Warum haben wir Väter der Zeitschrift „Die Insel Patmos“ nicht über die Synode gesprochen?? Weil wir Priester und Theologen sind, keine Klatschredner, die die irrationalen Stimmungen der Bevölkerung erregen

WARUM HABEN WIR VÄTER DES MAGAZINS DIE INSEL PATMOS NICHT ÜBER DIE SYNOD GESPRECHEN?? WEIL WIR PRIESTER UND THEOLOGEN SIND, NON GOSSIPPARI CHE ECCITANO GLI UMORI IRRAZIONALI DEL POPOLINO

Già prima di prendere avvio questo ultimo Sinodo è stato preceduto da proclami di non meglio precisati esperti internetici che hanno seminato un terrore non poi così dissimile da quello dei terroristi di Hamas, per portare un esempio iperbolico del tutto assurdo-paradossale. Se infatti i terroristi di Hamas uccidono civili innocenti, quest’altro genere di terroristi uccide, nei sempre più smarriti fedeli, il poco che in loro resta della fede e del sentire ecclesiale, dell’essere membra del corpo vivo che è la Chiesa.

- Kurznachrichten -

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In uno dei miei ultimi articoli al quale vi rimando (sehen WHO) ho parlato della decadenza del principio di autorità in rapporto ai soziale Medien, dove anche l’ultimo degli imbecilli può lanciarsi a trattare in modo grottesco e surreale temi che sono oggetto di complessi dibattiti storici sul piano scientifico, historisch, Sozial, Politik, teologico …

Noi Padri di questa rivista ci siamo convinti che dinanzi a certe desolazioni vale l’antico detto di Publio Terenzio Afro (190-159 A. C.), universalmente noto come Terenzio: «Tacent, satis laudant» (Tacciono e così facendo lodano). Con questa massima il celebre commediografo romano di probabile origine berbera intendeva dire che talvolta il silenzio evita che le parole espresse, anche in modo chiaro, finiscano per essere distorte o anche volutamente mal comprese da chi è propenso a fraintendere o a cercare ogni pretesto per una lite. Da questa massima terenziana nasce il celebre detto popolare «un bel tacer non fu mai scritto».

Una nota di carattere personale: per ragioni che non è necessario spiegare, nel corso di quest’ultimo Sinodo ho avuto modo di andare e venire dalla Martha Haus Sancthae viele Male, di incontrare e parlare con diversi vescovi provenienti da più parti del mondo, appurando quell’ovvio che non ho certo necessità di appurare, perché il tutto, per me come per tanti altri studiosi e teologi, rientra nell’àmbito delle cose scontate sulle quali non ci sarebbe proprio niente da discutere. Aber, come scrivevo nel mio precedente articolo (sehen WHO) a volte è necessario spiegare soprattutto le cose che a noi appaiono scontate, in questo pazzo mondo decadente nel quale un esercito sconfinato di persone pensa di dare sentenze massime e inappellabili con un Tweet o un post su Facebook, dopo essersi nutriti ai blog di personaggi che parlano e dissertano su questioni complesse che di prassi e rigore proprio non conoscono.

Già prima di prendere avvio questo ultimo Sinodo è stato preceduto da proclami di non meglio precisati esperti internetici che hanno seminato un terrore non poi così dissimile da quello dei terroristi di Hamas, per portare un esempio iperbolico del tutto assurdo-paradossale. Se infatti i terroristi di Hamas uccidono civili innocenti, quest’altro genere di terroristi uccide, nei sempre più smarriti fedeli, il poco che in loro resta della fede e del sentire ecclesiale, dell’essere membra del corpo vivo che è la Chiesa (vgl.. Kol 1, 18).

Per settimane abbiamo letto e udito proclami nei quali certi terroristi del web davano il meglio di sé stessi per disorientare i cattolici semplici e sempre più smarriti prevedendo l’imminente sdoganamento del celibato sacerdotale e dei preti sposati, le donne prete, o perlomeno le donne diacono, la benedizione all’altare delle coppie omosessuali e via dicendo a seguire. E tutti questi elementi che definire fantastici è solo eufemismo, erano annunciati come certi, anzi presentati come scontati.

Sul finire del Sinodo il Sommo Pontefice Francesco ha preso pubblicamente parola chiarendo che il celibato sacerdotale non sarebbe stato in alcun modo toccato, ribadendo quel che sappiamo da secoli: il celibato sacerdotale, che affonda le proprie radici sin dalla prima epoca apostolica e che ha un grande valore sul piano spirituale, ecclesiale e pastorale, non è un dogma di fede ma una disciplina ecclesiastica. N’è prova che anche nella Chiesa Cattolica esistono da sempre preti di rito orientale che sono sposati e hanno famiglia. Ciò premesso il Santo Padre ha ribadito che non intende in alcun modo modificare la disciplina ecclesiastica sul celibato dei sacerdoti appartenenti alla comunità di rito latino, precisando che nulla di simile «avverrà sotto il mio pontificato».

Per quanto riguarda il discorso delle donne-prete, il Sommo Pontefice Francesco si era già espresso più volte in passato, quindi non ha fatto altro che ribadire il pronunciamento dato in forma definitiva dal suo Santo Predecessore Giovanni Paolo II che chiarì per il presente e il futuro avvenire: «La Chiesa non ha la facoltà di poter concedere la sacra ordinazione sacerdotale alle donne» (vgl.. WHO).

Se nelle fasi preparatorie del Sinodo si era parlato di mondo LGBT, dalla bozza del documento conclusivo questo acronimo è completamente scomparso, con sicuro dispiacere di quel gaio personaggio di Padre James Martin spalleggiato poco tempo fa con un articolo del noto settimanale pseudo cattolico Matsch Christian, nato in origine come christliche Familie, il quale annunciava: «Papa Francesco ha ridato dignità alle persone LGBTQ e questa è una benedizione per tutti» (vgl.. Qich). Dunque niente benedizione alle gaie coppie arcobalenate sotto i gradini degli altari per l’ovvia ragione che la Chiesa, con la scusa di benedire le persone che vanno sempre benedette, non è così ingenua e sprovveduta a finire col benedire quello che per la dottrina e la morale cattolica rimane il peccato contro natura (Katechismus, n. 2357), che come tale non può essere benedetto, neppure con la scusa di benedire solo le persone. Tema questo sul quale si era già espresso il Dicastero per la Dottrina della Fede (vgl.. WHO). Più volte nel corso di questi ultimi anni ho scritto e spiegato che la Chiesa ha il dovere di accogliere il peccatore, specie i peggiori peccatori, perché se non lo facesse tradirebbe la missione che Cristo Dio le ha affidato (vgl.. MT 9,13), sempre facendo però bene attenzione a non accogliere mai il peccato, che non può essere accolto e tanto meno benedetto.

Per questo noi abbiamo taciuto, perché siamo presbiteri, teologi e soprattutto uomini di fede consapevoli che per quanto oggi la Chiesa stia vivendo momenti molto delicati, o se vogliamo anche confusi e tristi, mai potrà in ogni caso tradire la missione che Cristo Dio le ha affidato per andare incontro ai capricci del mondo, perché Dio ci ha scelti dal mondo ma noi non siamo del mondo (vgl.. GV 15, 18-19).

Passiamo e concludiamo con due elementi. Die erste: l’essenza dei concili ecumenici e dei sinodi della Chiesa; der zweite: l’atteggiamento insolito, forse anche discutibile e ambiguo del Sommo Pontefice Francesco.

I terroristi della Hamas-cattolica che hanno portato avanti per mesi e settimane campagne mirate ora a eccitare gli animi ora a terrorizzarli, hanno dimostrato anzitutto di non avere idea di che cosa siano concili e sinodi nella storia bimillenaria della Chiesa. Anzitutto vediamo la differenza tra i due: per concilio ecumenico si intende, come dice la parola stessa, un evento straordinario che coinvolge tutti i vescovi della Chiesa universale. Der Begriff “ökumenisch” deriva infatti dal greco οἰκουμένη (oikoumene) e significa universale. Ansonsten statt, il Sinodo, che può essere locale o anche mondiale, coinvolge una fetta di episcopato, o dei partecipanti invitati e selezionati, che possono rappresentare anche la universalità cattolica, ma che non costituiscono un concilio ecumenico, ossia quell’atto più importante e solenne della Chiesa che richiede e implica la partecipazione dell’intero episcopato cattolico.

In beiden Fällen, che si tratti di un concilio ecumenico o di un sinodo, i partecipanti non hanno semplicemente il diritto, ma proprio il dovere di discutere di tutto e del suo esatto contrario. Nell’ambito delle discussioni possono, anzi devono essere sollevate anche le ipotesi volendo più improbabili o anche assurde. Non facevano forse così i grandi Padri e Maestri della scolastica classica, partendo spesso nelle loro disputazioni anche da elementi persino surreali e paradossali, al fine di stimolare il senso speculativo e giungere a delle sapienti sentenze? Cosa dura questa da far capire al blogghettaro d’assalto o a coloro che con una sentenza su Zwitschern hanno risolto problematiche che non hanno avuto ancora una risposta definitiva da secoli. Deswegen, che certe frange di episcopato, ossia gli immancabili tedeschi e nord-europei, abbiano sollevato certe questioni, non avrebbe dovuto stupire nessuna persona, inclusi blogghettari d’assalto e twittatori, se solo avessero conosciuto i rudimenti della storia della Chiesa.

Der Oberste Papst Franziskus rimane dal canto suo un enigma, come ebbi a definirlo in un mio vecchio articolo del 2013 commentando i suoi primi 100 Tage des Pontifikats (sehen WHO) dove lo paragonai al pifferaio magico di Amelin, al quale va riconosciuto un enorme merito: aver fatto venire allo scoperto tutti i topi per quelli che realmente sono, dopo che per un trentennio si erano celati nella più falsa e calcolata accondiscendenza sotto i pontificato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Perlomeno oggi, grazie a questo Augusto Pifferaio, conosciamo i topi a uno a uno per ciò che sono e per quello che realmente pensano. Questo renderà loro particolarmente difficile, o meglio davvero impossibile potersi riciclare al prossimo cambio del timoniere della barca di Pietro, posto che a 87 anni e con problemi di salute di non poco conto il Sommo Pontefice Francesco non sarà certo eterno. Se quindi domani, come nulla fosse stato, un goliardico cardinale giunto a calarsi persino in un tombino per riallacciare la luce agli abitanti di un palazzo abusivamente occupato illegalmente (sehen WHO), si presentasse con tre metri di cappa magna e un galero sulla testa ― cosa che certi camaleonti sarebbero capaci a fare perché privi per loro natura del senso stesso del pudore ― tutti noi gli chiederemmo: “Ma tu, non eri forse quello che sotto il pontificato di Francesco andavi in pantaloni e maniche di camicia arrotolate a portare il caffè la sera ai barboni che avevano trasformato il colonnato del Bernini in un pubblico pisciatoio, dopo avere fatto sfoggio di gemelli d’oro e vesti paonazze plissettata ad arte sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI?”.

Per l’ennesima volta il Sommo Pontefice Francesco li ha fatti incontrare, parlare e sfogare in un Sinodo, inducendoli a venire di nuovo tutti quanti allo scoperto. Finite le discussioni ha annunciato «poi vedremo», concludendo con un «arrivederci al prossimo anno», ammesso ovviamente che la Santità di Nostro Signore sia sempre in vita.

