Franz von Assisi, mystischer Heiliger, nicht heilig, Es ist eine sehr komplizierte Figur

FRANZISKUS VON ASSISI, MYSTISCHER HEILIGER, NICHT SANTINO, È UNA FIGURA MOLTO COMPLICATA

Francesco è per la teologia, aber er versichert seinem Mönch, dass ihn dies nicht zu Illusionen führen dürfe, Der Intellektualismus endet in sich selbst, oder zu einer Realität, die ihn vom Herrn distanzieren könnte, anstatt ihn näher zu bringen, che lo elevi a livello intellettuale ma non a livello mistico-spirituale. Ecco perché Francesco si può permettere di correggere ed esortare anche un raffinatissimo teologo come Sant’Antonio da Padova; ecco perché Francesco resta figura molto complessa e complicata da capire, spiegare e trasmettere, soprattutto da seguire.

— Theologie —

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Kap.

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Questo articolo sul Padre Serafico ― che a suo modo potrebbe essere definito “reattivo” in quanto “ispirato da” ― lo devo all’espressione di uno dei vari giovani vescovi di nuova nomina, che rispondendo a un intervistatore ha illustrato la propria personalità e le sue prospettive pastorali affermando che si sarebbe ispirato alla «teologia di San Francesco d’Assisi». Indubbiamente il giovane vescovo avrà cercato di dire qualche cosa di coinvolgente, con trasporto e animo sincero, forse però ignorando che non tanto il Francescanesimo, ma lo stesso Francesco d’Assisi sono qualche cosa di parecchio complesso, per noi francescani per primi.

Bartolomé Esteban Murillo (Sevilla 1618 – 1682), San Francesco abbraccia Cristo crocifisso, Öl auf Leinwand, Privatsammlung – Foto © Christie’s

La redazione dei Padri de L’Isola di Patmos è anche e soprattutto luogo di spirituale confronto pastorale e di discussione teologica tra confratelli. Und so, Padre Ariel e Padre Gabriele, entrambi teologi dogmatici di formazione, a me Frate minore cappuccino e presbitero francescano hanno chiesto:

«Quale sarebbela teologia di San Francesco”? San Francesco era forse un teologo? Und seit wann? A noi risulta che i teologi francescani siano stati Antonio da Padova, oggi dottore della Chiesa, che poté esercitare il magistero di teologo con il permesso di Francesco che lo dette con non poca ritrosia iniziale; Bonaventura da Bagnorégio (Arzt der Kirche) che dei teologi è patrono. Per seguire con Arlotto da Prato e Matteo d’Acquasparta, ma soprattutto il grande doctor subtilis Duns ScotÖ, noto anche come dottore dell’immacolata concezione di Maria».

È sempre nostro dovere spiegare con veritiero rigore storico e teologico cosa è reale e cosa surreale, cosa storicamente autentico e cosa adulterato a livello leggendario, a volte anche ideologico. Per questo è ragionevole e realistico dire che oggi, molti di coloro che si ispirano al nostro Serafico Padre, di San Francesco dimostrano di sapere veramente poco. Purtroppo i fatti dimostrano ― e lo dimostrano i fatti, non i giudizi temerari ― che più che al pauperismÖ certi soggetti sono molto vicini a quel poverilismo ideologico di stampo socio-politico che sia Francesco d’Assisi sia la sapienza della Chiesa hanno combattuto sin dal XIII secolo, sconfessandolo apertamente e opponendosi a un concetto di povertà che non apriva alla trascendenza e al rapporto con Dio, ma diventava una povertà violenta, accusativa e punitiva verso coloro che possedevano dei beni materiali. Esattamente quella che in epoca post-industriale e post-marxista sarà definita e indicata dai sociologi come invidia sociale.

Per essere precisi bisognerebbe parlare di vecchie eresie di ritorno, a partire da quella di Frate Dolcino, preceduto da Gherardo Segarellich e molti altri più o meno illustri facenti parte di quel movimento ereticale d’inizi XIV secolo noto come Fraticellich. Francesco, a seguire il Francescanesimo che da lui prese vita e poi forma, costituirono la più eclatante sconfessione e implicita lotta contro queste correnti ereticali, nella piena aderenza alla dottrina della Chiesa e all’obbedienza alle sue autorità costituite.

Francesco è estremamente complicato, come Santo e come uomo, pur essendo il Santo da tutti riconosciuto come più semplice, in verità è estremamente complesso. Häufig, i primi a non comprenderlo, siamo stati proprio noi francescani, che più volte lo abbiamo riciclato nel corso della storia a nostro vario uso e consumo, oppure “mitigato” e “addolcito”, come fecero in modi diversi ma di fondo simili Tommaso da Celano e Bonaventura da Bagnoregio.

Figure complicate da comprendere e interpretare esistono da sempre nella storia della Chiesa, anche se talvolta il popolino le ha snaturate attraverso le proprie devozioni più o meno surreali. Una di queste figure, che in tal senso possiamo portare come esempio, è Padre Pio da Pietrelcina, per capire il quale è necessario interpretarne la figura alla luce della teologia mistica in cui Dio attrae a sé l’uomo nella totalità del suo essere e divenire presente e futuro. In caso contrario San Pio da Pietrelcina diverrà una figura popolare scaramantica alla cui immagine sarà riservato il posto sul tir del camionista rigorosamente meridionale, accanto alle foto erotiche del calendario dell’anno solare in corso dove spiccano le figure di dodici fotomodelle ammalianti. Dico «camionista rigorosamente meridionale» per un discorso puramente sociologico, perché quello altoatesino compie una scelta coerente: o sul proprio camion ci mette San Pio da Pietrelcina oppure il calendario erotico dell’anno solare in corso, ma non tutti e due assieme.

San Francesco di Assisi suscita da circa nove secoli l’interesse non solo delle persone devote, ma anche di studiosi, Historiker, Literaten, teologi e naturalmente artisti, a motivo della straordinarietà della sua esperienza di vita cristiana; una testimonianza del Vangelo che è stata capace di informare e trasformare la nostra società e, natürlich, die Kirche. Le povere parole che seguiranno non hanno alcuna pretesa poiché già tanti, è stato premesso, e di gran levatura culturale hanno parlato di Francesco mettendo in luce tutti gli ambiti della sua vita e la sua singolare personalità. L’intento semplice di questo scritto è quello di mettere in risalto il singolo aspetto della sua esperienza mistica, angolo di visuale attraverso il quale potrebbe anche essere letta tutta la sua esistenza di cristiano e di santo.

È lo stesso Francesco a ricordare l’inizio della sua nuova vita come un’esperienza mistica e un dono di Dio. Vent’anni dopo i fatti della sua conversione descrive nel Wille ormai morente quell’evento, il suo cambiamento di vita, racchiudendolo entro queste poche, densissime parole:

«Il Signore concesse a me, Frate Francesco, d’incominciare così a far penitenza, poiché essendo io nei peccati, es schien, zu bitter Aussätzigen zu sehen; Und der Herr selbst hat mich unter ihnen, und ich zeigte Erbarmen mit ihnen. Und wenn ich ließ sie, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo. Dann, stetti un poco, e uscii dal mondo».

Francesco non è un teologo, almeno non come siamo abituati a pensare. Non elabora una concezione sistematizzata dell’esperienza cristiana, né scrive trattati o saggi sulla fede e le sue verità. Ciononostante quando Dante, nella Divina Commedia, parla degli Ordini mendicanti e specificatamente di Francesco, l’elogio di lui viene da colui che è considerato come uno dei più grandi, se non il più grande teologo che la Chiesa abbia avuto: San Tommaso D’Aquino. Andererseits, l’elogio di San Domenico, fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, noti come domenicani, l’altro Ordine mendicante per eccellenza, verrà dalla bocca di San Bonaventura, il teologo per antonomasia dei francescani, colui che stigmatizzò per sempre l’immagine di Francesco fino a farlo apparire praticamente quasi inimitabile. Il grande poeta fiorentino, nei due canti gemelli, l 'XI und das XII del Paradiso, mette dolorosamente in risalto che entrambi i movimenti hanno perso lo smalto iniziale, essendosi discostati dagli insegnamenti e dalle regole dei loro fondatori. Perciò Dante, attraverso San Tommaso, fa il racconto della vita di Francesco iscrivendolo tutto in una dimensione mistica e spirituale, come dimostra il lungo preambolo che si muove interamente nell’ambito della metafora. Parla dell’unione dell’assisiate con una donna che, nonostante le sue virtù, era rimasta sola per più di millecento anni dopo la morte del primo «marito» e nessun altro uomo aveva voluto prenderla in sposa e che per amor di lei egli, Francesco, andò incontro all’ira paterna. San Tommaso scioglierà la lunga metafora solo nella terzina dove espliciterà finalmente che i due sposi di cui parla sono Francesco e Monna Povertà.

Questo suo itinerario spirituale, fatto di incontri, abbraccio della povertà, fedeltà estrema al Vangelo e tanta preghiera, Francesco lo leggerà, lo abbiamo già accennato, come un dono del Signore. Ci sono tre verbi nel Wille che sono a riguardo indicativi. Cinque volte ripeterà che «Dominus dedit mihi» di fare penitenza, di aver fede nelle chiese e nei sacerdoti, di avere dei fratelli e di scrivere la Regola per loro. Di seguito affermerà che sempre il Signore «revelavit mihich» quanto doveva fare e di presentarsi col saluto divenuto celebre: «Il Signore ti dia pace». Ed infine «conduxit me» fra i lebbrosi.

A tal proposito Francesco, wie du weißt, non offre una risposta politica alle ingiustizie sociali, al problema del male nel mondo. Non ha progetti di fattivi e concreti cambiamenti, non medita lotte e ribellioni; Francesco, klar zu sein, non è né un Hippie né un Che Guevara del Medioevo, né un contemporaneo di certi odierni preti cosiddetti molto sociali. Francesco risponde con la fede, quando riesce a penetrare fino in fondo, con una adesione totale e impetuosa, il sacrificio di Cristo. Cerchiamo di seguirlo nei suoi pensieri: Es gab, l’Altissimo, il padrone dell’universo, di tutto il creato, ha sacrificato il Figlio unico e prediletto per non perdere la sua creatura, l'uomo, capace solo di peccare. E se Cristo che è Dio è venuto sulla terra trascinato da un immenso amore, e si è fatto povero e pellegrino, ha sofferto la fame e il freddo, il tradimento e l’abbandono degli amici, fino a dare la sua vita sulla croce pur di ridare la salvezza all’umanità, la gioia eterna del Paradiso, che altro resta da fare all’uomo se non seguire, so weit wie möglich, le orme del Salvatore, das Evangelium, se non rispondere all’amore divino con il povero amore umano, cercando di amarsi l’un l’altro come fratelli? Und wer, se non il povero e il derelitto, ripetendo nella sofferenza l’esperienza terrena di Cristo, può meglio capire l’ardente carità divina e accettare con gratitudine angosce e patimenti, rimettersi, wie Christus, alla volontà del Padre?

ich Fioretti di san Francesco, una meravigliosa raccolta in volgare dell’ultimo quarto del Trecento di «miracoli ed esempi devoti» della sua vita, gli fanno dire, a proposito di che cosa sia la virtù della perfetta letizia:

«Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo, e volentieri per amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l’Apostolo (Paolo, nella 1Cor 4, 7 n.d.r.): “Che hai tu, che non abbi da Dio? E se tu l’hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l’avessi da te?”. Ma nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo (sempre Paolo, in Gal 6,14 n.d.r): Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo».

E così la croce fin dall’incontro coi lebbrosi, all’inizio della sua conversione, forma parte dell’esperienza di Francesco, del suo orizzonte spirituale. Se proprio volessimo individuare una teologia di San Francesco, potremmo definirla come una «Scientia Crucis». Egli abbraccia la croce come abbraccia il lebbroso poiché ormai ciò che era amaro gli si era tramutato in dolcezza e può udire la voce di Cristo che dalla croce lo chiama, nella chiesetta di San Damiano. Dort, il Redentore, secondo l’iconografia del Cristo trionfante, senza segni di sofferenza fisica, fissa l’osservatore con quieta dolcezza. Francesco credette che l’immagine si rivolgesse proprio a lui e gli parlasse: «Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va dunque a ripararla». Ma Francesco fraintende il significato simbolico delle parole, crede di dover salvare dalla rovina l’edificio materiale, non sospetta quale compito lo attenda: salvare l’edificio spirituale, die Kirche. Esce tutto lieto, gli sembra che la vita abbia finalmente uno scopo. Ora sa cosa fare, le parole misteriose del precedente sogno di Spoleto, quello del palazzo e della sposa che saranno suoi, cominciano a chiarirsi; aus diesem Grund, può vedere per la prima volta chi lo chiama e sentire pronunciare il proprio nome. Quello è dunque l’ordine che aspettava. E così Francesco, «munendosi col segno della croce», incominciò la sua missione.

L’afflato mistico di Francesco rintracciabile in moltissime sue opere, von dem Regola non bollata, l 'Epistola ai fedeli Ö Le lodi del Dio Altissimo si coniugano da ora in poi con la devozione per la Croce di Cristo. In dem Lodi conservate nella Chartula fratri Leonis leggiamo queste famosissime parole rivolte al Signore:

«Tu sei santo, O Herr, solo Dio, che compi cose meravigliose. Tu sei forte, tu sei grande, tu sei altissimo, tu sei onnipotente, tu Padre Santo, re del cielo e della terra. Tu sei trino e uno, Mann, Dio degli dei. Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero. Tu sei amore, Wohltätigkeit; tu sei sapienza, tu sei umiltà, tu sei pazienza, tu sei bellezza, tu sei mansuetudine, tu sei sicurezza, tu sei quiete, tu sei gioia, tu sei nostra speranza e letizia, tu sei giustizia, tu sei temperanza, tu sei ogni nostra ricchezza in sovrabbondanza. Tu sei bellezza, tu sei mansuetudine; tu sei protettore, tu sei nostro custode e difensore, tu sei fortezza, tu sei refrigerio. Tu sei la nostra speranza, tu sei la nostra fede, tu sei la nostra carità, tu sei tutta la nostra dolcezza, tu sei la nostra vita eterna, o Signore grande e mirabile, Dio onnipotente, misericordioso salvatore».

Come pure nel capitolo terzo dei Fioretti viene narrata la profonda devozione che il Santo assisiate riservava alla Croce di Gesù:

«Viene il dì della santissima Croce, e Santo Francesco la mattina per tempo, innanzi dì, si getta in orazione dinnanzi all’uscio della sua cella, volgendo la faccia verso l’oriente, e pregava in questa forma: O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti prego che tu mi faccia, innanzi che io muoia; Der Erste, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione; der Zweite, che io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quel grandissimo amore del quale tu, Gottes Sohn, eri acceso per sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori».

Questi aspetti della spiritualità di Francesco saranno poi figurativamente rappresentati dagli artisti, a cui si accennava all’inizio. Se ne potrebbero citare molti e fra questi il Maestro di San Francesco, il cui nome deriva da una tavola con il Santo e due angeli oggi conservata nel Museo della basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Di lui possiamo ricordare l’imponente crocifisso nella Basilica dedicata al Santo, in Arezzo. La Croce dipinta, riprende la tipologia del Christus Patiens, d’ispirazione bizantina, dove il dolore e la morte di Gesù sono sottolineati dalla testa reclinata sulla spalla e dal corpo inarcato. Mentre la maggior parte delle croci dipinte venivano lette dal basso verso l’alto e terminavano con un’Ascensione e un Cristo in gloria, qui il messaggio va letto dall’alto verso il basso, secondo i dettami della spiritualità francescana. Questo Cristo morente, nicht länger Triumphans, è una novità introdotta dai francescani che coltivano l’elemento del patetico, nel senso di invito alla compassione. Ormai la parola misteriosa, depositaria del segreto del Cristianesimo, non è più «amare» ma «soffrire». Invece di apparire in piedi sulla Croce, Risorto e trionfante come in San Damiano, Gesù è raffigurato con gli occhi chiusi e la testa reclinata lateralmente su una spalla. Senza negare la resurrezione, i fedeli si affezionano di più all’Uomo della sofferenza. Il vero messaggio di questa croce è quindi che Gesù è sceso dal cielo e ha sopportato la passione inflittagli da Ponzio Pilato per gli uomini e per la loro salvezza. La devozione lascia spazio alla compassione, alla partecipazione di ciascuno alla sofferenza di Gesù. E il primo di questi devoti è proprio Francesco raffigurato sotto la croce piccolino, che poi così amava chiamarsi, il quale prende fra le mani un piede sanguinante del crocifisso e lo bacia. Un’altra opera a mio avviso capace di descrivere la «Scientia Crucis» francescana è il San Francesco che abbraccia Cristo crocifisso del Murillo. Dipinto realizzato all’incirca nel 1668 e conservato nel Museo di belle arti di Siviglia in Spagna. L’opera faceva parte di un ciclo commissionato al pittore spagnolo dai Cappuccini per una cappella della chiesa del loro convento a Siviglia. Queste opere dovevano esaltare gli elementi distintivi della spiritualità francescana. Il quadro è di una bellezza sconvolgente; commuove lo spettatore che davanti a una simile tela rimane in silenzio, come in preghiera. Il dipinto simboleggia il momento culminante della vita di Francesco: la rinuncia ai suoi beni materiali per abbracciare la vita religiosa. La composizione è armonica. Accanto alla croce, due angeli reggono un libro aperto che reca in latino il passo del Vangelo secondo Luca: «Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (LC 14, 25-27).

Ai piedi del Santo vi è un mappamondo, un globo terrestre; Francesco sembra allontanarlo con un piede, metafora del suo rifiuto di ogni vanità. Ma veniamo al fatto più eclatante, ed anche il più controverso almeno nelle testimonianze che lo riportano, per il quale l’afflato mistico di San Francesco si coniuga con la sua profonda devozione per la Croce di Cristo Gesù. Sto parlando dell’episodio de La Verna in Toscana, la visione del serafino e l’impressione delle stimmate. Per rendere palpabile la straordinarietà dell’evento riviviamolo attraverso le parole del biografo del Santo, Tommaso da Celano, uno che lo conobbe personalmente, il quale fu chiamato da Papa Gregorio IX a redigerne la biografia raccogliendo testimonianze sugli eventi. Anche e soprattutto su quello delle stimmate, prima che con la Legenda major San Bonaventura da Bagnoregio sostituisse le precedenti Vite, imponendone la distruzione. Come noto e risaputo Bonaventura, ministro generale dell’Ordine, fece pervenire a tutti i conventi francescani un comando preciso e tassativo: distruggere tutti i manoscritti sulla vita e le gesta del Padre Serafico. Diversi di questi manoscritti si trovavano però anche in alcune abbazie e monasteri benedettini e cistercensi, che si guardarono bene dal dare esecuzione a simile comando. È a loro che gli storici debbono grazie se da qualcuna di queste biblioteche monastiche sono stati poi dissepolti secoli dopo i manoscritti delle Vite narrate da altri autori prima di Bonaventura da Bagnoregio, considerato da taluni storici della Chiesa come il secondo fondatore, o cosiddetto ri-fondatore dell’Ordine Francescano.

Tommaso da Celano nella Vita prima conosceva certamente sui fatti de La Verna la versione di Frate Leone e ovviamente anche la lettera di Frate Elia. Il biografo non poteva permettersi di trascurare né il più caro amico del Santo e suo confessore né il potente capo dell’Ordine. Come raccordare due testimonianze così divergenti? Aggirò la difficoltà raccontando con abili aggiustamenti il miracolo delle stimmate due volte, una prima collocandolo sulla Verna, una seconda al momento dell’esposizione della salma di Francesco. Rileggiamo cosa scrive Tommaso da Celano:

«Due anni prima che Francesco morisse, passando un periodo nel romitorio che dal nome del luogo è chiamato Verna, vide in una visione mandata da Dio un uomo, quasi fosse un Serafino con sei ali, stare sopra di sé, con le mani aperte e i piedi congiunti, confitto ad una croce. Due ali salivano sopra il capo, due si stendevano al volo e due infine coprivano tutto il corpo. Vedendo questo il beato servo dell’Altissimo fu invaso da grandissimo stupore ma non riusciva a capire che cosa volesse dire quella visione. Godeva moltissimo e con grande allegrezza si allietava nel sentirsi guardare con uno sguardo benigno e dolce dal Serafino, la cui bellezza era veramente inimmaginabile, ma al tempo stesso era atterrito dall’affissione alla croce e dalla crudezza della sofferenza di lui. Così si alzò, nur sagen, triste e lieto, e in Francesco si alternavano gioia e dolore. Continuava a rimuginare con ansia cosa potesse voler dire la visione, e il suo spirito era terribilmente teso a cercare di coglierne il significato. Poiché ragionando non arrivava ad alcuna interpretazione sicura e si sentiva pervaso e moltissimo agitato nel cuore dalla novità di quella visione, cominciarono ad apparire nelle mani e nei piedi i segni dei chiodi come poco prima aveva visto nell’uomo crocifisso sopra di sé. Le sue mani e i suoi piedi sembravano trafitti nel centro da chiodi: nella parte interna delle mani e su quella superiore dei piedi si vedeva la testa dei chiodi, e dalla parte opposta la punta. Quei segni erano rotondi dalla parte interna delle mani e allungati dalla parte opposta e formavano quasi una escrescenza carnosa e rilevata, come fosse la punta dei chiodi ripiegata e ribattuta. Ugualmente nei piedi erano impressi i segni dei chiodi sporgenti sul resto della carne. Anche il lato destro, quasi fosse stato trafitto da una lancia, mostrava un’ampia cicatrice che spesso emetteva sangue cosicché la tunica e i panni da gamba erano macchiati di frequente del suo santo sangue. Ah, quanti pochi finché il servo di Dio crocifisso visse, ebbero la fortuna di potere vedere la sacra ferita del costato! Ma felice Elia che mentre viveva il Santo meritò in qualche modo di vederla e non meno felice Rufino che poté almeno toccarla».

Più avanti sempre Tommaso da Celano, parlando della gioia e della mestizia delle persone e dei frati al cospetto del corpo ormai defunto del Santo così riporta:

«Pure, una gioia inaudita temperava la loro mestizia e la novità del miracolo riempiva le loro menti di straordinario stupore. Così il lutto si cambiò in canto festoso e il pianto in giubilo. Infatti mai avevano udito né letto nelle Scritture quello che ora vedevano con i loro occhi, e a stento ci avrebbero creduto se non ne avessero avuto davanti una testimonianza così probante e sicura […] Si coglieva in lui la forma della croce. Sembrava infatti appena deposto dalla croce con le mani e i piedi trafitti dai chiodi e il lato destro ferito dalla lancia. Vedevano ancora la sua carne, che prima era scura, risplendere ora di un luminoso candore e la bellezza sovrumana comprovava già il premio della beata resurrezione. Il suo volto, letzten Endes, era come quello di un angelo […] Mentre risplendeva davanti a tutti per sì meravigliosa bellezza, la sua carne si faceva sempre più luminosa. Era davvero un miracolo scorgere al centro delle mani e dei piedi non i fori dei chiodi ma i chiodi medesimi formati dalla sua stessa carne, del color scuro come il ferro e il costato a destra imporporato di sangue. E quei segni di martirio non incutevano timore e orrore a chi li vedeva, bensì conferivano decoro e ornamento, come tessere nere in un pavimento candido».

Potremmo fermarci qui e non aggiungere altro al cospetto di un così commovente racconto. Basti sottolineare che a La Verna Francesco visse infine la sua personale e straordinaria identificazione col Cristo e con questi crocifisso. Ma in quale contesto ciò avvenne? Sul finire della vita Francesco si sentiva sempre più incalzato dalla Chiesa preoccupata di normalizzare un progetto di vita cristiana, praticare la povertà e l’amore evangelici, das, se davvero attuato, sarebbe stato rivoluzionario e pericoloso per la stessa struttura ecclesiastica, se male interpetato. Si sentiva anche incompreso da una grande parte dei frati e questo aumentava il suo scoramento. Cresciuti a dismisura non tutti erano capaci di condividere scelte tanto difficili, uomini a volte di limitate virtù o troppo colti, lontani dai purissimi ideali del loro capo spirituale. Come Cristo sempre più solo al traguardo della croce, a circa quarantaquattro anni Francesco prese con sé pochissimi compagni, intimi e partecipi, e si trasferì, wie wir wissen, sulla Verna, per un lungo ritiro di solitaria contemplazione. Contava di superare quella profonda crisi; chiedeva continuamente a Dio di illuminarlo, che gli indicasse come sarebbe stata la fine della sua vita. In effetti cominciò a vedere diradarsi il buio nell’anima solo quando comprese di dover rimettere alla decisione di Dio i problemi dell’Ordine e del suo futuro, sopportando, scrive Tommaso da Celano, che «si compisse in lui totalmente la misericordiosa volontà del Padre celeste». Il biografo pensa al fondatore come a un «altro Cristo» sullo sfondo del Monte degli Ulivi. Il Santo, aber, avrebbe voluto almeno conoscere che fine lo attendesse, pur essendo ormai sicuro di non ribellarvisi. Ein Tag, dopo avere a lungo pregato, ricorse alla triplice apertura dei Vangeli, che mostrarono sempre lo stesso passo o uno molto simile. Lo sguardo si posò: «sulla Passione di Cristo, ma solo nel tratto in cui viene predetta». Quando Tommaso da Celano scriveva questa parte dell’opera evidentemente conosceva già il seguito, sapeva che di lì a poco avrebbe raccontato dell’apparizione del Serafino e delle stimmate. Deliberatamente costruì l’episodio della triplice apertura con citazioni evangeliche che si riferiscono all’agonia di Cristo secondo Luca (22, 43-45). Christus, al colmo della sofferenza chiede al Padre: «Allontana da me questo calice», ma comprende di dover accettare tutte le sofferenze della imminente Passione. Im Evangelium, dopo la visione dell’angelo Gesù si sentì momentaneamente consolato; ma subito dopo ripiombò in una grande angoscia, tanto da sudare sangue. Anche Francesco è sul monte, il monte de La Verna; vede il Serafino e trova consolazione nel momento in cui accetta tutte le sofferenze che ancora lo attendono prima della morte. L’angoscia porta Cristo a sudare sangue; Francesco, scomparsa la visione del Serafino, sente così vicino il Monte degli Ulivi a tal punto che i chiodi di carne, copia dei chiodi della Croce si rendono visibili. Come tutti i grandi santi mistici anche Francesco su La Verna è immerso nel buio della cosiddetta «notte oscura», neanche supportato dal suo caro amico e compagno Leone che viveva, selbst, un momento di crisi. Dopo un lungo periodo di ritiro spirituale Francesco ha finalmente un’illuminazione, intravvede la soluzione: se Cristo, wer ist Gott, si è rimesso alla volontà del Padre, non dovrà fare altrettanto lui stesso? Si compie così quella immedesimazione col Modello che si inscrive non solo nell’animo del Santo, ma anche nella sua carne. Gesù consola Francesco e gli rivela la giustezza del suo cammino che ebbe scaturigine e prima assicurazione dall’altra croce, quella di San Damiano; e gli fa dono anche del suo amore, adesso nel momento terminale della sua vita ed esperienza cristiana. Da questa conoscenza profonda, non intellettuale, ma mistica, della croce di Cristo sgorgheranno dal cuore di Francesco quelle parole che sopra abbiamo riportato e qui condensiamo. Testimonianza di quella «scientia» del mistero cristiano che ci fa ancora oggi emozionare per il modo come Francesco l’ha compresa e vissuta:

«Tu sei amore, Wohltätigkeit; tu sei sapienza, tu sei umiltà, tu sei pazienza, tu sei bellezza, tu sei mansuetudine, tu sei sicurezza, tu sei quiete, tu sei gioia, tu sei nostra speranza e letizia, tu sei giustizia, tu sei temperanza, tu sei ogni nostra ricchezza in sovrabbondanza».

