaction est de mettre en évidence le seul aspect de son expérience mystique, coin visuel à travers lequel toute son existence en tant que chrétien et saint pourrait également être lue.

C'est Francesco lui-même Se souvenir du début de sa nouvelle vie en tant qu'expérience mystique et un cadeau de Dieu. Vingt ans après que les faits de sa conversion décrivent Volonté maintenant mourir cet événement, Son changement de vie, L'enclure dans ces quelques-uns, libération conditionnelle densément:

«Le Seigneur m'a accordé, Friar Francesco, Commencez ainsi à faire pénitence, Depuis qu'il est dans les péchés, il semblait trop amer pour voir les lépreux; Et le Seigneur lui-même me conduisit parmi eux et je leur fait miséricorde. Et quand je les ai quittés, Ce qui me semblait amèrement a été changé dans la douceur de l'âme et du corps. Puis, Régler un peu, et est sorti du monde ".

Francesco n'est pas un théologien, du moins pas comme nous avons l'habitude de penser. Ne développe pas une conception systématisée de l'expérience chrétienne, ni écrit traité ou sage sur la foi et ses vérités. Néanmoins, quand Dante, dans la comédie divine, parle des ordres mendiants et spécifiquement de Francesco, Lui éloge vient de celui qui est considéré comme l'un des plus grands, Sinon le plus grand théologien que l'église a eu: San Tommaso d'Aquino. D'autre part, L'éloge de San Domenico, Fondateur de l'Ordre des prédicateurs Frères, connu sous le nom de Dominicains, L'autre mendiant ordonnance par excellence, Il viendra de l'embouchure de San Bonaventura, Le théologien par excellence des Franciscains, celui qui stigmatiait l'image de Francesco pour toujours jusqu'à ce qu'il apparaisse pratiquement presque inimitable. Le grand poète florentin, Dans les deux chansons jumelles, l 'XI et le XII du paradis, Souligne douloureusement que les deux mouvements ont perdu le vernis à ongles initial, Ayant disparu par les enseignements et les règles de leurs fondateurs. So Dante, À travers San Tommaso, Fait l'histoire de la vie de Francesco en inscrivant tout cela dans une dimension mystique et spirituelle, Comme le long préambule qui se déplace entièrement dans le domaine de la métaphore. Parle de l'union de l'assistance à une femme qui, Malgré ses vertus, Il était resté seul pendant plus de mille cents ans après la mort du premier "mari" et aucun autre homme n'avait voulu la prendre en mariage et cela pour lui, Francesco, Il est allé rencontrer la colère paternelle. San Tommaso ne dissoudra pas la longue métaphore que dans le triplet où il fera enfin expliciter que les deux conjoints dont il parle sont Francesco et Monna Povertà.

Cet itinéraire spirituel de son, fait de réunions, étreindre la pauvreté, Extrême fidélité à l'Évangile et beaucoup de prière, Francesco le lira, Nous l'avons déjà mentionné, comme un cadeau du Seigneur. Il y a trois verbes dans Volonté qui sont indicatifs à cet égard. Cinq fois, cela répétera que "Seigneur m'a donné»Faire pénitence, avoir foi dans les églises et les prêtres, avoir des frères et écrire la règle pour eux. Ci-dessous, il affirmera que le Seigneur toujours "révélé ahje»Combien il devait faire et se présenter la salutation qui est devenue célèbre: "Le Seigneur vous donne la paix". Et enfin «m'a embauché"Entre le chaume.

À cet égard Francesco, comme vous le savez, Il n'offre pas de réponse politique aux injustices sociales, au problème du mal dans le monde. Il n'a aucun projet pour des changements factuels et concrètes, Il ne médite pas les luttes et les rébellions; Francesco, être compris, Ce n'est ni un hippie ni un guevara du moyen âge, ni un contemporain de certains prêtres très sociaux. Francesco répond avec la foi, Quand il parvient à pénétrer tout le chemin, avec une adhésion totale et impétueuse, Le sacrifice du Christ. Nous essayons de le suivre dans ses pensées: Je donnai, le très haut, le maître de l'univers, de toute création, Il a sacrifié son fils unique et préféré pour ne pas perdre sa créature, l'homme, capable de pécher. Et si Christ qui est Dieu est venu sur terre traîné par un immense amour, Et il s'est fait pauvre et pèlerin, Il a souffert de la faim et du froid, La trahison et l'abandon d'amis, Jusqu'à ce qu'il donne sa vie sur la croix afin de restaurer le salut à l'humanité, La joie éternelle du paradis, Que reste-t-il à faire d'autre à l'homme s'il n'est pas suivi, le plus loin possible, Les pas du Sauveur, le gospel, Sinon pour répondre à l'amour divin avec un pauvre amour humain, Essayer de s'aimer comme des frères? Et qui, Si ce n'est pas les pauvres et les abandonnés, répéter en souffrant de l'expérience terrestre du Christ, Il peut mieux comprendre l'organisme de bienfaisance divin ardent et accepter avec des angoisses et des souffrances de gratitude, revenir, comme Christ, À la volonté du père?

je Fioretti di San Francesco, Une merveilleuse collection vulgaire du dernier quart du XIVe siècle de "miracles et exemples dévoués" de sa vie, Ils le font dire, En parlant de ce qu'est la vertu de la Letizia parfaite:

«Surtout les grâces et les dons du Saint-Esprit, que Christ accorde à ses amis, vous gagnez si le même, Et volontiers pour l'amour du Christ pour soutenir les pénalités, insultes et objets et inconvénients; Il est immente que dans tous les autres dons de Dieu, nous ne pouvons pas nous faire les uns les autres, Mais ce ne sont pas les nôtres, Mais de Dieu, Alors il dit l'apôtre (Paulo, dans le 1Cor 4, 7 N.D.R.): «Que vous avez, qui n'a pas de Dieu? Et si tu l'avais de lui, Parce que j'ai gorgé, Comme si tu l'avais l'avoir?”. Mais dans la croix de la tribulation et de l'affliction, nous pouvons nous faire mutuellement, Mais qui dit l'apôtre (Toujours Paolo, en fille 6,14 n.d.r): Je ne veux pas gloriare sauf dans la croix de notre Seigneur Jésus-Christ ".

Et donc la croix depuis la rencontre avec les lépreux, au début de sa conversion, Faire partie de l'expérience de Francesco, de son horizon spirituel. Si nous voulions vraiment identifier une théologie de Saint-François, Nous pourrions le définir comme un "Croix scientifique». Il embrasse la croix alors qu'il embrasse le lépreux parce que maintenant ce qui était amer l'avait transformé en douceur et peut entendre la voix du Christ qui l'appelle depuis la croix, dans l'église de San Damiano. Là, Le rédempteur, Selon l'iconographie du Christ triomphant, Sans signes de souffrance physique, Réparez l'observateur avec une douceur tranquille. Francesco croyait que l'image se tourna vers lui et lui parlait: «Francesco, Tu ne vois pas que ma maison s'effondre? Va donc le réparer ". Mais Francesco comprend mal le sens symbolique des mots, Il croit qu'il doit sauver le bâtiment des matériaux de la ruine, ne soupçonne pas quelle tâche l'attend: sauver le bâtiment spirituel, l'église. Tout sort heureux, Il lui semble que la vie a enfin un but. Maintenant il sait quoi faire, Les paroles mystérieuses du rêve précédent de Spoleto, celui du palais et de la mariée qui sera la sienne, Ils commencent à clarifier; à cause de ce, Ils peuvent voir pour la première fois qui l'appelle et entendre leur nom prononcé. C'est donc l'ordre qui attendait. Et donc Francesco, "Équipement avec le signe de la croix", Il a commencé sa mission.

L'inspiration mystique de Francesco traçable dans beaucoup de ses œuvres, du Règle non tamponnée, l 'Épître aux fidèles O Les louanges du dieu très élevé Ils se combinent désormais avec la dévotion à la croix du Christ. Dans le Lodi conservé dans le Graphique à son frère Lion Nous lisons ces mots célèbres adressés au Seigneur:

«Tu es saint, ô Seigneur, seul Dieu, Cela fait des choses merveilleuses. Tu es fort, Tu es super, Tu es très haut, Tu es omnipotent, Votre Saint-Père, roi du ciel et de la terre. Tu es Trino et un, seigneur, Dieu des dieux. Tu es le bien, Tout bon, Le puits suprême, Le Seigneur Dieu vivant et vrai. Tu es l'amour, charité; Tu es la sagesse, Tu es l'humilité, Tu es patiente, Tu es la beauté, Tu es grenier, Vous êtes la sécurité, Tu es silencieux, Tu es la joie, Tu es notre espoir et Letizia, Tu es justice, Tu es la tempérance, Vous êtes toutes nos richesses en surabondance. Tu es la beauté, Tu es grenier; Vous êtes protecteur, Vous êtes notre gardien et notre défenseur, Tu es forteresse, Vous êtes un rafraîchissement. Tu es notre espoir, Tu es notre foi, Tu es notre organisme de bienfaisance, Tu es toute notre douceur, Tu es notre vie éternelle, O GRANDE GOMMEUR ANDIRABLE, Dieu omnipotent, miséricordieux salvatore ".

Ainsi que dans le troisième chapitre de Foils La dévotion profonde que le saint assise à la croix de Jésus est racontée:

«Le jour de la sainte croix vient, et Santo Francesco le matin à temps, Les innoens disent, Il se jette à la prière devant la porte de sa cellule, Tourner son visage vers l'est, et prié sous cette forme: O mon Seigneur Jésus-Christ, Deux merci s'il vous plaît tu me fais, avant de mourir; la première, que dans ma vie je me sens dans l'âme et dans mon corps, combien c'est possible, Cette douleur que tu, Doux Jésus, soutenu à l'heure de votre passion amère; la deuxième, que je ressens dans mon cœur, combien c'est possible, ce grand amour dont toi, Fils de Dieu, Vous étiez pour soutenir volontiers autant de passion pour nous les pécheurs ".

Ces aspects de la spiritualité de Francesco Ils seront ensuite représentés au figuré par les artistes, auquel il a été mentionné au début. Beaucoup pourraient être mentionnés et parmi ceux-ci le Maître de Saint-François, dont le nom dérive d'une table avec le saint et les deux anges maintenant conservés au musée de la basilique de Santa Maria degli Angeli à Assise. Nous pouvons nous souvenir de l'imposant crucifix de la basilique dédiée au saint, à Arezzo. La croix peinte, reprend le type de Christ souffrant, de l'inspiration byzantine, où la douleur et la mort de Jésus sont soulignés par la tête de la tête allongée sur l'épaule et le corps Inarn. Tandis que la plupart des croix peintes ont été lues de bas en haut et se sont terminées par une ascension et un Christ dans la gloire, Ici, le message doit être lu de haut en bas, Selon les dicts de la spiritualité franciscaine. Ce Christ mourant, Plus maintenant Triomphant, C'est une nouveauté introduite par les Franciscains qui cultivent l'élément de la pathétique, dans le sens de l'invitation à la compassion. Maintenant le mot mystérieux, gardien du secret du christianisme, Ce n'est plus "aimant" mais "souffrant". Au lieu d'apparaître sur la croix, Ressuscité et triomphant comme à San Damiano, Jésus est représenté avec ses yeux fermés et sa tête s'est inclinée latéralement sur une épaule. Sans nier la résurrection, Les fidèles deviennent plus attachés à l'homme de souffrance. Le vrai message de cette croix est donc que Jésus est sorti du ciel et a enduré sa passion infligée par Ponzio Pilate pour les hommes et pour leur salut. La dévotion laisse la place à la compassion, Dans la participation de chacun dans la souffrance de Jésus. Et le premier de ces fidèles est décrit par Francesco sous la petite croix, qui aimait alors s'appeler, qui prend un pied saignant du crucifix dans ses mains et l'embrasse. Un autre travail à mon avis capable de décrire le "Scroix de cienti»Franciscan est le San Francesco qui embrasse le crucifix du Christ de Murillo. Peinture faite approximativement dans le 1668 et conservé au Musée des beaux-arts de Séville en Espagne. Les travaux faisaient partie d'un cycle commandé au peintre espagnol des Capucins pour une chapelle de l'église de leur couvent à Séville. Ces œuvres devaient améliorer les éléments distinctifs de la spiritualité franciscaine. L'image est d'une beauté choquante; déplace le spectateur qui reste silencieux devant une telle toile, Comme dans la prière. La peinture symbolise le moment culminant de la vie de Francesco: le renoncement à ses biens matériels pour embrasser la vie religieuse. La composition est harmonieuse. À côté de la croix, Deux anges tiennent un livre ouvert qui porte le passage de l'Évangile en latin selon Luca: «Quiconque de vous n'abandonne pas tous ses biens, Ce ne peut pas être mon disciple " (Lc 14, 25-27).

Au pied du saint, il y a une carte du monde, Un ballon terrestre; Francesco semble le retirer avec un pied, métaphore de son refus de chaque vanité. Mais passons au fait le plus frappant, et aussi le plus controversé au moins dans les témoignages qui le rapportent, pour lequel l'afflatus mystique de Saint-François est combiné avec sa profonde dévotion pour la croix du Christ Jésus. Je parle de l'épisode de La Verna en Toscane, La vision de Serafino et l'impression des stigmats. Pour rendre la nature extraordinaire de l'événement palpable, revivons-le à travers les paroles du biographe du saint, Tommaso da Celano, Celui qui le connaissait personnellement, qui a été appelé par le pape Gregory IX pour rédiger sa biographie en collectant des témoignages sur des événements. Aussi et surtout sur celui des stigmates, Avant avec le Légende majeure San Bonaventura da Bagnoregio a remplacé les précédents Vite, Imposer leur destruction. Comme connu et bien connu Bonaventura, Ministre général de l'Ordre, Il a envoyé à tous les couvents franciscains un commandement précis et strict: Détruisez tous les manuscrits sur la vie et les actes du père séraphique. Cependant, plusieurs de ces manuscrits ont également été trouvés dans certaines bénédictions et monastères et citerciens, qui se regarda bien en réalisant une commande similaire. C'est à eux que les historiens doivent remercier si certaines de ces bibliothèques monastiques ont ensuite été disséquées des siècles après les manuscrits de la Vite raconté par d'autres auteurs avant Bonaventura da Bagnoregio, considéré par certains historiens de l'église comme le deuxième fondateur, ou le soi-disant ré-fond de l'ordre franciscain.

Tommaso da Celano dans le La vie avant Il connaissait certainement la version de Friar Leone et évidemment aussi la lettre du frère Elia sur les faits de La Verna. Le biographe ne pouvait pas se permettre de négliger l'ami le plus cher du saint et de son confesseur ou le puissant chef de l'ordre. Comment connecter deux tels témoignages divergents? Il a erré la difficulté en racontant deux fois au miracle des stigmats avec des ajustements qualifiés, une première en le plaçant sur la verna, une seconde au moment de l'exposition du corps de Francesco. Nous relions ce que Tommaso da Celano écrit:

«Deux ans avant Francesco Morisse, Passer une période dans le Romitorio qui, du nom de l'endroit, s'appelle Verna, vu un homme envoyé par Dieu dans une vision, Presque si c'était une séraphie avec six ailes, être, avec des mains ouvertes et des pieds articulaires, confetto à une croix. Deux ailes ont grimpé sur la tête, Deux se propagent à la volée et ont finalement couvert tout le corps. Voyant cela, le serviteur béni des plus élevés a été envahi par une grande étonnement mais ne pouvait pas comprendre ce que cette vision voulait dire. Il aimait beaucoup et avec une grande joie, il s'est applaudi en se sentant avec un regard bénin et doux de Serafino, dont la beauté était vraiment inimaginable, Mais en même temps, il avait atterri par la publication de la croix et la grossièreté de lui souffrant. Alors il s'est levé, juste dire, triste, Et à Francesco, ils ont alterné la joie et la douleur. Il a continué à souffler avec impatience ce qu'il pourrait signifier la vision, Et son esprit visait terriblement à essayer de saisir sa signification. Car, par raisonnement, il n'est pas venu à une interprétation sûre et s'est senti imprégné et très agité dans le cœur par la nouveauté de cette vision, Les signes des ongles ont commencé à apparaître dans les mains et les pieds comme il l'avait vu dans l'homme crucifié au-dessus de lui-même. Ses mains et ses pieds semblaient percés au centre par Chiodi: À l'intérieur des mains et sur le haut des pieds, les têtes des ongles ont été vues, Et de l'autre côté de la pointe. Ces signes étaient ronds à l'intérieur des mains et allongés du côté opposé et se sont formés presque une sortie charnue et détectée, Comme si c'était la pointe des ongles repliés et répondait. Aussi dans les pieds, les signes des ongles saillants sur le reste de la viande ont été impressionnés. Aussi le côté droit, avait presque été percé par une lance, Il a montré une grande cicatrice qui émet souvent du sang pour que la tunique et les vêtements de jambe soient fréquemment tachés de son sang sacré. Ah, Combien peu jusqu'à ce que le serviteur de Dieu crucifix vivait, Ils ont eu la chance de pouvoir voir la blessure sacrée du coût! Mais heureuse Elijah qui, tout en vivant, le saint méritait d'une manière ou d'une autre et pas moins heureux Rufino qui pourrait au moins le toucher ».

Plus tard toujours Tommaso da Celano, En parlant de la joie et de la tristesse du peuple et des frères en présence du corps désormais décédé du saint, rapporte ainsi:

"Pur, Un inconnu de joie a tempéré leur tristesse et la nouveauté du miracle a rempli leur esprit d'une stupéfaction extraordinaire. Le deuil a donc changé en chant festif et en pleurant dans la jubilation. En fait, ils n'avaient jamais entendu ni lu dans les Écritures ce qu'ils ont maintenant vu avec leurs yeux, Et ils n'auraient guère cru s'ils n'avaient pas eu un témoignage aussi probant et sûr avant cela […] La forme de la croix a été saisie en lui. En fait, il semblait avoir juste déposé de la croix avec ses mains et ses pieds percés par les ongles et le côté droit blessé par la Lancia. Ils ont toujours vu sa viande, qu'avant la nuit, Maintenant, brille avec une candeur brillant et la beauté surhumaine s'est déjà prouvée le prix de la résurrection béni. Son visage, enfin, C'était comme celui d'un ange […] Comme il brillait devant tout le monde pour une beauté aussi merveilleuse, Sa viande devenait plus lumineuse. C'était vraiment un miracle de voir les trous des ongles au centre des mains et des pieds mais les ongles eux-mêmes formés par sa propre viande, de couleur foncée comme le fer et la droite nominale de la droite du sang. Et ces signes du martyre n'ont pas imposé la peur et l'horreur à ceux qui les ont vus, Mais ils ont conféré la décoration et l'ornement, Comment les cartes noires dans un sol candide ".

Nous pourrions nous arrêter ici et n'ajouter rien d'autre En présence d'une telle histoire émouvante. Il suffit de souligner que dans La Verna Francesco a finalement vécu son identification personnelle et extraordinaire avec le Christ et avec ces crucifix. Mais dans quel contexte cela s'est produit? À la fin de la vie, Francesco s'est senti de plus en plus exhorté par l'Église inquiet de normaliser un projet de vie chrétienne, Pratiquez la pauvreté et l'amour évangéliques, ce, Si vraiment implémenté, Cela aurait été révolutionnaire et dangereux pour la même structure ecclésiastique, Si un mal inter-foulé. Il se sentait également mal compris par une grande partie des frères et cela a augmenté son découragement. Grown dramatiquement tout le monde n'a pas pu partager des choix si difficiles, les hommes parfois de vertu limitée ou trop cultivés, Loin des idéaux purs de leur tête spirituelle. Comme Christ de plus en plus uniquement sur la ligne d'arrivée de la croix, À environ quarante-quatre ans, Francesco a emmené très peu de compagnons avec lui, intime et participer, et a déménagé, comme nous le savons, sur la verna, Pour une longue retraite de contemplation solitaire. Il a dû surmonter cette profonde crise; Il a continuellement demandé à Dieu de l'éclairer, qu'il lui a indiqué ce que la fin de sa vie aurait été. En fait, il a commencé à voir l'obscurité dans l'âme que lorsqu'il comprenait qu'il devait remettre les problèmes de l'ordre et son avenir à la décision de Dieu, endurer, Tommaso da Celano écrit, que "la volonté de miséricorde du père céleste était pleinement accomplie en lui". Le biographe considère le fondateur comme un "autre Christ" à l'arrière-plan du Monte Degli Ulivi. Le saint, Toutefois, Il aurait aimé savoir ce qui lui est arrivé, en dépit d'être maintenant sûr de ne pas se rebeller. Un jour, Après être parti pendant longtemps, a recouru à la triple ouverture des Évangiles, qui a toujours montré la même étape ou une très similaire. Le regard a posé: «Sur la passion du Christ, Mais seulement dans le tronçon où il a peur ". Quand Tommaso da Celano a écrit cette partie de l'œuvre, évidemment, connaissait déjà ce qui suit, Il savait que peu de temps après, il raconterait l'apparition de Serafino et des stigmates. Construit délibérément l'épisode de la triple ouverture avec des citations évangéliques qui se réfèrent à l'agonie du Christ selon Luca (22, 43-45). Christ, Au plus fort de souffrir, il demande au père: "Ce calice me quitte", Mais il comprend qu'il doit accepter toute la souffrance de la passion imminente. Dans l'Evangile, Après la vision de l'ange, Jésus s'est senti temporairement consolé; Mais immédiatement après, il a déchiré une grande angoisse, Tant de temps pour transpirer le sang. Francesco est également sur la montagne, il monte de La Verna; Il voit le Serafino et trouve la consolation quand il accepte toutes les souffrances qui l'attendent encore avant la mort. L'angoisse conduit le Christ à transpirer le sang; Francesco, La vision de Serafino a disparu, Ainsi, il se sent près du monte degli ulivi à un point tel que les ongles de viande, La copie des ongles de la croix se rend visible. Comme tous les grands saints mystiques, Francesco également sur La Verna est immergé dans l'obscurité de la "nuit noire" si appelée ", Pas même soutenu par son cher ami et compagnon Leone qui a vécu, lui-même, Un moment de crise. Après une longue période de retraite spirituelle, Francesco a enfin un éclairage, J'envisage la solution: Je connais Christ, qui est Dieu, Il est revenu à la volonté du père, Il n'aura pas à faire de même lui-même? Ainsi est accompli cette identification avec le modèle qui est inscrit non seulement dans l'âme du saint, Mais aussi dans sa chair. Jésus console Francis et révèle la justesse de son chemin qui était apparu et la première assurance de l'autre croix, celui de San Damiano; Et il lui donne aussi son amour, Maintenant au moment terminal de sa vie chrétienne et de sa expérience. De cette profonde connaissance, non intellectuel, Mais mystique, de la croix du Christ coulera du cœur de Francesco ces mots que nous avons signalés ci-dessus et ici la condensation. Témoignage de cela "connaissance»Du mystère chrétien qui nous rend toujours excités pour la façon dont Francesco l'a compris et vécu:

«Tu es l'amour, charité; Tu es la sagesse, Tu es l'humilité, Tu es patiente, Tu es la beauté, Tu es grenier, Vous êtes la sécurité, Tu es silencieux, Tu es la joie, Tu es notre espoir et Letizia, Tu es justice, Tu es la tempérance, Vous êtes toutes nos richesses en surabondance ".

Dans une lettre de Francesco à Antonio da Padova dans lequel il se tourne vers lui en l'appelant "Friar Antonio mon évêque" a-t-il dit:

"Faire de la théologie aussi, Mais soyez prudent que cela n'éteint pas l'esprit de prière et de contemplation ".

