Die Sünde von Sodom und dieser unausgesprochene Wunsch, die Heilige Schrift schwul zu machen und Homosexualität innerhalb der Kirche und des Klerus zu legitimieren – El pecado de Sodoma y ese deseo inexpresado de hacer gay la Sagrada Schreiben und Legalisieren von Homosexualität innerhalb der Kirche und des Klerus

(Italienisch, Englisch, Spanisch)

 

IL PECCATO DI SODOMA E QUEL DESIDERIO INESPRESSO DI GAIZZARE LA SACRA SCRITTURA E SDOGANARE L’OMOSESSUALITÀ ALL’INTERNO DELLA CHIESA E DEL CLERO

Se ci è rimasto ancora abbastanza pelo sullo stomaco, veniamo a scoprire che pure la Sacra Scrittura è ossessionata dall’omosessualità e dagli omosessuali. Scopriamo, z.B, che Davide e Gionata sono stati forse un po’ più che semplici amici; che Sodoma e Gomorra sono le capitali dell’amore LGBT+, e che anche Gesù con i suoi apostoli e con Lazzaro di Betania aveva qualche cosa da nascondere, insomma non si salva proprio più nessuno.

- Kirchennachrichten -

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Deckel.

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Un sacerdote italiano, Giovanni Berti, celebre vignettista, pubblicò giorni fa sul suo sito una vignetta in cui il buon Dio minaccia di incenerire i preti che ancora insegnano che il peccato di Sodoma consiste nell’omosessualità.

In tempi schizofrenici come i nostri dobbiamo assistere a questi teatrini in cui ci sono più preti che parlano e si preoccupano di omosessualità, al disperato scopo di sdoganarla all’interno della Chiesa e del suo clero, più di quanto non ne parlino gli attivisti del più famoso Circolo di cultura omosessuale di Roma, che sono molto più coerenti e quindi rispettabili, nelle loro libere e insindacabili scelte. Gli omosessuali da sempre migliori, sul piano umano e sociale, sono quelli che per loro insindacabile scelta di vita vivono la propria omosessualità alla luce del sole, in libertà e coerenza, senza preoccuparsi della Chiesa cattolica e della sua morale, perché la cosa non li riguarda. Stattdessen, i peggiori in assoluto sono le cocorite clericali, detti anche «omosessuali da sacrestia», che vorrebbero piegare i principi della morale cattolica ai loro capricci, nel disperato tentativo di introdurre le rivendicazioni LGBT+ dentro la Chiesa e il clero come un vero e proprio cavallo di Troia.

Questi soggetti andrebbero mandati a lezione da Tomaso Cerno, che fu presidente nazionale dell’Arcigay (associazione gay della sinistra italiana), in seguito eletto al Senato della Repubblica Italiana, splendida figura di intellettuale omosessuale libero e intellettualmente onesto, autore di frasi intelligenti ed esilaranti del tipo:

«Essendo io un omosessuale serio, zerti Zigaretten repressi e certe Queers impazzite non le ho mai sopportate».

Verrebbe da ribattergli: vallo a dire ai nostri acidi gay isterici da sacrestia! E, con una ironia e una libertà senza pari, a quei vari programmi televisivi e radio dove è consentito un linguaggio più colorito — che, per quanto all’apparenza triviale, in certi contesti può essere anche efficace e persino utile sul piano sociocomunicativo — esordisce facendo continuo riferimento ai «froci» e riferendosi a se stesso dicendo «io sono felicemente finocchio sin da quando ero bambino» (sehen WHO, Qich, WHO, WHO, WHO, etc. ..).

So was, se ci è rimasto ancora abbastanza pelo sullo stomaco, veniamo a scoprire che pure la Sacra Scrittura è ossessionata dall’omosessualità e dagli omosessuali. Scopriamo, z.B, che Davide e Gionata sono stati forse un po’ più che semplici amici; che Sodoma e Gomorra sono le capitali dell’amore LGBT+, e che anche Gesù con i suoi apostoli e con Lazzaro di Betania aveva qualche cosa da nascondere, insomma non si salva proprio più nessuno.

Ma torniamo alla vignetta di questo sacerdote italiano. Qual è veramente il peccato di Sodoma che fa scandalizzare certi preti Auf Seite? Il testo di Genesi dice così:

«Non si erano ancora coricati, quand’ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono attorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: “Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!"» (vgl.. Gen 19,4-5).

La traduzione italiana usa il verbo «abusare», che già dice qualcosa di un po’ più preciso per una giusta esegesi (ab-uti: andare oltre l’uso consentito). Il testo originale ebraico usa invece l’espressione «affinché potessero conoscerli». Il termine ebraico è yādáʿ (יָדַע) e significa «avere una conoscenza completa» — non sempre di tipo sessuale — ma in molti casi indica una conoscenza carnale, specifica dell’atto unitivo tra l’uomo e la donna. Wenn das der Fall wäre, ed è così, più che di un atto omosessuale, il racconto biblico testimonierebbe il tentativo di una violenza di gruppo, usato come segno di subordinazione e sottomissione per quegli stranieri considerati ostili e pericolosi.

Der Rest, in molte popolazioni — e la storia lo testimonia — l’atto supremo di maggior disprezzo verso un individuo o un’etnia è spesso coinciso non con l’omicidio ma con la violazione del corpo attraverso un atto di abuso sessuale. E quando ad essere abusate sono state le donne, la conseguente gravidanza scaturita dall’atto di violenza riaffermava una volontà di sottomissione e di dominio anche nel figlio che ne sarebbe nato.

Per procedere con maggiori informazioni, riporto quanto la Pontificia Commissione Biblica dice in riferimento a questo passo di Gen 19,4 nel documento «Che cosa è l’uomo?» (Soll 8,5). Un itinerario di antropologia biblica: «Va subito rilevato che la Bibbia non parla dell’inclinazione erotica verso una persona dello stesso sesso, ma solo degli atti omosessuali. E di questi tratta in pochi testi, diversi fra loro per genere letterario e importanza. Per quanto riguarda l’Antico Testamento abbiamo due racconti (Gen 19 e Gdc 19) che evocano impropriamente questo aspetto, e poi delle norme in un Codice legislativo (lv 18,22 e 20,13) che condannano le relazioni omosessuali» (PCB 2019, n. 185).

Il passo è molto chiaro e la preoccupazione della Bibbia si riferisce al solo atto omosessuale e non alle relazioni e implicazioni omoaffettive, così come noi oggi le conosciamo e teorizziamo. Il che significa introdurre una riflessione sostanzialmente diversa, quanto l’analisi di un caso di teologia morale alla luce della sola antropologia. La Bibbia vede e legge l’atto omosessuale all’interno di una sessualità ben definita e di una relazionalità stabilita da Dio tra uomo e donna, tra maschio e femmina, che stabilisce un ordine e un piano di salvezza (sebbene anche queste categorie, da alcuni biblisti di matrice protestante, siano state scardinate). In questo senso anche la sessualità umana, per Dio, è stata pensata come strumento di salvezza e va esercitata anche in tal senso.

L’uomo biblico, che è un uomo sostanzialmente dell’antichità, considera gli atti omosessuali così come nell’antichità venivano considerati e conosciuti. Così come Paolo di Tarso considerava gli atti omosessuali in quelle persone che, avendo aderito a Cristo, riscoprivano come novità salvifica anche la sessualità (vgl.. RM 1,26-27; 1Kor 6,9-11; 1TM 1,10).

Ma che cosa erano gli atti omosessuali per gli antichi? Sostanzialmente il capovolgimento dell’ordine naturale di unione e di procreazione, che assegnava all’uomo una parte attiva-donativa e alla donna quella passiva-ricettiva. Una visione forse arcaica, ma mutuata dall’osservazione del mondo naturale, wodurch: «Si riteneva che il rapporto sessuale richiedesse un partner attivo e l’altro passivo, che la natura avesse assegnato questi ruoli rispettivamente al maschio e alla femmina, e che gli atti omoerotici inevitabilmente ingenerassero confusione in questi ruoli, confondendo così ciò che è naturale. Nel caso di rapporti tra due maschi, si riteneva che uno venisse degradato dall’assumere il ruolo passivo, considerato naturalmente riservato alla donna. Nel caso di due donne, si riteneva che una delle due usurpasse il ruolo dominante, aktiv, considerato naturalmente riservato all’uomo» (B. (J). Brooten, Paul’s Views on the Nature of Women and Male Homoeroticism, in AA. VV., Bibbia e omosessualità, Claudiana, Turin 2011, P. 25).

Damit, per tali ragioni di natura, tra due uomini o tra due donne non erano contemplate relazioni sessuali di questo tipo. Tuttavia ciò non implicava un giudizio di merito esteso alle persone: il discorso verteva sull’atto, non sulle relazioni affettive come oggi le intendiamo, pena ipotizzare un’omofobia storica generalizzata.

Gli storici e gli studiosi del mondo antico sono concordi nell’indicare anche l’esistenza di divieti e pene per disciplinare le pratiche omoerotiche in alcune civiltà e circostanze, ma non si ha certezza della loro effettiva applicazione, salvo determinati casi che qui non trattiamo e che potranno essere oggetto di un successivo articolo.

Tornando al documento della Pontificia Commissione Biblica, si può precisare ancor meglio:

«Ma qual è stato in realtà il peccato di Sodoma, meritevole di una così esemplare punizione? ... » (PCB 2019, n. 186).

Il peccato di Sodoma è un peccato derivante dal sostanziale disprezzo di Dio che genera orgoglioso rifiuto e condotta oppositiva verso gli uomini estranei a Sodoma — non solo gli ospiti di Lot, ma anche Lot stesso e la sua famiglia. Sodoma è la città malvagia in cui lo straniero non è tutelato e non si rispetta il sacro dovere dell’accoglienza, perché già da tempo si è smesso di accogliere Dio. Qualcosa di simile si deduce da alcuni passi evangelici (vgl.. MT 10,14-15; LC 10,10-12), dove si parla della punizione per il rifiuto degli inviati dal Signore: un rifiuto che avrà conseguenze più gravi di quelle abbattutesi su Sodoma. Nella cultura classica questo atteggiamento è la Hybriden (ὕβρις): violazione del diritto divino e naturale che sfocia in conseguenze infauste, atti dissacranti e disumani.

Jawohl, ma l’omosessualità dov’è finita? A partire dal secondo secolo dell’era cristiana, si è affermata una lettura abituale del racconto di Gen 19,4 alla luce di 2Pt 2,6-10 e Gd 7. Il racconto non intende presentare l’immagine di un’intera città dominata da brame omosessuali: denuncia piuttosto la condotta di una entità sociale e politica che non vuole accogliere lo straniero e pretende di umiliarlo, costringendolo con la forza a subire un trattamento infamante di sottomissione (vgl.. PCB 2019, n. 187). Se volessimo essere più precisi, potremmo circoscrivere il tentativo di violenza come stuprum, che nel diritto romano definiva un rapporto sessuale illegittimo, anche senza violenza carnale: stuprum cum virgine vel vidua Ö stuprum cum masculis (vgl.. Eva Cantarella, Secondo natura, Feltrinelli, Mailand, edizione consultata, PP. 138-141).

Ma allora gli abitanti di Sodoma erano omosessuali sì o no? La Bibbia non lo dice, e questo invita a riflettere su come il testo sacro metta l’accento su tematiche più importanti rispetto a una singola condotta. Analizzando la storia del mondo antico e i costumi morali del tempo, possiamo presumere che a Sodoma come in Persia, in Ägypten, in Jerusalem, ad Atene e a Roma esistessero persone che praticavano in egual misura atti di natura omosessuale e atti di natura eterosessuale. Persone consapevoli del proprio sesso biologico — sapevano di essere maschi e femmine — e che vivevano queste pratiche con una libertà e leggerezza maggiori di quanto immaginiamo. Forse il secolo della liberalizzazione sessuale andrebbe cercato nell’antichità, nicht (Solo) nach dem 1968.

Tali tematiche ci permettono di parlare di atti più che di relazioni omosessuali. In Grecia avevano una funzione politico-civile definita; a Roma altri significati e scopi. Molti di coloro che praticavano atti omosessuali, a una certa età e per fini simili, tornavano ad atti eterosessuali e convolavano a nozze con una donna.

Per il mondo antico e per la filosofia dei Greci, il matrimonio era il solo istituto che garantisse la prosecuzione della famiglia e della società civile, cosa che una comunità di soli uomini o di sole donne non avrebbe potuto sostenere, come attestano i poemi classici, nei quali comunità femminili, per non estinguersi, cercano uomini.

Il mondo antico conosce un’antropologia della sessualità ancora primitiva, basata sugli istinti naturali, e non riusciva a definire pienamente la grandezza della sessualità umana così come il Cristianesimo l’ha proposta nei secoli — talora con toni discutibili — giungendo tuttavia a una teologia della corporeità in vista di una salvezza che include, non mortifica, Sexualität.

Forse siamo noi moderni ad aver categorizzato e definito la sessualità in modo così preciso — grazie alle scienze umane e alle neuroscienze. Il concetto di orientamento omosessuale è moderno. Secondo gli studiosi, l’attività sessuale nell’antichità poteva somigliare a una bisessualità consapevole esercitata in contesti e con scopi diversi. Anche perché il concetto di natura/contro natura era inteso diversamente da come lo intenderà la morale cristiana.

Adesso che sappiamo l’identità del peccato di Sodoma, comprendiamo che nelle tradizioni narrative della Bibbia non ci sono indicazioni puntuali — almeno come vorremmo — sulle pratiche omosessuali, né come comportamento da biasimare, né come atteggiamento da tollerare o favorire (vgl.. PCB 2019, n. 188). Einfach, la Bibbia parla della salvezza che Dio opera nella storia dell’uomo: una salvezza pedagogica che tiene insieme opposti e apparenti contraddizioni. In Cristo la salvezza si rivela e si affina, immettendo nel cuore dell’uomo un cambiamento non solo interiore, ma anche strutturale, che tocca le relazioni umane, e quindi anche la sessualità. Più fondamentale di un atto considerato peccaminoso è la persona umana, più grande del suo atto o del suo orientamento. Una fede vissuta e accolta con gioia comporta un cammino educativo liberante che ristabilisce e ridefinisce le relazioni in modo nuovo, così da percepire la bellezza di ciò che ci è stato dato — compresa la sessualità e il suo esercizio — affinché sia per me e per altri strumento di salvezza.

Sanluri, 18 Oktober 2025

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THE SIN OF SODOM AND THAT UNEXPRESSED DESIRE TO “GAY-IZE” SACRED SCRIPTURE AND LEGITIMIZE HOMOSEXUALITY WITHIN THE CHURCH AND THE CLERGY

Also dann, if we still have enough stomach hair left, we come to discover that even Sacred Scripture seems to be obsessed with homosexuality and homosexuals. We learn, for instance, that David and Jonathan may have been somewhat more than simple friends; that Sodom and Gomorrah were the capitals of LGBT+ love; and that even Jesus, with his apostles and with Lazarus of Bethany, had something to hide — in short, it would seem that no one is left innocent anymore.

- Wirksamkeit der kirchlichen Aktualität -

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Deckel.

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An Italian priest, Giovanni Berti, well-known as a cartoonist, recently published on his website a cartoon in which the good Lord threatens to incinerate those priests who still teach that the sin of Sodom consists in homosexuality.
In these schizophrenic times of ours, we are forced to witness such little shows, where there are more priests speaking about and worrying over homosexuality — desperately trying to normalize it within the Church and her clergy — than there are activists at Rome’s most famous Homosexual Cultural Circle, who are far more consistent and therefore more respectable in their free and unquestionable choices.

The best homosexuals, humanly and socially speaking, have always been those who, by their own unquestionable life choice, live their homosexuality openly, in freedom and coherence, without worrying about the Catholic Church and her moral teaching — because it simply does not concern them.

The worst, stattdessen, are the clerical parakeets, also known as the camp priests of the sacristy who would like to bend the principles of Catholic morality to their whims, in the desperate attempt to introduce LGBT+ claims into the Church and the clergy as a true Trojan horse.

These individuals should be sent to take lessons from Tommaso Cerno, former national president of Arcigay (Italy’s major left-wing gay association) and later elected to the Italian Senate — a brilliant figure of a free and intellectually honest homosexual, author of witty and sharp remarks such as: Since I am a serious homosexual, I have never been able to stand certain hysterical queens”. One would be tempted to reply: go tell that to our acidic sacristy queens! Und, with his unmatched irony and freedom of spirit, in various television and radio programs where a more colorful language is allowed — which, although apparently coarse, can in some contexts be effective and even socially useful — he often opens his remarks by repeatedly referring to faggots and by saying of himself: I have been a happily queer man ever since I was a child (sehen WHO, Qich, WHO, WHO, WHO, etc..)

Also dann, if we still have enough stomach hair left, we come to discover that even Sacred Scripture seems to be obsessed with homosexuality and homosexuals. We learn, for instance, that David and Jonathan may have been somewhat more than simple friends; that Sodom and Gomorrah were the capitals of LGBT+ love; and that even Jesus, with his apostles and with Lazarus of Bethany, had something to hide — in short, it would seem that no one is left innocent anymore.

But let us return to the cartoon by this Italian priest. What, in truth, is the sin of Sodom that so scandalizes certain Auf Seite priests? The text of Genesis says:

“They had not yet gone to bed when the townsmen, the men of Sodom, both young and old, all the people to the last man, surrounded the house. They called to Lot and said, ‘Where are the men who came to your house tonight? Bring them out to us that we may abuse them’” (vgl. Gen 19:4-5).

The Italian translation uses the verb “to abuse”, which already says something a bit more precise for a proper exegesis (ab-uti: to go beyond the permitted use). The original Hebrew text, aber, uses the expression “so that they might know them”. The Hebrew term is yādáʿ (יָדַע) and means “to have complete knowledge” — not always of a sexual kind — but in many cases it indicates a carnal knowledge, specific to the unitive act between a man and a woman. If this is so, and it is so, more than describing a homosexual act, the biblical account would bear witness to an attempted act of group violence, used as a sign of subordination and humiliation toward those foreigners considered hostile and dangerous.

In der Tat, in many peoples — and history bears witness to this — the supreme act of contempt toward an individual or an ethnic group has often consisted not in murder but in the violation of the body through an act of sexual abuse. And when the victims of such abuse were women, the consequent pregnancy resulting from the act of violence reaffirmed a will of subjugation and domination even in the child who would be born of it.

To proceed with greater precision, I shall report what the Pontifical Biblical Commission says in reference to this passage of Gen 19:4 in the document What is man? (ps 8:5), An Journey of Biblical Anthropology: “It must immediately be noted that the Bible does not speak of an erotic inclination toward a person of the same sex, but only of homosexual acts. And these are mentioned in only a few texts, which differ from one another in literary genre and importance. With regard to the Old Testament, we have two accounts (Gen 19 and Judg 19) that improperly evoke this aspect, and then certain norms in a legislative code (Lev 18:22 und 20:13) that condemn homosexual relations” (PBC 2019, n. 185).

The passage is very clear, and the concern of Scripture refers solely to the homosexual act, not to the relationships and affective implications between persons of the same sex as we know and conceptualize them today. This means introducing a substantially different reflection, namely the analysis of a case in moral theology in the light of anthropology alone. The Bible perceives and interprets the homosexual act within a sexuality clearly defined and within a relationality established by God between man and woman, male and female, which determines an order and a salvific plan (although even these categories, according to some Protestant biblical scholars, have been dismantled). In this sense, human sexuality itself, in God’s design, was conceived as an instrument of salvation and must be lived accordingly.

The biblical man, who is essentially a man of antiquity, viewed homosexual acts as they were understood and regarded in ancient times. Auf die gleiche Weise, Paul of Tarsus considered homosexual acts in those persons who, having embraced Christ, rediscovered even their sexuality as a new dimension of salvation (vgl. Rom 1:26–27; 1 Kor 6:9–11; 1 Tim 1:10).

But what were homosexual acts for the ancients? Essentially, they were seen as the overturning of the natural order of union and procreation, which assigned to the man an active-donative role and to the woman a passive-receptive one. A vision perhaps archaic, yet derived from the observation of the natural world, according to which: “It was believed that the sexual act required one active and one passive partner, that nature had assigned these roles respectively to male and female, and that homoerotic acts inevitably produced confusion in these roles, thereby confusing what is natural. In the case of relations between two males, it was thought that one of them was degraded by assuming the passive role, considered naturally reserved to the woman. In the case of two women, it was thought that one of them usurped the dominant, active role, considered naturally reserved to the man” (B. (J). Brooten, Paul’s Views on the Nature of Women and Male Homoeroticism, in Bibbia e omosessualità, Claudiana, Turin 2011, P. 25).

Deshalb, for such reasons of nature, sexual relations of this kind were not contemplated between two men or between two women. aber, this did not imply a moral judgment extended to the persons themselves: the discourse concerned the act, not the affective relationships as we understand them today, otherwise we would have to hypothesize a generalized historical homophobia.

Historians and scholars of the ancient world agree in noting the existence of prohibitions and penalties intended to regulate homoerotic practices in certain civilizations and circumstances, but there is no certainty as to their actual application, except for specific cases that will not be treated here and may be the subject of a future article.

Returning to the document of the Pontifical Biblical Commission, the matter can be clarified even further: “But what was in fact the sin of Sodom, deserving of so exemplary a punishment? …“ (PBC 2019, n. 186).

The sin of Sodom is a sin arising from a fundamental contempt for God that generates a proud rejection and an oppositional attitude toward those who are strangers to Sodom — not only Lot’s guests, but also Lot himself and his family. Sodom is the wicked city in which the stranger is not protected and the sacred duty of hospitality is no longer respected, because long ago its people ceased to welcome God. Something similar can be deduced from certain Gospel passages (vgl. MT 10:14–15; Lk 10:10–12), where reference is made to the punishment for rejecting those sent by the Lord — a rejection that will have consequences more severe than those that befell Sodom. In classical culture, this attitude corresponds to Hybris (ὕβρις): the violation of divine and natural law, leading to disastrous consequences, sacrilegious and inhuman acts.

Ja, but where did homosexuality go? Starting from the second century of the Christian era, a customary reading of the account in Gen 19:4 took shape in the light of 2 Pkt 2:6–10 and Jude 7. The narrative does not intend to present the image of an entire city dominated by homosexual desires; eher, it denounces the behavior of a social and political entity that refuses to welcome the stranger and seeks to humiliate him, forcing him by violence to undergo a degrading treatment of subjugation (vgl. PBC 2019, n. 187). If we wished to be more precise, we could describe the attempted violence as stuprum, which in Roman law defined an illicit sexual act, even without physical violence: stuprum cum virgine vel vidua oder Stuprum cum masculis (vgl. Eva Cantarella, Secondo natura, Feltrinelli, Milan, consulted edition, PP. 138–141).

But then, were the inhabitants of Sodom homosexual or not? Scripture does not say so, and this invites us to reflect on how the sacred text places the emphasis on themes far more important than a single behavior. By analyzing the history of the ancient world and the moral customs of the time, we may presume that in Sodom, as in Persia, Egypt, Jerusalem, Athens, and Rome, there were people who practiced both homosexual and heterosexual acts in equal measure. They were persons conscious of their biological sex — they knew themselves to be male or female — and who lived these practices with a freedom and lightness greater than we might imagine. Perhaps the true century of sexual liberalization should be sought in antiquity, nicht (nur) nach dem 1968.

Such themes allow us to speak of homosexual acts rather than homosexual relationships. In Greece, these acts had a specific political and civic function; in Rom, they bore other meanings and purposes. Many of those who engaged in homosexual acts, at a certain age and for similar reasons, returned to heterosexual acts and contracted marriage with a woman.

For the ancient world and for Greek philosophy, marriage was the only institution that guaranteed the continuation of the family and of civil society, something that a community made up solely of men or solely of women could not sustain, as attested by the classical poems in which female communities, in order not to die out, seek men.

The ancient world possessed an anthropology of sexuality that was still primitive, based on natural instincts, and it was unable fully to define the greatness of human sexuality as Christianity has proposed it throughout the centuries — at times with debatable tones — yet ultimately arriving at a theology of corporeality aimed at a salvation that includes rather than mortifies sexuality.

Perhaps it is we moderns who have categorized and defined sexuality so precisely — thanks to the human sciences and to neuroscience. The concept of homosexual orientation is modern. According to scholars, sexual activity in antiquity could resemble a conscious bisexuality practiced in different contexts and for different purposes. This was also because the concept of nature and against nature was understood differently from the way it would later be interpreted by Christian morality.