Von den beiden eins: o siamo di fronte a un uomo che da solo è più pazzo e squilibrato di Giovanna di Castiglia, Enrico IV e Ludovico II di Baviera tutti e tre messi assieme, oppure siamo di fronte a un uomo che in un momento storico molto difficile e complesso ha fatto ciò che di meglio e più opportuno andava fatto, usando in modo sapiente e prudente la sua grazia di stato, sebbene sul momento il suo agire non possa essere compreso. Di fatto noi non possiamo affermare né l’una né l’altra cosa, perché siamo privi degli elementi per poterlo fare. Forse occorreranno molti anni, ma un giorno la storia ci chiarirà il grande “enigma” Francesco, come ebbi a definirlo nel 2013 nach den ersten 100 giorni del suo pontificato, rivelandolo come l’uomo giusto che cavalcò nel miglior modo una stagione straordinariamente delicata.

von der Insel Patmos, 29 Oktober 2023

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Die Väter der Insel Patmos

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„Wir werden zu denen gehören, die sahen und doch glaubten“. Dieses einzigartige Konzept des „Skandals“ des Papstes …

„Wir werden zu denen gehören, die es gesehen und doch geglaubt haben“. DIESES EINZIGARTIGE KONZEPT DES „SKANDALS“ DES HÖCHSTEN Pontifex …

Von Paul VI. bis Benedikt XVI, per sessant’anni abbiamo avuto Sommi Pontefici che con esortazioni e documenti hanno raccomandato ripetutamente al clero secolare l’uso della talare, oggi abbiamo un Sommo Pontefice che la veste talare la irride assieme ai preti che la portano.

- Kurznachrichten -

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Adesso vediamo chi è che non scandalizza il Santo Padre

 

il presbitero Marco Pozza, intervista ufficiale al Sommo Pontefice.

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Il presbitero Marco Pozza, intervista ufficiale al Sommo Pontefice

 

Il presbitero Marco Pozza, intervista ufficiale al Sommo Pontefice

 

Ecco l’immagine grottesca di una Chiesa totalmente de-sacralizzata da quei preti che inneggiano a una non meglio precisata «Chiesa aperta a tutti»

 

E pensare che in diversi sono morti, per non togliersi la talare di dosso

 

Il giovane Rolando Rivi morì martire rifiutandosi di togliere la talare di dosso, oggi sarebbe stato un «rigido» destinato a dare «scandalo»

 

„Der große Marsch der geistigen Zerstörung weiter. Alles wird verweigert. Alles wird ein Credo. Es ist eine vernünftige Position, die Steine ​​von der Straße zu leugnen; wird ein religiöses Dogma zu bekräftigen. Es ist ein rationales Argument, dass sie alle in einem Traum versunken Takes; wird eine sinnvolle Form der Mystik sein sagen, dass wir alle wach sind. Brände werden geschürt zu bezeugen, dass zwei plus zwei gleich vier ist. Schwerter werden gezogen, um zu zeigen, dass die Blätter im Sommer grün sind. Wir werden nicht nur die unglaublichen Tugenden und den unglaublichen Sinn des menschlichen Lebens verteidigen, aber etwas noch unglaublich, diese immense, unmöglich Universum zu uns ins Gesicht starrt. Wir werden für sichtbare Wunder kämpfen, als ob sie unsichtbar. Wir werden auf dem Rasen aussehen und der Himmel unmöglich, mit einem fremden Mut. Wir werden unter denen, die gesehen haben, und doch glauben " (Gilbert Keith Chesterton, Ketzer, 1905)

von der Insel Patmos, 25 Oktober 2023

 

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Die Väter der Insel Patmos

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Der emeritierte Erzabt von Montecassino Pietro Vittorelli ist gestorben: Mitleid kann die traurige Wahrheit auslöschen?

Der emeritierte Archabot von Montecassino PIETRO VITTORELLI ist tot: CHRISTLICHE Frömmigkeit kann die traurige Wahrheit auslöschen?

Die christliche Frömmigkeit kann die Wahrheit nicht außer Acht lassen. Deswegen, der Bauleiter Ich kann nicht schweigen was ist, ist bestätigt: ein, dass „Er hat schlecht über alle geredet, außer Christus, Ich entschuldige mich beim Dirigenten: “ich kenne ihn nicht”!» (Epigraph von Paolo Giovio über Pietro l'Aretino).

- Kurznachrichten -

Autor
Redaktion der Insel Patmos

 

 

 

 

 

 

 

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Unter den verschiedenen Websites, die gesagt werden “Katholiken” da heißt einer Ich kann nicht schweigen. Verantwortlich dafür ist ein junger Mann, der, wie wir erfahren, in der Vergangenheit freundlicherweise bis zu den Ausgängen von Seminaren und religiösen Institutionen begleitet wurde. Vielleicht fühlt er sich deshalb berechtigt, Weisheiten über die Probleme der katholischen Kirche zu schreiben, sondern vor allem auf die Ausbildung von Priestern – die das komplexeste und heikelste Ding ist, das es geben kann –, präsentiert sich diesbezüglich als Experte?

Seine Artikel sind zahlreich in dem er immer wieder Menschen und kirchliche Institutionen mit scharfem Stil angreift. Niemand wurde vor seinen Stichen gerettet: vom Papst - der respektvoll kritisiert werden kann, jedoch nicht bestritten und verspottet -, gefolgt von hohen Prälaten der Römischen Kurie und Präfekten der verschiedenen Dikasterien des Heiligen Stuhls, was man auch kritisieren kann, aber ich habe nicht spöttisch und arrogant gelacht. Gegenüber dem Direktor der Vatikanischen Medien und dem Leiter des Pressebüros des Heiligen Stuhls zeigte er wahre Grausamkeit, bis er ihnen bestenfalls „Inkompetenz“ und „Analphabetismus“ vorwarf.. Er ließ es sogar an der vatikanischen Gendarmerie aus, bestehend aus Elementen, die für unbestrittene Exzellenz ausgewählt wurden und mit seltener Bildung und Höflichkeit ausgestattet sind, dem er sich widmete, Trotz, ironische Kommentare über ihre Professionalität.

Er präsentiert sich gerne als Experte “Dinge aus dem Vatikan”, als ob er aus den heiligen Palästen kommen und gehen würde, ohne zu erwähnen, dass es keine besitzt passieren zur Durchreise durch das Territorium des Staates Vatikanstadt, wo wir nicht wissen, dass er ein gern gesehener Gast ist.

es geht uns überhaupt nichts an wie diese Person – die offenbar nicht von der Unterstützung einer wohlhabenden Familie oder dem Einkommen aus einer beruflichen Tätigkeit profitiert – in Rom campen kann, wo die Lebenshaltungskosten schon immer hoch waren, heute mehr denn je zu den Sternen, denn das Thema der Frage ist ein völlig anderes.

Im heutigen Artikel (vgl.. WHO) Dieser hervorragende Kenner der Römischen Kurie veröffentlicht einen Kommentar zum Tod des emeritierten Erzabts von Montecassino, Dom Pietro Vittorelli, bereits in der Vergangenheit als unschuldiges Opfer dargestellt, vom Vorwurf freigesprochen, Geld aus den Kassen der Abtei gestohlen zu haben:

«Es kommt zu dem Schluss, heute, ein langer und ungerechter gerichtlicher Kreuzweg, der 2017 begann“ (vgl.. WHO).

Wenn man bedenkt, dass sie in Mode sind, i dubien, Wir beabsichtigen, einige davon der für diese Website verantwortlichen Person vorzulegen, mit der ausdrücklichen Aufforderung, die folgenden sieben Fragen ausschließlich auf der Grundlage ihrer Begründetheit zu beantworten:

 

  1. Es stimmt, dass Pietro Vittorelli harte Drogen nicht einfach konsumierte, sondern sogar missbrauchte und dass er ein Kokainsüchtiger war, der so stark abhängig war, dass er sich schließlich zur Entgiftung in eine diskrete Schweizer Klinik einweisen ließ, wo sich die Kosten für eine dreimonatige Behandlung auf drei Monate beliefen etwa 160.000 Euro?

 

  1. Es ist wahr, dass die schwerwiegenden neurokardiologischen Probleme, die Pietro Vittorelli schwer geschwächt haben, die Folge seines Missbrauchs eines Betäubungsmittels namens … waren Riss, was schließlich zu einer starken Thrombose führte?

 

  1. Es ist wahr, dass die ihn behandelnden Spezialisten, als er als Notfall ins Krankenhaus eingeliefert wurde, in Verlegenheit kamen, als sie aus den klinischen Analysen erfuhren, dass Pietro Vittorelli offenbar regelmäßig in großem Umfang Kokain konsumierte Riss und dass dies genau die Ursache für den schweren Anfall war, der ihn getroffen und schwer geschwächt hatte?

 

  1. Es stimmt, dass Pietro Vittorelli ein unbezähmbarer, praktizierender Homosexueller war, der ein Leben führte, das völlig im Widerspruch zur katholischen Moral stand, die Grundsätze des Priestertums und des klösterlichen Lebens und nahm die bezahlten Dienste junger Menschen in Anspruch begleiten Homosexuelle in ganz Europa, Spuren davon in seinem hinterlassen Plaudern Privat, später von den Ermittlern als Beweismittel erworben, in dem er sich mit einem Stil und einer Sprache von unaussprechlicher Unmoral ausdrückte?

 

  1. Es stimmt, dass Pietro Vittorelli leidend durch Europa reiste Zwanghaftes Einkaufen Erreichen des Ausgabepunkts bis zu ca 50.000 Euro in einem Monat, mit Transaktionen, die durch seine Kreditkartenunterlagen dokumentiert sind, Hotel bezahlen 5 Sterne der Luxuskategorie, Gourmet-Restaurants, High-Fashion-Boutiquen und Parfümerien?

 

  1. Es stimmt, was in den Punkten enthalten ist 1-5 Dabei handelt es sich allesamt um Elemente, die sorgfältig in Ermittlungsdokumenten dokumentiert und dann von den Ermittlern zur Information an den Heiligen Stuhl weitergeleitet werden, unter Berücksichtigung der Tatsache, dass Pietro Vittorelli Diözesanordinarius war?

 

  1. Der Standortleiter Ich kann nicht schweigen, bekannter Straftäter der Römischen Kurie, der Prälaten des Heiligen Stuhls, der Vatikanischen Medien, des Vatikanischen Presseamtes, der Päpstlichen Gendarmerie und so weiter (siehe Archiv seiner Artikel) glaubt das vielleicht, wenn es um die schweren und unmoralischen Heldentaten eines praktizierenden und reuelosen Homosexuellen geht, alles sollte in die Sphären seines Privatlebens verbannt werden, ohne dass dies Auswirkungen auf die kirchliche und kanonisch-juristische Ebene hätte?

 

der Tenor des Austauschs, mit dem Pietro Vittorelli einst führte begleiten Homosexuell gegen Bezahlung: «Ich werde nach Schwänzen suchen»

 

Die christliche Frömmigkeit kann die Wahrheit nicht außer Acht lassen. Deswegen, die für diese Website verantwortliche Person, es bestätigt sich als das, was es ist: einer der "Er sprach schlecht über alle, außer Christus, Ich entschuldige mich beim Dirigenten: “ich kenne ihn nicht!» (Epigraph von Paolo Giovio über Pietro l'Aretino).

Der große Experte für Kirchenangelegenheiten beantworte diese dubien, aber streng nach der Sache, oder halt die Klappe, Wir empfehlen mit uns die Seele dieses unglücklichen Verstorbenen der unendlichen Barmherzigkeit Gottes.

 

von der Insel Patmos 14 Oktober 2023

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.HTTPS://www.YouTube.com/watch?v=ltEAQNopUYM&t=2s

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Die Väter der Insel Patmos

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Krieg der Hamas-Terroristen gegen Israel: „Die Aussagen des israelischen Botschafters beim Heiligen Stuhl sind falsch und diffamierend“

KRIEG DER HAMAS-TERRORISTEN GEGEN ISRAEL: „DIE AUSSAGEN DES ISRAELISCHEN BOTSCHAFTERS BEIM HEILIGEN STUHL SIND HISTORISCH FALSCH UND DIFFAMIEREND.“

Für bestimmte politische Zionisten, die wenig oder gar nichts mit der jüdischen Welt und dem Judentum zu tun haben, Es gibt keine schlimmere Demütigung, als denen dankbar sein zu müssen, die ihm Gutes getan und sein Leben gerettet haben.

— Politik und aktuelle Angelegenheiten —

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Unter bestimmten Umständen Worte müssen gemessen und begrenzt sein, Besonders bei den Exponenten eines jungen Landes, in dem es schwierig ist, Ein rauer Ex-Kolonist aus einem Kibbuz kann in das diplomatische Korps aufgenommen und um die Welt geschickt werden, ohne dass ihm das Niveau und die Klasse fehlen, die das ihm anvertraute Amt erfordert, aber vor allem von Klugheit und Wissen.