Francesco est pour la théologie, mais il rassure son frère que cela ne doit pas le conduire à des élucubrations, l'intellectualisme finit tout seul, ou à une réalité qui pourrait l'éloigner du Seigneur plutôt que de le rapprocher, que vous l'avez élu à un niveau intellectuel mais pas à un niveau mystique-souffrant. C'est pourquoi Francesco peut se permettre de corriger et aussi exhorter un théologien raffiné comme Sant'antonio da Padova; C'est pourquoi Francesco reste une figure très complexe et compliquée à comprendre, Pour être expliqué et transmis, Surtout à suivre. C'est aussi pourquoi il n'est pas facile de parler de "Théologie de Saint-François".

 

Sanluri, 17 juillet 2024

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Bible, homosexuels et théologie. La différence substantielle entre ceux qui spéculent et discutent et ceux qui veulent introduire un dangereux cheval de Troie dans l’Église

BIBLE, HOMOSEXUELS ET THÉOLOGIE. LA DIFFÉRENCE SUBSTANTIELLE ENTRE CEUX QUI SPÉCULENT ET DISCUTERENT ET CEUX QUI VEULENT INTRODUIRE UN DANGEREUX CHEVAL DE TROIE À L'INTÉRIEUR DE L'ÉGLISE

«Aujourd'hui, un nombre de plus en plus important de personnes, même au sein de l'Église, ils exercent une très forte pression pour l'amener à accepter la condition homosexuelle, comme si ce n'était pas compliqué, et légitimer les actes homosexuels" (Joseph Ratzinger, 1986)

— Pages théologiques —

 

 

 

 

 

 

 

 

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.https://youtu.be/4fP7neCJapw.

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L'homosexualité a toujours été un sujet épineux, génère des discussions et des polarisations destinées, comme les fameuses lignes parallèles, ne jamais se rencontrer. Pour donner un exemple, je pourrais citer le tapage suscité l'année dernière par la publication d'un livre écrit par un général de l'armée italienne contenant ses positions résolument claires sur ce sujet.. Bien sûr l'homosexualité, au fil des ans, c'était aussi un chapitre débattu dans l'Église catholique, de plus en plus; a échappé à une mention éphémère dans les anciens manuels de théologie morale et est devenu le sujet de déclarations magistrales, avec des documents spécifiques dédiés, ce qui dénote à quel point le sujet est ressenti dans la société et dans les communautés chrétiennes qui s'interrogent à ce sujet. Diverses significations se retrouvent dans les mêmes documents, ouvertures et fermetures décisives ou timides qui peuvent également être attribuées à la sensibilité ou à la position de ce représentant ecclésiastique ou pontife en fonction à un moment historique particulier.

Le Concile Vatican II il a également demandé que l'on rende à l'Écriture Sainte la vénération qu'elle mérite comme source de la Révélation divine et à elle et à la Sainte Tradition il a dédié l'une des quatre constitutions dogmatiques issues de cette réunion., avec le nom de Épée de Dieu. Depuis, chaque déclaration magistrale, mais on pourrait dire n'importe quelle réflexion théologique ou pastorale, chaque acte de l'Église ne peut ignorer la référence à la Bible. Même un sujet qui paraîtrait délicat comme celui de l'homosexualité. Maintenant, ce qui ressort parfois chez beaucoup de ceux qui veulent se référer à la Bible lorsqu'ils parlent ou écrivent sur ce sujet, c'est qu'ils peuvent difficilement mettre de côté l'envie de polariser ou de sortir forcément victorieux des controverses, comme nous l'avons déjà noté au début de ce discours. Comme ça, la Sainte Ecriture, dans des débats ou des écrits, elle cesse d'être cette source qui nourrit pour devenir une arme brandie par ceux qui condamnent tout court homosexualité, et par ceux qui voudraient au contraire que l'Église s'excuse auprès des homosexuels pour ses fermetures et pour les souffrances qu'elle leur a causées. Comment peux-tu t'en sortir impasse? je pense, d'abord, reconnaître la juste valeur des Saintes Écritures qui ne sont évidemment pas une arme à utiliser à volonté ni un manuel et un dépliant à ouvrir pour conforter ses idées et ses positions dans le monde. J'ai lu quelques passages du volumineux commentaire publié l'année dernière sous le nom de Bibbia pédé pour les types des éditions dehoniennes (QUI), où, entre autres, dans les Évangiles, on craint une relation homosexuelle entre le centurion romain et son serviteur malade pour lequel le premier demande la guérison à Jésus, seulement parce que l'évangéliste Luc dit qu'« il lui était très cher » (Lc 7, 1-10). La même interprétation a été récemment relancée par un blog habituellement très polémique envers l'actuel Pontife et les dirigeants de l'Église., mais décidément indulgent sur le sujet de l'homosexualité, au point de déclarer dans un article consacré à la relation entre ce sujet et l'Écriture Sainte que:

« En lisant attentivement ces textes, donc, il n'y a rien contre l'homosexualité".

Pour de vrai? Pourquoi feuilleter les documents du Magistère ecclésiastique, le Catéchisme de l'Église catholique pour citer un exemple, et bien sûr les sites ou blogs avec une orientation plus conservatrice, pour ainsi dire, il semble au contraire que pour eux la Bible se positionne résolument sur une attitude contre l'homosexualité.

Ce dont je veux me souvenir ici c'est ainsi que le Concile voulait que la Bible soit interprétée et il en parle au n°. 12 de la Constitution Dogmatique Épée de Dieu:

«Car Dieu dans la Sainte Écriture a parlé à travers les hommes à la manière humaine, l'interprète des Saintes Écritures, pour bien comprendre ce qu'il voulait nous communiquer, il doit rechercher soigneusement ce que les hagiographes voulaient vraiment dire et ce que Dieu s'est plu à démontrer par leurs paroles. Pour obtenir l'intention des hagiographes, entre autres, les genres littéraires doivent également être pris en compte. En fait, la vérité est proposée et exprimée différemment dans les textes historiques de différentes manières., ou prophétique, ou poétique, ou même dans d'autres genres d'expression. Il faut donc que l'interprète recherche le sens que les hagiographes dans certaines circonstances, selon les conditions de son époque et de sa culture, à travers les genres littéraires en usage à l'époque, il avait l'intention d'exprimer et a en fait exprimé. En effet, pour comprendre exactement ce que l'auteur sacré a voulu affirmer par écrit, une attention particulière doit être accordée aux manières de ressentir à la fois habituelles et originales, s'exprimer et raconter des histoires en force au temps de l'hagiographe, à la fois à ceux-là et dans les différents endroits où ils étaient alors utilisés dans les relations humaines. L'Écriture Sainte doit être lue et interprétée à la lumière du même Esprit par lequel elle a été écrite, pour obtenir la signification exacte des textes sacrés, il faut veiller avec pas moins de diligence du contenu et de l'unité de toute l'Écriture, en tenant dûment compte de la tradition vivante de toute l'Église et l'analogie de la foi. C'est la tâche des exégètes de contribuer, en suivant ces règles, à l'intelligence la plus profonde et à l'exposition du sens de l'Écriture Sainte, pour qu'à travers leurs études, un peu préparatoire, que le jugement de l'Église mûrisse".

C'est important et d'une certaine manière, le passage du passage n'est toujours pas entièrement compris Épée de Dieu rappelle le nous, dans sa première partie, la qualité sacramentelle, juste dire, des Saintes Écritures. Puisque la Parole de Dieu se présente sous la forme d'une écriture humaine soumise aux conditions de temps et de culture des écrivains et à la manière originale d'organiser ce génie littéraire que possède tout auteur biblique. Tout comme cela sous-tend leurs « manières de ressentir, s'exprimer et raconter des histoires... qui étaient en usage dans les relations humaines". Dans la deuxième partie, au lieu, il y a une invitation à des fouilles plus approfondies qui vont dans le sens de la recherche du sens ou du sens plus profond de la même Écriture. Un sens spirituel, ce n'est pas un hasard si l'Esprit est mentionné avec une majuscule, et théologique, conformément à tout le dépôt de la foi, pour une compréhension toujours plus complète du texte et parce que l'Église, en particulier cette partie prédisposée à conduire, peut exprimer un jugement sur les choses qui concernent l'expérience chrétienne conformément à la Parole de Dieu et à sa tradition. Dans ce contexte, nous comprenons que nous sommes confrontés à un travail long et patient., tout autre chose que de dégainer l'épée de la Bible et de la brandir pour affirmer, ou pire pour imposer ses idées.

Revenons à notre sujet, il est clair que le jugement de l'Église sur l'homosexualité a progressé, ainsi que de maintenir certaines considérations. Cela se voit dans les documents, donne Personne humaine du 1975 au récent Implorant la confiance du 2023, en passant par Lettre aux évêques de l'Église catholique sur la pastorale des personnes homosexuelles du 1986, délivré par la Congrégation, maintenant Dicastère, pour la Doctrine de la Foi. Ce dernier document est celui qui, plus que les autres, fait explicitement référence aux passages bibliques qui condamnent l'homosexualité., il les énumère tous et sur cette base et sur celle de la Tradition et du Magistère, ce document déclare que l'Église:

«Il maintient sa position claire sur cette question, qui ne peut être modifié sous la pression de la législation civile ou de la mode du moment" (Non.. 9).

Peu avant, le même texte mentionnait que:

«Aujourd'hui, un nombre de plus en plus important de personnes, même au sein de l'Église, ils exercent une très forte pression pour l'amener à accepter la condition homosexuelle, comme si ce n'était pas compliqué, et légitimer les actes homosexuels" (Non.. 8).

Même le document le plus récent Implorant la confiance cela s'appuie sur l'Écriture, Tradition et Magistère, en particulier du dernier Pontife. Cela donne la possibilité de donner la bénédiction sous certaines conditions aux couples irréguliers et à ceux du même sexe car de cette manière:

« L'Église est donc le sacrement de l'amour infini de Dieu. Donc, même lorsque la relation avec Dieu est obscurcie par le péché, tu peux toujours demander une bénédiction, en lui tendant la main, comme Pierre l'a fait dans la tempête lorsqu'il a crié à Jésus: "Monsieur, sauve-moi!” (Mont 14, 30). Souhaiter et recevoir une bénédiction peut être la meilleure chose possible dans certaines situations. » (Non.. 43).

Sans oublier le Catéchisme de l'Église catholique, Publié dans 1992, ce qu'il dit des homosexuels:

"L'homosexualité fait référence aux relations entre hommes ou femmes qui éprouvent une attirance sexuelle, exclusif ou prédominant, envers les personnes du même sexe. Elle se manifeste sous des formes très variées au cours des siècles et dans différentes cultures. Sa genèse psychique reste largement inexpliquée. S'appuyant sur l'Ecriture Sainte, qui présente les relations homosexuelles comme de graves dépravations, La tradition a toujours déclaré que "les actes homosexuels sont intrinsèquement désordonnés". Ils sont contre la loi naturelle. Ils excluent le don de la vie de l'acte sexuel. Ils ne sont pas le fruit d'une véritable complémentarité affective et sexuelle. Ils ne peuvent en aucun cas être homologués» (cf.. 2357). « Un nombre non négligeable d'hommes et de femmes ont des tendances homosexuelles profondément enracinées. Cette inclinaison, objectivement désordonné, il constitue pour la plupart d'entre eux une épreuve. Ils doivent donc être reçus avec respect, la compassion, délicatesse. A leur égard, toute forme de discrimination injuste sera évitée. Ces personnes sont appelées à accomplir la volonté de Dieu dans leur vie, e, s'ils sont chrétiens, d'unir au sacrifice de la croix du Seigneur les difficultés qu'ils peuvent rencontrer en raison de leur condition" (cf.. 2358). « Les homosexuels sont appelés à la chasteté. Par les vertus de la maîtrise de soi, éducateurs de la liberté intérieure, grâce au soutien, parfois, d'une amitié désintéressée, avec prière et grâce sacramentelle, ils peuvent et doivent, progressivement et résolument, se rapprocher de la perfection chrétienne" (cfr.2359).

Et tout ça? Ce ne sont évidemment pas des visions schizophréniques de la même réalité. Au contraire, dans les documents susmentionnés, il y a une volonté de maintenir l'ancrage dans la Parole de Dieu., vu précisément comme une source. Il est clair que les différents auteurs ont voulu appuyer sur un certain type de registre plutôt qu'un autre.. Ainsi le document le plus récent s'appuyait sur l'enseignement de la miséricorde, si chère au pape François et préfère les passages bibliques qui soulignent l'accueil de Dieu plutôt que la condamnation. Il est probable que les textes les plus décisifs dans la condamnation de l'homosexualité ont été interprétés à la lumière de ce « sens que l'hagiographe, dans certaines circonstances,, selon les conditions de son époque et de sa culture, à travers les genres littéraires en usage à l'époque, destiné à exprimer et a en fait exprimé", dont le Conseil a parlé. Ainsi certaines expressions de saint Paul et déjà du Livre du Lévitique qui condamnent les relations homosexuelles pour certains exégètes sont telles parce que « la notion d'homosexualité n'existait pas »., c'est-à-dire l'attirance normale qu'une personne peut avoir envers une autre du même sexe, Paul considérait ce comportement comme une déviation, sur la base de ce qu'il croyait être la « relation naturelle ». Ses opinions sur la question ont la même valeur que lorsqu'il affirme que c'est "la nature elle-même qui nous enseigne qu'il est inconvenant pour un homme de laisser pousser ses cheveux". (1 Cor 11,14) (QUI). De même, les prescriptions de l'Ancien Testament du Lévitique, ils ne sont pas liés à la sexualité, mais plutôt à la procréation, car cela contrevenait au commandement divin « Soyez féconds et multipliez-vous » (Gén 1,28) (QUI). Le texte biblique par excellence, puis, sur lequel se fonde toute ouverture à la condition homosexuelle et, dernièrement, il est également utilisé pour la demande d'ordination féminine et est le passage paulinien de la Lettre aux Galates:

«Il n'y a ni juif ni grec; il n'y a ni esclave ni libre; il n'y a ni mâle ni femelle, parce que vous êtes tous un en Jésus-Christ" (Fille 3,28).

Texte diversement interprété et parfois obligé de dire ce qu'il ne veut vraiment pas dire. Pourtant, tous les documents, et les plus fermés, est le dernier qui présente quelques ouvertures concernant la bénédiction des couples homosexuels, tu dois le dire et l'accepter, ils ne se déclarent pas ouvertement Gay-friendly, comme on dit aujourd'hui; plutôt l'inverse. Aussi Implorant la confiance, qui parle de miséricorde, il ne s'écarte pas de la doctrine traditionnelle et ne souhaite pas non plus créer une confusion entre l'union conjugale et les autres types d'union:

«Cette croyance est fondée sur la doctrine catholique éternelle du mariage. C’est seulement dans ce contexte que les relations sexuelles trouvent leur sens naturel, adéquat et pleinement humain. La doctrine de l'Église sur ce point reste ferme. » (Non.. 4).

Il y a encore un autre aspect qui doit être mentionné. Joseph Ratzinger qui a rédigé le texte susmentionné Lettre du 1986 il a parlé de pressions très fortes, même des manipulations, faire en sorte que l'Église accepte la condition homosexuelle. Le document a clarifié la position de l'Église sur cette question. Pourtant, il faut admettre que dans ce document et dans d'autres, l'attitude de l'Église à l'égard des homosexuels avait déjà beaucoup changé et cela, on ne peut pas le nier, parce que la sensibilité et l'opinion des contemporains à cet égard ont profondément changé, à tous les niveaux. Ainsi, l'Église déplore aujourd'hui aussi l'oppression des personnes homosexuelles, comme l'exprime le Catéchisme de l'Église catholique cité ci-dessus, donc l'utilisation d'un langage et d'actions violentes. Nous en appelons à la « juste dignité de chaque personne ». Le terme sodomie a disparu et au lieu de « contre nature » on parle plutôt d'une tendance, même si "l'orientation" utilisée par l'Organisation mondiale de la santé n'est pas adoptée. Les homosexuels sont chrétiens comme tout le monde et invités à vivre la chasteté. Voici, Les actes homosexuels ne sont pas acceptés, mais ce document, dans la dernière partie, il s'agit d'une promotion de l'accueil et de la pastorale des homosexuels à qui les sacrements ne sont pas refusés., dans les conditions appropriées.

Mais comme toujours avec les sujets qui nous intéressent Dans la vie chrétienne, les discussions ne sont jamais fermées, la réflexion continue. Le même Lettre de Joseph Ratzinger invite les évêques à solliciter « la collaboration de tous les théologiens catholiques » (Non.. 17). Cet aspect est probablement le plus difficile, le plus fatiguant, ce qui nous manque le plus et aussi le plus délicat comme je l'évoquerai prochainement avec un exemple. Mais aussi ce dont nous avons le plus besoin, précisément parce que la Bible, pour revenir au coeur de notre discussion, n'est pas utilisé comme manuel. Il y a une étape supplémentaire et décisive. Pour que les gens, immergé dans la culture contemporaine, peut apprécier l'intelligence de la foi, nous avons besoin d'un effort continu pour re-comprendre herméneutiquement les données de la foi et les traduire en organisations de pensée cohérentes.. La Bible doit conserver son caractère de source, mais nous avons besoin d'une réflexion théologique pour laquelle la Sainte Écriture, selon une belle expression de Épée de Dieu, c'est comme l'âme qui la garde toujours jeune:

«La théologie sacrée repose comme sur un fondement éternel sur la Parole écrite de Dieu, indissociable de la Tradition sacrée; en lui, il est vigoureusement consolidé et toujours rajeuni, scrutant à la lumière de la foi chaque vérité contenue dans le mystère du Christ. Les Saintes Écritures contiennent la Parole de Dieu et, parce que tu es inspiré, ils sont vraiment la Parole de Dieu, que l'étude des pages sacrées soit l'âme de la théologie sacrée" (Non.. 24).

J'arrive à l'exemple auquel je voulais faire référence: les théologiens connus qui ont réfléchi sur le thème de l'homosexualité appartiennent presque tous à la zone anglo-saxonne, souvent avec des positions résolument ouvertes dans ce domaine. Pourtant en Italie nous avions un théologien, un prêtre, qui a beaucoup réfléchi à ce sujet, mais peu le savent. Je fais référence au prêtre Gianni Baget Bozzo, que beaucoup connaissent pour sa vocation orbitale., c'est-à-dire capable de faire des choix et d'exprimer des opinions d'abord dans un sens puis dans le sens opposé. Incarnant vivant un personnage controversé il est désormais presque oublié, Malheureusement. Mais selon lui, « en Dieu les contraires ne sont pas contradictoires » et « il n’y a rien de plus fascinant pour l’imagination humaine que de voir en même temps les deux faces d’une contradiction ».[1]. Il avait Giuseppe Siri comme professeur de religion à Gênes, futur archevêque et cardinal de la même ville qui l'a ordonné prêtre, il voudra qu'il soit professeur de théologie au séminaire, il lui confiera le magazine Renouvellement, il lui retirera ces deux tâches et le suspendra du divin. Il a changé d'avis sur tout, mais sur un sujet il n'a jamais changé d'avis: sur les homosexuels. Ses commentaires à ce sujet, qui date de 1976 jusqu'à ce que le 2008, pour qu'ils ne tombent pas dans l'oubli, ils ont été rassemblés par l'expert du Vatican Luigi Accattoli dans un livre intitulé: Pour une théologie de l'homosexualité [2].

Ce sont des textes parus dans les journaux, des magazines ou des discours lors de conférences dans lesquels il a fait valoir avec ténacité ses affirmations, depuis plus de trente ans, les droits de ceux qui vivent dans la condition homosexuelle. Et en tant que théologien, il a encouragé les chrétiens à repenser la théologie de la sexualité et à y développer le chapitre inédit de l'homosexualité.. Avec son extraordinaire aptitude à parler de Dieu dans le langage de son temps, il s'est interrogé et a demandé quelle est l'intention divine concernant l'existence des homosexuels.. Il l'a fait avec des arguments pointus et des citations savantes, au point qu'à la fin il a même dû répéter dans plus d'une interview qu'il n'était pas homosexuel. Homosexuels défendus, mais aussi la virginité et le célibat et n'a pas épargné les critiques du mouvement homosexuel, à l'organisation de Fierté, en particulier celle de l'Année Sainte de 2000, année jubilaire, qui a fait tant de sensation dans la ville de Rome. Il a conseillé aux homosexuels d'avoir des partenaires stables, au lieu de variables et a également accusé l'Union européenne d'utiliser i homosexuel comme arme contre l'Église catholique. Il considérait que l'homoérotisme chaste n'était pas incompatible avec la sainteté et écrivait des choses comme celle-ci.:

"Homosexualité, dans tous les cas, il ne pourra jamais être considéré par la société comme un modèle. Il ne peut en être ainsi avant tout pour des raisons biologiques. Une société biologiquement aseptique est incompatible avec les enseignements du Christ. Il ne faut pas oublier cela. L'Église ne peut pas accepter l'égalisation entre les conditions hétérosexuelles et homosexuelles. Ceci est valable au niveau de la moralité sociale. Pour être clair, au niveau politique. Mais au niveau de la moralité individuelle, la discussion est toujours ouverte et devra être abordée" (la Gazette, juin 2020).

Ce que je veux souligner ici il ne s'agit pas tant de défendre les opinions de Baget Bozzo, même s'il est bien qu'ils ne soient pas oubliés et qu'il y ait un intellectuel italien qui n'a pas eu peur de s'exposer dans ce débat, mais que nous avons besoin d'un tel effort culturel et théologique, d'esprits vifs qui nous aident à réfléchir à des questions difficiles et donc à faire face à ceux qui ne pensent pas comme nous, mais avec la même diligence. Laissons les raccourcis de ceux qui prennent la Bible et la lisent comme un manuel médical aux chers fondamentalistes d'outre-mer ou à quelque blog de peu de fortune.. La tradition catholique qui n’a jamais eu recours aux raccourcis, encore moins les intellectuels, nous a toujours invité à réfléchir, après avoir médité sur Page sainte, pour citer Thomas d'Aquin, Ce que c'était magister.

De l'Ermitage, 3 mai 2024

 

Gianni Baget Bozzo, Prêtre génois (1925 – †2009)

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REMARQUE

[1] Baget Bozzo G., Vocation, Rizoli, 1982, page 68 e 142).

[2] Baget Bozzo G., Pour une théologie de l'homosexualitéà, édité par Luigi Accattoli, Éd. Mois, 2020.

 

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Grotte Saint-Ange à Ripe (Civitella del Tronto)

 

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La dernière dévotion du Christ: le Sacré-Cœur n'est pas une dévotion mais une porte d'accès aux mystères de Dieu

LA DERNIÈRE DÉVOTION DU CHRIST: LE SACRÉ-CŒUR N'EST PAS UN DÉVOTIONNISME MAIS UNE PORTE D'ACCÈS AUX MYSTÈRES DE DIEU

Pour ceux qui connaissent le cinéma, la référence au film de Martin Scorsese sur Jésus est évidente 1988: «La dernière tentation du Christ». Mais juste pour dire ça, tandis que la fiction cinématographique peut aussi imaginer que le Christ a été tenté de se retirer de son chemin, l'Évangile nous a dit qu'il est allé jusqu'au bout, avec un dévouement envers sa mission qui a finalement révélé ce qu'il y avait dans son cœur plein d'amour.

- Les pages théologiques -

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Auteur
Ivano Liguori, ofm. Cap.