Now that we know the true identity of the sin of Sodom, we understand that in the narrative traditions of the Bible there are no precise indications — at least not as we would wish — concerning homosexual practices, neither as behaviors to be condemned nor as attitudes to be tolerated or favored (vgl. PBC 2019, n. 188). Quite simply, Scripture speaks of the salvation that God works in the history of humanity: a pedagogical salvation that holds together opposites and apparent contradictions. In Christ, salvation is revealed and refined, implanting in the human heart a change not only interior but also structural, which touches human relationships and therefore also sexuality. More fundamental than an act considered sinful is the human person, who is greater than his or her act or orientation. A faith lived and received with joy entails a liberating educational journey that restores and redefines relationships in a new way, so as to perceive the beauty of what has been given to us — including sexuality and its exercise — that it may be, for me and for others, an instrument of salvation.

Sanluri, 18th October 2025

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EL PECADO DE SODOMA Y ESE DESEO INEXPRESADO DE HACER GAY LA SAGRADA ESCRITURA Y LEGALIZAR LA HOMOSEXUALIDAD DENTRO DE LA IGLESIA Y DEL CLERO

Y si todavía nos queda algo de pelo en el estómago, llegaríamos a descubrir que incluso la Sagrada Escritura parece estar obsesionada con la homosexualidad y los homosexuales. Descubrimos, por ejemplo, que David y Jonatán tal vez fueron algo más que simples amigos; que Sodoma y Gomorra son las capitales del amor LGBT+, y que incluso Jesús, con sus apóstoles y con Lázaro de Betania, tenía algo que ocultar; en resumen, ya no se salva absolutamente nadie.

- Ecclesial News -

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Deckel.

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Un sacerdote italiano, Giovanni Berti, célebre dibujante, publicó hace unos días en su sitio web una viñeta en la que el buen Dios amenaza con incinerar a los sacerdotes que aún enseñan que el pecado de Sodoma consiste en la homosexualidad.

En tiempos esquizofrénicos como los nuestros debemos asistir a estos teatrillos en los que hay más sacerdotes que hablan y se preocupan por la homosexualidad — con el desesperado propósito de normalizarla dentro de la Iglesia y de su clero — que los activistas del más famoso Círculo de Cultura Homosexual de Roma, quienes son mucho más coherentes y, daher, más respetables en sus libres e incuestionables decisiones. Los mejores homosexuales, desde el punto de vista humano y social, han sido siempre aquellos que, por su libre e incuestionable elección de vida, viven su homosexualidad a la luz del sol, con libertad y coherencia, sin preocuparse por la Iglesia católica ni por su moral, porque el asunto no les concierne. En cambio, los peores en absoluto son las locas histéricas de sacristía, que quisieran doblegar los principios de la moral católica a sus caprichos, en el desesperado intento de introducir las reivindicaciones LGBT+ dentro de la Iglesia y del clero por medio de un verdadero caballo de Troya.

Estos sujetos deberían ser enviados a tomar lecciones de Tommaso Cerno, quien fue presidente nacional de Arcigay (asociación homosexual de la izquierda italiana) y posteriormente elegido senador de la República, una espléndida figura de intelectual homosexual libre y honesto, autor de frases inteligentes y divertidísimas como: “Siendo yo un homosexual serio, nunca he soportado a ciertas locas histéricas”. A uno le darían ganas de responderle: díselo a nuestros ácidos gays histéricos de sacristía!

Y, con una ironía y una libertad sin igual, en varios programas de televisión y radio donde se permite un lenguaje más colorido — que, aunque aparentemente vulgar, en ciertos contextos puede resultar más eficaz e incluso útil en plano sociocomunicativo — suele comenzar refiriéndose constantemente a los “maricones” y diciendo de sí mismo: “Yo soy felizmente un maricón desde que era niño” (véase HIER, HIER, HIER, HIER, HIER, etc..).

Y si todavía nos queda algo de pelo en el estómago, llegaríamos a descubrir que incluso la Sagrada Escritura parece estar obsesionada con la homosexualidad y los homosexuales. Descubrimos, por ejemplo, que David y Jonatán tal vez fueron algo más que simples amigos; que Sodoma y Gomorra son las capitales del amor LGBT+, y que incluso Jesús, con sus apóstoles y con Lázaro de Betania, tenía algo que ocultar; en resumen, ya no se salva absolutamente nadie.

Pero volvamos a la viñeta de este sacerdote italiano. ¿Cuál es realmente el pecado de Sodoma que escandaliza a ciertos curas Auf Seite? El texto del Génesis dice así:

“No se habían acostado todavía cuando los hombres de la ciudad, los habitantes de Sodoma, se apiñaron alrededor de la casa, jóvenes y viejos, todo el pueblo en pleno. Llamaron a Lot y le dijeron: ‘¿Dónde están los hombres que entraron en tu casa esta noche? Sácalos para que podamos abusar de ellos’” (vgl. Gen 19,4-5).

La traducción italiana utiliza el verbo “abusar”, que expresa algo un poco más preciso para una correcta exégesis (ab-uti: ir más allá del uso permitido). El texto hebreo original, en cambio, usa la expresión “para que pudieran conocerlos”. El término hebreo es yādáʿ (יָדַע) y significa “tener un conocimiento completo”, no siempre de tipo sexual, aunque en muchos casos indica un conocimiento carnal, propio del acto unitivo entre el hombre y la mujer. Si así fuera — y así es —, más que de un acto homosexual, el relato bíblico daría testimonio de un intento de violencia colectiva, utilizada como signo de subordinación y humillación hacia aquellos extranjeros considerados hostiles y peligrosos.

In der Tat, en muchos pueblos — y la historia lo demuestra —, el acto supremo de desprecio hacia un individuo o un grupo étnico no ha coincidido con el homicidio, sino con la violación del cuerpo mediante un acto de abuso sexual. Y cuando las víctimas de tales abusos han sido mujeres, el embarazo resultante del acto de violencia reafirmaba una voluntad de sometimiento y de dominio incluso sobre el hijo que habría de nacer.

Para proceder con mayor precisión, cito lo que dice la Comisión Bíblica Pontificia en referencia a este pasaje de Gén 19,4 en el documento ¿Qué es el hombre? (Soll 8,5). Un itinerario de antropología bíblica: “Debe señalarse de inmediato que la Biblia no habla de la inclinación erótica hacia una persona del mismo sexo, sino únicamente de los actos homosexuales. Y de éstos trata en pocos textos, distintos entre sí por género literario e importancia. En lo que respecta al Antiguo Testamento, tenemos dos relatos (Gén 19 y Jue 19) que evocan de manera impropia este aspecto, y luego unas normas en un código legislativo (lv 18,22 und 20,13) que condenan las relaciones homosexuales” (CBP 2019, n. 185).

El pasaje es muy claro, y la preocupación de la Biblia se refiere únicamente al acto homosexual y no a las relaciones ni a las implicaciones afectivas entre personas del mismo sexo, tal como hoy las conocemos y teorizamos. Esto significa introducir una reflexión sustancialmente distinta, como el análisis de un caso de teología moral a la luz exclusiva de la antropología. La Biblia percibe y lee el acto homosexual dentro de una sexualidad bien definida y de una relacionalidad establecida por Dios entre el hombre y la mujer, entre el varón y la hembra, que establece un orden y un plan de salvación (aunque estas categorías, según algunos biblistas de origen protestante, han sido desmanteladas). En este sentido, también la sexualidad humana, para Dios, fue pensada como instrumento de salvación y debe ejercerse de ese modo.

El hombre bíblico, que es esencialmente un hombre de la antigüedad, considera los actos homosexuales tal como en la antigüedad eran conocidos y comprendidos. Así también Pablo de Tarso consideraba los actos homosexuales en aquellas personas que, habiéndose adherido a Cristo, redescubrían como novedad salvífica incluso la sexualidad (vgl. Rom 1,26-27; 1 Kor 6,9-11; 1 Tim 1,10).

Pero ¿qué eran los actos homosexuales para los antiguos? En esencia, la inversión del orden natural de unión y de procreación, que asignaba al hombre una parte activa-donativa y a la mujer una parte pasiva-receptiva. Una visión quizás arcaica, pero derivada de la observación del mundo natural, según la cual: “Se creía que el acto sexual requería un compañero activo y otro pasivo, que la naturaleza había asignado esos roles respectivamente al varón y a la mujer, y que los actos homoeróticos inevitablemente generaban confusión en esos roles, confundiendo así lo que es natural. En el caso de las relaciones entre dos varones, se pensaba que uno de ellos se degradaba al asumir el papel pasivo, considerado naturalmente reservado a la mujer. En el caso de dos mujeres, se pensaba que una de ellas usurpaba el papel dominante, activo, considerado naturalmente reservado al hombre” (B. (J). Brooten, Paul’s Views on the Nature of Women and Male Homoeroticism, en Bibbia e omosessualitbei, Claudiana, Turin 2011, P. 25).

Por tales razones de naturaleza, entre dos hombres o entre dos mujeres no se contemplaban relaciones sexuales de este tipo. aber, esto no implicaba un juicio moral extendido a las personas: el discurso se centraba en el acto, no en las relaciones afectivas tal como hoy las entendemos, bajo pena de imaginar una homofobia histórica generalizada.

Los historiadores y estudiosos del mundo antiguo coinciden también en señalar la existencia de prohibiciones y sanciones destinadas a regular las prácticas homoeróticas en ciertas civilizaciones y circunstancias, aunque no se tiene certeza de su aplicación efectiva, salvo en algunos casos específicos que aquí no tratamos y que podrán ser objeto de un artículo posterior.

Volviendo al documento de la Comisión Bíblica Pontificia, puede precisarse aún mejor: “¿Pero cuál fue en realidad el pecado de Sodoma, merecedor de un castigo tan ejemplar?…” (CBP 2019, n. 186).

El pecado de Sodoma es un pecado derivado del desprecio fundamental hacia Dios, que genera un rechazo orgulloso y una conducta de oposición hacia quienes son extranjeros en Sodoma: no sólo los huéspedes de Lot, sino también el propio Lot y su familia. Sodoma es la ciudad malvada en la que el extranjero no está protegido y no se respeta el sagrado deber de la hospitalidad, porque desde hacía tiempo se había dejado de acoger a Dios. Algo similar se deduce de algunos pasajes evangélicos (vgl. MT 10,14-15; LC 10,10-12), donde se habla del castigo por el rechazo a los enviados del Señor, un rechazo que tendrá consecuencias más graves que las que cayeron sobre Sodoma. En la cultura clásica, esta actitud corresponde a la Hybriden (ὕβρις): violación del derecho divino y natural que desemboca en consecuencias nefastas, actos sacrílegos e inhumanos.

, pero ¿dónde ha quedado la homosexualidad? A partir del siglo II de la era cristiana se consolidó una lectura habitual del relato de Gén 19,4 a la luz de 2 Pe 2,6-10 y Jud 7. El relato no pretende presentar la imagen de una ciudad entera dominada por deseos homosexuales; más bien denuncia la conducta de una entidad social y política que no quiere acoger al extranjero y pretende humillarlo, obligándolo por la fuerza a sufrir un trato infamante de sometimiento (vgl. CBP 2019, n. 187). Si quisiéramos ser más precisos, podríamos circunscribir el intento de violencia como stuprum, que en el derecho romano definía una relación sexual ilícita, incluso sin violencia carnal: stuprum cum virgine vel vidua Ö stuprum cum masculis (vgl. Eva Cantarella, Según naturaleza, Feltrinelli, Milán, edición consultada, PP. 138-141).

Entonces, ¿eran homosexuales los habitantes de Sodoma, sí o no? La Biblia no lo dice, y esto invita a reflexionar sobre cómo el texto sagrado pone el acento en temas mucho más importantes que una sola conducta. Analizando la historia del mundo antiguo y las costumbres morales de la época, podemos suponer que en Sodoma, como en Persia, en Egipto, en Jerusalén, en Atenas y en Roma, existían personas que practicaban en igual medida actos de naturaleza homosexual y actos de naturaleza heterosexual. Personas conscientes de su propio sexo biológico — sabían que eran varones y mujeres — y que vivían esas prácticas con una libertad y una ligereza mayores de lo que imaginamos. Tal vez el verdadero siglo de la liberalización sexual habría que buscarlo en la antigüedad, Nein (Solo) después de 1968.

Estos temas nos permiten hablar de actos más que de relaciones homosexuales. En Grecia tenían una función político-cívica definida; en Roma, otros significados y fines. Muchos de los que practicaban actos homosexuales, a cierta edad y por motivos semejantes, regresaban a actos heterosexuales y contraían matrimonio con una mujer.

Para el mundo antiguo y para la filosofía de los griegos, el matrimonio era la única institución que garantizaba la continuidad de la familia y de la sociedad civil, algo que una comunidad compuesta solo por hombres o solo por mujeres no habría podido sostener, como atestiguan los poemas clásicos en los que comunidades femeninas, para no extinguirse, buscan varones.

El mundo antiguo poseía una antropología de la sexualidad todavía primitiva, basada en los instintos naturales, y no lograba definir plenamente la grandeza de la sexualidad humana tal como el cristianismo la ha propuesto a lo largo de los siglos —a veces con tonos discutibles—, llegando sin embargo a una teología de la corporeidad orientada hacia una salvación que incluye, no que mortifica, la sexualidad.

Tal vez seamos nosotros, los modernos, quienes hemos categorizado y definido la sexualidad de un modo tan preciso, gracias a las ciencias humanas y a las neurociencias. El concepto de orientación homosexual es moderno. Según los estudiosos, la actividad sexual en la antigüedad podía asemejarse a una bisexualidad consciente ejercida en contextos y con fines diversos. También porque el concepto de naturaleza/contra naturaleza se entendía de manera diferente de como lo interpretará la moral cristiana.

Ahora que conocemos la identidad del pecado de Sodoma, comprendemos que en las tradiciones narrativas de la Biblia no hay indicaciones precisas — al menos no como quisiéramos — sobre las prácticas homosexuales, ni como comportamiento que deba ser censurado, ni como actitud que deba ser tolerada o favorecida (vgl. CBP 2019, n. 188). Simplemente, la Biblia habla de la salvación que Dios realiza en la historia del hombre: una salvación pedagógica que mantiene unidos los opuestos y las aparentes contradicciones. En Cristo, la salvación se revela y se perfecciona, infundiendo en el corazón humano un cambio no solo interior, sino también estructural, que toca las relaciones humanas y, por tanto, también la sexualidad. Más fundamental que un acto considerado pecaminoso es la persona humana, más grande que su acto o su orientación. Una fe vivida y acogida con alegría comporta un camino educativo liberador que restablece y redefine las relaciones de un modo nuevo, permitiendo percibir la belleza de lo que nos ha sido dado —incluida la sexualidad y su ejercicio— para que sea, para mí y para los demás, instrumento de salvación.

Sanluri, 18 de octubre de 2025

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Mit Leo XIV., Bischof von Rom, der Titel des Primas von Italien taucht wieder auf

MIT LEO XIV, BISCHOF VON ROM, RIEMERGE IL TITOLO DI PRIMATE D’ITALIA

Questa definizione, blieb in offiziellen Texten lange stumm, wird nun in der Stimme des Papstes als Orientierungszeichen für die Kirche und für Italien wieder lebendig. Dopo anni di interpretazioni prevalentemente universali del papato, Leone XIV ha voluto rinnovare la dimensione originaria del suo ministero: il Sommo Pontefice è Vescovo di Roma e, dafür, guida e padre delle Chiese d’Italia.

– Attualità ecclesiale –

Autor Teodoro Beccia

Autor
Teodoro Beccia

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Tra le parole pronunciate dal Sommo Pontefice Leone XIV nel suo recente discorso al Quirinale, der 14 letzten Oktober, una in particolare ha risuonato con forza teologica e con intensità storica: «Come Vescovo di Roma e Primate d’Italia».

Questa definizione, blieb in offiziellen Texten lange stumm, wird nun in der Stimme des Papstes als Orientierungszeichen für die Kirche und für Italien wieder lebendig. Dopo anni di interpretazioni prevalentemente universali del papato, Leone XIV ha voluto rinnovare la dimensione originaria del suo ministero: il Sommo Pontefice è Vescovo di Roma e, dafür, guida e padre delle Chiese d’Italia.

Il titolo di Primate d’Italia esprime la verità ecclesiologica che unisce la Chiesa universale alla sua radice concreta, riconducendo il primato di Pietro alla sorgente sacramentale e alla comunione delle Chiese locali (vgl.. Das Licht, 22; Pastor aeternus, Kappe. (II)). Nella visione del Concilio Vaticano II, la funzione petrina non è mai disgiunta dalla dimensione episcopale e collegiale: der Bischof von Rom, in quanto successore di Pietro, esercita una presidenza di carità e di unità (Das Licht, 23), la quale si radica nella sua stessa sede episcopale. In diesem Sinne,, il titolo di Primate d’Italia non rappresenta un privilegio di tipo giuridico, ma un segno teologico ed ecclesiale che manifesta l’intima connessione tra il primato universale del Romano Pontefice e la sua paternità sulle Chiese d’Italia. Come ricorda San Giovanni Paolo II, il ministero del Vescovo di Roma «è al servizio dell’unità di fede e di comunione della Chiesa» (Für ein;, 94), e proprio da questa comunione scaturisce la dimensione nazionale e locale della sua sollecitudine pastorale.

Nella gerarchia cattolica della Chiesa latina, agli inizi del secondo millennio, sono previsti anche vescovi primati, prelati che con quel titolo — soltanto onorifico — sono preposti alle diocesi più antiche e più importanti di Stati o di territori, senza prerogativa alcuna (vgl.. Annuario Pontificio, ed. 2024). Il Vescovo di Roma è il Primate d’Italia: titolo antico, attuato nei secoli e tuttora vigente, sebbene con prerogative diverse che si sono succedute nel tempo.

Im Laufe der Jahrhunderte altri vescovi nella Penisola hanno avuto il titolo onorifico di Primate: l’Arcivescovo metropolita di Pisa mantiene il titolo di Primate delle isole di Corsica e Sardegna, l’Arcivescovo metropolita di Cagliari porta il titolo di Primate di Sardegna, l’Arcivescovo metropolita di Palermo mantiene il titolo di Primate di Sicilia, e l’Arcivescovo metropolita di Salerno quello di Primate del Regno di Napoli (vgl.. Annuario Pontificio, sez. “Sedi Metropolitane e Primaziali”).

Vario è stato l’ambito territoriale riferito al termine Italia: dall’Italia suburbicaria dei primi secoli cristiani, all’Italia gotica e longobarda, bis zum Regnum Italicum incorporato nell’Impero romano-germanico, sostanzialmente costituito dall’Italia settentrionale e dallo Stato Pontificio. Questa primazia non riguardava i territori dell’ex patriarcato di Aquileia, né i territori facenti parte del Regnum Germanicum — l’attuale Trentino-Alto Adige, Trieste e l’Istria —, in seguito appartenuti all’Impero austriaco. Oggi la primazia d’Italia viene attuata su un territorio corrispondente a quello della Repubblica Italiana, della Repubblica di San Marino e dello Stato della Città del Vaticano (vgl.. Annuario Pontificio, ed. 2024, sez. “Sedi Primaziali e Territori”).

La nozione di “Italia” applicata alla giurisdizione ecclesiastica non ha mai avuto un valore politico, ma un significato eminentemente pastorale e simbolico, connesso alla funzione unificante del Vescovo di Roma come centro di comunione tra le Chiese particolari della Penisola. Fin dall’epoca tardo-antica, in der Tat, der suburbicaria regio designava il territorio che, per antica consuetudine, riconosceva la diretta dipendenza dalla Sede romana (vgl.. Liber Pontificalis, vol. ich, ed. Duchesne). Im Laufe der Jahrhunderte, pur mutando le circoscrizioni civili e gli assetti statali, la dimensione spirituale della primazia è rimasta costante, come espressione dell’unità ecclesiale e della tradizione apostolica della Penisola.

Nei duemila anni di Cristianesimo, i popoli della Penisola e lo stesso episcopato hanno costantemente guardato alla Sede Romana, sia in ambito ecclesiastico sia in quello civile. Im 452 der Bischof von Rom, Leone I, su richiesta dell’imperatore Valentiniano III, fece parte dell’ambasceria che si recò nell’Italia settentrionale per incontrare il re degli Unni Attila, nel tentativo di dissuaderlo dal procedere nella sua avanzata verso Roma (vgl.. Prosper d’Aquitania, Chronicon, ad annum 452).

Sono i Papi di Roma che, die Jahrhunderte, sostengono i Comuni contro i poteri imperiali: il partito guelfo — e in particolare Carlo d’Angiò — diviene lo strumento del potere pontificio in tutta la Penisola. Il Romano Pontefice apparirà come l’amico dei Comuni, il protettore delle libertà italiche, contribuendo a dissolvere l’idea stessa di Impero inteso come detentore della piena sovranità, a favore di una sovranità diffusa e molteplice.

Das Konzept der iurisdictio sarà espresso con chiarezza da Bartolo da Sassoferrato (1313-1357): essa non è intesa soltanto come potestas iuris dicendi, ma soprattutto come il complesso di poteri necessari al governo di un ordinamento che non si accentra nelle mani di una sola persona o ente (vgl.. Bartolus de Saxoferrato, Tractatus de iurisdictione, in Opera omnia, New York, 1588, vol. IX). In questa visione pluralistica del diritto, la Sede Apostolica rappresenta il principio di equilibrio e di giustizia tra le molteplici forme di sovranità che si sviluppano nella Penisola, ponendosi come garante dell’ordine e della libertà delle comunità cristiane.

Ancora nel XIX secolo, Vincenzo Gioberti propose l’ideale neo-guelfo e una confederazione degli Stati italiani sotto la presidenza del Romano Pontefice, delineando una visione nella quale l’autorità spirituale del Papa avrebbe dovuto fungere da principio d’unità morale e politica della Penisola (vgl.. v. Gioberti, Del primato morale e civile degli Italianich, Bruxelles 1843, lib. (II), Kappe. 5). In sintonia, anche Antonio Rosmini riconosceva nella Sede Apostolica il fondamento dell’ordine politico cristiano, pur distinguendo tra potere spirituale e potere temporale, in una prospettiva che intendeva sanare la frattura tra Chiesa e nazione (vgl.. An. Rosmini, Die fünf Wunden der heiligen Kirche, Lugano 1848, Teil II, Kappe. 1).

Il titolo di Primate d’Italia, nell’età moderna, si riferiva dunque al Vescovo di Roma, sovrano di un vasto territorio e capo di uno Stato che si estendeva, wie andere, nella Penisola. Il territorio della primazia, infolge, non si identificava con quello di un solo Stato, ma si sovrapponeva alla pluralità delle giurisdizioni politiche dell’epoca. Wenn er Concordato di Worms (1122) aveva attribuito ai Papi di Roma la facoltà di confermare la nomina dei vescovi, in Italia — o meglio nel Regnum Italicum, comprendente l’Italia centro-settentrionale —, nel corso dei secoli la scelta dei vescovi venne concordata con i sovrani territoriali, secondo le consuetudini proprie degli Stati europei: o tramite presentazioni di terne, il primo dei quali era generalmente il prescelto, oppure con un’unica designazione da parte del principe titolare del diritto di patronato, come accadeva anche per il Regno di Sicilia (vgl.. Bullarium Romanum, T. v, Roma 1739).

Il coinvolgimento dell’autorità statale determinava spesso un sostanziale equilibrio tra Stato e Chiesa, nel quale il riconoscimento delle rispettive sfere d’azione permetteva alla Sede Apostolica di mantenere la propria influenza sulle nomine episcopali, pur entro i confini dei concordati e dei privilegi sovrani.

In pienaepoca giurisdizionalista del secolo XVIII, nell’episcopato della Penisola non trovarono spazio né le rivendicazioni episcopaliste, né quelle gallicane o germaniche, nonostante alcuni principi italiani tentassero di assecondare, se non patrocinare, tali teorie (vgl.. P. Prodi, Il giurisdizionalismo nella storia del pensiero politico italiano, Bologna 1968). In Toscana, l’ingerenza statale in materia religiosa raggiunse la sua piena attuazione sotto il granduca Pietro Leopoldo (1765-1790). Animato da sincero fervore religioso, il Granduca credette di compiere opera di vera devozione e pietà quando si adoperò per combattere gli abusi della disciplina ecclesiastica, le superstizioni, la corruzione e l’ignoranza del clero.

In un primo tempo nessuna protesta venne elevata dall’episcopato toscano, o perché vedeva l’inutilità di opporsi, o perché approvava quelle misure; vielleicht sogar warum, nell’episcopato toscano come nel clero, covava un’antipatia verso gli Ordini religiosi e si accettava volentieri una forma di autonomia dalla Santa Sede. Jedoch, nel sinodo generale di Firenze del 1787, tutti i vescovi dello Stato — tranne Scipione de’ Ricci e altri due — respinsero tali riforme, riaffermando la fedeltà alla comunione con il Romano Pontefice e difendendo l’integrità della tradizione ecclesiastica (vgl.. Acta Synodi Florentinae, 1787, arch. curiae Florentiae).