Ich war Padres Schüler Peter Gumpel der zusammen mit Pater Paolo Molinari ein halbes Jahrhundert lang die Generalpostulation der Gesellschaft Jesu leitete (vgl.. Federico Lombardi S. J. WHO), Sie selbst initiierten und schulten mich in den Anliegen der Heiligen. Ihnen wurde das Verfahren zur Seligsprechung des Papstes Pius XII. anvertraut, regelmäßig von Kreisen angegriffen, die nichts mit der jüdischen Welt zu tun haben, weil sie alle mit den Randgebieten des radikalen politischen Zionismus verbunden sind, was völlig anders ist als das Judentum. Alles bei allem Respekt vor denen, die jeden, der sich als Antisemit bekennen oder antizionistisch sein will, brandmarken möchten. Seien Sie gegen jede nationalistische Ideologie, Das ist der politische Zionismus, es ist legal, Sofern es missfällt, führt es niemals zu Formen von Gewalt oder Verletzung der Würde anderer.

In demokratischen Ländern Es steht Ihnen frei, antikommunistisch zu sein, Antifaschisten, Antiklerikale ... sie alle sind durch das Gesetz selbst geschützte Gedanken- und Redefreiheit. Es scheint jedoch, dass dies in der sogenannten „einzigen Demokratie im Nahen Osten“ nicht so funktioniert..

In meinem Buch Kräuter Amare – Das Jahrhundert des Zionismus schon vor langer Zeit veröffentlicht 2006 Auch diese Legende von der „einzigen Demokratie“ zerlege ich Stück für Stück, Erklären und dokumentieren, dass bestimmte politische Kräfte, die darauf abzielen, Antizionismus mit Antisemitismus gleichzusetzen, an und für sich abwegig sind. Es würde genügen, sich daran zu erinnern, dass die schärfsten Antizionisten schon immer die berühmtesten Juden der Welt waren, weil sie führende Vertreter der Wissenschaft waren, von Kultur und Kunst. Ich möchte nur einen von vielen erwähnen: Sigmund Freud, der sich stets entschieden gegen die Gründung des Staates Israel ausgesprochen hat. Und als die Zionistische Bewegung um seine Unterschrift bat, erhielt eine klare Absage, von ihm wie auch von verschiedenen anderen jüdischen Persönlichkeiten.

Politischer Zionismus wurde aus Charakteren voller Marxismus geboren und vom echten Sozialismus inspiriert, dessen Gegner Pius XII. war, ebenso wie seine anderen Vorgänger und Nachfolger. Ab Ende der 1950er Jahre entstanden in zionistischen Kreisen schwarze Legenden über die Figur dieses Papstes, der sich aktiv und fleißig für die Rettung der von den Nazis verfolgten und gesuchten Juden einsetzte, aber an dem bestimmte Ideologen in der Nachkriegszeit beschlossen, eine schreckliche kalte Rache zu üben.

Die politischen Zionisten haben endlich das Groteske erreicht: die Enkel und Urenkel der direkten Protagonisten, die durch den massiven Eingriff der katholischen Kirche gerettet wurden – so sehr, dass sie nach dem Zweiten Weltkrieg Gedenktafeln an Klöstern anbringen wollten, Klöster und religiöse Institute, in denen ihr Leben gerettet wurde, haben begonnen, ihre Großeltern und Urgroßeltern mit „historischen“ Aussagen zu verleugnen, die, wenn sie nicht tragisch wären, ans Komische grenzen würden: „In der unmittelbaren Nachkriegszeit war unseren Großeltern und Urgroßeltern noch nicht klar, was wirklich passiert war.“. Vale dire: Etwa sechs Millionen Juden wurden in ganz Europa ausgerottet, Doch das Ausmaß einer riesigen Tragödie, die auf ihre Weise in der Geschichte der Menschheit einzigartig ist, war den direkten Protagonisten, die ihnen das Leben retteten, noch nicht klar.?

In diesen Büchern von mir, Ich verweise Sie auf die Lektüre, Ich definiere alles mit diesem Witz:

"Nicht nein, weil man glaubt, was man als Protagonist gesehen und erlebt hat, anstatt zu glauben, was Ihnen Ihr zionistischer Enkel, der Anfang der 1970er Jahre geboren wurde, erzählt?».

Einer dieser Enkel Er ist der Botschafter des Staates Israel beim Heiligen Stuhl, der, irritiert über die Friedensrufe der Bischöfe von Jerusalem, erneut den Papst Pius XII. zur Sprache gebracht hat:

„Es ist nicht aus dem Zusammenhang gerissen, sich daran zu erinnern, dass heute eine Konferenz an der Gregorianischen Universität beginnen wird 3 Tage über die Dokumente des Pontifikats von Papst Pius XII. und ihre Bedeutung für die jüdisch-christlichen Beziehungen. Offenbar – schließt die Notiz – einige Jahrzehnte später, Es gibt diejenigen, die die Lehren aus der jüngsten dunklen Vergangenheit noch nicht gelernt haben. (sehen WHO).

All dies bestätigt dies für bestimmte Charaktere „Denen dankbar zu sein, die einem das Leben gerettet haben, ist eine Demütigung, die manche nicht ertragen können“.

Das Buch Herbs Amare - Das Jahrhundert des Zionismus er fragte mich 5 Jahre intensiver Arbeit und historischer Forschung. Nach, von seinem zentralen Körper, Ich habe ein weiteres eigenständiges Buch mit dem Titel erstellt Pius XII und die Shoah.

Ich kann Themen nicht in einem kurzen Artikel behandeln was jahrelanges Studium und Forschung erforderte, aber wer interessiert sich für Geschichte?, nicht zu den Legenden bestimmter politischer Zionisten, Er kann sie lesen und feststellen, wie sehr sich die Realität von der Bosheit unterscheidet, die von den Anhängern einer nationalistischen Bewegung, die aus der Häresie des degeneriertesten Marxismus hervorgegangen ist, mit seltener politischer Böswilligkeit am Tisch aufgebaut wird. Diese Bewegung nennt sich Politischer Zionismus und jeder kann das Recht beanspruchen, Antizionist zu sein, ohne dass ihm jemand vorwerfen kann, ein gefährlicher Antisemit zu sein, vor allem jene Enkel und Urenkel, denen es an dem grundlegenden Sinn für Anstand mangelt und die behaupten, sie würden ihre Großeltern und Urgroßeltern verleugnen, die Pius, einschließlich des Staates Vatikanstadt und aller Gebäude des Heiligen Stuhls, die in Rom gemäß den Gesetzen und Verträgen des Völkerrechts dem Regime der Extraterritorialität unterliegen.

von der Insel Patmos, 10 Oktober 2023

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Internet und die Zerstörung des Autoritätsprinzips, ein letzter Schlag, der von Legionen von Idioten an der Macht versetzt wurde

Das Internet und die Zerstörung des Autoritätsprinzips, UN COLPO DI GRAZIA INFERTO DA LEGIONI DI IMBECILLI AL POTERE

La distruzione del principio di autorità è quell’elemento che sorregge alla base il trionfo della dittatura integralista del non sapere, dieser krassen Ignoranz, cafona e violenta che è cosa del tutto diversa dal “non sapere” dell’uomo colto. E questa ignoranza crassa, cafona e violenta ha compiuto da tempo il proprio grande e devastante golpe attraverso internet e i soziale Medien.

— Chiesa e attualità —

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Spesso mi capita di ricordare che quando si dialoga, o quando si spiega una precisa cosa, quando si tiene una lezione o una conferenza, quando si predica o si fa una catechesi, è sempre di importanza fondamentale partire sottolineando il vero significato delle parole, indicando e all’occorrenza spiegando con cura il vero senso etimologico dei termini usati.

Un accento sbagliato può scatenare una guerra, dissi una volta a delle persone che sul momento non capivano come mai, mentre parlavo di temi legati alla teologia dogmatica, per inciso spiegavo di tanto in tanto il significato di parole e terminologie. Ci sono infatti termini che in filosofia o in teologia hanno un significato totalmente diverso da quello a essi attribuito dal linguaggio corrente nel quale spesso, certe parole, sono state svuotate del loro etimo originario per essere riempite di altro e assumere un significato opposto. Spiegai che non solo una parola, ma persino un semplice accento può cambiare il significato di un discorso. Zum Beispiel: la parola “pesca” può indicare sia un frutto sia un pescatore con la canna in mano che attende paziente che i pesci abbocchino all’amo, dipende dalla pronuncia orale, o da dove cade l’accento in una versione scritta. A sua volta, l’amo, può essere il piccolo uncino nel quale il pescatore attacca l’esca per i pesci, ma può essere anche l’affermazione con la quale un innamorato dichiara di amare un’altra persona. La parola “ancora” può significare sia il peso gettato nel fondale marino per bloccare la barca e impedirle di seguitare a galleggiare sulle correnti marine, ma può anche significare ripetere una data cosa. Pure in questo caso dipende dalla pronuncia orale, o da dove cade l’accento in una versione scritta.

Una platea di ascoltatori non particolarmente colti, nella quale però, proprio i più incolti, si ritenevano dei veri maestri del sapere, a poco a poco compresero quelle mie spiegazioni lessicali quando illustrai che la parola “castigo”, nel linguaggio teologico e dottrinale, ha un significato diverso da quello dato a essa nel lessico corrente. Anzitutto l’etimo castigo deriva dal latino castus (rein) e agĕre (rendere/dare/restituire). Il vero significato etimologico di questa parola è quindi “purificare”, o “rendere puro” o “restituire la purezza perduta”. Un significato completamente diverso da quello del linguaggio parlato corrente. Bald sagte: se un teologo parlerà a una platea dei castighi di Dio, gli ascoltatori potrebbero capire l’esatto contrario di ciò che cercherà di trasmettere, dando semmai vita a dei fraintendimenti che non dipendono dal modo in cui si è espresso lo studioso e neppure dagli ascoltatori, ma conseguenti il fatto che l’uno e gli altri danno a questo termine un significato dissimile, finendo così per parlare due lingue diverse con l’uso delle stesse parole. Nel linguaggio teologico il castigo è una azione purificatrice della grazia e della misericordia di Dio che «castiga e usa misericordia» (Tb 13,2) perché «Il Signore è pietoso e clemente, lento all’ira e ricco di bontà» (Soll 103). Deswegen, il castigo divino, nella economia della salvezza è un vero e proprio atto di amore del Creatore verso le proprie creature. E qui preciso per inciso che il termine “economia” appena usato ha, analogamente a quello di “castigo”, un significato anch’esso del tutto diverso da quello del corrente lessico parlato. Questo lemma di derivazione greca ― oἰκονομικά ― appare in un’opera attribuita ad Aristotele che la usa per indicare la gestione del oἰκος, ossia della famiglia e di ciò che a essa appartiene. Per i greci l’economia non costituiva, come invece la intendiamo oggi, una realtà autonoma che in modo altrettanto autonomo opera. E proprio a causa di questa parola da me usata con riferimento alla «economia della salvezza», un presente ― ovviamente il più colto e forbito tra tutti gli ascoltatori ― si mise a ridere dando poi saggio di crassa ignoranza chiedendomi pubblicamente:

«Ma lei, parlando di economia della salvezza, è rimasto sempre fermo alla vendita delle indulgenze?».

Una caratteristica molto diffusa nella società odierna non è il sapiente e saggio «ξέρω ότι δεν ξέρω» (xéro óti den xéro, Ich weiß, ich weiß nicht,), secondo la sapiente massima di Socrate riportata poi da Platone nella Apologia di Socrate. Heute, il principio sovrano nelle nostre masse sempre più incolte e arroganti è l’esatto contrario: sapere ciò che non si sa, quindi discutere, contestare e sovente anche aggredire attraverso i canali dei vari soziale Medien coloro che sanno e che proprio per questo cercano inutilmente di dare chiarimenti, secondo lo stile psicopatologico di chi, pur non conoscendo, presume però di conoscere più che mai.