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La dévotion qui s'est répandue le plus parmi les chrétiens, au moins au cours des derniers siècles, c'est celui adressé au Sacré-Cœur, ce, naturellement, il a aussi attiré à lui que grâce au Cœur de Sa Mère Marie. Avec ce culte, l'Église catholique entendait honorer le Cœur de Jésus-Christ, un des organes symbolisant son humanité, que pour l'union intime avec la Divinité, a le droit d'adorer.

Déjà pratiqué dans l'Antiquité chrétienne et au Moyen Âge, le culte s'est largement répandu au XVIIe siècle grâce à saint Jean Eudes (1601-1680) et surtout de Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), tandis que la fête du Sacré-Cœur était célébrée pour la première fois en France, probablement dans 1685. La première des célèbres visions de Santa Margherita s'est produite 27 décembre 1673, fête de Saint Jean l'Évangéliste. Jésus lui apparaît et Marguerite se sent « entièrement investie de la présence divine ». Il l'invita à prendre la place qu'avait occupée saint Jean lors de la Dernière Cène et lui dit:

«Mon divin Cœur est si passionné d'amour pour les hommes, qui ne pouvait plus contenir en lui les flammes de son ardente charité, tu dois les diffuser. Je t'ai choisi pour réaliser ce grand plan, pour que tout soit fait par moi".

Comme pour toutes les autres dévotions, pour qu'ils ne restent pas simplement tels ou des conteneurs vides de manifestations populaires, la théologie puis le magistère se sont efforcés d'offrir des contenus et des motivations qui puissent non seulement maintenir vivante la dévotion au Cœur du Christ, mais qu'elle s'est aussi continuellement nourrie des sources de l'écriture et de la tradition ecclésiale. Comme le dévotionnisme arrive souvent, qui est au contraire une dégénérescence de l'acte authentique de culte, a tendance à prévaloir sur le contenu, ils ont donc du mal à accomplir leur tâche, surtout de nos jours, dans lequel il est facile de qualifier une dévotion d'héritage d'un passé pré-moderne et qui n'est plus d'actualité, ou comme on dit seulement bon pour les personnes âgées ou les simples.

Au lieu de cela, la dévotion au Sacré-Cœur il aurait aussi beaucoup à apprendre aux gens modernes, en effet aux post-modernes que nous sommes, parce que le symbole du cœur et les thèmes qui y sont liés se conjuguent spontanément avec ceux de l'affection et de l'amour, c'est-à-dire tout ce monde de sentiments et d'émotions qui nous intéressent beaucoup à notre époque. Quand de plus en plus souvent, encore récemment, Des événements criminels se produisent et affectent les relations amoureuses, nous contactons immédiatement les experts qui nous préviennent de notre inquiétude sur la façon dont notre temps, surtout les jeunes générations, a besoin d'une éducation aux sentiments, de la manière dont il faut être en contact avec ses émotions pour pouvoir les exprimer de manière adéquate et non violente. C'est ce vocabulaire qui nous ramène à l'intériorité et donc au cœur humain, à qui le cœur du Christ a encore beaucoup à enseigner.

Pour revenir aux sources de cette dévotion chrétienne particulière et faire comprendre comment il est théologiquement fondé et lié à tout le mystère du salut apporté par Jésus, j'aimerais considérer, qui, un simple, pour ainsi dire, verset de l'Évangile qui adhère parfaitement à cette dévotion du Sacré-Cœur. Puisque de nombreuses images représentent Jésus en train d'offrir son cœur palpitant, donc d'ouvrir son monde intérieur et le plus intime, voyons comment l'Évangile décrit ce moment. L'évangéliste Jean le fait dans le chapitre où il rapporte lui-même la crucifixion de Jésus., au dernier moment, dit-il: «Tout est accompli»; et aussitôt après un soldat lui blesse le côté pour constater sa mort. Voyons comment St. John décrit la scène, ce qui a dû être vraiment important. Notons combien de fois apparaît le terme témoignage, adressé à la foi et lié à deux citations bibliques importantes. Nous sommes intéressés par le deuxième, le verset que nous aimerions examiner – « Ils regarderont celui qu'ils ont percé » – précisément parce que la dévotion nous invite à regarder le Cœur de Jésus, mais nous ne pouvons manquer de prendre en considération le contexte immédiat dans lequel se déroule la scène et ses significations théologiques importantes..

«Mais ils sont venus de Jésus, voyant qu'il était déjà mort, ils ne lui ont pas cassé les jambes, mais l'un des soldats l'a frappé au côté avec une lance, et immédiatement du sang et de l'eau sont sortis. Celui qui a vu en rend témoignage et son témoignage est vrai; il sait qu'il dit la vérité, pour que toi aussi tu puisses croire. Cela s'est en fait produit pour que l'Écriture puisse s'accomplir: Pas un seul os ne sera brisé. Et un autre passage de l'Écriture dit encore: «Ils regarderont celui qu'ils ont transpercé»» (Gv 19,33-37).

Le passage cité par John il appartient à un oracle prophétique qui annonçait le salut et la restauration eschatologique de Jérusalem (Zac 12-14). Dans le péricope, 12,1013,1 – il raconte la mort mystérieuse d’un roi berger qui représente le futur Messie, Dieu lui-même se sent blessé par cette mort, alors il prend les devants en promettant un bon esprit et une fontaine bouillonnante pour leur péché:

«Je répandrai sur la maison de David et sur les habitants de Jérusalem un esprit de grâce et de consolation: ils me regarderont, celui qu'ils ont percé. Ils le pleureront comme on pleure un enfant unique, ils le pleureront comme on pleure le premier-né. »(Zac 12,10).

Plus loin 13, 1:

"Ce jour-là, il y aura une source pour la maison de David et pour les habitants de Jérusalem, pour laver le péché et l'impureté".

À ce verset vous pouvez ajouter le texte sur l'eau vive du chapitre suivant: « Ce jour-là, des eaux vives couleront de Jérusalem et se dirigeront en partie vers la mer orientale., partie vers la mer occidentale: il y en aura toujours, été et hiver. Le Seigneur sera roi de toute la terre. Ce jour-là, le Seigneur sera un et son nom sera un. » (14, 8-9).

L'application de ces textes à Jésus sur la croix c'est clair. Jésus avait annoncé que des fleuves d'eau vive couleraient de lui, dans Gv 7,38, et l'évangéliste a expliqué qu'il disait cela à propos de l'Esprit (7,39)[1].

En résumé, l'open source pour les habitants de Jérusalem est le côté ouvert de Jésus; les eaux vives qui sortent de Jérusalem (Zacharie) pour Jean, ce sont les eaux vives qui coulent de lui, quel est le nouveau temple; ces eaux apportent purification et vie à l'Orient et à l'Occident. Nous avons ici le thème de l'universalité du salut, signalé, dans l'histoire de la Passion, aussi du titre de la croix qui disait: «Roi des Juifs». Pourtant l'écriture était en hébreu, Grec et Latin: donc une royauté proclamée au monde entier. La dernière prophétie de Zacharie s'est également vérifiée de cette manière où il n'est plus fait mention d'un berger transpercé., mais du Seigneur et de sa royauté universelle dans le temps eschatologique: «Il sera le roi de toute la terre» (Zac 14,9). Jean donne donc à la scène de la croix un sens historique salvifique très large, en plein accord avec les autres grandes époques théologiques liées à celle-ci verset 37 pris en considération.

On pourrait également citer deux autres passages de l'Écriture où nous parlons de la Nouvelle Alliance. En premier, (Allemagne 31,33-34), cela ne sera plus signalé sur les tablettes de calculs externes, mais plutôt inscrit dans le coeur:

«Ce sera l'alliance que je conclurai avec la maison d'Israël après ces jours-là - oracle du Seigneur - je placerai ma loi en eux, je l'écrirai dans leur coeur. Alors je serai leur Dieu et ils seront mon peuple. Ils n'auront plus à s'instruire, disant: « Connaître le Seigneur », parce que tout le monde me connaîtra, du plus petit au plus grand - oracle du Seigneur - car je pardonnerai leur iniquité et je ne me souviendrai plus de leur péché".

Dans la seconde, (Ce 36,25-27), il est toujours fait référence à l'alliance, mais sanctionné par le don d'un esprit, semblable à l'eau qui purifie, d'où aussi le don d'un cœur nouveau:

«Je t'aspergerai d'eau pure et tu seras purifié; Je te purifierai de toutes tes impuretés et de toutes tes idoles, Je te donnerai un nouveau cœur, Je mettrai un nouvel esprit en toi, Je t'enlèverai le cœur de pierre et je te donnerai un cœur de chair. Je mettrai mon esprit en toi et je te ferai vivre selon mes lois et je te ferai observer et mettre en pratique mes règles".

Tout ce contexte scripturaire cela nous fait comprendre ce que Jean voulait dire lorsqu'il rapporta la phrase prophétique: «Ils regarderont celui qu'ils ont percé»; qui ne se trouve que dans son Évangile, à la fin d'un texte qui, comme nous l'avons déjà souligné, c'est la référence préférée quand on parle de dévotion au Sacré-Cœur de Jésus. Ces mots résument la reconnaissance et la compréhension[2] par la foi de ce qui demeurait au plus profond du cœur du Christ mourant qui "ayant aimé les siens... jusqu'au bout" et ayant maintenant tout accompli, exprime le désir intérieur de donner l'Esprit. Ceux qui dirigent leur regard vers Jésus ne peuvent plus être les spectateurs ou les soldats qui ont assisté à la crucifixion., mais ce sont désormais les âmes croyantes qui pénètrent et conservent fidèlement le mystère de l'amour de Jésus, en un mot son Coeur.

Essayons de mieux comprendre tout cela, se laisser guider par la structure littéraire du passage johannique qui décrit les instants avant et après la mort de Jésus sur la croix. Bien sûr, nous ne pouvons pas résumer tout ce qui se passe. Il permet de mettre en évidence la présence de trois binômes: «tout est fini» et «j'ai soif» al v. 28; "c'est fini" et "il a rendu l'Esprit" de v. 30; enfin « du sang et de l'eau » de v. 34. Deux lignes thématiques partent de ces trois, vers lequel nous devons diriger notre regard de foi.

La première ligne que nous appellerons christologique il est dessiné par des expressions: "tout est fini", "c'est fini" et "du sang". Ils représentent le recueil de l'œuvre salvifique de Jésus. Dans ce cas, le regard se tourne vers l'arrière, à ce qui s'est passé, saisir dans ces paroles l'obéissance totale de Jésus au Père: il a terminé son travail, jusqu'à ce que le sang coule. Mais c'est aussi une vision de l'accomplissement de cet amour salvateur pour nous, que "jusqu'à la fin" de Gv 13,1. Alors voyons ici, dans le côté ouvert du Christ, sois son oblation parfaite, cet amour à l'excès pour nous.

La deuxième ligne thématique il est plutôt tourné vers l'avenir, à la vie de l'Église qui, comme nous avons essayé de le décrire dans un article précédent, il y est présent en la personne du disciple bien-aimé et de la Femme, la Mère de Jésus, appelé à une nouvelle maternité spirituelle envers les disciples croyants. Cette ligne, pneumatologie, il est décrit par des mots: «Sur le plateau», «abandonné l'Esprit» et «l'eau».

L'eau qui coule du côté du Christ c'est un symbole du don de l'Esprit et vient du Christ lui-même: c'est lui qui "a donné l'Esprit"; c'est de lui que vient ce désir: «Sur le plateau». En fait, nous notons une différence significative entre la citation de Zacharie et la façon dont Jean la rapporte dans l'Évangile.. Pour Jean il ne s’agit plus de regarder vers Dieu, mais vers "il", Christ, qui a été percé. Toute l'attention, c'est-à-dire le regard croyant, elle est concentrée sur lui et sur le moment où le sang et l'eau sortent de ses sous-vêtements. De plus, l'ancienne prophétie parlait de repentance, ce qui n'est pas dit par Giovanni qui préfère se concentrer sur la vue.

Il existe de nombreuses études qui confirment les différentes manières de voir du quatrième Évangile et comment, pour Jean, le plus parfait est celui qui comprend avec foi le mystère révélé et le conserve dans sa mémoire.. Nous ajoutons que cette vision vise à la participation des lecteurs de l'Évangile à la même expérience, comme John lui-même l'avoue dans la première finale de son œuvre: "Ces (panneaux) ils ont été écrits pour que vous croyiez que Jésus est le Christ, le Fils de Dieu, et pourquoi, croire, avoir la vie en son nom" (Gv 20, 31)[3].

Donc, Encore une fois, l'évangéliste écrit pour diriger le lecteur de l'histoire au mystère. On voit un côté percé, du sang et de l'eau qui en sortent et on contemple tout le monde intérieur du Christ et les grands thèmes, grande profondeur théologique, ecclésial et spirituel, rien que du dévotionisme magico-ésotérique. L'eau du côté de Jésus est un symbole de l'Esprit qui coule de son côté, Il devient le nouveau temple eschatologique (cf.. Ce 47). En même temps, le sang fait référence à son don de soi au Père., à son travail fini et à son amour pour nous. Le regard de la foi qui contemple est le désir de participer à tout ce monde intérieur du Christ qui se manifeste.

Dans ce passage Johannine il n'y a aucune mention explicite du cœur, plutôt que l'intériorité de Jésus. Ce sera la mystique médiévale qui identifiera ce monde intérieur comme le cœur du Christ et fera de ce passage du côté percé le texte biblique par excellence de la théologie et de la spiritualité du Divin Cœur de Jésus.. Saint Ambroise a dit:

« Que l'Église soit introduite dans la chambre secrète du Christ...; la salle secrète de l'Église est le Corps du Christ; le roi l'introduisit dans tout (le sien) mystère" (Sant'Ambrogio, En PS. 218, 1,16 FROMAGE 62,16).

Et Guillaume de Saint-Thierry:

"Que par la porte ouverte nous entrons, tout en un seul morceau, dans ton cœur, Ô Jésus... jusqu'à ta sainte âme"; demander au Sauveur: «Ouvrir le côté de son corps pour que puissent entrer ceux qui désirent voir les secrets du Fils» (Guillaume de Saint-Thierry, Prières méditatives, 6; PL 180, 226UNE).

Aujourd'hui, grâce à une exégèse moderne et précise, donnons à ces belles affirmations une base évangélique solide et apprécions-les mieux.

Ayant, Encore une fois, des thèmes résumés qui auraient nécessité un traitement plus long et plus approfondi, l'intention de cette contribution pourrait être de susciter, après dégustation, un vrai goût et intérêt. L'intelligence de la foi ne cesse d'approfondir les questions chères au peuple chrétien., même une dévotion peut devenir une porte vers une compréhension toujours plus large et plus profonde des mystères de Dieu et de la foi.. Quand le mois de juin approche, traditionnellement dédié au Cœur du Christ, donnons un nouveau sens à cette dévotion, aux prières que nous choisirons ou aux images que nous partagerons sur social. Par exemple, la pratique des «neuf premiers vendredis», après ce qui a été dit ici, ce n'est plus simplement la prière et la dévotion de l'individu, mais doit être pensé dans le contexte plus large de la communion ecclésiale et du mystère chrétien, comme nous l'avons découvert en réfléchissant sur l'Évangile, en repensant au don de Jésus de sa vie et de son Esprit pour tous, pas seulement pour l'âme individuelle.

Ces aspects ont été saisis par le pape Jean-Paul II qui les a exprimés lors d'une audience publique. Vingt-cinq ans se sont écoulés depuis ces paroles que je rapporte ci-dessous:

« L'Évangéliste ne parle que du coup de lance sur le côté, d'où coulaient le sang et l'eau. Le langage de la description est presque médical, anatomique. La lance du soldat a certainement touché le cœur, pour vérifier si le condamné était déjà mort. Ce cœur – ce cœur humain – a cessé de fonctionner. Jésus a cessé de vivre. Au même moment, Mais, cette ouverture anatomique du cœur du Christ après la mort - malgré toute la « dureté » historique du texte - nous pousse à penser aussi sur un plan métaphorique. Le cœur n'est pas seulement un organe qui conditionne la vitalité biologique de l'homme. Le coeur est un symbole. Cela parle de tout l'homme intérieur. Il parle de l'intérieur spirituel de l'homme. Et la tradition a immédiatement réinterprété ce sens de la description de Jean. Le reste, dans un sens, l'évangéliste lui-même a donné l'impulsion à ce projet, Lorsque, faisant référence au témoignage du témoin oculaire qui était lui-même, Il a été rapporté, en même temps, à cette phrase des Saintes Écritures: "Ils regarderont celui qu'ils ont transpercé" (Gv 19,37; ZC 12,10). Comme ça, en réalité, regarde l'église; C'est ainsi qu'il regarde l'humanité. Et ici, Dans Percé par la Lance du Soldat, toutes les générations de chrétiens ont appris et apprennent à lire le mystère du Cœur du Crucifié qui était et est le Fils de Dieu". (Saint John Paul II, Grand public de 20 juin 1979).

J'ai intitulé cette contribution: La dernière dévotion du Christ. Pour ceux qui connaissent le cinéma, la référence au film de Martin Scorsese sur Jésus est évidente 1988: La dernière tentation du Christ. Mais juste pour dire ça, tandis que la fiction cinématographique peut aussi imaginer que le Christ a été tenté de se retirer de son chemin, l'Évangile nous a dit qu'il est allé jusqu'au bout, avec un dévouement envers sa mission qui a finalement révélé ce qu'il y avait dans son cœur plein d'amour.

Sanluri 27 février 2024

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Les fans de Marie co-rédemptrice, une contradiction flagrante en termes théologiques

LES FANS DE MARIA CO-REDEMPTOR, UNE GRAVE CONTRADICTION EN TERMES THÉOLOGIQUES

Quelqu'un est-il vraiment prêt à croire que la Sainte Vierge, celle qui se définissait comme une « humble servante », la femme de l'amour doué, silence et confidentialité, celui qui a pour but de conduire à Christ, peut vraiment demander à certains voyants ou visionnaires d'être proclamés co-rédempteur et mis presque à égalité avec le Divin Rédempteur? On pourrait raisonnablement demander: depuis quand, l'"humble serviteur" de magnificat, elle deviendrait si prétentieuse et vaniteuse qu'elle demanderait et revendiquerait le titre de co-rédempteur?

— Pages théologiques —

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Article dédié à la mémoire du jésuite Pierre Gumpel (Hanovre 1923 – Rome 2023) qui fut mon formateur et précieux professeur dans l'histoire du dogme

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En fréquentant suffisamment je réseaux sociaux, lire et écouter des prêtres et des laïcs, sur des sujets bibliques et théologiques, on a parfois l'impression qu'aucun progrès n'a été réalisé sur certaines questions. Il se trouve que de nombreuses inexactitudes circulent sur des questions liées à la foi., ou on continue sur d'anciens registres, dévotionnel et émotionnel.

Salvador Dalí, La Madone de Port Lligat, 1949, Musée d'art Haggerty, Milwaukee, WI, Etats-Unis. Détail.

Le désir, peut-être un peu utopique, il appartiendrait aux lecteurs de se rendre compte, avec un minimum d'effort, qui pourrait bénéficier d’éclairages sérieux et précis. C'est du moins mon espérance et celle de nos Pères Île de Patmos, être utile à ceux qui parviennent à aller au-delà des quatre ou cinq lignes qui suivent réseaux sociaux, où aujourd'hui d'improbables théologiens et mariologues pontifient, avec les conséquences que l'on connaît souvent bien: déviation de la vraie foi. Et c'est très triste, parce que je Des médias sociaux ils pourraient être pour nous un outil extraordinaire pour la diffusion d’une doctrine catholique saine et solide..

Dans les années qui ont suivi le Concile Vatican II La science biblique a fait des progrès importants, offrant des contributions désormais essentielles pour la théologie dans ses différentes branches et pour la vie chrétienne. Ceci depuis quand, depuis l'époque du Vénérable Pontife Pie XII, dans l'Église catholique, l'étude de la Bible a été encouragée en donnant la possibilité d'utiliser toutes les méthodes normalement appliquées à un texte écrit. Pour ne citer que quelques exemples: analyse rhétorique, le structurel, la littérature et la sémantique ont produit des résultats qui ont peut-être parfois paru insatisfaisants, mais ils nous ont aussi permis d'explorer le texte de l'Écriture Sainte d'une manière nouvelle et cela a conduit à toute une série d'études qui nous ont fait connaître mieux et plus profondément la Parole de Dieu.. Ou de reconsidérer d'anciennes acquisitions, de tradition, des Saints Pères de l'Église, qui, bien que vrai et profond, ainsi que des ouvrages de haute théologie, cependant ils n'avaient pas le soutien d'une étude moderne des textes sacrés, précisément parce qu'encore, certains outils, au moment de leurs spéculations, ils manquaient.

Avant de continuer, un aparté s'impose: je suis un "téologue" réseaux sociaux ils ont besoin du combat, pour déchaîner qu'il faut choisir et créer un ennemi. Pour certains groupes, l’ennemi le plus populaire est le modernisme., justement défini par le Saint Pontife Pie (cf.. Nourrissage des moutons de Dominic). Cela ne veut pas dire que, Mais, que les actions de ce Saint Pontife, avant cela et de son prédécesseur suprême Léon XIII, a toujours produit des effets bénéfiques dans les décennies qui ont suivi. De toute évidence, faire une analyse critique objective, il est impératif de contextualiser la condamnation du modernisme et les mesures canoniques sévères qui ont suivi à ce moment historique précis., certainement pas d'exprimer des jugements sur la base de critères liés à notre présent, parce que seules des phrases trompeuses et déformantes émergeraient. Pour résumer brièvement ce problème complexe auquel je compte consacrer mon prochain livre, il suffit de dire que l'Église de ces années-là, après la chute de l'État pontifical survenue le 20 septembre 1870, il a fait l'objet de violentes attaques politiques et sociales. Le Pontife romain s'est retiré en tant que « prisonnier volontaire » dans les murs du Vatican dont il est sorti seulement six décennies plus tard.. L'anticléricalisme d'origine maçonnique a été porté au maximum de puissance et l'Église a dû sérieusement s'occuper de sa propre survie et de celle de l'institution de la papauté.. Elle ne pouvait certainement pas se permettre le développement de courants de pensée qui l’auraient attaqué et corrodé directement de l’intérieur.. C'est dans ce contexte délicat que le combat du Saint Pontife Pie. Avec toutes les conséquences, y compris négatives, de l'affaire: la spéculation théologique était effectivement figée au milieu de mille peurs et la formation des prêtres était réduite à quatre formules d'une néo-scolastique décadente, qui n'était même pas un parent éloigné de la scolastique classique de saint Anselme d'Aoste et de saint Thomas d'Aquin. Cela a produit une telle impréparation et une telle ignorance au sein du clergé catholique qu'il suffirait pour s'en convaincre de lire l'Encyclique Retour au sacerdoce catholique écrit en 1935 du Souverain Pontife Pie XI.

Les conséquences de la lutte contre le modernisme ils étaient à certains égards désastreux, il suffit de dire qu'au seuil des années 1940, au début du pontificat de Pie XII, Les théologiens catholiques et les biblistes ont commencé à mettre la main sur certains documents et à mener des exégèses dans le contexte de l'Ancien et du Nouveau Testament., ils ont été forcés, discrètement et travaillant prudemment sous la table, faire référence à des auteurs protestants, qui spéculait et menait des études approfondies sur certains sujets depuis des décennies, surtout dans le domaine des sciences bibliques. Et donc aujourd'hui, si nous voulons faire une étude et une analyse du texte de la Lettre aux Romains, nous devons nécessairement nous référer au commentaire du théologien protestant Carl Barth., qui reste fondamental et surtout inégalé. Ce sont là aussi les fruits de la lutte contre le modernisme., dont les "théologiens" ne parlent certainement pas réseaux sociaux que pour exister, ils ont besoin d'un ennemi à combattre. Mais comme déjà dit, ce thème sera le sujet de mon prochain livre, mais cet aparté était nécessaire pour mieux introduire notre thème.