La Chiesa Cattolicaha sempre combattuto il formarsi di chiese nazionali, poiché tali tentativi risultano in aperto contrasto con la struttura stessa della comunione ecclesiale e con l’antica disciplina canonica. Già il can. XXXIV dei Canones Apostolorum — una raccolta risalente al IV secolo, attorno all’anno 380 — prescriveva un principio fondamentale di unità episcopale:

Episcopus gentium singularum scire convenit, quia inter eos primus habeatur, quem velut caput existiment et nihil amplius praeter eius consientiam gerant, quam illa sola singuli, quae paroeciae [in greco τῇ παροικίᾳ] propriae et villis quae sub ea sunt competant. Sed nec ille praeter omnium conscientiam faciat aliquid; sic enim unanimitas erit et glorificatur Deus per Christum in Spiritu Sancto (“Bisogna che i vescovi di ciascuna nazione sappiano chi tra di loro sia il primo e lo considerino come il loro capo, e non facciano nulla di importante senza il suo assenso; ciascuno si occuperà solo di ciò che riguarda la propria diocesi e i territori che da essa dipendono; ma anche colui che è primo non faccia nulla senza l’assenso di tutti: così regnerà la concordia e Dio sarà glorificato per Cristo nello Spirito Santo.”)

Questa norma, di sapore apostolico e di matrice sinodale, afferma il principio di unità nella collegialità, dove il primato non è dominio, ma servizio di comunione. So eine Vorstellung, assunta e approfondita nella tradizione cattolica, ha trovato la sua piena espressione nella dottrina del primato romano. Come insegna Papa Leone XIII:

«la Chiesa di Cristo è una per natura, e come uno è Cristo, così uno deve essere il suo corpo, una la sua fede, una la sua dottrina, e uno il suo capo visibile, stabilito dal Redentore nella persona di Pietro» (Satis cognitum, 9).

Infolge, ogni tentativo di fondare chiese particolari o nazionali indipendenti dalla Sede Apostolica è stato sempre respinto come contrario alla ein, sancta, catholica et apostolica Ecclesia. La subordinazione del collegio episcopale al primato petrino costituisce infatti il vincolo di unità che garantisce la cattolicità della Chiesa e preserva le singole Chiese particolari dal rischio di isolamento o di deviazione dottrinale (vgl.. Lumen gentium, 22; Christus der Herr, 4).

Il titolo di Primate, attribuito ad alcune sedi, era in realtà un mero titolo onorifico, al pari di quello di Patriarca conferito ad alcune sedi episcopali di rito latino (vgl.. Codex Iuris Canonici, kann. 438). Tale dignità, di natura esclusivamente cerimoniale, non comportava potestà giurisdizionale effettiva, né un’autorità diretta sulle altre diocesi di una determinata regione ecclesiastica. Il titolo aveva lo scopo di onorare la vetustà o la particolare rilevanza storica di una sede episcopale, secondo una prassi consolidata nel secondo millennio.

Diversa è invece la posizione e soprattutto le prerogative delle due sedi primaziali di Italia e Ungheria, che conservano una fisionomia giuridico-ecclesiale singolare all’interno della Chiesa latina. Secondo una tradizione secolare, il Principe-Primate d’Ungheria è rivestito sia di funzioni ecclesiastiche sia di compiti civili. Unter diesen, il privilegio di incoronare il sovrano — privilegio esercitato l’ultima volta il 30 Dezember 1916 per l’incoronazione di re Carlo IV d’Asburgo da parte di S. E. Mons. János Csernoch, allora Arcivescovo di Esztergom — e di sostituirlo in caso di impedimento temporaneo (vgl.. Acta Sanctae Sedis, vol. XLIX, 1917).

La primazia ungherese è attribuita alla sede arcivescovile di Esztergom (oggi Esztergom-Budapest), la cui antica dignità primaziale risale al secolo XI, quando re Stefano I ottenne dal Papa la fondazione della Chiesa nazionale ungherese sotto la protezione diretta della Sede Apostolica. L’Arcivescovo di Esztergom, come Primate d’Ungheria, gode di una posizione speciale su tutti i cattolici presenti nello Stato e di una potestà quasi-governativa sui vescovi e metropoliti, compresa la metropoli di Hajdúdorog per i fedeli ungheresi di rito bizantino. Presso di lui esiste un tribunale primaziale, da lui sempre presieduto, che giudica le cause in terza istanza: un privilegio fondato su una consuetudine immemorabile, più che su una norma giuridica espressa (vgl.. Codex Iuris Canonici, kann. 435; Annuario PontificiÖ, sez. “Sedi Primaziali”, ed. 2024). Egli è un cittadino ungherese, residente nello Stato, e spesso ricopre anche la carica di Presidente della Conferenza Episcopale Ungherese, esercitando una funzione di mediazione tra la Sede Apostolica e la Chiesa locale.

La primazia italiana, attribuita alla Sede Romana, possiede una configurazione del tutto particolare: il suo titolare, der Bischof von Rom, può essere — e in effetti negli ultimi pontificati è stato — un cittadino non italiano. Egli è sovrano di uno Stato estero, der Staat Vatikanstadt, non facente parte dell’Unione Europea, e non appartiene alla Conferenza Episcopale Italiana, pur mantenendo su di essa un’autorità diretta. In virtù del suo titolo di Primate d’Italia, il Romano Pontefice nomina infatti il Presidente e il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, come previsto dall’art. 4 §2 dello Statuto della CEI, che richiama espressamente «il particolare legame che unisce la Chiesa in Italia al Papa, Vescovo di Roma e Primate d’Italia» (vgl.. Statuto della Conferenza Episcopale Italiana, approvato da Paolo VI il 2 Juli 1965, aggiornato nel 2014).

Questa singolare configurazione giuridica mostra come la primazia italiana, pur priva di struttura amministrativa autonoma, conservi una funzione ecclesiologica reale, quale espressione visibile del legame organico tra la Chiesa universale e le Chiese d’Italia. In ciò si manifesta la continuità del primato petrino nella sua duplice dimensione: Universelle, come servizio alla comunione di tutta la Chiesa, e locale, come paternità pastorale esercitata sul territorio italiano (Das Licht, 22–23).

Si delinea così un’apertura del finis Ecclesiae ai problemi d’ordine internazionale e mondiale, cosa che è anche riscontrabile in alcuni paragrafi del Catechismo della Chiesa Cattolica, dedicati ai diritti umani, alla solidarietà internazionale, al diritto alla libertà religiosa dei vari popoli, alla tutela degli emigranti e dei profughi, alla condanna dei regimi totalitari e alla promozione della pace. Ciò che poi è maggiormente rilevante è che l’invito, Anstiftung, della Chiesa a perficere bonum non è solamente ancorato alla salus aeterna, al raggiungimento del fine ultramondano, ma anche al contingente, alle necessità immanenti dell’uomo bisognoso di aiuto materiale.

In base alla rivendicata primazia e ai sensi dell’art. 26 der Trattato Lateranense, l’azione pastorale dello stesso Pontefice si attua in più regioni d’Italia, tramite visite in molte città e santuari, effettuate senza che queste si presentino come viaggi in Stati esteri. L’uso invalso di considerare il Papa di Roma come il primo Vescovo d’Italia fa sì che i fatti d’Italia siano spesso presenti nelle sue allocuzioni o discorsi. Sovente egli visita zone della Penisola dove si sono verificati eventi dolorosi, e la presenza del Papa è vista dalle popolazioni come doverosa, richiesta come segno di conforto e di aiuto. Rientra inoltre, nel senso lato della primazia, il ricevere delegazioni degli organismi statali italiani. In questa prospettiva, la figura del Romano Pontefice come Primate d’Italia assume il valore di un segno di comunione tra la Chiesa e la Nazione, nella linea della missione universale che egli esercita quale successore di Pietro. La dimensione nazionale della sua sollecitudine pastorale non si oppone, ma anzi si integra, con la missione cattolica della Sede Apostolica, perché il Papa è insieme Vescovo di Roma, Padre delle Chiese d’Italia e Pastore della Chiesa universale (Praedicate Evangelium, Kunst. 2).

La triplice dimensione del suo ministero — diocesana, nazionale e universale — rende visibile quella unitas Ecclesiae che la fede professa e la storia testimonia. Così il titolo di Primate d’Italia, riemerso nella voce di Leone XIV, non appare come un residuo di onori passati, ma come un richiamo vivo alla responsabilità spirituale del Papato verso il popolo italiano, in continuità con la sua missione apostolica verso tutte le genti.

Velletri von Rom, 16 Oktober 2025

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Von Professor Alessandro Barbero ein Heiliger Franziskus „unter der Kruste“. wenn Heiligkeit mit Geschichte verbunden wird

VON PROFESSOR ALESSANDRO BARBERO EIN HEILIGER FRANZISKUS „UNTER DER KRUSTE“. WENN HEILIGKEIT MIT GESCHICHTE VERBINDET WIRD

Der Historiker Alessandro Barbero ist kein Katholik, er ist ein Laie, Aber es erzählt mehr Wahrheiten über den Heiligen Franziskus, als gläubige Katholiken über das Leben des Poverello gehört haben. Dies auf die gleiche Weise wie, in der Kinematographie, Die Regisseurin Liliana Cavani vertrat den realitätsnahen Francesco, Der Atheist ist Kommunist, durch einen jungen und männlichen Mickey Rourke. Bei allem Respekt vor dem Talent und der Erinnerung an Regisseur Franco Zeffirelli, der stattdessen einen zuckersüßen und völlig entvirilisierten Heiligen Franziskus darstellte.

- kirchliche Nachrichten -

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Deckel.

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Artikel im PDF-Druckformat

 

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Für ein paar Tage Ich begann, das neue Buch über den Heiligen Franziskus von Assisi von Professor Alessandro Barbero zu lesen, ein Gesicht, das mittlerweile nicht nur im akademischen Bereich bekannt und geschätzt ist.

Mickey Rourke spielt Franz von Assisi im Film von Regisseurin Liliana Cavani (Italien, 1989)

Als Historiker hat erfolgreich eine gute Aktion zur Verbreitung dieses Themas – der Geschichte – unternommen, das für viele während ihrer Schulzeit immer ein Thema der Langeweile war, vielleicht mehr wegen der Methodik, mit der es den Studenten erklärt und präsentiert wurde, als wegen des Gegenstands seines Studiums selbst.

Das Verdienst dieses Popularisierers ist zweifellos, dass es einem großen Publikum Geschichte und historische Themen näher gebracht hat, So wie es der Journalist Indro Montanelli mit seinen Büchern und Interviews über die Geschichte Italiens tat, die wir als investigative Geschichte bezeichnen könnten, wie es nur ein erfahrener und erfahrener Journalist tun kann.

Die Geschichte ist der Lehrer des Lebens und erfahren Sie mehr über die Geschichte, derjenige ohne ideologische Färbung, das viele Widersprüche und schwarze Löcher hat, derjenige, der nicht von den Gewinnern allein geschrieben wurde, Die Kenntnis von Fakten und Quellen ist äußerst nützlich, um uns selbst kennenzulernen und zu wissen, wie wir die Zukunft ausrichten können, und vielleicht auch, um große Fehler zu vermeiden. Doch leider ist dies nicht immer der Fall.

Bis zu dieser Rede es gilt für Weltkriege, Wir sind uns vielleicht alle über die Fakten der jüngeren Geschichte und der Antike einig, Aber was passiert, wenn die Geschichte spezifischere Themen und Themen wie Hagiographie oder Theologie berührt?? Brunnen, Man muss wissen, wie man das richtige Gleichgewicht zwischen den Teilen und Disziplinen aufrechterhält, aber ich persönlich glaube, dass man wissen muss, wie man eine gute Geschichte macht, und gehen Sie von einer guten historischen Grundlage in Bezug auf die Themen der Hagiographie und Theologie aus, Es ist äußerst wichtig zu verstehen, wie Gott im Leben der Menschen wirken kann, Gerade auf diese menschliche Art, die nicht ohne Widersprüche ist, der Langsamkeit, von Überraschungen, die offenbar einer gewissen frommen Vorstellung von göttlichem Handeln und Heiligkeit widersprechen.

Zum Leben des Heiligen Franziskus, Diese Realität wurde unmittelbar nach seinem Tod und angesichts seiner raschen Heiligsprechung deutlich. Wir, seine Brüder und Verfechter seiner Ideale, Wir hatten vielleicht eine zu große konservative Sorge, die uns dazu brachte, zu sehen (und zu zeigen) Bruder Franziskus als unerreichbares Vorbild, bis zu dem Punkt, dass man ihn – wie die Ikonographie dann besser erklären kann – als einen neuen Christus auf Erden betrachtet, und dies nicht nur aufgrund der Gabe der heiligen Stigmata, die das letzte Siegel waren, das ihm das Wort Gottes gab (vgl. Dante Alighieri, Paradies, XI Gesang) aber auch dank einiger biografischer Farben, die die offiziellen Versionen präsentiert haben.

Wohlgemerkt, Als Moderne wollen wir keinen Prozess machen Größere Bildunterschrift des Heiligen Bonaventura, der dazu beitrug, im kollektiven Gedächtnis das Bild des Heiligen Franziskus als im Wesentlichen mystischen und Protagonisten nur märchenhafter Ereignisse zu verankern, der seine Ähnlichkeit mit Christus bekräftigte. In diesem historischen Moment im weitesten Sinne – für die mittelalterliche Gesellschaft, für die katholische Kirche, Für das Überleben des Ordens der Minderjährigen war ein hagiographisches und kein biographisches Verfahren, wie es der heilige Bonaventura durchführte, nahezu obligatorisch.

Gesucht wurden Sicherheit und Stabilität und mit seiner List und Intelligenz gelang ihm die Aufgabe. Vor allem wurde ein Vorbild gesucht und oft führte dieser Wunsch dazu, dass die Taten eines „heiligen Mannes“ perfekt beschrieben wurden., Wir lassen jene Teile der normalen Zerbrechlichkeit und Menschlichkeit weg, die stattdessen die ersten sind, die die Heiligkeit eines Menschen bezeugen, wenn wir die Lehre des Heiligen Gregor des Großen berücksichtigen: «Wunder, die nicht vollbracht, sondern zur Schau gestellt werden» (Wunder schaffen keine Heiligkeit, Sie sind jedoch eine Manifestation oder Demonstration davon)

Zeichnen Sie eine Figur des Heiligen Franziskus nach so edel und unerreichbar, dass es für viele vielleicht ein unerreichbares Ziel darstellte, plus eins Legende Was für ein echtes Leben; Eine Geschichte, die gelesen werden musste, um das Herz mit guten und heiligen Inspirationen und moralischen und religiösen Lehren zu erwärmen, die nicht immer wirklich praktikabel sind, weit entfernt von der Gewöhnlichkeit seiner Brüder und seiner Anhänger.

Ich denke, das hat auch dazu beigetragen in den folgenden Jahrhunderten zu vermehren, jener Lebensvisionen des Heiligen Franziskus, entgegenkommender und praktikabler, die einer ideologisch ausgerichteten Moderne wie der unseren so sehr am Herzen liegen: der Pazifist Franziskus, Ökologe, Tierschützer, vegan, Vorreiter eines entgegenkommenden interreligiösen Dialogs, pauperista, kommunistisch bevor Brief. Visionen, die heute vielleicht realistischer sind, aber völlig falsch und weit entfernt von den wahren Absichten des armen Mannes von Assisi.

Wie ich bereits unterstreichen durfte in einem anderen Artikel von mir (du siehst WHO) Der heilige Franziskus ist eine Person, vor einem Heiligen, äußerst kompliziert, innerhalb einer gleichermaßen komplizierten historischen und kirchlichen Periode, Daher kann nur eine objektive und gesunde historische Forschung sie in einem möglichst wahrheitsorientierten Diskurs rekonstruieren, dazu Francesco di Pietro di Bernardone Null, was man unter der Kruste vieler Annehmlichkeiten erkennen kann, denen es zu verdanken ist, obtorto Hals, seraphisch unterwerfen und vielleicht sogar ertragen.

Das Verdienst des Historikers Barbero - sowie andere, die sich für den Heiligen Franziskus interessierten, Ich denke an Franco Cardini und Chiara Frugoni – es geht darum, ihn als einen Mann innerhalb einer ganz bestimmten Geschichte zu beschreiben, ein gequälter Mann, hart, fähig zu sehr süßen Gesten und unerwarteter Härte, ein Mann, der offen für Transzendenz und die Widersprüche seiner Zeit ist.

Die historische Lesart des Heiligen Franziskus Es ermöglicht uns auch, das Wissen über eine mittelalterliche Kirche zu erweitern, die für den Poverello im Gegensatz zu den vielen zeitgenössischen Bewegungen, die in Häresie und schismatische Gewalt verfielen, keine Quelle des Skandals darstellte. Den Heiligen Franziskus als Geißel der Bräuche der Kirche – und der Kirche als institutioneller Körperschaft – an der Jacke zu ziehen, ist äußerst unangemessen. Andere taten dies, wenn überhaupt mit gutem Grund, aber der heilige Franziskus tat es nicht, er wünschte es auch nicht, für ihn war die Kirche das, das bestmögliche existierende, weil es von Christus so gewollt war, also keine utopische Neugründung von Grund auf, sondern eine Erneuerung Im inneren Menschen der dann sein Herz auf seiner Seite hat Lebensform was mit aller Leidenschaft in der Verlängerung der Regola non bullata zum Ausdruck kommt.

Der heilige Franziskus liebt die katholische Kirche, seine, derjenige, der gibt 1182 Von nun an wird es ihn von seiner Taufe bis zu seiner Beerdigung in der kleinen Kirche San Giorgio begleiten, keine weitere ideale Kirche. Er liebt und respektiert die Hierarchie der Kirche, von den ärmsten und moralisch fragilen Priestern bis zu seinem Bischof von Assisi (Guido) Wer wird Zeuge seines Ausziehens sein?, um den Bischof von Rom zu erreichen (Innozenz III. und Honorius III) der ihn in seiner Lebensabsicht bestätigen wird ohne Glanz das Heilige Evangelium unseres Herrn Jesus Christus Lebensform. Franziskus ist nicht blind gegenüber den Fakten, sondern hat verstanden, dass die wirksamste Erneuerung eine persönliche ist, Es beginnt im Inneren, und deshalb urteilt er nicht, sondern lässt ihn und seine Brüder das Zeichen einer echten Veränderung sein und werden – dieser gute Sauerteig des Evangeliums – der in der Lage ist, die gesamte katholische Kirche zu verbessern. Eine Methodik der kirchlichen Erneuerung wie die des Heiligen Franziskus ist in pastoralen Plänen und Programmen auch heute noch schwer zu finden.

Der heilige Franziskus ist ein Liebhaber und Liebhaber des abenteuerlichen Lebens des Mittelalters, Er träumt davon, ein Ritter zu sein und sieht seine Brüder als Ritter Christi ohne Makel und mit reinem Herzen. Er kennt die erstaunlichen und faszinierenden Abenteuer von Gestenlied und ist zugleich Zeuge der politisch-kirchlichen Ereignisse, die zu den Kreuzzügen führten. Wir stellen fest, dass Franziskus die Kirche nicht kritisiert, selbst wenn sie zu Kreuzzügen aufruft. Er bleibt jedoch ein Mann des Mittelalters und weiß, dass selbst die Kreuzzüge trotz ihrer Tragödie Bedeutung und Verdienst haben.. Ihm folgten mehrere Heilige, die die Kreuzzüge und ihre Gründe für legitim hielten, sie predigten ihr, unter ihnen ein weiterer berühmter Franziskaner, Bernardino degli Albizzeschi aus Massa Marittima, bekannt als San Bernardino da Siena. Allerdings habe ich die Grausamkeiten des Krieges persönlich kennengelernt, der Schlacht, der Inhaftierung, von den Wunden und Verstümmelungen seiner Gefährten, Der heilige Franziskus beschließt, zum Sultan zu gehen, indem er sich für eine andere Wahl entscheidet, nicht das der Waffen, sondern das des Wortes.

In Ägypten vor Al-Malik al-Kāmil verkündet Christus und das Evangelium, eine ganz andere und mächtigere Waffe als das Schwert, Ein Dialog, der nicht in politische Korrektheit verfällt, sondern in eine entschiedene Aufforderung zur Bekehrung des Sultans von Ägypten und Syrien, den Gott regieren zu lassen, der Frieden bringt und den Friedensstifter schlechthin hervorbringt. Es ist nicht verwunderlich, dass der Sultan sich durch die Worte des Heiligen Franziskus nicht beleidigt fühlt, Wir erinnern uns, dass es in Ägypten bereits koptische Christen gab und der Sultan und sein Hof es gewohnt waren, Christen und Geistliche im Land Ägypten ordinieren zu sehen und mit ihnen zu streiten. Die Tat des Heiligen Franziskus ist keine vulgäre politische Propaganda für die katholische Kirche, sondern eine echte Einladung zur Bekehrung und Erlösung, wie es mehrere Mitglieder des Ordens der Minderjährigen in Marokko und anderen Gebieten des islamischen Glaubens taten und in den folgenden Jahrhunderten sehr oft den Märtyrertod erlitten.

Das Buch von Professor Barbero beschäftigt sich mit diesen und anderen Themen, ein Bild des Heiligen Franziskus ans Licht bringen, das Ideologien überwindet und Make-up aus einem hagiographischen Bild. Der Verdienst besteht zweifellos darin, einen unbequemen Heiligen Franziskus kennenzulernen, der sich nicht in eine einzige Vision einordnen lässt, Seine Geschichte innerhalb der Geschichte ermöglicht es uns, sie noch mehr wertzuschätzen und ein konkretes und lebendiges Bild davon zurückzugeben.

Schlussfolgern, das gleiche Thema der Armut, von dem der heilige Franziskus träumt, heiratet und empfiehlt ist das, was zuerst mit einem erreicht wurde Kenosis von sich selbst als einem Mann, der seine Grenzen erkennt und sein zitterndes Herz kennt. Materielle Armut ist nicht das Ende, sondern die im Laufe der Jahre entstandene Konsequenz einer immer tieferen Armut. Auf diese Weise können wir den heiligen Franziskus in der Demütigung und Entblößung eines Lebens, das in den Augen der Welt scheinbar wie ein Misserfolg erscheint, mit Christus gleichsetzen. Nach dem Tod des Heiligen Franziskus diskutieren seine Söhne gerade über das Thema der geistlichen Armut und beginnen mit den ersten Kontroversen, die in den nachfolgenden Reformen auftreten werden.

Die Armut des Heiligen Franziskus es nimmt innerhalb verschiedener realer Fakten seiner Geschichte Gestalt an: in seiner körperlichen und geistigen Erschöpfung nach seiner Gefangenschaft in der Schlacht von Collestrada 1202 was ihn in seinen Idealen des Rittertums verändert. In der Begegnung mit dem Aussätzigen, die das konkrete Beispiel für die Entbehrungen ist, die jede Krankheit dem Kranken auferlegt, aber auch das klare Zeichen dafür, dass die Umkehr Entschlossenheit und Gewalt erfordert (vgl. MT 11,12). Bis er abgelehnt und nicht mehr als Oberhaupt seines Ordens anerkannt wurde, der damals einen großen Teil Europas erreichte und ohne ihn auskommen konnte. Der moderne Mensch, der die heilige Armut des Heiligen Franziskus schätzt, sollte daran erinnert werden, dass dies durch mehrere Rückschritte erreicht wird, sich selbst zunichte machen, Die eigenen Grenzen betrachten und sie mit der vollkommenen Freude eines Menschen akzeptieren, der es geschafft hat, alles in die Hände Gottes zu legen.

Der Historiker Alessandro Barbero ist kein Katholik, er ist ein Laie, Aber es erzählt mehr Wahrheiten über den Heiligen Franziskus, als gläubige Katholiken über das Leben des Poverello gehört haben. Dies auf die gleiche Weise wie, in der Kinematographie, Die Regisseurin Liliana Cavani vertrat den realitätsnahen Francesco, Der Atheist ist Kommunist, durch einen jungen und männlichen Mickey Rourke. Bei allem Respekt vor dem Talent und der Erinnerung an Regisseur Franco Zeffirelli, der stattdessen einen zuckersüßen und völlig entvirilisierten Heiligen Franziskus darstellte.