Nelle persone di vera cultura la conoscenza si fonda e si muove sulla base della sapienza socratica «io so di non sapere». Perché per quanto uno possa avere dedicato la propria intera esistenza allo studio e alla ricerca, wir alle, anche i più colti, rimaniamo di fondo degli ignoranti nel senso etimologico del termine ignorans antis daher der Begriff Ignoranz, a sua volta derivante dal verbo greco γνωρίζειν (gnorízein), che alla lettera significa “mancanza di conoscenza”. O qualcuno di noi, inclusi studiosi di lungo corso, sarebbe forse in grado di affermare: “Io conosco tutto”? Quando al Senatore a vita Rita Levi Montalcini, insigne scienziato neuro-biologo, poco dopo l’assegnazione del Premio Nobel avvenuta nel 1986, per avere scoperto il Nerve Growth Factor (l’elemento di accrescimento della fibra nervosa), durante un evento pubblico le fu detto che lei era tra le poche persone al mondo che conoscevano il cervello umano. Per tutta risposta ella replicò:

«Del cervello umano, in meinem Leben, ho imparato qualche cosa, ma solo qualche cosa, perché molte delle sue risorse rimangono sconosciute e oggi, noi scienziati, possiamo dire di conoscere circa il 5% delle sue potenzialità».

Proviamo adesso a passare dalle neuroscienze alla teologia e nello specifico alla patristica o patrologia. Esiste al mondo un patrologo capace ad affermare di conoscere in modo approfondito le opere di tutti i grandi Padri e dottori della Chiesa, da quelli maggiori a quelli minori, o di averle anche e solo lette semplicemente tutte quante? Conosco patrologi ultra ottantenni che hanno dedicato la loro intera vita a studiare i Padri Cappadoci, noti anche come Sapienti di Cappadocia, che sono tre: i Santi Basilio Magno, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo detto anche Nazianzeno. Di tutti gli altri hanno una conoscenza sommaria, molti altri ancóra non li hanno proprio mai esaminati e studiati, neppure letti. Il vero uomo di cultura è consapevole, proprio perché tale, della propria ignoranza, proprio perché la vera conoscenza passa di necessità dalla consapevolezza del non sapere: «… del cervello umano, in meinem Leben, ho imparato qualche cosa, ma solo qualche cosa».

La distruzione del principio di autorità è quell’elemento che sorregge alla base il trionfo della dittatura integralista del non sapere, dieser krassen Ignoranz, cafona e violenta che è cosa del tutto diversa dal “non sapere” dell’uomo colto. E questa ignoranza crassa, cafona e violenta ha compiuto da tempo il proprio grande e devastante golpe attraverso internet e i soziale Medien. L’annullamento dei ruoli culturali, Sozial, politici e religiosi si sviluppa al peggio attraverso questi canali che costituiscono l’elemento distruttivo di ogni principio di autorità. Problema questo che per essere compreso obbliga a fare un salto storico-sociale all’indietro, per l’esattezza agli ingloriosi anni Settanta del Novecento, con tutti i suoi devastanti ed emozionali «vietato vietare», «l’immaginazione al potere» e via a seguire. In quella stagione avvenne un vero e proprio processo di sovvertimento, inversione e infine di vero e proprio abbattimento dei ruoli. Oggi l’insegnante non è più colui che seduto sopra una cattedra in una posizione più alta, che non a caso aveva una pedagogica e simbolica pedana che la sopraelevava in altezza al di sopra dei banchi dove sedevano gli alunni, dalla quale dispensava il proprio insegnamento a soggetti che dovevano tacere, höre zu und lerne, rispondendo solo quando erano interrogati, oder, quando concesso, rivolgere domande nel merito di ciò che l’insegnante aveva spiegato ma che non era stato ben compreso. Molti insegnati delle scuole inferiori o superiori, o i docenti universitari, al termine delle loro lezioni erano soliti domandare: «Sono stato chiaro … mi sono spiegato bene? Avete delle domande di chiarimento da fare?». Sinceramente non ho memoria di avere mai udito alcuno dei miei compagni di scuola o colleghi universitari prendere parola per dire: «Non sono d’accordo con quello che ha detto perché secondo me … io penso che …». Ciò avrebbe potuto comportare ritrovarsi poi in sede d’esame dinanzi a un esaminatore che in modo impeccabile e nel pieno rispetto della legge e delle regole accademiche ti avrebbe potuto far pentire dei tuoi peccati passati, presenti e persino futuri. Und ich werde es dir sagen: avrebbe fatto anche bene, perché l’arroganza va punita, proprio per il bene dell’arrogante, che va corretto, non assecondato, meno che mai tollerato. L’arroganza è infatti di per sé intollerabile.

L’insegnante post-sessantotto è divenuto colui con il quale si dialogo e ci si confronta, non più in una posizione di ruoli verticale, ossia dall’alto (insegnante) verso il basso (alunni), ma in un rapporto orizzontale. Wenn, dann, in questo genere di rapporto di relazione malato ― che non potrebbe né mai dovrebbe essere, anzitutto per il bene di chi deve apprendere ― uno si mette a contestare l’insegnante a colpi di «io non sono d’accordo, perché io penso che … perché secondo me …», ecco che quel soggetto, heute, sarà persino giudicato come uno studente particolarmente brillante. Dann, se insulterà l’insegnante, a quel punto diverrà il beniamino di tutti i suoi compagni e le sue compagnucce gli manderanno cuoricini per Whatsapp, oppure direttamente loro immagini seminude su instagram. Nessuno pensi che il genitore di oggi, venendo a conoscenza della prodezza del figlio, provi un senso di umana vergogna per avere un figlio maleducato sino a quei livelli, perché la risposta sarà più o meno questa: «Se lo ha insultato, si vede che se lo meritava». Oder vielleicht kann es, il genitore di oggi, vergognarsi e poi ammettere di essere stato un totale fallimento a livello educativo? Natürlich nicht, quindi è l’insegnante insultato ad avere torto e il figlio ad avere ragione.

Gli esami che a suo tempo ho sostenuto prima alle scuole medie superiori e poi all’università ― io come chiunque altro ― non erano basati su un dialogo tra pari, ma su un rapporto del tutto impari dove una persona rivestita di autorità, il professore, mi rivolgeva delle domande alle quali io, Schüler, in una posizione subordinata dovevo rispondere con precisione, soprattutto nello stretto merito di ciò che mi era stato richiesto, mostrando di avere acquisito e sviluppato il sapere che mi era stato trasmesso. Fatto questo l’autorità, ossia l’insegnante liceale o il professore ordinario universitario, esprimeva su di me un giudizio nella forma di voto, con una valutazione data in numeri compresi tra 0 e 10 o tra 18 e 30. Ho avuto modo di avere insegnanti che erano persone talentate e dotate di grande scienza, oltre che di qualità didattiche, come ne ho avuti altri che erano mediocri, dotati di scarsa scienza e privi semmai anche di capacità didattiche. Non era però compito nostro di studenti quello di valutare gli insegnanti, che potevano essere giudicati, per i loro meriti o demeriti, solo dai loro superiori, o perlomeno dai loro pari, non certo dagli allievi che il sapere lo stavano acquisendo e che ancóra non avevano acquisito e maturato. Ciò li rendeva privi delle necessarie capacità di giudizio ― volendo anche di contestazione ― per poter esprimere giudizi positivi o negativi sulle qualità e le capacità dei docenti.

Da anni si stanno moltiplicando casi nei quali i disastrosi genitori di certi studenti, degni figli o nipoti del ben poco glorioso Sessantotto e degli anni Settanta che ne seguirono, non si limitano neppure a ricorrere ai Tribunali Amministrativi Regionali per una bocciatura da loro ritenuta ingiusta, perché li intasano di ricorsi persino per un voto dato che a loro dire non era adeguato. Se il genitore, più o meno figlio o nipote del Sessantotto o degli anni Settanta, non è in grado di trasmettere al proprio figlio il sano e salutare principio di autorità e del rispetto che all’autorità è dovuto, la società è inevitabilmente destinata a un colossale fallimento dopo essere piombata nella forma di anarchia in assoluto peggiore e più distruttiva: l’anarchia delle emozioni, o se preferiamo del «vietato vietare» e della «immaginazione al potere».

Questi i risultati che oggi sono sotto i nostri occhi: il genitore cessa di essere tale e diventa un amico o un complice “a delinquere” del figlio; l’insegnante un soggetto con il quale ci si confronta, contestandolo e dando sfogo al proprio egocentrismo a botte di «non sono d’accordo … perché io penso che … perché secondo me …»; il medico non è più colui che ti cura ma una persona che può essere interrotta mentre ti sta facendo una diagnosi esprimendo la fatidica frase «Ah, ich stimme nicht zu, perché su internet ho letto che …»; le cariche dello Stato, dal carabiniere al poliziotto sino al Senatore a vita della Repubblica Italiana divenuto tale per meriti speciali, sono figure spesso irrise e svilite da parte di persone che non conoscono neppure il primo articolo fondamentale della Costituzione della Repubblica Italiana e che ignorano del tutto il sistema repubblicano nel quale vivono; i preti e i teologi sono persone ormai relegate tra i ruoli più inutili e marginali della società civile ai quali dei ragazzotti affetti da analfabetismo funzionale o digitale si rivolgono a faccia a faccia con il “tu” dicendo loro come e perché la Chiesa sbaglia, oppure puntando i piedi perché devono fare da padrini di battesimo, non essendo stati però cresimati, ecco che dopo aver fatto professione di non credere alle verità annunciate dalla Chiesa ti dicono, semmai anche a brutto muso «io ho il diritto di fare la Cresima perché mi serve», ignorando che i Sacramenti non sono un diritto ma una azione della grazia divina … Zusamenfassend, una società nella quale assieme al principio di autorità sono saltate tutte le regole, con una massa di arroganti ignoranti che ogni mezza frase pronunciano «io ho il diritto di … io ho il diritto di …» ma in modo egocentrico e anarcoide non accettano neppure la vaga idea stessa che accanto ai diritti ci sono i doveri e viceversa, non potendo esistere una società fatta solo di diritti come non ne potrebbe esistere una fatta solo di doveri.

Più volte ho citato Umberto Eco in vari miei scritti che toccavano il problema di internet e dei social media, perché con quattro pennellate raffigurò, più che un problema, un autentico disastro sociale:

"ICH soziale Medien Sie geben das Recht, mit Legionen von Idioten zu sprechen, die früher nur nach einem Glas Wein an der Bar gesprochen haben, ohne der Gemeinschaft zu schaden. Sie wurden sofort zum Schweigen gebracht, während sie jetzt das gleiche Rederecht haben wie ein Nobelpreisträger. Es ist die Invasion von Dummköpfen!» (vgl.. WHO).

Prima del semiologo Umberto Eco, quando ancora i soziale Medien non avevano preso campo, un celebre matematico italiano, Giorgio Israel, si espresse così riguardo internet:

«È vero ― come ha notato qualcuno ― che ho deciso di por fine a questo tipo di “Dialog”. Esso ha messo in luce due aspetti tra i peggiori di internet, un mezzo cui comunque non rinuncio, ma non per piegarmi alle cattive tentazioni cui induce. Alludo alla perdita di inibizioni per cui si ritiene di poter trattare in modo sbrigativo e persino villano persone con cui non si oserebbe farlo aber alles; e la tendenza a sentenziare su questioni cruciali e che magari sono oggetto di riflessione secolare, tacciando pure di cretino chi non si adegua» (vgl.. Articolo del maggio 2008 tratto dal sito di Giorgio Israel).