In una lettera di Francesco ad Antonio da Padova in cui si rivolge a lui chiamandolo «Frate Antonio mio vescovo» diceva:

«Fai pure teologia, ma attenzione che questa non spenga lo spirito di orazione e di contemplazione».

Francesco è per la teologia, aber er versichert seinem Mönch, dass ihn dies nicht zu Illusionen führen dürfe, Der Intellektualismus endet in sich selbst, oder zu einer Realität, die ihn vom Herrn distanzieren könnte, anstatt ihn näher zu bringen, che lo elevi a livello intellettuale ma non a livello mistico-spirituale. Ecco perché Francesco si può permettere di correggere ed esortare anche un raffinatissimo teologo come Sant’Antonio da Padova; ecco perché Francesco resta figura molto complessa e complicata da capire, da spiegare e trasmettere, soprattutto da seguire. Anche per questo non è facile parlare di «teologia di San Francesco».

 

Sanluri, 17 Juli 2024

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Bibel, Homosexuelle und Theologie. Der wesentliche Unterschied zwischen denen, die spekulieren und diskutieren, und denen, die ein gefährliches Trojanisches Pferd in die Kirche einführen wollen

BIBEL, HOMOSEXUELLE UND THEOLOGIE. LA SOSTANZIALE DIFFERENZA TRA CHI SPECULA E DISCUTE E CHI VUOLE INTRODURRE UN PERICOLOSO CAVALLO DI TROIA DENTRO LA CHIESA

«Oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali» (Josef Ratzinger, 1986)

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L’omosessualità costituisce da sempre un argomento spinoso, genera discussioni e polarizzazioni destinate, come le famose rette parallele, a non incontrarsi mai. Per portare un esempio potrei citare il polverone sollevato l’anno scorso dalla pubblicazione di un libro scritto da un Generale dell’Esercito Italiano contenente posizioni sue decisamente nette su questo aspetto. Naturalmente l’omosessualità, In den Jahren, è stata un capitolo dibattuto anche nella Chiesa Cattolica, immer mehr; fuoriuscito dalla fugace menzione nei vecchi manuali di teologia morale è diventato argomento di pronunciamenti magisteriali, con documenti specifici dedicati, che denotano quanto il tema sia sentito nella società e nelle comunità cristiane che su questo si interrogano. Negli stessi documenti si colgono varie accezioni, aperture decise o timide e chiusure che possono anche essere ascritte alla sensibilità o posizione di quel rappresentante ecclesiastico o pontefice in carica in un particolare momento storico.

Das Zweite Vatikanische Konzil ha inoltre chiesto che alla Sacra Scrittura fosse ridata la venerazione che le spetta in quanto fonte della Rivelazione divina e a essa e alla Sacra Tradizione ha dedicato una delle quattro costituzioni dogmatiche uscite da quella assise, col nome di Gottesschwert. Da allora ogni pronunciamento magisteriale, ma si potrebbe dire ogni riflessione teologica o pastorale, ogni singolo atto della Chiesa non può prescindere dal riferimento alla Bibbia. Anche un argomento che parrebbe delicato come quello dell’omosessualità. Jetzt, ciò che a volte emerge in molti che vogliono riferirsi alla Bibbia parlando o scrivendo di questo argomento, è che difficilmente riescono ad accantonare la voglia di polarizzare o di uscire per forza vincitori dalle controversie, come già notavamo all’inizio di questo discorso. So was, die Heilige Schrift, nei dibattiti o sugli scritti, cessa di essere quella fonte che alimenta per diventare un’arma brandita sia da chi condanna alle kurz l’omosessualità, sia da chi invece vorrebbe che la Chiesa chiedesse scusa agli omosessuali per le sue chiusure e per le sofferenze che a essi ha provocato. Come si può uscire da questo empasse? Ich denke, Erstens, riconoscendo il giusto valore della Sacra Scrittura che evidentemente non è un’arma da usare a proprio piacimento o prontuario e bugiardino da aprire a conforto delle proprie idee e posizioni nel mondo. Ho letto alcuni passaggi del voluminoso commentario uscito l’anno scorso col nome di Bibbia queer per i tipi delle edizioni Dehoniane (WHO), dove fra le altre cose, si paventa nei Vangeli una relazione omosessuale fra il centurione romano e il suo servo malato per il quale il primo chiede a Gesù la guarigione, solo perché l’Evangelista Luca dice che «gli era molto caro» (LC 7, 1-10). La stessa interpretazione è stata rilanciata recentemente da un blog solitamente molto polemico verso l’attuale Pontefice e vertici della Chiesa, ma decisamente indulgente in tema di omosessualità, tanto da affermare in un articolo dedicato al rapporto fra questo argomento e la Sacra Scrittura che:

«Leggendo con attenzione questi testi, damit, non c’è nulla contro l’omosessualità».

Wirklich? Perché sfogliando i documenti del Magistero ecclesiastico, il Catechismo della Chiesa Cattolica per citare un esempio, e naturalmente quei siti o blog di orientamento per così dire più conservatore, sembra invece che per questi la Bibbia sia decisamente posizionata su un atteggiamento a sfavore dell’omosessualità.

Ciò che mi preme qui ricordare è come il Concilio ha voluto che la Bibbia fosse interpretata e di questo ne parla al nr. 12 della Costituzione dogmatica Gottesschwert:

«Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della Sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l’autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani. Dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, die genaue Bedeutung der heiligen Texte abzuleiten, Vorsicht ist bei nicht weniger Sorgfalt den Inhalt und die Einheit der ganzen Schrift genommen werden, gebührende Berücksichtigung der lebendigen Tradition der ganzen Kirche zu nehmen und die Analogie des Glaubens. È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa».

Questo importante e per certi versi ancora non del tutto recepito passaggio della Gottesschwert erinnert uns, nella sua prima parte, la qualità sacramentale, nur sagen, della Sacra Scrittura. Poiché la Parola di Dio si presenta nella forma di scrittura umana che soggiace alle condizioni di tempo e di cultura degli scrittori e alla maniera originale di organizzare quel genio letterario che ogni autore biblico possiede. Come pure sottostà ai loro «modi di sentire, di esprimersi e di raccontare… che erano in uso nei rapporti umani». Im zweiten Teil, stattdessen, c’è un invito a uno scavo ulteriore che va nella direzione della ricerca del senso o significato più profondo della medesima Scrittura. Un senso spirituale, non a caso si menziona lo Spirito con la maiuscola, e teologico, in accordo con tutto il deposito della fede, per una intelligenza sempre più piena del testo e perché la Chiesa, in particolare quella parte di essa predisposta alla guida, possa proferire un giudizio sulle cose che interessano l’esperienza cristiana in accordo con la Parola di Dio e la sua tradizione. Alla luce di ciò si capisce che siamo davanti a un lavoro lungo e paziente, tutt’altra cosa che sfoderare la spada della Bibbia e brandirla per far valere, o peggio per imporre le proprie idee.

Tornando al nostro tema, è chiaro che il giudizio della Chiesa sull’omosessualità ha subito un progresso, come pure ha mantenuto ferme alcune considerazioni. Questo si può notare nei documenti, gibt Persona Humana der 1975 al recente Bitte um Vertrauen der 2023, passando dalla Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali der 1986, emanati dalla Congregazione, ora Dicastero, für die Glaubenslehre. Quest’ultimo documento è quello che più degli altri fa esplicito riferimento ai passi biblici che condannano l’omosessualità, li elenca tutti e su questa base e su quella della Tradizione e del Magistero, afferma quel documento che la Chiesa:

«Mantiene ferma la sua chiara posizione al riguardo, che non può essere modificata sotto la pressione della legislazione civile o della moda del momento» (Nein. 9).

Poco prima il medesimo testo menzionava che:

«Oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali» (Nein. 8).

Anche il più recente documento Ich bitte um Selbstvertrauen si appoggia sulla Scrittura, Tradition und Lehramt, in particolare dell’ultimo Pontefice. Questi concede la possibilità di dare la benedizione sotto certe condizioni alle coppie irregolari e a quelle dello stesso sesso perché in questo modo:

«La Chiesa è così il sacramento dell’amore infinito di Dio. Deswegen, anche quando il rapporto con Dio è offuscato dal peccato, si può sempre chiedere una benedizione, tendendo la mano a lui, come fece Pietro nella tempesta quando gridò a Gesù: "Mann, Rette mich!” (MT 14, 30). Desiderare e ricevere una benedizione può essere il bene possibile in alcune situazioni» (Nein. 43).

Senza dimenticare il Catechismo della Chiesa Cattolica, veröffentlicht in 1992, che riguardo le persone omosessuali afferma:

«L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (vgl.. 2357). «Eine nicht zu vernachlässigende Zahl von Männern und Frauen hat tief verwurzelte homosexuelle Tendenzen». Diese Neigung, objektiv ungeordnet, es ist ein Beweis für die meisten von ihnen. Daher müssen sie mit Respekt aufgenommen werden, Mitgefühl, Zartheit. Jedes Zeichen ungerechter Diskriminierung in ihrer Hinsicht wird vermieden. Solche Menschen sind berufen, Gottes Willen in ihrem Leben auszuführen, e, wenn sie Christen sind, die Schwierigkeiten zu vereinen, auf die sie aufgrund ihres Zustands beim Opfer des Kreuzes des Herrn stoßen können." (vgl.. 2358). «Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, manchmal, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana» (cfr.2359).

Che dire di tutto questo? Evidentemente non si tratta di visioni schizofreniche della medesima realtà. Piuttosto nei documenti suddetti c’è il desiderio di mantenere l’ancoramento alla Parola di Dio, vista proprio come fonte. È chiaro che i diversi estensori hanno voluto premere un certo tipo di registro invece che un altro. Così il documento più recente si è appoggiato sul magistero della misericordia, così caro a Papa Francesco e preferire brani biblici che sottolineano l’accoglienza di Dio invece che la condanna. È probabile che i testi più decisi nel condannare l’omosessualità siano stati interpretati alla luce di quel «senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso», di cui parlava il Concilio. Così alcune espressioni di San Paolo e già del Libro del Levitico che condannano i rapporti omosessuali per alcuni esegeti sono tali in quanto non esisteva «la nozione di omosessualità, ovvero la normale attrazione che può avere una persona verso un’altra dello stesso sesso, Paolo vedeva questo comportamento come una deviazione, basandosi su quello che riteneva fosse il «rapporto naturale». Le sue opinioni in materia hanno lo stesso valore di quando afferma che è «la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli» (1 Kor 11,14) (WHO). Così pure le prescrizioni antico testamentarie del Levitico, non sono in relazione alla sessualità, bensì alla procreazione, in quanto si contravveniva al comandamento divino «Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 1,28) (WHO). Il testo biblico per eccellenza, dann, sul quale si basa ogni apertura verso la condizione omosessuale e, in letzter Zeit, viene anche utilizzato per la richiesta dell’ordinazione femminile è il passo paolino della Lettera ai Galati:

«Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

Testo variamente interpretato e qualche volta forzato a dire ciò che non vorrebbe proprio dire. Eppure tutti i documenti, sia quelli più chiusi, sia l’ultimo che presenta qualche apertura in merito alla benedizione delle coppie omosessuali, bisogna dirlo e accettarlo, non si dichiarano apertamente Gay-friendly, come si suol dire oggi; ganz im Gegenteil. Ebenfalls Ich bitte um Selbstvertrauen, che parla di misericordia, non recede dalla dottrina tradizionale né desidera creare confusione fra l’unione matrimoniale e altri tipi di unione:

«Questa convinzione è fondata sulla perenne dottrina cattolica del matrimonio. Soltanto in questo contesto i rapporti sessuali trovano il loro senso naturale, adeguato e pienamente umano. La dottrina della Chiesa su questo punto resta ferma» (Nein. 4).

C’è ancora un altro aspetto a cui bisogna accennare. Joseph Ratzinger che stese la succitata Brief der 1986 parlava di fortissime pressioni, addirittura di manipolazione, per far sì che la Chiesa accettasse la condizione omosessuale. Il documento chiariva la posizione della Chiesa a riguardo. Eppure bisogna ammettere che in quel documento e negli altri l’atteggiamento della Chiesa verso gli omosessuali era già cambiato parecchio e questo, non si può negare, perché la sensibilità e l’opinione dei contemporanei a riguardo è profondamente mutata, auf allen Ebenen. Così anche la Chiesa oggi deplora l’oppressione delle persone omosessuali, come espresso dal Catechismo della Chiesa Cattolica poc’anzi citato, quindi l’utilizzo di linguaggi e di azioni violente. Ci si appella alla «dignità propria di ogni persona». È sparito il termine sodomia e anziché di «contro natura» si parla piuttosto di tendenza, anche se non viene adottato quello di «orientamento» usato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le persone omosessuali sono cristiane come tutti gli altri e invitate a vivere la castità. dort, gli atti omosessuali non sono accettati, ma quel documento, nella parte finale, è tutto una promozione dell’accoglienza e della cura pastorale degli omosessuali a cui non sono negati i Sacramenti, alle debite condizioni.

Ma come sempre accade per i temi che interessano la vita cristiana i discorsi non sono mai chiusi, la riflessione continua. La stessa Brief di Joseph Ratzinger invita i vescovi affinché sollecitino «la collaborazione di tutti i teologi cattolici» (Nein. 17). Questo aspetto è probabilmente il più difficile, il più faticoso, quello che più ci manca e anche il più delicato come accennerò fra poco con un esempio. Ma anche quello di cui abbiamo più bisogno, proprio perché la Bibbia, per tornare al cuore del nostro discorso, non venga usata come prontuario. C’è un passaggio ulteriore e decisivo. Affinché le persone, immerse nella cultura contemporanea, possano apprezzare l’intelligenza della fede, occorre la continua fatica del ricomprendere ermeneuticamente il dato di fede e tradurlo in organizzazioni coerenti di pensiero. La Bibbia deve conservare la sua caratteristica di fonte, ma abbiamo bisogno della riflessione teologica per la quale la Sacra Scrittura, secondo una bellissima espressione della Gottesschwert, è come l’anima che la mantiene sempre giovane:

«La sacra teologia si basa come su un fondamento perenne sulla Parola di Dio scritta, inseparabile dalla sacra Tradizione; in essa vigorosamente si consolida e si ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni verità racchiusa nel mistero di Cristo. Le Sacre Scritture contengono la Parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente Parola di Dio, sia dunque lo studio delle sacre pagine come l’anima della sacra teologia» (Nein. 24).

Vengo all’esempio a cui volevo fare riferimento: i teologi e le teologhe conosciuti che hanno riflettuto sul tema dell’omosessualità appartengono quasi tutti all’area anglosassone, spesso con posizioni decisamente aperturiste in questo ambito. Eppure in Italia abbiamo avuto un teologo, Ein Priester, che ha molto riflettuto su questo argomento, ma pochi lo sanno. Mi riferisco al presbitero Gianni Baget Bozzo che tanti conoscono per la sua vocazione orbitante, ovvero capace di fare scelte e manifestare opinioni prima in un verso e poi al contrario. Incarnando in vita un personaggio controverso ora è quasi dimenticato, Unglücklicherweise. Ma secondo lui «in Dio i contrari non sono contraddittori» e «nulla vi è di più fascinoso per la fantasia umana che vedere contemporaneamente i due lati di una contraddizione»[1]. Ebbe come professore di religione a Genova Giuseppe Siri, futuro arcivescovo e cardinale della stessa città che l’ordinerà prete, lo vorrà professore di teologia in seminario, gli affiderà la rivista Renovatio, gli toglierà questi due incarichi e lo sospenderà lugen. Ha cambiato idea su tutto, ma su un argomento egli non ha mai cambiato opinione: sugli omosessuali. I suoi interventi in merito, che datano dal 1976 bis zum 2008, perché non cadessero nel dimenticatoio, sono stati raccolti dal vaticanista Luigi Accattoli in un libro intitolato: Per una teologia dell’omosessualità [2].

Si tratta di testi comparsi su giornali, riviste o interventi presso convegni nei quali rivendicò con tenacia, per oltre un trentennio, i diritti di chi vive nella condizione omosessuale. E da teologo incoraggiò i cristiani a ripensare la teologia della sessualità e a svolgere in essa il capitolo inedito dell’omosessualità. Con la sua straordinaria attitudine a parlare di Dio nella lingua della sua epoca si domandava e chiedeva quale sia l’intenzione divina riguardo all’esistenza degli omosessuali. Lo fece con argomenti acuti e citazioni dotte, a tal punto che alla fine dovette anche ripetere in più di una intervista che lui omosessuale non era. Difese gli omosessuali, ma anche la verginità e il celibato e non lesinò critiche al movimento Fröhlich, all’organizzazione dei Stolz, in particolare quello dell’anno santo del 2000, anno del giubileo, che tanto fece scalpore nella città di Roma. Consigliò agli omosessuali di avere partner stabili, invece che variabili e accusò anche l’unione europea di usare i Fröhlich come arma contro la Chiesa Cattolica. Considerò l’omoerotismo casto non incompatibile con la santità e scrisse cose come questa:

«L’omosessualità, auf jeden Fall, non potrà mai essere considerata dalla società come un modello. Non può esserlo innanzitutto per motivi biologici. Una società che sia biologicamente asettica è incompatibile con l’insegnamento di Cristo. Questo non va dimenticato. La Chiesa non può accettare la parificazione fra la condizione eterosessuale e quella omosessuale. Questo vale sul piano della morale sociale. Per intenderci, auf politischer Ebene. Ma sul piano della morale individuale, il discorso è ancora aperto e sarà necessario affrontarlo» (The Gazette, Juni 2020).

Quel che voglio sottolineare qui non è tanto difendere le opinioni di Baget Bozzo, anche se fa piacere che non vengano dimenticate e che ci sia stato un intellettuale italiano che non ha avuto paura di esporsi in questo dibattito, ma che abbiamo bisogno di un tale sforzo culturale e teologico, di menti acute che ci aiutino a pensare sui temi difficili e quindi confrontarci anche con chi non la pensa come noi, ma con la stessa acribia. Le scorciatoie di chi prende la Bibbia e la legge come un prontuario medico lasciamole ai cari fondamentalisti di oltreoceano o a qualche blog di poca fortuna. La tradizione cattolica che non si è mai avvalsa di scorciatoie, men che meno le intellettuali, da sempre invita a pensare, dopo aver meditato sulla Sacra pagina, per dirla con Tommaso d’Aquino, che di essa era magister.

Aus der Eremitage, 3 Dürfen 2024

 

Gianni Baget Bozzo, presbitero genovese (1925 – †2009)

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HINWEIS

[1] Baget Bozzo G., Vocazione, Rizzoli, 1982, S 68 e 142).

[2] Baget Bozzo G., Per una teologia dell’omosessualitbei, a cura di Luigi Accattoli, Ed. Luni, 2020.

 

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Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

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Die letzte Andacht Christi: Das Heilige Herz ist keine Frömmigkeit, sondern ein Tor zu den Geheimnissen Gottes

Die letzte Andacht Christi: IL SACRO CUORE NON È DEVOZIONISMO MA PORTA DI ACCESSO AI MISTERI DI DIO

Per chi sa di cinema è evidente il riferimento al film di Martin Scorsese su Gesù del 1988: „Die letzte Versuchung Christi“. Aber nur um das zu sagen, mentre la finzione cinematografica può anche immaginare che Cristo fu tentato di recedere dal suo cammino, il Vangelo ci ha raccontato che Egli andò fino in fondo, con una devozione verso la sua missione che alla fine ha svelato cosa c’era dentro il suo Cuore colmo di amore.

- Die theologischen Seiten -

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Kap.

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La devozione che più si è diffusa nel popolo cristiano, almeno negli ultimi secoli, è quella rivolta al Sacro Cuore, das, natürlich, ha attratto a sé anche quella dovuta al Cuore di Sua Madre Maria. Con questo culto la Chiesa Cattolica ha inteso onorare il Cuore di Gesù Cristo, uno degli organi simboleggianti la sua umanità, che per l’intima unione con la Divinità, ha diritto all’adorazione.

Già praticato nell’antichità cristiana e nel Medioevo, il culto si diffuse molto nel secolo XVII° ad opera di San Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), mentre la festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685. La prima delle celebri visioni di Santa Margherita avvenne il 27 Dezember 1673, festa di San Giovanni Evangelista. Gesù le apparve e Margherita si sentì «tutta investita della divina presenza». Egli la invitò a prendere il posto che San Giovanni aveva occupato durante l’Ultima Cena e le disse:

«Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me».

Come per tutte le altre devozioni, affinché non rimanessero semplicemente tali o vuoti contenitori di manifestazioni popolari, la teologia e poi il magistero si sono prodigati di offrire contenuti e motivazioni che potessero non solo mantenere viva la devozione al Cuore di Cristo, ma che fosse anche continuamente alimentata dalle fonti della scrittura e della tradizione ecclesiale. Come spesso accade il devozionismo, che è invece una degenerazione dell’autentico atto di culto, tende a prevalere sui contenuti, così questi faticano a svolgere il loro compito, soprattutto ai nostri giorni, nei quali si fa presto a bollare una devozione come retaggio di un passato pre-moderno e non più attuale, o come si suol dire buona solo per gli anziani o i semplici.

Invece la devozione al Sacro Cuore avrebbe molto da insegnare anche ai moderni, anzi ai post-moderni che siamo noi, perché il simbolo del cuore e i temi a esso collegati sono spontaneamente uniti a quelli dell’affettività e dell’amore, ovvero a tutto quel mondo dei sentimenti e delle emozioni che interessano tantissimo il nostro tempo. Quando sempre più spesso, auch vor kurzem, accadono fatti di cronaca nera che interessano le relazioni amorose, subito si contattano gli esperti che avvertono preoccupati di come il nostro tempo, soprattutto le generazioni più giovani, abbia bisogno di una educazione dei sentimenti, di come bisognerebbe essere a contatto con le proprie emozioni per saperle esprimere in modo adeguato e non violento. Si tratta di quel vocabolario che ci riconduce all’interiorità e quindi al cuore umano, al quale il cuore di Cristo ha ancora molto da insegnare.

Per tornare alle fonti di questa speciale devozione cristiana e per far percepire quanto sia teologicamente fondata e collegata al mistero tutto intero della salvezza apportata da Gesù, vorrei prendere in considerazione, WHO, un semplice, sozusagen, versetto del Vangelo che ha perfetta aderenza con questa devozione del Sacro Cuore. Siccome molte immagini rappresentano Gesù nell’atto di offrire il suo cuore palpitante, quindi di aprire il suo mondo interiore e più intimo, vediamo come il Vangelo descrive questo momento. Lo fa l’Evangelista Giovanni nel capitolo ove riporta da par suo la crocifissione di Gesù, il momento in cui morente dice: "Es ist alles erledigt"; e subito dopo un soldato ferisce il suo costato per verificarne la morte. Vediamo come San Giovanni descrive la scena, che dovette essere davvero significativa. Notiamo quante volte ritorna il termine testimonianza, indirizzata alla fede e collegata a due importanti citazioni scritturistiche. A noi interessa la seconda, il versetto che vorremmo prendere in esame – «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» – appunto perché la devozione ci invita a guardare il Cuore di Gesù, ma non possiamo non prendere in considerazione l’immediato contesto nel quale la scena si svolge ed i suoi importanti significati teologici.

«Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”» (GV 19,33-37).

Il passo citato da Giovanni appartiene a un oracolo profetico che annunciava la salvezza e la restaurazione escatologica di Gerusalemme (Zac 12-14). Nella pericope, 12,1013,1 – si racconta della misteriosa morte di un re pastore che rappresenta il futuro Messia, Dio stesso si percepisce ferito da questa morte, perciò prende l’iniziativa promettendo uno spirito buono e una fontana zampillante per il loro peccato:

«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito».(Zac 12,10).

Più avanti in 13, 1:

«In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».

A questo versetto si può aggiungere il testo sull’acqua viva del capitolo successivo: «In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il mare occidentale: ve ne saranno sempre, estate e inverno. Il Signore sarà re di tutta la terra. In quel giorno il Signore sarà unico e unico il suo nome» (14, 8-9).

L’applicazione di questi testi a Gesù in croce è chiara. Gesù aveva annunciato che fiumi di acqua viva sarebbero usciti dal suo intimo, in GV 7,38, e l’Evangelista spiegava che diceva questo dello Spirito (7,39)[1].

Sintetizzando, la sorgente aperta per gli abitanti di Gerusalemme è il costato aperto di Gesù; le acque vive che escono da Gerusalemme (Zaccaria) sono per Giovanni le acque vive che sgorgano dal suo intimo, che è il nuovo tempio; queste acque portano a oriente e occidente purificazione e vita. Abbiamo qui il tema dell’universalità della salvezza, segnalato, nel racconto della Passione, anche dal titolo della croce che diceva: «Re dei giudei». Eppure la scritta era in ebraico, greco e latino: quindi una regalità proclamata al mondo intero. Si verificava in questo modo anche l’ultima profezia di Zaccaria dove non si parla più di un pastore trafitto, ma del Signore e della sua regalità universale al tempo escatologico: «Sarà Re di tutta la terra» (Zac 14,9). Giovanni dà quindi alla scena della croce un significato storico salvifico molto ampio, in pieno accordo con gli altri grandi tempi teologici che si allacciano a questo Vers 37 preso in esame.

Potremmo anche citare altri due passi della Scrittura dove si parla della Nuova Alleanza. Nel primo, (Bietet 31,33-34), questa non sarà più riportata su tavole esteriori di pietra, bensì inscritta nel cuore:

«Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni ― oracolo del Signore ― porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, Sprichwort: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande ― oracolo del Signore ― poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato».

In der zweiten, (Dies 36,25-27), si fa riferimento sempre all’alleanza, ma sancita dal dono di uno spirito, simile ad acqua che purifica, da cui anche il dono di un cuore nuovo:

«Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme».