Wir wünschen Alessandro Barbero, weltlich und nicht-katholisch, in der Weisheit des vergangenen Zeitalters, Auch der heilige Franziskus war ein Komplize, kann Gott näher kommen und sich in ihm finden, Quelle aller Weisheit, alles gut.

Sanluri, 9 Oktober 2025

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Beerdigung des Apostolischen Nuncio Adriano Bernardini. Homily von Pater Ariel S ausgesprochen. Levi di Gualdo - Bestattungsmasse für den apostolischen Nuncio Adriano Bernardini. Homily von Pater Ariel S geliefert. Levi von Gualdo -

Italienisch, Englisch, spanisch

 

Beerdigung des Apostolischen Nuncio Adriano Bernardini. Homily von Pater Ariel S ausgesprochen. LEVI GUALDO

Diözese San Marino-Montefeltro, Klosterkirche von Piandimeleto, 15 September 2025 Stunden 15:00. Exequine von S.E.. Mons. Adrian Bernardini, Erzbischof der Besitzer von Faleri und Apostolischer Nuntius.

- Kirchennachrichten -

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† Aus dem Evangelium nach Johannes (14, 1-6)

Damals, Jesus sagte seinen Jüngern: „Dein Herz ist nicht beunruhigt. Glauben Sie an Gott und glauben Sie auch an mich. Im Haus meines Vaters gibt es viele Orte. wenn nicht, Ich hätte es dir gesagt. Ich gehe, um einen Platz vorzubereiten; Wenn ich weg bin und ich dir einen Platz vorbereitet habe, Ich werde zurückkommen und dich mitnehmen, Warum bist du wo ich bin. Und der Ort, an dem ich gehe, Sie wissen den Weg ". Tommaso sagte es ihm: «Lord, wir wissen nicht, wohin du gehst, und wie können wir den Weg wissen?». Jesus sagte es ihm: "Ich bin der Weg, die Wahrheit und das Leben. Niemand kommt zum Vater außer durch mich. Dein Herz ist nicht beunruhigt. Glauben Sie an Gott und glauben Sie auch an mich. Im Haus meines Vaters gibt es viele Häuser. wenn nicht, Ich hätte es dir jemals gesagt: Ich werde einen Platz vorbereiten? Wenn ich weg bin und ich dir einen Platz vorbereitet habe, Ich werde wieder kommen und dich mitnehmen, Denn wo ich auch du bin, du auch. Und der Ort, an dem ich gehe, Sie wissen den Weg ". Tommaso sagte es ihm: “Mann, Wir wissen nicht, wohin Sie gehen; Wie können wir den Weg wissen??». Jesus sagte es ihm: “Ich bin der Weg, die Wahrheit und das Leben. Niemand kommt zum Vater außer durch mich”».

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Geschätzte Bischöfe Domenico, Hirte davon unseres Bestimmte Kirche e Andreas, emeritus, Konfrontiert Freunde und alle von euch lieber Geschenk hier: «Gnade an Sie und den Frieden von Gott, unser Vater, und durch den Herrn Jesus Christus ".

Empfangen der 30 August die heilige Salbung der Kranken Adrian Bernardini Erzbischof der Besitzer von Vermissen und apostolischer Nuncio, Die Worte des Johannesevangeliums flüsterten mir zu: "Vati, Die Zeit ist gekommen " (GV 17, 1-2). Aus diesem Grund habe ich mich entschieden, ihn mit einer Pause aus diesem vierten Evangelium zu begrüßen, Wo der Apostel Petrus Jesus fragt: «Lord, wohin gehst du?». Jesus reagiert auf Pietro, der noch nicht bereit war: "Wohin ich gehe, Sie können mir vorerst nicht folgen; Sie werden mir später folgen ". Das gleiche hatte kurz vor allen Jüngern gesagt: «Wohin ich gehe, Du kannst nicht kommen " (GV 13, 33-34).

Auf dem Bild: S.E.R. Mons. Adrian Bernardini (13.08.1942 – † 11.09.2025) und Pater Ariel S.. Levi di Gualdo, sein Privatsekretär (2017-2025)

Sie sind Fragmente die die Emotionen für die bevorstehende Ablösung des göttlichen Meisters enthüllen. Vielleicht ist deshalb die Worte des neu verkündeten Evangeliums mit einer Einladung Jesu, der wird, der wird, Zusätzlich zur versprochenen Versprochenheit auch Balsamo: „Dein Herz ist nicht beunruhigt. Glauben Sie an Gott und glauben Sie auch an mich. Im Haus meines Vaters gibt es viele Häuser ".

Mit seinen Worten Jesus macht seine Abreise und Leere, die seine Jünger die Möglichkeit gibt, die Gelegenheit zur Wiedergeburt zu haben. Um Glauben bitten, Er drängt sie, die Angst vor dem Neuen und den Schrecken der Verlassenheit im Mut zu verändern, sich selbst zu geben, Lehne sich auf den Herrn, der verspricht, einen Platz für sie vorzubereiten. Er lebt seine Abreise in Bezug auf diejenigen, die bleiben und zeigen, dass er sie nicht aufgibt, Aber eine andere Phase der Beziehung zu ihnen ist eine Einweihung. Die Abteilung ist angesichts eines neuen Empfangs, der auf einem genauen Versprechen beruht: "Ich werde dich mitnehmen" (GV 14,2-3).

Unter schwierigen Umständen wie diesem Es ist schön, zum Anfang zurückzukehren, Wenn die Jünger, die Zukunft des Apostels, Sie hatten den ersten Kontakt mit Jesus und fragten ihn: „Rabbi, Maestro, wo Sie leben?». er sprach zu ihnen:: "Komm und sieh".

"Bleiben" oder "Wohnung", "Kommen" und "sehen" Sie sind die Verben, die vor allem im Johannes -Evangelium den Weg des Glaubens beschreiben, Die Ankunft des Schülers und die Antwort auf Pietros Frage: "Wohin gehst du?, wo wir uns treffen und dich wieder finden können?». Jesus wird eines Tages sagen: „Bleib in meiner Liebe, Wie der Zweig im Rebstock bleibt, Weil ich die Gebote meines Vaters und ich in seiner Liebe beobachtet habe. Das ist der Ort, an dem ich wohne, Ich bleibe und lebe " (GV 15,9-10).

Hier ist das Ziel des Schülers für das es nicht notwendig sein wird, auf den Todesstrang zu warten, Weil es hier ist, jetzt schon, Für alle verfügbar, Weil Jesus davongekommen ist. Es ist keine zukünftige Realität, die sich durch den Tod als jenseits dieses Lebens erweisen wird, harte Pass für diejenigen, die darüber hinausgehen müssen, und ein schmerzhaftes Erbe für diejenigen, die mit Erinnerung leben müssen, Aber es ist ein Geschenkgeschenk für diejenigen, die "an ihn glauben" (GV 14,12).

Es ist daher nicht einmal unser Herz angesichts der Ablösung beunruhigt, Machen wir uns vielmehr bereit, den Ort zu erkennen, an dem jeder von uns für das ewige Zuhause verantwortlich ist, das uns erwartet. Ähnlich anstelle des geliebten Jüngers, der im letzten Abendessen seinen Kopf auf die Brust Jesu lehnte. Er wurde in die Brust Jesu gelegt (GV 13,25), WHO, Wie der Prolog Giovanneo sagt: "Er kehrte in die Brust seines Vaters zurück und öffnete den Weg" (GV 1,18), Jetzt "kam er seine Stunde, um von dieser Welt zu seinem Vater zu gehen (GV 13,1) sagt uns,: "Niemand kommt zum Vater, außer durch mich".

Um zu versuchen, die nicht einfachen Gründe vorzuschlagen, Aber die Kirche hat das Heilige Evangelium verfolgt und machbar, einschließlich Diplomatie. Dies ist der apostolische Nuncio: ein Träger und Ansager des heiligen Evangeliums, das zur Schaffung des Frieden Christi in der Welt. Aber versuchen wir, alles mit einem konkreten Beispiel darzustellen: im Oktober 1962 Die Welt berührte den dritten Weltkrieg mit der "Kuba -Krise". Inzwischen die beiden Gesprächspartner, Nikita Kruscev und John Fitzgerald Kennedy konnten nicht mehr sprechen oder behandeln, Weil auch nicht bereit war, einen Schritt zurückzutreten. In diesem tragischen Moment intervenierte der heilige Papst Johannes John xxiii das, gut zu erinnern, Es war nicht richtig, dass einfacher Landwirt, der in bestimmten beliebten Ikonografien betroffen ist, Es kam aus der Welt der Diplomatie und war auch ein Diplomat gewesen, Besonders in seinem Mandat als apostolischer Nuncio in Frankreich. Die beiden Gesprächspartner akzeptierten den Appell gleichzeitig und die Raketenköpfe auf Kuba kehrten zurück zurück. Ein paar Monate später, Im April 1963, Der Heilige Papst veröffentlichte seine Enzyklika Frieden auf Erden. Die Friedensbotschaft des Evangeliums setzte sich dank der päpstlichen Diplomatie durch. Heute, Die Bücher der zeitgenössischen Geschichte, Sie erzählen, dass diese diplomatische Intervention die Menschheit vor dem Risiko eines Dritten Weltkriegs rettete.

Anstatt die Litanien seiner Tugenden zu rezitieren Ich werde einen seiner Mängel erwähnen, Um zu demonstrieren, wie ein Diener der Kirche und das Papsttum einen Defekt durch die drei Tugenden des Glaubens verändern kann, Hoffnung und Nächstenliebe (vgl.. Kor 13, 1-13), Wer steht nicht auf Emotionen, schlechter bei viszeralen Ideologien, aber aus der Vernunft. Glaube sucht Verständnis und umgekehrt Glaube sucht Verständnis, oder: Der Glaube erfordert den Grund und umgekehrt Vernunft erfordert Glauben, Als Vater der Schule klassische Sant'anselmo d'Aosta wurde nach dem Gedanken an den Heiligen Vater und Doktor der Agostino -Kirche Bischof von Hippona renoviert: Ich glaube, dass, um zu verstehen, und umgekehrt Ich verstehe, dass Sie vertrauen können,, oder, Ich denke zu verstehen, Ich verstehe zu glauben. Bis zum Heiligen Papst Johannes Paul II., Der diese Beziehung zwischen Vernunft und Glauben an die Enzyklika zusammenfasste Glaube und Vernunft, Glaube und Vernunft.

Durch das Temperament aufgelöst, Er war in der Lage, nicht zu verstehen. In den letzten Lebensmonaten wurde es durch die Krankheit geschwächt, aber seinen besonderen Charakter behalten. Ein Tag, Während seines letzten Krankenhausaufenthalts im römischen Pflegeheim Villa del Rosario - wo er übrigens von Ärzten genau betreut wurde, von Sanitätern und Nonnen -, Er begann nur eine falsche Sache zu betrachten, die für ihn schädlich sein könnte. Ich sagte zu ihm und, anfangs, Fast wütend, Aber ich ließ ihn nach, um ihn an die Seite des Evangeliums zu erinnern, in dem die Rede, in der Jesus Pietro erzählt, erzählt wird: "In Wahrheit, in Wahrheit sage ich Ihnen: wenn Sie jünger waren, verwendet man sich kleiden, und ging, wo Sie; Wenn du aber alt sind, werden Sie Ihre Hände ausstrecken, und jemand anderes wird dich gürten und führen Sie, wo Sie nicht wollen " (GV 21, 18). Er lächelte und antwortete ironisch: Gut, Ich werde dir folgen, Aber versuchen Sie, mich dorthin zu bringen, wo ich gehen möchte. ".

Menschen mit einem gelösten Charakter Christentum schulden viel, Denken Sie nur an die Verabschiedung der Apostelhandlungen der Apostel, in denen der gesegnete Apostel Paulus "mit den Griechen diskutierte" (Übersetzung: mit ihnen gestritten); "Aber diese versuchten ihn zu töten" (Übersetzung: Weil sie es nicht bestand). «Die Brüder, es wissen, Sie führten ihn nach Cäsarea und schickten ihn von dort nach Tarsus. " (Übersetzung: Wir versuchen, sein Leben im Namen der neugeborenen christlichen Wohltätigkeitsorganisation zu retten). Und zur Schließung der diplomatischen Schlussfolgerung dieser Chronik: «Also die Kirche, In ganz Judäa, in Galilea ist in Samaria, Er hatte Frieden " (die übersetzt bedeutet: Zum Glück ging er) (Bei 9, 29-31). aber jetzt, Was wir dem entschlossenen und nicht sehr eckigen Charakter des gesegneten Apostels Paulus verdanken?

Ich habe seinen Willen geehrt Vermeidung von Sachifikationen durch epische Geschichten und triumphale Biografien, Wie manchmal wird es an die Beerdigung gewöhnt, Dinge von ihm verabscheuen, Auch weil keiner von uns das Urteil Gottes kennt, Aber wir alle wissen, wie groß seine Belohnung für seine treuen Diener ist, Weil nur die von den authentischen Tugenden geschmiedeten Glaubensmänner ihre offensichtlichen Mängel im kostbaren Dienst an der Kirche ändern können; Und in diesem Sinne, Von San Paolo nach Sant'Agostino, Die Liste dieser außergewöhnlichen Männer ist sehr lang. Schäden Sie die Kirche nicht die Männer, die durch ihre Charakterstärke gelöst wurden, Aber diejenigen, die nicht wissen, wie man Ja sagt, wenn es ja und nein ist, wenn es Nein ist (Sehen. MT 5, 37); Sie sind die schwachen stolz auf ihre verschleierte Schwäche von Spiritualismen und Mystik, nicht bewusst, dass wir, Im Folgenden von Christus, Wir sind als Salz aufgerufen, kein Zucker Land (vgl.. MT 5, 13-16). In der Tat, Als wir Priester geweiht wurden, erhielten wir keinen süßen Gedanken, Der weihende Bischof erzählte es uns: „Verstehen Sie, was Sie tun, imitieren, was Sie feiern, entsprechen Ihr Leben dem Geheimnis des Kreuzes Christi, des Herrn ". Alle basieren auf den Worten des göttlichen Meisters, der uns warnte: „Wenn jemand hinter mich kommen will, leugnen Sie sich selbst, Nimm sein Kreuz und folge mir " (MT 16, 24-25).

All dies versuchte er es zu verstehen, Lebe es und übertragen Sie es über eine bestimmte Art, das Evangelium anzukündigen und zu bringen: Kirchliche Diplomatie im Dienst der Kirche Christi und des apostolischen Sehens.

Die Quelle der wahren kirchlichen Diplomatie Es ist alles in den Zeilen eingeschlossen, innerhalb der Linien und jenseits der Linien des Evangeliums, das, von Jahrhundert zu Jahrhundert, Bis zur Rückkehr Christi am Ende der Zeit, Wird nicht aufhören, unser Elenden und unseren menschlichen Reichtum hervorzuheben, unsere Grenzen und unsere Größen, Unsere Sünden und unsere christlichen Tugenden. Und in diesen Tagen, Vielleicht kommt mehr denn je mit dem gesegneten Apostel Paolo zu sagen: «Ich habe den guten Kampf gekämpft, Ich beendete mein Rennen, Ich habe den Glauben behalten " (II Tm 4,6). Weil es nicht einfach ist, den Glauben zu halten, Nicht einmal in dieser menschlichen Gesellschaft, die die sichtbare Kirche ist, definiert als "heilig und sünder" vom heiligen Bischof Ambrogio, folgte Jahrhunderten später von Kardinal Joseph Ratzinger, der sich vermittelt 2005 Die neunte Station der Via Crucis beschwerte sich: "Wie viel Schmutz ist in der Kirche, und gerade auch unter denen, die, im Priestertum, sie sollen ganz ihm gehören!».

Wer ist dieser Priester auf der Kanzel geklettert? In Erinnerung an Adriano Bishop zu predigen? Ich bin ein nutzloser Diener. Wie der Herr Jesus tatsächlich sagt: „Wenn Sie alles getan haben, was Sie bestellt wurden, sagte: „Wir sind nutzlose Diener. Wir haben getan, was wir tun mussten "" (LC 17, 10). Was war meine enge Beziehung zu ihm? Ich antworte zu sagen, dass wir im lucanischen Evangelium von der großen Vertraulichkeit der gesegneten Jungfrau Maria sprechen, dass "ihrerseits", Er nahm all diese Dinge, indem er in seinem Herzen meditierte. " (LC 2, 19).

Der Apostel schreibt auf die Einwohner von Korinth: "Wo, Tod, Dein Sieg?» (Kor 15, 55). Über diesen Schritt am Ende seines Lebens nachdenken, Der oberste Papst Benedikt XVI.: «Ich bereite mich am Ende nicht vor, sondern auf ein Treffen, seit der Tod zum Leben zukommt, zum ewigen, Das ist keine unendliche Duplikation der gegenwärtigen Zeit, Aber etwas völlig Neues ".

Haben Sie eine schöne Reise zur "neuen" guten Reise "im Ewigen"., Adriano Bishop, Sie haben getan, wie viel Sie tun mussten, Wie wir alle "nutzlose Diener", Ich bin Zeuge des Kindes als Kind, Freund und Bruder. Jeder 11 September, bis ich physisch kann, Ich werde an diesem Ort in der jeweiligen Kirche von San Marino-Montefeltro sein, zu dem ich als Presbyter gehöre - obwohl es nicht in Montefeltro gelebt wurde, sondern in Rom mit dir -, Um an Ihrem Geburtsort zu feiern, Heute auch Ihr Grabplatz, Eine heilige Messe für die unsterbliche Seele des Vaters, des Freundes und der Bruder waren Sie für mich.

Gepriesen sei Jesus Christus!

Santa Maria Del Mutino, loc. Kloster von Piandimeleto, 15 September 2025

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Trauermasse für apostolische Nuncio Adriano Bernardini. Homily von Pater Ariel S geliefert. LEVI GUALDO

Diözese San Marino-Montefeltro, Klosterkirche von Piandimeleto, September 15, 2025, 3:00 PM. Esequial Messe für seine Exzellenz MSGR. Adrian Bernardini, Inhaber Erzbischof von Federi und Apostolischer Nuncio.

- Wirksamkeit der kirchlichen Aktualität -

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† Johannessevangelium (14, 1-6)

«” Lassen Sie Ihre Herzen nicht beunruhigt sein. Du hast Glaube an Gott; habe auch Glauben an mir. Im Haus meines Vaters gibt es viele Wohnorte. Wenn es nicht gab, Hätte ich dir gesagt, dass ich einen Platz für dich vorbereiten werde? Und wenn ich gehe und einen Platz für Sie vorbereite, Ich werde wieder zurückkommen und dich zu mir bringen, so dass wo ich bin, vielleicht auch du sein kannst. Wo [ich] Ich gehe, du kennst den Weg “. Thomas sagte zu ihm, "Master, Wir wissen nicht, wohin Sie gehen; Wie können wir den Weg wissen??Jesus sagte zu ihm, „Ich bin der Weg und die Wahrheit und das Leben. Niemand kommt zum Vater außer durch mich “» ».

 

Ehrwürdige Bischöfe Dominik, Shepard davon bestimmte Kirche, und Andrew, Bischöfe emerit, Bruder Freunde, und alle von euch sind sehr beliebt anwesend hier: «Gnade zu Ihnen und Frieden von Gott unseres Vaters und dem Herrn Jesus Christus!».

Erhalt der heiligen Salbung von den Kranken im August 30, Adrian Bernardini, Inhaber Erzbischof von Federi und Apostolischer Nuncio, Flüsterte mir die Worte des Johannes -Evangeliums zu: "Vater, Die Stunde ist gekommen » (Jn 17:1-2). Aus diesem Grund, Ich entschied mich, ihn mit einer Pause zu begrüßen, die aus diesem vierten Evangelium entnommen wurde, Wo der Apostel Petrus Jesus fragt: "Herr, Wohin gehst du?? Jesus reagiert auf Petrus, Wer war noch nicht bereit: “Wohin ich gehe, Sie können mir jetzt nicht folgen; Sie werden mir später folgen”. Er hatte alle Jünger kurz zuvor dasselbe gesagt: “Wohin ich gehe, du kannst nicht kommen”» (Jn 13:33-34).

Diese Fragmente zeigen die Emotionen der bevorstehenden Trennung vom göttlichen Meister. Vielleicht haben sich die Worte des Evangeliums aus diesem Grund mit einer Einladung von Jesus öffnen, die nicht nur zu einem Versprechen, sondern auch zu einem Balsam wird: «Lassen Sie Ihre Herzen nicht beunruhigt sein. Glaube an Gott, Glaube auch an mich. Im Haus meines Vaters gibt es viele Räume ».

Mit seinen Worten, Jesus macht seine Abreise und die Leere, die es für seine Jünger um Wiedergeburt lässt. Indem Sie sie um Glauben bitten, Er drängt sie, ihre Angst vor dem Neuen und den Schrecken der Verlassenheit in den Mut zu verwandeln, sich selbst zu geben, Verweist auf den Herrn, der verspricht, einen Platz für sie vorzubereiten. Er erlebt seine Abreise in Beziehung zu denen, die bleiben und zeigen, dass er sie nicht aufgibt, aber eine andere Phase der Beziehung zu ihnen eröffnen. Diese Trennung ist zur Vorbereitung auf einen neuen Empfang basiert, der auf einem bestimmten Versprechen basiert: «Ich werde dich zu mir bringen» (Jn 14:2-3).

Unter schwierigen Umständen wie diesem, Es ist wunderschön, zum Anfang zurückzukehren, Wenn die Jünger, zukünftige Apostel, Zuerst auf Jesus gestoßen und fragte ihn: "Rabbi, Master, Wo bleiben Sie?». Er sagte zu ihnen: «Komm und sieh».

«Bleiben» oder «zu halten», «Kommen» und «zu sehen» sind die Verben, die, Besonders im Johannes -Evangelium, Beschreibe die Reise des Glaubens, die Ankunft des Schülers, und die Antwort auf Peters Frage: «Wohin gehst du?? Wo können wir Sie treffen und Sie wieder finden?»Jesus wird eines Tages sagen: «Bleib in meiner Liebe, Da bleibt der Zweig in der Rebe, denn ich habe die Gebote meines Vaters behalten und bin in seiner Liebe geblieben. Da ist mein Wohnort, wo ich bleibe und woge » (Jn 15:9-10).

Dies ist das Ziel des Schülers, für die es nicht nötig ist, auf den Tod des Todes zu warten, Weil es hier ist, Jetzt, verfügbar für alle, Weil Jesus der Weg geworden ist. Es ist keine zukünftige Realität, die durch den Tod über dieses Leben hinaus offenbart wird, Ein schwieriger Durchgang für diejenigen, die es überqueren müssen, und ein schmerzhaftes Erbe für diejenigen, die mit der Erinnerung leben müssen, Aber es ist ein gegenwärtiges Geschenk für diejenigen, die «an ihn glauben» (Jn 14:12).

Lass nicht unser Herz, dann, durch Trennung beunruhigt werden; eher, Bereiten wir uns von nun an darauf vor, den Ort zu erkennen, der jedem von uns im ewigen Zuhause gehört, der uns erwartet. Ähnlich wie der Ort des geliebten Jüngers, der seinen Kopf auf Jesus lehnte’ Brust beim letzten Abendmahl. Er lehnte sich in Jesus zurück’ Busen (Jn 13:25), wer, Wie der John Prolog sagt, «Ist zum Busen des Vaters zurückgekehrt und hat den Weg geöffnet» (Jn 1:18), Jetzt «, als seine Stunde von dieser Welt zum Vater geleitet ist» (Jn 13:1), Er erzählt es uns: «Niemand kommt zum Vater außer durch mich».

Zu versuchen, die schwierigen vorzuschlagen, Noch erreichbar und erreichbar, Gründe für das Heilige Evangelium, Die Kirche hat immer viele Mittel genutzt, einschließlich Diplomatie. Dies ist der apostolische Nuncio: ein Träger und Proklima des heiligen Evangeliums, der aufgerufen wurde, um das zu etablieren Der Friede Christi in der Welt. Aber versuchen wir, dies mit einem konkreten Beispiel zu veranschaulichen: im Oktober 1962, Die Welt kam dem Zweiten Weltkrieg mit dem nahe “Kubanische Krise”. Bis dahin, die beiden Gesprächspartner, Nikita Chruschtschow und John Fitzgerald Kennedy, konnte nicht mehr sprechen oder verhandeln, Weil auch nicht bereit war, einen Schritt zurückzutreten. In diesem tragischen Moment intervenierte der heilige Papst John XXIII.. Es ist sich daran zu erinnern, dass er nicht gerade der Simpleeton war, der in einer bestimmten beliebten Ikonographie dargestellt wurde; Er kam aus der Welt der Diplomatie und war ein raffinierter Diplomat gewesen, Besonders während seiner Amtszeit als apostolischer Nuncio nach Frankreich. Beide Seiten akzeptierten gleichzeitig die Berufung, und die Raketensprengköpfe in Richtung Kuba wurden zurückgedreht. Ein paar Monate später, im April 1963, Der Heilige Papst veröffentlichte seinen Enzyklika Pacem in Terris. Die Friedensbotschaft des Evangeliums setzte sich dank der päpstlichen Diplomatie durch. Heute, Zeitgenössische Geschichtsbücher sagen uns, dass diese diplomatische Intervention die Menschheit vor dem Risiko eines dritten Weltkriegs gerettet hat.