Perdonatemi se porto me stesso come esempio, ma credo che trasmettere la propria esperienza personale sia importante, specie da parte di un presbitero e di un teologo che ha appena toccato la soglia dei sessant’anni d’età. Questo vuol dire ― o perlomeno si presume ― avere acquisito e sviluppato una certa esperienza di vita e, attraverso studi metodici di ricerca continuati nel tempo una certa conoscenza, sempre e di rigore basata sulla consapevolezza del «io so di non sapere». Come sempre esemplifichiamo: Einmal, la classica isterica frigida che reattivamente era affetta da nevrosi ossessive di stampo pseudo-religioso, dopo avere creato problemi, attriti, litigi e sconcerto di vario genere in parrocchia, o forse prima ancóra che potesse generare cose simili, era presa in disparte da qualcuno dei parroci che furono, fatta nuova dalla testa ai piedi e poi cacciata via. Oggi la classica isterica frigida reattivamente affetta da nevrosi ossessive di stampo pseudo-religioso si tuffa nel mare dei soziale Medien, va a caccia delle pagine dei preti e con spirito litigioso e aggressivo incomincia a contestarli in tono insultante e provocatorio, specialmente se il prete ha scritto un post chiaro e preciso nel quale tratta in modo semplice cose serie sul piano della dottrina e della fede, rendendole comprensibili al grande pubblico, ma alle quali ella ribatte con assurde scemenze. Questa è una delle principali insidie dei soziale Medien, per noi presbiteri e teologi come per qualsiasi studioso o per qualsiasi persona che nella società riveste quello che dovrebbe essere, ma che soprattutto andrebbe sentito e rispettato come ruolo di autorità.

In internet, ma soprattutto nei soziale Medien, come faceva notare già molti anni fa Giorgio Israel c’è una perdita totale «di inibizioni per cui si ritiene di poter trattare in modo sbrigativo e persino villano persone con cui non si oserebbe farlo aber alles». Cosa alla quale si aggiunge un elemento peggiore: «la tendenza a sentenziare su questioni cruciali e che magari sono oggetto di riflessione secolare, tacciando pure di cretino chi non si adegua». Ne abbiamo fatta esperienza recente, peraltro legata a una vicenda che per due anni ha messo in ginocchio le società civili, i governi e l’economia: la pandemia da Covid-19. Chi di noi non ricorda eserciti di sciampiste e di intellettuali da bar con la licenza media inferiore presa alle scuole serali che tra un messaggio sgrammaticato e l’altro smentivano i più esperti virologi e infettivologi perché su dei blog gestiti da altrettanti ignoranti arroganti avevano letto che …? A molte di queste persone provai all’epoca a rispondere in questo modo:

«La scienza non è perfetta e da sempre può essere fallibile e defettibile. Vaccino si, vaccino no? Personalmente ho deciso di dare fiducia alla scienza, che può sbagliare e che spesso ha sbagliato. Verso la scienza intendo però fare un atto di fiducia, perché se proprio qualcuno deve sbagliare su di me, preferisco che l’errore lo compia uno specialista nel tentativo di salvarmi anziché un naturopata-esoterista a caccia di fessi che fa credere di poterli curare con pillole omeopatiche e pietre magnetiche colorate. Auch, weil, mentre la scienza chiede all’occorrenza fiducia, questi ciarlatani e coloro che decidono di andargli dietro chiedono e pretendono invece dei veri e propri atti di fede cieca riguardo ciò che di assurdo e anti-scientifico dicono e sostengono».

In quel delicato frangente come in altri diversi ma analoghi, le televisioni pubbliche e private si sono gravate di immani responsabilità che una vera società civile e una politica realmente illuminata non avrebbe dovuto esitare a far pagare a caro prezzo per senso di giustizia e per la tutela della popolazione. Ricordiamo infatti che mentre le persone erano chiuse in casa nel pieno del Abriegelung, per cinque giorni a settimana, tre o quattro ore ogni sera, in tutti i più seguiti Talkshow si favorivano e fomentavano litigi e risse tra specialisti clinici ed emeriti ignoranti presi dalla strada che li contestavano e smentivano. Il tutto fatto passare per diritto all’informazione e diritto di libertà di parola. Anfrage: wann, gli imbecilli, hanno il diritto a esprimersi in prima serata sulle televisioni pubbliche e private, tanto più per contestare e smentire studiosi con teorie assurde e irrazionali, più ancóra che anti-scientifiche? Alle reti televisive interessava davvero dare voce a tutti? Und seit wann, questo appassionato amore per la verità da parte di Massenmedien che la verità sono soliti nasconderla, manipolarla e falsarla, quando conviene ai padroni che li tengono stretti e vincolati ai loro libri-paga? Nein, la verità era tutt’altra: le redazioni dei programmi televisivi, con un cinismo che sarebbe stato bene fargli pagare a caro prezzo, avevano un unico scopo, molto superiore al Covid-19 e al pericolo pandemico stesso: gli indici di ascolto. Più negli studi televisivi erano scatenate risse, più gli indici di ascolto salivano. Ma torniamo di nuovo a Umberto Eco:

«La televisione aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità» (vgl.. WHO).

Chiamatevi pure prete “vecchio stile”, se preferite demodé, ma rimango consapevole che la Chiesa, attraverso i cosiddetti tria munera, mi ha dato mandato a insegnare, a santificare e a guidare il Popolo di Dio, questo dopo avermi formato, istruito e fatto specializzare nelle scienze teologiche, quindi conferendomi mandato. Questo è il mio compito, sia per chi ci crede sia per chi, pur non credendoci, sarebbe tenuto comunque al rispetto, specie in questo mondo nel quale è di rigore il rispetto e il massimo della correttezza politica anche per l’ultimo dei clandestini sbarcati sulle nostre coste e per i transessuali in equilibrio sui tacchi a spillo, che non hanno certo una dignità umana superiore a quella di un essere umano chiamato prete. Infolge, il compito dei nostri Gläubige Christi rimane tutt’oggi di accogliere il nostro insegnamento, lasciarsi santificare mediante i Sacramenti di grazia da noi amministrati e farsi guidare nel cammino di vita cristiana, o se preferite governare dai pastori all’interno della Chiesa, dove si è liberi di entrare e dalla quale, klar zu sein, si è liberi di uscire, ma nessuno ha però il diritto e la libertà riconosciuta a insolentire i pastori.

Bald sagte: Kommen Sie der Diener des Heiligen non sono una persona con la quale un qualsiasi soggetto che si proclami cattolico o credente possa trattare a tu per tu, perché il rapporto è teologicamente e gerarchicamente dal basso (Gläubigen) verso l’alto (Priester). Non è il credente o peggio il presunto tale che può agitare il dito e darmi lezioni su come un prete deve fare il prete o su come deve trasmettere le verità della fede, o peggio quali verità possono andare bene e quali “devono” essere invece cambiate. Il tutto espresso da soggetti che non hanno mai neppure sfogliato il Catechismo della Chiesa Cattolica e che per questo ignorano che le verità di fede sono immutabili e non certo mutabili a piacimento, mit vielen mögen an Sozial, perché «io penso che … secondo me …».

Dinanzi a questo genere di persone agisco e interagisco in due modi: o li rimprovero con atteggiamento severo e all’occorrenza autoritario chiarendogli che non sono un loro compagnuccio e men che meno una persona con la quale possono pensare di confrontarsi a tu per tu, oder, come nel caso dei soziale Medien in cui i rapporti sono perversamente all’orizzontale, reagisco con lo sberleffo, con la parola colorita, a volte persino usando qualche frase triviale affatto casuale, meno che mai istintiva o emotiva, ma proprio scientificamente studiata e voluta al fine di scuotere certi soggetti, la reazione dei quali è tanto evidente quanto scontata: «Vergogna di prete … prete volgare … ma tu sei davvero un prete?». Jawohl, sono un prete, con l’aggravante di essere pure un teologo al quale tu, ragazzotta o donnetta nullafacente, dopo avere passato la giornata a girare per internet in cerca di gossip e di notizie pruriginose, hai pensato di poter spiegare cosa veramente sia la fede cattolica. Perché le più irrispettose e le più violente in assoluto sono di rigore loro: le donne, come provano i soziale Medien. Oppure può capitare che non risponda e che a qualcuna di queste carampane incattivite replichi postando sulla mia pagina Sozial la fotografia del Tantum Rosa in versione spray usato dalle donne per i pruriti vaginali, semmai accompagnando la foto con la frase: «dicono che funzioni …».

Gli imbecilli fanno sempre e di rigore sul serio e hanno disperato bisogno di essere presi sul serio, perché si sentono le autorità sociali, scientifiche, Richtlinien, morali e religiose che assolutamente non sono, was das was, per una sorta di strana e complessa invidia inconscia, li porta a rovesciare insolenze su chi questi ruoli di autorità li riveste veramente e legittimamente. Ciò che non è serio, giammai sia preso e trattato come se lo fosse. Ein Punkt quel, la sapiente presa di giro è l’unico antidoto. Si tratta di astuta e sottile pedagogia: irridendone uno capita che lui, zusammen mit anderen 100, ti postino centinaia di commenti insultanti, ma quasi sempre capita che almeno due o tre, dinanzi alle tue risposte, capiscano, conferendoti e riconoscendoti il ruolo sociale e di autorità che ti spetta e che ti è dovuto, perché certi rapporti non sono, né mai possono essere alla pari, né basati sul principio del «… secondo me … io penso che …».

Come presbitero posso chiedere al mio Vescovo parere e consiglio, esporre un problema e domandare suggerimenti per la sua soluzione, posso anche sollevare perplessità di fronte a certe scelte o direttive pastorali, con tutta la più profonda cortesia del caso posso offrire anche un consiglio, perché ogni sacerdote è uno stretto collaboratore del Vescovo. Non posso però contestarlo e rigettare quanto da lui è stato stabilito, ponendomi in tal modo al di sopra di lui, perché sono io che dipendo dalla sua autorità, alla quale ho promesso filiale rispetto e devota obbedienza con un atto sacramentale solenne. È il Vescovo che mi ha concesso il mandato e la relativa facoltà a celebrare la Santa Messa, a predicare il Santo Vangelo, ad assolvere dai peccati e a curare e custodire il Popolo di Dio, il tutto in un rapporto di subalternità, perché sono sottoposto in modo subalterno all’apostolica autorità del Vescovo, il quale ha la facoltà, volendo o reputandolo opportuno, di revocarmi anche questo mandato, in modo parziale o totale, se mi ritenesse inadeguato o indegno. Damit, anche se avessi in sé e di per sé pure cento ragioni, se osassi pormi al di sopra della sua apostolica autorità, quelle ragioni si muterebbero in mille gravi torti che farebbero di me un pessimo prete e che darebbero scandalo e disorientamento ai Gläubige Christi. Dies, è il principio di autorità nella Chiesa, interamente retto sulle teologali virtù della fede, von Hoffnung und Nächstenliebe (vgl.. Kor 1.13). E farlo capire ai cattolici del «secondo meio non sono d’accordo ..», non è cosa facile.

Zeitweise, per recuperare delle persone e indurne altre alla ragione, può essere più utile la foto di un prodotto farmacologico contro il prurito vaginale anziché una inutile dissertazione su certi principi cardine enunciati dal Santo padre e dottore della Chiesa Agostino vescovo d’Ippona, che pure di vagine ebbe buona conoscenza, quando era sempre Aurelio di Tagaste. und jemand, dopo aver riso sul Tantum Rosa che allevia il prurito vaginale, può essere che comprenda e che poi si apra. Solo a quel punto sarà possibile parlare del Vangelo e dei preziosi pensieri di Sant’Agostino, producendo buoni frutti, il tutto grazie a una battuta sfottente partita da un prodotto che allevia il prurito vaginale.

Chi è rivesto di autorità, dinanzi a questa totale crisi di ogni principio di autorità ha oggi due soluzioni: o si mette a battagliare inutilmente contro i mulini a vento parlando una lingua che le masse ignoranti, arroganti e litigiose che brulicano i soziale Medien non sono neppure in grado di comprendere e recepire, oppure prende in giro gli imbecilli mantenendo saldo il rispetto che gli spetta e che gli è dovuto. Recuperandone di tanto in tanto qualcuno, che di questi tempi non è poca cosa:

«Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta”. So was, Ich sage es dir, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (LC 15, 4-7).

ich soziale Medien sono un oceano dove le sardine pensano di essere squali e dove i merluzzi hanno il complesso delle orche assassine, aber jetzt, gelegentlich, è possibile recuperare qualche spigola, consapevole anzitutto di essere una spigola.