Tutto questo sfondo scritturale ci fa capire cosa intendesse Giovanni quando riportò la frase profetica: „Sie werden auf den schauen, den sie durchbohrt haben“; che si trova solo nel suo Vangelo, alla fine di un testo che, come abbiamo già sottolineato, è il riferimento preferito quando parliamo di devozione al Sacro Cuore di Gesù. Queste parole sintetizzano il riconoscimento e la comprensione[2] per mezzo della fede di quello che abitava nell’intimo del cuore di Cristo morente che «Avendo amato i suoi… fino alla fine» e avendo ora tutto compiuto, esprime il desiderio interiore di donare lo Spirito. Coloro che indirizzeranno verso Gesù il proprio sguardo non potranno essere più gli astanti o i soldati che hanno assistito alla crocifissione, ma sono ormai le anime credenti che penetrano e conservano con fede il mistero dell’amore di Gesù, in una parola il suo Cuore.

Cerchiamo di comprendere meglio tutto questo, lasciandoci guidare dalla struttura letteraria del brano giovanneo che descrive gli attimi precedenti e seguenti la morte di Gesù in croce. Naturalmente possiamo solo sintetizzare molto. Essa ci permette di evidenziare la presenza di tre binomi: «tutto è compiuto» e «ho sete» al v. 28; «è compiuto» e «rese lo Spirito» del v. 30; infine «sangue e acqua» del v. 34. Da questi tre si dipartono due linee tematiche, verso cui occorre dirigere lo sguardo di fede.

La prima linea che chiameremo cristologica è disegnata dalle espressioni: «tutto è compiuto», «è compiuto» e «sangue». Rappresentano il compendio dell’opera salvifica di Gesù. In questo caso lo sguardo si volge indietro, a ciò che è passato, per cogliere in queste parole la totale obbedienza di Gesù al Padre: ha portato a compimento la sua opera, fino all’effusione del sangue. Ma è anche visione del compimento di quell’amore salvifico per noi, quel «fino alla fine» di GV 13,1. Quindi vediamo qui, nel costato aperto del Cristo, sia la sua perfetta oblatività, che l’amore all’eccesso per noi.

La seconda linea tematica è rivolta invece al futuro, alla vita della Chiesa che come abbiamo provato a descrivere in un Vorheriger Artikel, è lì presente nella persona del discepolo amato e della Donna, die Mutter Jesu, chiamata ad una nuova maternità spirituale verso i discepoli credenti. Questa linea, pneumatologia, è delineata dalle parole: «Ho sete», «rese lo Spirito» ed «acqua».

L’acqua che defluisce dal costato di Cristo è simbolo del dono dello Spirito e proviene dal Cristo stesso: è lui che «diede lo Spirito»; è da lui che parte questo desiderio: «Ho sete». Notiamo infatti una significativa differenza fra la citazione di Zaccaria e il modo come la riporta Giovanni nel Vangelo. Per Giovanni non si tratta più di volgere lo sguardo verso Dio, ma verso «colui», Christus, che è stato trafitto. Tutta l’attenzione, ovvero lo sguardo credente, è concentrata su di lui e sul momento della uscita dal suo intimo del sangue e dell’acqua. Inoltre l’antica profezia parlava di pentimento, la qual cosa vien sottaciuta da Giovanni che preferisce concentrarsi sul vedere.

Esistono molti studi che confermano i diversi modi di vedere nel quarto Vangelo e come, per Giovanni, quello più perfetto è il vedere che comprende con fede il mistero rivelato e lo conserva nella memoria. Aggiungiamo che questo vedere è finalizzato alla partecipazione dei lettori del Vangelo alla medesima esperienza, come Giovanni stesso confessa nella prima finale della sua opera: «Questi (i segni) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, der Sohn Gottes, und warum, glauben, habe das Leben in seinem Namen“ (GV 20, 31)[3].

Damit, erneut, l’Evangelista scrive per indirizzare il lettore dalla storia al mistero. Si vede un costato trafitto, del sangue e dell’acqua che escono e vi si contempla tutto il mondo interiore del Cristo e temi di grande, grandissimo spessore teologico, ecclesiale e spirituale, altro che devozionismo magico-esoterico. L’acqua del costato di Gesù è simbolo dello Spirito che sgorga dal suo fianco, Egli diventa il nuovo tempio escatologico (vgl.. Dies 47). Nello stesso tempo il sangue rimanda al suo dono oblativo al Padre, alla sua opera compiuta e al suo amore per noi. Lo sguardo di fede che contempla è desiderio di partecipare a tutto questo mondo interiore del Cristo che viene manifestato.

In questo passo giovanneo non si parla esplicitamente del cuore, piuttosto della interiorità di Gesù. Sarà la mistica medievale che identificherà questo mondo interiore come il cuore di Cristo e farà di questo passo del costato trafitto il testo biblico per eccellenza della teologia e della spiritualità del Cuore Divino di Gesù. Sant’Ambrogio diceva:

«La Chiesa sia introdotta nella stanza segreta di Cristo…; la stanza segreta della Chiesa è il Corpo di Cristo; il Re l’ha introdotta all’interno di tutti i (seine) misteri» (Sant’Ambrogio, In Ps. 218, 1,16 KÄSE 62,16).

E Guglielmo di Saint-Thierry:

«Che per la porta aperta noi entriamo tutti interi fino al tuo cuore, o Gesù… fino alla tua anima santa»; domandando al Salvatore: «Di aprire il fianco del suo corpo perché vi entrino coloro che desiderano vedere i segreti del Figlio» (Guglielmo di Saint-Thierry, Meditativae orationes, 6; PL 180, 226An).

Heute, grazie alla moderna esegesi accurata, diamo a queste bellissime affermazioni una solida base evangelica e le apprezziamo meglio.

Avendo, erneut, sintetizzato temi che avrebbero necessitato una trattazione più lunga e approfondita, l’intento di questo contributo potrebbe essere quello di suscitare, dopo l’assaggio, un vero gusto ed interesse. L’intelligenza della fede non smette mai di approfondire tematiche che sono care al popolo cristiano, anche una devozione può diventare una porta verso una comprensione sempre più larga e profonda dei misteri di Dio e della fede. Quando si avvicinerà il mese di giugno, tradizionalmente dedicato al Cuore di Cristo, diamo un senso nuovo a questa devozione, alle preghiere che sceglieremo o alle immagini che condivideremo sui Sozial. Zum Beispiel, la pratica dei «primi nove Venerdì», dopo quello che si è detto qui, non sia più semplicemente la preghiera e la devozione del singolo, ma sia pensata nel contesto più ampio della comunione ecclesiale e del mistero cristiano, come abbiamo scoperto riflettendo sul Vangelo, ripensando al dono di Gesù della sua vita e del suo Spirito per tutti, non solo per la singola anima.

Questi aspetti furono colti da Papa Giovanni Paolo II che li espresse in una udienza pubblica. Sono passati venticinque anni da quelle parole che riporto adesso di seguito:

«L’Evangelista parla soltanto del colpo di lancia al costato, da cui usci sangue e acqua. Il linguaggio della descrizione è quasi medico, anatomico. La lancia del soldato ha colpito certamente il cuore, per verificare se il Condannato era già morto. Questo cuore – questo cuore umano – ha smesso di lavorare. Gesù ha cessato di vivere. Contemporaneamente, Aber, questa anatomica apertura del cuore di Cristo dopo la morte – nonostante tutta l’«asprezza» storica del testo – ci spinge a pensare anche a livello di metafora. Il cuore non è soltanto un organo che condiziona la vitalità biologica dell’uomo. Il cuore è un simbolo. Parla di tutto l’uomo interiore. Parla dell’interno spirituale dell’uomo. E la tradizione subito ha riletto questo senso della descrizione giovannea. Der Rest, in einem Sinn, l’Evangelista stesso ha dato a ciò la spinta, Wann, riferendosi all’attestazione del testimone oculare che era lui stesso, si è riferito, nel medesimo tempo, a questa frase della Sacra Scrittura: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (GV 19,37; zc 12,10). So was, in Wirklichkeit, guarda la Chiesa; così guarda l’umanità. Und hier, nel Trafitto dalla lancia del soldato tutte le generazioni dei cristiani hanno imparato e imparano a leggere il mistero del Cuore dell’Uomo Crocifisso che era ed è il Figlio di Dio». (Der heilige Johannes Paul II, Udienza generale del 20 Juni 1979).

Ho intitolato questo contributo: Die letzte Andacht Christi. Per chi sa di cinema è evidente il riferimento al film di Martin Scorsese su Gesù del 1988: L’ultima tentazione di Cristo. Aber nur um das zu sagen, mentre la finzione cinematografica può anche immaginare che Cristo fu tentato di recedere dal suo cammino, il Vangelo ci ha raccontato che Egli andò fino in fondo, con una devozione verso la sua missione che alla fine ha svelato cosa c’era dentro il suo Cuore colmo di amore.

Sanluri 27 Februar 2024

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Die Väter der Insel Patmos

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Die Fans von Maria Miterlöserin, ein grober Widerspruch in theologischer Hinsicht

DIE FANS VON MARIA CO-REDEMPTOR, Ein grober Widerspruch in theologischer Hinsicht

Ist jemand wirklich bereit zu glauben, dass die Heilige Jungfrau?, diejenige, die sich selbst als „demütige Dienerin“ definierte, die Frau der begabten Liebe, Schweigen und Vertraulichkeit, derjenige, der das Ziel hat, zu Christus zu führen, Manch ein Visionär oder Seher kann es wirklich verlangen, dass er zum Miterlöser erklärt und fast auf eine Stufe mit dem Göttlichen Erlöser gestellt wird? Man könnte berechtigterweise fragen: wann, der „demütige Diener“ von Magnificat, Sie würde so anmaßend und eitel werden, dass sie den Titel einer Miterlöserin verlangt und beansprucht?

— Theologica-Seiten —

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Artikel im PDF-Druckformat

 

 

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Artikel zum Gedenken an den Jesuiten Peter Gumpel (Hannover 1923 – Roma 2023) der mein Trainer und wertvoller Lehrer in der Geschichte des Dogmas war

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Durch häufiges Besuchen i soziale Medien, Lesen und Zuhören von Priestern und Laien, zu biblischen und theologischen Themen, Manchmal hat man den Eindruck, dass es in bestimmten Fragen keine Fortschritte gibt. Es kommt vor, dass in Glaubensfragen viele Ungenauigkeiten in Umlauf gebracht werden, oder wir machen mit alten Registern weiter, hingebungsvoll und emotional.

Salvador Dalí, Die Madonna von Port Lligat, 1949, Haggerty Museum of Art, Milwaukee, WI, Vereinigte Staaten von Amerika. Detail.

Das Verlangen, vielleicht ein wenig utopisch, Es wäre Sache der Leser, es zu erkennen, mit minimalem Aufwand, die von seriösen und präzisen Erkenntnissen profitieren könnten. Zumindest ist es meine Hoffnung und die unserer Väter Insel Patmos, Seien Sie eine Hilfe für diejenigen, die es schaffen, über die vier oder fünf Zeilen hinauszugehen, die Sie weiterlesen soziale Medien, wo heute ungewöhnliche Theologen und Mariologen ihr Pontifikat halten, mit den Konsequenzen, die wir oft gut kennen: Abweichung vom wahren Glauben. Und das ist sehr traurig, weil ich Sozialen Medien Sie könnten für uns ein außergewöhnliches Werkzeug zur Verbreitung gesunder und solider katholischer Lehre sein.

In den Jahren nach dem Zweiten Vatikanischen Konzil Die Bibelwissenschaft hat wichtige Fortschritte gemacht, Bereitstellung von Beiträgen, die heute für die Theologie in ihren verschiedenen Zweigen und für das christliche Leben von wesentlicher Bedeutung sind. Das seit wann, seit der Zeit des ehrwürdigen Papstes Pius XII, In der katholischen Kirche wurde das Studium der Bibel gefördert, indem die Möglichkeit geschaffen wurde, alle Methoden anzuwenden, die normalerweise auf einen geschriebenen Text angewendet werden. Um nur einige Beispiele zu nennen: rhetorische Analyse, die strukturelle, Literatur und Semantik haben zu Ergebnissen geführt, die vielleicht manchmal unbefriedigend erschienen, Sie ermöglichten uns aber auch, den Text der Heiligen Schrift auf eine neue Art und Weise zu erforschen, was zu einer ganzen Reihe von Studien führte, die uns das Wort Gottes besser und tiefer kennenlernen ließen. Oder alte Erwerbungen noch einmal zu überdenken, der Tradition, der Heiligen Kirchenväter, obwohl es wahr und tiefgründig ist, sowie Werke der Hochtheologie, Allerdings verfügten sie nicht über die Unterstützung eines modernen Studiums heiliger Texte, gerade weil immer noch, bestimmte Werkzeuge, Zum Zeitpunkt ihrer Spekulationen waren sie verschwunden.

Bevor Sie fortfahren, ist eine Randbemerkung erforderlich: ich "teologi" da soziale Medien Sie brauchen den Kampf, Um das zu entfesseln, muss man sich einen Feind aussuchen und erschaffen. Für bestimmte Gruppen ist der Modernismus der beliebteste Feind, vom Heiligen Papst Pius richtig definiert (vgl.. Pascendi). Das heißt nicht, dass das so ist, Aber, als die Taten dieses Heiligen Papstes, davor und seines obersten Vorgängers Leo XIII, hat in den folgenden Jahrzehnten stets wohltuende Wirkungen hervorgerufen. Offensichtlich, eine objektive kritische Analyse durchzuführen, Es ist unbedingt erforderlich, die Verurteilung des Modernismus und die strengen kanonischen Maßnahmen, die genau in diesem historischen Moment folgten, in einen Kontext zu setzen, schon gar nicht, Urteile anhand von Kriterien zu äußern, die mit unserer Gegenwart in Zusammenhang stehen, denn es würden nur irreführende und verfälschende Sätze entstehen. Um dieses komplexe Problem, dem ich mein nächstes Buch widmen möchte, kurz zusammenzufassen, Es genügt zu sagen, dass die Kirche jener Jahre, nach dem Fall des Kirchenstaates, der am stattfand 20 September 1870, es war heftigen politischen und sozialen Angriffen ausgesetzt. Der römische Pontifex zog sich als „freiwilliger Gefangener“ innerhalb der Mauern des Vatikans zurück, aus denen er nur sechs Jahrzehnte später wieder hervorkam. Der Antiklerikalismus freimaurerischen Ursprungs wurde auf die höchste Stufe gehoben und die Kirche musste sich ernsthaft mit ihrem eigenen Überleben und dem der Institution des Papsttums auseinandersetzen. Sie konnte es sich sicherlich nicht leisten, Gedankenströmungen zu entwickeln, die sie direkt von innen heraus angegriffen und zersetzt hätten. In diesem heiklen Kontext findet der Kampf des Heiligen Papstes Pius statt. Mit allen, auch negativen, Konsequenzen des Falles: Die theologischen Spekulationen wurden inmitten tausender Ängste praktisch eingefroren und die Priesterausbildung auf vier Formeln der dekadenten Neuscholastik reduziert, die nicht einmal ein entfernter Verwandter der klassischen Scholastik des Heiligen Anselm von Aosta und des Heiligen Thomas von Aquin war. Dies führte zu einer solchen Unvorbereitetheit und Unwissenheit im katholischen Klerus, dass es für einen klaren Beweis ausreichen würde, die Enzyklika zu lesen Zurück zum katholischen Priestertum geschrieben in 1935 des Papstes Pius XI.

Die Folgen des Kampfes gegen die Moderne Sie waren in gewisser Weise katastrophal, Es genügt zu sagen, dass wir uns an der Schwelle der 1940er Jahre befinden, zu Beginn des Pontifikats von Pius XII, Katholische Theologen und Bibelforscher begannen, sich bestimmte Materialien anzueignen und Exegese im Kontext des Alten und Neuen Testaments durchzuführen, sie wurden gezwungen, diskret und umsichtig unter dem Tisch arbeiten, sich auf protestantische Autoren beziehen, der seit Jahrzehnten über bestimmte Themen spekuliert und eingehende Studien durchgeführt hat, insbesondere im Bereich der Bibelwissenschaften. Und so auch heute, Wenn wir den Text des Römerbriefs studieren und analysieren wollen, müssen wir unbedingt auf den Kommentar des protestantischen Theologen Carl Barth zurückgreifen, die nach wie vor grundlegend und vor allem unübertroffen ist. Auch dies waren Früchte des Kampfes gegen die Moderne, worüber die „Theologen“ sicherlich nicht reden soziale Medien dass sie, um zu existieren, einen Feind brauchen, den sie bekämpfen können. Aber wie schon gesagt, Dieses Thema wird das Thema meines nächsten Buches sein, aber dieser Rand war notwendig, um unser Thema besser vorzustellen.

Was heute noch fehlt ist, dass diese Ergebnisse, die durch moderne Exegese oder das Studium der Texte des Alten und Neuen Testaments gewonnen werden, zum Vorrecht der Mehrheit der Gläubigen werden. Und hier komme ich zurück, um die außerordentliche Bedeutung zu betonen, die das hat soziale Medien, bestimmte Materialien zu verbreiten und zugänglich zu machen. Zu oft bleiben sie auf Fachtexte beschränkt und werden nicht bestanden, wenn nicht sporadisch, in der Predigt und Katechese, Förderung eines neuen Bewusstseins für die auf dem Spiel stehenden Begriffe und damit eines gefestigteren und motivierteren christlichen Glaubens, nicht nur auf erfassten Daten basieren, die oft fragil und verwirrend sind, auf der Andacht, auf das Sentimentale, oder schlechter: über Offenbarungen, auf reale oder angebliche Erscheinungen, oder über die juckenden, zitternden „Geheimnisse“ der Redseligkeit Madam di Medjugorje (vgl.. meine Videokonferenz, WHO)…und so weiter.

Wenn bestimmte madonnolatrous Fans sie hatten Demut, vielleicht sogar der Anstand, Bücher und Artikel von angesehenen Gelehrten zu lesen, Vielleicht konnten sie das nicht nur verstehen, sie haben es nicht verstanden, aber dass sie überhaupt nichts von der Maria des Heiligen Evangeliums verstanden haben. Es würde genügen, – ich nenne nur einen von vielen – den Artikel von Pater Ignace de la Potterie zu nehmen: „Die Mutter Jesu und das Geheimnis von Kana“ (La Civiltà Cattolica, 1979, IV, PP. 425-440, voller Text WHO), um so zu verstehen, welch abgründiger Unterschied zwischen Mariologie und Mariolatrie bestehen kann.

Auch heute noch sprechen wir von der Jungfrau Maria, Leider erleben wir selbst bei bestimmten Priestern – und noch mehr bei bestimmten gläubigen Gläubigen – die abgedroschene Wiederholung der üblichen Andachts- und Emotionsdiskurse, bis wir mit den Schritten von Elefanten in einem Glaswarengeschäft das sehr heikle und diskutierte Thema der Miterlöserin Maria erreichen, dass, wie allgemein bekannt ist – und wie die letzten Päpste mehrfach betont haben –, Es ist ein Begriff, der an sich enorme theologische Probleme mit der Christologie und dem Geheimnis der Erlösung selbst schafft. Bestätige tatsächlich, dass Maria, vollkommenes Geschöpf, geboren ohne Sünde, aber immer noch eine geschaffene Kreatur, er arbeitete an der Erlösung der Menschheit mit, Es ist nicht genau dasselbe, als würde man sagen, dass er die Menschheit miterlöst hätte. Es war Christus, der die Erlösung herbeiführte, der kein geschaffenes Geschöpf war, sondern das menschgewordene Wort Gottes, gezeugt, nicht aus der gleichen Substanz wie Gott der Vater geschaffen, wie wir in der handeln Symbol des Glaubens, der Ich glaube, wo wir uns bekennen «[...] und durch das Wirken des Heiligen Geistes wurde er im Schoß der Jungfrau Maria Mensch.“. Im Symbol des Glaubens, Die Erlösung konzentriert sich ausschließlich auf Christus. Deshalb sagen wir, dass die Heilige Jungfrau “er hat kooperiert” und sag “ha miterlösen” es hat einen wesentlich und radikal anderen theologischen Wert. Tatsächlich ist nur einer der Erlöser: Jesus Christus, Gott, hat den Menschen „gezeugt, nicht aus derselben Substanz wie der Vater erschaffen“, das als solches kein geschaffenes Geschöpf braucht, das es als Miterlöser oder Miterlöser unterstützt oder erhält, einschließlich der Heiligen Jungfrau Maria“ (vgl.. Ariel S. Levi di Gualdo, in Die Insel Patmos, sehen WHO, WHO, WHO). Anfrage: an die Fans des Miterlösers, Wie kommt es, dass es nicht ausreicht, dass Maria diejenige ist, die tatsächlich mehr als jedes andere Geschöpf dazu beigetragen hat, dass das Geheimnis der Erlösung verwirklicht wurde?? Aus welchem ​​Grund, aber vor allem für welche Hartnäckigkeit, unzufrieden mit ihrer Rolle als Mitarbeiterin, um jeden Preis wollen sie, dass sie mit einer feierlichen dogmatischen Definition zur Miterlösung erklärt wird?

Aus theologischer Sicht und Dogmatik, Das bloße Konzept der Miterlöserin Maria schafft zunächst einmal große Probleme für die Christologie, mit der Gefahr, einer Art „Quatrinität“ Leben einzuhauchen und die Madonna zu erheben, das ist perfekt Kreatur ohne Makel der Erbsünde geboren, auf die Rolle der realen Götter. Christus hat uns mit seinem hypostatischen kostbaren menschlichen und göttlichen Blut erlöst, mit seinem glorreichen auferstandenen Körper, der noch heute die Zeichen der Leidenschaft trägt. Stattdessen Mary, und deckt gleichzeitig eine außergewöhnliche Rolle in der Geschichte der Heilsökonomie ab, Es arbeitete an unserer Erlösung. Miterlösend zu sagen ist gleichbedeutend mit der Aussage, dass wir von Christus und Maria erlöst wurden. Und hier ist es gut zu klären: Christus rettet, Mary interveniert für unser Heil. Es ist kein kleiner Unterschied zwischen „retten“ und „fürbitten“, sofern nicht anders eine andere Religion aus dem über das Geheimnis des Wortes Gottes gegründet erstellen (vgl.. Meinem vorherigen Artikel WHO).

Mariologie ist kein Selbstzweck, fast so, als würde er ein unabhängiges Leben führen. Die Mariologie ist nichts anderes als ein Anhang der Christologie und fügt sich in eine präzise theologische Dimension des Christozentrismus ein. Wenn sich die Mariologie irgendwie von dieser christozentrischen Zentralität löst, Man kann ernsthaft Gefahr laufen, in den schlimmsten und schädlichsten Mariozentrismus zu verfallen. Ganz zu schweigen von der offensichtlichen Arroganz der Vertreter einer jungen und problematischen Kongregation franziskanisch-marianischen Ursprungs, die sich nicht darauf beschränkten, Hypothesen oder theologische Studien aufzustellen, um die wandernde Idee des sogenannten Miterlösers zu stützen, aber tatsächlich führten sie seinen Kult und seine Verehrung ein.

Der Dogmen verkündet, die es nicht gibt begeht ein größeres Verbrechen als diejenigen, deren Dogmen sie leugnen, weil es funktioniert, indem sich über die Autorität der gleichen heiligen Kirche platzieren Mater et Magistra, Inhaber einer Autorität, die von Christus selbst stammt. Und letzteres ja, Das ist ein Dogma des katholischen Glaubens, was durch logische Schlussfolgerung nach Jahrhunderten von Studien und Spekulationen nicht erreicht werden konnte – wie im Fall des Dogmas von der unbefleckten Empfängnis und der Aufnahme Mariens in den Himmel –, sondern auf der Grundlage klarer und präziser Worte des menschgewordenen Wortes Gottes (vgl.. MT 13, 16-20). Und wenn Dogmen verkündet werden, die es nicht gibt, In diesem Fall tritt der Stolz in seiner schlimmsten Form auf den Plan. Ich habe es in mehreren meiner vorherigen Artikel geschrieben und erklärt, aber es verdient, noch einmal wiederholt zu werden: in der sogenannten Todsündenskala weist der Katechismus der Katholischen Kirche den Stolz an erster Stelle aus, mit dem schmerzlichen Frieden derer, die darauf beharren, das gesamte Geheimnis des Bösen in der Lust zu konzentrieren – die, wie wir uns erinnern, überhaupt nicht an erster Stelle steht, aber nicht einmal auf die Sekunde, zum dritten und vierten [Sehen. Katechismus Nr. 1866] ―, unabhängig von der Tatsache, dass die schlimmsten Sünden jeden und Strenge von seinem Gürtel bis hin zu steigen, nicht statt seinem Gürtel zu fallen, wie ich vor Jahren in meinem Buch in ironischem, aber theologisch sehr ernstem Ton geschrieben habe Und Satan kam triune, in einem meiner Bücher erklären 2011 wie oft das sechste Gebot maßlos übertrieben wurde, Dabei vergisst man oft die schlimmsten und schwerwiegendsten Sünden gegen die Nächstenliebe.

Wenn dann ist das alles gefiltert durch fideistische Emotionen – als ob ein solch heikles Thema, das sich auf die komplexesten Bereiche der Dogmatik konzentriert, eine Art gegensätzliche Fangemeinde aus Lazio-Fans und Roma-Fans wäre –, in diesem Fall kann man in einen echten Marien-Götzendienst oder die sogenannte Mariolatrie verfallen, Was ist zu sagen: reines Heidentum. Zu diesem Zeitpunkt konnte Maria problemlos den Namen einer beliebigen Göttin des griechischen Olymps oder des römischen Pantheons annehmen.

Die Fans von soziale Medien der Miterlösung der Heiligen Jungfrau bestätigen als eine Art unwiderlegbaren Beweis, dass es Maria selbst war, die um die Verkündigung dieses fünften marianischen Dogmas gebeten hat (vgl.. unter vielen Artikeln, WHO). Etwas, worüber sie sagen, dass es keine Diskussion gibt, Die Heilige Jungfrau selbst hätte es gefragt, als sie Ida Peerdeman in Amsterdam erschien. Vorausgesetzt, dass es keine Marienerscheinung gibt, einschließlich derjenigen, die von der Kirche als authentisch anerkannt wurden, Fatima inklusive, es kann Gegenstand und verbindlicher Gegenstand des Glaubens sein; wenn man auch bedenkt, dass die Äußerungen bestimmter Seher noch weniger so sind, Wir können über gewisse Höflichkeiten von Laientheologen nur lächeln, die uns Priestern und vor allem uns Theologen die Bewältigung bestimmter Themen erschweren, Gerade weil ihre Arroganz mit ihrer Ignoranz einhergeht, die dazu führt, dass sie ein solches Thema so behandeln, als wäre es wirklich ein hitziger Schlagabtausch zwischen Lazio-Fans und Roma-Fans, die sich aus den gegenüberliegenden Ecken des Stadions gegenseitig anschreien. Auch in diesem Fall ist die Antwort einfach: Ist irgendjemand wirklich bereit, an die Heilige Jungfrau zu glauben?, diejenige, die sich selbst als „demütige Dienerin“ definierte, die Frau der begabten Liebe, Schweigen und Vertraulichkeit, derjenige, der das Ziel hat, zu Christus zu führen, Manch ein Visionär oder Seher kann es wirklich verlangen, dass er zum Miterlöser erklärt und fast auf eine Stufe mit dem Göttlichen Erlöser gestellt wird? Man könnte berechtigterweise fragen: wann, der „demütige Diener“ von Magnificat, Sie würde so anmaßend und eitel werden, dass sie den Titel einer Miterlöserin verlangt und beansprucht?