Ce qui manque encore aujourd'hui est que ces résultats obtenus grâce à l'exégèse moderne ou à l'étude des textes de l'Ancien et du Nouveau Testament deviennent l'apanage de la majorité des croyants. Et je reviens ici pour réitérer l'importance extraordinaire que revêt réseaux sociaux, diffuser et rendre accessible certains supports. Trop souvent, ils restent confinés à des textes spécialisés et ne passent pas, sinon sporadiquement, dans la prédication et la catéchèse, favoriser une nouvelle prise de conscience des termes en jeu et donc une foi chrétienne plus solide et motivée, ne s’appuie pas uniquement sur des données acquises souvent fragiles et déroutantes, sur la dévotion, sur le sentimental, ou pire: sur les révélations, sur des apparitions réelles ou supposées, ou sur les « secrets » démangeants et tremblants du bavardage madame de Medjugorje (cf.. ma visioconférence, QUI)…et ainsi de suite à suivre.

Si certains fans fous ils avaient de l'humilité, peut-être même la décence de lire des livres et des articles rédigés par des universitaires faisant autorité, peut-être pourraient-ils comprendre que non seulement, ils n'ont pas compris, mais qu'ils n'ont rien compris du tout à la Marie des Saints Évangiles. Il suffirait de reprendre - je n'en cite qu'un parmi tant d'autres - l'article rédigé par le Père Ignace de la Potterie: «La Mère de Jésus et le mystère de Cana» (La Civiltà Cattolica, 1979, IV, pp. 425-440, texte intégral QUI), pour comprendre ainsi quelle différence abyssale il peut y avoir entre mariologie et mariolâtrie.

Quand encore aujourd'hui on parle de la Vierge Marie, Malheureusement, même chez certains prêtres - et plus encore chez certains fervents croyants - nous assistons à la répétition banale des habituels discours dévotionnels et émotionnels., jusqu'à atteindre, au pas des éléphants à l'intérieur d'une verrerie, le thème très délicat et discuté de Marie co-rédemptrice, que, comme on le sait - et comme les derniers Pontifes l'ont souligné à plusieurs reprises -, c'est un terme qui en lui-même crée d'énormes problèmes théologiques avec la christologie et le mystère de la rédemption lui-même.. En fait, affirme que Maria, créature parfaite née sans péché, mais toujours une créature créée, il a coopéré à la rédemption de l'humanité, ce n'est pas exactement la même chose que de dire qu'il a co-racheté l'humanité. C'est Christ qui a opéré la rédemption, qui n'était pas une créature créée mais la Parole de Dieu faite homme, engendré non créé de la même substance que Dieu le Père, alors que nous agissons dans le Symbole de foi, la credo, où nous professons «[...] et par l'œuvre du Saint-Esprit, il s'est incarné dans le sein de la Vierge Marie. ». Dans Symbole de foi, la rédemption est entièrement centrée sur le Christ. C'est pourquoi nous disons que la Sainte Vierge “il a coopéré” et dis “ha co-rachat” il a une valeur théologique substantiellement et radicalement différente. En fait, un seul est le rédempteur: Jésus-Christ Dieu a fait l'homme « engendré et non créé de la même substance que le Père », qui en tant que tel n'a besoin d'aucune créature créée pour le soutenir ou le soutenir en tant que co-rédempteur ou co-rédempteur, dont la Bienheureuse Vierge Marie" (cf.. Ariel S. Levi Gualdo, dans L'île de Patmos, voir QUI, QUI, QUI). Demande: aux fans du co-rédempteur, comment se fait-il qu'il ne suffit pas que Marie soit celle qui a en fait coopéré plus que n'importe quelle créature pour que le mystère de la rédemption soit réalisé? Pour quelle raison, mais surtout pour quelle obstination, pas satisfaite de son rôle de coopératrice, ils veulent à tout prix qu'elle soit proclamée co-rédemptrice avec une définition dogmatique solennelle?

D'un point de vue théologique et dogmatique, le concept même de Marie co-rédemptrice crée tout d'abord de gros problèmes pour la christologie, au risque de donner naissance à une sorte de « quatrinità » et élever la Vierge, qui est parfaite créature née sans tache du péché originel, le rôle des vrais dieux. Le Christ nous a rachetés avec son précieux sang hypostatique, humain et divin., avec son glorieux corps ressuscité qui porte encore aujourd'hui les signes de la passion imprimés en lui. Marie à la place, tout en couvrant un rôle extraordinaire dans l'histoire de l'économie du salut, Il a collaboré à notre rédemption. Dire co-rédempteur équivaut à dire que nous avons été rachetés par le Christ et Marie.. Et là, il est bon de clarifier: Christ sauve, Marie intercède pour notre salut. Il n’y a pas une petite différence entre « sauver » et « intercéder »., sauf disposition contraire de créer une religion différente de celle fondée sur le mystère de la Parole de Dieu (cf.. Mon article précédent QUI).

La mariologie n'est pas quelque chose en soi, presque comme s'il vivait une vie indépendante. La mariologie n'est qu'un appendice de la christologie et s'insère dans une dimension théologique précise du christocentrisme.. Si la mariologie se détache en quelque sorte de cette centralité christocentrique, on peut courir le risque sérieux de tomber dans le pire et le plus néfaste des mariocentrismes. Sans parler de l’arrogance évidente des représentants de certaines jeunes et problématiques empreintes de la Congrégation franciscaine-mariale., qui ne se sont pas limités à faire des hypothèses ou des études théologiques pour soutenir l'idée pèlerine du soi-disant co-rédempteur, mais en fait ils ont institué son culte et sa vénération.

Qui proclame des dogmes qui n'existent pas commet un crime plus grand que ceux dont les dogmes les nient, car il fonctionne en se plaçant au-dessus de l'autorité du même sainte Église mère et professeur, détenteur d'une autorité qui dérive du Christ lui-même. Et ce dernier oui, qui est un dogme de la foi catholique, ce qui n'a pas été atteint par déduction logique après des siècles d'études et de spéculations - comme dans le cas du dogme de l'Immaculée Conception et de l'assomption de Marie au ciel -, mais sur la base de paroles claires et précises prononcées par la Parole de Dieu faite Homme (cf.. Mont 13, 16-20). Et quand on proclame des dogmes qui n'existent pas, dans ce cas, la fierté entre en scène dans sa pire manifestation. Je l'ai écrit et expliqué dans plusieurs de mes articles précédents mais il mérite d'être répété encore une fois.: dans la soi-disant échelle des péchés capitaux, le Catéchisme de l'Église catholique indique la fierté en premier lieu, avec la paix douloureuse de ceux qui s'obstinent à concentrer tout le mystère du mal dans la luxure - dont on se souvient ne figure pas du tout en première place, mais même pas à la seconde, aux troisième et quatrième [Voir. Catéchisme non. 1866] ―, indépendamment du fait que les pires péchés vont tout le monde et la rigueur de sa ceinture à la hausse, pas au lieu de sa ceinture tomber, comme je l'ai écrit sur un ton ironique mais théologiquement très sérieux il y a des années dans mon livre Et Satan est devenu trinitaire, expliquant dans un de mes livres 2011 comment le sixième commandement a souvent été exagéré au-delà de toute mesure, oubliant souvent tous les péchés les plus graves et les plus graves contre la charité.

Si alors tout ça est filtré à travers des émotions fidéistes - comme si un sujet aussi délicat et centré sur les sphères les plus complexes de la dogmatique était une sorte de base de supporters opposés composée de supporters de la Lazio et de supporters de la Roma -, dans ce cas, on peut tomber dans une véritable idolâtrie mariale ou dans ce qu'on appelle la mariolâtrie., soit: pur paganisme. À ce stade, Marie pourrait facilement prendre le nom de n'importe quelle déesse de l'Olympe grec ou du Panthéon romain..

Les supporters de réseaux sociaux de co-rédemption de la Sainte Vierge affirment comme une sorte de preuve incontestable que c'est Marie elle-même qui a demandé la proclamation de ce cinquième dogme marial (cf.. parmi de nombreux articles, QUI). Quelque chose dont ils disent qu'il n'y a pas de discussion, la Sainte Vierge elle-même l'aurait demandé lors de son apparition à Amsterdam à Ida Peerdeman. Étant donné qu'aucune apparition mariale, y compris ceux reconnus authentiques par l'Église, Fatima incluse, cela peut être l'objet et la matière contraignante de la foi; étant donné aussi que les locutions de certains voyants le sont encore moins, on ne peut que sourire de certaines plaisanteries de théologiens amateurs qui rendent certains sujets difficiles à gérer pour nous prêtres et surtout pour nous théologiens, précisément parce que leur arrogance va de pair avec leur ignorance qui les amène à traiter un tel sujet comme s'il s'agissait réellement d'un échange houleux entre supporters de la Lazio et supporters de la Roma qui se crient dessus depuis les coins opposés du stade. Même dans ce cas, la réponse est simple: est-ce que quelqu'un est vraiment prêt à croire que la Sainte Vierge, celle qui se définissait comme une « humble servante », la femme de l'amour doué, silence et confidentialité, celui qui a pour but de conduire à Christ, peut vraiment demander à certains voyants ou visionnaires d'être proclamés co-rédempteur et mis presque à égalité avec le Divin Rédempteur? On pourrait raisonnablement demander: depuis quand, l'"humble serviteur" de magnificat, elle deviendrait si prétentieuse et vaniteuse qu'elle demanderait et revendiquerait le titre de co-rédempteur?

Enfin, le voici “preuve de preuve”: «Plusieurs Souverains Pontifes ont utilisé le terme de co-rédempteur», Cela dit, voici la liste de leurs différents discours, bien que tout démontre exactement le contraire de ce que les fans de co-rédemption aimeraient vivre. Il est vrai que le Souverain Pontife Jean-Paul II, dans un discours du 8 septembre 1982, il a déclaré:

« Maria, mais il a conçu et né sans la tache du péché, participé à une merveilleuse façon dans les souffrances de son divin Fils, être co-rédempteur de l'humanité".

Cependant, cette expression démontre exactement le contraire sur le plan théologique et mariologique. Clarifions pourquoi: dès lors, à la suite de Jean-Paul II - qui fut sans aucun doute un Pontife d'une profonde dévotion mariale -, il en avait d'autres avant lui 23 années de Pontificat. Comment venir, dans cette longue période, ainsi que de ne pas proclamer le cinquième dogme marial de la co-rédemption de Marie, il a catégoriquement rejeté la demande, quand on lui a présenté deux fois? Il l'a rejetée parce qu'entre 1962 et le 1965, le jeune évêque Karol Woytila ​​​​​​était une figure participante et active du Concile Vatican II qui, dans l'une de ses constitutions dogmatiques, a clarifié comment Marie avait « coopéré d'une manière unique à l'œuvre du Sauveur » (La lumière, 61). Affirmation introduite par l'article précédent où il est précisé que la seule médiation du Rédempteur «n'exclut pas, mais il suscite chez les créatures une coopération variée à laquelle participe une source unique. (La lumière 60; CCC 970). Et la coopération la plus élevée et la plus extraordinaire fut celle de la Vierge Marie.. Cela devrait suffire pour comprendre que les Souverains Pontifes, lorsqu'ils recouraient parfois au terme de co-rédempteur dans leurs discours, jamais dans les encycliques ou les actes solennels du magistère suprême, ils entendaient exprimer avec lui le concept de la coopération de Marie au mystère du salut et de la rédemption.

Le terme même de co-rédemption c'est en soi une absurdité théologique qui crée d'énormes conflits avec la christologie et le mystère de la rédemption provoqué uniquement par Dieu, le Verbe incarné., qui n'a pas besoin de co-rédempteurs et de co-rédempteurs, il l'a répété trois fois, Dans le 2019, 2020 e 2021 ainsi que le Souverain Pontife François:

«[...] Fidèle à son Maître, qui est son fils, le seul Rédempteur, il n'a jamais voulu prendre quelque chose de son Fils pour lui. Elle ne s'est jamais présentée comme co-rédemptrice. Non, Discepola. Et il y a un Saint-Père qui dit que le fait d'être disciple vaut plus que la maternité.. Questions des théologiens, mais un disciple. Il n'a jamais rien volé à son fils pour lui-même, elle l'a servi parce qu'elle est mère, donne la vie dans la plénitude des temps à ce Fils né d'une femme (cf.. Homélie de 12 décembre 2019, texte intégral QUI) [...] Notre-Dame n'a voulu retirer aucun titre à Jésus; elle a reçu le don d'être sa Mère et le devoir de nous accompagner en tant que Mère, être notre mère. Elle ne s'est pas demandée d'être une quasi-rédemptrice ou une co-rédemptrice: non. Le Rédempteur n'est qu'un et ce titre n'est pas doublé. Seule disciple et Mère (cf.. Homélie de 3 avril 2020, texte intégral QUI) [...] la Madone qui, comme la Mère à qui Jésus nous a confiés, nous enveloppe tous; mais en tant que mère, pas comme une déesse, pas en tant que co-rédemptrice: en tant que mère. Il est vrai que la piété chrétienne lui donne toujours de beaux titres, comme un fils pour sa mère: combien de belles choses un fils dit à la mère qu'il aime! Mais soyons prudents: les belles choses que l'Église et les saints disent de Marie n'enlèvent rien à l'unicité rédemptrice du Christ. Il est le seul Rédempteur. Ce sont des expressions d'amour comme un fils à sa mère, parfois exagéré. Mais l'amour, nous savons, nous fait toujours faire des choses exagérées, mais avec amour" (cf.. Audition de 24 mars 2021, texte intégral QUI).

Le mystère de la rédemption il ne fait qu'un avec le mystère de la croix, sur lequel Dieu a fait l'homme est mort comme un agneau sacrificiel. Sur la croix, la Bienheureuse Vierge Marie n'a pas été clouée à mort comme un agneau sacrificiel, qu'à la fin de sa vie, elle s'est endormie et a été élevée au ciel, elle ne mourut pas et ressuscita le troisième jour, vainquant la mort. La Sainte Vierge, première créature de toute la création au-dessus de tous les saints pour sa pureté immaculée, il ne pardonne pas nos péchés et ne nous rachète pas, il intercède pour la rémission de nos péchés et pour notre rédemption. Donc s'il ne nous rachète pas, parce que nous tenons à dogmatiser un titre visant à définir solennellement ce qui nous co-rachète?

De nombreux adeptes de la co-rédemption sont susceptibles n'ai jamais prêté attention aux invocations des Litanies de Lorette, qui n'étaient certainement pas l'œuvre d'un pontife récent sentant le modernisme, comme diraient certains, ils furent ajoutés à la récitation du Saint Rosaire par le Saint Pontife Pie V après la victoire de la Sainte Ligue à Lépante en 1571, bien que déjà utilisé depuis plusieurs décennies dans le Sanctuaire de la Maison de Lorette, d'où ils tirent leur nom. Il suffirait pourtant de poser cette question: comment venir, quand au début de ces litanies Dieu le Père est invoqué, Dieu le Fils et Dieu le Saint-Esprit, Disons "Ayez pitié de nous» (ayez pitié de nous)? Alors qu'on commence tout juste, avec l'invocation Sainte Marie, énoncer tous les titres de la Sainte Vierge, à partir de ce moment on dit «Priez pour nous» (Priez pour nous)? Simple: parce que Dieu le Père qui nous a créés et qui s'est donné à l'humanité par l'incarnation de la Parole de Dieu fait homme, Jésus Christ, qui apporta alors le Saint-Esprit qui « procède du Père et du Fils », avec une miséricorde compatissante, ils accordent la grâce du pardon des péchés par une action trinitaire du Dieu trinitaire, la Vierge Marie ne le fait pas, il ne nous pardonne pas nos péchés et ne les pardonne pas, parce que dans l'économie du salut son rôle est celui d'intercession. C'est la raison pourquoi, quand nous nous tournons vers elle par la prière, à la fois dans le Avé Maria que dans Salut Regina, toujours, tout au long de l'histoire et de la tradition de l'Église, nous l'invoquons en disant "priez pour nous, pécheurs"., nous ne lui demandons pas de pardonner nos péchés ou de nous sauver (cf.. Mon article précédent, QUI). Cela seul devrait suffire et faire comprendre que le terme co-rédempteur lui-même est une grossière contradiction sur le plan théologique., malheureusement suffisamment pour rendre grossiers les théologiens qui insistent pour appeler à la proclamation de ce cinquième dogme marial., charger et utiliser comme éventails des franges de fidèles, dont la plupart présentent des lacunes profondes et sérieuses dans les fondements du Catéchisme de l'Église catholique.

La personne de la Vierge Marie, la Mère de Jésus, il est regardé et indiqué avec une profondeur théologique qui le place en relation étroite avec la mission de son Fils et uni à nous, disciples., parce que c'est son rôle que les Évangiles ont voulu communiquer et rappeler, le tout avec tout le respect que je dois à ceux qui prétendent, parfois même avec arrogance, reléguer la Femme de magnificat dans un microcosme de dévotions émotionnelles qui révèlent souvent même le fumus du néo-paganisme. Le Souverain Pontife François a donc raison, qu'avec son style très simple et direct, parfois même délibérément provocateur et pour certains même irritant, mais c'est précisément pour cette raison qu'il est capable de se faire comprendre de tous, il a précisé que Maria «[...] il n'a jamais voulu prendre quelque chose de son Fils pour lui. Elle ne s'est jamais présentée comme co-rédemptrice". Et elle ne s'est pas présentée comme telle parce que Marie est la Femme de magnificat: «Il regarda l'humilité de son serviteur, désormais toutes les générations me diront bienheureuse"; béni parce que je suis devenu serviteur, certainement pas pourquoi j'ai demandé, à un voyant dément, être proclamée co-rédemptrice.

 

de l'île de Patmos, 3 février 2024

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La Mère de Jésus, le trésor caché dans les Évangiles

LA MÈRE DE JÉSUS, LE TRÉSOR CACHÉ DANS LES ÉVANGILES

«Le saint Concile exhorte avec ferveur et insistance tous les fidèles, surtout les religieux, apprendre “la science sublime de Jésus-Christ” (Fichier 3,8) avec lecture fréquente des divines Écritures. “Ignorance des Écritures, en fait, c'est l'ignorance du Christ”. Qu'ils s'approchent volontiers du texte sacré, à la fois à travers la liturgie sacrée, qui est imprégné de paroles divines, à la fois par une lecture pieuse, à la fois par le biais d'initiatives adaptées à cet effet et d'autres subventions, qu'avec l'approbation et les soins des pasteurs de l'Église, c'est louable aujourd'hui, ils se sont répandus partout".

- Les pages théologiques -

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Auteur
Ivano Liguori, ofm. Cap.

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Article au format PDF imprimable

 

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Dans les années qui ont suivi le Concile Vatican II La science biblique a fait des progrès importants, offrant des contributions désormais essentielles pour la théologie dans ses différentes branches et pour la vie chrétienne. C'est le cas au moins depuis, depuis l'époque de Pie XII, dans l'Église catholique, l'étude de la Bible a été encouragée en donnant la possibilité d'utiliser toutes les méthodes normalement appliquées à un texte écrit.

L'annonce – Œuvre de Salvador Dali, 1960, Musées du Vatican (cliquez sur l'image pour ouvrir la page)

Combien sont conscients des énormes avantages que les études exégétiques ont apporté à la théologie qui étudie la figure et le rôle de la Vierge Marie, la soi-disant mariologie. Quelle richesse de pouvoir dire aujourd'hui que le récit de l'Annonciation (Lc 1, 26-38) pour sa forme littéraire, tout en conservant en lui la communication d'une naissance miraculeuse, mais c'est une histoire de vocation: La vocation de Marie. Mais qui sait? Qui a remarqué que dans la version CEI de la Bible de 2008, celui que nous lisons actuellement dans nos liturgies, l'annonce de l'ange à Marie se fait aujourd'hui avec: "Réjouir"; quand dans la version précédente du 1974 il a été lu: "Je vous salue"; en raison de la grande influence due à la prière deAvé Maria? C'était le Père jésuite Stanislas Lyonnet[1] le premier que dans 1939 il a souligné que l'invitation impérative à la joie ("remonter le moral", Kayré De Lc 1,28) fait référence aux textes prophétiques adressés à la « fille de Sion » (Canapé 3,14). Changez tout, ce n'est plus une simple salutation, mais Marie reçoit une invitation qui était autrefois adressée à Israël, à qui les prophètes s'adressaient comme à une femme. Au Moyen Âge, on disait qu'en raison de sa fonction maternelle, Marie était "Figure de la synagogue".[2], aujourd'hui, grâce à des acquisitions exégétiques nous donnons à cette affirmation une connotation nouvelle et plus solide d'un point de vue scripturaire.

Quand encore aujourd'hui on parle de la Vierge Marie, malheureusement aussi parmi les prêtres et plus encore parmi les fidèles, nous assistons à la répétition banale des discours dévotionnels et émotionnels habituels; tout au plus allons-nous jusqu'à suivre le thème délicat et discuté de Marie co-rédemptrice. Combien d'homélies voulant expliquer l'épisode de Cana en parlent encore comme d'un simple miracle? Ce mot n'est pas présent dans le passage de l'Évangile. Au lieu de cela, nous parlons d'un "signe" - "Jésus a fait cela comme le début des signes" (Gv 2,11) - qui dans le Quatrième Évangile a une profondeur et une signification théologiques complètement différentes. Et Maria était présente là-bas, qui n'est même pas appelé par son nom, mais seulement identifié comme: «Donna». Pourtant, tout ce que nous entendons, c'est à propos de la Madone: La Madone qui a forcé le miracle. Qui sait combien savent que la phrase de Jésus à sa Mère est très probablement une question : « Mon heure n'est pas encore venue ».?» - comme l'a prouvé un exégète talentueux il y a des décennies[3]. La nouvelle Bible CEI ne le rapporte pas encore, mais au moins, de la version précédente, le terme miracle a été changé et maintenant on peut enfin lire le mot "signe" (Gv 2,11).

Un autre changement de perspective intéressant ce qui s'est produit lentement, en scrutant attentivement la figure de Marie dans les Évangiles, c'était mettre de côté le lien traditionnel entre Elle et la figure d'Ève, protagoniste du protovangelo di Genesi. Parce qu'il était au contraire plus conforme aux textes et riche en perspectives théologiques et ecclésiologiques de voir Marie comme une image de cette fille biblique de Sion. (Doit 86 [87],5, 5 LXX), la nouvelle Jérusalem qui devient protagoniste de la nouvelle Alliance avec Jésus.

Cela apparaît clairement dans les récits évangéliques, surtout dans deux textes johanniques qui voient Marie, jamais appelé par son nom propre, mais identifié plutôt comme « La mère de Jésus » ou plus curieusement comme « Femme ». L'épisode des noces de Cana (Gv 2, 1-11) et celui de la "Mère" sous la croix (Gv 19,25-27) avec le disciple bien-aimé, sont directement liés précisément à cause de la présence dans les deux moments de cette "Femme".