Anstatt die Litanei seiner Tugenden zu rezitieren, Ich werde einen seiner Mängel erwähnen, Um zu demonstrieren, wie ein Diener der Kirche und das Papsttum einen Defekt durch die drei Tugenden des Glaubens in eine Tugend verwandeln kann, Hoffnung, und Wohltätigkeit (vgl. 1 Kor 13:1-13), die nicht auf Emotionen basieren, oder schlimmer, auf viszeralen Ideologien, aber aus der Vernunft. Glaube sucht Verständnis und und umgekehrt Glaube sucht Verständnis, oder der Glaube erfordert Vernunft, und umgekehrt, Vernunft erfordert Glauben, Als Vater der klassischen Scholastik, Heiliger Anselm von Aosta, angegeben, sich wiederum auf den Gedanken des Heiligen Vaters und den Doktor der Kirche stützen, Augustinus, Bischof von Hippo: Ich glaube, dass, um zu verstehen, Und umgekehrt Ich verstehe, dass Sie vertrauen können,, oder ich glaube, um zu verstehen, Ich verstehe, um zu glauben. Dies gipfelte im Heiligen Papst Johannes Paul II., Wer hat diese Beziehung zwischen Vernunft und Glauben an die Enzyklika zusammengefasst Glaube und Vernunft, Glaube und Vernunft.

Entschlossen durch Temperament, Er war in der Lage, unbeweglich zu werden. In den letzten Monaten seines Lebens, Er wurde durch Krankheit geschwächt, aber behielt seinen besonderen Charakter bei. Einmal, während seines letzten Aufenthalts im römischen Pflegeheim Villa del Rosario - wo, übrigens, Er wurde von Ärzten hervorragend gepflegt, Sanitäter, und Nonnen - er begann eine falsche Sache zu betrachten, die für ihn schädlich sein könnte. Ich habe ihm das gesagt, Und zuerst wurde er fast wütend, Aber ich beruhigte ihn, indem ich ihn an die Passage des Evangeliums erinnerte, die Jesus Rede an Petrus erzählte: "Wirklich, wirklich, Ich sage zu dir, Als du jünger warst, Sie haben sich umgegossen und gingen, wo Sie sich gewünscht haben; Aber wenn du alt wirst, Sie werden Ihre Hände ausstrecken, Und ein anderer wird dich umgürten und dich dort tragen, wo du nicht gehen willst » (Jn 21:18). Er lächelte und antwortete ironisch: "In Ordnung, Ich werde dir folgen, Aber versuche mich dorthin zu bringen, wo ich gehen möchte ».

Das Christentum schuldet Menschen mit entschlossenem Charakter viel zu verdanken. Denken Sie nur an die Passage in den Taten der Apostel, in denen der gesegnete Apostel Paulus als «mit den Griechen streiten» beschrieben wird (Übersetzung: Er stritt mit ihnen); «Aber sie wollten ihn töten» (Übersetzung: Weil sie ihn nicht ausstehen konnten). «Als die Brüder davon erfuhren, Sie brachten ihn nach Cäsarea, und von dort schickten sie ihn nach Tarsus » (Übersetzung: Wir haben versucht, sein Leben im Namen der aufstrebenden christlichen Nächstenliebe zu retten). Und schließlich, die diplomatische Schlussfolgerung zu dieser Chronik: «Also die Kirche in ganz Judäa, Galiläa, und Samaria hatte Frieden » (was übersetzt bedeutet: Gott sei Dank ging er ab) (Akte 9:29-31). Und doch, Wie viel schulden wir dem entschlossenen und nicht ein wenig rauem Charakter des gesegneten Apostels Paulus?

Ich habe seinen Willen geehrt, indem ich Sachifikationen vermeidete durch epische Geschichten und triumphierte Biografien, wie es manchmal bei Beerdigungen üblich ist, Dinge, die er verabscheut hat, Auch weil keiner von uns Gottes Urteil kennt, Aber wir alle wissen, wie großartig seine Belohnung für seine treuen Diener ist, Weil nur Männer des Glaubens durch authentische Tugenden geschmiedet sind; Und in diesem Sinne, vom Heiligen Paul bis zum Heiligen Augustinus, Die Liste dieser außergewöhnlichen Männer ist sehr lang. Diejenigen, die der Kirche schaden, sind keine Männer, die durch ihre Charakterstärke entschlossen gemacht wurden, Aber diejenigen, die nicht Ja sagen können, wenn es ja und nein ist, wenn es Nein ist (vgl. MT 5:37); Sie sind die Schwachen, stolz auf ihre eigene Schwäche, die in Spiritualismus und Mystik verschleiert wurde, nicht bewusst, dass wir, in Folge Christus, werden als Salz berufen, nicht der Zucker, der Erde (vgl. MT 5:13-16). In der Tat, Als wir Priester geweiht wurden, Wir hatten keinen sentimentalen Gedanken; Der weihende Bischof erzählte es uns: «Erkenne, was du tun wirst, ahme das nach, was du feiern wirst, Passen Sie Ihr Leben dem Geheimnis des Kreuzes Christi, dem Herrn, an ». All dies basierte auf den Worten des göttlichen Meisters, der uns ermahnte: «Wenn jemand nach mir kommen würde, Lass ihn sich verweigern, nimm sein Kreuz auf, und folge mir » (MT 16:24-25).

Er versuchte zu verstehen, wohnen, und übertragen Sie all dies durch eine bestimmte Art der Ankündigung und Bringung des Evangeliums: kirchliche Diplomatie im Dienst der Kirche Christi und des apostolischen Sehens.

Die Quelle der wahren kirchlichen Diplomatie liegt ganz innerhalb und jenseits der geschriebenen Zeilen des Evangeliums, welche, Von Jahrhundert bis Jahrhundert, Bis zur Rückkehr Christi am Ende der Zeit, wird nie aufhören, unser menschliches Elenden und Reichtum hervorzuheben, Unsere Grenzen und unsere Größe, Unsere Sünden und unsere christlichen Tugenden. Und in diesen Zeiten, vielleicht mehr denn je, Wir können mit dem gesegneten Apostel Paulus sagen: «Ich habe gut konkurriert; Ich habe das Rennen beendet;F Ich habe den Glauben behalten » (2 Tim 4:7). Weil es nicht einfach ist, den Glauben aufrechtzuerhalten, Nicht einmal in dieser menschlichen Gesellschaft, die die sichtbare Kirche ist, definiert als “heilig und sündig” vom heiligen Bischof Ambrose, folgte Jahrhunderten später von Kardinal Joseph Ratzinger, der, meditieren auf der neunten Station des Weges des Kreuzes in 2005, beklagt: «Wie viel Dreck gibt es in der Kirche, und sogar unter denen, die, Im Priestertum, sollte ihm vollständig gehören!»

Wer ist dieser Priester, der die Kanzel aufstieg, um in Erinnerung an Bischof Hadrian zu predigen?? Ich bin ein unrentabler Diener. Wie der Herr Jesus sagt: «Wenn Sie alles getan haben, was Ihnen befohlen wurde, sagen, “Also sollte es bei dir sein. Wenn Sie alles getan haben, was Ihnen befohlen wurde, sagen, “Wir sind unrentable Diener; Wir haben getan, was wir verpflichtet mussten”» (Lk 17:10). Was war meine enge Beziehung zu ihm? Ich antworte, indem ich sage, dass das Lukasgevangelium von der großen Reserve der gesegneten Jungfrau Maria spricht, wer «und Mary haben all diese Dinge behalten, Nachdenken über sie in ihrem Herzen » (Lk 2:19).

Der Apostel schreibt an die Menschen in Korinth: " Wo, O Tod, ist dein Sieg?» (1 Kor 15:55). Über diese Passage am Ende seines Lebens nachdenken, Der römische Papst Benedikt XVI.: «Ich bereite mich nicht auf das Ende vor, sondern auf eine Begegnung, Da der Tod den Weg zum Leben eröffnet, zum ewigen Leben, Das ist kein unendliches Duplikat der gegenwärtigen Zeit, Aber etwas völlig Neues ».

Eine gute Reise in die «neue» Welt haben, und eine gute Reise in die «ewige», Bischof Adriano. Sie haben getan, was Sie tun mussten, Wie wir alle «unrentable Diener». Ich bin es, Zeuge als Sohn zu bezeugen, Freund, und Bruder. Jeden 11. September, Solange ich körperlich fähig bin, Ich werde an diesen Ort kommen, zur jeweiligen Kirche von San Marino-Montefeltro, zu dem ich als Priester gehöre - obwohl ich nicht in Montefeltro gelebt habe, sondern in Rom mit dir -, um in deinem Geburtsort zu feiern, Jetzt auch Ihr Grabplatz, eine heilige Messe für die unsterbliche Seele des Vaters, Freund, Und Bruder, du warst bei mir.

Gelobt sei Jesus Christus!

Santa Maria Del Mutino, Kloster von Piandimeleto, 15 September 2025

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Bestattungsunternehmen des apostolischen Nuncio Adriano Bernardini. Homily von Pater Ariel S ausgesprochen. LEVI GUALDO

Diócesis de San Marino-Montefeltro, Piandimeleto Monasterio Church, 15 September von 2025. Die Beerdigung wird von S.E.. Mons. Adrian Bernardini, Erzbischofhalter von Fallei und Apostolischer Nuntius.

- Ecclesial News -

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† Aus dem Evangelium nach Johannes (14, 1-6)

"Damals, Jesus sagte zu seinen Jüngern: “Keine Sorge. Sie glauben an Gott und erschaffen auch in mir. Im Haus meines Vaters gibt es viele Zimmer; Wenn ja, Ich hätte es dir gesagt. Ich werde einen Platz vorbereiten. Und als ich ging und einen Platz vorbereitete, Ich werde wieder zurückkehren, um sie mitzunehmen, so dass ich bin, wo ich bin, Du bist es auch. Sie kennen bereits den Weg des Ortes, an dem ich gehe”. Tomás sagte es ihm: “Señor, Wir wissen nicht, wohin Sie gehen. Wie werden wir den Weg wissen??”.Jesus antwortete: “Ich bin der Weg, Die Wahrheit und das Leben. Niemand geht zum Vater, Aber für mich”».

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Ehrwürdige Bischöfe Domenico, Pastor davon Bestimmte Kirche und Andreas Emeritus, Cohermans Priester, Freunde und alle geschätzten Anwesenden: "Gnade und Frieden zu dir von Gott unseres Vaters und dem Herrn Jesus Christus".

Empfangen der 30 August die Salbung der Kranken Adrian Bernardini, Erzbischofhalter von Fallei und Apostolischer Nuntius, Ich wurde von den Worten des Johannesevangeliums geflüstert: "Vati, Die Zeit ist gekommen » (Jn 17, 1-2). Deshalb habe ich mich entschieden, ihn mit einer Pause aus diesem vierten Evangelium zu feuern, Wo der Apostel Petrus Jesus fragt: «Señor, Wohin gehst du??». Jesus antwortet auf Petrus, dass er noch nicht vorbereitet war: «Wohin ich gehe, Du kannst mir jetzt nicht folgen; Sie werden mir später folgen ». Das gleiche hatte kurz vor allen Jüngern gesagt: «Wohin ich gehe, Du kannst nicht kommen » (Jn 13, 33-34)

Es sind Fragmente, die die Emotionen für die bevorstehende Trennung des göttlichen Lehrers offenbaren. Vielleicht ist deshalb die Worte des neu verkündeten Evangeliums mit einer Einladung von Jesus, die wird, Zusätzlich zu Versprechen, In Balsam: «Dein Herz ist nicht gedreht. Glaube an Gott und den Glauben an mich. Im Haus meines Vaters gibt es viele Wohnungen ».

Mit seinen Worten Jesus tut seine Abreise und das Vakuum, das einen Anlass der Wiedergeburt für seine Jünger hinterlässt. Um Glauben bitten, Es treibt sie an, die Angst in den Neuen und Schrecken zu verwandeln, um sich in Wert zu übergeben, um sich zu übergeben, Lehne sich auf den Herrn, der verspricht, einen Platz für sie vorzubereiten. Er lebt seine Abreise in Bezug darauf, wer bleibt und zeigt, dass er ihn nicht verlässt, Aber es wird eine andere Phase der Beziehung zu ihnen eröffnet. Die Trennung ist angesichts eines neuen Empfangs, der auf einem genauen Versprechen beruht: "Ich werde dich mitnehmen" (Jn 14, 2-3).

Unter schwierigen Umständen wie diesem Es ist gut, zum Anfang zurückzukehren, Wenn die Jünger, zukünftige Apostel, Sie hatten den ersten Kontakt mit Jesus und fragten ihn: "Rabbi, Maestro, Wo Moras?». Er erzählte es ihnen: "Komm und du wirst sehen".

"Bleib" das "Leben", "Komm" und "sehen" Sie sind die Verben, die vor allem im Johannesevangelium den Weg des Glaubens beschreiben, Die Ankunft des Schülers und die Antwort auf Pedros Frage: «Wohin gehst du?, Wo können wir Sie wieder finden und Sie wieder finden?». Jesus wird eines Tages sagen: «Entfernen Sie in meiner Liebe, Wie der Sarmiento in der Rebe bleibt, Weil ich die Gebote meines Vaters aufbewahrt habe und in seiner Liebe bleibe. Das ist der Ort, an dem ich lebe, Ich bleibe und Moor » (Jn 15, 9-10).

Hier ist das Ziel des Schülers für die es nicht nötig ist, auf den Todesstrang zu warten, Weil es hier ist, Jetzt, Für alle verfügbar, Weil Jesus sich auf den Weg gemacht hat. Es ist keine zukünftige Realität, die durch den Tod über dieses Leben hinaus offenbart wird, Ein schwieriger Schritt für diejenigen, die es tragen müssen, und ein schmerzhaftes Erbe für diejenigen, die mit der Erinnerung leben müssen, Aber ein gegenwärtiges Geschenk für diejenigen, die "an ihn glauben" (Jn 14, 12).

Das ist unser Herz vor der Trennung nicht gestört, Bereiten wir uns von nun an darauf vor, den Ort zu erkennen, der jedem von uns im ewigen Wohnsitz entspricht, der uns erwartet. Das ähnelt dem Ort des geliebten Jüngers, der beim letzten Abendessen seinen Kopf in Jesu Brust lehnte. Dies wurde im Busen Jesu zurückgelehnt (Jn 13, 25), welche, Wie der Joan -Prolog sagt: "Er ist zum Busen des Vaters zurückgekehrt und hat den Weg geöffnet." (Jn 1,18), Jetzt «nach seiner Zeit angekommen, von dieser Welt zum Vater zu wechseln (Jn 13, 1) Er erzählt es uns: "Niemand geht zum Vater, außer für mich".

Um zu versuchen, die Gründe nicht einfach vorzuschlagen, Aber erreichbar und realisierbar des heiligen Evangeliums, Die Kirche wird immer so viele Medien bedient, einschließlich Diplomatie. Dies ist der apostolische Nuncio: ein Träger und Ansager des heiligen Evangeliums, der aufgerufen wurde, um das zu machen Frieden Christi In der Welt. Aber versuchen wir, all dies mit einem bestimmten Beispiel darzustellen: Im Oktober von 1962 Die Welt berührte den dritten Weltkrieg mit der "Krise Kubas". Bereits die beiden Gesprächspartner, Nikita Jrushchov und John Fitzgerald Kennedy konnten nicht sprechen oder verhandeln, Weil auch nicht bereit war, zurückzutreten. Es war in diesem tragischen Moment, in dem der Heilige Papst John xxiii das intervenierte, Es ist gut, sich daran zu erinnern, Es war nicht richtig, dass einfacher Bauern in bestimmten beliebten Ikonografien dargestellt wurde. Er kam aus der Welt der Diplomatie und war ein raffinierter Diplomat gewesen, vor allem in seiner Funktion als apostolischer Nuncio in Frankreich. Die beiden Gesprächspartner begrüßten den Anruf gleichzeitig und die Raketenköpfe auf dem Weg nach Kuba. Ein paar Monate später, Im April von 1963, Der Heilige Papst veröffentlichte seine Enzyklika Frieden auf Erden. Die Friedensbotschaft des Evangeliums setzte sich dank der päpstlichen Diplomatie durch. Hoy, Zeitgenössische Geschichtsbücher sagen, dass diese diplomatische Intervention die Menschheit vor dem Risiko eines Dritten Weltkriegs gerettet hat.

Anstatt die Litanien der Tugenden zu rezitieren, werde ich mich auf einen Mangel beziehen, Um zu demonstrieren, wie ein Kellter der Kirche und das Papsttum einen Defekt unter den drei Tugenden des Glaubens mutieren kann, Hoffnung und Wohltätigkeit (vgl.. Kor 13, 1-13), die Emotionen nicht unterstützen, oder schlimmer über viszerale Ideologien, Aber über Vernunft. Glaube sucht Verständnis und umgekehrt Glaube sucht Verständnis, das heißt: Der Glaube erfordert Vernunft und umgekehrt Vernunft erfordert Glauben, Wie der Vater des klassischen Scholasticic San Anselmo de Aosta nach dem Gedanken an den Heiligen Vater und Doktor der Agustín Bishop's Church of Hipona erklärte: Ich glaube, dass, um zu verstehen, und umgekehrt Ich verstehe, dass Sie vertrauen können,, Ich meine, Ich denke zu verstehen, Ich verstehe zu glauben. Und schließlich ist der Heilige Papst Johannes Paulus erreicht, der diese Beziehung zwischen Vernunft und Glauben an die Enzyklika zusammenfasste Glaube und Vernunft, Glaube und Vernunft.

Vom Temperament entschieden, war in der Lage, unbeweglich zu werden. In den letzten Lebensmonaten wurde es durch die Krankheit geschwächt, Aber es behielt seinen besonderen Charakter bei. Einmal, Während seines letzten Aufenthalts im Haus der Cura Romana Villa del Rosario - wo, Übrigens, Er wurde von Ärzten hervorragend behandelt, Sanitäter und religiös -, Es begann zu betrachten, eine falsche Sache zu korrigieren, die für ihn schädlich sein könnte. Ich sagte es ihm und, zunaechst, Er wurde fast wütend, Aber ich beruhigte ihn, indem ich ihn an die Evangeliumsseite erinnerte, in der die Rede, in der Jesus zu Petrus sagt: ""Eigentlich, Ich sage es dir wirklich: Als du jünger warst, Du hast aufgegeben und du warst dort, wo du wolltest; Aber wenn du alt bist, Sie werden Ihre Hände verlängern, Und ein anderer wird bei Ihnen bleiben und Sie überall hin mitnehmen. “» (Jn 21, 18). Lächelte und antwortete ironisch: In Ordnung, Ich werde dir folgen, Aber versuche mich dorthin zu bringen, wo ich gehen möchte ».

Für Menschen von entschlossener Natur muss das Christentum viel, Es reicht aus, über die Verabschiedung der Apostelhandlungen der Apostel nachzudenken, in denen der gesegnete Apostel Paulus "mit den Griechen argumentiert" wurde " (Übersetzung: Er lehnte mit ihnen ab); "Aber diese wollten ihn töten" (Übersetzung: Weil sie ihn nicht unterstützten). «Die Brüder, Es wissen, Sie führten ihn nach Cesarea und schickten ihn nach Tarso » (Übersetzung: Versuchen wir, sein Leben im Namen der aufstrebenden christlichen Wohltätigkeitsorganisation zu retten). Und am Ende der diplomatischen Schlussfolgerung dieses Chronaca: «So die Kirche, Überall, Gathere war der Samariter, hatte Frieden » (was übersetzt bedeutet: Zum Glück ging er) (HCH 9, 29-31). Und doch, Wie viel sollten wir dem entschlossenen und nicht wenig stacheligen Charakter des gesegneten Apostels Paulus verdanken??

Ich habe seinen Willen geehrt, Sachifikationen durch epische Geschichten und triumphale Biografien zu vermeiden, Wie manchmal wird es normalerweise in Beerdigungen gemacht, Dinge von ihm gehalten, Auch weil keiner von uns Gottes Urteil kennt, Aber wir alle wissen, wie groß seine Belohnung für seine treuen Diener ist, Weil nur die von den authentischen Tugenden geschmiedeten Glaubensmänner im kostbaren Dienst für die Kirche selbst ihre offensichtlichen Mängel mutieren können; Und in diesem Sinne, Von San Pablo nach San Agustín, Die Liste dieser außergewöhnlichen Männer ist sehr lang. Es sind nicht die Männer, die durch ihre Naturstärke bestimmt werden, die die Kirche schädigen, Aber diejenigen, die nicht wissen, wie es sagen soll, wenn es ja ist und nicht, wenn es nicht ist (Sehen. MT 5, 37); Sie sind stolz auf ihre Abendschwäche in Spiritualismen und Mystik, unbewusst, dass wir, In der Fortsetzung Christi, Wir wurden als Salz und nicht zum Zucker der Erde berufen (vgl.. MT 5, 13-16). In der Tat, Als wir Priester geweiht wurden, erhielten wir keine Cloy, Der weihende Bischof erzählte es uns: «Erkenne, was du tun wirst, ahmt nach, was Sie feiern werden, Passen Sie Ihr Leben dem Geheimnis des Kreuzes Christi Herrn an ». All das, Basierend auf den Worten des göttlichen Lehrers, der uns gewarnt hat: «Wenn jemand nach mir kommen will, Beachten Sie sich, Nimm dein Kreuz und folge mir » (MT 16, 24-25).

All dies hat er versucht, es zu verstehen, Lebe und übertragen es durch eine bestimmte Art der Ankündigung und Tragen des Evangeliums: Kirchliche Diplomatie im Dienst der Kirche Christi und des apostolischen Hauptquartiers.

Die Quelle der wahren kirchlichen Diplomatie Alle in den Zeilen enthalten, innerhalb der Linien und jenseits der Linien des Evangeliums, das, Von Jahrhundert bis Jahrhundert, Bis zur Rückkehr Christi am Ende der Zeit, Es wird nicht aufhören, unser Elend und unseren menschlichen Reichtum hervorzuheben, unsere Grenzen und unsere Größe, Unsere Sünden und unsere christlichen Tugenden. Und in diesen Zeiten, Vielleicht mehr denn je, Wir können mit dem gesegneten Apostel Paulus sagen: «Ich habe den guten Kampf gekämpft, Ich habe meine Karriere beendet, Ich habe den Glauben gehalten » (II Tim 4, 6). Weil es nicht einfach ist, den Glauben zu sparen, Nicht einmal in dieser menschlichen Gesellschaft, die die sichtbare Kirche ist, definiert "heilig und sünder" vom heiligen Bischof Ambrosio, Oder Jahrhunderte später, von Kardinal Joseph Ratzinger, der meditiert 2005 Die neunte Station von Crucis beklagte sich: «Wie viel Schmutz in der Kirche ist, und genau unter denjenigen, die, Im Priestertum, Sie sollten vollständig gehören!».

Wer ist dieser Priester hochgeladen auf die Kanzel, um in Erinnerung an Adriano Bishop zu predigen?? Ich bin ein nutzloser Diener. Wie der Herr Jesus tatsächlich sagt: «„ Wenn Sie alles getan haben, was Ihnen gesendet wurde, ENTSCHIEDEN: „Wir sind nutzlose Diener. Wir haben getan, was wir tun sollten ”» » (LC 17, 10). Was war meine enge Beziehung zu ihm? Ich antworte, indem ich sage, dass es im lucanischen Evangelium von dem Gran Reserva der gesegneten Jungfrau Maria gesprochen wird, die ihren Teil «, Er behielt all diese Dinge, indem er sie in seinem Herzen meditierte » (LC 2, 19).

Der Apostel schreibt auf die Einwohner von Korinth: "Wo ist, Oh Tod, Dein Sieg?» (Kor 15, 55). Nachdenken über diesen Schritt am Ende Ihres Lebens, Der hohe Papst Benedikt XVI.: «Ich bereite mich nicht auf das Ende vor, sondern auf eine Begegnung, weil der Tod zum Leben zukommt, zum ewigen Leben, Das ist kein unendliches Duplikat der gegenwärtigen Zeit, Aber etwas völlig Neues ».