Endlich ist es hier “Beweis des Beweises”: „Mehrere Hohepriester haben den Begriff Miterlösung verwendet“, Vor diesem Hintergrund folgt die Liste ihrer verschiedenen Reden, obwohl alles das genaue Gegenteil von dem zeigt, was die Miterlösungsfans gerne erleben würden. Es stimmt, dass Papst Johannes Paul II, in einer Rede von ihm am 8. September 1982, angegeben:

«Maria, sogar ohne Makel der Sünde empfangen und geboren, sie nahm in bewundernswerter Weise an den Leiden ihres göttlichen Sohnes teil, Miterlöser der Menschheit sein“.

Dieser Ausdruck zeigt jedoch genau das Gegenteil auf theologischer und mariologischer Ebene. Lassen Sie uns klären, warum: Von da an folgte er Johannes Paul II. – der zweifellos ein Pontifex von tiefer Marienverehrung war –, er hatte andere vor sich 23 Jahre Pontifikat. Kommen Mai, in dieser langen Zeit, sowie die Nichtverkündigung des fünften marianischen Dogmas der Miterlösung Mariens, er lehnte den Antrag rundweg ab, als es ihm zweimal überreicht wurde? Er lehnte sie ab, weil zwischen den 1962 und das 1965, Der damals junge Bischof Karol Woytila ​​war eine aktive und aktive Persönlichkeit des Zweiten Vatikanischen Konzils, der in einer seiner dogmatischen Konstitutionen klarstellte, wie Maria „in einzigartiger Weise am Werk des Erlösers mitgewirkt“ hatte. (Das Licht, 61). Die im vorherigen Artikel eingeführte Erklärung besagt, dass die alleinige Vermittlung des Erlösers „nicht ausschließt“., aber es weckt in den Geschöpfen eine vielfältige Zusammenarbeit, an der eine einzige Quelle beteiligt ist. (Das Licht 60; CCC 970). Und die höchste und außergewöhnlichste Mitarbeit war die der Jungfrau Maria. Dies sollte ausreichen, um zu verstehen, dass die Päpste, als sie in ihren Reden manchmal auf den Begriff „Miterlösung“ zurückgriffen, niemals in Enzykliken oder feierlichen Akten des obersten Lehramtes, Sie wollten damit das Konzept der Mitwirkung Mariens am Geheimnis des Heils und der Erlösung zum Ausdruck bringen.

Der Begriff Miterlösung selbst Es ist an und für sich eine theologische Absurdität, die zu enormen Konflikten mit der Christologie und dem Geheimnis der Erlösung führt, die allein durch Gott, das fleischgewordene Wort, geschaffen wurde, die keine Miterlöser und Miterlöser braucht, er wiederholte es dreimal, In dem 2019, 2020 e 2021 auch der Papst Franziskus:

«[...] Seinem Meister treu, Wer ist sein Sohn?, der einzige Erlöser, er wollte nie etwas von seinem Sohn für sich nehmen. Sie hat sich nie als Miterlöserin präsentiert. Nein, Schüler. Und es gibt einen Heiligen Vater, der überall sagt, dass Jüngerschaft würdiger sei als Mutterschaft. Fragen der Theologen, aber ein Schüler. Er hat seinem Sohn nie etwas für sich selbst gestohlen, Sie hat ihm gedient, weil sie eine Mutter ist, gibt diesem Sohn, der von einer Frau geboren wurde, Leben in der Fülle der Zeit (vgl.. Predigt von 12 Dezember 2019, voller Text WHO) [...] Unsere Liebe Frau wollte Jesus keinen Titel wegnehmen; Sie erhielt das Geschenk, seine Mutter zu sein, und die Pflicht, uns als Mutter zu begleiten, unsere Mutter zu sein. Sie hat nicht darum gebeten, Quasi-Erlöserin oder Miterlöserin zu sein: Nein. Der Erlöser ist nur einer und dieser Titel wird nicht verdoppelt. Nur Schülerin und Mutter (vgl.. Predigt von 3 April 2020, voller Text WHO) [...] die Madonna, die, als die Mutter, der Jesus uns anvertraut hat, umhüllt uns alle; aber als Mutter, nicht als Göttin, nicht als Miterlöserin: als Mutter. Es ist wahr, dass christliche Frömmigkeit immer schöne Titel erhält, wie ein Sohn für seine Mutter: Wie viele schöne Dinge sagt ein Sohn zu der Mutter, die er liebt! Aber seien wir vorsichtig: Die schönen Dinge, die die Kirche und die Heiligen über Maria sagen, nehmen der erlösenden Einzigartigkeit Christi keinen Abbruch. Er ist der einzige Erlöser. Sie sind Ausdruck der Liebe wie ein Sohn zu seiner Mutter, manchmal übertrieben. Aber die Liebe, wir wissen, bringt uns immer dazu, übertriebene Dinge zu tun, aber mit Liebe“ (vgl.. Hören von 24 Marsch 2021, voller Text WHO).

Das Geheimnis der Erlösung es ist eins mit dem Geheimnis des Kreuzes, an dem Gott den Menschen als Opferlamm starb. Am Kreuz wurde die selige Jungfrau Maria nicht wie ein Opferlamm zu Tode genagelt, dass sie am Ende ihres Lebens einschlief und in den Himmel aufgenommen wurde, Sie starb nicht und stand am dritten Tag wieder auf und besiegte den Tod. Die selige Jungfrau, erste Geschöpf der ganzen Schöpfung vor allen Heiligen für seine makellose Reinheit, Er vergibt unsere Sünden nicht und erlöst uns nicht, er tritt für die Vergebung unserer Sünden und für unsere Erlösung ein. Wenn er uns also nicht erlöst, weil wir darauf bestehen, einen Titel zu dogmatisieren, der darauf abzielt, feierlich zu definieren, was uns miterlöst?

Viele Fans der Miterlösung dürften es sein Ich habe den Anrufungen der Loreto-Litanei nie Beachtung geschenkt, die sicherlich nicht das Werk eines neuen Papstes mit einem Hauch von Modernismus waren, wie manche sagen würden, Sie wurden vom Heiligen Papst Pius V. nach dem Sieg der Heiligen Liga in Lepanto im Jahr 2000 zum Gebet des Heiligen Rosenkranzes hinzugefügt 1571, Obwohl es bereits seit mehreren Jahrzehnten im Heiligtum des Hauses Loreto verwendet wird, von dem sie ihren Namen haben. Dennoch würde es genügen, diese Frage zu stellen: Wie kommt, wenn zu Beginn dieser Litaneien Gott der Vater angerufen wird, Gott der Sohn und Gott der Heilige Geist, sagen wir "erbarme dich unser» (habe Gnade mit uns)? Während ich gerade erst angefangen habe, mit der Anrufung heilige Maria, alle Titel der Heiligen Jungfrau auszusprechen, Von diesem Moment an sagen wir: „Bete für uns» (bete für uns)? Einfach: denn Gott, der Vater, der uns erschaffen hat und sich der Menschheit durch die Menschwerdung des Wortes Gottes hingegeben hat, hat den Menschen geschaffen, Jesus Christus, der dann den Heiligen Geist brachte, der „vom Vater und vom Sohn ausgeht“, Mit barmherziger Barmherzigkeit gewähren sie die Gnade der Sündenvergebung durch ein trinitarisches Handeln des dreieinigen Gottes, die Jungfrau Maria nicht, Er vergibt uns unsere Sünden nicht und vergibt uns nicht, denn in der Heilsökonomie ist seine Rolle die der Fürbitte. Dies ist der Grund, warum, wenn wir uns im Gebet an sie wenden, beide im Ave-Maria dadurch gekennzeichnet, dass Hallo Regina, stets, In der gesamten Geschichte und Tradition der Kirche rufen wir sie an und sagen: „Betet für uns Sünder.“, wir bitten sie nicht, unsere Sünden zu vergeben oder uns zu retten (vgl.. Meinem vorherigen Artikel, WHO). Dies allein sollte ausreichen und vorantreiben, um zu verstehen, dass der Begriff „miterlösend“ selbst auf theologischer Ebene einen groben Widerspruch darstellt, Leider genug, um diejenigen Theologen, die darauf bestehen, die Verkündigung dieses fünften marianischen Dogmas zu fordern, als unhöflich zu bezeichnen, Randgruppen von Gläubigen, von denen die meisten tiefe und gravierende Lücken in den Grundlagen des Katechismus der Katholischen Kirche haben, werden angeklagt und als Fans genutzt.

Die Person der Jungfrau Maria, die Mutter Jesu, Es wird mit einer theologischen Tiefe betrachtet und angedeutet, die es in eine enge Beziehung zur Sendung seines Sohnes stellt und mit uns Jüngern vereint, denn das ist seine Rolle, die uns die Evangelien mitteilen und an die wir erinnern wollten, Alles bei allem Respekt vor denen, die Anspruch erheben, manchmal sogar arrogant, die Frau degradieren Magnificat in einem Mikrokosmos emotionaler Andachten, die oft sogar den Fumus des Neuheidentums offenbaren. Der Papst Franziskus hat also Recht, als mit seinem sehr einfachen und direkten Stil, teilweise sogar bewusst provokativ und für manche sogar irritierend, aber gerade deshalb in der Lage, sich jedem verständlich zu machen, er präzisierte, dass Maria „[...] er wollte nie etwas von seinem Sohn für sich nehmen. Sie hat sich nie als Miterlöserin präsentiert“. Und sie stellte sich nicht als solche dar, denn Maria ist die Frau von Magnificat: „Er blickte auf die Demut seines Dieners, Von nun an werden mich alle Generationen gesegnet nennen.; gesegnet, weil ich ein Diener geworden bin, sicherlich nicht, warum ich gefragt habe, an einen wahnsinnigen Seher, zur Miterlöserin ernannt werden.

 

von der Insel Patmos, 3 Februar 2024

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Die Mutter Jesu, der Schatz, der in den Evangelien verborgen ist

DIE MUTTER JESU, IL TESORO NASCOSTO NEI VANGELI

«Il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, vor allem die religiösen, lernen “die erhabene Wissenschaft von Jesus Christus” (Fil 3,8) mit häufigem Lesen der göttlichen Schriften. “L’ignoranza delle Scritture, in der Tat, è ignoranza di Cristo”. Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l’approvazione e a cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque».

- Die theologischen Seiten -

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Kap.

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In den Jahren nach dem Zweiten Vatikanischen Konzil Die Bibelwissenschaft hat wichtige Fortschritte gemacht, offrendo contributi che ormai sono imprescindibili per la Teologia nelle sue diverse branche e per la vita cristiana. Questo almeno da quando, fin dall’epoca di Pio XII, nella Chiesa Cattolica è stato favorito lo studio della Bibbia dando la possibilità di utilizzare tutti quei metodi che di norma si applicano ad un testo scritto.

L’AnnuncioOpera di Salvador Dalì, 1960, Musei Vaticani (cliccare sull’immagine per aprire la pagina)

Quanti sono a conoscenza degli enormi vantaggi che gli studi esegetici hanno recato alla teologia che indaga la figura e il ruolo della Vergine Maria, la cosiddetta mariologia. Quale ricchezza poter dire oggi che il racconto dell’annunciazione (LC 1, 26-38) per la sua forma letteraria, pur conservando all’interno la comunicazione di una nascita miracolosa, è tuttavia un racconto di vocazione: la vocazione di Maria. Ma chi lo sa? Chi si è accorto che nella versione CEI della Bibbia del 2008, quella che leggiamo attualmente nelle nostre liturgie, l’annuncio dell’angelo a Maria è oggi reso con: «Rallegrati»; quando nella precedente versione del 1974 si leggeva: «Ti saluto»; a causa della grande influenza dovuta alla preghiera dell’Ave-Maria? Fu il gesuita Padre Stanislas Lyonnet[1] il primo che nel 1939 fece notare che l’imperativo invito alla gioia («rallegrati», Kayre Von LC 1,28) faceva riferimento ai testi profetici rivolti alla «figlia di Sion» (Sof 3,14). Cambia tutto, non più un semplice saluto, ma a Maria viene comunicato un invito che in passato era rivolto ad Israele verso cui i profeti si rivolgevano come a una donna. Nel medioevo dicevano che per la sua funzione materna Maria era «Figura della sinagoga»[2], heute, grazie alle acquisizioni esegetiche diamo a questa affermazione una connotazione nuova e più solida dal punto di vista scritturistico.

Auch heute noch sprechen wir von der Jungfrau Maria, purtroppo anche fra i presbiteri e a maggior ragione i fedeli, assistiamo alla trita ripetizione dei soliti discorsi devozionali ed emozionali; al massimo ci si spinge a ricalcare il delicato e discusso tema di Maria co-redentrice. Quante omelie volendo spiegare l’episodio di Cana ne parlano ancora come di un semplice miracolo? Nel brano evangelico questa parola non c’è. Si parla invece di «segno» ― «Gesù fece questo come inizio dei segni» (GV 2,11) ― che nel Quarto Vangelo ha tutt’altra profondità teologica e pregnanza. E lì era presente Maria, che neanche viene chiamata per nome, ma solo identificata come: «Donna». Eppure non si sente altro che parlare della Madonna: La Madonna che ha forzato il miracolo. Chissà quanti sanno che la frase di Gesù a sua Madre è con molta probabilità una interrogativa ― «Non è ancora giunta la mia ora?» ― come ha provato un valente esegeta ormai decine di anni fa[3]. La nuova Bibbia Cei non lo riporta ancora, aber wenigstens, dalla precedente versione, è stato cambiato il termine miracolo e ora possiamo leggere finalmente la parola «segno» (GV 2,11).

Un altro interessante cambio di prospettiva che pian piano è avvenuto, mentre si scrutava con attenzione la figura di Maria nei Vangeli, è stato quello di accantonare il tradizionale legame fra Lei e la figura di Eva, protagonista del protovangelo di Genesi. Perché più aderente ai testi e ricco di prospettive teologiche ed ecclesiologiche risultava invece vedere Maria come immagine di quella figlia di Sion biblica (Soll 86 [87],5, 5 LXX), la Gerusalemme nuova che diviene protagonista della nuova Alleanza con Gesù.

Questo emerge con evidenza nei racconti evangelici, soprattutto in due testi giovannei che vedono Maria, mai chiamata col suo nome proprio, ma identificata piuttosto come «La madre di Gesù» o più curiosamente come «Donna». L’episodio delle nozze di Cana (GV 2, 1-11) e quello della «Madre» sotto la croce (GV 19,25-27) insieme al discepolo amato, sono direttamente collegati proprio in ragione della presenza in entrambi i momenti di questa «Donna».

Im ersten Fall, a Cana, siamo all’inizio della manifestazione di Gesù, nel secondo episodio siamo invece al termine di questa rivelazione, : «Tutto era compiuto» (GV 19,28). Rivelazione che rappresenta il motivo conduttore del Vangelo giovanneo: „Dio, niemand hat ihn gesehen: der einzige Sohn, wer ist Gott und ist am Vater, ist er es, der ihn bekannt gemacht hat " (GV 1,18). Cana è il punto culminante di una settimana nella quale Gesù inizia a manifestarsi ai suoi primi discepoli, dopo il primo grande giorno senza tempo del prologo; la croce è il momento finale, prima della risurrezione certo, che vede Gesù rivelare alla Madre e al discepolo, colui che non ha mai smesso di seguire Gesù fin dall’inizio, il grande mistero della Chiesa che guarda con fede ciò che è accaduto e lo testimonia: «Chi ha visto ne da testimonianza» (GV 19,35).

A Cana, Maria, die Mutter Jesu, è quella Donna che rappresenta l’umanità nell’indigenza e il giudaismo che viveva della speranza messianica. Le parole così apodittiche ― «Essi non hanno vino» (GV 2,3) ― starebbero a significare il desiderio d’Israele di vedere il diffondersi del vino messianico ovvero la rivelazione definitiva della Nuova Alleanza, secondo il ricco simbolismo del vino nella tradizione biblica e giudaica. Ella invita, deshalb, i discepoli a rinnovare quel proposito espresso già nella antica alleanza del Sinai: «Tutto ciò che Jahvè ha detto, noi lo faremo»; «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Ist 19,8; cfr anche 24,3.7; GV 2,5).

San Giovanni evangelista, come spesso fa nel corso della sua opera, per esempio nel racconto della Samaritana al pozzo (GV 4,13-14), ci chiede di elevarci dal piano umano e storico a quello più spirituale e teologico. Dove spirituale non vuol dire meno aderente al vero, bensì designa e indica il significato più nascosto e profondo celato dentro un racconto, in linea con quello che anche la moderna ermeneutica va scoprendo. Martin Heidegger nei suoi scritti dice che il linguaggio si trova nell’«impronunciabile» e il senso nel «non-detto» del testo, mentre il filosofo Emmanuel Lévinas parla di andare «al di là del versetto», Gregorio Magno, un medievale, diceva addirittura che: «Il testo cresce con colui che lo legge».

Nei riguardi di Maria, il Vangelo ci fa dunque passare dal significato immediato e più evidente di Lei in quanto madre di Gesù perché lo ha portato in grembo e partorito, a quello di rappresentante di un’intera comunità che desidera unirsi a Gesù che, angesichts des Kontextes, vuole legarsi a Lui come una Sposa al suo Sposo, poiché Egli è Colui che porta la salvezza, il vino nuovo simbolo della nuova alleanza messianica. Tutto l’insieme del brano e l’uso del termine «Donna» è un invito ad elevarci dal piano storico e letterale al senso più recondito e profondo che è spirituale, teologico e altamente significativo per i credenti. È per questo che l’episodio di Cana si colloca alla fine di una prima settimana di manifestazione di Gesù ai suoi discepoli, curiosi di sapere chi sia, cosa porta di nuovo rispetto a Giovanni che lo ha indicato (GV 1,36) e dove sta il suo segreto: «Dove rimani? » (GV 1,38). Non a caso l’evangelista commenta alla fine che proprio a Cana Gesù non fece un semplice miracolo, ma «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli iniziarono a credere in lui» (GV 2,11).

Se il ruolo materno della Donna verso i discepoli, a Cana, era abbozzato o per meglio dire iniziale, sotto la croce questo appare con evidenza. Maria riceve proprio lì una nuova maternità spirituale che si esplica nella mutua relazione fra lei ed un discepolo: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, Er sagte seiner Mutter,: "Donna, hier ist dein Sohn!». Dann sagte er zu dem Jünger: «Ecco tua madre!». Und von jener Stunde an nahm sie der Jünger zu sein " (GV 19,25-27).

Si suole dire che quando qualcuno si trova in punto di morte di solito pronuncia parole importanti, endgültig. E queste sono le ultime parole di Gesù prima di morire, prima di proferire quel definitivo: «Ho sete». Ma ancora una volta San Giovanni ci avverte che qui è celata una importante rivelazione. Lo fa adoperando uno schema più volte usato nella sua opera, ovvero utilizzando i due verbi: sehen, sagen; e poi l’avverbio «ecco», in sequenza. Gli studiosi chiamano questo procedimento: schema di rivelazione; perché sta ad indicare che l’autore ci sta segnalando qualcosa di nuovo che viene illustrato.

Nel raccontare la passione, la crocifissione e la morte di Gesù, Giovanni non si smentisce e vi addensa temi di grande importanza teologica. La regalità di Gesù è universale, come segnalano le lingue del titolo della croce: «Era scritta in ebraico, in latino e in greco» (GV 19,20); tutti i figli di Dio dispersi sono radunati: «E io, wenn ich vom Boden erhoben werde, Ich werde alle zu mir ziehen" (GV 12,32); la sua tunica inconsutile rappresenta l’unità della Chiesa, almeno nella esegesi patristica per via del verbo skizo («σχίζω») qui usato, da cui scisma: «Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Egli è l’agnello pasquale integro: «Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso» (GV 19,36; vgl.. Ist 12,46). E al culmine di questa rivelazione c’è la consegna da parte di Gesù di «sua madre» al discepolo.

Notiamo infatti nei versetti che la Madre di Gesù che è «sua» (termine ripetuto quattro volte), diventa per le parole di Gesù al discepolo: «Tua madre»; e viceversa lui per Lei: «Tuo figlio». Questo discepolo è amato perché è colui che non ha mai smesso di seguire Gesù fin dall’inizio, da quella iniziale settimana che sfocia nel segno di Cana a cui abbiamo accennato più sopra; Ding, stattdessen, non era riuscita a Pietro che dovrà riprendere la sequela più avanti. In questo senso rappresenta il discepolo per eccellenza verso cui tutti dovremmo conformarci, è simbolo di ogni vero discepolo di Gesù, capace, chinandosi sul suo petto, di cogliere gli aspetti più intimi di Lui. La Madre, come abbiamo visto a Cana, rappresenta la figlia di Sion, ma adesso nella sua funzione materna pienamente svelata. E’ colei che vede i suoi figli prima dispersi, ora radunarsi (Ist 60, 4-5 LXX). Se a Cana, nella fase iniziale, questo rapporto era accennato, qui raggiunge tutta la sua evidenza. La «Donna» ora diventa la madre della Chiesa, rappresentata dal discepolo.

In che consiste questa nuova maternità che chiamiamo spirituale, in ragione del fatto che il vero e unico Figlio che lei ha avuto è Gesù? Proprio per il suo legame indissolubile con Gesù, Lei non potrà che essere da adesso in poi per il nuovo figlio, die Kirche, colei che conduce a Gesù, che invita a entrare nell’alleanza non più iniziale come a Cana, ma definitiva, sancita dalla morte salvifica del Cristo sulla croce. Sarà colei che rinnova nei riguardi dei discepoli quello che è stata per Gesù nell’incarnazione: sarà la Madre. Se già a Cana i discepoli non erano chiamati schiavi, bensì servi, i «diakonoi» di GV 2,5, a maggior ragione qui essi sono considerati come figli. E questa maternità, donata sotto la croce, si esplica nell’aiutare il discepolo, wir alle, a capire il significato profondo di quel che è avvenuto fin dall’inizio e di quel che sta accadendo in quel momento sul calvario. È per questo che il discepolo, sagt das Evangelium, comprende immediatamente le parole di Gesù e prende quella che ormai è Sua Madre nel suo intimo. Non prende possesso, come se una donna passasse di proprietà da uno ad un altro, ma la accoglie per tutto quello che ora significa, grazie alla parola rivelativa appena detta da Gesù. Per tal motivo commenta l’evangelista: «E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (GV 19,27).

Il discepolo, partecipe dell’ora messianica del Signore e grazie alla presenza materna di Maria può volgere verso Gesù in croce lo sguardo di colui che ha compreso, nel senso più ampio del termine, quello di portare con sé e dentro di sé il mistero grande di cui è testimone. Ed infatti queste sono le sue parole: «Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate» (GV 19,35).

Cosa testimonia il discepolo, appena dopo aver ricevuto questa nuova Madre? Che ha udito le ultime parole di Gesù sulla sua opera compiuta e le altre che esprimevano il suo desiderio di donare lo Spirito: «Ho sete» (Gv 19,28b). Sarà dopo la morte di Gesù, che Giovanni descriverà proprio come un consegnare lo Spirito – «tradidit spiritum» (GV 19,30 Vulgata) – con l’apertura del costato da cui defluisce sangue, cioè la vita di Gesù donata finora, e l’acqua, simbolo appunto del dono dello Spirito come più volte nel Vangelo era stato preannunciato (GV 7, 37-38), che il suo sarà finalmente e definitivamente uno sguardo di fede rivolto perennemente a Gesù: „Sie werden auf den schauen, den sie durchbohrt haben“. (GV 19,37). Scrive un Padre della Chiesa:

«Nessuno può raggiungere il senso (del Vangelo di Giovanni) se non abbia reclinato il capo sul petto di Gesù e da Gesù non abbia ricevuto Maria per madre, E, per essere un altro Giovanni, in modo che si senta designare da Gesù come fosse Gesù stesso. Perché… Maria non ha altri figli che Gesù; quando Gesù dice a sua Madre: “Ecco tuo figlio” und nicht: “Ecco questo uomo è anche tuo figlio”, è come se le dicesse: “Ecco Gesù che tu hai partorito”. In effetti chiunque è arrivato alla perfezionenon vive più ma Cristo vive in luie poiché Cristo vive in lui, Cristo dice di lui a Maria: “Ecco tuo figlio, der Christus”»[4].

Se oggi rileggendo queste audaci parole di Origene ci accorgiamo di quanta verità teologica e bellezza spirituale esse contengano lo dobbiamo anche al fatto che lo studio di Maria nella Scrittura, che negli ultimi decenni è rifiorito, ci permette di raccogliere i frutti di un lavoro di analisi insieme rigorosa e amorosa dei testi biblici e di gustare affermazioni antiche con rinnovata consapevolezza. E la Chiesa raccomanda non solo che il testo sia studiato dagli specialisti, ma che tutti possano abbeverarsi alla fonte della Sacra Scrittura:

«Il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, vor allem die religiösen, lernen “die erhabene Wissenschaft von Jesus Christus” (Fil 3,8) mit häufigem Lesen der göttlichen Schriften. “L’ignoranza delle Scritture, in der Tat, è ignoranza di Cristo”. Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l’approvazione e a cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo; so lange wie “quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini”». (Gottesschwert, 25).

Eccoci allora giunti allo scopo di questo piccolo contributo. Instillare nei lettori il desiderio di amare e conoscere la Scrittura in modo serio, ma anche appassionato. Qui abbiamo molto sintetizzato, davvero tanto, perché ogni singolo aspetto avrebbe richiesto una trattazione più diffusa. Speriamo serva almeno da stimolo o da input come si dice in gergo, soprattutto perché l’argomento trattato faceva riferimento alla Vergine Maria. Questo piccolo scritto possa aiutare chi legge a tornare a quella fonte della rivelazione che è la Bibbia che tanto può raccontarci di Maria, più che le narrazioni circolanti, anche sui Sozial, spesso non di eccelsa qualità. Perché come diceva un antico autore e lo lascio in latino tanto è di immediata comprensione: «Omnis Sacra Scriptura unus liber est, et ille unus liber Christus est»[5].

Sanluri, 6 Februar 2023

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HINWEIS

[1] LYONNET S., Kaire, Kejaritomene, Bíblica 20 (1939)

[2] Glossa interlinearis a Gv 2,1: «Mater figura synagogae», in Biblia sacra cura Glossa ordinaria…, v, Antverpiae, 1617, 1044; SAN TOMMASO D’AQUINO, Super evang. S. Joannis (ed. Cai.), n. 346: «[…] gerens in hoc figuram synagogae, quac est mater Christi».

[3] VANHOYE A., Interrogation johannique et exégèse de Cana (GV 2,4), in Biblica 55 (1974).