 

von der Insel Patmos, 9 Oktober 2023

 

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Die Väter der Insel Patmos

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Fernando Botero ist gestorben, Verstärker der fetten Farben des Lebens und Antagonist der zeitgenössischen künstlerischen Magersucht

FERNANDO BOTERO IST TOT, ESALTATORE DEI GRASSI COLORI DELLA VITA E ANTAGONISTA DELL’ANORESSIA ARTISTICA CONTEMPORANEA

L’ispirazione, kreatives Gespür, Genie ist nutzlos, wenn diese Größe nicht immer mit harter Arbeit und Opferbereitschaft einhergeht. Assieme a questa dedizione al lavoro c’era sempre la scelta della propria vita: «fare quello che ci piace, non smettere mai di fare quello che ti piace e che ti fa stare bene».

- Aktualität -

Autor:
Jorge Facio Lynx
Präsident von Editions Die Insel Patmos

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Sono cresciuto all'ombra della prima scultura del maestro Fernando Botero, Torso de mujer, conosciuto da tutti come la Gorda Ö der gorda de Berrio in riferimento alla piazza Parque de Berrío dove era ubicata la statua prima del suo spostamento al parco tematico realizzato in onore dell’artista. Questa statua gigantesca e voluminosa fu realizzata nel 1987 e misura di 2 metri e 48 centimetri di altezza, un metro e 76 di larghezza, 1 metro e 7 centimetri di profondità.

La statua era stata installata davanti alla sede regionale della Banca dello Stato e davanti a una piazza che era una delle fermate principali dei pullman e dei taxi, oltre a essere un punto di ritrovo. La forma della scultura mi lasciava sempre stupito e mi chiedevo: «Le donne non sono così, quale donna colombiana è grassa a questo modo?!». Eppure il mio sguardo restava sempre fisso su quell’opera illuminata in un gioco di luci dal sole quando il sole sorgeva o quando tramontava.

All die nati negli ultimi decenni del secolo scorso si sono incantanti a osservare questa scultura mentre era in corso la trasformazione della città con la costruzione nella Città di Medellin della prima rete metropolitana della Colombia, che segnò il salto in avanti della metropoli andina da città semi industriale agricola verso il nuovo millennio che l’avrebbe proiettata verso il turismo anche artistico, grazie non ultimo proprio al maestro Fernando Botero. In alcune stazioni della metropolitana esistono opere d’arte ispirate a lui, in altre si respirano il suo spirito e stile e in una particolarmente, quella vicina alla piazza dove troneggia la sua Gorda oggi sorge un bellissimo parco artistico con diverse voluminose statue boteriane.

In quegli anni non c’era uno spazio espositivo destinato a questo grande interprete del nostro tempo, anzi non c’era proprio un vero spazio per l’arte. E per me, come per tanti altri miei connazionali, il primo riferimento al mondo delle belle arti è stato il maestro Fernando Botero, la cui creatività artistica abbiamo potuto cogliere anche di sfuggita mentre si era in attesa di qualche servizio di trasporto o di qualche persona. Heute, le nuove generazioni, non solo possono contemplare le numerose opere sparse per la città, perché grazie al suo mecenatismo ― che fece di lui il più grande mecenate contemporaneo che la città di Medellin e la stessa Colombia abbia avuto ― favorì la creazione dei diversi spazi espositivi con opere sue e di maestri europei, precedentemente esclusi se non erano menzionati su libri di storia ed enciclopedie [1].

La figura di Fernando Botero è sempre stata per me fuori dall’ambiente artistico, modello e ricordo di una figura virile con la quale sono cresciuto, così erano i miei nonni e gli uomini della mia terra. Sempre interessati al bene della famiglia, in unione e armonia nei momenti belli come in quelli difficili e dolorosi. Una unità familiare coinvolta anche negli interessi e nelle attività del Grundbesitzer, come hanno raccontato in diverse occasioni i figli del Maestro, quando nel ricordo del padre spiegavano che nella creazione delle proprie opere chiedeva loro di aiutarlo a dipingere la tela. Alcuni particolari sono stati poi usati da lui come decorazioni nei margini inferiori delle sue opere, altri lavori dei figli sono stati cancellati, ma in loro è rimasto il ricordo e l’insegnamento di aver aiutato il padre partecipando alle sue fatiche artistiche.

Questo tipo di uomini cercavano di alimentare la consuetudine, oggi purtroppo perduta o dimenticata, di far stare assieme la famiglia a trascorrere del tempo in un luogo specifico. Certo nel caso del maestro non si può che ammirare il suo elevato gusto per aver scelto la bellissima cittadina toscana di Pietrasanta in provincia di Lucca[2]. come l’ambiente in cui ogni volta che poteva faceva venire tutta la sua famiglia per vivere delle giornate con dei momenti pieni di affetti da ricordare per tutta la vita. Prima ancóra di elaborare il suo stile e le sue opere, uno dei principali insegnamenti che non smetteva mai di trasmettere, soprattutto ai suoi familiari e ai suoi pochi amici ― Botero era persona molto riservata ― era quello del lavoro: «c’è solo un 5% di ispirazione e 95% di sudorazione», perché nella sua ottica ogni genere di mestiere doveva essere così ben fatto e faticoso da farti sudare.

L’ispirazione, kreatives Gespür, la genialità non servono a niente, wenn diese Größe nicht immer mit harter Arbeit und Opferbereitschaft einhergeht. Assieme a questa dedizione al lavoro c’era sempre la scelta della propria vita: «fare quello che ci piace, non smettere mai di fare quello che ti piace e che ti fa stare bene». In uno degli ultimi documentari realizzati in suo onore, der Lehrer, alla fine del filmato, guarda seduto su una sedia davanti a una piccola e semplice casetta tipica delle zone rurali della città. Parlando con l’intervistatore si lamenta della tristezza che avvertiva per la consapevolezza che presto sarebbe morto e ancora aveva molte cose da fare, e questo lo faceva stare felice. Il lavoro, quel lavoro che aveva scelto di seguire per tutta la vita, gli generava piacere, perché lo aveva scelto di fare.

Lo stile caratteristico dell’artista chiamato “boterismo”, non è costituito da figure grasse ma “voluminose” raffigurate in diversi scenari e situazione, seguendo la tradizione europea che prese vita nel Rinascimento con Michelangelo, Mantegna, Raffaello, Piero della Francesca[3]. Accompagnato nell’arte scultrice dall’ispirazione del sereno monumentalismo di Paolo Uccello. Un figurativo abbinato a una estetica colorita e amabile che trasse nei primi anni ispirazione dallo stile drammatico dei muralistas messicani Diego Rivera e José Clemente Orozco, approfondito successivamente nella sua permanenza in Europa mentre studiava nelle Accademie delle Belle Arti di San Fernando in Spagna, con studi sulle opere di Goya e Velázquez, e presso l’Accademia Fiorentina di San Marco con lo studio sulle opere di Tiziano, Giotto e Botticelli[4]. Il Maestro si proietta così negli anni Ottanta del secolo scorso con lo sviluppo dell’espansa volumetria della forma che nonostante le dimensioni “esagerate” non turba la proporzione della figura in tutte le sue caratteristiche, senza rinunciare per questo a quegli influssi che sono i tratti della sua terra colombiana, lebendige Farben, vivaci e brillanti, ispirato alla sua stessa città natale di Medellin, nota per le urbanizzazioni ricche di un cromatismo esagerato e spiccato che ricorda quello stile naif capace di trasmettere le note spensierate di una serena vita all’aria aperta, sino ai dolorosi “accenti” della violenza vista e vissuta.

Sembra che negli anni cinquanta il Maestro abbia trovato la sua dimensione stilistica quando nella realizzazione dello studio per natura morta applicò la “dilatazione” al mandolino. L’artista fu colpito visceralmente dal risultato della sua forma dilatata oltre il naturale, generando così l’evocazione di una profonda sensualità come segno di vitalità, di gioia e di prosperità che diventerà negli anni successi questo voluminoso esprimersi, caratterista originale tutta quanta sua riconosciuta a livello mondiale. Così egli descrive questo momento significativo in un’intervista del 2007:

«Quello che accadde fu molto semplice. Stavo disegnando un mandolino con un profilo molto generoso come ho imparato dagli italiani. Dann, nel momento in cui ho fatto il buco nel mandolino, l’ho fatto molto piccolo. Improvvisamente, questo mandolino divenne enorme, monumentale a causa del contrasto tra il piccolo dettaglio e il contorno generoso. Ho visto che qualcosa è accaduto lì. Ho subito iniziato a cercare di visualizzare altri soggetti. Ci è voluto molto tempo – 10, 15 anni – prima di sviluppare una visione più o meno coerente di quello che volevo fare, ma all’inizio era quel piccolo schizzo ispirato al mio amore per l’arte italiana» (sehen WHO).

Agli inizi degli anni settanta prende avvio la sua quotazione commerciale[5] e il favore della critica, dopo che ebbe preso residenza in Europa[6]. Fu allora che il Maestro comincia a creare sculture seguendo lo stile voluminoso che sembra uscire dalle tele per acquisire la tridimensionalità nota nelle sue opere sparse per il mondo[7].

Gli anni Ottanta, sino ai primi anni del nuovo secolo, caratterizzano la ricerca artistica del maestro con raffigurazioni e scene di violenza vissute con la guerra al narcotraffico a Medellin e il ciclo pittorico sui diversi report sulle torture praticate ai prigionerei nella prigione di Abu Ghraib da parte di membri dell’esercito degli Stati Uniti e della CIA nel corso della guerra Irak.

A prescindere dal riconoscimento pubblico e commerciale, certa forma di critica artistica non è stata mai positiva o clemente verso di lui. Sin dalle sue prime mostre negli Stati Uniti diversi critici nordamericani giudicarono in forma distruttivo ― a differenza dal pubblico che sin dai suoi primi lavori lo apprezzò profondamente ― definendo l’artista e la sua arte come «non appartenenti all’evoluzione contemporanea; figure umane semplicistiche e caricaturali inserite in contesti soleggiati di vita familiare; mancanza di serietà sulle sue sculture che lo privavano da un apposito esame critico». Sino a definirlo: «Un semplice fenomeno commerciale di un autore autoreferenziale slegato dalla realtà» (sehen WHO).

Anche se questo potrebbe apparire un giudizio soggettivo o di parte, penso di poter dire che il Maestro era uno dei pochi, se non l’ultimo grande artista che in vita aveva mantenuto il grado e il valore delle sue opere a un livello molto alto. Anche a tal proposito esistono parecchie testimonianze raccontate dagli stessi familiari che ricordano di quando in passato, durante i periodi di difficolta e di ristrettezze economiche, quando era già riconosciuto per la sua bravura ma non aveva ancóra avuto riscontri economici, ricco però di tanta immaginazione, camminava per le città dove, se trovava qualche pezzo di legno o di acciaio che avesse ritenuto essergli utile, lo prendeva e usava per creare dei giocattoli per i suoi figli o degli utensili per la casa. Alla mancanza del danaro sovrabbondava quindi l’immaginazione e il desiderio di creare sempre qualcosa di nuovo e di utile.

Il Maestro era un grande appassionato di tanti sport, specialmente del calcio, uno degli sport più seguiti nella sua Colombia, in modo particolare a Medellin. Questo grande interesse verso il calcio tra i colombiani, sin dai primi anni di vita, trova riscontro nell’opera Niños jugando al futbol (bambini che giocano al calcio).

L’equitazione è rappresentata in forma indiretta su una tela che risultò essere l’opera che segnò uno dei momenti più tristi della vita dell’artista: Pedrito a caballo. Dipinto descritto dallo stesso Autore come il quadro che aveva eseguito con il più grande dolore della sua vita e per questo lo considerava l’opera che più amava e anche la sua opera maestra. Questa tela nasce dal lutto che ebbe con la morte del piccolo figlio di quattro anni in un incidente automobilistico in Spagna negli anni Settanta. Questa tela si trova nel museo della regione d’origine dell’Autore ed è un ritratto dove predomina il blu di un bambino che cavalca un cavallo giocattolo, negli angoli inferiori si raffigurano le dolorose scene del padre che vide suo figlio morto e poi la scena dei genitori in lutto dentro la casa vuota (sehen WHO).