Gute Reise zur "neuen" guten Reise "zum Ewigen", Adriano Obispo, Sie haben getan, wie viel Sie tun sollten, Wie wir alle "nutzlose Diener", Ich bin Zeuge als Kind, Freund und Bruder. Jede 11 September, Während mir physisch möglich möglich ist, Ich werde unter der Gerichtsbarkeit der jeweiligen Kirche von San Marino-Montefeltro an diesen Ort kommen, zu dem ich als Presbyter gehöre - obwohl ich nicht in Montefeltro gelebt habe, sondern in Rom mit dir -, Um an Ihrem Heimatort zu feiern, Bereits heute Ihr Grabplatz, Eine heilige Messe für die unsterbliche Seele des Vaters, des Freundes und des Bruders, dass Sie für mich gewesen sind.

Lob sei Jesus Christus!

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Der bittere Fall des Presbyter Paolo Zambaldi der Diözese Bolzano-Bressanon: Chronik eines angekündigten Todes

Der bittere Fall des Presbyter Paolo Zambaldi der Diözese Bolzano Bressanon: Chronik eines angekündigten Todes

«Die Entfernungen mit der katholischen Kirche sind im Laufe der Jahre zunehmend tief geworden, bis es unabdingbar wird. Ich kann nicht mehr Teil einer Institution sein, die weiterhin Dogmen verkündet und ein System der Macht füttert. Die Wahrheit braucht keine Dogmen: Die Wahrheit ist offensichtlich, erfordert keine Besteuerung oder um Grund zu entwerten. Außerdem, Ich teile die diskriminierenden Positionen der Kirche nicht an Frauen, der LGBTQIA+ Community, von denen, die die freiwillige Unterbrechung der Schwangerschaft oder Sterbehilfe wählen. All dies ist helle Jahre von meinem menschlichen und spirituellen Gefühl entfernt. ".

— Die Briefe der Väter der Insel Patmos —

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Deckel.

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Unglücklicherweise, Es war nur eine Frage der Zeit Und sagen wir das ohne jegliche Begeisterung und ironische Befriedigung: Der Presbyter Paolo Zambaldi von der Diözese Bressanon verließ das Priestertum auf die tragischste und traumatischste Weise wie möglich. Neue zu geben, war er selbst in seinem Blog (du siehst WHO), Nachrichten, die dann von einigen Online -Zeitungen aufgenommen wurden (du siehst WHO, WHO) und aus Variationen Varialpost auf den sozialen (du siehst WHO).

Der Bischof von Bosen-Braxen (Bolzano-Bressanon)

Wer hatte die Gelegenheit, diesem Konfererpriester im Laufe der Zeit zu folgen In seinen mentalen Ältesten, die in seinem Blog als heilige Sache notiert sind (du siehst WHO), Er konnte nicht versäumt, die ernsthafte dogmatische und doktrinelle Drift zu bemerken, die seinen Geist und das gesunde katholische Gefühl getrübt hatte, dass ein Priester von Santa Romana Chiesa haben sollte und sich bewachen sollte.

Der endgültige Sieg der alten Schlange - worauf er nicht am geringsten glaubte und der wiederholt über diejenigen verspottete.

Wie immer darf die Person kein Urteil geben von Paolo Zambaldi - dass nur Gott weiß und kann - aber wir können es nur bereuen und weinen, dass ein Urteil über seinen Priesterstil nie öffentlich von seiner Diözese und von seinem gewöhnlichen Diözesan, der ihn frei ließ, Wer hat ihn die giftige Früchte der Aufgabe des Dienstes und des Priesterstaates reif gemacht, Verunglimpfen des Mutterleibs der Kirche, der ihn begrüßte und viele Jahre aufgewachsen ist, um diese Worte zu schreiben:

«Die Entfernungen mit der katholischen Kirche sind im Laufe der Jahre zunehmend tief geworden, bis es unabdingbar wird. Ich kann nicht mehr Teil einer Institution sein, die weiterhin Dogmen verkündet und ein System der Macht füttert. Die Wahrheit braucht keine Dogmen: Die Wahrheit ist offensichtlich, erfordert keine Besteuerung oder um Grund zu entwerten. Außerdem, Ich teile die diskriminierenden Positionen der Kirche nicht an Frauen, der LGBTQIA+ Community, von denen, die die freiwillige Unterbrechung der Schwangerschaft oder Sterbehilfe wählen. All dies ist helle Jahre von meinem menschlichen und spirituellen Gefühl entfernt. ".

Wir denken vielleicht, dass diese Denkweise in letzter Zeit ist? Nein, Unglücklicherweise! Das Ernst ist, dass ähnliche Probanden in den Seminaren ankommen, die bereits voll von diesen heterodoxen Ideen sind; Und in den Seminaren werden sie von den Trainern für diese alternativen Positionen belohnt, während die mehr “orthodox” Sie werden regelmäßig geschlagen oder deklariert ... problematisch, oder nicht im Einklang mit diesem oder dem anderen "trendigen pastoralen" in Mode im Moment.

Noch einmal, Das Problem der Priesterbildung kehrt mit vorherrschender Stärke zurück, sowie die Nähe und die spirituelle Begleitung der Priester, die kontinuierlich und real sein müssen, Eine Priorität für das väterliche Herz jedes Bischofs. Das Schiffswrack dieses Presbyters ist viel ernster als die verschiedenen moralischen und menschlichen Zerbrechlichkeit, die wir Männer unweigerlich begehen können, Mit den erschwerenden Umständen, dass diejenigen, die es beaufsichtigen und beschützen mussten, dies nicht taten, So wie nichts getan wurde, um diesen tragischen Epilog zu vermeiden.

Ich persönlich kenne treue katholische Anhänger die immer wieder in S.E.. Mons. Ivo Muster Die schwerwiegenden Doktrinationsverlagerungen seines Presbyters, Priester und Theologen eingeschlossen, Doch nichts bewegte sich. Andererseits, Dieser Priester über allen Linien schien fast fast zu sein l’Wunderkind von seinem Prälaten, Derjenige, der alle Probleme von Bosen-Brixen lösen würde (Bolzano-Bressanon) und zu welchem ​​Weißbuch in vielen pastoralen und organisatorischen Situationen in dieser Diözese gegeben wurde.

Was jetzt noch getan werden muss? Bete auf jeden Fall viel für ihn, Bitten Sie Gott um seine Bekehrung und seine Reue, Mit der Hoffnung, dass dieser x -tezige Fall von schmerzhaftem menschlichen und kirchlichen Versagen - der Menschen Gottes und seiner Hirten - das Gewissen derer bewegen, die heute etwas tun können.

Sanluri, 4 September 2025

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Die Bücher von Ivano Liguori, Um zum Buchshop zu gelangen, klicken Sie auf das Cover

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Nella sua opera Natur Tito Lucrezio Caro rivolge una critica alla religione indicandola come fonte che genera paura, Aberglaube und Leiden, impedendo all’uomo di giungere alla vera felicità, od a quella conoscenza della verità — come afferma il Beato Apostolo Giovanni — che ci renderà liberi. Concetto al quale si rifarà Karl Marx con il celebre aforisma «la religione è l’oppio dei popoli». Avevano ragione tutti e due, Tito Lucrezio Caro e Karl Marx

- Aktualität -

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Duole lasciarsi andare alle geremiadi, specie quando si è consapevoli che non servono a niente, solo a manifestare comprensibile disagio fine a se stesso.

Nell’ottobre del 2024 questa nostra rivista ha compiuto 10 anni di attività, nel corso dei quali ha offerto servizi che possono essere più o meno condivisibili per contenuti e impostazioni, ma di indubbia qualità, cosa riconosciuta persino dai nostri avversari e da coloro che non la pensano come noi.

In un mondo cattolico sempre più devastato dal fideismo, da forme di millenarismo dal sapore esoterico, inquinato al presente da tutte le vecchie eresie di ritorno, i Padri de L’Isola di Patmos hanno sempre offerto un servizio improntato sul più aderente ossequio al deposito della fede, alla dottrina e al magistero della Chiesa, combattendo all’occorrenza pericolose derive e recuperando nel corso degli anni non poche persone che si erano smarrite al seguito di vari ciarlatani che oggi abbondano a dismisura, specie grazie ai soziale Medien.

Pochi mesi fa si è concluso un complesso pontificato reso complicato da un contesto geopolitico mondiale delicatissimo, il giudizio sul quale spetterà alla storia, che potrà darlo solo in futuro, Vielleicht sogar in vielen Jahren. Un pontificato nel corso del quale diverse persone, già di per sé immature e fragili nella fede, sono andate totalmente fuori strada mettendosi in marcia dietro preti usciti fuori equilibrio, finiti sospesi lugen, scomunicati o persino dimessi dallo stato clericale, seguiti, im Gegenzug, da laici senza arte né parte che si sono improvvisati ecclesiologi, canonisti e teologi in stuzzicante salsa complottistica alla Dan Brown von noartri. La nostra ultradecennale missione pastorale su L’Isola di Patmos si è incentrate principalmente sul richiamo all’unità con Pietro e sotto Pietro, a prescindere dagli evidenti difetti dell’uomo Jorge Mario Bergoglio, senza dimenticare che sotto vari aspetti, quel rozzo pescatore galileo scelto da Cristo in persona, non eletto da un conclave di cardinali, a suo tempo si rivelò molto peggiore di tanti pontefici problematici della storia, sia sul piano pastorale che su quello dottrinale, basti pensare a quando giurando e imprecando rinnegò Cristo (vgl.. MT 26, 69-75) o quando ad Antiochia fu redarguito da Paolo su questioni legate alla dottrina della fede (vgl.. Gal 2, 11-21)

Premesso che nella vita nulla è dovuto, che tutto va meritato e che tutto è una grazia, va detto però che la mancanza di generosità da parte delle persone — a partire dalle non poche alle quali abbiamo fatto del bene —, induce a prendere atto che l’opera pastorale portata avanti dal 2014 da un gruppo di sacerdoti e teologi forse non merita di essere sostenuta. Per questo suscitano in noi particolare amarezza — ed è difficile negare il nostro sacerdotale disagio in tal senso — le numerose persone che i Padri de L’Isola di Patmos hanno aiutato e sostenuto nel corso degli anni, sanando le loro ferite doloranti dopo che erano state ingannate da “santoni”, “santuzze” e “veggenti”, dinanzi ai quali non esitarono ad aprire i loro portafogli come fossero fisarmoniche, gli stessi che sono rimasti invece chiusi ermeticamente dinanzi alla nostra opera alla quale non hanno mai versato un euro.

C’è poco da stupirsi, sappiamo com’è solito agire quello che una volta si chiamava popolino, già lo sapeva Giovanni Boccaccio quando nel lontano XIV secolo immortalò nel Decameron la paradigmatica Novelle 10 dedicata a Friar Cipolla. Basta inebriarlo, il popolino, con la garanzia del vero “segreto” di Fatima finalmente svelato dopo essere stato tenuto nascosto dalla Chiesa bugiarda e mentitrice; oppure ubriacarlo con i “dieci segreti” che una Gospa logorroica e ripetitiva, ormai affetta da evidente demenza senile, avrebbe dato a un gruppo di scaltri zingari bosniaci che grazie a questa grande truffa del Novecento si sono fatti le budella d’oro; oppure drogarlo con qualche madonna che batte i piedi come una narcisista isterica mandando a dire da qualche altro visionario fulminato che vuole essere proclamata a tutti i costi corredentrice e che smercia anch’essa “segreti” in giro per la orbe terracquea, in attesa del magico e definitivo trionfo del suo cuore immacolato. Nun ja, diamo questi generi di oppiacei al popolino ed ecco aprirsi come per magico incanto i portafogli. Così avveniva nella Certaldo boccaccesca del XIV secolo così avviene oggi nel Terzo Millennio.

Nella sua opera Natur Tito Lucrezio Caro rivolge una critica alla religione indicandola come fonte che genera paura, Aberglaube und Leiden, impedendo all’uomo di giungere alla vera felicità, od a quella conoscenza della verità — come afferma il Beato Apostolo Giovanni — che ci renderà liberi (vgl.. GV 8, 32). Concetto al quale si rifarà Karl Marx con il celebre aforisma «la religione è l’oppio dei popoli». Avevano ragione tutti e due, Tito Lucrezio Caro e Karl Marx, sbagliavano però sia il concetto che il termine confondendo la fede con il fideismo dei beoti al seguito di Frate Cipolla, che nulla hanno da spartire con la purezza della fede, da loro vilipesa e trasformata in parodia grottesca tra madonne parlanti, madonne piangenti, segreti rivelati, profezie catastrofiche e via dicendo a seguire.

Siamo arrivati alla conclusione, triste ma realistica, che in fondo questa gente si merita i vari Frate Cipolla capaci a suscitare in loro pruriti morbosi, facendogli uscire fuori soldi come gli incantatori fanno uscire il serpente dalla cesta al suono dell’ipnotico pungi.

Il paradosso è che L’Isola di Patmos non è un fallimento, ganz im Gegenteil: è un successo straordinario e a tratti incredibile. La mole di visite è pari a una media di oltre tre milioni al mese, l’anno 2024 si è chiuso con quasi quaranta milioni di visite totalizzate. Bald sagte: se solo lo 0,1% di questi visitatori ci avesse donato un euro, le spese di gestione sarebbero totalmente coperte e ne avremo persino d’avanzo per qualche opera di carità.

Chiunque s’intenda solo un po’ di certi aspetti tecnici, con pochi colpi d’occhio coglie immediatamente la qualità del sito che ospita la nostra rivista, a partire dalla grafica. Offrire la versione stampabile degli articoli, la audio-lettura, spesso anche la traduzione degli stessi in tre lingue, comporta un lavoro redazionale notevole, tutto svolto dai Padri a titolo puramente gratuito. Natürlich, fa specie che nel corso di un anno solare non si riesca a raccogliere neppure la metà del necessario per il pagamento delle spese vive di gestione e che puntualmente si debba provvedere di tasca nostra al sopraggiungere delle scadenze di pagamento. Perché impiegare le proprie personali risorse per avere il raro privilegio di lavorare gratis per le persone che prendono e non danno, o che dopo avere dato agli scaltri incantatori di serpenti, una volta finito il suono del piffero e con esso l’effetto ipnotico vengono a piangere da noi per essere aiutate e sostenute, è davvero una gran soddisfazione, eher: è proprio un privilegio, lavorare befreien den amor Dei für diese Leute! Ma siamo preti e per quanto tanta sarebbe la voglia, mettere queste persone alla porta, come meriterebbero, è contro la nostra natura ontologica sacerdotale.

L’Isola di Patmos sta concludendo il proprio undicesimo anno di attività senza mai avere conosciuto flessioni ma solo un continuo incremento, lo prova l’alto numero di visite che a partire dal 2016 ci ha obbligati a spostare il sito su un dedizierter-server, che costituisce la maggior voce di spesa annuale seguita dalle altre spese per i vari abbonamenti quali l’acquisto dei programmi grafici, Audio-, Video, sistemi di sicurezza… Zusamenfassend, stiamo parlando di qualche cosa che funziona e che funziona anche molto bene, ma che non dispone dei mezzi di sussistenza. Per questo abbiamo deciso di darci un altro anno di tempo: se a settembre del 2026 non avremo raccolto tutto il necessario per sostenere le spese del successivo anno 2027, o se non troveremo un ente pubblico o privato disposto a finanziarci, concluderemo la nostra felice e proficua esperienza di apostolato chiudendo la rivista L’Isola di Patmos, conservando sempre il ricordo indelebile di questa esperienza bellissima vissuta nell’unione cattolica d’intenti in piena comunione tra un gruppo di sacerdoti che hanno cercato di testimoniare il Cristo vivo e vero. Come però insegna il Beato Apostolo Paolo nella sua epistola al discepolo Timoteo:

"Am Tag, in der Tat, wenn sie die gesunde Lehre nicht ertragen;, ma, Ohren jucken sie, für sich selbst Lehrer aufhäufen, um ihre eigenen Vorlieben anpassen, Verweigerung der Wahrheit und sich abwenden, um Mythen zu hören. Aber Sie immer stabil sein, wissen, wie man Leiden erträgt, Mach deine Arbeit als Verkündiger des Evangeliums, erfüllen Ihr Ministerium " (II Tm 4, 1-4).

E quel giorno oggi è venuto, Unglücklicherweise, riteniamo di averne fatto triste spesa anche noi. Aber, auch in diesem Fall, il Santo Vangelo ci insegna:

«Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, raus aus dem Haus oder der Stadt und den Staub von den Füßen schütteln“.

Von der Insel Patmos 31 August 2025

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Entdecken Sie die Pflegephilosophie wieder: von der Ansammlung bis zur Person bis zur Pflege der Möglichkeiten

Entdecken Sie die Pflegephilosophie wieder: DALL’ACCUDIMENTO ALLA PERSONA AL PRENDERSI CURA DELLE POSSIBILITÀ1

L’accudimento è un elemento essenziale di ogni consorzio umano civile, il grado di sviluppo di una società matura si riconosce non tanto dalla sua capacità di fare o di creare ma nella sua capacità di prendersi cura degli altri. Anche nell’ipotesi del migliore dei mondi possibili in cui siano state finalmente abolite le guerre, le povertà e le malattie, l’imperativo alla cura resta immutato dentro quella componente umana, troppo umana ma anche felicemente umana che ci permette di mantenerci autentici.

- Kirchennachrichten -

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Autor
Iwano Liguori, ofm. Deckel.

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L’autenticità come perdita di tempo. Il tempo estivo è quel momento propizio per riscoprire il senso più genuino “del sé”.

E questo non soltanto come realtà psicologica comprendente la consapevolezza e la percezione che un individuo ha di sé stesso ma proprio come soggetto ontologico che riflette e fa memoria sul proprio essere. L’estate è quel tempo opportuno per ricentrarsi sulla propria umanità, non è un tempo di inerzia o di pigrizia come per molto tempo è stato considerato ma è un tempo in cui la coscienza di arricchisce e si approfondisce.

È proprio dell’essere umano, in der Tat, formulare interrogativi e porre domande che toccano la propria essenza. I nostri antichi padri del pensiero si erano accorti che ognuno di noi è capace di filosofeggiare sulla propria esistenza: sull’essere e sull’esserci.

Questo percorso di ricerca non può che riguardare le scelte individuali e quotidiane, le situazioni che oppongono delle obiezioni e a cui bisogna dare un senso, fino ad arrivare alla contemplazione senza giudizio di quel bene e di quel male con cui ogni uomo è impastato e che lo rende così unico e raro tanto da caratterizzarlo all’interno di una tensione verso la verità, tra il tormento e la grazia. C’è da riconoscere che oggi sempre più raramente desideriamo filosofeggiare su noi stessi e sul mondo che ci circonda e questo è oggettivamente e filosoficamente un male. Consideriamo tutto ciò come una perdita di tempo inutile e privilegiamo le strategie e le soluzioni facili ― last minute ― cadendo in quel peccato dell’uomo moderno che è identificabile in un’esistenza inautentica.

Quando non sono capace a determinarmi, altri prenderanno il mio posto e lo faranno per me, insieme a tutte quelle realtà che il mondo moderno dispone a questo proposito: addormentare la coscienza critica per vivere un continuo presente fatto di una successione compulsiva di eventi che mi lasciano spettatore passivo e tristemente compiaciuto.

Il pensiero filosofico ci permette di porre un freno a questo vorticoso turbinio di eventi, esso è capace di distinguere tra verità e autenticità ed è proprio nell’autenticità che scorgiamo più profondamente l’individuo nel suo essere soggetto ontologico, nel mantenersi fedele a sé stesso e quindi alla propria natura umana. Per certi versi l’autenticità dell’uomo è il saper essere coerenti in quella ricerca della verità e di senso.

Martin Heidegger, rimprovera all’uomo il rischio di cadere nella non autenticità per i tanti doveri, obblighi e impegni nei quali vive e che lo allontanano da sé stesso e dagli altri. Abbiamo tutti troppo da fare per preoccuparci di essere e di esistere, di esserci e di esistere nella vita degli altri.

L’uomo autentico, che è capace di inseguire la verità del proprio essere, ama la lentezza, che è un po’ quella capacità di saper perdere il tempo per poterlo poi ritrovare non in senso quantitativo ma qualitativo. E una logica oggi impopolare quella del perdere per guadagnare e se ci pensiamo le cose più importanti della vita dell’uomo sembrano essere costantemente in perdita per poter funzionare a dovere, per crescere e svilupparsi armonicamente.

Mi capita spesse volte di rivolgere alle coppie di coniugi in stanca matrimoniale queste due semplici domande: «Quanto tempo dedichi a tuo marito/moglie?»; «Quanto tempo sapete ritagliarvi nella vostra giornata per stare insieme?» La risposta è quasi sempre la medesima, salvo piccole varianti: «Padre non abbiamo tempo, siamo troppo impegnati, siamo troppo indaffarati». Queste risposte sono il segnale di una autenticità personale e di coppia che sta soffrendo, di un essere che non è più.

Stesso discorso lo possiamo fare in ambiti differenti: tra figli e genitori, tra amici e colleghi di lavoro. Anche all’interno della Chiesa il bisogno di autenticità tocca la persona dei consacrati e dei fedeli. La non autenticità dell’essere è come la ruggine che corrode l’umanità di ciascuno con il rischio di diventarne talmente parte di essa che è poi difficile distinguerla da quello che è autentico. È solo nell’autenticità che io mi permetto di essere e di esserci, di conoscere me stesso e l’altro. Non sono le cose da sbrigare che mi determinarono, non sono i ruoli con cui mi presento al mondo che mi identificano o quello che gli altri mi caricano sulle spalle attraverso mille aspettative.

L’autentico soggetto ontologico che racchiude la verità di me stesso e il medesimo che mi permette di conoscere e dialogare con la verità dell’altro, ma per far questo occorre saper perdere tempo, camminare con lentezza, che è la vera forma della memoria come scriveva Milan Kundera. Il saper filosofeggiare dei nostri antichi padri comprendeva tutto questo, il cui guadagno consisteva anzitutto in una perdita di tempo che era capace di curare e di accudire la persona.

La cura come possibilità di essere e di esserci. Tutti siamo bisognosi di cura, così come tutti possiamo essere i soggetti attivi di una cura. La cura non è solo una prerogativa dei deboli e dei fragili ma fa parte di ogni essere uomo che viene al mondo, nella consapevolezza di non poter vivere come un assoluto a sé stesso.

Il mito dell’uomo che «non deve chiedere mai» indipendentemente dal suo essere maschio o femmina ― è appunto un miraggio dell’ideologia del benessere, di chi presume di potersi fare da solo, un mito prometeico di assoluto che abbiamo visto naufragare proprio con l’evento pandemico di alcuni anni fa che ha messo in crisi questa modalità di vedere l’uomo moderno come invincibile e padrone di sé. L’accudimento è un elemento essenziale di ogni consorzio umano civile, il grado di sviluppo di una società matura si riconosce non tanto dalla sua capacità di fare o di creare ma nella sua capacità di prendersi cura degli altri. Anche nell’ipotesi del migliore dei mondi possibili in cui siano state finalmente abolite le guerre, le povertà e le malattie, l’imperativo alla cura resta immutato dentro quella componente umana, troppo umana ma anche felicemente umana che ci permette di mantenerci autentici. Ne è un esempio l’immagine evocativa di Anchise portato in braccio dal figlio Enea che la mitologia antica ha individuato come icona della virtù della pietà ― precedente e anticipatrice della Pietas cristiana ― e che comprende e racchiude il dovere, la devozione e l’affetto, caratteristiche tutte che ritroviamo nella cura verso gli altri qui racchiuse nell’autenticità di una relazione tra padre e figlio.

Forse è necessario ritornare a riscoprire una filosofia della cura per poter successivamente elaborare un’etica efficace della cura: la consapevolezza di perdere tempo sapendo che «aver cura significa prendersi a cuore, preoccuparsi con premura» (vgl. L. Mortari, Filosofia della cura, Raffaello Cortina Editore, Mailand 2015), così come il gesto di Enea suggerisce. Colui che curandosi del vecchio padre, dopo la disfatta di Troia, viene reciprocamente da lui custodito in quella stretta dei Penati, le divinità protettrici della famiglia, nelle mani del vecchio genitore.