[4] Ursprung, Commento su San Giovanni, ich,4,23; SC 120,70,72.

[5] Ugo di San Vittore, De Arca Noe, 2, 8: PL 176, 642; cf Ibid. 2, 9: PL 176, 642-643; Katechismus der Katholischen Kirche, Nein 134).

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Von der doktrinellen Desorientierung der Kirche über die Sünde der Priester bis hin zum Recycling von Laien. Aussicht auf eine unnachgiebige Kultur, die durch Verurteilung heiligt und durch Heiligung verurteilt

VON DER DOKTRINALEN DISORIENTIERUNG DER KIRCHE BIS ZUR SÜNDE DER PRIESTER UND DEM RECYCLING DER LAITY. PROSPEKT EINER UNTRANSIGENTEN KULTUR, WÄHREND SANKTIFIZIERUNGEN UND SANKTIFIZIERUNGSSÄTZE

Die “tolerant” modern, stattdessen, er opfert sich nicht für seine Ideen, wie es der Idealist tun würde, im Gegenteil, man hat keine Skrupel, diejenigen zu opfern, die Ideen haben, die seinen widersprechen, so wie es ein Diktator gegenüber seinen Gegnern tun würde. Wie viele Märtyrer der Toleranz und der Rechte gibt es heute?? Aber die vielleicht zahlreichsten Märtyrer sind diejenigen, die als unwissende Säer des Hasses hochgehalten werden, gerade weil sie auseinander gehen, Träger eines Hasses, der nicht gesehen werden kann, weil er nur im Blick des Toleranten im Dienst vorhanden ist, der ein Interesse daran hat, Hass als ideologisches Instrument zur Kontrolle der Massen einzusetzen.

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Iwano Liguori, ofm. Kap.

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ich. Eine Frage des Prinzips

Ich schätze, ich enthülle keine Geheimnisse nicht vertrauenswürdig, wenn ich sage, dass christliche Katholiken bleiben, heutzutage, es ist überhaupt kein einfaches Unterfangen. Es geht nicht so sehr darum, nur eine scheinbare traditionelle Identität zu bewahren - zumindest was den europäischen Kontinent betrifft -, sondern zu zeigen, dass Gott im Leben der Menschen immer noch ein gewisses Recht auf Staatsbürgerschaft hat und dass Christus als das grundlegende und endgültige Ereignis der Offenbarung anerkannt wird Divina.

der Einsturz des Gewölbes der Basilika San Francesco in Assisi in 1997 [Klick auf das Bild, um das Video zu öffnen]

In Bezug auf eine Umfrage der Pew-Forschungszentrum [vgl. WHO] durchgeführt in 2017 auf einer Probe von 1.804 reaktionsschnell, 80% der Italiener erklären sich für christlich, Die besorgniserregende Tatsache betrifft die Häufigkeit, in der Tat die 23% nimmt mindestens einmal pro Woche an Gottesdiensten teil, der 20% einmal im Monat und weiter 34% hat eine viel weniger eifrige Praxis. Nach anderen Daten im Zusammenhang mit einer Ipsos-Forschung von 2017, immer in Italien, seine 60.000 Befragte, Katholiken nehmen ab. Es geht von 85,4% von 2007 Al 74,4% der 2017. Eine neuere Studie aus dem 2018 dell 'Europäische Wertestudie 84,4% der Italiener sagen im Allgemeinen, dass sie ohne weitere nützliche Angaben an Gott glauben.

Daten in der Hand Wir erleben einen drastischen Rückgang des christlichen Glaubens, aber was eine Umfrage niemals sagen kann, betrifft die theologische Motivation, die den wahren Grund für diesen Rückgang darstellt. Die theologische Motivation, die zu einem skandalösen Stein wird, auf dem die erbarmungslosen Statistiken gebrochen werden, liegt in der Tatsache, dass man die Spezifität des Christentums nicht mehr besitzt, so dass wir oft verloren sind, der Gnade einer Form von Alzheimer ausgeliefert, die es uns unmöglich macht, den Glauben zu erkennen und uns als gläubige Gläubige zu erkennen, wie der heilige Petrus in seinem ersten Brief ausdrückt [vgl.. 1Pkt 3,15-16].

Ich gebe ein Beispiel, um klarer zu sein. Kein Jude, gestern und heute, man würde niemals davon träumen, den Bund zwischen Gott und Abraham und vor allem das Gründungsereignis, das das auserwählte Volk während der Befreiung Ostern in Ägypten vereinte, zu missbilligen. Kein Jude, gesund, würde bezweifeln, dass Gott der ist Goel Befreier und Erlöser des Volkes und der in Mose die Erlösung gegen die Herrschaft des Pharaos von Ägypten ermöglichte. Obwohl dieser Glaube angesichts der schrecklichen Ereignisse von Auschwitz auf eine harte Probe gestellt wurde, Der Glaube unserer Brüder an Abraham ist seit Jahrhunderten im Wesentlichen unverändert geblieben und wird zu einem Grund dafür, dass die ethnische und religiöse Identität in jeder Familie mit Stolz gefeiert wird.

Für uns Christen, stattdessen, Einen bestimmten Glauben zu haben, ist keine Frage des Stolzes, sondern der Verlegenheit, Wir sind oft die Ersten, die sich als kompromisslos und fanatisch betrachten, wenn wir versuchen, uns über die Mittelmäßigkeit zu erheben. Dann, in den Augen des Betrachters verdaulicher zu sein, Vielmehr ziehen wir es vor, rosa zu werden und eine universelle Liebe zu zeigen, die wir durch Matthews eschatologischen Diskurs wunderbar rechtfertigen können 24,31-46 was übrigens nach korrekter Exegese der Fall ist, Es sollte niemals von den nachfolgenden Passagen getrennt werden – überliefert vom Heiligen Evangelisten Matthäus, zuerst das Gleichnis von den zehn Jungfrauen [vgl.. MT 25,1-13] und dann die der Talente [vgl.. MT 25,14-29] – mit der Gefahr, dass der heilige Text etwas sagt, was er eigentlich nicht sagen will.

Als Beweis dafür, Ich bringe ein Beispiel zur Unterstützung meiner Worte. Wie oft haben wir schon von Predigten über die Liebe auf den Kanzeln gehört? Wie oft wurde Liebe als Slogan verwendet und Hauptschlüssel alles zu rechtfertigen, auch das Ungerechtfertigte und das Unvernünftige? Wie oft wurden im Namen der Liebe völlig böse Entscheidungen getroffen, Ausdruck der emotionalsten Sentimentalität und der verführerischsten Leidenschaft? Der christliche Begriff von Wohltätigkeit bezieht sich auf Gott, nach der Lehre des Apostels Johannes: "Sehr geehrter, Lass uns einander lieben, weil die Liebe von Gott ist: Jeder, der liebt, wurde aus Gott geboren und kennt Gott. Wer nicht liebt, hat Gott nicht gekannt, weil Gott Liebe ist " [vgl.. 1GV 4,7-8]. Traurig ist das Bewusstsein, zu überprüfen, dass diese heute so stark publizierte "Liebe" der Gegenwart der Dreifaltigkeit Gottes beraubt und als Alibi verwendet wird, durch das die Sünde normalisiert wird, bis sie in einer ausschließlich philanthropischen und utilitaristischen Haltung ausgeht. Diese Haltung der Verarmung Wohltätigkeit in der Tat ist es kein modernes Laster von der Person Gottes, stark von diesem Weisheitsspruch Nichts Neues unter der Sonne [nichts Neues unter der Sonne] Die Geschichte des Christentums kennt diese Degeneration des Liebesbegriffs bereits seit seinen ersten Jahrhunderten.

Im 361 Gleichstrom. der Kaiser Julian der Apostat, Er widersetzt sich energisch dem Christentum, indem er eine Politik der Heidentifizierung des Volkes und eine Rückkehr zum neuplatonischen Denken durchführt. Das Christentum wird nur die wohltätige Tätigkeit und die Aufmerksamkeit des Nachbarn behalten, der versucht, sich in die von ihm entworfene heidnische Anti-Kirche einzupflanzen. Die Geschichte sagt uns, dass der Versuch nicht durchführbar war, dekadentes Heidentum, sowie der moderne Atheismus, der von der Elite-Religiosität angenommen wird, er konnte nicht mit der authentischen Liebe Gottes konkurrieren, die in Christus aus dem Merkmal des Heldentums besteht, bis das Opfer des Lebens und im Heiligen Geist das Merkmal der Missionarität, das die Hauptursache jeder tugendhaften Handlung ist. Die Liebe, authentisch christlich sein, es muss nicht nur gut tun, aber es muss zu völliger Selbsthingabe führen, selbst mit diesen Menschen und in diesen lieblosen Situationen, aufgrund der Tatsache, dass, wenn die Gerechtigkeit des Jüngers die der Welt nicht übersteigt, Es gibt kein Zeichen mehr für Vollkommenheit und eine Garantie für die Gegenwart des Geistes des Vaters, wie der Heilige Evangelist Matthäus angibt [vgl.. MT 5,20]. Christliche Liebe ist jene theologische Tugend, die sich in Gott erkennt und zu ihm führt, kündigt der Seele das Heil an, konvertiert von der Sünde und öffnet die Tore des Himmels.

Nach diesem notwendigen Exkurs über die Beziehung zwischen Gott und Liebe, Kehren wir zur Suche nach Bedeutungsfragen zurück, die unseren Glauben herausfordern. Wer ist Jesus?? Was hat er in der Welt gemacht?? Dies sind noch die grundlegenden Fragen, in den meisten Fällen, Für viele junge Menschen, die am Katechismus teilnehmen, und für viele junge Christen bleiben Fragen offen. Die Situation ändert sich nicht viel, wenn wir diese Frage Erwachsenen vorlegen, an die Eltern dieser Kinder, oder an ihre Großeltern, die, tragisch zu sagen, Sie streben eine Rückkehr zum religiösen Analphabetismus an, die zu einem echten praktischen Atheismus führt.

Inzwischen wissen, wer Jesus Christus ist Wir geben uns damit zufrieden, die verschiedenen trendigen Säkularisten zu befragen Sozial und im Fernsehen mit gedämpfter Miene diktieren sie die neue Christologie Auf Seite mit dem erschwerenden Umstand, dass die Kirche, der offizielle, derjenige, der der Kontrolle der richtigen Lehre zugeordnet ist, das sollte die Brüder im Glauben bestätigen, schweigt. Und selbst wenn er spricht, versuchen, eine verpfuschte und blasse Ablehnung zusammenzustellen, er tut dies mit wenig Überzeugung, um den Verdacht zu erwecken, dass bestimmte ketzerische Affirmationen selbst innerhalb der heiligen Paläste eine gewisse Sympathie gewonnen haben.

Wir können sagen, an dieser stelle, Dieses Dogma ist in eine Krise geraten? durchaus nicht. Wer in die Krise geraten ist, ist sicher Es istEinrichtung kirchlich bestehend aus Pfarrern und Theologen, die – ja – den Kompass des Glaubens verloren haben und zunehmend auf die Kategorie „Geheimnis“ zurückgreifen und versuchen, sich hinter einer Leinwand zu verstecken, da sie keinen Grund mehr für den Glauben und die Hoffnung geben können, die in ihnen sind, Alles ist im ersten und zweiten Brief des heiligen Petrus und im Johannesevangelium enthalten [vgl.. 1Pkt 3,15; 2Pkt 1,16-19; 1 Gv1, 1-4]. Dadurch, er verlor die beiden theologischen Tugenden des Glaubens und der Hoffnung, was bleibt, die Liebe, übernimmt um jeden Preis die Konnotationen der Moderne und die Suche nach Zustimmung. Haben Sie jemals bemerkt, dass die Modernisierung der Person Christi, der Kirche, des Lehramtes, der Moral, der Bildung des Klerus und seiner Identität wurde immer von den Champions der Liebe und im Namen der Liebe durchgeführt? Wir sind am Paradoxon angekommen, in dem die Lehrkorruption der Kirche unter dem Banner der Liebe steht! Diese Liebe das, es ist notwendig zu wiederholen, Er wurde Fleisch und gab sein Leben für den sündigen Mann, Kurz gesagt, Beleidigung der Verletzung. Auf dem Höhepunkt dieser doktrinellen Verwirrung gibt es auch den sakrilegischen Akt, Gott mit Sünde verwechseln oder verbinden zu wollen. Aber wenn wir Christus und der katholischen Kirche treu bleiben wollen, ebenso wie der heilige Thomas Becket mit seinem Martyrium, wir müssen widerstehen und der christliche Widerstand wird im Gesang von "Bella Ciao" nicht verwirklicht., aber von 'lass Pasquale ' das erinnert uns daran, dass Christus Gott ist, Herr und Souverän, Gewinner der Sünde.

If, letzten endes, christlich sein es bedeutet, in das intime Leben Jesu Christi einzutreten, und lassen Sie ihn als unbestrittenen Herrscher meiner Existenz regieren - die Wahrheit wird jedes Jahr während der Feierlichkeit Christi des Königs am Ende des liturgischen Jahres wiederholt -, vielleicht ist es gut zu erkennen, dass etwas schief gelaufen ist oder wir mit einem großen Missverständnis konfrontiert sind. Der Glaube ist vor allem ein Festhalten des Menschen an Gott und gleichzeitig und auf untrennbare Weise, Es ist die freie Zustimmung zu aller Wahrheit, die Gott offenbart hat und die in Jesus Christus Fülle findet, endgültige und vollständige Offenbarung des rettenden Geheimnisses Gottes [vgl.. Herr Jesus].

Deswegen, Wir erkennen offen an, dass wir Priester sind, sowie die sogenannten engagierten Christen – diejenigen, die sich beispielsweise in kirchlichen Bewegungen engagieren, Sie erkennen sich als Aktivisten im sozialen und politischen Leben des Landes an, die in der Gemeinde helfen, die eine bestimmte Wohltätigkeitsorganisation praktizieren – im besten Fall verfolgen wir eine sekundäres Christentum, Grenze oder Peripherie was in den Augen der Schelmischsten als Fassadenchristentum offenbart wird.

Mit diesem Begriff Wir identifizieren eine bestimmte äußerst vielfältige und komplexe christliche Kultur, die das endgültige und übernatürliche Ende des Glaubens, das aus der Errettung der Seele besteht, vernachlässigt, ignoriert den spirituellen Kampf gegen die Sünde und die Offenheit für göttliche Gnade zusammen mit der Notwendigkeit, innerhalb eines göttlichen katholischen Glaubens zu bleiben, der innerhalb einer Glaubensgemeinschaft beobachtet wird, die sich innerhalb der Kirche von Rom anerkennt.

Geschichte sekundäres Christentum löst die Figur des Priesters weitgehend auf, indem er ihn als neu erfindet Manager, Ein fleißiger Museumskurator und Sozialarbeiter, der regelmäßig und mit variablen Arbeitszeiten bezahlt wird. Die gleiche Zerstreuung findet sich bei den Laien, bei denen, die sich nicht mehr in der Kategorie der Gläubigen identifizieren (dann treu zu wem und was? Mah!) und aus diesem Grund entscheiden sie sich dafür, sich mit christlichen Modellen zu verbinden, die sie alle in mythologische Figuren verwandeln, die auf einer Reise des Glaubens und eines Lebens, das in der Taufe Gott übergeben wurde, schwer zu vereinbaren sind.

Es besteht kein Zweifel, dass es dringend erforderlich ist, eine Grundsatzfrage zu wiederholen: Das Wesen des Christentums liegt in dem kleinen Wort, das Jesus im Johannesevangelium mehrmals ausspricht [vgl.. GV 8,24; 8,28; 8,58; 13,19; 18,5] sich selbst zu bezeichnen: ist dass’Ich bin – auf Griechisch ἐγὼ εἰμι, Ich eimi, Das ist eine Garantie der göttlichen Identität [vgl.. Ist 3,14-15] und der Erlösung für jedes Geschöpf.

Es ist die totalisierende Wahl dieses göttlichen Selbst das bringt eine Krise und das, wie aus der Lesung von Jacob Neusner in seinem Buch "Ein Rabbiner spricht mit Jesus" hervorgeht, stellt den großen Unterschied zwischen dem ewigen Israel und dem neuen Israel dar, das sich aus dem Volk der Getauften zusammensetzt, die durch die Passion Christi und seine Auferstehung erlöst wurden.

Bergwerk ich Identität Er muss in der Lage sein, das Geheimnis Gottes zu erkennen, unterdrücken'Ich bin Wer hat den ersten Platz [vgl.. LC 14,25-33] und das wirft mich zu Boden [vgl.. Bei 22,8] und es erschreckt, wann immer ich davon ausgehe, es zu besitzen und es zu verwalten, wie es mir gefällt [vgl.. GV 18,6], das Ganze, Es ist in den Evangelien von San Luca und San Giovanni eingeschlossen.

Wer ist Jesus?? Jesus ist Gott, wie uns verschiedene Stellen der Heiligen Schrift zeigen, insbesondere der Heilige Evangelist Lukas, mit dem Johannesevangelium und der Pauluskorrespondenz zu folgen [vgl.. LC 22,70; GV 1,1.14; GV 5,18; GV 8, 58; Fil 2,6; Kol 2, 9; Kol 1,15; EB 1,3], ist der Herr [vgl.. RM 10,9; GV 20, 28; LC 23,39-43; Fil 2,11], Er ist der authentische Offenbarer des Vaters [vgl.. GV 10, 30; GV 5,22-23; GV 14,8-11], und aus diesen Gründen kann niemand diese offenbarten Wahrheiten ignorieren, ohne einen Verrat zu verbrauchen, eine Ablehnung machen, ohne sich skandalisiert zu fühlen oder einen heiligen Krieg zu beginnen; alles immer in Bezug auf das Johannesevangelium. Dieser Menschengott kam, um die Welt von den Sünden zu retten [vgl.. MT 1,21], so dass der Mensch ein schönes Leben hat und nicht eines gutes Leben [vgl.. GV 10,10] und wenn man ernsthaft lebt, wird man definitiv des Krebses der Sünde beraubt [vgl.. EB 2,14-15] und in seinem Blut gerecht gemacht [vgl.. RM 5,9; 8,33]. Es gibt keine Alternativen, die göttliche Eifersucht des Alten Testaments [vgl.. Dt 5,6-10] es ist mit der totalisierenden Wahl Christi verbunden und seine Person ist die einzig mögliche Wahl der Gemeinschaft, die Früchte neuen Lebens hervorbringt [vgl.. MT 12,30; LC 5,38].

Jesus Christus ist so sperrig dass es nicht möglich ist, ihn zum Schweigen zu bringen, Seit zweitausend Jahren schwingt sein Name auf Erden mit und seine Treue hat sich als so stabil wie der Himmel erwiesen [vgl.. Soll 89,3]. Alles spricht immer noch von ihm: vom Kalender bis zu den Feiertagen, von zivilen Traditionen zur Ethik, von der Kunst zur Musik; Geschichte, Geographie, Die Art und Weise, Zeit zu berechnen, und sogar der riesige Kosmos und die Natur bezeugen, dass er Gott und Herr ist. Noch vor denen, die es verderblich leugnen wollen, Lehn es ab, Bis es vollständig verschwindet, muss unfreiwilliges Verdienst zugelassen werden - genau wie es für Dämonen war [vgl.. MC 5,6; LC 4,34; Bei 19,15] - einer Bestätigung Kerigmatico, in dem seine Majestät und Macht nicht im geringsten in Frage gestellt werden.

Und während Christus sich selbst verkündet und bekräftigt, seine Majestät wird wiederholt, seine Schlüsselrolle, die er in der Geschichte der Menschheit spielt, obwohl sich letzterer am häufigsten vor seiner Gegenwart versteckt wie Adam [vgl.. GN 3,9-10] oder wie Nietzsche den Wunsch haben, einen Vatermord zu begehen, der die angstvolle Abhängigkeit vom göttlichen Partner bricht, verspricht größere Freiheiten.

.(II). Glaubenskrise, DOKTRINALKRISE, Moralische Krise

.Die Frage des Prinzips Das, was ich im ersten Absatz dieses Artikels ansprechen wollte, hilft uns, den Zustand der chronischen Krise besser zu verstehen, der seit fünfzig Jahren die Solidität der Kirche beeinflusst. Es ist eine Krise an mehreren Fronten, die sich auf die Aspekte des Glaubens an die aktuelle historische Kontingenz auswirkt. Von der Lehre zur Seelsorge, von der Moral zur Spiritualität, vom täglichen Zeugnis bis zur Interpretation des Martyriums, Alles beruht auf einem wackeligen Glauben, wo Christus nicht mehr Gott ist und seine Rolle nicht mehr die des Erretters ist. Achtung gut, Die Existenz eines instabilen Glaubens zu bekräftigen ist nicht dasselbe wie zu sagen, dass es im Allgemeinen keinen Glauben mehr gibt oder dass diejenigen, die glauben, dies auf böswillige oder interessierte Weise tun. Statistiken zeigen, dass sich immer noch etwa 80% der Menschen als Christen erklären, Aber die Tatsache, sich selbst zu erklären, ist noch kein ausreichender Grund, der zum Glauben führt. Die gesegneten Apostel Petrus, Andreas und Johannes haben sich mehrmals von Unserem Lieben Herrgott vorgeworfen gesehen, dass ihr Glaube an ihn noch nicht reif genug und offen für Gnade ist. Und all die anderen, obwohl als die Jünger des Nazareners identifiziert, Sie zögerten nicht, ihn im Moment der Passion zu verlassen, mit Werken ablehnen, was sie offen verkündeten. Mit anderen Worten, wir können sagen, dass die Eintragung des Namens in das Taufregister der Gemeinde uns nicht zu gläubigen und glaubwürdigen Christen macht.. Diese Überlegungen führen uns zu dem Verständnis, wie ein Glaube dieser Art und ein Glaube dieser Art nichts hinzufügen und die Existenz des Menschen nicht beeinträchtigen. Mit den Worten des Johannesevangeliums können wir sagen, dass der Glaube im Wesentlichen zu a führt dort wohnen wo Jesus gegenwärtig ist [vgl.. GV 1,38; 15,4-ss]. Wenn man in Ihm wohnt, führt mehr zu einer Christifizierung des Lebens als, obwohl Gnadenarbeit, Es braucht jedoch menschliche Hilfe und die Ausübung des freien Willens.

Wie man Karl Rahner nicht erkennt und in der Erfindung der „anonymen Christen“ die meisterhafte List einer scheinbar modernen Religiosität, angesichts eines offenen Glaubensvorschlags, es hat viele glauben gemacht, dass es viel besser ist, sich so weit wie möglich von allem, was christlich ist, fernzuhalten (und vielleicht sogar katholisch) lieber fruchtbarer Zeit verbringen, als auf einen Gott zurückzugreifen, der sich nicht mehr beim Namen kennt und sich nur als formale Präsenz bewahrt hat. Diese Menschen sind mehr als „anonyme Christen“ – anonym für diejenigen, die sehen, dass Gott jeden immer beim Namen ruft [vgl.. Ist 43,1; 45,4] — man sollte sie „dogmatische Atheisten“ nennen, Da sie nicht das Bedürfnis haben, an den Gott Jesu Christi zu glauben, leben sie bereits in einem atheistischen Glauben, der sich von seinen eigenen Dogmatikern ernährt. Achten Sie darauf, Niemand ist dogmatischer und kompromissloser als ein überzeugter Atheist, wer energisch bekräftigt, was für ihn nicht existieren sollte, und kämpfe, woran er nicht mehr glaubt. So wie niemand mehr an den christlichen Traditionen eines Menschen festhält, der die religiöse Praxis jahrelang aufgegeben hat und von fernen Erinnerungen und Nostalgie lebt. Dogmatismus, Steifigkeit, Nostalgie und sklerotische Glaubensstile sind die Abfallnahrungsmittel, von denen die sekundäres Christentum unersättlich füttert, aber da sie unverdaulich sind, werden sie wieder erbrochen, sobald sich eine evangelische Neuheit nähert.

Wir müssen wiederholen, dass der christliche Glaube alle kurz es ist eine fromme Illusion, wenn es nicht aus einer gut etablierten Theologie der Erlösung besteht. Christus ist nicht nur der Gott, an den man glauben kann, sondern er ist der Retter und Erlöser des Menschen, derjenige, für den das Heil in die Welt kommt und der Mensch sich von der Sklaverei der Sünde befreit [vgl.. MT 1,21; MC 2,7]. Glaube ohne Erlösung wird verstümmelt und um zu überleben, wird er auf andere Disziplinen menschlichen Wissens gerichtet und identifiziert, wie Philosophie, Psychologie, Soziologie, Anthropologie, Medizin, hin zu einem neuen Humanismus mit einem atheistischen Eindruck, der sich selbst manifestiert Hybriden in der Annahme, die Körperlichkeit des Einzelnen zu retten - Kampf gegen die Armut, zu hungern, zu Krankheiten, zu Kriegen - und zur Erhaltung der Schöpfung - Parallelität, Umweltschutz, pseudokommunistischer Franziskanismus - Wiederherstellung einer verlorenen ursprünglichen Jungfräulichkeit, alles auf Kosten einer unsterblichen göttlichen Seele, die von Gott geschaffen wurde und nach dem Tod zu Gott zurückkehren wird. In der Tat, wenn wir alles sagen wollen, diese Fälschung Hybriden der in der Vergangenheit gegen die Erbsünde gekämpft hat und sie heute noch bekämpft, Es nimmt dem Menschen das Gefühl der Sünde, indem es externe Kontrollstellen einführt, an denen nach dem guten Sündenbock gesucht werden kann, um Widrigkeiten und Widerstände zu rechtfertigen. Unglücklicherweise, Der Mensch ist für Gott geschaffen und ohne ihn kann sein Herz keinen Frieden finden [vgl. Augustinus, Die Geständnisse, 1,1.5], ohne Sinn für Sünde und ohne Notwendigkeit der Erlösung, Was bleibt, ist das Schuldgefühl, das die arme moderne Menschheit zerquetscht und niederdrückt. Viele deresponsabilizzati, Sie sind nicht in der Lage, eine echte und aufrichtige Gewissensprüfung durchzuführen – auch nicht im Hinblick auf eine sakramentale Beichte –, die zur Anerkennung der Schuld und zur Suche nach Erlösung bei dem Einzigen führt, der sie leisten kann.

Einige ziehen es vor, auf den Teufel herunterzuladen die Schuld aller persönlichen Umkehrungen, naiv die Frage auf den Schultern des Geistes des Bösen abzulehnen - der hier als Ort äußerer Kontrolle angenommen wird - ohne sich daran zu erinnern, dass der Versucher [vgl.. GN 3, ss] Um den Sturz des Menschen zu verzehren, brauchte er seine Zustimmung. Zusamenfassend, Dämpfung bei Dämpfung, leicht und unwahrscheinlich für eine Menschheit jenseits der Grenzen der Unordnung.