Dans le premier cas, un Cana, nous sommes au début de la manifestation de Jésus, dans le deuxième épisode nous sommes plutôt à la fin de cette révélation, là: «Tout a été accompli» (Gv 19,28). Révélation qui représente le leitmotiv de l'Évangile johannique: "Ça a donné, personne ne l'a vu: le Fils unique, qui est Dieu et est au Père, il est celui qui l'a fait connaître " (Gv 1,18). Cana est le point culminant d'une semaine au cours de laquelle Jésus commence à se révéler à ses premiers disciples, après la première grande journée intemporelle du prologue; la croix est le dernier moment, avant la résurrection bien sûr, qui voit Jésus se révéler à la Mère et au disciple, celui qui n'a jamais cessé de suivre Jésus depuis le début, le grand mystère de l'Église qui regarde avec foi ce qui s'est passé et en rend témoignage: «Celui qui l'a vu en rend témoignage» (Gv 19,35).

Un Cana, Marie, la Mère de Jésus, elle est cette Femme qui représente l'humanité dans la pauvreté et le judaïsme qui vivait d'espérance messianique. Les mots si apodictiques - «Ils n'ont pas de vin» (Gv 2,3) - ils signifieraient le désir d'Israël de voir se répandre le vin messianique ou la révélation définitive de la Nouvelle Alliance, selon la riche symbolique du vin dans la tradition biblique et juive. Elle invite, donc, les disciples à renouveler ce dessein déjà exprimé dans l'ancienne alliance du Sinaï: «Tout ce que Yahvé a dit, nous le ferons"; « Quoi qu'il te dise, fais-le" (Est 19,8; voir également 24,3.7; Gv 2,5).

Saint Jean l'Évangéliste, comme il le fait souvent tout au long de son travail, par exemple dans l'histoire de la Samaritaine au puits (Gv 4,13-14), il nous demande de nous élever du niveau humain et historique au niveau plus spirituel et théologique. Où spirituel ne veut pas dire moins fidèle à la vérité, il désigne et indique plutôt le sens le plus caché et le plus profond caché dans une histoire, en accord avec ce que l'herméneutique moderne découvre également. Martin Heidegger dans ses écrits dit que le langage se trouve dans « l'imprononçable » et le sens dans le « non-dit » du texte., tandis que le philosophe Emmanuel Lévinas parle d'aller "au-delà du vers", Grégoire le Grand, un médiéval, il a même dit ça: «Le texte grandit avec celui qui le lit».

Concernant Marie, l'Évangile nous fait donc passer par le sens immédiat et plus évident d'elle comme mère de Jésus parce qu'elle l'a porté dans son sein et lui a donné naissance., à celui d'un représentant de toute une communauté qui souhaite s'unir à Jésus qui, étant donné le contexte, elle veut se lier à lui comme une épouse à son époux, car c'est Lui qui apporte le salut, le vin nouveau symbole de la nouvelle alliance messianique. L'ensemble du passage et l'utilisation du terme « Femme » sont une invitation à nous élever du niveau historique et littéral au sens le plus caché et le plus profond qui est spirituel., théologique et hautement significatif pour les croyants. C'est pourquoi l'épisode de Cana se déroule à la fin de la première semaine de la manifestation de Jésus à ses disciples., curieux de savoir qui il est, ce qui apporte un nouveau respect à John qui l'a indiqué (Gv 1,36) et où est son secret: "Où séjournes-tu? » (Gv 1,38). Ce n'est pas un hasard si l'évangéliste commente à la fin que Jésus n'a pas accompli un simple miracle à Cana., mais « il manifesta sa gloire et ses disciples commencèrent à croire en lui » (Gv 2,11).

Si le rôle maternel de la Femme envers les disciples, un Cana, c'était sommaire ou plutôt initial, sous la croix cela apparaît clairement. C'est là que Marie reçoit une nouvelle maternité spirituelle qui s'exprime dans la relation mutuelle entre elle et un disciple.: «Ils étaient près de la croix de Jésus sa mère, la sœur de sa mère, Marie, mère de Cléopas et de Marie-Madeleine. Jésus alors, voir sa mère et à côté d'elle le disciple qu'il aimait, Il a dit à sa mère: «Donna, voici votre fils!». Puis il dit au disciple:: "Voici ta mère!». Et à partir de cette heure, le disciple la prit chez lui " (Gv 19,25-27).

On dit que quand quelqu'un est sur le point de mourir prononce habituellement des mots importants, définitive. Et ce sont les dernières paroles de Jésus avant de mourir, avant de prononcer celle définitive: «Sur le plateau». Mais une fois de plus, saint Jean nous prévient qu'ici se cache une révélation importante.. Il le fait en utilisant un schéma utilisé à plusieurs reprises dans son travail, ou en utilisant les deux verbes: voir, terrible; puis l'adverbe "ici", en séquence. Les chercheurs appellent ce processus: schéma de révélation; car cela indique que l'auteur nous dit que quelque chose de nouveau est illustré.

En racontant la passion, la crucifixion et la mort de Jésus, Jean ne se contredit pas et rassemble des thèmes d'une grande importance théologique. La royauté de Jésus est universelle, comme l'indiquent les langues du titre de la croix: «C'était écrit en hébreu, en latino et en greco» (Gv 19,20); tous les enfants de Dieu dispersés sont rassemblés: "Et moi, quand je suis soulevé du sol, J'attirerai tout le monde à moi" (Gv 12,32); sa tunique inutilisable représente l'unité de l'Église, du moins dans l'exégèse patristique à cause du verbe esquisser ("mèche") utilisé ici, d'où le schisme: «C'est pourquoi ils dirent entre eux: "Ne le déchirons pas, mais tirons au sort à qui ce sera le tour". Il est l'agneau pascal intact: «Cela s'est en effet produit pour que l'Écriture s'accomplisse: Pas un seul os ne sera brisé. » (Gv 19,36; cf.. Est 12,46). Et au point culminant de cette révélation, Jésus remet « sa mère » au disciple..

En effet, nous remarquons dans les versets que la Mère de Jésus qui est "le sien" (terme répété quatre fois), cela devient à travers les paroles de Jésus au disciple: "Votre mère"; et vice versa, il est pour elle: "Ton fils". Ce disciple est aimé parce que c'est lui qui n'a jamais cessé de suivre Jésus depuis le début, à partir de cette première semaine qui se jette dans le signe de Cana que nous avons mentionné ci-dessus; quoi ça, au lieu, cela n'a pas réussi pour Pietro qui devra reprendre sa suite plus tard. En ce sens, il représente le disciple par excellence auquel nous devons tous nous conformer., c'est un symbole de tout vrai disciple de Jésus, pour être en mesure, penché sur sa poitrine, saisir les aspects les plus intimes de Lui. Mère, comme nous l'avons vu à Cana, représente la fille de Sion, mais maintenant dans sa fonction maternelle pleinement révélée. C'est elle qui voit ses enfants perdus auparavant, maintenant rassemblez-vous (Est 60, 4-5 LXX). Soyez à Cana, dans la phase initiale, cette relation a été mentionnée, ici il atteint toutes ses preuves. La « Femme » devient désormais la mère de l'Église, représenté par le disciple.

En quoi consiste cette nouvelle maternité ? que nous appelons spirituel, parce que le vrai et unique Fils qu'elle avait était Jésus? Précisément à cause de son lien indissoluble avec Jésus, Désormais, elle ne peut être que pour le nouvel enfant, l'église, celui qui conduit à Jésus, qui nous invite à entrer dans une alliance qui n'est plus initiale comme à Cana, mais définitif, sanctionné par la mort salvatrice du Christ sur la croix. Elle sera celle qui renouvellera envers les disciples ce qu'elle fut pour Jésus dans l'incarnation.: ce sera la Mère. Si déjà à Cana les disciples n'étaient pas appelés esclaves, mais servir, je "diakonoï" De Gv 2,5, encore plus ici ils sont considérés comme des enfants. Et cette maternité, donné sous la croix, il s'exprime en aidant le disciple, nous tous, comprendre le sens profond de ce qui s'est passé depuis le début et de ce qui se passe à ce moment-là dans l'épreuve. C'est pourquoi le disciple, dit l'évangile, il comprend immédiatement les paroles de Jésus et prend dans son cœur ce qui est maintenant sa Mère. Il ne prend pas possession, comme si une femme passait la propriété de l'un à l'autre, mais il l'accueille pour tout ce que cela signifie maintenant, grâce à la parole révélatrice que vient de prononcer Jésus. C'est pour cette raison que l'évangéliste commente: «Et à partir de cette heure le disciple l'accueillit avec lui» (Gv 19,27).

Le disciple, participant à l'heure messianique du Seigneur et grâce à la présence maternelle de Marie il peut tourner le regard de celui qui a compris vers Jésus sur la croix, au sens large du terme, celui de porter avec lui et en lui le grand mystère dont il est témoin. Et en fait, ce sont ses mots: « Celui qui a vu en rend témoignage et son témoignage est vrai; il sait qu'il dit la vérité, pour que toi aussi tu croies" (Gv 19,35).

De quoi témoigne le disciple, juste après avoir reçu cette nouvelle Mère? Qui a entendu les dernières paroles de Jésus sur son œuvre achevée et les autres qui ont exprimé son désir de donner l'Esprit: «Sur le plateau» (Gv 19,28b). Ce sera après la mort de Jésus, que Jean décrira précisément comme une délivrance de l’Esprit – «Il a abandonné son esprit» (Gv 19,30 Vulgate) – avec l’ouverture du côté d’où s’écoule le sang, c'est-à-dire la vie de Jésus donnée jusqu'à présent, et de l'eau, symbole du don de l'Esprit comme cela avait été annoncé à plusieurs reprises dans l'Évangile (Gv 7, 37-38), que sa volonté soit enfin et définitivement un regard de foi tourné perpétuellement vers Jésus: «Ils regarderont celui qu'ils ont percé». (Gv 19,37). Un Père de l'Église écrit:

"Personne ne peut atteindre le sens (de l'Évangile de Jean) s'il n'a pas appuyé sa tête sur la poitrine de Jésus et n'a pas reçu Marie comme mère de Jésus, E, être un autre John, pour qu'il se sente désigné par Jésus comme s'il était Jésus lui-même. Parce que… Marie n'a pas d'autres enfants que Jésus; quand Jésus dit à sa Mère: “Voici ton fils” et pas: “Ici, cet homme est aussi ton fils”, c'est comme s'il lui disait: “Voici Jésus que tu as enfanté”. En fait, tout le monde a atteint la perfection “il ne vit plus mais le Christ vit en lui” et parce que le Christ vit en lui, Le Christ parle de lui à Marie: “Voici ton fils, le Christ”»[4].

Si aujourd'hui je relis ces paroles audacieuses d'Origène nous réalisons combien de vérité théologique et de beauté spirituelle ils contiennent, nous le devons aussi au fait que l'étude de Marie dans l'Écriture, qui a de nouveau prospéré au cours des dernières décennies, elle permet de récolter les fruits d'un travail d'analyse à la fois rigoureux et amoureux des textes bibliques et de jouir des affirmations anciennes avec une conscience renouvelée.. Et l'Église recommande non seulement que le texte soit étudié par des spécialistes, mais que chacun puisse boire à la fontaine de la Sainte Écriture:

«Le saint Concile exhorte avec ferveur et insistance tous les fidèles, surtout les religieux, apprendre “la science sublime de Jésus-Christ” (Fichier 3,8) avec lecture fréquente des divines Écritures. “Ignorance des Écritures, en fait, c'est l'ignorance du Christ”. Qu'ils s'approchent volontiers du texte sacré, à la fois à travers la liturgie sacrée, qui est imprégné de paroles divines, à la fois par une lecture pieuse, à la fois par le biais d'initiatives adaptées à cet effet et d'autres subventions, qu'avec l'approbation et les soins des pasteurs de l'Église, c'est louable aujourd'hui, ils se sont répandus partout. Cependant, ils doivent se rappeler que la lecture des Saintes Écritures doit être accompagnée de la prière., pour que le dialogue s'établisse entre Dieu et l'homme; tant que “quand nous prions, parlons-lui; nous l'écoutons, quand on lit les oracles divins”». (Épée de Dieu, 25).

Nous voici maintenant au but de cette petite contribution. Inculquer aux lecteurs le désir d’aimer et d’apprendre les Écritures de manière sérieuse, mais aussi passionné. Ici, nous avons résumé beaucoup de choses, tellement, parce que chaque aspect aurait nécessité un traitement plus large. Espérons que cela serve au moins de stimulus ou de... saisir comme on dit dans le jargon, surtout parce que le sujet abordé faisait référence à la Vierge Marie. Ce petit écrit peut aider ceux qui lisent à revenir à cette source de révélation qu'est la Bible qui peut nous en dire tant sur Marie., plus que les récits qui circulent, aussi sur social, souvent pas d'excellente qualité. Parce que comme le disait un auteur ancien et je le laisse en latin, c'est si immédiatement compréhensible: «Toute la Bible est un seul livre, et ce livre est le Christ»[5].

Sanluri, 6 février 2023

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REMARQUE

[1] LYONNET S., Caire, Kéjaritomène, Biblique 20 (1939)

[2] Un gloss interlinéaire par Gv 2,1: «La figure maternelle de la synagogue», sous la garde sacrée de la Bible Glossaire ordinaire…, V, Anvers, 1617, 1044; SAN TOMMASO D'AQUINO, Super évangile. S. de Jean (éd. Caï.), n. 346: «[…] portant en cela la forme d'une synagogue, qui est la mère du Christ".

[3] VANHOYE A., Interrogation johannique et exégèse de Cana (Gv 2,4), dans la Bible 55 (1974).

[4] Origène, Commentaire sur Saint-Jean, je,4,23; Caroline du Sud 120,70,72.

[5] Hugues de Saint-Victor, De Arca Noé, 2, 8: PL 176, 642; cf. Ibid.. 2, 9: PL 176, 642-643; Catéchisme de l'Église catholique, Non. 134).

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De la désorientation doctrinale de l'Église au péché des prêtres et au recyclage des laïcs. Perspective d'une culture intransigeante qui en condamnant sanctifie et condamne en sanctifiant

DE LA DÉSORIENTATION DOCTRINAL DE L'ÉGLISE AU PÉCHÉ DES PRÊTRES ET AU RECYCLAGE DES LAÏCS. PERSPECTIVES D'UNE CULTURE NON TRANSIGENTE EN CONDAMNANT LES SANCTIFIES ET EN SANCTIFANT LES CONDAMNATIONS

le “tolérant” moderne, au lieu, il ne se sacrifie pas pour ses idées comme le ferait l'idéaliste, au contraire, on ne se fait pas scrupule de sacrifier ceux qui ont des idées contraires aux siennes, comme le ferait un dictateur envers ses adversaires. Combien de martyrs de la tolérance et des droits existent aujourd'hui? Mais peut-être que les martyrs les plus nombreux sont ceux qui sont présentés comme des semeurs involontaires de haine précisément parce qu'ils divergent, porteurs d'une haine qui ne peut être vue car elle n'est présente que dans le regard du tolérant en devoir qui a intérêt à utiliser la haine comme outil idéologique pour contrôler les masses.

- Les pages théologiques -

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Auteur
Ivano Liguori, ofm. Cap.

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Article au format PDF imprimable
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je. UNE QUESTION DE PRINCIPE

Je suppose que je ne révèle pas de secrets indigne de confiance si je dis que garder les catholiques chrétiens, de nos jours, ce n'est pas du tout une simple entreprise. Il ne s'agit pas tant de préserver seulement une identité traditionnelle apparente - du moins en ce qui concerne le continent européen - mais de montrer que Dieu a encore un certain droit de citoyenneté dans la vie des hommes et que le Christ est reconnu comme l'événement fondateur et définitif de la révélation. divina.

l'effondrement de la voûte de la basilique de San Francesco à Assise en 1997 [cliquez sur l'image pour ouvrir la vidéo]

Selon un sondage du Centre de recherche Pew [cf. QUI] réalisée en 2017 sur un échantillon de 1.804 répondants, 80% des Italiens se déclarent chrétiens, le fait inquiétant concerne la fréquence, en fait le 23% participe aux services religieux au moins une fois par semaine, la 20% une fois par mois et plus 34% a une pratique beaucoup moins assidue. Selon d'autres données relatives à une recherche Ipsos sur 2017, toujours en Italie, le sien 60.000 répondants, Les catholiques diminuent. Cela passe de 85,4% de 2007 Al 74,4% du 2017. Une étude plus récente du 2018 dell 'Étude des valeurs européennes 84,4% des Italiens disent généralement croire en Dieu sans autre précision utile.

Données en main nous subissons une baisse drastique de la foi chrétienne mais ce qu'une enquête ne peut jamais dire concerne la motivation théologique qui représente la vraie raison de cette diminution. La motivation théologique qui devient une pierre scandaleuse sur laquelle se brisent les statistiques impitoyables réside dans le fait que l'on n'est plus en possession de la spécificité du christianisme, pour que nous soyons souvent perdus, à la merci d'une forme d'Alzheimer qui nous rend incapables de reconnaître la foi et de nous reconnaître comme des croyants prêts à donner raison, comme l'exprime saint Pierre dans sa première épître [cf.. 1Pt 3,15-16].

Je donne un exemple pour être plus clair. Pas de juif, d'hier à aujourd'hui, on ne songerait jamais à désavouer l'alliance entre Dieu et Abraham et surtout l'événement fondateur qui a unifié le peuple élu lors des Pâques de libération en Egypte. Pas de juif, sain, douterait que Dieu soit le Goël libérateur et rédempteur du peuple et qui en Moïse a rendu possible le salut contre la domination du pharaon d'Égypte. Bien que cette foi ait été sévèrement mise à l'épreuve face aux terribles événements d'Auschwitz, la foi de nos frères en Abraham est restée pratiquement inchangée pendant des siècles et devient une raison pour que l'identité ethnique et religieuse soit célébrée avec fierté dans chaque famille.

Pour nous chrétiens, au lieu, avoir une certaine foi n'est pas une question d'orgueil mais d'embarras, nous sommes souvent les premiers à nous considérer comme intransigeants et fanatiques lorsque nous essayons de nous élever au-dessus de la médiocrité. Donc, être plus digeste aux yeux du spectateur, nous préférons plutôt devenir rose et montrer un amour universel que nous pouvons magnifiquement justifier à travers le discours eschatologique de Matthew 24,31-46 qui - d'ailleurs - selon l'exégèse correcte, il ne doit jamais être dissocié des passages ultérieurs – rapportés par le saint évangéliste Matthieu, d'abord la parabole des dix vierges [cf.. Mont 25,1-13] puis celle des Talents [cf.. Mont 25,14-29] — avec le risque de faire dire au texte sacré ce qu'il n'a pas vraiment l'intention de dire.

Comme preuve de cela, J'apporte un exemple à l'appui de mes paroles. Combien de fois avons-nous entendu parler de prêcher l'amour depuis les chaires? Combien de fois l'amour a-t-il été utilisé comme slogan et passe-partout pour tout justifier, même l'injustifiable et le déraisonnable? Combien de fois au nom de l'amour ont fait des choix complètement méchants, expression de la sentimentalité la plus émotionnelle et de la passion la plus séduisante? Le terme chrétien de charité se réfère à Dieu, selon l'enseignement de l'apôtre Jean: "Cher, aimons-nous, parce que l'amour vient de Dieu: quiconque aime est né de Dieu et connaît Dieu. Celui qui n'aime pas n'a pas connu Dieu, parce que Dieu est amour " [cf.. 1Gv 4,7-8]. Triste est la conscience de vérifier que cet «amour» si fortement médiatisé aujourd'hui est privé de la présence de Dieu Trinité et utilisé comme un alibi par lequel le péché est normalisé jusqu'à ce qu'il s'épuise dans une attitude exclusivement philanthropique et utilitaire. Cette attitude d'appauvrissement charité en fait, ce n'est pas un vice moderne de la personne de Dieu, fort de cette sagesse disant Rien de nouveau sous le soleil [rien de nouveau sous le soleil] l'histoire du christianisme a déjà connu cette dégénérescence du concept d'amour depuis ses premiers siècles.

Dans 361 dC. l'empereur Julien l'Apostat, il s'oppose vigoureusement au christianisme en mettant en œuvre une politique de paganisation du peuple et un retour à la pensée néoplatonicienne. Le christianisme ne retiendra que l'activité caritative et l'attention au voisin qui tente de se greffer au sein de l'anti-Église païenne qu'il a conçue. L'histoire nous dit que la tentative était irréalisable, paganisme décadent, ainsi que l'athéisme moderne assumé par la religiosité d'élite, il ne pouvait rivaliser avec l'amour authentique de Dieu qui dans le Christ consiste en la caractéristique de l'héroïsme jusqu'au sacrifice de la vie et dans le Saint-Esprit de la caractéristique du missionnaire qui est la cause première de toute action vertueuse. L'amour, être authentiquement chrétien, il ne faut pas que faire du bien, mais cela doit conduire à un don de soi total, même avec ces gens et dans ces situations peu aimantes, en vertu du fait que si la justice du disciple n'excède pas celle du monde, il n'y a plus d'indication de perfection et de garantie de la présence de l'Esprit du Père, comme l'indique le saint évangéliste Matthieu [cf.. Mont 5,20]. L'amour chrétien est cette vertu théologale qui se reconnaît en Dieu et conduit à lui, annonce le salut à l'âme, se convertit du péché et ouvre les portes du ciel.

Après cette digression nécessaire sur la relation entre Dieu et l'amour, revenons à la recherche des questions de sens qui interpellent notre foi. Qui est Jésus? Qu'est-ce qu'il est venu faire dans le monde? Ce sont encore les questions de base, dans la plupart des cas, des questions restent sans réponse pour de nombreux jeunes qui fréquentent le catéchisme et pour de nombreux jeunes chrétiens. La situation ne change pas beaucoup si nous soumettons cette question à des adultes, aux parents de ces enfants, ou à leurs grands-parents qui, tragique à dire, ils s'orientent vers un retour à l'analphabétisme religieux qui conduit à un véritable athéisme pratique.

Maintenant pour savoir qui est Jésus-Christ nous nous résignons à interroger les différents laïcs branchés qui social et à la télévision avec un air tamisé, ils dictent la nouvelle christologie à la page avec la circonstance aggravante que l'Église, le officiel, celui assigné au contrôle de la bonne doctrine, qui devrait confirmer les frères dans la foi, est silencieux. Et même quand il parle, essayant de mettre sur pied un déni bâclé et pâle, il le fait avec peu de conviction pour faire soupçonner que certaines affirmations hérétiques ont gagné une certaine sympathie même à l'intérieur des palais sacrés.

Nous pouvons dire, à ce stade, ce dogme est entré en crise? Absolument pas. Qui est entré en crise est un certain C'esttablissement ecclésiastique composé de pasteurs et de théologiens qui ont perdu - oui - la boussole de la foi et qui recourent de plus en plus à la catégorie du « mystère » en essayant de se cacher derrière un paravent, puisqu'ils ne peuvent plus donner raison à la foi et à l'espérance qui sont en eux, tout est inclus dans les première et deuxième épîtres de saint Pierre et dans l'évangile de saint Jean [cf.. 1Pt 3,15; 2Pt 1,16-19; 1 Gv1, 1-4]. De cette façon, il a perdu les deux vertus théologales de la foi et de l'espérance, ce qui reste, l'amour, prend les connotations de la modernité et de la recherche du consentement à tout prix. Avez-vous déjà remarqué que la modernisation de la personne du Christ, de l'église, du magistère, de la morale, de la formation du clergé et de son identité a toujours été menée par les champions de l'amour et au nom de l'amour? Nous sommes arrivés au paradoxe, dans lequel la corruption doctrinale de l'Église est sous la bannière de l'amour! Qui aime ça, il faut réitérer, il s'est fait chair et a donné sa vie pour l'homme pécheur, Bref, même insulte à la blessure. Au plus fort de cette confusion doctrinale, il y a aussi l'acte sacrilège de vouloir confondre ou associer Dieu avec le péché. Mais si nous entendons rester fidèles au Christ et à l'Église catholique, comme l'a fait saint Thomas Becket avec son martyre, nous devons résister et la résistance chrétienne ne se réalise pas dans le chant de "Bella Ciao", mais delaissez Pasquale ' qui nous rappelle que le Christ est Dieu, Seigneur et souverain, vainqueur du péché.

je sais, finalement, être chrétien cela signifie entrer dans la vie intime de Jésus-Christ, et laissez-le régner en tant que dirigeant incontesté de mon existence - vérité réitérée chaque année à la solennité du Christ-Roi à la fin de l'année liturgique - peut-être est-il bon de reconnaître que quelque chose a mal tourné ou nous sommes confrontés à un grand malentendu. La foi est avant tout une adhésion de l'homme à Dieu et en même temps et de manière inséparable, c'est le libre assentiment à toute la vérité que Dieu a révélée et qui trouve plénitude en Jésus-Christ, révélation définitive et complète du mystère salvifique de Dieu [cf.. Seigneur Jésus].