Perché questi richiami? Perché il saper filosofeggiare ci permette di leggere e di interpretare il presente che ci circonda fuggendo la non autenticità e la distorsione della verità dell’essere che risiede come evenienza per ogni uomo. Tutti noi ricordiamo i casi di cronaca recente di Laura Santi e di don Matteo Balzano, ebbene sono proprio queste due vite spezzate dal suicidio che rendono doveroso un sapersi fermare e interrogare sull’importanza che ogni uomo ha e sulla cura che ogni uomo merita di avere. Delle domande non possono che essere formulate davanti a queste due vite che non sono più, non per cercare facili consolazioni e inutili responsabilità ma per sottolineare ancora una volta come preferiamo spesso accomodarci sull’inganno della non autenticità che sulla faticosa perdita di tempo che il curare comporta.

Quando una società civile si abbandona nell’illusione di normalizzare e regolamentare il suicidio di un uomo ― inteso anche come scelta eutanasica ― in base a giustificazioni che fanno capo a circostanze dispotiche e capricciose o a una necessità ineludibile, ebbene siamo al vertice della non autenticità dell’uomo e quindi al capolinea della sua disumanizzazione e della negazione del suo essere ontologico, l’anti-uomo per eccellenza. m. Heidegger parlava di «prendersi cura delle possibilità» (vgl. Heidegger, Segnavia, (1967), Adelphi, Mailand 2002, P. 21), intendendo come l’uomo abbia la possibilità di aspirare e realizzare la migliore forma di vita possibile, realizzando quella capacitività del suo essere che non si limita al solo esistere ma è caratterizzata da una progettualità, da un divenire più ampio di esistenza: «l’essere nell’esserci». Ed è proprio questo divenire più ampio di esistenza, l’autentica cura che il mondo moderno deve saper riscoprire come elemento di civiltà e di umanizzazione davanti al pericolo della negazione dell’essere che vede il suicidio come tollerabile e la malattia grave come fatalità da cui non è più possibile uscire.

La possibilità di aspirare e di realizzare una migliore forma possibile è quello che permette all’uomo di poter stare in ogni contesto e situazione della sua esistenza, aprendo porte che fino a quel momento sembravano chiuse, superando ostacoli apparentemente insormontabili. Il sapersi riconoscere uniti l’uno all’altro smuove il coraggio di promuovere ampie possibilità di umanizzazione, der Verantwortung, di incoraggiamento e di sostegno della propria autentica identità.

Proviamo ancora a filosofeggiare ed immaginiamo diversi ambiti dove anche ciascuno di noi vive e lavora. Forse certe situazioni che ci appaiono difficoltose o disperate sono caratterizzate non tanto dalla cattiveria, dall’invidia o del cieco fato ma dalla mancanza di sapersi prendere cura e di sentirsi oggetto di una cura premurosa e attenta. Come è possibile farci portatori di quell’essere nell’esserci all’interno di una situazione di malattia terminale o di oppressione e disperazione mortale che svuota di ogni senso? Mit anderen Worten, quale responsabilità abbiamo davanti a questi bisogni di cura più o meno espressi, più o meno coscienti e consapevoli? La cura dell’esserci è anzitutto gratuità e desiderare ardentemente di perdere tempo e di compromettersi con l’altro con rispetto, senza pretesa di dominio o di imposizione. La cura richiede coraggio che al giorno d’oggi più che mai si esprime come atto politico nel senso originario del termine.

Joan C. Tronto, una delle voci più autorevoli nella riflessione contemporanea sulla filosofia della cura, sottolinea come questa rappresenti una tra le pratiche basilari per una buona convivenza democratica e per una giustizia sociale non ideologica e questo è vero ma non ancora sufficientemente compreso perché ancora relegato ad ambiti circoscrittiti come quelli familiari, privati o confessionali.

Ricordiamoci questo e ritorniamo a filosofeggiare e a pensare che dietro le proposte apparentemente pietose dell’eutanasia e della facile commozione per coloro che con un gesto estremo ci hanno lasciato, esiste l’opzione della cura che ci permette di «riparare il nostro mondo così da poterci vivere nel modo migliore possibile», quel mondo che include tutto: i nostri corpi, le nostre identità personali, il nostro ambiente. (vgl. B. Fisher, J.C. Tronto, Toward a Feminist Theory of Caring, in E. Abel, m. Nelon, Circles of Care, SUNY Press, Albania 1990, P. 40).

Sanluri, 18 August 2025

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1 Articolo liberamente tratto dal quadrimestrale di filosofia pratica La chiave di Sophia, N.27 Anno X Giu-Ott 2025, vgl.. articoli di Elisa Giraud e Chiara Frezza.

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Carlo akut, Die Eucharistie. Manchmal ist es steril und gefährlich, Grillen für den Kopf zu haben

Carlo akut, Die Eucharistie. A VOLTE AVERE GRILLI PER LA TESTA È STERILE E PERICOLOSO

Abbiamo ascoltato parole profetiche, die nicht nur an Informationsfachleute gerichtet sind, Aber für jeden von uns. Weil alle, heute, Wir kommunizieren. Wir machen es in der Familie, bei der Arbeit, sui sozial, in Gemeinden. E ogni parola, ogni immagine, ogni silenzio… è un frammento di cultura, è una scelta di pace o di conflitto. Il Papa ci ha detto che «la pace comincia da come guardiamo, ascoltiamo, parliamo degli altri».

 

Autor:
Gabriele GiordanoM. Scardocci, o.p.

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La canonizzazione di nuovi santi è sempre un momento di dono per la Chiesa. Per nuove figure che sono modello ed intercessione per noi che rimaniamo. Anche per soffermarci su alcuni temi che quegli stessi santi hanno approfondito e vissuto nella loro vita.

Papa Leone, confermando il cammino svolto finora da Papa Francesco, ha confermato la canonizzazione di due santi: Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati per il prossimo 7 September. Se dunque innanzi alle nuove canonizzazioni, un minimo di dibattito e di riflessione sono sempre comprensibili, ed anzi auspicabili anche in una linea più teologico speculativa, alcune esasperazioni sui presupposti teologici e dottrinali degli stessi santi può risultare pericoloso e sterile se non addirittura stucchevole.

L’impressione che, Es kommt mir vor, ci sia dietro alcuni scritti recenti non sia quella di valorizzare un’opera di un santo, che se come noto, per fede, in sé stesso non ci è ovviamente chiesto di accogliere come quarta persona della Trinità, però non ci è neanche chiesto di usarlo come grimaldello per smontare una visione classica della teologia eucaristica. È il caso di un recente articolo del Prof. Andrea Grillo sulla teologia Eucaristica di Carlo Acutis. Articolo che non ci sembra cogliere a pieno le potenzialità del santo. Vediamo ora di comprenderlo un passo alla volta. Als allererstes, focalizziamoci su Carlo Acutis.

Carlo akut: UN SANTO DELL’INTERNET OF THINGS[1]

Carlo akut, nato a Londra nel 1991 e trasferitosi a Milano poco dopo, è una figura venerata dalla Chiesa Cattolica, noto per la sua precoce e profonda fede. La sua biografia rivela una vita breve ma intensa, caratterizzata da una straordinaria devozione e un talento eccezionale per l’informatica, che mise al servizio della sua spiritualità. Fin da bambino, Acutis manifestò una notevole inclinazione verso la fede. Questa sua devozione innata lo portava a desiderare ardentemente di ricevere la Prima Comunione, che gli fu concessa in anticipo, all’età di sette anni. Da quel momento, la Messa quotidiana, l’adorazione eucaristica e il rosario divennero pilastri della sua giornata. Frequentò le scuole dalle Suore Marcelline e successivamente l’Istituto Leone XIII, distinguendosi come uno studente brillante e socievole. Parallelamente ai suoi studi, Acutis sviluppò una notevole passione per l’informatica, diventando autodidatta e guadagnandosi l’appellativo digenio dell’informatica”. Questa abilità non fu per lui un mero Hobby, ma uno strumento di evangelizzazione. A soli quattordici anni, creò un sito web dedicato alla catalogazione dei miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa, un’opera che divenne uno strumento di evangelizzazione a livello mondiale, attirando l’attenzione di numerosi fedeli. Il suo obiettivo era far conoscere la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, diffondendo la fede attraverso le nuove tecnologie.

Nonostante la sua profonda spiritualità, Acutis era un adolescente come tanti, che amava giocare a calcio, dedicarsi ai videogiochi e stare con gli amici. La sua carità era un tratto distintivo: utilizzava i suoi risparmi per aiutare i senzatetto e dedicava il suo tempo come volontario nelle mense per i poveri. Era anche un punto di riferimento per i suoi compagni di scuola, aiutandoli nello studio e offrendo supporto a chi affrontava bullismo o difficoltà familiari.

Nell’ottobre del 2006, la vita di Acutis fu bruscamente interrotta da una diagnosi di leucemia fulminante. Affrontò la malattia con una serenità sorprendente, offrendo le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa. Morì il 12 Oktober 2006, im Alter von 15 Jahre. La sua fama di santità si diffuse rapidamente, portando all’apertura del suo processo di beatificazione nel 2013. Papa Francesco lo dichiarò Venerabile nel 2018 Es ist in der 2020 riconobbe un miracolo a lui attribuito, aprendo la strada alla sua beatificazione, avvenuta il 10 Oktober 2020 zu unterstützen. Il suo corpo è conservato ed esposto alla venerazione ad Assisi.

Carlo Acutis è oggi considerato un modello di santità per i giovani nell’era digitale, spesso chiamato «l’influencer di Dio» o «il cyber-apostolo dell’Eucaristia», per la sua capacità di unire fede e tecnologia.

Essendo personalmente legato all’apostolato di predicazione digitale, ritengo che per questa propensione alla divulgazione della fede in internet sia uno dei punti di luce, in cui tutti i giovani possano prendere modello ed ispirazione, per diventare dei «cyber predicatori digitali», senza per questo diventare bigotti o estremisti.

UNA SCHERMAGLIA ECCESSIVA

Il Professor Andrea Grillo, in seinem Artikel Il giovane Carlo Acutis e la maleducazione eucaristica [2], offre una disamina critica dell’interpretazione teologica dell’Eucaristia veicolata dalla figura del Beato Carlo Acutis, con particolare attenzione all’insistenza sui cosiddetti «miracoli eucaristici». Grillo si interroga su come Acutis, un «super-comunicatore», possa essere stato orientato verso una comprensione così «distorta» e «unilaterale» dell’Eucaristia, focalizzata sui «miracoli» anziché sul genuino valore ecclesiale del sacramento.

Il Professore esamina attentamente il sito ufficiale dell’Associazione Carlo Acutis, in particolare la sezione dedicata ai miracoli eucaristici, e analizza criticamente i testi introduttivi redatti dal Cardinale Angelo Comastri, da Monsignor Raffaello Martinelli e dal padre domenicano Roberto Coggi, che fu anche mio docente di filosofia della natura negli anni bolognesi della mia formazione. Grillo definisce questi testi «vecchipesantiossessivi», suggerendo che essi incarnino una «cattiva teologia» imposta ad Acutis da «cattivi maestri». Egli evidenzia incongruenze e visioni teologiche superate nelle loro scritture, come la prefazione difensiva del Cardinale Angelo Comastri, la giustificazione dei miracoli comeoccasioniper affrontare altri temi da parte di Monsignor Paolo Martinelli, e la comprensione antiquata delle parole della consacrazione di Padre Roberto Coggi. Il Professore sostiene che questa enfasi sui miracoli fisici distoglie l’attenzione dal «vero» e «unico» miracolo eucaristico, che risiede nella comunione ecclesiale e nell’unità tra il corpo sacramentale e il corpo ecclesiale. La «maleducazione eucaristica», conclude Grillo, non è imputabile al giovane Carlo Acutis, quanto piuttosto agli adulti che hanno promosso queste interpretazioni sbilanciate, proponendo infine unafissazione distorta sui miracoli eucaristicicome modello per i giovani.

AVERE GRILLI PER LA TESTA

Se da un lato concedo che l’eccessiva attenzione ai miracoli eucaristici «veicolato dagli adulti» in modo devozionalistico e quasi «eucaristolatrico» rischia di non far comprendere il vero senso dell’Adorazione in Gesù Cristo presente in corpo, Blut, anima e divinità e anche nell’Eucarestia quale comunione del nuovo popolo di Dio [3], ci sembra che il focus del professore non sia quello di smontare una falsa devozione eucaristica, ma, quanto al contrario, di minimizzare fino a quasi descrivere come obsoleta la concezione della presenza sostanziale di Cristo nelle specie eucaristiche. Sebbene questo non viene detto esplicitamente, der modus in rebus risulta eccessivo. Se davvero si voleva colpire solo una tendenza «eucaristolatrica», ritengo personalmente più giusto esaltare anche i passaggi di bontà dello stesso Acutis e del suo desiderio di far comunione in Cristo anche tramite internet. Saltando a più pari il riferimento al prossimo santo, ogni riferimento sembra proprio pensato per attaccare la dottrina della presenza reale, senza motivi dottrinalmente validi.

Per cui scherzosamente, rispetto alle posizioni del professore, scrivevo tempo fa che questa propensione ad usare Carlo Acutis come grimaldello per scardinare «i chiusi rimasti a concilio tridentino» o come un trampolino per saltare a piè pari tutta la bellezza della riflessione sulla contemplazione eucaristica, questa propensione è come avere grilli per la testa. Tre salti — in lungo, esagerati e fuori focus — di un grillo che penso vadano un porisistemati. Puntualmente adesso cercheremo di rispondere, documenti alla mano, alle posizioni del Professore.

Eucaristia «vecchia» e «fuori moda»? La verità sull’Eucaristia come presenza reale non ha età e non può essere “fuori moda” come probabilmente diventerà una coca cola zero fra quindici anni. La dottrina della Presenza Reale di Gesù nel Santissimo Sacramento è il cuore della nostra fede e un pilastro immutabile, non una «moda» passeggera. Il Concilio di Trento ha solennemente affermato che Cristo è «veramente, realmente e sostanzialmente» presente nell’Eucaristia [4]. Das Zweite Vatikanische Konzil, lungi dal negare questa verità, l’ha approfondita, esortandoci a una partecipazione più piena e consapevole al Sacrificio eucaristico [5] .Carlo akut, con la sua vita, ci ha semplicemente tentato di ricordarci la bellezza e la potenza di questa verità eterna, dimostrando che essa può infiammare il cuore di ogni generazione. Ha cercato di fare comunione digitale e virtuale a partire dalla comunione reale con Cristo Eucaristico. Se l’Eucaristia è davvero «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» [6] allora non è affatto inessenziale, ma il centro di tutto.

Miracoli Eucaristici vs. il «Vero Miracolo»? I miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa, pur non essendo «oggetto di fede» come i dogmi, possono essere un grande aiuto per la nostra fede. Monsignor Raffaello Martinelli, in uno dei testi che presenta la mostra di Carlo, spiega che possono «costituire un utile e fruttuoso aiuto alla nostra fede». Essi sono segni straordinari che Dio, nella Sua infinita sapienza, ci offre per rafforzare la nostra adesione al Mistero. San Tommaso d’Aquino stesso ha spiegato come nelle specie eucaristiche si esprimono sostanzialmente le proprietà della carne e del sangue, anche se tale proprietà ineriscono a Dio per un miracolo [7]. Questo richiamo è davvero necessario per noi che quelle proprietà non potemmo adorarle nel corpo glorioso di Cristo, perché nati secoli e millenni dopo la presenza del Verbo Incarnato sulla terra. Questi fenomeni non eliminano il vero miracolo della Transustanziazione, ma possono aiutare a sottolinearlo in modo visibile, guidando molti a una fede più profonda nella Presenza Reale. Carlo Acutis non ha «trascurato» il vero miracolo, ma ha usato questi segni per condurre altri al cuore di quel Mistero che per lui era «la mia autostrada per il Cielo».

Maleducazione eucaristicae «cattivi maestri»? Queste proposizioni del Professore ci sembrano poco prudente. Nessun articolo teologico autorizza a processare le intenzioni di altri teologi. Padre Roberto Coggi, Monsignor Paolo Martinelli e il Cardinale Angelo Comastri sembrano quasi descritti come dei cattivi maestri portatori di una teologia obsoleta e stantia, das, per come descritta, sembra quasi lontana dalla dottrina cattolica. Questo non ci sembra. Leggiamo insieme cosa ci dice la Chiesa. Le parole della consacrazione, come ci insegna il Catechismo (n. 1353), hanno il loro fulcro nelle parole di Cristo: «Questo è il mio CorpoQuesto è il mio Sangue…». Il Messale riformato nel 1970 ha ripreso questa formula traducendola dal latino: e infatti ha così provato le parole essenziali che operano il Sacramento rimangono quelle istituite dal Signore. Come tutto questo possa entrare nel novero della «maleducazione» o della «fantasia», o della cattiva maestria, mi sfugge completamente. Nessuno degli autori succitati, Außerdem, ha mai negato l’importanza dell’Eucarestia come Comunione del Nuovo Popolo di Dio, e in particolare il padre Coggi, nel suo bel libro Die Kirche, frutto delle sue meditazioni a Radio Maria, schreibt;

«La Chiesa non è presentata dal Concilio solo come il Corpo mistico di Cristo, ma anche come il nuovo Popolo di Dio. Andererseits, si può dire che il Concilio ha sottolineato in modo particolare questo aspetto della Chiesa, che cioè la Chiesa è il Popolo di Dio. Lo dimostra il fatto che il Concilio dedica a questo argomento un intero capitolo fra gli otto di cui è costituita la Das Licht. Infatti il secondo capitolo della costituzione dogmatica Das Licht sulla Chiesa è intitolato: Il Popolo di Dio. Vedere la Chiesa come Popolo di Dio apre molte prospettive. Innanzitutto sottolinea la continuità del Nuovo Testamento con l’Antico Testamento: come Israele era il Popolo di Dio dell’Antica Alleanza, così la Chiesa è il Popolo di Dio della Nuova Alleanza. Inoltre sottolinea l’aspetto storico della Chiesa. Le denominazioni che abbiamo esaminato nelle passate trasmissioni, quando abbiamo detto che la Chiesa è il Regno di Dio, il Tempio di Dio, il Corpo mistico di Cristo, concentrano la nostra attenzione sul legame della Chiesa con Dio, con la Santissima Trinità, con Gesù risorto e glorioso, cioè sottolineano la dimensione eterna della Chiesa. Ma la Chiesa non ha soltanto questo aspetto, che in un certo senso la sottrae al mondo e alla storia. La Chiesa è anche inserita nella storia umana, la Chiesa cammina nel tempo. Dire che la Chiesa è il Popolo di Dio, il Popolo di Dio pellegrinante nella storia verso il traguardo dell’eternitàcome l’antico Popolo di Israele peregrinava nel deserto verso la terra promessa -, dire questo è cogliere un aspetto essenziale della Chiesa» [8].

È davvero un passaggio splendido per comprendere anche la Chiesa come popolo di Dio. Insomma l’attenzione alla Presenza Reale non è disattenzione verso i fedeli: ma di un’attenzione al nucleo del Mistero che arriva ai fedeli. Accusare di «cattiva teologia» chi cerca di comunicare la centralità della Presenza Reale, anche attraverso la devozione popolare e i miracoli, significa non comprendere la pluralità e la ricchezza delle vie attraverso cui la fede viene trasmessa e vissuta.

CONCLUSIONI

Il futuro santo Carlo Acutis è un modello di santità proprio per la sua ardente fede eucaristica, un esempio luminoso per tutti noi e per i giovani. Una fede non devozionistica e ancorata a retaggi semipagani o protestanti. Quella di Acutis è una fede eucaristica che ci aiuta a ripetere l’azione del piccolo apostolo Giovanni nell’ultima cena. Egli cioè di fronte a Gesù appoggiò il suo capo sul petto di Gesù sul suo Sacro Cuore. E in quel «accoccolarsi» abbandonò tutto sé stesso a Dio. Così anche noi durante l’adorazione al Santissimo, possiamo appoggiare il nostro capo sul Suo Sacro Cuore. Abbandonare tutte le nostre ansie, tutte le nostre paure, e anche offrendo tutto quello che abbiamo a Lui. Un bel momento di preghiera che, di cuore, auguro anche al Professor Andrea Grillo.

Novelle Santa Maria in Florenz, 23 Juli 2025

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Per approfondire

– Konzil von Trient, Sessione XIII, Dekret über die Eucharistie, canone 1. Sehen. Denzinger-Hünermann, Enchiridion Symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, n. 1651.

– Vatikanisches Konzil II, Costituzione sulla Sacra Liturgia Heiliges Konzil, n. 14.

– Vatikanisches Konzil II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Das Licht, n. 11.

– San Tommaso Aquino, FRAGE, III, Q. 77, ein. 1.

– Katechismus der Katholischen Kirche, n. 1353.

R.Coggi, Die Kirche, ESD, Bologna, 2002, 81.

HINWEIS

[1] Sintetizzo da qui https://biografieonline.it/biografia-carlo-acutis

[2] wenn Verbot

https://www.cittadellaeditrice.com/munera/il-giovane-carlo-acutis-e-la-maleducazione-eucaristica/

[3] Non esiste la comunione dei fedeli in Cristo senza la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, sebbene anche questo, übrigens, sembra essere assunto dal professore.

[4] Denzinger-Hünermann, n. 1651

[5] Heiliges Konzil, n. 14.

[6] Das Licht, n. 11

[7] FRAGE, III, Q. 77, ein. 1, Somma Teologica III, q.76,a.8.

[8] R.Coggi, Die Kirche, ESD, Bologna, 2002, 81.

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Carlo akut. Die Fabrik der Heiligen gab die Untersuchung der Kritik des Theologen Andrea Grillo weiter

Carlo akut. LA FABBRICA DEI SANTI PASSATA AL VAGLIO DELLE CRITICHE DAL TEOLOGO ANDREA GRILLO

Di recente è stato sollevato un dibattito per certi versi interessante, Auch mit einiger Kontroversen, resultiert aus den Interventionen von Professor Andrea Grillo. Le sue puntuali critiche e perplessità erano rivolte a come il Beato Carlo Acutis viene ufficialmente presentato e sulla pubblicità ecclesiastica che si è sviluppata attorno a lui, welcher, Laut ihm, risentirebbe di una sensibilità religiosa arretrata, che terrebbe di nessun conto tutto il cammino fatto dalla Chiesa negli anni del post Concilio in tema di Eucarestia.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il popolare detto, «scherza coi fanti, lascia stare i Santi», negli ultimi tempi pare abbia perso di valore nei riguardi di colui che è considerato il beato moderno per eccellenza: Carlo akut; prossimamente innalzato agli onori degli altari insieme all’altro giovane beato Piergiorgio Frassati.

Poco tempo fa sono iniziati a circolare commenti circa l’opportunità della canonizzazione di Carlo Acutis; essi provenivano perlopiù ― e lo dico esemplificando molto ―, dagli ambienti cosiddetti conservatori. Gli appunti si addensavano intorno alla velocità del processo di canonizzazione, che appariva a costoro più una promozione della politica ecclesiastica che un invito alla santità. Di seguito sono emerse domande sulla figura del prossimo Santo che poco avrebbe da proporre ai giovani di oggi, i quali viaggiano sulla rete molto più velocemente del Beato ritenuto «genio dell’informatica», solo per aver creato un semplice sito internet sui miracoli eucaristici. Es ist immer noch, critiche sono state mosse alla presenza costante della famiglia Acutis; anche questa una novità tollerata dalla Chiesa che invece, in der vergangenheit, proibiva ogni intervento pubblico dei familiari, come nel caso della madre e dei fratelli della giovane Santa Maria Goretti. Diversa invece la situazione odierna dove le mamme promuovono il figlio santo, oppure i figli e i nipoti che girano a tenere conferenze sul padre, Mutter, il nonno o la nonna elevati agli onori degli altari.

In jüngerer, da un fronte diverso, è stato sollevato un dibattito per certi versi interessante, Auch mit einiger Kontroversen, resultiert aus den Interventionen von Professor Andrea Grillo, docente di Liturgia presso l’Ateneo romano di Sant’Anselmo, riportati sulla sua pagina Facebook e sul suo bloggen. Le sue puntuali critiche e perplessità erano rivolte invece a come il Beato Acutis viene ufficialmente presentato e sulla pubblicità ecclesiastica che si è sviluppata attorno a lui, welcher, Laut ihm, risentirebbe di una sensibilità religiosa arretrata, che terrebbe di nessun conto tutto il cammino fatto dalla Chiesa negli anni del post Concilio in tema di Eucarestia. Bestimmtes, egli ha usato l’espressione «mala educazione» riferendosi alla debordante attrazione verso il miracoloso, sottolineata nella presentazione del Beato Carlo. Afferma Grillo:

«Come è possibile che tutto il cammino che la Chiesa ha fatto negli ultimi 70 Jahre, sul piano della comprensione del valore ecclesiale dell’Eucaristia e della sua celebrazione, sia stato comunicato in modo così distorto al giovane ardente comunicatore, tanto da suggerirgli una comprensione tanto lacunosa, tanto difettosa, tanto unilaterale?».