Um die Aufmerksamkeit von dieser traurigen Wahrheit abzulenken was zu einem Pessimismus führt, dass die Definition von Leopardi wie eine Untertreibung klingt, Gegensätze werden erfunden, Massenablenkungen kämpfen gegeneinander. Und wie in der Zeit der alten Römer konkurrierten die Menschen im Kolosseum, um die hungrigen Menschen gut zu halten, So konkurrieren Sie heute zwischen gegnerischen Fraktionen, um Ihre Gedanken abzuschweifen: Traditionalisten versus Progressive, die Papisten gegen die Sedevacantisten, die Lefebvrians gegen die Modernisten, die Welfen gegen Ghibellinen, rechte Christen gegen linke Christen, weltliche Priester gegen reguläre Priester, Kurz gesagt, die Liste könnte sich unter Einbeziehung kirchlicher Bewegungen, die um die Palme der Besten kämpfen, noch verlängern und auf unbestimmte Zeit fortsetzen, wenn die Frage an sich nicht tragisch genug wäre.

Vor diesem Panorama die hierarchische Kirche, das von Hirten mit dem Geruch von Schafen, die priesterlichen Armen, Lobbys, die über Migranten spekulieren, Integration und begrüßen, was es tut? Die Ausübung von Führung Heute mehr vom Klerus bekräftigt, beruht es nicht mehr auf der Autorität eines vernünftigen Glaubens, Das bringt Motivationen mit sich, die auf dem Bedürfnis zu glauben beruhen und warum es notwendig ist zu glauben. Die Führung vieler von uns Priestern – es genügt, sich eine Predigt oder Katechese anzuhören, um das zu erkennen – ist erfüllt von demokratischem Weltverbesserertum und einem Stil, den ich als „parlamentarisch“ bezeichnen würde, in dem die Dinge durch Wahlen durch die Autorität entschieden werden Wenn etwas die vorherrschende Meinung gefährdet, steht sofort ein Antrag oder eine Interpellation zur Verfügung, um die Situation zu seinen Gunsten umzukehren.

Der parlamentarische politische Stil ist auch der unserer Bischöfe die bereit sind, sich von ihren Priestern zu distanzieren, als neugierige Schläger gesehen, wenn sie versuchen, die Gläubigen nach den Grundsätzen der Lehre und Moral zu erziehen, sogar einfach unter Berufung auf den Katechismus. Neben den Dissoziationshandlungen gibt es einfache Ausreden für all jene Kategorien von Menschen, die nicht mit dem Gedanken an das Evangelium übereinstimmen. Die Technik, den Feind durch a in einen Freund zu verwandeln Ich liebe es zu bombardieren [Bombardierung der Liebe] Die Annahme einfacher und nicht existierender Fehler ist das neue Paradigma für die Einbeziehung in die Nächstenliebe. Es macht wenig aus, wenn der Apostel uns daran erinnert, dass die Nächstenliebe vor Fiktionen fliehen muss [vgl.. RM 12,9] und praktiziere die Wahrheit, auch wenn es für die meisten unangenehm und unangemessen ist.

Wir Priester 3.0 in der neuen aktualisierten Version, absorbiert von der Führungsrolle der Museumskuratoren mit einem festen Gehalt, ohne Vaterschaft von unseren Hirten und ohne einen festen Glauben, der uns als Propheten vor der Welt auszeichnet, Wir sind eine leichte Beute für die Fomite der Sinnlichkeit. Die Sinne werden durch ein Leben getrübt, das mehr im Einklang mit der Welt als mit Christus, dem Erlöser der Welt, steht, Sie setzen uns kritischen Themen aus, die durch die Ausübung einer gestörten Sexualität identifiziert werden, einer Besessenheit, die das Schlimmste im Geldmanagement ausdrückt, und in der Unfähigkeit, sinnvolle Beziehungen zu Menschen zu pflegen, ganz zu schweigen von der despotischen Aufrechterhaltung der Macht, die der Wahrung der Privilegien der schlimmsten Kaste sehr nahe kommt.

Apropos Sexualität, es muss unterschieden werden. Ich habe über Sexualität gesprochen, nur um sie von der Genitalität zu unterscheiden, Tatsächlich werden die beiden Begriffe in der christlichen Moral zwei verschiedenen Aspekten zugeschrieben. Obwohl die Adjektive sexuell e Genital Sie werden heute als Synonyme verwendet, sie sind nicht. Wir identifizieren die Person in seinem männlichen oder weiblichen Wesen mit dem sexuellen Begriff, in seinem männlichen oder weiblichen Verhalten, in ihrer Art, Männlichkeit oder Weiblichkeit auszudrücken und in dem anderen und originellen Stil, Liebe zu kommunizieren. Mit dem Begriff Genital, stattdessen, wir meinen, was sich besser auf die Genitalsysteme bezieht, zu ihrer Anatomie und Physiologie, zu der einheitlichen und fortpflanzungsfähigen Aufgabe, die die katholische Lehre weiterhin entschlossen als vereint betrachtet.

Genitale Realität, so von der Moderne gefeiert, es ist in der sexuellen enthalten, die breiter ist, vollständig und typisch menschlich. Wir sind zu besorgt, um die Priester zu beschuldigen, die wegen eines Missbrauchs der Genitalität schuldig sind, und wir erkennen nicht, dass die Ausübung dieser Sexualität, die ein wesentlicher und wesentlicher Bestandteil der Figur des Presbyter ist, eine große Trennung aufweist. So sehr, dass der Begriff "Vater", mit denen wir gewöhnlich die Priester des regulären Klerus nennen, Es ist ein Hinweis auf die Ausübung einer gesunden männlichen Sexualität als Demonstration einer geistigen Vaterschaft, die auf die Begleitung und Heiligung des Volkes Gottes abzielt. Deshalb sind Priester vor allem für eine nachgewiesene und nachgewiesene Männlichkeit erforderlich, die es ihnen ermöglicht, die Ausübung ihrer Sexualität als liebevolle und maßgebliche Väter besser auszudrücken.

Die Art zu lieben, die er in Sexualität und Männlichkeit kennt deine eigene Sprache, es kann sich auf zwei verschiedene und gegensätzliche Arten ausdrücken: durch eine erstickende Besessenheit, die den anderen konsumieren und bedienen will, oder durch eine dialogische Freiheit, die den anderen nicht fürchtet und vorschlägt, ihn so zu lieben, wie er ist, genug, um zu reifen und zu wachsen, wie wir es bei der Begegnung zwischen Jesus und der Samariterin sehen [vgl.. GV 4,1-26]. In Bezug auf das weibliche Geschlecht unterscheidet sich Jesus von der Mehrheit der Männer seiner Zeit, die es benutzen, Sie missbrauchen und objektivieren die Frau, um etwas von ihr zu bekommen. In Christus wird diese freie und befreiende Liebe des Vaters konkretisiert, die die wahre Liebe für jede geschaffene Realität bezeugt. Der Priester, Kommen Sie Christus zu ändern, es kann diese befreiende und freie Liebe, die für die eigene Sexualität und Natur konstitutionell ist, nicht beschämen. Kompromisse, die zwischen kompensatorischen Sublimationen wechseln, müssen vermieden werden, pathologische Störungen und Abweichungen. Die Freiheit des verliebten Priesters, Das ist eine Erklärung für ein zölibatäres Leben, Kaste, arm und gehorsam nach dem Bilde des Erlösers, Es ist ein theologischer und prophetischer Zustand, der nur in Abhängigkeit vom Königreich und von diesem vollen eschatologischen Leben verstanden werden kann, in dem alle Beziehungen in Gott angenommen und verklärt werden [vgl.. MT 19,12; MC 12,25].

Auch bei der Verwendung von Geld und bei der Ausübung von Macht Es ist möglich, einen Ausdruck menschlicher Sexualität zu verfolgen, der sich als ausgewogen erweisen kann, reif und durch Anmut oder despotisch informiert, narzisstisch und den egoistischen Wünschen der Welt unterworfen. Die Art und Weise, die uns anvertrauten Güter zu verwalten und zu schützen – von der Sorge um die Schöpfung bis zur Art und Weise, in der Schöpfung zu wirken – kommuniziert oder nicht die allumfassende Begegnung mit Gott, der ausgehend von allem, was existiert, liebt und dient. wurde für das Gemeinsame anvertraut Gut. Erfolg und Kraft zur Schau stellen, durch einen unmenschlichen und instrumentellen Gebrauch von Reichtum, Es ist eine Konstante, die in der Geschichte der Menschheit weit verbreitet ist, manchmal ist es eine sofortige Befriedigung, andere Zeiten eines echten götzendienerischen Kultes gegenüber den Dingen und gegenüber sich selbst. Unter den Jüngern Jesu Christi, Aber, Die Logik des menschlichen Reiches gilt nicht, aber der Imperativ ist unbestritten: "Es ist nicht so zwischen dir" [vgl.. MC 10,43]. Wir dürfen nicht so naiv sein zu glauben, dass Reichtum und Macht objektiv an sich Übel darstellen – wie es in manchen Armenbewegungen oder in bestimmten Ideologien des 19. und 20. Jahrhunderts der Fall war –, Es ist notwendig, die Verwendung sorgfältig zu bewerten. Das Evangelium beschuldigt den Reichen niemals als solchen, wenn nicht in Bezug auf einen nicht teilenden und solipsistischen Gebrauch, der das Stöhnen der Armen vergisst [vgl.. LC 16,19-31], und die Nöte der Witwe [vgl.. MC 12,41-44]. So was, während menschlicher Reichtum für ehrlichen Unterhalt und Unterhalt funktionsfähig wird, Der Reichtum des Königreichs öffnet die Türen des Paradieses und sichert den Besitz Gottes [vgl.. LC 12,16-21].

Alle Macht und Autorität kommt von Gott und ist sein Geschenk [vgl.. Herr 33,23; Bietet 1,10; GV 19,10-11; RM 13,1-2; Ap 2,28]. Dieses Konzept war in der Antike recht bekannt, so dass es die These stützte, die einige Autoren unterstützt haben [vgl.. S. Paolo, S. Augustinus, STADT GOTTES, Jacques-Benigne Bossuet] – wonach es möglich war, ein echtes Rechtsprinzip aufzubauen, das Herrscher dazu legitimierte, über Menschen zu herrschen, indem sie an die Stelle Gottes traten. Sowohl in der zivilen als auch in der religiösen Regierung wurde der Gehorsam gegenüber demjenigen, der die Macht innehatte, als direkter Gehorsam gegenüber Gott interpretiert. Diese so formulierte These besteht aus zwei Ungenauigkeiten. Die erste besteht darin, die Tatsache nicht zu berücksichtigen, dass jede irdische Macht und Autorität nicht gegen diese Wunde der Erbsünde immun ist, die jede Macht und Autorität in Despotismus und Diktatur korrumpiert. Die zweite Ungenauigkeit besteht darin, den trinitarischen Aspekt der Frage zu vernachlässigen und nur die Person des Vaters als ausschließlichen Inhaber von Autorität und Macht zu betrachten, ausgenommen die Teilnahme des Sohnes und des Heiligen Geistes.

Nur indem wir dem Vater gehorsam werden, so wie Christus war, Es ist möglich, einen sicheren Weg zu finden, um Machtkorruption und Autoritätsabweichungen zu vermeiden [vgl. MT 4,1-11]. Der Priester, Teilnahme an der Autorität Christi, die sich aus der heiligen Ordination ergibt, Es ist auch zur Regierung und zur Ausübung einer Befugnis zugelassen, die eine Autorität ausdrückt. so wie, nach der Taufe, Christus wird vom Heiligen Geist in die Wüste geführt, um ein Messias der Erlösung gemäß dem Geist des Vaters und nicht gemäß dem Geist der Welt zu werden, Daher ist der Priester in der Ausübung von Macht und Autorität aufgerufen, den Meister nachzuahmen, der sich im Dienst am anderen zum Diener gemacht hat, Sein Diakonat gipfelte in dem Opfer seines Lebens zugunsten der Menschen [vgl.. MC 10,42-45] und alle Macht in die Hände des Vaters im Garten der Oliven legen [vgl.. MT 26,39; 26,42; MC 14,36; LC 22,42] dem Erfüllung geben Kenosis was mit der Inkarnation begann. Die priesterliche Autorität zeichnet die Diakonie des Sohnes nach, ernährt sich vom Willen des Vaters und besitzt die Salbung des Heiligen Geistes zur Heiligung der Brüder und zur Bestätigung des mit der Taufe empfangenen Glaubens.

III. EIN FLÜSSIGES UNTERNEHMEN, SCHWACH UND UNVOLLKOMMEN

Die westliche Gesellschaft, in der wir leben, wo der Christ berufen ist, seine irdische Pilgerreise zu unternehmen, und wo er sein mutiges Glaubenszeugnis manifestiert, ähnelt zunehmend einem schrecklichen Moloch, der die Erfüllung kontinuierlicher Opfer fordert und das Recht, als Göttlichkeit verehrt zu werden, selbst zuschreibt. Es spielt keine Rolle, ob diese Opfer durch den Preis für nicht schlüssige Menschenleben und Seelen bezahlt werden, die jetzt fragmentiert und verloren sind, verloren im Nicht-Sinn der Existenz. Eine seltsame Gesellschaft, unsere, die sich freut, narzisstisch in Betracht gezogen zu werden, um einer schrecklichen Stiefmutter zu ähneln, die von ihren Kindern weit mehr verlangt, als sie tatsächlich geben kann.

Eine anaffektive Stiefmutter, wegen der sterilen Gebärmutter, Das ist mit Worten geschmückt wie mit Juwelen, die wie im Fall der Liebe mit hoch klingenden Bedeutungen funkeln, der Toleranz, der Güte, Verständnis und Rechte. Diese bankrotte Sicht der Welt war Christus bereits seinen Jüngern im Evangelium vorausgesagt worden: „Wenn die Welt euch hasst, wissen, dass es hasste mich vor. Wenn Sie von der Welt, die Welt würde Sie als seine eigene Liebe; da Sie sind nicht von der Welt, aber ich habe dich aus der Welt ausgewählt, Deshalb hasst dich die Welt " [vgl.. GV 15,18-19]. Christus und seine Jünger sind nicht von der Welt, während er die zeitliche Dimension der Welt erlebt, aber nicht ihre Essenz. Das wirksame Zeichen besteht darin, dass das Wort Gottes Fleisch geworden ist [vgl.. GV 1,14], Das göttliche Wort wurde menschlich, im Gegensatz zu dem, was heute passiert, in dem viele menschliche Wörter göttlich und absolutisiert sind. Jedoch, Dieses anscheinend unbesiegbare und vergötterte Unternehmen Moloch hat bereits eine feste Amtszeit, nur für die einfache Tatsache, dass der "Prinz und Gott dieser Welt" [vgl.. GV 12,31; 2Kor 4,4] wurde endgültig besiegt.

An diesem Punkt der Diskussion Es ist nützlich, das Thema Götzendienst einzuführen, Dies wird uns helfen, einige wichtige Unternehmensprobleme zu verstehen, die wir täglich erleben. Sprechen Sie über Götzendienst, im sozialen Gefüge, es ist keineswegs zweitrangig, in der Tat können wir sagen, dass diese Haltung zyklisch und systematisch wiederkehrt, wenn der Sinn für das "Heilige" abnimmt, was viel breitere und vielfältigere Horizonte umfasst als die einfache Bezugnahme auf das Göttliche. In diesem Zusammenhang wäre es interessant, den Niedergang der Völker genau in Bezug auf die Krise und das Verschwinden des "Heiligen" aus dem menschlichen Leben zu untersuchen. Im Moment reicht es aus, dies zu erwähnen, bis eine pünktlichere und kompetentere zukünftige Studie vorliegt.

Lassen Sie uns sofort eine Tatsache klären: Götzendienst, in Wirklichkeit, Es ist eine der vielen Masken, mit denen sich der Atheismus vor der Gesellschaft und der Welt verbirgt. Über Götzendienst und Atheismus zu sprechen, scheint ein Widerspruch zu sein, ist es aber nicht. In der Bibel, zum Beispiel, Die Sünde des Götzendienstes ist bekannt, aber nicht die des Atheismus, Wie kommt? Die Antwort ist einfach: Der alte wie der biblische Mann ist absolut kein Atheist. Man muss von der selbstverständlichen Feststellung ausgehen, dass kein Mensch von Natur aus als Atheist geboren wurde, Der Funke seines göttlichen Ursprungs stößt den Menschen von Geburt an an, bis zu seinem Tod und drängt ihn, nach dem Sinn seiner eigenen Existenz und nach einer Wahrheit zu suchen, die ihn übersteigt.

Sichtbarer Atheismus, derjenige, der heutzutage praktizierte, Es ist die Entartung des Götzendienstes, die die Gewänder des Heiligen aufgibt. Der Atheismus ist die trügerische Frucht, die in einigen historischen Perioden und während der Französischen Revolution entstanden ist, das Zeitalter der Aufklärung, Positivistisches Denken hat sich zunehmend durch die Philosophien des neunzehnten und zwanzigsten Jahrhunderts zusammen mit klar definierten gnostischen Bewegungen materialisiert, die dem Christentum und insbesondere dem katholischen Christentum den Krieg erklärt haben.

Atheismus, paradoxerweise, es ernährt sich von dieser dissoziierten LebensweiseÖ was in unserer Zeit deutlich sichtbar ist und zunehmend pathologische Merkmale annimmt, täuscht sich, dass er alle zu unbegrenztem Fortschritt führt. Der moderne westliche Mensch schwankt in diesem Unternehmensmodell - und täuscht sich oft und bereitwillig vor, er habe hervorragende Errungenschaften in Bezug auf Zivilisation und Humanisierung erreicht - ein Gesicht einer menschlichen Gemeinschaft, das immer deutlicher als das Gesicht eines Menschen dargestellt wird Die unvollkommene Gesellschaft und das hat bereits begonnen, einen sehr hohen Bericht zu präsentieren.

Diese unvollkommene Gesellschaft der sich selbst definiert und sich genau von seinen Dogmatikern so unnachgiebig und von seinem ausgesprochen fideistischen Bewusstsein kundtut, dass sie sich oft als unbesonnen herausstellen. Die Zollabfertigung des gnoseologischen und ethischen Relativismus, mit der die uns umgebende Realität gelesen und interpretiert werden kann, der weit verbreitete Optimismus einer bestimmten Art von Wissenschaft, die behauptet, auf das intimste Stöhnen der Bedeutung im Herzen des Menschen zu reagieren, Revolutionen im Bereich Technologie und Kommunikation, zusammen mit der Annahme, eine neue Weltordnung zu bilden, die jedes Glaubensbekenntnis vereinen kann, führen unaufhaltsam zum Scheitern, da es tatsächlich in einem modernen Schlüssel die alte Sünde nachzeichnet, die die Erbauer des Turms von Babel begangen haben [vgl.. GN 11,1-9]. Der Atheismus ist somit das Destillat eines götzendienerischen Willens, dem der Sinn des Heiligen entzogen ist, der behauptet, unabhängig von seinem Schöpfer einen Namen zu machen [vgl.. GN 11,4].

Dieser soziale Überblick, so schmerzhaft konkret aber trotzdem echt, es kann durch einen Satz des dominikanischen Theologen Réginald Garrigou-Lagrange erklärt werden [1877-1964] das sagt: «Die Kirche ist kompromisslos in Bezug auf Prinzipien, weil er glaubt, es ist in der Praxis tolerant, weil er liebt. Die Feinde der Kirche sind tolerant gegenüber Prinzipien, weil sie nicht glauben, aber kompromisslos in der Praxis, weil sie nicht lieben. Die Kirche befreit Sünder, die Feinde der Kirche befreien Sünden " [vgl. Gott, seine Existenz und seine Natur, Paris 1923, P. 725]. Welche Bedeutung sollten wir diesen Worten des guten Réginald Garrigou-Lagrange in Bezug auf eine flüssige und destabilisierte Gesellschaft wie unserer beimessen?? Welcher rote Faden vereint die Merkmale der Schwäche?, Unvollkommenheit, dell 'atheistischer Götzendienst genug, um eine Realität zu produzieren, die scheinbar liberal, aber insgeheim kompromisslos und manchmal rücksichtslos und widersprüchlich ist?

Die Argumentation des dominikanischen Theologen hilft zu verstehen, wie diese Gesellschaft, bevor sie ein Feind Gottes und der Kirche ist, in erster Linie ein Feind ihrer selbst ist. In der Tat, es ist eher geneigt, die Suche nach einer Toleranz, die seine Mitmenschen vereinheitlicht und platt macht, leichter zu unternehmen als nach einer Wahrheit, die zu verschiedenen Veränderungen führt, bis zum Erreichen der transzendentalen Andersartigkeit, die den authentischen Kern des Glaubens und der Beziehung zu Gott darstellt. Heute, wenn Sie bemerkt haben, wie man einige Debatten und Diskussionen führt, der sicherste Weg, deinen Gegner an die Seile zu legen und ihn dann zum Schweigen zu bringen, es besteht im Wesentlichen darin, ihn der Intoleranz zu beschuldigen. Der Vorwurf der Nichttoleranz ist die Anklage, die keine objektive Wahrheit zulässt, das berücksichtigt nicht die persönliche Erfahrung, der Geschichte und Tradition der Völker. Die Anklage wegen Intoleranz wird durch Zensur abgelehnt, das Verbot von Realitäten, das nicht gesagt werden kann, bekannt oder einfach ausgesagt. Heute, Es ist möglich, in vielerlei Hinsicht als intolerant zu gelten und in verschiedenen Bereichen wie Glaube und Religion provoziert zu werden, Rasse und ethnische Zugehörigkeit, Sexualität und Genitalität, Bräuche und Traditionen, Politik und die zivilisierte Welt und vieles mehr.

Im Spiel der Kontraste, Trick was ich bereits in diesem Artikel analysiert habe, Das Bekennen des Glaubens macht mich zum Beispiel zu einer intoleranten und gewalttätigen Person. Die Bestätigung des natürlichen moralischen Gesetzes über die Ehe gibt mir Sichtbarkeit als mittelalterlicher fundamentalistischer Fanatiker, Die Pflege und Verbesserung der traditionellen und kulturellen Wurzeln eines Volkes macht mich zu einem gefährlichen Feind der Globalisierung und Inkulturation. Diejenigen, die wir heute mit der Bezeichnung Intoleranzen bezeichnen, sind tatsächlich unterschiedlich, Helden, die sich nicht auf den einzelnen Gedanken ausrichten und daher als Feinde angesehen werden müssen, um zu neutralisieren. Wenn Sie die besten Vertreter des liberalen Denkens bemerken, tolerant und garantiert sündigen sie unzählige Male illiberaler Einstellungen, gewalttätig und kompromisslos des besten diktatorischen despotischen Regimes würdig.

Die “tolerant” modern, stattdessen, er opfert sich nicht für seine Ideen, wie es der Idealist tun würde, im Gegenteil, man hat keine Skrupel, diejenigen zu opfern, die Ideen haben, die seinen widersprechen, so wie es ein Diktator gegenüber seinen Gegnern tun würde. Wie viele Märtyrer der Toleranz und der Rechte gibt es heute?? Aber die vielleicht zahlreichsten Märtyrer sind diejenigen, die als unwissende Säer des Hasses hochgehalten werden, gerade weil sie auseinander gehen, Träger eines Hasses, der nicht gesehen werden kann, weil er nur im Blick des Toleranten im Dienst vorhanden ist, der ein Interesse daran hat, Hass als ideologisches Instrument zur Kontrolle der Massen einzusetzen. Die moderne Toleranz beansprucht daher nicht nur Rechte, sondern auch die Zerstreuung des Hasses. Seit weniger als einem Jahrzehnt, Toleranz schloss eine glückliche Ehe mit dem griechischen Begriff Phobie. Durch diesen Begriff werden die besten Arbeitspferde der Toleranten erzeugt Die unvollkommene Gesellschaft wie Homophobie, Islamophobie, Fremdenfeindlichkeit und andere. Ich erwähne diese drei Beispiele, nur weil sie von den sozialen Medien am häufigsten praktiziert werden, Fernsehen, Radio und Zeitungen … Wir sind uns bewusst, dass all dieses Gerüst nicht den geringsten Sinn ergibt und dass es nicht möglich ist, einen Toleranzdiskurs zu führen, der ausschließlich mit einem Recht ohne Pflichten und einer Angst verbunden ist, die ein Gegenmittel gegen Hass ist? Die Berufung auf Toleranz durch Nutzung von Rechten und Ausschluss von Pflichten ist eine Weltanschauung, die auf Ichbezogenheit beruht, in dem alles rechtmäßig wird, reicht es aus, dass es wahre oder vermutete Persönlichkeitsrechte wahrnimmt.

Andererseits, die Toleranz in Frage stellen zu Hass Sich auf das Gefühl der Angst vor dem anderen zu verlassen, ist dumm, Dies würde bedeuten, dass es ausreicht, einen Alarm auszulösen, um ein Übel abzuwenden. In diesem imposanten Zibaldon ist es schwierig, den Rand des Strangs zu finden, um alles wieder zu einem bestimmten und sicheren Ursprung zu bringen. Die Aussicht auf eine kompromisslose soziale Kultur, die die Verurteilung heiligt und verurteilt, erscheint eher wie ein Paradoxon, das den römischen Gott Janus daran erinnert, ein "doppeltes Gesicht" haben, Es ist das perfekte Bild des Kompromisses, des Transformismus, der Vereinigung der Gegensätze.

Heute triumphiert die Maske von Janus über die Gesichter der Welt die die Straßen unserer Städte bereisen, unserer Plätze und Einkaufszentren, der Gebäude der Macht und Kirchen. Ein zeitloser Janus, der sich in Männer- und Frauenkleidung oder, falls nötig, neutral kleidet, den Schleier tragen, la talare, die Angewohnheit, Der Rock ist lila oder rot eingefädelt, aber das ist immer er, die uralte Schlange, die nie müde wird, Krieg zu führen, mit dem gottlosen Vorwand zu beweisen, dass Gott falsch war, dem Menschen zu vertrauen.

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Sanluri, 27 November 2023

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Von der Freundschaft Jesu mit Abraham bis zu Jesus, der uns willkommen heißt und uns Freunde nennt

VON DER FREUNDSCHAFT GOTTES MIT ABRAHAM BIS ZU JESUS, DER UNS BEGRÜSST, INDEM ER UNS FREUNDE NENNT

Diese berühmte biblische Geschichte sagt uns, dass Freunde zu sein sicherlich keine Reduzierung oder Subtraktion der Glaubensbeziehung bedeutet, weil es Herablassung erfordert, Komplizenschaft und Warten wann, zum Beispiel, Ein Freund ist in Schwierigkeiten. Nicht Zufall, lange nach der Geschichte Abrahams in Genesis, einer der schönsten Ausdrücke, die wir in der Heiligen Schrift über die Beziehung zwischen dem Gesandten Gottes finden, Jesus, und der, der ihm folgte, war: „Ich habe euch Freunde genannt“.