Donc, nous reconnaissons franchement que c'est nous prêtres, ainsi que les chrétiens dits engagés - ceux qui, par exemple, militent dans les mouvements ecclésiaux, ils se reconnaissent comme militants dans la vie sociale et politique du pays, qui aident dans la paroisse, qui pratiquent une certaine charité — nous poursuivons au mieux une christianisme secondaire, bordure ou périphérie qui aux yeux des plus espiègles se révèle comme une façade christianisme.

Avec ce terme nous identifions une certaine culture chrétienne extrêmement variée et complexe qui néglige la fin ultime et surnaturelle de la foi qui consiste en le salut de l'âme, ignore la lutte spirituelle contre le péché et l'ouverture à la grâce divine ainsi que la nécessité de rester dans une foi catholique divine observée au sein d'une communauté de foi qui se reconnaît au sein de l'Église de Rome.

Conte christianisme secondaire dissipe largement la figure du prêtre en le réinventant comme directeur, un conservateur de musée diligent et un travailleur social régulièrement rémunéré et avec des horaires de travail variables. La même dissipation se retrouve chez les laïcs, chez ceux qui ne s'identifient plus dans la catégorie des fidèles (puis fidèle à qui et à quoi? mah!) et pour cette raison, ils choisissent de s'hybrider dans des modèles de christianisme qui les transforment tous en figures mythologiques difficiles à concilier dans un chemin de foi et une vie qui dans le baptême a été transmise à Dieu..

Il ne fait aucun doute qu'il est urgent de réitérer une question de principe: l'essence du christianisme réside dans ce petit mot que Jésus prononce plusieurs fois dans l'Évangile de Jean [cf.. Gv 8,24; 8,28; 8,58; 13,19; 18,5] se désigner: est-ce’Je suis — en greco ἐγὼ εἰμι, je eimi, qui est une garantie d'identité divine [cf.. Est 3,14-15] et de salut pour chaque créature.

C'est le choix total de ce moi divin qui met en crise et que, comme le montre la lecture de Jacob Neusner dans son livre "Un rabbin parle avec Jésus", constitue la grande différence entre l'Israël éternel et le Nouvel Israël composé du peuple des baptisés rachetés par la Passion du Christ et sa résurrection.

Mien je identité il doit être capable de reconnaître le mystère de Dieu, réprimer'Je suis qui a la première place [cf.. Lc 14,25-33] et qui me jette au sol [cf.. À 22,8] et ça terrifie chaque fois que je présume de le posséder et de le gérer à ma guise [cf.. Gv 18,6], la totalité, il se trouve enfermé dans les Évangiles de San Luca et San Giovanni.

Qui est Jésus? Jésus est Dieu, comme l'indiquent divers passages des Saintes Écritures, en particulier le saint évangéliste Luc, à suivre avec l'Évangile de saint Jean et la correspondance paulinienne [cf.. Lc 22,70; Gv 1,1.14; Gv 5,18; Gv 8, 58; Fichier 2,6; Col 2, 9; Col 1,15; Mib 1,3], est le Seigneur [cf.. Rm 10,9; Gv 20, 28; Lc 23,39-43; Fichier 2,11], il est l'authentique révélateur du Père [cf.. Gv 10, 30; Gv 5,22-23; Gv 14,8-11], et pour ces raisons, personne ne peut ignorer ces vérités révélées sans consommer une trahison, faire un déni, sans se sentir scandalisé ni déclencher une guerre sainte; le tout toujours en référence à l'Évangile de saint Jean. Cet Homme-Dieu est venu pour sauver le monde des péchés [cf.. Mont 1,21], pour que l'homme ait une belle vie et pas une bonne vie [cf.. Gv 10,10] et en vivant sérieusement être définitivement privé du cancer du péché [cf.. Mib 2,14-15] et rendu juste dans son sang [cf.. Rm 5,9; 8,33]. Il n'y a pas d'alternatives, la jalousie divine de l'Ancien Testament [cf.. Dt 5,6-10] est combiné avec le choix totalisant du Christ et sa personne est le seul choix de communion possible qui produit des fruits de vie nouvelle [cf.. Mont 12,30; Lc 5,38].

Jésus-Christ est si volumineux qu'il n'est pas possible de le faire taire, depuis deux mille ans, son nom résonne sur la terre et sa fidélité s'est avérée aussi stable que le ciel [cf.. Doit 89,3]. Tout parle encore de lui: du calendrier aux vacances, des traditions civiles à l'éthique, de l'art à la musique; l'histoire, géographie, la manière de calculer le temps et même le vaste cosmos et la nature témoignent qu'il est Dieu et qu'il est Seigneur. Même avant ceux qui ont l'intention de le nier pernicieusement, le refuser, Jusqu'à ce qu'il disparaisse complètement, le mérite involontaire doit être admis - tout comme pour les démons [cf.. Mc 5,6; Lc 4,34; À 19,15] - d'un accusé de réception Kerigmatico, dans lequel sa majesté et sa puissance ne sont pas du tout remises en question.

Et tandis que le Christ proclame et s'affirme, sa majesté est réitérée, son rôle clé qu'il joue dans l'histoire humaine, bien que ce dernier se cache le plus souvent de sa présence comme Adam l'a fait [cf.. gn 3,9-10] ou désir comme Nietzsche de faire un parricide qui brise la dépendance angoissée du partenaire divin, promettre de plus grandes libertés.

.II. CRISE DE LA FOI, CRISE DOCTRINALE, CRISE MORALE

.La question de principe que je voulais aborder dans le premier paragraphe de cet article nous aide à mieux comprendre la condition de crise chronique qui depuis cinquante ans a affecté la solidité de l'Église. C'est une crise sur plusieurs fronts qui affecte les aspects de croire à la contingence historique actuelle. De la doctrine à la pastorale, de la morale à la spiritualité, du témoignage quotidien à la manière d'interpréter le martyre, tout repose sur une foi fragile, où le Christ n'est plus Dieu et son rôle n'est plus celui de Sauveur. Attention bien, affirmer l'existence d'une foi instable n'est pas la même chose que dire qu'il n'y a plus de foi en général ou que ceux qui croient le font de manière malveillante ou intéressée. Les statistiques nous montrent qu'environ 80% des personnes se déclarent encore chrétiennes, mais le fait de se déclarer n'est pas encore une raison suffisante pour croire. Les bienheureux apôtres Pierre, André et Jean se sont vu reprocher à plusieurs reprises par Notre Seigneur pour leur foi en lui pas encore suffisamment mûre et ouverte à la grâce. Et tous les autres, bien qu'identifiés comme les disciples du Nazaréen, ils n'ont pas hésité à l'abandonner au moment de la Passion, désavouer avec les œuvres ce qu'ils proclamaient ouvertement. Autrement dit on peut dire que l'inscription du nom sur le registre paroissial des baptêmes ne fait pas de nous des chrétiens croyants et crédibles.. Ces considérations nous amènent à comprendre comment une foi de cette nature et une croyance de ce genre n'ajoutent rien et ne nuisent pas à l'existence de l'homme.. Avec les paroles de l'Évangile de Jean, nous pouvons dire que la foi conduit essentiellement à un habiter là où Jésus est présent [cf.. Gv 1,38; 15,4-ss]. En demeurant en Lui, il y a plus qui mène à une christification de la vie que, bien que travail de grâce, cependant, il a besoin d'une assistance humaine et de l'exercice du libre arbitre.

Comment ne pas reconnaître Karl Rahner et dans l'invention des « chrétiens anonymes », la ruse magistrale d'une apparente religiosité moderne qui, face à une proposition ouverte de foi, il en a conduit beaucoup à croire qu'il vaut mieux se tenir le plus loin possible de tout ce qui est chrétien (et peut-être même catholique) préférant passer du temps plus fructueusement au lieu de recourir à un Dieu qui ne se connaît plus par son nom et qui ne s'est conservé que comme présence formelle. Ces gens sont plus que des « chrétiens anonymes » – anonymes pour ceux qui voient que Dieu appelle toujours tout le monde par son nom. [cf.. Est 43,1; 45,4] — ils devraient être appelés « athées dogmatiques », ne ressentant pas le besoin de croire au Dieu de Jésus-Christ, ils vivent déjà dans une foi athée qui se nourrit et se nourrit de ses propres dogmatiques. Faites-y attention, personne n'est plus dogmatique et intransigeant qu'un athée convaincu, qui déclare énergiquement ce qui ne devrait pas exister pour lui, et combattre ce en quoi il ne croit plus. Tout comme personne n'est plus attaché aux traditions chrétiennes de celui qui a abandonné la pratique religieuse pendant des années et vit de souvenirs lointains et de nostalgie. Dogmatisme, rigidité, la nostalgie et les styles de foi sclérosés sont les déchets dont la christianisme secondaire nourrit avec voracité, mais comme ils sont indigestes, ils sont régurgités dès qu'une nouveauté évangélique approche.

Nous devons réaffirmer que la foi chrétienne tout court c'est une pieuse illusion, s'il ne consiste pas en une théologie du salut bien établie. Le Christ n'est pas seulement le Dieu auquel croire, mais il est le Sauveur et Rédempteur de l'homme, celui pour qui le salut entre dans le monde et l'homme se libère de l'esclavage du péché [cf.. Mont 1,21; Mc 2,7]. La foi sans salut est mutilée et pour survivre elle s'oriente et s'identifie vers d'autres disciplines de la connaissance humaine, comme la philosophie, psychologie, sociologie, anthropologie, le médicament, vers un nouvel humanisme avec une empreinte athée qui manifeste sa propre hybris présumer de sauver la physicalité de l'individu - lutter contre la pauvreté, avoir faim, aux maladies, aux guerres - et pour préserver la création - parallélisme, environnementalisme, pseudo-franciscanisme communiste - reconstituer une virginité primordiale désormais perdue, le tout au détriment d'une âme divine immortelle qui a été créée par Dieu et qui reviendra à Dieu après la mort. En effet si on veut tout dire, ce faux hybris qui a combattu le péché originel dans le passé et le combat encore aujourd'hui, il enlève à l'homme le sens du péché en introduisant des lieux de contrôle externes dans lesquels rechercher le bon bouc émissaire pour justifier toute adversité et opposition. Malheureusement, l'homme est créé pour Dieu et sans lui son cœur ne peut trouver la paix [cf. Augustin, Les confessions, 1,1.5], sans sens du péché et sans besoin de rédemption, ce qui reste est le sentiment de culpabilité qui écrase et déprime la pauvre humanité moderne. De nombreux deresponsabilizzati, ils sont incapables de procéder à un examen de conscience véritable et sincère - même en vue d'une confession sacramentelle - qui conduit à la reconnaissance de la culpabilité et à la recherche de la rédemption de la part du seul capable de la fournir.

Certains préfèrent télécharger vers le diable la faute de tous les renversements personnels, rejetant naïvement la question sur les épaules de l'esprit du mal - qui est ici assumé comme un lieu de contrôle externe - sans se souvenir que le tentateur [cf.. gn 3, ss] pour consommer la chute de l'homme, il avait besoin de son consentement. En bref, atténuant en atténuant, facile et improbable pour une humanité au-delà des limites du désarroi.

Pour détourner l'attention de cette triste vérité ce qui conduit à un pessimisme selon lequel définir Leopardi serait un euphémisme, les oppositions s'inventent, distractions de masse se combattant. Et comme à l'époque des anciens Romains, les gens concouraient au Colisée pour garder les affamés bons, Alors aujourd'hui, vous affrontez des factions opposées pour vous distraire: les traditionalistes contre les progressistes, les papistes contre les sédévacantistes, les Lefebvriens contre les modernistes, les Guelfes contre les Gibelins, Chrétiens de droite contre chrétiens de gauche, prêtres séculiers contre prêtres réguliers, bref, la liste pourrait encore s'allonger et se prolonger indéfiniment avec l'inclusion de mouvements ecclésiaux qui rivalisent pour gagner la palme des meilleurs si la question n'était pas en elle-même suffisamment tragique.

Devant ce panorama, l'Église hiérarchique, celle des bergers à l'odeur du mouton, les prêtres pauvres, lobbies spéculant sur les migrants, intégration et accueillir ce qu'il fait? L'exercice de direction plus validée aujourd'hui par le clergé, elle ne repose plus sur l'autorité d'une foi raisonnable, qui apporte des motivations basées sur le besoin de croire et pourquoi il faut croire. La direction de beaucoup d'entre nous, prêtres - il suffit d'écouter une homélie ou une catéchèse pour s'en rendre compte - est remplie d'un esprit de bienveillance démocratique et d'un style que je définirais comme « parlementaire » dans lequel les choses sont décidées par élection, par l'autorité de la majorité. et si quelque chose met en danger la pensée dominante, une motion ou une interpellation est immédiatement prête à renverser la situation en sa faveur..

Le style politique parlementaire est aussi celui de nos évêques qui sont prêts à se dissocier de leurs prêtres, vu comme des frappeurs d'inquisition, quand ils essaient d'éduquer les fidèles aux principes de la doctrine et de la morale, même simplement en citant le catéchisme. A côté des actes de dissociation poussés il y a des excuses faciles pour toutes ces catégories de personnes qui ne correspondent pas à la pensée de l'Évangile. La technique consistant à transformer l'ennemi en ami grâce à un aimer bombarder [bombardement d'amour] qui assume l'hypothèse de fautes faciles et inexistantes est le nouveau paradigme pour être inclusif dans la charité. Peu importe que l'apôtre nous rappelle que la charité doit fuir les fictions [cf.. Rm 12,9] et pratiquez la vérité même si elle est inconfortable et inappropriée pour la plupart.

Nous les prêtres 3.0 dans la nouvelle version mise à jour, absorbé par le rôle de direction des conservateurs de musée avec un salaire fixe, sans paternité de nos bergers et sans une foi solide qui nous distingue comme prophètes devant le monde, nous sommes la proie facile du fomite de la sensualité. Les sens assombris par une vie plus en phase avec le monde qu'avec le Christ Sauveur du monde, ils nous exposent à des problèmes critiques identifiés par l'exercice d'une sexualité désordonnée, d'une possessivité qui exprime le pire d'elle-même dans la gestion financière, et dans l'incapacité d'entretenir des relations significatives avec les gens sans parler du maintien despotique du pouvoir qui est très proche de la conservation des privilèges de la pire caste.

En parlant de sexualité, une distinction doit être faite. J'ai parlé de sexualité juste pour la diversifier de la génitalité, en fait, les deux termes de la morale chrétienne sont attribués à deux aspects différents. Bien que les adjectifs sexuel e génital ils sont aujourd'hui utilisés comme synonymes, ils ne sont pas. Nous identifions la personne dans son être masculin ou féminin avec le terme sexuel, dans son comportement masculin ou féminin, dans sa manière d'exprimer la masculinité ou la féminité et dans le style différent et original de communiquer l'amour. Avec le terme génital, au lieu, nous entendons ce qui se réfère plus correctement aux systèmes génitaux, leur anatomie et physiologie, à la tâche unitive et procréative que la doctrine catholique continue de considérer résolument.

Réalité génitale, tellement salué par la modernité, il est inclus dans le sexuel qui est plus large, complet et typiquement humain. Nous sommes trop inquiets pour attraper les prêtres en faute pour un abus de génitalité dont nous ne nous rendons pas compte qu'il y a une grande déconnexion dans la pratique de cette sexualité qui fait partie intégrante et essentielle de la figure du presbytre.. À tel point que le terme «père», avec lesquels nous appelons communément les prêtres du clergé régulier, c'est une indication de l'exercice d'une sexualité masculine saine comme démonstration d'une paternité spirituelle qui vise l'accompagnement et la sanctification du peuple de Dieu. C'est pourquoi les prêtres sont tenus avant tout d'une masculinité avérée et éprouvée qui leur permet de mieux exprimer l'exercice de leur sexualité en étant des pères aimants et autoritaires..

La manière d'aimer qu'il connaît dans la sexualité et la masculinité ta propre langue, il peut s'exprimer de deux manières différentes et antithétiques: par une possessivité asphyxiante qui veut consommer l'autre et l'opérer ou par une liberté dialoguant qui ne craint pas l'autre et se propose de l'aimer tel qu'il est, assez pour mûrir et grandir comme nous le voyons se produire dans la rencontre entre Jésus et la femme samaritaine [cf.. Gv 4,1-26]. En ce qui concerne le sexe féminin, Jésus est différent de la majorité des hommes de son temps qui utilisent, ils abusent et objectivent la femme pour obtenir quelque chose d'elle en retour. Dans le Christ, cet amour libre et libérateur du Père qui témoigne du véritable amour pour toute réalité créée se concrétise. Le prêtre, viens vieux christ, il ne peut pas mortifier cet amour libérateur et libre qui est constitutionnel à sa sexualité et à sa nature. Les compromis qui alternent entre les sublimations compensatoires doivent être évités, troubles pathologiques et écarts. La liberté du prêtre amoureux, qui est une explication d'une vie célibataire, caste, pauvre et obéissant à l'image du Rédempteur, c'est une condition théologique et prophétique qui ne peut être comprise qu'en fonction du Royaume et de cette vie eschatologique pleine dans laquelle toutes les relations seront assumées et transfigurées en Dieu [cf.. Mont 19,12; Mc 12,25].

Même dans l'utilisation de l'argent et dans l'exercice du pouvoir il est possible de tracer une expression de la sexualité humaine qui peut s'avérer équilibrée, mature et informé par grâce ou despotique, narcissique et soumis aux désirs égoïstes du monde. La manière de gérer et de sauvegarder les biens qui nous sont confiés - depuis le soin de la création jusqu'à la manière de travailler au sein de la création - communique ou non la rencontre globale avec Dieu qui aime et sert à partir de tout ce qui existe a été confié au commun. bien. Faire étalage de succès et de puissance, par une utilisation inhumaine et instrumentale de la richesse, c'est une constante que l'on trouve assez répandue dans l'histoire humaine, parfois c'est une gratification immédiate, d'autres temps d'un véritable culte idolâtre envers les choses et envers soi-même. Parmi les disciples de Jésus-Christ, Mais, la logique du règne humain ne s'applique pas, mais l'impératif est incontesté: "Ce n'est pas comme ça entre toi" [cf.. Mc 10,43]. Il ne faut pas être naïf au point de penser que la richesse et le pouvoir constituent objectivement des maux en eux-mêmes - comme cela s'est produit dans certains mouvements paupéristes ou dans certaines idéologies des XIXe et XXe siècles -, il est nécessaire d'évaluer soigneusement l'utilisation qui en est faite. L'Évangile n'accuse jamais le riche en tant que tel, sinon en référence à un non-partage et à un usage solipsiste qui oublie les gémissements des pauvres [cf.. Lc 16,19-31], et les difficultés de la veuve [cf.. Mc 12,41-44]. Comme ça, tandis que la richesse humaine devient fonctionnelle pour une subsistance et un entretien honnêtes, la richesse du Royaume ouvre les portes du paradis et assure la possession de Dieu [cf.. Lc 12,16-21].

Tout pouvoir et toute autorité viennent de Dieu et sont son don [cf.. Monsieur 33,23; Allemagne 1,10; Gv 19,10-11; Rm 13,1-2; App 2,28]. Ce concept était assez connu dans l'Antiquité, au point de soutenir la thèse - soutenue par certains auteurs [cf.. S. Paulo, S. Augustin, CITÉ DE DIEU, Jacques-Bénigne Bossuet] — selon lequel il était possible de construire un véritable principe juridique légitimant les gouvernants à gouverner les hommes en se substituant à Dieu. Dans le gouvernement civil et religieux, l'obéissance à celui qui détenait le pouvoir était interprétée comme une obéissance directe à Dieu. Cette thèse ainsi formulée se compose de deux inexactitudes. La première consiste à ne pas considérer le fait qu'aucune puissance et autorité terrestre n'est à l'abri de cette blessure du péché originel qui corrompt tout pouvoir et autorité dans le despotisme et la dictature.. La seconde inexactitude consiste à négliger l'aspect trinitaire de la question en ne considérant que la personne du Père comme le détenteur exclusif de l'autorité et du pouvoir excluant la participation du Fils et du Saint-Esprit.

Seulement en devenant obéissant au Père, tout comme Christ était, il est possible de trouver le moyen sûr d'éviter la corruption de pouvoir et les déviations d'autorité [cf. Mont 4,1-11]. Le prêtre, participer à l'autorité du Christ découlant de l'ordination sacrée, il est également admis au gouvernement et à l'exercice d'un pouvoir qui exprime une autorité. Alors, comment, après le baptême, Le Christ est conduit dans le désert par le Saint-Esprit pour devenir un messie du salut selon l'Esprit du Père et non selon l'esprit du monde, ainsi le prêtre dans l'exercice du pouvoir et de l'autorité est appelé à imiter le Maître qui en servant l'autre s'est fait serviteur, culminant sa diaconie avec le sacrifice de la vie en faveur des hommes [cf.. Mc 10,42-45] et remettre tout pouvoir entre les mains du Père dans le jardin des oliviers [cf.. Mont 26,39; 26,42; Mc 14,36; Lc 22,42] donner satisfaction à cela kénose qui a commencé avec l'incarnation. L'autorité sacerdotale retrace la diaconie du Fils, se nourrit de la volonté du Père et possède l'onction du Saint-Esprit pour la sanctification des frères et pour la confirmation de la foi reçue avec le baptême.

III. UNE ENTREPRISE LIQUIDE, FAIBLE ET IMPARFAIT

La société occidentale dans laquelle nous vivons, où le chrétien est appelé à faire son pèlerinage terrestre et où il manifeste son témoignage courageux de foi, ressemble de plus en plus à un terrible Moloch qui exige l'accomplissement de sacrifices continus et qui s'auto-attribue le droit d'être adoré en tant que divinité. Peu importe que ces sacrifices soient payés par le prix de vies humaines non concluantes et d'âmes maintenant fragmentées et perdues., perdu dans le non-sens de l'existence. Une société étrange, notre, qui est heureuse d'être narcissiquement envisagée pour ressembler à une terrible belle-mère qui exige beaucoup plus de ses enfants qu'elle ne parvient réellement à donner.