Il ciclo delle sue opere taurine realizzate principalmente negli anni Ottanta del secolo scorso, è considerato come la “confessione dell’artista”, una riflessione sulla morte e la sua presenza in un esercizio di nostalgia e di lotta sulle scene drammatiche proprie della tauromachia. Personalmente ricordo il mio periodo di studi all’Università di Salamanca, quando un professore cercando di argomentare il senso e il valore universale della tauromachia, spiegava che prima della corrida i tori vivevano liberi, forti e serviti come degli dei. Erano scelti solo gli esemplari più forti e maestosi che si erano guadagnati l’opportunità di dimostrare nell’Arena tutta la loro razza e brio, “a pari armi” tra la potenza brutta e pura del toro contra la maestria del ballo e della provocazione del torero. Al parere del professore di cultura classica, si tratta di una versione moderna della lotta tra i gladiatori, o più ancora l’evocazione moderna delle lotte dell’uomo contro le figure mitologiche e divine dell’antichità; dove la bravura dell’uomo che lotta e mette a rischio anche la stessa vita, senza nulla di scritto o definito come in gioco gestito solo dalla, della sorte.

Come spiegazione della tauromachia resa soggetto dell’arte pittorica del Maestro, restano le tradizioni della sua patria nativa. Nella stessa città di Medellin c’è un’Arena molto rinomata della zona andina, e l’apertura della stagione delle corridas segnava una data particolarmente significativa nella vita sociale dei cittadini. Se le partite di calcio erano gli epicentri della passione e gli interessi popolari della città, le giornate nell’arena con i suoi spettacoli di tauromachia erano il fulcro per le classi dell’alta borghesia cittadina.

Secondo alcune fonti vicine al maestro è stato il gusto per la tauromachia a generare nel giovane Fernando Botero l’amore per la pittura. Significativa, all’interno di questo ciclo pittorico, l’opera La cornada, Öl auf Leinwand, 1998. Emblematica dimostrazione della passione dell’artista per i tori e la sua riflessione sulla morte contraddistinta nell’espressione soddisfacente raffigurata nella faccia del torero dopo essere stato incornato. Altre opere rilevanti sono toro muriendo 1985, Muerte de Ramón Torres, 1986.

Il ciclo di opere sulle violenze in Colombia ha destato negli ambienti accademici e di critica artistica sudamericani molti interrogativi riguardo alla relazione tra realtà e arte, soprattutto come si alimentano, si allineano o si negano avvicenda arte e violenza. Per alcuni la connessione tra arte e realtà in queste opere mantiene un possibile significato solo a livello sociale in quanto la rappresentazione dell’artista costituisce una “oggettivazione” dell’esperienza per renderla accessibile a chi la contempla. Infolge, le creazioni dell’artista, sono una necessità razionale, non una semplice voglia, né un capriccio o un bisogno psicologico. Chi guarda quelle opere è stimolato a focalizzare l’attenzione sul concreto stato della realtà sociale o del singolo individuo, senza promuovere o all’esaltare un sistema ideologico o politico che finirebbe col mettere a rischio la stessa autonomia dell’arte, facendola diventare uno strumento politico o un mezzo di dissuasione e di distrazione per chi osserva il lavoro artistico.

Altri considerano che questa connessione forma un tutt’uno che permette sia all’artista che a chi osserva le sue opere la possibilità di coglierne una posizione e un’elezione concreta di uno specifico momento storico della vita e della realtà. Creando così, non l’arbitrario senso creativo dell’estro e/o della contemplazione; ma come condizione di possibilità sia per la creatività artistica come per la cultura ed esperienza soggettiva di chi contempla. La condizione di possibilità e/o scelta diventa, also, un compromesso di produzione individuale che offre un senso e una finalità alle opere d’arte come aspirazioni, motivazioni per la collettività e per la singolarità sia dell’artista come del visitatore.

Altre opinioni hanno catalogato questo ciclo pittorico come un atto edonistico di un’artista autoreferenziale che vive in un “limbo” pseudo espressionista di realismo fallito intensificato dall’accentuazione di certi aspetti particolari tramite figure grottesche che portano la gravità del conflitto armato vissuto in Colombia a una banalizzazione molto vicino alla caricatura. Lo stesso Maestro in diverse occasioni ha dovuto ritornare a parlare del suo ciclo pittorico, in una di esse disse:

«Io ho sempre espresso, e l’ho fatto sino poco tempo fa: l’arte è per dare piacere e non per infastidire o mettere in angoscia il pubblico. Chi ha visto un quadro impressionista triste? quando si è visto un Tiziano triste? un Velazquez triste? La grande pittura ha un atteggiamento positivo davanti alla vita. Io sono contrario all’arte che si trasforma in testimone del tempo come arma di combattimento. Ma davanti al dramma che si è vissuto in Colombia era arrivato il momento in cui ho sentito l’obbligo morale di lasciare una mia testimonianza sul momento irrazionale della storia del mio Paese. Non pretendo che questi dipinti possano sistemare qualcosa, anzi sono convinto che non risolveranno niente. Sono consapevole che l’arte non cambia niente, i responsabili dei cambiamenti sono unicamente i politici. Desidero solo lasciare una testimonianza come artista che ha vissuto e ha sentito la sua patria e il suo tempo. Es wäre wie wenn man sagt: guardate la follia in cui si vive, speriamo che non si ripeta mai più. Io non faccio “arte impegnata”, quell’arte che aspira a trasformare le cose, a quel genere di arte non ci credo» (sehen WHO)

Il ciclo di opere sul mondo femminile del maestro Botero per il numero elevato di lavori dimostra l’attenzione e l’interesse dell’artista per la donna, tematica che lui stesso considera come uno dei principali temi dell’arte universale. La scelta di rappresentare donne voluminose contrariamente al canone di magrezza imposto alle donne, non è tanto una scelta di protesta contro gli stereotipi che vengono inculcati come modello di bellezza, ma come uno stile e una convinzione personale in quanto pittore e scultore che trasforma le forme dei soggetti voluminosi in motivo di gioia. E l’arte deve generare e trasmettere sempre piacere. La voluminosità, secondo Fernando Botero, nasce nella pittura piatta durante il medioevo, ma sono stati gli artisti italiani a sviluppare il volume dal Rinascimento in poi. La voluminosità è quasi una “sorta di miracolo” che ancora permane tale e quale. Oggi questo volume ― ribadisce il Maestro ― è diventato parte della storia e della stessa percezione dell’arte. Ma è stato come un “fulmine” che ancora si vede e il cui suono ancora si sente; miracolo dal quale, auch heute noch, ci siamo meravigliati. Tra le opere più significative di queste tematiche ci sono numerose tele di carattere erotico come Mujer con lapis de labios (donna con rossetto) acquarello e inchiostro su carta, 2002, Bagno, lavoro matita su carta, 2002.

Finora non esiste la cifra totale del numero delle opere dell’artista, né tanto meno un catalogo ragionato e aggiornato ― considerando anche le molte donazione di opere che negli ultimi anni il Maestro ha fatto, incluse molte opere e la maggior parte delle sue sculture più rappresentative ―, esistono ancora i cicli come quello delle violenze, ma anche una serie di dipinti del periodo giovanile ― si deve considerare che l’artista dipingeva quasi tutti i giorni dall’età dei 14 anni sino al complimento dei suoi 90 Jahre; opere che sono proprietà privata della famiglia e non sono state catalogate. In ugual maniera, manca una dettagliata ricognizione in giro per il mondo dell’arte “boterista”; secondo la stima approssimativa si potrebbe superare le oltre 2000 opere tra tele, bozzetti, caricature e illustrazioni per giornali.

Tra le sue mostre in Italia si devono considerare: Roma, Palazzo Venezia, 2005, dove presentò al pubblico il suo ciclo pittorico con cinquanta tele che testimoniarono le urla di protesta cariche di una forza perturbante contra l’ingiustizia commessa ai prigionieri nel carcere di Abu Ghraib in Iraq. Opere dove si deve notare la cura nell’utilizzo della prospettiva che muta in base al posizionamento delle sbarre della prigione: lo spettatore viene proiettato sia all’esterno che all’interno delle celle. Tutto ciò potenzia il senso di identificazione nelle vittime, quasi come se ci fosse un’inversione di posizione tra chi osserva e chi subisce, funzionale per sentire la sofferenza altrui. Le immagini appaiono più compromettenti, profondamente disturbanti e inquietanti, tanto quanto i crimini commessi. L’urgenza artistica di esprimere la rabbia e lo sdegno provati, fece sì che l’artista colombiano si dedicasse al progetto per oltre un anno e che alla fine, secondo quanto disse lui stesso, lo ha portato a un senso di vuoto in cui non aveva più niente da dire. Folgend Palermo, Palazzo dei Normanni, 2015, considerato l’evento artistico dell’anno nella città, e nella quale lo stesso maestro Botero dichiarò che per la creazione del Giuda si ispirò a un mafioso come racchiuso in questa sua bellissima testimonianza:

«Sono stato affascinato dall’arte italiana e dall’importanza che dà alle forme e al volume. Sono stato sedotto dalla sensualità della pittura italiana, dalla sua rotondità. Adesso si prediligono forme più sottili, le donne magre, ma all’inizio del secolo si preferivano più rotonde. Una sensibilità che cambia» (sehen WHO).

Im 2016 fece una mostra itinerante con le tappe più significative a Palermo e Roma intitolata: Kreuzweg. La passione di Cristo in cui affrontò una delle tematiche più trattate dalla pittura sacra occidentale dal Rinascimento fino ai nostri giorni: la passione e morte di Gesù Cristo. Ciclo di con colori e forme sontuose attraverso soggetti tondeggianti e freddi. Tematica sacra ricorrente pur non considerandosi il maestro una persona religiosa, pur tuttavia riconosceva quanto il tema religioso avesse di per sé una bellissima e lunga tradizione artistica. Die Kreuzweg, fulcro della mostra, è la rivisitazione fatta dell’artista in cui mescola le tradizioni e realtà latinoamericane con la tematica biblica, dimostrando l’importanza del dramma degli ultimi giorni di Gesù che ha segnato per sempre l’umanità intera. In questi oli Gesù appare molto umano, senza aureole, interprete della sofferenza del mondo. La ricerca del maestro è fatta sulla combinazione della verità storica mescolata ad alcune verità, come per esempio l’uso di personaggi contemporanei collegati all’immagine del Cristo che testimonia con lo stile proprio di Botero il suo essere credente ma non praticante, profondamente rispettoso della sfera del sacro senza cadere nella satira. L’approfondimento del Maestro sul soggetto drammatico ―soggetto studiato come tema preferito dell’arte fino al sedicesimo secolo ― che nel ventesimo secolo poteva avere e offrire una nuova visione secondo la sensibilità contemporanea (sehen WHO).