— Biblische Seiten —

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Es scheint, dass der Begriff Freund kann ohne seine spezifische Qualifikation nicht existieren. Wir haben verschiedene Typen abgelehnt, in den verschiedenen Künsten, die von Zeit zu Zeit das Bild eines zerbrechlichen Freundes vermitteln, wiederentdeckt oder genial. Wir könnten endlos darüber reden. Ein Freund kann wahr oder falsch sein, immer da sein oder verschwinden, Sie können ihm oder ihr bedingungslos vertrauen oder im schlimmsten Fall von ihm betrogen werden.

Die Bibel, die Literatur ist über einen sehr langen Zeitraum entstanden, sowie über den Hauptprotagonisten sprechen, wer ist Gott, präsentiert eine abwechslungsreiche Reihe menschlicher Situationen. Es ist kein Zufall, dass der Dichter Byron er definierte es als „den großen Code der Kunst“, Ausdruck, der später vom Kritiker aufgegriffen wurde n. Frye der daraus ein Buch gemacht hat[1]. In diesem Überblick über die ungleiche Menschheit darf das Interesse an Freunden nicht fehlen. So konnte der Code der Bibel Symbole hervorrufen, die in jedermanns Vorstellung geblieben sind (Frye rief sie an Bilder), sogar Nicht-Liebhaber des biblischen Buches.

Der Charakter von Judas ist berühmt Cder verratene Freundschaft verkörpert: „Amico, Deshalb bist du hier“ (MT 26,50), sind die Worte, die Jesus an den Verräter richtet, nachdem er seinen Kuss erhalten hat. Wenn wir in den Evangelien bleiben, können wir die Freundschaft Jesu zur Familie Bethany nicht vergessen: Marsch, Maria und Lazzaro. Wenn er stirbt, wird Jesus sagen: „Lazarus, unser Freund, er schlief ein; aber ich werde ihn wecken“ (GV 11,11). Ebenso wie der Ruf eines Freundes von Zöllnern und Sündern, der dazu führte, dass Jesus bei den Behörden unbeliebt war.

Es gibt viele biblische Ausdrücke die sich auf Freundschaft beziehen, besonders in Weisheitsbüchern. Hier sind zwei Erwähnungen von vielen:

„Ein treuer Freund ist eine Medizin, die Leben schenkt.“:
Wer den Herrn fürchtet, wird ihn finden“ (Herr 6, 16).

„Ein treuer Freund ist eine sichere Zuflucht:
wer es findet, einen Schatz finden“ (Herr 6,14).

Ein Sprichwort, das berühmt geworden ist derjenige, der sagt: „Wer einen Freund findet, findet einen Schatz“. Aber die erste biblische Figur, die als Freund bezeichnet wurde, kein anderer als Gott, es war Abraham. Der Prophet Jesaja nannte ihn so: "Aber du, Israel, mein Diener, du Jacob, ich habe mich entschieden, Nachkomme Abrahams, mein Freund" (Ist 41,8). Das Buch Daniel spiegelt dies wider: „Entziehe uns deine Gnade nicht, um Abrahams willen, dein Freund, von Isaak, Dein Diener, von Israel, Dein Heiliger“ (3,35) und das zweite Buch der Chroniken: „Du bist nicht weggejagt, unser Gott, die Bewohner dieses Landes vor deinem Volk Israel, und du hast es nicht für immer den Nachkommen deines Freundes Abraham gegeben?» (20,7). Bis zum zweiten Testament, wo wir es im Brief des Jakobus finden: „Und die Schrift erfüllte sich, die besagt:: AnBramo glaubte an Gott und es wurde ihm als Gerechtigkeit angerechnet, und er wurde der Freund Gottes genannt“ (2,23).

Und wenn der Autor des Briefes von James Er bestand darauf, dass die Taten Abrahams seinen Glauben qualifizierten, andererseits drehte Paulus von Tarsus die Medaille um, in Römer, Er stellte den Glauben Abrahams über seine Werke und dank dessen und nur dadurch wurde er gerechtfertigt.

Wir wollen hier nicht verhandeln das schwierige und komplexe Thema der Rechtfertigung und Gnade, das die Theologie betrifft. Aber wir wollen einfach erklären, wie uns die biblische Geschichte von der Beziehung zwischen Gott und Abraham erzählt. Was war das für eine Freundschaft? Abraham hat diese ganz besondere Beziehung verdient? Er hat dir immer geantwortet? Es scheint ein interessantes Thema zu sein, da es zu einem Gewand der Gabe des göttlichen Lebens an den Menschen des Glaubens und der Gnade, die rettet, geworden ist. Ohne die Tatsache außer Acht zu lassen, dass Abraham als Vater der drei großen monotheistischen Religionen gilt, auch wenn es manchen schwerfällt, das Christentum als Monotheismus zu definieren.

Denn die Bibel erzählt am liebsten als Theorien zu entlarven, Wir werden versuchen, die Geschichten über Abrahams Ereignisse nachzuzeichnen, um diese Freundschaft zu verstehen und letztendlich zu verstehen, dass Abraham nicht so weit von uns entfernt war, aus unseren Erwartungen und Emotionen, aus unserer Sicht unerschütterlich erscheinen und durch göttliche Bitten und Versprechen auf die Probe gestellt werden, die sich nicht sofort offenbaren.

Es gibt eine Episode aus der Geschichte Abrahams im Buch Genesis erzählt (18, 25-32) was mehr hervorzuheben scheint als andere, mehr vom gleichen Anruf, das Verhältnis besonderer Freundschaft zwischen ihm und Gott, und es ist die Geschichte der Verhandlungen über die Zerstörung der Stadt Sodom. Gott, der bereits über das Schicksal der Stadt entschieden hatte, wies Abraham auf die mögliche Anwesenheit gerechter Menschen in der Stadt hin. Und alle zehn Mal, wenn er hinabsteigt, gelingt es ihm, ein Stück Gottes Wohlwollen zu stehlen. Diese Episode hebt ein Merkmal des Patriarchen hervor, das in den Geschichten mehrmals vorkommt, das heißt, seine unbestreitbare Verhandlungsfähigkeit. Es ist ein Brunnen, der Teilung des Territoriums, der Erde für das Grab seiner Frau Sara, wie man eine Frau für seinen Sohn Isaak oder für Gott selbst findet, wie im oben genannten Fall, Abraham ist unschlagbar.

Ein bisschen weniger, viel weniger, wenn es darum geht, an göttliche Worte zu glauben, und das scheint unglaublich, wenn man bedenkt, was wir normalerweise über ihn denken. Aber Gott scheint sich nicht darum zu kümmern. So wie es wahre Freunde tun.

Sogar rabbinische Exegese er beurteilte die Fähigkeit Abrahams positiv zu handeln, wenn es hilft, Menschen zu retten. Die Meister der Thora, in der Tat, Sie haben einem anderen berühmten Patriarchen nicht die gleiche Güte entgegengebracht, Noah, der wegen der drohenden Flut den Auftrag erhielt, eine Arche zu bauen. Diese, im Gegensatz zu Abraham, er tat nichts, um dem destruktiven Zweck entgegenzuwirken.[2] Noah war ein gehorsamer Mann, der keine Fragen stellte, „Er ging mit Gott“ (Gen 6,9) aber er baute keine Beziehung zu Ihm auf, vielleicht wegen des Endes von allem, was bevorstand. Mit Abraham, der „Gott vorausging“ (Gen 17, 1) wurde benötigt, stattdessen eine aktive Beziehung, geduldig und freundlich.

Und man muss viel Geduld mit Abraham haben. Ein moderner Leser des Bibeltextes wäre überrascht, einige peinliche Aspekte im Leben des Patriarchen zu finden. Diese wirken als Gegengewicht zu den bereits erwähnten offensichtlichen Vermittlungsfähigkeiten, dass er ein Experte für Waffen und Guerillakrieg war (Gen 14, 14-16), von Männern und Allianzen (Gen 17, 17-24) und fähiger Unternehmer der Antike (Gen 24, 34-35).

Doch Abrahams erste Worte überhaupt in der Bibel, unmittelbar nach Gottes Ruf, Sie erzählen eine Lüge, ließ Sara passieren, in den Augen des ägyptischen Pharaos, wie eine Schwester statt einer Frau[3]. Eine Episode, die sich später mit einem anderen König wiederholen wird (Kappe. 20). Trotz der wiederholten göttlichen Verheißung, dass er sicherlich Nachkommen haben wird, wird zustimmen, weiter, über Sarahs Plan, mit der Sklavin Hagar ein Kind zu bekommen; Doch als die beiden Frauen in Konflikt geraten, wird er sie in die Wüste vertreiben, wenn auch widerwillig, mit nur einem Laib Brot und einem Schlauch Wasser. Als er mit seinem Sohn Isaak den Berg Moria hinaufsteigt, Ort seines Opfers, Er wird das Holz auf die Schultern seines Sohnes laden. Welcher Vater hätte das getan, wenn er wusste, welches Schicksal ihm bevorstand??

Aber Abraham, richtig, Er ist vor allem wegen seines Glaubens in Erinnerung geblieben: „Er glaubte dem Herrn, der es ihm als Gerechtigkeit zuschrieb“ (Gen 15, 6). Aber dieser Glaube musste offenbar wachsen und reifen, Durchlaufen der Prüfung wichtiger Beweise, zusätzlich zu der Tatsache, dass es ein göttliches Wort und eine göttliche Verheißung war, die es erregte, immer wieder in Erinnerung.

Im Buch Genesis (vgl.. 12) Gott sprach zum ersten Mal zu Abraham. Der im Hebräischen verwendete Ausdruck, Den Psychoanalytikern gefiel es sehr: Gehen (spielen spielen) „Es geht für dich“ oder „Es geht auf dich zu“[4]. Ein neues Wort, persönlich, an Abraham, den Sohn Terachs, gerichtet, lud ihn ein, seinen Vater zu verlassen und in ein Land zu gehen, um eine gesegnete Nation zu werden. Losfahren, aber wie so oft passiert, Die Begeisterung ging unterwegs verloren. Die Reise war anstrengend, in Stufen, feindliche Menschen und, über alles, Welchen Nachwuchs könnte er haben, wenn kein Sohn käme?? Das ist wie, Du willst für die Schwierigkeiten, vielleicht aufgrund seines zunehmenden Alters, er war zufrieden. Immerhin der Sohn des Sklaven, Ismael, es war schon etwas. An einem bestimmten Punkt brach Abraham vor Gott aus: „Wenn Ishmael wenigstens vor dir leben könnte!» (Gen 17, 18). Bis sie erneut mit einem Versprechen ihres Sohnes konfrontiert wurden, Abraham und Sarah brachen in Gelächter aus. Abraham krümmte sich sogar vor Lachen (Gen 17, 17).

Aber hier ist die Wendung. Sarah gebar Abraham tatsächlich einen Sohn: Isaak, das versprochene. Aber welcher Freund macht dir so ein Geschenk?: Isaak, aus dem Hebräischen Isaak wörtlich „der lachende Sohn“., was zum Lachen führt, das lässt sich verspotten und lächerlich machen[5]? Was genau aus diesem Grund zur Ursache der Entfremdung des anderen Sohnes wurde, Ismael, welches keinerlei Mängel aufwies?

Abraham war sprachlos bei der Geburt seines Sohnes, da der Text nur Sarahs Worte wiedergibt, der über Lachen und Lachen sprach. Wer ist dieser Sohn, den sein Freund Gott gesandt hat?? Wir müssen dieses Geschenk annehmen? Weil Isaak, unter allen biblischen Patriarchen ist er einer SUI generis. Er hatte nie die Rolle des Protagonisten und erschien sofort ohne eigene Persönlichkeit. Er konnte nicht einmal seine Frau alleine finden und das hier, Rebekka, als er ihn endlich aus der Nähe sah, fiel vom Kamel. Es ist kein Zufall, dass mehrere Kommentatoren, sowohl Juden als auch Christen, Sie betonten, dass Isaak möglicherweise kein perfekter Sohn gewesen sei, deaktiviert, autistischer Sohn eines alternden Vaters[6]. Stellen Sie sich Abrahams Gefühle vor, wenn dies die Erfüllung der Verheißung wäre. Wie man das alles akzeptiert?

An diesem Punkt beginnt die biblische Erzählung präsentiert uns eine der faszinierendsten und dramatischsten Episoden seiner gesamten Literatur. Die Geschichte des Opfers oder besser gesagt von Akda (Aqedah, über die Verbindung) von Isaak in Kapitel 22. Eine Episode, die Künstler und Kommentatoren von der Antike bis heute inspiriert hat. Es ist hier nicht möglich, darauf einzugehen, Aber wir können eine Interpretation vorschlagen, die gut mit dem übereinstimmt, was bisher über die Beziehung zwischen Gott und Abraham gesagt wurde.

Zunächst einmal war es ein Neuanfang. Kehren wir zum Vers zurück 2 das gleiche "spielen spielen” (es gilt für dich, Ihnen gegenüber) der Kapitel 12. Wieder eine Bewegung zu sich selbst. Aber dieses Mal wurde das Versprechen wahr, unerwartet. Wohin Abraham gehen muss? Der Aufstieg zum Berg Morìa, Es ist nur ein Dialog über einen Widder zu finden, Es ist herzzerreißend. Trotz des letztlich erfreulichen Ausgangs, Die Episode wird ihren tragischen Charakter behalten: in der Stille, die während der Rückkehr der beiden nach Hause herrscht, im Mangel an Jubel oder Freude, in der anschließenden physischen Trennung zwischen Vater und Sohn und im Tod von Sara, die a Midrasch (Midrasch)[7] es ergibt sich aus der Tatsache, dass sie erfuhr, was auf dem Berg passieren würde.

Was war also passiert?? Dass Abraham berufen war, Gottes Versprechen anzunehmen, in der Person von Isaak, unvollkommener Sohn. Aus diesem Grund wurde sein Glaube auf die Probe gestellt und ging gestärkt daraus hervor. Der Freund hatte endlich verstanden, was von Anfang an von ihm verlangt worden war, auch wenn es unerwartet und weit von seinen Vorrechten und psychologischen Eigenschaften entfernt ist. Aber Abraham ging auf sich selbst zu, sich einem neuen Selbst und dem Ich des Kindes zu öffnen, das endlich freigelassen wird und frei gehen kann.

Jemand, viele Jahrhunderte später würde er sagen: „Gott wählt die Schwachen in der Welt“ (1Kor 1,27). Dies ist wahrscheinlich das, was Abrahams Glaube auf dramatische Weise verstehen musste: Begrüße das Versprechen in der zerbrechlichen Person Isaaks. Erst wenn er es versteht, wird er eine Frau für Isaac auswählen, mit der er sich über den Tod seiner Mutter trösten kann, er wird ihm all seine guten Dinge geben, er wird ihn vor möglichen Konkurrenten schützen und er wird „voller Tage“ sterben, begraben von seinen endlich wiedervereinten Söhnen Isaac und Ishmael (Gen 25,9).

Die Geschichte von Abraham und Gott kann auf viele Arten gelesen werden. Die Bibel jenseits der Implikationen, die sich auf den Glauben beziehen und die uns heute über die oben erwähnten Heiligen Paulus und Jakobus erreicht haben, das Gesetz als eine Geschichte der Freundschaft. Mit all seinen Tönen und Variationen, denn Abraham bleibt ein Mensch, dessen Persönlichkeit aus Grenzen und Größe besteht. Diese berühmte biblische Geschichte sagt uns, dass Freunde zu sein sicherlich keine Reduzierung oder Subtraktion der Glaubensbeziehung bedeutet, weil es Herablassung erfordert, Komplizenschaft und Warten wann, zum Beispiel, Ein Freund ist in Schwierigkeiten. Nicht Zufall, lange nach der Geschichte Abrahams in Genesis, einer der schönsten Ausdrücke, die wir in der Heiligen Schrift über die Beziehung zwischen dem Gesandten Gottes finden, Jesus, und der, der ihm folgte, war: „Ich habe euch Freunde genannt“ (GV 15, 15).

aus der Eremitage, 17 Juni 2023

 

Hinweise

[1] n. Frye, Toller Code, Bibel und Literatur, 1981 (Trad.. es.: Einaudi, 1986)

[2] Viele haben die Parallele zwischen der Sintflut und der Zerstörung Sodoms erkannt. Das ist totale Zerstörung. In beiden Fällen wurde nur eine Familie gerettet. Das Vorhandensein inzestuöser Beziehungen in den beiden Geschichten, aus denen nichtjüdische Stämme hervorgehen (Kanaaniter aus Ham, Sohn Noahs und der Moabiter und Ammoniter aus den Töchtern Lots).

[3] Auch wenn es wahr ist, denn sie waren Kinder desselben Vaters, aber von verschiedenen Müttern.

[4] Ebenso erhält Noah den Auftrag, „für dich“ eine Arche aus Zypressen zu bauen. (Gen 6, 14)

[5] die Wurzel des Namens (zade/chet/jemand) mit diesen Sinnen, vergleichen Sie 179 Zeiten in der Bibel erwähnt 112 wird in der Genesis manchmal auf Isaak verwiesen

[6] Marmorini G., Isaak, der unvollkommene Sohn, Claudiana 2018; Baharier H., Genesis erklärt von meiner Tochter, Mailand 2015

[7] Nd.R. Midrasch, aus dem Hebräischen Midrasch, Begriff, der eine Methode der biblischen Exegese der jüdischen Tradition bezeichnet

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Die bösen Worte des Priesters, die Latinismen der neuen Cat-Kaifans, die unter doktrinärem Analphabetismus leiden, und das Gelächter des desillusionierten alten Kardinals

DIE WORTE DES PRIESTERS, DIE VOM DOKTRINEN ANALPHABETISMUS BETROFFENEN LATINISMEN DER ROMANE CATTO-KAIFANI UND DAS GELÄCHTER DES ERNÄHRTEN ALTEN KARDINALS

 

„Einen guten Priester mit wahrhaft priesterlichem Herzen erkennt man schon an seinen Schimpfwörtern. Nur ein authentischer Mann Gottes kann mit aufrichtiger Reinheit des Herzens schlechte Worte sagen, ohne jemals vulgär zu sein. Danke für das Lachen, das du mir geschenkt hast, Wir brauchen es heutzutage dringend.“.

- Kirchennachrichten -

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In einem zeitlichen Abstand Ein Kardinal, der jahrzehntelang in der Römischen Kurie gelebt hat, vertraute mir an, dass vor Jahren ein von mehreren „Vollkatholiken“ unterzeichneter Brief den Vatikan erreichte und durch alle Büros dieser Abteilung des Staatssekretariats ging, Die Monsignore brachen in schallendes Gelächter aus, als sie sich gegenseitig von Schreibtisch zu Schreibtisch warfen. Das Objekt des Protests war ich, als höchst unwürdiger Priester dargestellt, weil er sich schuldig gemacht hat, die unbefleckten Gläubigen zu skandalisieren, indem er manchmal farbenfrohe Worte verwendet, die nicht zu einem passen der Diener des Heiligen. Aus diesem Grund verhängten sie strenge kanonische Sanktionen gegen mich. Überbringer der Petition waren Persönlichkeiten, die uns Priestern seit jeher bekannt sind, diejenigen, die im Lumpen ihrer Kleidung mit einer solchen Berufung ausgestattet sind, dass sie Kaifa erscheinen lassen, der vor dem Sanhedrin wie ein unerfahrener Anfänger wütend wird.

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Diese Charaktere Erstens fühlen sie sich wie edle Soldaten, die als Hellebardiere eingesetzt werden, um die wahre katholische Tradition und die strengste Sexualmoral zu verteidigen, die immer und rigoros auf andere angewendet wird, niemals für sich selbst und am allerwenigsten für ihre Kinder, Töchter und Enkel, nur an die Kinder und Enkel anderer Leute. Für sie wurde plötzlich die Kirche geboren 1570 mit dem Römischen Messbuch, verkündet vom Heiligen Papst Pius V, Von dort springen sie direkt zum Beginn des 20. Jahrhunderts, zum Pontifikat des Heiligen Papstes Pius, derjenige, der diesen zitternden Modernismus verurteilte, den die Hellebardiere genauso kennen wie das Latein des tridentinischen Messbuchs.

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Die Hellebardiere haben drei feste: Latein, Der heilige Thomas von Aquin und der Kampf gegen die Moderne. Was Latein angeht, erinnere ich mich nur an das vor Jahren, die Mitglieder eines Kreises sogenannter und zu Unrecht als „Traditionalisten“ bezeichneter Kreise auf die Schippe zu nehmen, Ich sang ihm im Versmaß des gregorianischen Vorworts das Gedicht „Der Spatz“ von Valerius Gaius Catullus vor und sagte schließlich: „Dies ist tatsächlich eine heilige Liturgie, nicht das messalaccio von Annibale Bugnini, genehmigt vom unvorsichtigen Papst Paul VI!» [vgl.. sehen WHO]. Und alle waren meiner Meinung und genossen es wie im siebten Himmel. Brunnen, So ungewöhnlich es auch erscheinen mag, wissen Sie, dass sogar ich einen gesunden Sinn für Anstand habe, Aus diesem Grund habe ich es vermieden, den Gesang einer Sammlung hinzuzufügen, indem ich Köstlichkeiten dieser Art aus der katullischen Carmina entnommen habe:

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«Ich werde dich beißen und einbrechen, Aurelius pathetisch und Cinaede Furi, Wer dachte, ich wäre aus meinen Versen?, weil sie weich sind, etwas bescheiden»¹.

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Aber wenn ich es getan hätte Die Hellebardiere würden dies weiter bestätigen, Das war die Sprache der Engel, die Sie von den Bänken hinter dem Altargeländer direkt in den Himmel führt, nicht dank der heiligen Geheimnisse, aber dank der Magie der Lateiner ein Selbstzweck. Aus diesem Grund habe ich mich auf das als Vorwort ausgegebene Gedicht vom Spatz beschränkt und vermieden, bestimmte lustvolle Carminas in Sammlungen zu verwandeln, was ich offensichtlich auswendig kann, seit ich in der High School war.

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Er folgt dem Heiligen Thomas von Aquin, das diese Hellebardiere genauso kennen wie das Latein des tridentinischen Messbuchs, unfähig zu verstehen, dass die Doktor Angelicus e Doktor Communis Es spricht von den Geheimnissen des Glaubens und bietet eine wirksame und noch immer unübertroffene spekulative Methode, aber weder seine Methode noch seine außergewöhnliche Leistung stellen an sich unveränderliche Glaubenswahrheiten dar. Nehmen wir ein Beispiel unter vielen: Heute lehrt die katholische Lehre, dass die Seele dem Lebewesen vom Augenblick der Empfängnis an eingehaucht wird. L’Aquinate, der der spekulativen Methode des Aristoteles folgte, behauptet, dass sie sich während des Wachstums des Fötus nacheinander entwickeln: zunächst eine vegetative Seele, dann eine sensible Seele, letzten Endes, wenn die Entwicklung ausreichend ist, um die intellektuelle Seele zu empfangen, Dies wird im dritten Monat der Schwangerschaft direkt von Gott infundiert [vgl.. FRAGE Iª q. 118 ein. 2 Anzeige 2].

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Thomas von Aquin hatte eine andere Idee auch in Bezug auf die unbefleckte Empfängnis der Heiligen Jungfrau Maria, Sie glaubte, dass sie nicht ohne Erbsünde geboren wurde, sondern dass sie unmittelbar nach ihrer Empfängnis eine außergewöhnliche Heiligung in ihrer Seele empfing, die die Erbsünde auslöschte [vgl.. FRAGE IIIa, Q. 27, ein. 3 Anzeige 3]. Du verstehst das dazwischen gut Empfängnis ohne Erbsünde e Aufhebung der Erbsünde, Der Unterschied ist nicht nur semantischer Natur, aber wirklich im Wesentlichen theologisch.

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Ebenso einzigartig die Art und Weise, wie die Hellebardiere die Tatsache rechtfertigen, dass das Genie und die Wissenschaft des sehr heidnischen Aristoteles die Grundlage der spekulativen Methode von Aquin bilden. Bald verpackt und die Antwort gegeben: Aristoteles war tatsächlich ein Christ, Jahrhunderte zuvor wahrgenommen zu haben, auch ohne es zu merken, das Geheimnis der Menschwerdung des Wortes Gottes. Dies ist eine ebenso idiotische wie unlogische Aussage, die Ende des 19. Jahrhunderts in den Sphären der dekadenten Neuscholastik zu kursieren begann.. Die Papageien der nicht näher bezeichneten Tradition, die sie heute wiederholen und als Glaubenswahrheit propagieren, Sie merken nicht einmal, dass sie Aristoteles auf diese Weise als „anonymen Christen“ definieren., nach der umstrittenen und gefährlichen Theorie von Karl Rahner, ein weiterer Erzfeind von ihnen, obwohl sie nicht einmal die Titel seiner Hauptwerke kennen. Es spielt keine Rolle, denn die katholische und theologische Kultur der Hellebardier der wahren und reinen Tradition basiert auf einer Burg von „es heißt, dass …“.

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Endlich das teuflische Gespenst der Moderne, wovon die Hellebardiere aus völliger Unwissenheit sprechen, sowie einen kritischen Geist. Dann, wenn man ihnen einen wahnsinnigen Priester zur Seite stellt, exkommuniziert und aus dem geistlichen Stand entlassen, Der irreparable Schaden ist bald angerichtet. Nicht alle Maßnahmen, die der Enzyklika folgten Pascendi des Heiligen Papstes Pius, Tatsächlich begünstigten sie teilweise die Entwicklung eines gefährlichen reaktiven Modernismus, andererseits kristallisierten sie die theologische Spekulation in vier stagnierenden und ranzigen Formeln der dekadenten Neuscholastik heraus, Dadurch wird effektiv verhindert, dass Theologen außerhalb dieser vier sklerotischen und immateriellen Formeln spekulieren. Diesmal auf der anderen Seite, die Protestanten, Sie führten sehr gründliche Studien zu Bibelwissenschaften und Exegese durch, auf die wir Jahrzehnte später zurückgreifen mussten, nachdem er jahrzehntelang in den vier sklerotischen und ungreifbaren Formeln gelähmt geblieben war, die den gescheiterten Kampf des Heiligen Papstes Pius ausmachten, Rückblickend können wir bestätigen, dass es hätte verurteilt und bekämpft werden müssen, aber auf ganz andere Art und Weise, nicht auf die engstirnige Art und Weise, die oft angenommen wurde.

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Unter den vielen protestantischen Gelehrten Als Beispiel nenne ich den großen Kommentar zum Römerbrief des Theologen Karl Bart, das bis heute auf dem Gebiet der novo-testamentarischen Exegese unübertroffen ist und auf das wir uns alle unbedingt beziehen müssen.