Une belle-mère affectueuse, à cause de l'utérus stérile, qui est orné de mots comme il le ferait avec des bijoux qui scintillent de significations aiguës comme dans le cas de l'amour, de tolérance, de bienveillance, compréhension et droits. Cette vision du monde en faillite avait déjà été annoncée par le Christ à ses disciples dans l'Évangile: « Si le monde vous hait, sachez qu'il m'a haï avant. Si vous étiez du monde, le monde vous aimer comme son propre; parce que vous n'êtes pas du monde, mais je t'ai choisi du monde, c'est pourquoi le monde te déteste" [cf.. Gv 15,18-19]. Le Christ et ses disciples ne sont pas du monde, en expérimentant la dimension temporelle du monde mais pas son essence. Le signe effectif consiste dans le fait que la Parole de Dieu s'est faite chair [cf.. Gv 1,14], la Parole divine est devenue humaine, contrairement à ce qui se passe aujourd'hui dans lequel beaucoup de mots humains sont divinisés et absolutisés. Toutefois, ce Moloch corporatif apparemment invincible et déifié a déjà un terme établi, juste pour le simple fait que le "prince et dieu de ce monde" [cf.. Gv 12,31; 2Cor 4,4] a été définitivement vaincu.

À ce stade de la discussion il est utile d'introduire le thème de l'idolâtrie, cela nous aidera à comprendre certains problèmes importants de l'entreprise que nous rencontrons au quotidien. Parlez d'idolâtrie, dans le tissu social, ce n'est en aucun cas secondaire, en effet on peut dire que cette attitude se reproduit cycliquement et systématiquement juste au moment où diminue le sens du «Sacré» qui comprend des horizons beaucoup plus larges et diversifiés que la simple référence au divin. A cet égard, il serait intéressant d'étudier le déclin des peuples précisément en relation avec la crise et la disparition du «sacré» de la vie humaine. Pour le moment, il suffit de le mentionner en attendant une future étude plus ponctuelle et compétente.

Clarifions un fait immédiatement: idolâtrie, en réalité, c'est l'un des nombreux masques avec lesquels l'athéisme se déguise devant la société et le monde. Parler d'idolâtrie et d'athéisme semble une contradiction mais ce n'est pas. Dans la Bible, par exemple, le péché de l'idolâtrie est bien connu mais pas celui de l'athéisme, comment venir? La réponse est simple: l'homme ancien aussi bien que l'homme biblique n'est en aucun cas un homme athée. Il faut partir de l'observation évidente qu'aucun homme n'est né naturellement athée, l'étincelle de son origine divine a poussé l'homme depuis sa naissance, jusqu'à sa mort et le pousse à rechercher le sens de sa propre existence et une vérité qui le transcende.

Athéisme visible, celui pratiqué ces jours-ci, c'est la dégénérescence de l'idolâtrie qui jette les vêtements du sacré. L'athéisme est le fruit trompeur qui s'est formé au cours de certaines périodes historiques et cela à travers la Révolution française, L'âge de l'illumination, La pensée positiviste se matérialise de plus en plus à travers les philosophies des XIXe et XXe siècles ainsi que des mouvements gnostiques très spécifiques qui ont déclaré la guerre au christianisme et en particulier au christianisme catholique.

Athéisme, paradoxalement, il se nourrit de ce mode de vie dissociéO qui est clairement visible aujourd'hui et qui prend de plus en plus des traits pathologiques, sous l'illusion de conduire chacun vers un progrès illimité. L'homme occidental moderne se trouve ébranlé dans ce modèle d'entreprise - se trompant souvent et volontairement qu'il a atteint les plus hauts jalons de la civilisation et de l'humanisation - un visage d'une communauté humaine qui se décrit de plus en plus clairement comme le visage d'un La société imparfaite et qui a déjà commencé à présenter une énorme facture.

Cette société imparfaite qui se définit et se fait connaître précisément à partir de ses dogmatistes si intransigeants et de sa conscience nettement fidéiste qu'ils se révèlent souvent imprudents. La clairance du relativisme gnoséologique et éthique pour lire et interpréter la réalité qui nous entoure, l'optimisme répandu d'un certain type de science qui prétend répondre aux gémissements de sens les plus intimes au cœur de l'homme, révolutions dans le domaine de la technologie et de la communication, avec la présomption de constituer un nouvel ordre mondial qui peut unifier toutes les croyances, conduire inexorablement à l'échec car en fait l'ancien péché que les bâtisseurs de la Tour de Babel ont commis est retracé dans une clé moderne [cf.. gn 11,1-9]. L'athéisme est donc la distillation d'une volonté idolâtre privée du sens du sacré qui prétend se faire un nom quel que soit son Créateur. [cf.. gn 11,4].

Cet aperçu social, si douloureusement concret mais néanmoins réel, cela peut s'expliquer à travers une phrase du théologien dominicain Réginald Garrigou-Lagrange [1877-1964] ça dit: «L'Église ne fait aucun compromis sur les principes, parce qu'il croit, il est tolérant dans la pratique, parce qu'il aime. Les ennemis de l'Église, au contraire, tolèrent les principes, parce qu'ils ne croient pas, mais sans compromis dans la pratique, parce qu'ils n'aiment pas. L'Église absout les pécheurs, les ennemis de l'Église absout les péchés " [cf. Dieu, son existence et sa nature, Paris 1923, p. 725]. Quel sens donner à ces propos du bon Réginald Garrigou-Lagrange par rapport à une société liquide et déstabilisée comme la nôtre ?? Quel fil conducteur unit les traits de faiblesse, imperfection, dell 'idolâtrie impie assez pour produire une réalité apparemment libérale mais secrètement intransigeante et parfois impitoyable et contradictoire?

Le raisonnement du théologien dominicain permet de comprendre comment cette société, avant d'être ennemie de Dieu et de l'Église, est d'abord ennemie d'elle-même. En réalité, est plus enclin à entreprendre plus facilement la recherche d'une tolérance qui égalise et aplatit ses semblables qu'une recherche de vérité qui conduit à une altérité différente, jusqu'à atteindre l'altérité transcendantale qui représente le noyau authentique de la foi et de la relation avec Dieu. Aujourd'hui, si vous avez remarqué comment mener certains débats et discussions, le moyen le plus sûr de mettre l'adversaire sur les cordes puis de le faire taire, il consiste essentiellement à l'accuser d'intolérance. L'accusation de non-tolérance est cette accusation qui n'admet pas de vérité objective, qui ne prend pas en compte l'expérience personnelle, de l'histoire et de la tradition des peuples. L'accusation d'intolérance est rejetée par la censure, l'interdiction des réalités qui ne peuvent être dites, connu ou simplement témoigné. Aujourd'hui, il est possible d'être considéré comme intolérant à bien des égards et d'être provoqué dans différents domaines tels que la foi et la religion, race et ethnicité, sexualité et génitalité, Coutumes et traditions, la politique et le monde civil et bien plus encore.

Dans le jeu des contrastes, stratagème que j'ai déjà eu l'occasion d'analyser dans cet article, professer la foi fait de moi une personne intolérante et violente, par exemple. Affirmer la loi morale naturelle sur le mariage me donne la visibilité d'un fanatique fondamentaliste médiéval, cultiver et valoriser les racines traditionnelles et culturelles d'un peuple fait de moi un ennemi dangereux de la mondialisation et de l'inculturation. Ceux que nous appelons maintenant intolérants sont en fait divergents, des héros qui ne s'alignent pas sur la pensée unique et doivent donc être vus comme des ennemis à neutraliser. Si vous remarquez les meilleurs représentants de la pensée libérale, tolérants et garants, ils commettent d'innombrables fois des attitudes illibérales, violent et intransigeant digne du meilleur régime dictatorial despotique.

le “tolérant” moderne, au lieu, il ne se sacrifie pas pour ses idées comme le ferait l'idéaliste, au contraire, on ne se fait pas scrupule de sacrifier ceux qui ont des idées contraires aux siennes, comme le ferait un dictateur envers ses adversaires. Combien de martyrs de la tolérance et des droits existent aujourd'hui? Mais peut-être que les martyrs les plus nombreux sont ceux qui sont présentés comme des semeurs involontaires de haine précisément parce qu'ils divergent, porteurs d'une haine qui ne peut être vue car elle n'est présente que dans le regard du tolérant en devoir qui a intérêt à utiliser la haine comme outil idéologique pour contrôler les masses. La tolérance moderne revendique donc non seulement des droits mais aussi la dispersion de la haine. Depuis moins d'une décennie, la tolérance a conclu un mariage heureux avec le terme de dérivation grecque phobie. Grâce à ce terme, les meilleurs chevaux de trait du tolérant sont générés La société imparfaite comme l'homophobie, L'islamophobie, xénophobie et autres. Je cite ces trois exemples uniquement parce qu'ils sont les plus pratiqués par les réseaux sociaux, télévision, radio et journaux … On se rend compte que tout cet échafaudage n'a pas le moindre sens et qu'il n'est pas possible de poursuivre un discours de tolérance exclusivement lié à un droit privé de devoirs et à une peur qui est un antidote à la haine.? Invoquer la tolérance en tirant parti des droits et en excluant les devoirs constitue une vision du monde basée sur l'égocentrisme, dans lequel tout devient licite, il suffit que cela soutienne des droits personnels réels ou présumés.

D'autre part, remettre en cause la tolérance à venir à la haine se fier au sentiment de peur de l'autre est insensé, car cela signifierait qu'il suffit de générer une alarme pour conjurer le mal. Dans cette imposante zibaldone, il est difficile de trouver la clé du problème, au point de tout ramener à une origine certaine et sûre. La perspective d'une culture sociale intransigeante qui tout en condamnant sanctifie et sanctifiant la condamnation apparaît plus comme un paradoxe qui rappelle le dieu romain Janus qui, ayant un "double visage", c'est l'image parfaite du compromis, du transformisme, de l'union des contraires.

Aujourd'hui, le masque de Janus triomphe sur les visages du monde qui parcourent les rues de nos villes et villages, de nos places et centres commerciaux, palais du pouvoir et églises. Un Janus sans âge qui s'habille en vêtements masculins et féminins ou neutre si nécessaire, porter le voile, la talar, l'habitude, le jupon fileté de violet ou de rouge mais c'est toujours lui, l'ancien serpent qui ne se lasse jamais de faire la guerre avec la prétention impie de prouver que Dieu avait tort de faire confiance à l'homme.

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Sanluri, 27 novembre 2023

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De l'amitié de Jésus avec Abraham à Jésus qui nous accueille en nous appelant amis

DE L'AMITIÉ DE DIEU AVEC ABRAHAM À JÉSUS QUI NOUS ACCUEILLE EN NOUS APPELANT AMIS

Cette célèbre histoire biblique nous dit qu'être amis n'est certainement pas une diminution ou une soustraction à la relation de foi, parce que ça demande de la condescendance, complicité et attente quand, par exemple, un ami est en difficulté. pas un hasard, longtemps après l'histoire d'Abraham dans la Genèse, l'une des plus belles expressions que nous trouvons dans l'Écriture concernant la relation entre le messager de Dieu, Jésus, et qui le suivait était: "Je vous ai appelé amis".

— Pages bibliques —

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Il semble que le terme ami ne peut exister sans sa qualification spécifique. Nous avons différents types déclinés, dans les divers arts, qui offrent de temps en temps l'image d'un ami fragile, redécouvert ou ingénieux. On pourrait en parler sans fin. Un ami peut être vrai ou faux, être toujours là ou disparaître, vous pouvez lui faire confiance inconditionnellement ou dans le pire des cas être trahi par eux.

La Bible qui est littérature formé sur une très longue période, ainsi que parler du protagoniste principal, qui est Dieu, présente un ensemble diversifié de situations humaines. Ce n'est pas par hasard que le poète Byron il l'appelait "le grand code de l'art", expression reprise plus tard par le critique N. Frire qui en a fait un livre[1]. Dans ce tour d'horizon de l'humanité disparate, l'intérêt pour les amis ne pouvait pas manquer. C'est ainsi que le code biblique a pu susciter des symboles restés dans l'imaginaire de chacun (Frye les a appelés imagerie), même des non-étudiants du livre biblique.

Le personnage de Judas est célèbre cil incarne l'amitié trahie: «Amico, c'est pourquoi tu es là" (Mont 26,50), ce sont les paroles que Jésus adresse au traître après avoir reçu son baiser. En restant avec les Evangiles, on ne peut oublier l'amitié de Jésus pour la famille de Béthanie: mars, Maria et Lazzaro. Quand il mourra, Jésus dira: « Lazare, notre ami, il s'est endormi; mais je vais le réveiller" (Gv 11,11). Ainsi que la réputation d'ami des publicains et des pécheurs qui a conduit Jésus à être détesté par les autorités.

Il existe de nombreuses expressions bibliques se référant à l'amitié, surtout dans les livres de sagesse. Voici deux mentions parmi tant d'autres:

« Un ami fidèle est un médicament qui donne la vie:
ceux qui craignent le Seigneur le trouveront." (Monsieur 6, 16).

"Un ami fidèle est un havre de paix:
qui le trouve, trouver un trésor" (Monsieur 6,14).

Un dicton devenu célèbre celui qui dit "celui qui trouve un ami trouve un trésor". Mais le premier personnage biblique à être qualifié d'ami, nul autre que Dieu, c'était Abraham. Le prophète Isaïe l'a appelé ainsi: « Je vous, Israël, mon serviteur, toi Jacob, j'ai choisi, descendant d'Abraham, mon ami" (Est 41,8). Le livre de Daniel fait écho à cela: « Ne nous retire pas ta miséricorde, pour l'amour d'Abraham, ton ami, d'Isaac, votre serviteur, d'Israël, ta sainte" (3,35) et le deuxième livre des Chroniques: "Tu n'es pas parti en voiture, notre Dieu, les habitants de ce pays devant ton peuple Israël et tu ne l'as pas donné pour toujours aux descendants de ton ami Abraham?» (20,7). Jusqu'au deuxième testament où l'on trouve dans la lettre de Jacques: «Et s'accomplit l'Ecriture qui dit: UNEbramo a cru Dieu et cela lui a été crédité comme justice, et il a été appelé un ami de Dieu" (2,23).

Et si l'auteur de la lettre de Jacques il a insisté sur les actions d'Abraham comme qualifiant sa foi, de l'autre Paul de Tarse renversa la médaille, dans Romains, mettre la foi d'Abraham avant ses œuvres et par cela et par cela seulement il a été justifié.

Ici, nous ne voulons pas aborder le sujet ardu et complexe de la justification et de la grâce relevant de la théologie. Mais nous voulons simplement décliner la façon dont l'histoire biblique nous parle de la relation entre Dieu et Abraham. Quel genre d'amitié c'était? Abraham méritait cette relation particulière? Il t'a toujours correspondu? Il semble un sujet intéressant étant donné qu'il est devenu le vêtement du don de la vie divine à l'homme de foi et de la grâce qui sauve. Sans négliger le fait qu'Abraham est considéré comme le père des trois grandes religions monothéistes, même si certains ont du mal à définir le christianisme comme un monothéisme.

Parce que la Bible préfère raconter que d'énoncer des théories, nous essaierons de retracer les récits des événements d'Abraham pour comprendre cette relation d'amitié et comprendre au final qu'Abraham n'était pas si éloigné de nous, de nos attentes et émotions, de nos points de vue qui paraissent inébranlables et qui sont mis à l'épreuve par des demandes et des promesses divines qui ne se révèlent pas immédiatement.

Il y a un épisode dans l'histoire d'Abraham raconté dans le livre de la Genèse (18, 25-32) qui semble mettre en valeur plus que d'autres, plus que le même appel, la relation spéciale d'amitié entre lui et Dieu, et c'est l'histoire de la négociation sur la destruction de la ville de Sodome. A Dieu qui avait déjà décidé du sort de la ville, Abraham signale la possible présence de justes dans celle-ci. Et de dix à dix à descendre il parvient à arracher un morceau de la bienveillance de Dieu. Cet épisode met en lumière une caractéristique du patriarche qui revient plusieurs fois dans les récits, ou sa capacité incontestable à négocier. C'est un puits, de division territoriale, de terre pour la tombe de sa femme Sara, de comment trouver une femme pour Isaac son fils ou de Dieu lui-même, comme dans le cas ci-dessus, Abraham est imbattable.

Un peu moins, beaucoup moins, quand il s'agit d'avoir foi dans les paroles divines et cela semble incroyable pour tout ce qu'on pense normalement de lui. Mais Dieu ne semble pas s'en soucier. Comme le font les vrais amis.

Même l'exégèse rabbinique il considérait favorablement la capacité abrahamique de traiter, quand il s'agit de sauver les gens. Les maîtres de la Torah, en fait, ils n'ont pas accordé une bienveillance égale à un autre patriarche célèbre, Noé, qui a reçu l'ordre de construire une arche à cause du déluge imminent. Celles-ci, contrairement à Abraham, il n'a rien fait pour contrecarrer le dessein destructeur.[2] Noé était un homme obéissant qui ne posait aucune question, "marcher avec Dieu" (Gén 6,9) mais il n'a établi aucune relation avec lui, peut-être à cause de la fin de tout ce qui était à venir. Avec Abraham qui "a marché devant Dieu" (Gén 17, 1) c'était nécessaire, plutôt une relation active, patiente et sympathique.

Et la patience avec Abraham doit avoir beaucoup. Un lecteur moderne du texte biblique serait surpris de trouver des traits embarrassants dans la vie du patriarche. Ceux-ci agissent comme un contrepoids aux compétences de médiation évidentes déjà mentionnées, qu'il est un expert en armes et en guérilla (Gén 14, 14-16), des hommes et des alliances (Gén 17, 17-24) et entrepreneur capable du monde antique (Gén 24, 34-35).

Pourtant, les premiers mots d'Abraham dans la bible, immédiatement après l'appel de Dieu, ils disent un mensonge, laisser passer Sarah, aux yeux du pharaon égyptien, comme une soeur au lieu d'une femme[3]. Un épisode qui se répétera plus tard avec un autre roi (casquette. 20). Malgré la promesse divine répétée qu'il aura sûrement une progéniture, sera d'accord, plus loin, à propos de l'intention de Sarah d'avoir un enfant avec l'esclave Hagar; mais quand les deux femmes entreront en conflit, il la chassera dans le désert, à contrecœur, avec seulement une miche de pain et une outre d'eau. Quand avec son fils Isaac montera sur le mont Moriah, lieu de son sacrifice, il chargera le bois sur les épaules de son fils. Quel père aurait fait ça sachant quel destin il allait rencontrer?

Mais Abraham, justement, on se souvient surtout de lui pour sa foi: « Il crut que le Seigneur, qui le lui a crédité comme justice" (Gén 15, 6). Mais cette foi devait évidemment grandir et mûrir, en passant par des preuves importantes, outre le fait que c'est une parole et une promesse divine qui l'ont suscité, rappelé maintes et maintes fois.

Dans le Livre de la Genèse (cf.. 12) Dieu a d'abord parlé à Abraham. L'expression utilisée en hébreu, les psychanalystes ont beaucoup aimé: Aller (joue joue) « Va pour toi » ou « Va vers toi »[4]. Un nouveau mot, personnel, adressée à Abraham fils de Terak, l'a invité à quitter son père et à aller dans un pays pour devenir une nation bénie. Déclencher, mais comme souvent, l'enthousiasme s'est perdu en cours de route. Le voyage était fatigant, dans stages, les gens hostiles e, surtout, quelle progéniture aurait-il pu avoir si un fils n'était pas venu? Voilà comment, tu veux pour les difficultés, vous voulez pour l'âge avancé, il satisfait. Après tout, le fils de l'esclave, Ismaël, c'était déjà quelque chose. Donc, à un moment donné, Abraham a laissé échapper devant Dieu: « Si au moins Ismaël pouvait vivre devant toi!» (Gén 17, 18). Jusqu'à la énième promesse d'un enfant à eux, Abraham et Sarah éclatent de rire. Abraham a même plié de rire (Gén 17, 17).

Mais voici la torsion. Sarah a en effet enfanté un fils à Abraham: Isaac, le promis. Mais quel ami te fait un tel cadeau: Isaac, de l'hébreu Isaac littéralement "le fils qui rit, qui fait rire, dont on peut se moquer et ridiculiser[5]? Qui pour cette raison est devenu la cause de l'enlèvement de l'autre fils, Ismaël, qui n'avait aucun défaut?

Abraham était sans voix à la naissance de son fils, puisque le texte ne contient que les paroles de Sarah, qui parlait de rire et de rire. Qui est ce fils que son ami Dieu a envoyé ?? Nous devons accepter ce cadeau? Parce qu'Isaac, parmi tous les patriarches bibliques et sui generis. Il n'a jamais eu le rôle du protagoniste et est immédiatement apparu dépourvu de sa propre personnalité. Il ne pouvait même pas trouver sa femme tout seul et celle-ci, Rébecca, quand elle l'a finalement vu de près, est tombé du chameau. Sans surprise, plusieurs commentateurs, juifs et chrétiens, ils ont souligné qu'Isaac n'était peut-être pas un fils parfait, désactivé, fils autiste d'un père vieillissant[6]. Imaginons les sentiments d'Abraham si cela devait être l'accomplissement de la promesse. Comment accepter tout ça?

C'est à ce point que le récit biblique nous présente l'un des épisodes les plus fascinants et dramatiques de toute sa littérature. L'histoire du sacrifice ou plutôt de la Akda (aqedah, sur la connexion) d'Isaac au chapitre 22. Un épisode qui a inspiré artistes et commentateurs de l'Antiquité à nos jours. Il n'est pas possible d'en rendre compte ici, mais nous pouvons proposer une interprétation qui est bien liée à ce qui a été dit jusqu'à présent sur la relation entre Dieu et Abraham.

C'était d'abord un nouveau départ. Revenons au verset 2 le même "joue joue” (va pour toi, vers vous) du chapitre 12. Encore un aller vers soi. Mais cette fois la promesse s'est réalisée, de manière inattendue. Où Abraham devrait-il aller? L'ascension du mont Moria, avec seulement un dialogue sur un bélier à trouver, c'est déchirant. Malgré le résultat à la fin heureux, l'épisode gardera sa tragédie: dans le silence qui tombe lors du retour à la maison des deux, dans le manque d'exaltation ou de joie, dans la séparation physique subséquente entre le père et le fils et dans la mort de Sara qu'un Midrach (midrash)[7] cela découle du fait qu'elle a appris ce qui allait se passer sur la montagne.

Alors que s'est-il passé? Qu'Abraham a été appelé à accepter la promesse de Dieu, en la personne d'Isaac, fils imparfait. À cause de cela, sa foi a été testée et elle a été fortifiée. L'ami avait enfin compris ce qu'on lui demandait depuis le début, bien qu'inattendu et loin de ses prérogatives et de ses caractéristiques psychologiques. Mais Abraham est allé vers lui, s'ouvrir à un nouveau soi et au toi du fils enfin dissout et laissé libre de partir.

Quelqu'un, bien des siècles plus tard, il dira: "Dieu choisit ce qui est faible dans le monde" (1Cor 1,27). C'est probablement ce que la foi d'Abraham a dû comprendre dramatiquement: accueillir la promesse dans la personne fragile d'Isaac. Ce n'est que lorsqu'il comprendra qu'il choisira pour Isaac une femme avec qui se consoler de la mort de sa mère, il lui donnera tout son bien, il le protégera d'éventuels concurrents et mourra « rassasié de jours » enterré par ses fils Isaac et Ismaël enfin réunis (Gén 25,9).