Egli muove perciò una critica, più che al Beato, mai messo in discussione, piuttosto alla presentazione che di lui viene fatta e, riguardo all’Acutis, se la sua fu una passione verso i miracoli eucaristici, secondo il professore questa non fu ben indirizzata. Da queste affermazioni che ho molto sintetizzato, ne è nato un dibattito che, come sempre accade, prevede favorevoli e contrari. Forse alcune affermazioni del docente sono potute apparire a tratti pungenti, mi riferisco a quelle rivolte ai celebri motti del Beato, che ne hanno decretato la fortuna: «Non io ma Dio» e «Tutti nascono originali ma molti muoiono fotocopie». dennoch, alcune domande sollevate sono difficilmente aggirabili, rivolte soprattutto ai promotori della causa di canonizzazione e non al Santo, i quali si sono «fermati» troppo unilateralmente sull’aspetto miracolistico della presentazione dell’Eucarestia.

È probabile che alcune problematiche prima o poi sarebbero emerse, indipendentemente dalla canonizzazione del giovane Beato Acutis, a seguito delle nuove norme emanate da Giovanni Paolo II, anch’egli precoce Santo, le quali hanno permesso di accelerare i tempi per far si che si potessero presentare figure contemporanee, a scapito però della perdita di una prospettiva storica e dell’impossibilità di valutare la permanenza di una memoria e di un’ispirazione. Il discorso in questa circostanza si fa ancor più delicato perché parliamo, Der andere Bruder, di un ragazzo morto in giovanissima età che, secondo le concordi testimonianze, ha umanamente mostrato grande entusiasmo, generosità e coraggio e che la Chiesa Cattolica ha deciso, con procedure semplificate rispetto al passato, ma non per questo superficiali, di proporre come possibile modello per tutti, soprattutto per i giovani.

Il processo che porta alla canonizzazione di un Santo è complesso e delicato insieme. Schlussendlich, è come una consegna o un dono che la Chiesa fa a tutti i fedeli, quando riconosce le virtù di uno dei suoi figli. Ma i fedeli ― e questo spesso non accade ―, dovrebbero avere quella necessaria maturità che viene dalla formazione teologica e non solo, das Glaubenssinn che porta a un sano discernimento e spirito critico. Pensiamo, zum Beispiel, alla tendenza attuale di considerare tutti i canonizzati come dottori della Chiesa, dando ai loro scritti un valore esorbitante. Mentre invece bisognerebbe sapere che la canonizzazione di un Santo non vuol dire, diese Tatsache, che tutto quello che egli ha scritto o detto sia da considerarsi oro colato. A maggior ragione quando siamo di fronte alla canonizzazione di un adolescente, che certamente avrà avuto una formazione non completa o esaustiva. Un tempo, zu sagen, venivano presi in considerazione come santi solo i bambini o gli adolescenti martiri, come nel famoso caso limite degli inconsapevoli, eppure veneratissimi, Santi Innocenti.

Anche se non si vogliono esasperare i problemi dottrinali messi in luce dal prof. Andrea Grillo, di comprensione dell’Eucaristia soprattutto, ma anche riguardo al destino eterno ― mi riferisco alle affermazioni del nostro Beato circa il desiderare di saltare il purgatorio grazie alle sofferenze ospedaliere ― è indubbio che si addice ai pastori e a seguire ai fedeli la capacità di saper discernere sapientemente ogni cosa, sapendo tirar fuori, secondo il detto evangelico: «cose nuove e cose antiche» (MT 13,52).

Nach meiner Meinung, il dono che il Beato Carlo Acutis sta facendo alla Chiesa Das ist es. Egli purtroppo, wie wir wissen, non ha avuto il tempo per sviluppare una conoscenza strutturata della teologia eucaristica o di altri aspetti del mistero cristiano e si è fermato a una intuizione che è divenuta in lui passione e devozione. Natürlich, è facile per noi citare San Tommaso d’Aquino, insigne teologo, lì dove discute dei miracoli eucaristici e ne limita il significato (vgl.. FRAGE, III, 76, 8) e metter ciò a confronto di quella che può apparire una fissazione adolescenziale del nostro Beato. Ma il fatto è appunto questo: che così confronteremmo un discorso teologico con qualcosa che non è discorso teologico e non vuole esserlo. È appunto passione e devozione. Non tutto può essere perfetto come lo vorremmo o ci aspetteremmo. Lo abbiamo visto nel caso emblematico di Medjugorje, dove la Santa Sede ha preferito alla fine promuovere l’esperienza religiosa che in quel luogo si vive, mentre ha declassato la saldezza dei messaggi mariani che da lì sono partiti, ritenendoli solamente presunti, di fatto non riconoscendoli autentici.

Casomai possiamo chiederci — e in questo ci aiuti il Beato Carlo Acutis — come mai dopo il Concilio di Trento sono nate tante devozioni che hanno arricchito l’esperienza cristiana, che mettevano al centro la semplicità di vita, l’interiorità, la vita comune? Era un movimento molto più laicale che clericale, che non aveva di per sé una sua teologia elaborata e strutturata, eppure traduceva la fede cristiana in una sensibilità, in pratiche, in modi di vivere. E invece questo non è avvenuto a seguito dell’ultimo Concilio. Non siamo stati capaci di rinnovare quelle devozioni, né farne nascere di altre, nonostante tutto lo sforzo teologico ed ecclesiologico del movimento liturgico che, se da un lato aveva ridimensionato molte devozioni, dall’altro offrì contenuti, approfondimenti e nuove occasioni per cammini rinnovati. Come è possibile che una comprensione così ricca e vitale non sia diventata anche devozione, sensibilità e forma di linguaggio? Così oggi ci troviamo di fronte a un adolescente Beato moderno che si è gettato con passione tutta giovanile su aspetti dell’Eucarestia considerati devozionali, come i miracoli eucaristici, al quale non sono pervenute tutte le acquisizioni più recenti su quell’importante Mistero. E, stando alla presentazione che viene fatta di quel Beato, sembra che tutta quella ricchezza non sia passata neanche ai promotori della causa di Carlo Acutis, finanche a coloro che promuovono forme che lasciano, nur sagen, perplessi, come quella di una trasmissione YouTube 24h su 24h del sepolcro del Beato Carlo.

La domanda sul perché non abbiamo oggi devozioni che tengano conto della ricchezza delle ultime acquisizioni, che sappiano legare vita liturgica e testimonianza di fede improntata al Vangelo, con al suo centro l’Eucarestia che insieme è approdo e sorgente della vita del credente e delle comunità, non è così peregrina. Alla luce di altri due fatti, il secondo dei quali alquanto doloroso. Il primo è che tutto il corso del processo che ha portato alla beatificazione e ora alla canonizzazione del Beato Acutis, come pure alla diffusione del suo culto, si sono svolti durante il pontificato di Papa Francesco. In Carlo troviamo l’esempio, in der Tat, di quella «santità della porta accanto» a cui accenna l’esortazione papale Freut euch und freut euch der 2018. Auch, l’esortazione post sinodale del 2019, Christus vivit, nomina esplicitamente il Beato, pur essendo all’epoca ancora venerabile e gli dedica persino più di un rimando (Nein. 104-107). Qualcuno ha chiesto: Come è possibile, anche da questo punto di vista, che nulla di «conciliare» sia stato trasmesso; visto che Papa Francesco è stato salutato come primo Pontefice figlio del Concilio?

Il secondo fatto è che oggi, stando alle inchieste sulla religiosità in Italia e in particolare quella dei giovani, si deve ammettere che se abbiamo da un lato un ragazzo prossimo Santo con una passione e devozione verso l’Eucarestia, forse poco formate; dall’altro c’è una grande maggioranza di ragazzi e giovani che non hanno alcuna devozione verso l’Eucarestia, tantomeno al «valore ecclesiale dell’Eucaristia e della sua celebrazione». Ist das, per quasi tutti di loro, dopo anni e anni di catechismo e formazione in gruppi specifici. Anche qui qualcuno ha detto, probabilmente esagerando, ma senza andare troppo lontano dal vero, che è rimasta loro solo un «qualche valore umanitario ed ecologico».

Perché tutte queste domande e i dibattiti scaturiti dalla canonizzazione del Beato Carlo Acutis non rimangono uno sterile esercizio o, come spesso accade ultimamente anche dentro la comunità ecclesiale, un segnare il proprio campo, prendendo ancora le distanze dagli altri che pensano diversamente, sarebbe utile farne tesoro. E quindi sarebbe importante una riflessione a tutti i livelli, cominciando dai più alti nella Chiesa, su come riprendere un cammino di formazione alla vita cristiana dei giovani che sia serio, che tenga conto dei vissuti molteplici, ma anche di ricominciare a offrire un cibo solido ai ragazzi, senza tediarli certo, ma neanche prendendoli semplicemente per il pelo, perché altrimenti scappano o si annoiano. Certo qualcosa si sta facendo, ma credo sia giunto il momento di non perdere altro tempo. I tesori della Parola di Dio, della vita liturgica, la comprensione della Chiesa rispetto a questi e alla sua Tradizione, le mille e più esperienze e testimonianze della vita cristiana hanno bisogno di essere di nuovo posti al centro per farli diventare cultura e perché no, anche devozione, passione per la vita cristiana vissuta in tempi moderni. Per l’impegnativo compito immagino che la Chiesa si aspetti la consistente intercessione dei due prossimi Santi.

Aus der Eremitage, 23 Juli 2023

 

 

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Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

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Soziale Medien und Unwissenheit. Wenn die Geschichte von den Gewinnern geschrieben wurde, der abscheulichen Attentäter werden Märtyrer der Freiheit

SOZIALEN MEDIEN Und Unwissenheit. Wenn die Geschichte von den Gewinnern geschrieben wurde, Der abscheulichen Attentäter werden Märtyrer der Freiheit

Terroristen können so sein, wenn die von ihnen gefolgte Ideologie verliert und sich besiegt hat, Wie bei den roten Brigaden, Aber sie können zu Helden und Märtyrern der Freiheit werden, wenn die Ideologie, die sie folgten, gewinnt und sich als Regierungskraft auferlegt. In der Tat, wenn der radikale Islamismus die Vereinigten Staaten von Amerika gewonnen und unterworfen hatte, Heute in New York würde der Abriss der beiden Twin Towers genauso gefeiert, wie der Griff des Bastille in Frankreich gefeiert wird, und die Umkehrung der Regierung von Louis XVII..

— Geschichte und aktuelle Ereignisse —

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Je mehr der durchschnittliche intellektuelle Quotient im Unternehmen gesenkt wird, desto notwendiger ist es, selbst die offensichtlichen Dinge zu erklären. Der Fehler, den wir Wissenschaftler oft im theologischen Bereich machen wie in den Kugeln aller unterschiedlichsten Wissenschaften, Von der Medizin zur Astrophysik, Es ist für selbstverständliche Dinge zu betrachten, die wir als offensichtlich halten und die tatsächlich auch sind, Die rudimentärsten Elemente der verschiedenen Wissenschaften oder der einfachen und grundlegenden menschlichen gesunden Menschenverstand zu sein. Unglücklicherweise, Es ist notwendig zu berücksichtigen, dass wir heute eher der Wahrscheinlichkeit dem folgen, dem zu folgen beeinflussen Analfabeti e i Tiktoker, Einschließlich bestimmter Priester, die sich in diesen dezierten Spielen ins Leben gerufen haben (vgl.. WHO).

Lassen Sie uns wie immer uns mit einem Beispiel erklären: zahlreich beeinflussen überzeugt, dass "ein Zwerg ein Herz zu nahe am Arschloch hat", weil sie die ironische Übertreibung des Songs nicht verstanden haben Ein Richter von Fabrizio de André (Text WHO), Sie verwenden das Mittelalter im abfälligen Sinne, ignorieren, dass das Kunstgepäck ist, Wissenschaft und Technologie, von denen wir heute haben, dass wir alle im Mittelalter haben. Nicht nur, Denn wenn wir heute die klassischen Autoren kennen; Ich kenne die Kultur, Die griechische und römische Literatur und Philosophie wurden uns nur dem Mittelalter zu verdanken, einschließlich der lustvollsten Gedichte von Valerio Gaio Catullo, Das sah die Kirche nicht nur gut aus, um Zensur oder Zerstörung zu zerstören, Denn wenn wir sie heute kennen.

Wenn in diesen Bereichen Etrurie Welches war das Territorium der päpstlichen Staaten bis September von von 1870, Die Kirche hatte keine Wandfresken und Keramik, die phallische Szenen darstellt, gerettet und erhalten hatte, Orgien und homosexuelle Beziehungen zwischen Männern, Diese etruskischen und römischen Vermögenswerte wären verloren gegangen. So wie es woanders passiert ist, wo die Kirche nicht regierte, Aber die "aufgeklärten" liberalen Regierungen, die bestimmte Darstellungen skandalös und unmoralisch beurteilten, und aus diesem Grund zerstörten sie sie.

Die Pflanze des modernen Rechts Wir schulden es den großen Bolognese -Glossatoren, die zwischen dem 11. und 12. Jahrhundert lebten, und das grundlegende Element der Rechtszivilisation des Schutzes und der legitimen Verteidigung des Angeklagten, das wir schulden, genau der angreifenden Verfahren, die die Menschen nicht bewusst schießen, und unwissend über die Tatsache, dass sie durch die Gerichtsgerichte der heiligen Inquisition verurteilt wurden, war sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, war sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, war sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, sehr schwierig, sehr schwer zu verurteilen, war sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, sehr schwierig, sehr schwierig zu werden, sehr schwierig, sehr schwierig zu werden. Und genau die Gerichte der Inquisition haben ein weiteres Element genehmigt, das heute Teil der kriminellen Rechtsprechungen aller sogenannten Zivilländer der Welt ist: Die Strafe für die Genesung abzielte, Nicht zur Bestrafung, die durch Racheinstinkte diktiert ist, Denn durch den Satz sollten die Verurteilten nicht bestraft, sondern erholt werden. Die Antwort des Unwissenden ist bereit: „Todesurteile wurden verabreicht!». Und hier muss wiederholt werden, dass die Todesurteile nicht selten, aber sehr selten waren, Angeben, dass sie in historischen Kontexten platziert und gelesen werden müssen, in denen die heutigen Urteilskriterien nicht anwendbar sind, Es wäre ausreichend zu erklären, dass selbst das Todesurteil eine extreme Handlung war, die darauf abzielte, die Verurteilten wiederherzustellen. Dazu waren die Verurteilten in Weiß gekleidet, Zeichen der Reinheit, Denn mit dem Tod bezahlten sie ihre Schulden und löschten ihre Schuld, indem sie das wiedererlangte, was in der christlichen Sprache als "taufe Reinheit" bezeichnet wird. Und ihre Körper, nach dem Tod, Sie mussten mit Respekt behandelt und in Bezug auf begraben werden.

Zu den historischen Erklärungen, die er den Unwissenden wiederholt: Giordano Bruno wurde auf dem Spiel verbrannt, anders als mit Respekt getötet und begraben!». Natürlich. Und nach welcher sozialen Logik war, Politik, Juridisch und religiös der Zeit, als sie es gut gemacht haben, es auf dem Pfahl zu verbrennen. Er war es, der einen Fehler mit seltener hartnäckiger Behinderung gemacht hat. Er war zwei Prozesse ausgesetzt, Eine in Venedig und eine in Rom. Mit dem zweiten römischen Prozess wurde es erneut gegeben ex neu zum gesamten Verfahrensprozess, der insgesamt acht Jahre dauerte, Währenddessen intervenierten zwei Stornierungen wegen lächerlicher Formfehler, Um Bruno so viel Zeit wie möglich zu geben, um Buße zu tun. Jahrelang wurde er versucht, ihn zur Umkehr zu veranlassen, was hartnäckig abgelehnt hat. Unnötig zu erwähnen und erklären Sie bestimmten Personen, die sich von schwarzen Legenden ernähren und trinken, die nicht bewertet werden können, und beurteilen Sie den Fall Bruno mit den Urteilskriterien unseres sozialen Gegenwarts, Politik, legal und auch religiös. Es wäre, als würde man mit einem Skandalschrei verurteilen, durch die Anwendung des zeitgenössischen Denkens, Bestimmte Praktiken der Männer der Vorgeschichte, die unserer Meinung nach unmenschlich und Kriminellen berücksichtigt werden.

Es gibt viele historische Tatsachen, die seit dem 16. Jahrhundert manipuliert werden Durch die Arbeit der protestantischen Autoren und ab Ende des achtzehnten Jahrhunderts XIX durch liberales Anantique in der folgenden Zeit die französische Revolution in der folgenden Zeit. Die Ardua bleibt heute, Wenn nicht fast unmöglich, bestimmte schwarze Legenden jetzt absurd für die Wahrheiten zu verweigern, die auch in Schultexten der Geschichte beeindruckt sind. Wie im Fall der Geschichte, in der Protagonisten im päpstlichen Rom von Sehenswürdigkeiten gesehen wurden 1867 Gaetano Tognetti, 23 Jahre, Giuseppe Monti, 33 Jahre, Heute als unbestrittene Helden und Patrioten des Risorgimento gefeiert. Die beiden Helden im Selbststyly -Stil, am Abend von 22 Oktober 1867 Sie platzierten und explodierten eine starke explosive Anklage, die die Serristori -Kaserne fast vollständig zerstörte, befindet, Ein paar zig Meter vom päpstlichen Erzbasil in San Pietro entfernt. In dieser Kaserne ist eine Gesellschaft päpstlicher Zuavi untergebracht. Die Explosion verursachte den Tod von fünfundzwanzig militärischen und zwei Zivilisten. Wenn kurz zuvor ein großes Unternehmen aus dem Gebäude gekommen war, Die Zahl der Todesfälle wäre viel größer gewesen. Der Inspirator dieses Angriffs war hauptsächlich Francesco Cucchi, Stellvertreter des Parlaments von Florenz, Das mit anderen Mitarbeitern verwendete die Arbeit der beiden Angriffe, dann endete entdeckt, verhaftet, bewährt und zum Tode verurteilt.

Zwei Jahre nach ihrer Hinrichtung, zur Vereinheitlichung Italiens, die stattfand und mit Rom zu seiner Hauptstadt geworden ist, Die beiden Angriffe wurden als Helden gefeiert und machten die Geschichte, als "Märtyrer der Freiheit" unterging. Im 1977 Die italienische Regisseurin Luigi Magni schrieb und inszenierte einen Film einer beena antiklerischen Matrix, indem er diese beiden Figuren verbesserte und das historische Bild des letzten Lebens mit den papalen Zuständen vollständig verfälscht hat, jetzt nur auf das Gebiet Roms und einen Teil der gegenwärtigen Region Lazio reduziert.

Gaetano Tognetti und Giuseppe Monti waren nicht die heldenhaften Patrioten aber von den abscheulichen Terroristen, die bei einem Angriff junger Menschen in der Altersgruppe zwischen den getötet wurden 18 e ich 25 Jahre, Alle meist Komponenten der Musikband. Viele mehr als siebenundzwanzig sieben hätten die Opfer gewesen sein, Wenn eine ganze Firma den stabilen nicht plötzlich verlassen hätte.

Keiner der europäischen Herrscher, Ausgehend vom Savoy, Er bot Pius IX diplomatische Hilfe an, Bitten Sie nach der Gnade des Verurteilten und der Wechsel der Haftstrafe in die Kapitalstrafe im Gefängnis, Während er wusste, dass der römische Papst die Eltern der jungen Opfer und die römische Bevölkerung verwundet und wütend auf ihren Tod verärgert musste, einschließlich des von einem fünfjährigen Mädchen, Rosa, Er starb sofort mit seinem Vater Francesco Ferri, während die Mutter, JORNSE Blind, Er rettete sich, als er fassungslos auf den Boden fiel. Sobald die Sinne wieder aufgenommen wurden, wurde er komplett verrückt, So sehr, dass es notwendig war, es im Asyl von Santa Maria Della Pietà zu praktizieren, wo er später starb.

Diese rAndalerzählung der Tatsachen Es hat nie die legendären Geschichten des herrlichen italienischen Risorgimento durchlaufen, Wie sich Pseudo-Storichische Bücher anfühlen, Romane und sogar filmische Produktionen von anti -clerischen Direktoren.

Aufgrund der wahren historischen Geschichte, Wir hätten uns diese beiden Terroristen in legendären Helden ansehen müssen, indem wir durch die Arbeit der liberal-Antique-Propaganda durch Heck geändert wurden, komplett mit Straßen, Nachbarschaften und Denkmäler, die ihnen gewidmet sind. Dies wäre gleichbedeutend mit der Errichtung heute in Rom in Rom, in Via fani, wo er entführt wurde 1978 Premierminister Aldo Moro und tötete seine Escort -Agenten, Ein feierliches Denkmal zu Ehren der heldenhaften und patriotischen roten Brigaden. Indem Sie die Geschichtsbücher beeindruckt, dass die Red Brigaden keine gefährliche terroristische Bewegung darstellten, die in den siebziger Jahren des 20. Jahrhunderts hartnäckig mit Morden und Angriffen befleckte, Aber eine heldenhafte Gruppe von Befreiern, Titel mit dem Namen der einzelnen terroristischen Straßen und Quadrate.

Terroristen und Angriffe Sie können Helden werden und werden als solche gefeiert, je nachdem, was den Krieg gewinnen und den Chroniken folgen, Indem Sie Ideologien und Legenden in falschen Historikern verändern, die der Nachwelt als Geschichtsgeschäft vorgestellt wurden, komplett mit großartigen Diffusionsfilmen, Der Zweck, der es ist, die zunehmend geklebten Massenverachtung und den Hass gegen die katholische Kirche und das Papsttum zu vermitteln, In der totalen Verachtung der historischen Wahrheiten. Terroristen können so sein, wenn die von ihnen gefolgte Ideologie verliert und sich besiegt hat, Wie bei den roten Brigaden, Aber sie können zu Helden und Märtyrern der Freiheit werden, wenn die Ideologie, die sie folgten, gewinnt und sich als Regierungskraft auferlegt. Wenn tatsächlich der radikale Islam gewonnen hatte und, immer zum beispiel, unterwarf die Vereinigten Staaten von Amerika, Heute in New York würde der Abriss der beiden Twin Towers genauso gefeiert, wie der Griff des Bastille in Frankreich gefeiert wird, und die Umkehrung der Regierung von Louis XVII., Ohne Anspielung auf die Zusammenfassungsausführungen oder auf die Farsque -Prozesse, die vollständig auf falschen Delationen basieren, die dann einem riesigen Blutbad auf der Guillotine Leben verleihen.

Der niederländische Historiker Pieter Geyl (1887-1966) Er sagte: "Die Geschichte wird immer von den Gewinnern geschrieben". Viele Jahrhunderte früher, Der griechische Philosoph Aristoteles schrieb in seiner politischen Arbeit: "Die Lügen der Gewinner werden zu Geschichte, während die der Verlierer entdeckt werden".

Ausdruck, das alles andere als leicht zu interpretieren ist, das von Aristoteles, dass der italienische Philosoph und Politiker Rocco Buttiglione auf lapidarische Weise geklärt und genau auf den Seiten der Seiten einquitt soziale Medien:

"Es gibt historische Wissenschaft, die ihre Regeln hat: Kontrolle der Quellen, Die Überprüfung der logischen Konsistenz der Aussagen, die Verpflichtung, Informationen zu vervollständigen. Die historische Wissenschaft will feststellen "was eigentlich geschehen” (Was wirklich passiert ist). Dies beseitigt nicht, sondern legt eine Grenze für Partisan. Es gibt die Kriegspropaganda der Gewinner, die versuchen, sich als offizielle Wahrheit zu etablieren. Es gibt auch die Kriegspropaganda der Verlierer, das wird regelmäßig wiederentdeckt und entgegengesetzt gegen die offiziellen Versionen der Ereignisse. Es gibt jedoch auch die ernsthafte historische Forschung, die alle verfügbaren Daten bewertet. Oft wird der Ausdruck "Geschichte von den Gewinnern geschrieben" von den Verlierern verwendet, um ihre Kriegspropaganda zu rehabilitieren. Es ist gut, es zu berücksichtigen, zwischen ernsthaftem historischem Revisionismus und dem, was nicht ernst ist, zu unterscheiden. " (vgl.. WHO).

Heute, Von Russland bis zur Ukraine bis zum Nahen Osten, Die Geschichte wiederholt sich selbst, Mit dem schlimmsten überwältigenden bereits bei der Herstellung der nächsten falschen Helden der Heimat, die gefeiert werden soll.

Von der Insel Patmos 12 Juli 2025

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