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Wir können nicht über die Moderne sprechen wenn man nicht weiß und sich nicht von bewusster Ehrlichkeit leiten lässt, dass es als reaktiver Gedanke innerhalb einer Kirche geboren und entwickelt wurde, die sich im Laufe des 19. Jahrhunderts mit Fragen rein politischer Natur beschäftigt hatte – zweifellos gerechtfertigt durch die Geschichte und die Ereignisse von jene Jahre nach der Französischen Revolution -, während die katholische Theologie in Formen echter Ignoranz schmachtete und stagnierte. Daher ist es nicht möglich, über die Moderne zu sprechen, ohne von einer Tatsache auszugehen: die Franzosen Alfred Firmin Loisy und Italienisch Ernesto Buonaiuti Sie sind zwei Persönlichkeiten, die in die Liste der brillantesten Denker des 20. Jahrhunderts aufgenommen werden. Nur Analphabeten oder ein verrückter Priester können sie auf dem Höhepunkt ihres völligen Mangels an Wissen mit ketzerischer Genügsamkeit behandeln. Und ich schließe mit einer Klarstellung, um fair zu sein, dass Ernesto Buonaiuti von der Heiligen Mutter Kirche mit einem so großen Mangel an christlicher Nächstenliebe behandelt wurde, dass er wirklich zum Himmel schreit, Ob es den Hellebardieren gefällt oder nicht, sie kämpfen gegen das Gespenst des Modernismus, den sie nicht kennen und von dem der Heilige Papst Pius weiß, der ihn zu Recht und mit Bedacht verurteilte, gleichzeitig begünstigte es seine Entwicklung und Verbreitung durch repressive Maßnahmen und alles andere als weitsichtige Aktionen. Aber ich bereite ein Buch zu diesem sehr komplexen und detaillierten Thema vor, wenn ich nicht zuerst sterbe.

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Vielleicht ist der Kardinal mein Gesprächspartner er wollte mehr lachen, Deshalb habe ich ihm zunächst geantwortet: Es ist wahr, Erhabenheit, Ich sage schlechte Worte, Ach! Manchmal sage ich sogar viel und irgendein Katholik aus einer düsteren Sakristei macht mir Vorwürfe über die Modernen soziale Medien, Tatsächlich stelle ich fest, dass sie ebenfalls protestiert haben, indem sie Ihnen geschrieben haben, nach dem, was er mir erzählt. Einige von ihnen haben mir sogar gesagt, dass ich zu explizit bin, zum Beispiel in den meiner Meinung nach völlig natürlichen und wissenschaftlichen Bezügen zur menschlichen Sexualität, denn ihrer Meinung nach sollte ich Euphemismen verwenden, zum Beispiel lateinische Terminologien, Verwenden Sie keine zu expliziten Begriffe. E, Wie allgemein bekannt ist, Latein ist bei allen, die es nicht können, sehr beliebt, weil es viel bewirkt schick.

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Erhabenheit, Das Problem ist nicht Latein, dass ich weiß. Das Problem sind diejenigen, die kein Latein können. Lassen Sie mich erklären: Was mich betrifft, kann ich auch mit den Worten herausplatzen:Du hast dir das Gehirn gebrochen!». Wenn ich das jedoch nicht übersetze, bedeutet das wörtlich „Du bist eine Nervensäge“., der diesen höfischen Ciceronischen Ausdruck in herrlichem Latein versteht?

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Der Kardinal fängt an zu lachen was er selbst damals nicht zu tun wagte, junger Monsignore der Kurie, der er war, in den 1980er Jahren sah er den Film Der Marquis del Grillo zusammen mit Johannes Paul II. und anderen Prälaten. Welches Johannes Paul II, zu dem, was der Kardinal selbst berichtet Kamera caritatis, Er scheint den Film mit den Worten kommentiert zu haben, dass der Regisseur und Drehbuchautor absolut alles über das päpstliche Rom verstanden habe.

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Ich lasse den Kardinal ausreden sein Lachen und ich fahre fort: Manchmal sind wir Priester wie gewisse fürsorgliche Krankenkassenärzte, Dass das Rezept vorgeschrieben sei, erzählen sie den armen, unwissenden Analphabeten: „Diese Zäpfchen müssen eingenommen werden pro rectale via». Sehr schwerwiegender Fehler! Denn zu diesem Zeitpunkt war es zwei Uhr: oder dass dem Patienten klar und deutlich gesagt wird, dass das Zäpfchen in das Arschloch geschoben werden muss, oder er wird in die Notaufnahme gebracht, nachdem er einen Monat lang Zäpfchen geschluckt hat, indem er sie mit einem Glas Wasser schluckt.

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Warum gewisse prüde zarte Ohren Sie sehnen sich so sehr nach den Latinismen, die sie nicht verstehen? Vielleicht, weil sie wollen, dass die Kirche magische Formeln verwendet, die umso wirksamer sind, je unverständlicher sie sind? Ich erkläre es dir, weil sie sich nach Latinismen sehnen: weil sie nie Beichtväter waren, zunächst. Oder glauben Sie, dass Beichtväter wie der heilige Leopoldo Mandic und der heilige Pio von Pietrelcina anwesend waren?, bereue und bereue, Wüstlinge und Frauen von leicht tugendhafter Art, über die man reden kann Fellatio, Cunnilingus, Ani-Handel, Unzucht gegen die Natur, Einbruch, Aromaerastie …

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Versuchen Sie es sich vorzustellen ein Mann, der gesteht, mit einem anderen Mann Geschlechtsverkehr gehabt zu haben, Es ist heute sehr in Mode, Tatsächlich ist es wirklich im Trend, bis zu dem Punkt, dass es keine Sünde mehr ist, sondern ein hoher Ausdruck der Liebe (!?). Versuchen Sie vor allem, sich mich vorzustellen, Beichtvater, um das zu erfüllen, was bestimmte katholische Männer und Frauen mit empfindlichen Ohren und daher einer Sehnsucht nach Latinismen benötigen, So fange ich an, mit dem Büßer zu reden:

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«... Du würdest das Grab eines anderen Mannes in deine Hand nehmen, und dein anderer in sein eigenes, und so abwechselnd die Stäbe mit den Händen schütteln, damit du durch dieses Vergnügen den Samen von dir selbst auswirfst? Wenn du. .. getan hast, dreißig Tage Buße in Brot und Wasser!»².

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Der ältere Kardinal Zu diesem Zeitpunkt riskierte er, vom Stuhl zu fallen, während er unter dem Tisch lag, als ich fortfuhr: … Zusamenfassend, Erhabenheit, Ich kann auch diejenigen glücklich machen, die sich nach Latinismen sehnen, Ich kann es ihm auch sagen pro über rektal, nur um dann einen ganzen Monat lang die Zäpfchen zu schlucken, anstatt sie ihm ins Arschloch zu stecken. Ich kann auch auf bestimmte selbsternannte Katholiken reagieren, die uns Priestern gegenüber äußerst arrogant und respektlos sind, indem ich mit etwas herausplatze "TAs. mAxima verrücktes Gehirn!». Nachdem, der ihm erklärt, dass ich ihm gerade gesagt habe: „Halt die Klappe, du großer Schwachkopf“? Oder vielleicht glauben sie, dass sie mit der Suchmaschine die Terminologien einer alten, toten Sprache übersetzen können Google?

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Der Kardinal lächelt vom Höhepunkt seiner längst vergangenen achtzig Jahre, Während dieser Zeit sah er alles und noch mehr in der Kirche, einschließlich Armeen von Pharisäern, Pelagianer und Puritaner voller privater Laster und Verfechter strengster öffentlicher Tugenden, die immer und rigoros auf Kosten anderer gefordert werden. Sag es mir endlich in einem zärtlichen und väterlichen Ton:

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„Einen guten Priester mit wahrhaft priesterlichem Herzen erkennt man schon an seinen Schimpfwörtern. Nur ein authentischer Mann Gottes kann mit aufrichtiger Reinheit des Herzens schlechte Worte sagen, ohne jemals vulgär zu sein. Danke für das Lachen, das du mir geschenkt hast, Wir brauchen es heutzutage dringend.“.

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Jawohl, wir brauchen es, weil ich mich entscheiden muss, ob ich weinen oder lachen möchte, Alles in allem ist es immer besser, mit der heiligen Ironie des Glaubens zu lachen. Und zum Schluss mit einem Lachen. Es kam vor, dass einige spöttische und respektlose toskanische Jungen, die Lust auf Witze hatten, im Kloster der Minderen Kapuzinerbrüder in Florenz anriefen:

„… pronto? Hör zu, Vater, wir haben dich zur Hand’ Huren und wer weiß, was man mit ihnen machen soll, Wir können sie Ihnen zusenden?».

Der Cappuccino am anderen Ende des Telefons antwortet ernst:

„… ‚oh mein Sohn, Wir sind hier sechzehn, Was machen wir mit nur zwei Huren?, Ich bin nicht einmal verdammt glatt!».

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Und wir sprechen über die mythischen und seraphischen Kapuziner, Stellen Sie sich vor, was sie geantwortet hätten, wenn sie ihr Kloster angerufen hätten pitt Stier der Dominikaner.

Von der Insel Patmos, 4 September 2022

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HINWEIS

¹ Sehen. Catull (Carmen 16) Übersetzung aus dem klassischen Latein: „Ich schiebe es dir in den Arsch und dann in deinen Mund, Aurelio, Schwanzlutscher, und Furio, eine beschissene Schwuchtel, das für einige meiner Verse (poetisch) zärtlich und freundlich, Du dachtest, ich wäre eine Nervensäge“.

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² Aus einer alten Sammlung von Zollbußen, Übersetzung aus dem mittelalterlichen Latein: „Du hast den Schwanz eines anderen Mannes in deine Hand genommen und er hat deinen genommen, nachdem, Also, Du hast durch deine Hände mit den Schwänzen des anderen gespielt, bis du vor Lust ejakulierst? Wenn du. .. getan hast, Als Buße lege ich dreißig Tage auf Brot und Wasser fest..

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Es wird verteilt “Die Traurigkeit der Liebe”, neueste redaktionelle Arbeit von Ariel S. Levi di Gualdo gewidmet dem Gedenken an Kardinal Carlo Caffarra

ES IST IM VERTRIEB DIE TRAURIGKEIT DER LIEBE, NEUESTE REDAKTIONELLE ARBEIT VON ARIEL S. LEVI di GUALDO DEM GEDENKEN AN KARDINAL CARLO CAFFARRA GEWIDMET

 

„Diejenigen von uns, die auf theologischem Gebiet auf den Seiten des jüngsten obersten Lehramtes der Päpste Pius XII, Paul VI, Johannes Paul II, Schätze der großen Homiletik von Benedikt XVI, würdig der Predigten des Heiligen Papstes Gregor des Großen, das Lesen bestimmter neuerer Dokumente oder das Hören bestimmter täglicher Predigten eines verschwundenen Landpriesters, kann vernünftigerweise sagen, dass wir von Steinadlern zu Hühnern aus intensiver Batteriehaltung übergegangen sind..

- Redaktionelle Neuigkeiten -

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Autor:
Jorge Facio Lynx
Präsident von Editions Die Insel Patmos

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Die 6 September markiert den fünften Todestag von Kardinal Carlo Caffarra, der in 1981 Im Auftrag des Heiligen Papstes Johannes Paul II. gründete er das Institut für Studien zu Ehe und Familie. Die Arbeit von Pater Ariel S. Levi di Gualdo ist eine kritische Auseinandersetzung mit liebe, Freude, im Verhältnis zu Menschenleben. Über die liebe, Freude, schreibt der Autor:

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„Nach dem Abschluss der Synode über die Familie brachte der Elefant den Mutterleib zur Welt 19 Marsch 2016 die Feldmaus des nachsynodalen Apostolischen Schreibens liebe, Freude,, ein Mittel der Mehrdeutigkeit, das auf dem Gesagten und dem Ungesagten aufbaut, über mehrdeutige Sätze mit doppelter Bedeutung, emotionale Sentimentalität und viele Soziologismen, die faktisch den Tod dessen verkünden, was jahrhundertelang die eigentliche Sprache war, entschieden und nicht anfällig für Missverständnisse des Lehramtes der Kirche, gestützt auf die solidesten und klarsten Prinzipien der klassischen Metaphysik, längst auf dem Dachboden verstaut, um Platz zu schaffen für die dekadente deutsche Romantik und das kleine Herz, das flattert und eher auf den unmittelbaren Moment des subjektiven „Ich“ blickt als auf die Zukunft und auf Gott. Diejenigen von uns haben sich im theologischen Bereich auf den Seiten des jüngsten Lehramts des Papstes Pius XII. ausgebildet, Paul VI, Johannes Paul II, Schätze der großen Homiletik von Benedikt XVI, würdig der Predigten des Heiligen Papstes Gregor des Großen, das Lesen bestimmter neuerer Dokumente oder das Hören bestimmter täglicher Predigten eines verschwundenen Landpriesters, Man kann durchaus sagen, dass wir von Steinadlern zu intensiv in Batteriehaltung gehaltenen Hühnern übergegangen sind, wie es manchmal in zyklischen Abständen in der Geschichte der Kirche geschah, wenn auch nie auf dem trostlosen Niveau unserer Zeit […] Einige oberflächliche Menschen könnten das falsch verstehen, in gutem oder sogar bösem Glauben, Ich entgegne, dass ich auf diesen Seiten heftige Kritik an einem Apostolischen Schreiben des römischen Pontifex angesprochen habe. Wer mir das vorwirft, irrt sich gewaltig, weil ich eine bestimmte Norm überhaupt nicht kritisiere, davor würde ich schweigen und ausführen, was das oberste Lehramt vorschreibt. Was ich kritisiere, ist eine nicht gegebene Regel und nie beantwortete Fragen, alles in Unklarheit gehüllt zurücklassen. Das ist der Gegenstand meiner Kritik: das Fehlen einer Norm zusammen mit dem Mangel an Klarheit und Reaktion. Der treue Diener der Kirche begründet, er debattiert und kritisiert so viel, wie es ihm erlaubt ist. Nachdem die Kirche gesprochen hat, ist es ihre Aufgabe, die Lehren umzusetzen und weiterzugeben und die vorgegebenen Normen einzuhalten, es sei denn, das Gegenteil würde zu einem Skandal unter dem Volk Gottes und zu Brüchen in der kirchlichen Gemeinschaft führen. Niemand, Katholischer Priester oder Laie, was auch immer, Er kann anderer Meinung sein und die Autorität der Kirche durch seine persönliche Meinung ersetzen, Dafür sorgen deutsche Theologen, es war schon immer ihr Vorrecht und päpstliches Privileg».

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Das ist eine bekannte Tatsache wie Pater Ariel ein Denker ist, ein Analytiker und ein Theologe, der seine Spuren hinterlässt, wenn er kratzt. Und wer auch immer den Kratzer bekommt, Im Allgemeinen gibt es zwei Möglichkeiten: oder behalten Sie es und behandeln Sie die Wunde, oder es fällt Ihnen schwer, das zu leugnen, was wahr und unbestreitbar ist und was Sie geschrieben haben. Aus diesem Grund ist es im Laufe der Zeit mehrmals passiert, verschiedene Menschen, die sich durch seine Worte oder Vorwürfe verletzt fühlten, Da sie es nicht leugnen konnten und auch nicht über die Begründetheit der konkreten Fragen diskutieren wollten, blieben sie bei der ausdrucksstarken Form, was im Fall dieses Autors oft ironisch ist, manchmal sogar bunt. Aber andererseits ist es bekannt: Schon die Pharisäer haben zu ihrer Zeit so gehandelt.

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Debatte über das heikle Thema Menschenleben Der Autor positioniert sich in der Mitte, in einem Gleichgewicht zwischen denen, die es relativieren möchten, und denen, die stattdessen „ein Kondom dogmatisieren möchten, indem sie die katholische Moral und das gesamte Geheimnis des Bösen darin einschließen“.. Diesbezüglich stellt er klar:

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„Ich möchte gleich zu Beginn meiner Darlegung klarstellen, dass ich nie in bestimmte Arten perverser Gedanken und Spiele verwickelt war und auch nicht die Absicht habe, mich als Mann und als Katholik darauf einzulassen.“, als Priester und als Theologe. Dieses Buch soll ein klarer und objektiver Beweis dafür sein, und zwar in einer offenen Kritik, die sich sowohl an diejenigen richtet, die der Kirche den Mangel an moralischem Sinn und ihre ungeordnete Sexualität ohne Regeln auf die Welt übertragen möchten, und an diejenigen, die von jenen Formen des dunklen Moralismus beseelt sind, die nichts mit gesunder und authentischer katholischer Moral zu tun haben, basierend auf den wichtigsten theologischen Tugenden: die Wohlfahrt (vgl.. Kor 13), sicherlich nicht nach dem Prinzip Das höchste Gesetz ist das höchste Unrecht (Die höchste Gerechtigkeit ist oft gleichbedeutend mit der höchsten Ungerechtigkeit). Und die Wahrheit basiert auf Nächstenliebe, während Wohltätigkeit eine solche ist, wenn sie von der Wahrheit geleitet wird (vgl.. Nächstenliebe in Wahrheit). Weil wir aufgrund der Nächstenliebe von Gott gerichtet werden“.

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Von der Insel Patmos, 30 August 2022

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Die Väter der Insel Patmos

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Erzbischof Vincenzo Paglia ist das einfach nicht “Idiotischer Bruder” von Don Abbondio, sondern die Hure von Babylon, die vor dem Fürsten dieser Welt kniet

ERZBISCHOF VINCENZO PAGLIA IST NICHT EINFACH DER IDIOTISCHE BRUDER VON DON ABBONDIO, SONDERN DIE MERETRICE VON GENUFUL BABYLON VOR DEM PRINZ DIESER WELT

 

„Die erste Bedingung für das Ende der Verfinsterung traditioneller Werte und für das Aufkommen des Katholizismus aus seiner Krise ist, dass die Kirche ihre Funktion wieder aufnimmt, die nicht der Welt entspricht, aber konter' (Augustus Del Noce, 1971)

- Aktualität -

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die Textworte von S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Klick auf das Bild, um das Video zu öffnen

Erzbischof Vincenzo Paglia Mit der Epithetisierung habe ich mich bereits beschäftigt Don Abbondios idiotischer Bruder, heute verdient sie den Titel der knienden Hure von Babylon Prinz dieser Welt [vgl.. GV 14, 30]

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„Er hatte einen mysteriösen Namen auf seine Stirn geschrieben: „Babylon die Große, Mutter der Prostituierten und Greuel der Erde "" [Ap 17, 5].

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Die Aussagen dieses Idioten im etymologischen Sinne des Begriffs - vom griechischen ἰδιώτης (Idioten) was "Privatmann" bedeutet und auf die unfähige Person hinweist, unerfahren und unfähig - sie sind von beispielloser Schwere, umso mehr durch die Abdeckung der sehr heiklen Rolle des Präsidenten der Päpstliche Akademie für das Leben. Kürzlich am Programm teilgenommen Das heiße Dach auf dem finsteren und politisch korrekten Rai Tre vergrößerte das Gesetz 194 der 1978 auf legalisierte Abtreibung durch Angabe: «Ich denke jetzt das Gesetz 194 ist eine Säule unseres gesellschaftlichen Lebens“. Nach dem Klettern für 40 Sekunden auf den Spiegeln, auf die trockene Frage des Interviewers, der ihn bedrängte: «Sie sagen, dass das Gesetz nicht in Frage steht 194?». antwortete der Idiot: «In Nr, absolut… absolut!».

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Worte an sich nicht einmal kommentierbar Davor fällt mir ein Satz des Philosophen Augusto Del Noce ein, der unsere gegenwärtige Situation mit diesen prophetischen Worten vor vier Jahrzehnten malte:

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„Die erste Bedingung für das Ende der Verfinsterung traditioneller Werte und für das Aufkommen des Katholizismus aus seiner Krise ist, dass die Kirche ihre Funktion wieder aufnimmt, die nicht der Welt entspricht, aber konter' [Sonnenuntergang oder Sonnenfinsternis traditioneller Werte? Rusconi-Editor, Ich ed. 1971]

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Kann ein Bischof der Welt gefallen? mit ähnlicher Schmeichelei, Anstatt sich denen zu widersetzen, die Abtreibung als "heiliges Recht" und "große soziale Errungenschaft" verkünden? Einem Bischof, der rechtmäßiger Nachfolger der Apostel und Mitglied des Heiligen Apostolischen Kollegiums ist, muss Respekt gezollt werden, immer, ungeachtet seiner Schwächen, Zerbrechlichkeit und Mangel an objektiven Verdiensten, die ihn zu einem Charakter machen können, der sogar unter der Mittelmäßigkeit liegt. Als Beichtvater und geistlicher Leiter zahlreicher Priester habe ich oft die Klagen verschiedener Mitbrüder gehört, die mir erklärten, ihr Bischof sei ein emeritierter Idiot. Und sie hatten recht, denn so war es in den katastrophalen konkreten Tatsachen. Und allen habe ich immer geantwortet:

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«… Und diesem emeritierten Idioten schuldest du kindlichen Respekt und frommen Gehorsam, immer und egal. Versuchen Sie daher, die objektive Idiotie Ihres Bischofs als Glaubensprobe zu leben. Das kann man nicht abschätzen, denn die Wertschätzung gebührt ihm nicht, wenn er es will, muss er es sich verdienen. Aber Respekt und Gehorsam ja, es steht ihm immer zu und kann in keiner Weise von seinen Fehlern abgezogen werden, für die er sich im geeigneten Moment vor Gott verantworten muss, wie es geschrieben steht: „Jedem wurde viel gegeben, es wird viel verlangt; wem haben die Menschen begangen viel, viel mehr wird benötigt”» [LC 12, 48].

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Einerseits sammle ich die Beschwerden der Priester gegenüber ihren Bischöfen, andererseits die von verschiedenen Bischöfen, die mit gewissen Priestern nicht mehr zurechtkommen. Und beide haben recht. Seit Jahren, an Priester, die sich über ihre nicht besonders liebenswerten Bischöfe beschwerten, väterlich oder lehrmäßig brillant antworte ich: „In kurzer Zeit werden Sie und Ihre Brüder Ihren Bischof mit Tränen in den Augen bereuen“. Satz wiederholt zu Dutzenden von Priestern ab 2017, als die höchsten Führer der katholischen Kirche die Schwelle des Nicht-Wiederkehrens überschritten, indem sie das feierten 500 Jahre der Pseudoreformation Martin Luthers, der keineswegs ein "Reformer" war, wie er es gemalt hat La Civiltà Cattolica, noch ein Thema, über das man etwas sagen kann: „Ich glaube, dass Martin Luthers Absichten nicht falsch waren. Er war ein Reformator“. Warum so der Papst Franziskus definiert in einem spontanen Geschwätz in einem Höhenflugzeug diesen teuflischen Ketzer, der ein dramatisches Schisma hervorbrachte, sicherlich keine Reform. Das hat das Konzil von Trient getan, nicht Luther. Heute, dieselben Priester, sie schreiben mir, sie rufen mich an oder von Angesicht zu Angesicht sagen sie es mir: "Du hattest Recht, Wenn ich den vorigen Bischof haben könnte, über den ich mich so sehr beklagt habe, würde ich nicht seine Hand, sondern seine Füße küssen!».

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Ich breite einen barmherzigen Schleier aus über die Kriterien für die Auswahl unserer neuen Bischöfe unter diesem erhabenen Pontifikat, alle mit den Armen und dem Migranten auf den Lippen, so sehr, dass, nachdem man eine gehört hatte, alle bischöflichen Predigten gehört wurden, die von Norden nach Süden gesprochen wurden, von Ost nach West durch die italienischen Bischöfe.

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Dass unsere Zeiten nicht sind “goldene Adler” es ist jedem klar, der auch nur den geringsten Verstand hat. Aus diesem Grund lohnt es sich, den Unterschied zwischen einem idiotischen Bischof zu skizzieren, dem stets kindlicher Respekt und hingebungsvoller Gehorsam gebührt., von einem Bischof, der zu einer babylonischen Hure geworden ist, die auf den Knien des Prinzen dieser Welt kniet. Erzbischof Vincenzo Paglia muss öffentlich all die heilige Verachtung entgegengebracht werden, die jeder Gläubige über das Böse ausschütten muss, was als solches eine schwere Sünde darstellt, im konkreten Fall das Verbrechen der Abtreibung, in unserem Land durch ein Gesetz geregelt, das keineswegs eine "Säule unseres gesellschaftlichen Lebens" ist, sondern das schlimmste der legalisierten Verbrechen gegen das Leben. Aus diesem Grund dürfen wir Erzbischof Vincenzo Paglia keinen kindlichen Respekt und keinen frommen Gehorsam erweisen, weil er unter schlimmstem Missbrauch des Episkopats Konzepte ausdrückte, die der Struktur unserer Moral und unserer Ethik widersprechen, die beide auf den Säulen des katholischen Glaubens ruhen. Er bleibt ein legitimer Bischof mit einem wichtigen und heiklen kirchlichen Amt, das kommt nicht in Frage. Aber, wenn es Potestas zuallererst die oberste Obhut der Glaubenslehre, übt sie diese aus, um die Grundlagen der katholischen Moral und Ethik frevelhaft zu leugnen, in diesem Fall darf es weder gehört noch gehört werden, weder gehorcht noch befolgt und am wenigsten respektiert, sondern zum Gegenstand heiliger christlicher Verachtung gemacht.

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Vincenzo Paglia ist eine Schande des Episkopats zu dieser schändlichen Kategorie von Menschen gehören, über die die Heilige Schrift donnert:

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«Ich kenne deine Werke: Du bist weder kalt noch heiß. Vielleicht warst du kalt oder heiß! Aber weil du lauwarm bist, Das heißt, Sie sind weder kalt noch heiß, Ich werde dich aus meinem Mund erbrechen " [Ap 3, 15-16].

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Zusammen mit Vincenzo Paglia Alle Zweideutigkeiten und Doppeldeutigkeiten dieses Pontifikats werden wahrscheinlich auch aus dem Mund des Allmächtigen gespuckt, zu dem der schwerwiegende und objektive Fehler gehört, unmoralische und eindeutig heterodoxe Themen in alle heiklen Schlüsselpositionen aufgenommen zu haben, damit laufe ich Gefahr "[...] als exzentrisches Streben nach Neuem und Sensationelles als Ersatz für Sinnsuche in die Geschichte eingehen, was letztendlich zu einer lehrmäßigen und pastoralen Verwirrung geführt hat, die es in der Geschichte der Kirche noch nie gegeben hat ".

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Letztere Worte mit der ich mein dem Gedenken an Kardinal Carlo Caffarra gewidmetes Buch öffne, das Anfang September verteilt wird und zu dessen Lektüre ich Sie einlade, nur um dich etwas aufzurichten, Vertrauen in die Tatsache zu gewinnen, dass nicht alles verloren ist, und dies inmitten so vieler ängstlicher Karrierekaninchen, die die Grundlagen der katholischen Lehre dekonstruieren, aus erster Hand erfahren zu können, es gibt immer auch löwen, die den preis des ewigen lebens als einzigen karrierewunsch erobern wollen. Leoni, dass es gut ist, sich nicht mit dem Wort des wütenden klerikalen Vorwurfs zu ärgern, weil sie beißen und reißen, wie es sich gehört und wie es sich gehört, werden die Löwen Gottes in Obhut der Lehre des Glaubens und der Gesundheit der Seelen gestellt Gläubige Christi uns vom Erlöser anvertraut.

 

Von der Insel Patmos, 28 August 2022

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