L'histoire d'Abraham et de Dieu peut être lu de plusieurs façons. La Bible au-delà des implications qui se réfèrent à la foi et qui passent par saint Paul et Jacques mentionnés ci-dessus sont arrivées jusqu'à aujourd'hui, la Loi comme histoire d'amitié. Avec toutes ses tonalités et variations, car Abraham reste un homme avec sa personnalité faite de limites et de grandeur. Cette célèbre histoire biblique nous dit qu'être amis n'est certainement pas une diminution ou une soustraction à la relation de foi, parce que ça demande de la condescendance, complicité et attente quand, par exemple, un ami est en difficulté. pas un hasard, longtemps après l'histoire d'Abraham dans la Genèse, l'une des plus belles expressions que nous trouvons dans l'Écriture concernant la relation entre le messager de Dieu, Jésus, et qui le suivait était: "Je vous ai appelé amis" (Gv 15, 15).

de l'Ermitage, 17 juin 2023

 

Remarque

[1] N. Frire, Excellent code, Bible et littérature, 1981 (simp. il.: Einaudi, 1986)

[2] Le parallèle entre le déluge et la destruction de Sodome a été saisi par de nombreux. C'est la destruction totale. Une seule famille est sauvée dans les deux cas. La présence de relations incestueuses dans les deux histoires, d'où sont issues des tribus non juives (Cananéens de Cam, fils de Noé et Moabites et Ammonites des filles de Lot).

[3] Même si c'est vrai, car ils étaient fils du même père, mais de mères différentes.

[4] De même Noé est commandé de faire une arche de cyprès "pour vous" (Gén 6, 14)

[5] la racine du nom (zade/chet/qof) avec ces sens, comparer 179 fois dans la Bible mentionnés 112 fois fait référence à Isaac dans la Genèse

[6] Marmorini G., Isaac, le fils imparfait, claudien 2018; Baharier H., Genèse expliquée par ma fille, Milan 2015

[7] Sd.R. Midrach, de l'hébreu Midrach, terme désignant une méthode d'exégèse biblique de la tradition juive

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Les mauvais mots du prêtre, les latinismes des nouveaux cat-kaifans souffrant d'analphabétisme doctrinal et les rires du vieux cardinal désenchanté

LES PAROLES DU PRÊTRE, LES LATINISME DU NOUVEAU CATTO-KAIFANI SOUFFRANT D'ILLÉGRATICE DOCTRINAL ET LE RIRE DU VIEUX CARDINAL DÉSENCHANTÉ

 

«Un bon prêtre avec un cœur vraiment sacerdotal peut être reconnu même par de mauvaises paroles. Seul un vrai homme de Dieu peut jurer avec une pure pureté de cœur sans jamais être vulgaire. Merci pour les rires que tu m'as donné, Nous en avons désespérément besoin ces jours-ci.".

- Nouvelles de l'Église -

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Le technicien qui s'occupe du montage est hors d'Italie, la lecture audio des articles sera insérée d'ici fin septembre

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Après quelque temps un cardinal avec des décennies de vie passées à la Curie romaine m'a confié qu'il y a des années, une lettre signée par divers "catholiques intégraux" est arrivée au Vatican et a fait le tour de tous les bureaux de cette section de la Secrétairerie d'État, faisant éclater de rire les monseigneurs en se retournant de bureau en bureau. L'objet de la protestation était moi, présenté comme un prêtre hautement indigne parce qu'il est coupable de scandaliser les fidèles immaculés en utilisant parfois des mots colorés qui ne conviennent pas à un Ministre du sacré. Pour cela, ils ont invoqué de sévères sanctions canoniques contre moi. Les porteurs de la pétition étaient ces personnages que nous, prêtres, avons toujours connus, ceux doués d'une telle vocation dans les haillons de leurs vêtements que Kaifa apparaît qui s'énerve devant le Sanhédrin en tant que novice débutant.

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Ces personnages ils se sentent d'abord de nobles soldats placés comme hallebardiers à la défense de la vraie tradition catholique et de la morale sexuelle la plus stricte toujours et rigoureusement appliquée aux autres, jamais à eux-mêmes et encore moins à leurs enfants, filles et petites-filles, uniquement aux enfants et petits-enfants des autres. Pour eux, l'Église est née subitement en 1570 avec le Missel romain promulgué par le Saint Pontife Pie V, d'où ils sautent directement au début du XXe siècle, au pontificat du Saint Pontife Pie X, celui qui a condamné ce formidable Modernisme que les Hallebardiers connaissent au même titre que le latin du missel tridentin.

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Les Hallebardiers ont trois lignes fixes: Latin, Saint Thomas d'Aquin et la lutte contre le modernisme. Quant au latin, je mentionnerai juste qu'il y a des années, pisser copieusement les membres d'un cercle de soi-disant et improprement appelés "traditionalistes", Je lui ai chanté au mètre de la préface grégorienne la Poésie du Passero de Valerio Gaio Catullo en disant enfin: "C'est la liturgie sacrée, peu que messalaccio par Annibale Bugnini approuvé par l'imprudent Saint Pontife Paul VI!» [cf.. voir QUI]. Et tout le monde était d'accord avec moi en profitant du septième ciel. Bien, aussi inhabituel que cela puisse paraître, sachez que même moi j'ai un sens commun de la décence, pour cette raison j'ai évité d'ajouter la chanson de certains objets de collection prenant des délices carmina catulliens du type:

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«Je vais te mordre et entrer par effraction, Aurelius pathétiquement et Cinaede Furi, qui pensait que j'étais de mes vers, parce qu'ils sont doux, un peu modeste»¹.

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Mais si j'avais les Hallebardiers auraient en outre confirmé que oui, qui était la langue des anges qui depuis les bancs au-delà de la balustrade de l'autel vous emmène directement au paradis, pas grâce aux mystères sacrés, mais grâce à la magie lalinorum une fin en soi. C'est pourquoi je me suis limité à la Poésie du moineau présentée comme une préface, évitant de faire de certains poèmes lubriques des recueils, que bien sur je connais par coeur depuis l'époque du lycée classique.

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Suivre San Tommaso d'Aquino, que ces hallebardiers connaissent comme le latin du missel tridentin, incapable de comprendre que le Docteur Angélicus e Docteur communis parle des mystères de la foi et fournit une méthode spéculative efficace et encore inégalée, mais ni sa méthode ni sa production extraordinaire ne constituent en elles-mêmes des vérités de foi immuables. Prenons un exemple parmi d'autres: La doctrine catholique enseigne aujourd'hui que l'âme est insufflée dans l'être vivant dès le moment de la conception. L'Aquinate, qui suivait la méthode spéculative d'Aristote, soutient que pendant la croissance du fœtus, ils se développent successivement: d'abord une âme végétative, alors une âme sensible, enfin, quand le développement est suffisant pour recevoir l'âme intellectuelle, ceci est infusé directement par Dieu au troisième mois de grossesse [cf.. Somme théologique Je ª q. 118 une. 2 un d 2].

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Thomas d'Aquin avait une idée différente aussi concernant l'immaculée conception de la Bienheureuse Vierge Marie, soutenant qu'elle n'est pas née sans péché originel mais que peu après sa conception elle a reçu une sanctification extraordinaire dans son âme qui a effacé le péché originel [cf.. Somme théologique IIIa, q. 27, une. 3 un d 3]. Comprenez qu'entre conception sans péché originel e effacement du péché originel, la différence n'est pas seulement sémantique, mais essentiellement théologique.

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Tout aussi singulier la manière dont les Hallebardiers justifient que le génie et la science du plus païen Aristote soient à la base de la méthode spéculative d'Aquin. Bientôt emballé et donné la réponse: Aristote était en fait chrétien, ayant perçu des siècles auparavant, même sans s'en rendre compte, le mystère de l'Incarnation du Verbe de Dieu. C'est une affirmation aussi stupide qu'illogique qui a commencé à circuler dans les sphères de la néo-scolastique décadente de la fin du XIXe siècle.. Les perroquets de la tradition indéterminée qui aujourd'hui la répètent et la propagent comme une vérité de foi, ils ne se rendent même pas compte qu'ils définissent ainsi Aristote comme un "chrétien anonyme", selon la théorie controversée et dangereuse de Karl Rahner, un autre de leurs ennemis jurés, bien qu'ils ne connaissent même pas le titre de ses principales œuvres. Peu importe, car la culture catholique et théologique du hallebardier de vraie et pure tradition repose sur un château de « on dit que... ».

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Enfin, le spectre diabolique du Modernisme, dont parlent les Hallebardiers à partir d'une méconnaissance totale, ainsi que l'esprit critique. puis, si vous mettez un prêtre dérangé dans leur soutien, excommunié et démis de l'état clérical, le mal irréparable est vite fait. Toutes les mesures qui ont suivi l'encyclique Nourrissage des moutons de Dominic du Saint Pontife Pie X étaient clairvoyants du tout, en effet, ils ont en partie favorisé le développement d'un dangereux modernisme réactif, d'autre part, ils ont cristallisé la spéculation théologique en quatre formules stagnantes et rances d'une néo-scolastique décadente, empêchant effectivement les théologiens de spéculer en dehors de ces quatre formules sclérosées et intangibles. Ce tandis que de l'autre côté, les protestants, ils ont mené des études très approfondies sur les sciences bibliques et l'exégèse, à laquelle des décennies plus tard nous avons été obligés de nous rattraper, après avoir été paralysé pendant des décennies dans ces quatre formules sclérosées et intangibles qui ont constitué la lutte de faillite du Saint Pontife Pie X - ou plutôt de qui pour lui - contre le Modernisme, ce qui, rétrospectivement, nous pouvons dire qu'il aurait dû être condamné et combattu, mais d'une manière complètement différente, pas de la manière étroite d'esprit qui a souvent été adoptée.

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Parmi les nombreux érudits protestants Je cite en exemple le grand commentaire de la Lettre du théologien aux Romains Karl Bart, qui reste encore inégalée dans le domaine de l'exégèse néotestamentaire et à laquelle nous devons tous nécessairement nous référer.

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On ne peut pas parler de Modernisme si vous ne savez pas et n'êtes pas ému par l'honnêteté consciente qu'elle est née et s'est développée comme une pensée réactive au sein d'une Église qui, tout au long du XIXe siècle, a été enveloppée dans des questions de nature purement politique - sans doute justifiées par l'histoire et par les événements de ces années après la Révolution française ―, tandis que la théologie catholique languissait et stagnait dans des formes d'ignorance pure et simple. Il n'est donc pas possible de parler de modernisme sans partir d'un fait: le français Alfred Firmin Loisy et italien Ernesto Buonaiuti ce sont deux figures à compter dans la liste des penseurs les plus brillants du XXe siècle. Seuls des fanatiques analphabètes ou un prêtre dérangé peuvent les traiter avec une condescendance hérétique du haut de leur totale ignorance.. Et je conclus en précisant, pour être juste, que par la Sainte Église Mère Ernesto Buonaiuti a été traité avec un manque si féroce de charité chrétienne qu'il crie vraiment vers le ciel, qu'on le veuille ou non les Hallebardiers luttant contre le spectre de ce Modernisme qu'ils ne connaissent pas et dont le Saint Pontife Pie X, qui l'a justement et prudemment condamné, en même temps il favorisa son développement et sa diffusion grâce à des mesures et des actions répressives tout sauf prévoyantes. Mais je prépare un livre sur ce sujet très complexe et articulé, si je ne meurs pas d'abord.

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Peut-être le Cardinal mon interlocuteur il avait envie de rire encore, c'est pourquoi je l'ai entendu commencer par dire: C'est vrai, Éminence, Je jure, Hélas! Parfois même je dis beaucoup et certains catholiques ou catholiques de la sombre sacristie me reprochent les modernes réseaux sociaux, en effet je note qu'ils ont protesté en vous écrivant aussi, d'après ce qu'il me dit. Certains m'ont même dit que j'étais trop explicite, par exemple dans les références - à mon avis tout à fait naturelles et scientifiques - à la sexualité humaine, parce que je devrais utiliser des euphémismes pour leur dire, par exemple des terminologies latines, ne sois pas trop explicite. E, comme il est bien connu, Le latin est terriblement aimé de tous ceux qui ne le connaissent pas, parce que ça fait beaucoup élégant.

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Éminence, le problème n'est pas le latin, ce que je sais. Le problème c'est ceux qui ne connaissent pas le latin. Laisse-moi expliquer: en ce qui me concerne je peux aussi lâcher en disant «Tu t'es cassé le cerveau!». Mais si je ne traduis pas ça veut dire littéralement "tu as merdé", qui comprend cette expression digne de Cicéron dans un latin splendide ??

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Le Cardinal rit comme il n'osait pas le faire même à l'époque où, jeune monseigneur de la curie qu'il était, dans les années quatre-vingt, il a vu le film Le Marquis de Grillo avec Jean-Paul II et d'autres prélats. Quel Jean-Paul II, à ce que le cardinal lui-même fait référence dans caméra caritatis, il semble avoir commenté le film en disant que le réalisateur et scénariste avait tout compris de la Rome papale.

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J'ai laissé le Cardinal finir son rire et continuer: parfois nous les prêtres sommes comme certains médecins de l'assurance-maladie bienveillants, qui prescrivait la recette qu'ils disent aux pauvres illettrés ignorants: « Ces suppositions doivent être assumées pro rectale via». Grave erreur! Parce qu'à ce moment-là deux contre un: ou ce patient est informé en termes clairs que le suppositoire doit être enfoncé dans le trou du cul, ou finira par être emmené aux urgences après avoir avalé des suppositoires pendant un mois en les avalant avec un verre d'eau.

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Pourquoi certaines oreilles prudes et délicates ils aspirent à ces latinismes qu'ils ne comprennent pas? Peut-être parce qu'ils veulent que l'Église utilise des formules magiques qui, plus elles sont incompréhensibles, plus elles sont efficaces? Je vais t'expliquer car ils aspirent aux latinismes: parce qu'ils n'ont jamais été confesseurs, pour commencer. Ou pensez-vous qu'ils se sont présentés à des saints confesseurs tels que San Leopoldo Mandic et San Pio da Pietrelcina, se repentir et se repentir, les libertins et les femmes de petite vertu pour ainsi dire fellation, cunnilingus, commerce d'ani, fornication contre nature, intrusion, puanteur …

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Essayez d'imaginer un homme qui avoue avoir eu des rapports sexuels avec un autre homme, c'est tellement à la mode aujourd'hui, c'est effectivement une tendance, au point que ce n'est plus un péché mais une haute expression d'amour (!?). Surtout, essaie de m'imaginer, confesseur, que pour répondre à ce que demandent certains catholiques et catholiques aux oreilles délicates et donc aux latinismes avides, Je commence à parler au pénitent comme ça:

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«… tu prendrais dans ta main la tombe d'un autre homme, et ton autre dans le sien, et ainsi secouez alternativement les tiges avec vos mains, afin qu'au moyen de ce plaisir tu jettes la graine de toi-même? Si vous avez fait, trente jours de pénitence dans le pain et l'eau!»².

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Le cardinal aîné à ce stade, il a failli tomber de la chaise allongée sous la table, comme je continuais: … En bref, Éminence, Je peux aussi rendre heureux ceux qui aspirent à entendre des latinismes, Je peux même lui dire pro rectale, sauf qu'alors avalez les suppositoires pendant un mois entier au lieu de les mettre dans votre trou du cul. Je peux aussi répondre à certains soi-disant catholiques très arrogants et irrévérencieux envers nous les prêtres en lâchant « Tas. Maxiome cerveau fou!». Après ça, qui lui explique que je viens de lui dire « tais-toi, gros connard »? Ou peut-être croient-ils qu'ils peuvent traduire les terminologies d'une ancienne langue morte avec le moteur de recherche Google?

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Le cardinal sourit du haut de ses quatre-vingts dernières années, au cours de laquelle il a tout vu et plus encore dans l'Église, y compris les armées de pharisiens, Pélagiens et puritains pleins de vices privés et propagateurs des vertus publiques les plus strictes toujours et rigoureusement revendiquées sur la peau des autres. Me disant enfin d'un ton tendre et paternel:

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«Un bon prêtre avec un cœur vraiment sacerdotal peut être reconnu même par de mauvaises paroles. Seul un vrai homme de Dieu peut jurer avec une pure pureté de cœur sans jamais être vulgaire. Merci pour les rires que tu m'as donné, Nous en avons désespérément besoin ces jours-ci.".

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Oui, nous en avons besoin, parce que devoir choisir de pleurer ou de rire, en somme il vaut toujours mieux rire avec la sainte ironie de la foi. Et pour finir en riant. Il arriva que des garçons toscans moqueurs et irrévérencieux, d'humeur à plaisanter, téléphonèrent au couvent des frères mineurs capucins à Florence, commençant:

«… illico? Écoutez Père et nous l'avons sous la main du’ putes et tu sais quoi en faire, nous pouvons vous les envoyer?».

Le Cappuccino répond sérieusement au bout du fil:

«… 'Ô Fils, nous sommes seize ici, qu'est-ce qu'on fait avec seulement deux putes ?, oui, oui, la baise n'est même pas lisse!».

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Et nous parlons des capucins mythiques et séraphiques, imaginez ce qu'ils auraient répondu s'ils avaient appelé le couvent de ceux pittbull des dominicains.

De Isola Patmos, 4 septembre 2022

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REMARQUE

¹ Voir. Catulle (Carmen 16) traduction du latin classique: "Je vais te le fourrer dans le cul puis dans ta bouche, Aurelio cocksucker et Furio fenouil vissé, que pour mes vers (poétique) tendre et gentil, tu pensais que j'étais un bâtard".

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² D'une ancienne collection de pénitence tarifaire, traduction du latin médiéval: "Tu as pris la bite d'un autre homme et il a repris la tienne, après ça, de cette façon, vous avez joué avec les bites de l'autre à travers vos mains, jusqu'à ce que vous éjaculiez de plaisir? Si vous avez fait, J'impose trente jours de pain et d'eau en pénitence".

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LE DERNIER LIVRE D'ARIEL S. LEVI de GUALDO – POUR ACCÉDER À LA LIBRAIRIE CLIQUEZ SUR LA COUVERTURE

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Il est distribué “La tristesse de l'amour”, dernier travail éditorial d'Ariel S. Levi di Gualdo dédié à la mémoire du Cardinal Carlo Caffarra

IL EST EN DISTRIBUTION LA TRISTE DE L'AMOUR, DERNIERS TRAVAUX ÉDITORIAUX PAR ARIEL S. LEVI di GUALDO DÉDIÉ À LA MÉMOIRE DU CARDINAL CARLO CAFFARRA

 

«Ceux d'entre nous qui ont été formés dans le domaine théologique sur les pages du récent magistère suprême des papes Pie XII, Paul VI, Jean-Paul II, chérir la grande homilétique de Benoît XVI, digne des sermons du Saint Pontife Grégoire le Grand, en lisant certains documents récents ou en écoutant certains sermons quotidiens d'un curé de campagne disparu, peut raisonnablement en venir à dire que des aigles royaux nous sommes passés aux poulets élevés en batteries intensives».

— Actualité éditoriale —

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Auteur:
Jorge Facio Lynx
Président des Editions L'île de Patmos

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pour accéder à la librairie cliquer sur la couverture du livre

le 6 septembre est le cinquième anniversaire de la mort du Cardinal Carlo Caffarra qui, en 1981 il a été chargé par le Saint Pontife Jean-Paul II de fonder l'Institut d'études sur le mariage et la famille. Le travail du Père Ariel S. Levi di Gualdo est un examen critique de aimer la joie en relation avec Vie humaine. À propos de aimer la joie l'auteur écrit:

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"Après la clôture du synode sur la famille, le ventre de l'éléphant a mis au monde le 19 mars 2016 la souris des champs de l'exhortation apostolique post-synodale aimer la joie, un dispositif d'ambiguïté construit sur le dit et le non-dit, sur les phrases ambiguës à double sens, sentimentalismes émotionnels et de nombreux sociologismes qui décrètent effectivement la mort de ce qui pendant des siècles a été le langage précis, décisive et non sujette aux malentendus du Magistère de l'Église appuyée sur les principes les plus solides et les plus clairs de la métaphysique classique, mettre au grenier quelque temps pour faire place au romantisme allemand décadent et au petit cœur qui bat et regarde vers l'immédiat de son propre "je" subjectif plutôt que vers l'avenir et vers Dieu. Qui parmi nous a été formé dans le domaine théologique sur les pages du récent magistère suprême des Papes Pie XII, Paul VI, Jean-Paul II, chérir la grande homilétique de Benoît XVI, digne des sermons du Saint Pontife Grégoire le Grand, en lisant certains documents récents ou en écoutant certains sermons quotidiens d'un curé de campagne disparu, peut raisonnablement en venir à dire que des aigles royaux nous sommes passés aux poulets élevés en batterie intensive, comme cela s'est parfois produit à intervalles cycliques dans l'histoire de l'Église, mais jamais aux niveaux sombres de notre temps […] Certains superficiels pourraient mal comprendre, de bonne ou de mauvaise foi, objectant que dans ces pages j'ai adressé des critiques sévères à une Exhortation Apostolique donnée par le Pontife Romain. Quiconque m'en accuserait se tromperait gravement, parce que je ne critique pas du tout une norme donnée, devant lequel je me taisais et exécutais les dispositions du magistère suprême. Ce que je critique, c'est une loi qui n'a pas été donnée et des questions qui n'ont jamais eu de réponse, laissant tout enveloppé d'ambiguïté. C'est l'objet de ma critique: l'absence de norme ainsi que le manque de clarté et de réponse. Le fidèle serviteur de l'Église raisonne, débattre et critiquer tant que c'est permis. Après que l'Église a parlé, son devoir est d'accomplir et de transmettre les enseignements et de garder les normes données, à moins de créer du scandale dans le Peuple de Dieu et des fractures de la communion ecclésiale. Aucun, Prêtre catholique ou laïc quiconque, il peut être en désaccord et substituer ses opinions personnelles à l'autorité de l'Église, les théologiens allemands y pensent, cela a toujours été leur prérogative et privilège pontifical».

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C'est connu et connu comment le père Ariel est un penseur, un analyste et un théologien qui laisse sa marque quand il gratte. Et qui reçoit le scratch, a généralement deux possibilités: ou le garder et guérir la blessure, ou se trouver dans de sérieuses difficultés à nier ce qui est vrai et indiscutable, a-t-il écrit. C'est pourquoi il est arrivé au fil du temps que de nombreuses fois, diverses personnes qui se sont senties blessées par ses paroles ou ses reproches, ne pouvant le nier ni voulant débattre du bien-fondé des questions précises posées, ils s'en sont tenus à la forme expressive, ce qui dans le cas de cet écrivain est souvent ironique, parfois même coloré. Mais d'un autre côté on sait: ainsi les pharisiens agissaient déjà en leur temps.

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Débat sur le sujet délicat de Vie humaine l'Auteur se place au milieu dans un point d'équilibre entre ceux qui voudraient le relativiser et ceux qui préféreraient «dogmatiser un préservatif en y enfermant la morale catholique et tout le mystère du mal». A cet égard, il précise:

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«Je tiens à préciser dès le début de mon exposé que je n'ai jamais été impliqué dans certains types de pensées et de jeux pervers et que je n'ai pas non plus l'intention d'y être en tant qu'homme et en tant que catholique, comme prêtre et comme théologien. Ce livre entend en être la preuve lucide et objective dans une critique ouverte adressée aussi bien à ceux qui voudraient appliquer à l'Église le sens moral déficient du monde et sa sexualité désordonnée sans aucune règle, à ceux qui sont animés par ces formes de moralisme sombre qui n'ont rien à voir avec la morale catholique saine et authentique, ligne droite sur la plus importante des vertus théologales: la charité (cf.. Je Cor 13), certainement pas sur le principe de La loi la plus élevée est le mal le plus élevé (la somme justice équivaut souvent à la somme injustice). Et la vérité est basée sur la charité, tandis que la charité est telle si elle est gouvernée par la vérité (cf.. Charité en vérité). Car c'est sur la charité que nous serons jugés par Dieu".

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De Isola Patmos, 30 août 2022

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