Im 2017, a Palazzo Forti di Verona, si è tenuta la mostra monografica per rendere omaggio ai cinquant’anni di carriera con 50 capolavori che riassumevano la dimensione onirica, fantastica e fiabesca con un eco di nostalgia tra animali, Männer; rievocazione del suo continente natio dell’America Latina. Seguì una mostra a Bologna, a Palazzo Pallavicini, nell’autunno del 2019, mit 50 opere tra disegni realizzati a tecnica mista e acquarelli a colori con la tematica della tauromachia e il circo (sehen WHO)

Resterà nella memoria e nella storia dell’arte la mostra Botero a Parma mit 47 gessi bronzi e diversi quadri al Palazzo del Governatore nel 2013. Durante, la festa di apertura il Maestro dichiarò:

«L’arte deve dare piacere al pubblico, non creare sofferenza o disturbare. Sculture e quadri devono parlare chiaro” non ci vogliono barriere alla comprensione» (sehen WHO)

Esistono innumerevoli sculture del maestro Fernando Botero in giro per il mondo ma per l’amore che i Padri de Die Insel Patmos nutrono verso i gatti ― fedeli compagni di fatiche e delle lunghe giornate di lavoro nella realizzazione dei loro testi ― si deve menzionare il Gato de Botero, scultura di 7 metri di larghezza per 2 metri di altezza e 2 di spessore con lunga coda e muso comico, adesso simbolo distintivo del quartiere Raval di Barcellona. Gatto mastodontico che tra il 1987, anno in cui il comune di Barcellona lo acquistò, und das 2003, cambiò di ubicazione all’interno della città per oltre quattro volte ― quasi a rappresentare i felini che giranno intorno e si spostano in continuazione fino a quando non hanno trovato il posto perfetto in cui stare, come il nostro gatto Bruno che è salito sulla scrivania del mio computer mentre vergavo queste righe sul gatto di Botero, girando prepotentemente davanti a me, impedendo alle volte la visione dello schermo o altre volte sedendosi sulla tastiera come padrone dello spazio. In der Tat, come è successo col Gato de Botero, deve provare i diversi posti e posizioni del corpo prima di scegliere quello che ritiene possa essere il posto più comodo, solenne e più in vista (sehen WHO).

Vittorio Sgarbi in una intervista rilasciata nel giorno della morte del Maestro, riguardo alla figura di Fernando Botero lo ha definito come un artista della vita. Un pittore che in ogni sua opera rappresenta la scena di una commedia dove sia il contesto dell’opera cosi come lo stesso soggetto della tela raccontano nella loro quotidianità un canto alla vita. Questa gioia e allegria di Botero era in un certo senso rivoluzionaria contro il filo conduttore dell’arte del Novecento, soprattutto quello generato dalle avanguardie che hanno certamente e magistralmente espresso la crisi, la tragedia e il dramma dell’uomo e della civiltà dopo due guerre, con la psicoanalisi e la lotta sociale per le libertà e i diritti dei sessi. Per un verso è molto facile dipingere la tragedia, soprattutto quando si vivono situazioni di continua angoscia, mentre è molto più difficile raccontare storie, favole e magie con i colori della vita; anche da questo nasce la scelta dei modelli grassi o voluminosi. Il grasso evoca e rappresenta la felicità mentre la magrezza rappresenta la tristezza, il dramma e il dolore. Fernando Botero è un’artista che resta fedele nella tradizione per l’uso della tecnica, dei colori e anche della scelta della tematica come quella di festeggiare ed esaltare i colori della sua regione natalizia magica-fantastica.

Riguardo le parole espresse da Fernando Botero a Parma In dem 2013, Vittorio Sgarbi ribadì che queste erano le ragioni per le quali la sua arte era diventata universale, la sua semplicità gli permetteva di raggiungere e accogliere qualsiasi tipo di uditorio e di attraversare qualsiasi periodo storico o forma di critica artistica. L’universalità del maestro Fernando Botero non solo ha superato i confini degli ambienti specificamente artistici o accademici, ma anche quelli sociali. Lo stesso artista fu consapevole di questa universalità testimoniata con le sue parole in una sua intervista, quando raccontando l’aneddoto di un suo viaggio nell’Amazonia Colombiana, trovandosi nella regione di Puerto Nariño, dentro una piccola e povera casa trovò la riproduzione di una sua opera, cosa questa che lo lascio estasiato.

Con Fernando Botero muore uno degli ultimi grandi della storia della pittura del Novecento.

 

von der Insel Patmos, 27 September 2023

 

HINWEIS

[1] L’ultima donazione conosciuta è di oltre 700 opere ai musei e piazze che abbelliscono la Colombia. Fernando Botero per tutta la sua vita patrocinò borse di studio destinate a talenti che potessero continuare i propri studi e all’interno della Colombia come all’estero nelle aree della musica, le arti plastiche, lettere e la letteratura. Ana Maria Escallón, autrice del libro Botero: nuove opere su tela e che ha partecipato a sostenere una delle più grandi donazioni che entrò a far parte del patrimonio nazionale, spiega questa donazione come un atto di beneficenza totale dell’artista, il quale non voleva trattenere niente con sé e per questo aveva donato tutto quello che aveva con la finalità di dare alla Colombia uno sguardo internazionale sull’arte (sehen WHO).

[2] Il suo legame con l’Italia che tanto amava da considerare la sua seconda casa, e come ho scritto sopra posto adatto per condividere con i suoi figli e nipoti periodi carichi di incontri intimi e affettuosi si è concretato con la donazione al Comune di Pietrasanta dell’opera Il Guerriero, nudo di bronzo di oltre quattro metri ubicato nella Piazza Matteotti dal 1992 (sehen WHO).

[3] «Io sono uno che protesta contra la pittura moderna, ma comunque uso ciò che si nasconde o c’è dietro di essa: il gioco ironico e quanto esso significa ormai riconosciuto da tutti. Io dipingo figurativo e realista, ma con senso stretto della fedeltà alla natura; mai darò una pennellata che non sia una descrizione di qualcosa di reale: una bocca, delle colline, ein Baum. Ma quello che descrivo è la realtà trovata da me. Si potrebbe formulare in questo modo: Io faccio una descrizione in forma realista di una realtà non realistica» (sehen WHO).

[4] L’argentina Maria Traba (1930-1983) scrittrice, critica d’arte e figura rilevante delle avanguardie degli anni settanta è stata una determinante studiosa nel riconoscimento e credibilità degli artisti colombiani e sudamericani del secolo scorso. Il lavoro teorico realizzato sulle opere di Fernando Botero è stato il primo esame critico artistico che sostentò l’operato dell’artista così da fare biglietto da visita per presentarsi alle mostre nazionali e internazionali. L’intellettuale descrisse l’arte di Fernando Botero come un «Rinascimento della pietra» per la sua concezione del blocco delle forme: «spingevano Botero verso i mostri che rappresentavano una sfida alla bellezza e alla logica, di conseguenza l’opinione del pubblico che necessita di queste due virtù “teologali” dell’arte (logica e bellezza) per quanto siano insignificanti che possano essere le figure in certi casi (sono necessarie da parte del pubblico) per dare l’assentimento a un artista e alla sua arte, ma l’arte che sfida se è vero può colpire fino all’orrore ma non passerà mai inosservata. Nessuno può non riconoscere lo scandalo provocato delle figure enormi così come della perplessità che suscitarono le azioni incongruenti che le figure mostruose realizzavano circondati da un gigantismo innocente in una immobilità sospetta o un dinamismo di congrega portando l’arte di Botero a imporsi nell’ambiente culturale» (sehen WHO) [traduzione libera dell’autore a questo articolo con il parere critico aggiornato della critica d’arte che nel 1961 formulò questo giudizio solo ai lavori pittorici dell’artista ignorando tutto il lavoro successivo delle sculture che ancora non era stato intrapreso dal maestro]

[5] In diverse occasioni quando hanno chiesto al Maestro la ragione della altissima quotazione economica delle sue opere, lui stesso spiegava motivando che aveva voluto fare sempre qualcosa di locale e di specifico ma con onestà e questo, non solo ha generato una empatia da parte del grande pubblico ma anche dai collezionisti o cultori dell’arte che hanno alla fine retribuito generosamente soprattutto la sua onestà.

[6] Per l’antropologa Maria Fernanda Escallón l’arte plastica di Fernando Botero comincia a realizzarsi dal 1975 quando presse residenza a Pietrasanta in cui compie il passaggio della pittura alla scultura. Proprio come se tutto l’universo di figure monumentali sviluppato nei dipinti ha trovato eco nella tridimensionalità statuaria alimentata dalla ricchezza immaginaria procedente dalla pittura che ha donato le idee, le soluzioni e le possibilità. La scultura di Fernando Botero smonta la struttura pittorica per sintetizzare la forma nella unità della scultura (sehen WHO)

[7] Le opere del Maestro si possono raggruppare in questi gruppi: religioso con Madonne, santi diavoli, Geistliche, suore e monache; quello dei grandi maestri in cui fa rivisitazione delle principali opere di Jan Van Eyck, Masaccio, Paolo Uccello, Andrea Mantegna, Leonardo da Vinci, Lucas Cranach, Alberto Durero, Caravaggio, Il Grego, Velazquez, etc. ..; quello delle nature morte e viventi con gli animali e specialmente le sculture voluminose degli ultimi decenni; quello dell’erotico con nudi e pratiche sessuali specialmente di scene dei postriboli; quello di politici, prime donne e militari; e per finire quello fatto da persone in generale o immaginate come famigliari, autoritratti, venditori e collezionisti d’arte, toreri.

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Die peinliche und gefährliche Führung des Dikasteriums für die Selig- und Heiligsprechungsprozesse und die Kritik als Grundlage des christlichen Prinzips: “Glaube und Vernunft”

Die peinliche und gefährliche Führung der Abteilung für die Sache der Heiligen und der Kritik als Grundlage des christlichen Prinzips: FEDE E RAGIONE

Più si abbassa nella società il quozient e intellettivo medio, desto notwendiger ist es, selbst die offensichtlichen Dinge zu erklären. Der Fehler, den wir Gelehrten oft machen, in ambito teologico come nelle sfere di tutte le scienze più disparate, dalla medicina all’astrofisica, è di dare spesso per scontate cose che riteniamo ovvie e che di fatto lo sono, trattandosi degli elementi più rudimentali delle varie scienze o del semplice e basilare umano buonsenso. Purtroppo è necessario tenere conto che oggi si è più propensi a seguire gli beeinflussen analfabeti e i Tiktoker, inclusi preti che purtroppo si sono lanciati in questi “giochi demenziali”.

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In un articolo è solo possibile sintetizzare un problema, ma è già qualche cosa. Dann, a chi volesse saperne di più, suggerisco la lettura del mio ultimo libro Digressioni di un prete liberale, dove dedico un capitolo di 138 pagine a questo tema, corredato di tutti i risvolti storici, teologici e giuridici (Dal Bello Moro. La santità come il decaduto Premio Nobel? P. 127-265).

Sono rimasto perplesso quando sui vari soziale Medien mi sono sentito rivolgere l’accusa di aver mosso critiche al Santo Padre Francesco. In verità ho sempre difeso il suo magistero e anche la sua augusta persona, rivolgendo spesso pubblici rimproveri, duri e severi, a quei “cattolici per caso” che pensano di poter dichiarare un Romano Pontefice persino illegittimo in base ai propri umori soggettivi, cosa invero aberrante.

Nel mio precedente libro titolato provocatoriamente Die Traurigkeit der Liebe non rivolgo critiche alla esortazione apostolica post-sinodale liebe, Freude,, metto in luce la lunghezza eccessiva del testo e il suo linguaggio fumoso e ambiguo pieno di sociologismi inutili e fuorvianti. Chi dice il contrario mente, lo dimostra il libro stampato di cui certi detrattori hanno letto solo titolo, deducendo a seguire ciò che non contiene, dando sentenze assurde basate sul nulla.

Noto con preoccupazione che un esercito sempre più fitto di “sedicenti cattolici” confondono il mistero della fede con un emozionale “mi piace” o “non mi piace”. Die ganze, che sia al negativo o al positivo, rigorosamente basato su una mancanza totale di ragione e senso critico. Per questo mi trovo spesso in questa situazione paradossale: «Sporco bergogliano eretico!» urla la recitatrice compulsiva di rosari ritenendomi colpevole di avere difeso il Santo Padre Francesco, dopo essersi messa al seguito di un prete scomunicato per eresia e scisma dimesso dallo stato clericale con sentenza data dal Romano Pontefice, capace a far credere ai suoi fragili e problematici seguaci che gli elefanti rosa volano in cielo secondo il “Vangelo” di Maria Valtorta e le “profezie” della Beata Katharina Emmerick e quelle di Santa Faustina Kowalska. Per contro eccone altri: „Wie können Sie es wagen, den Heiligen Vater zu kritisieren??», ciò per avere espresso semplicemente rammarico per la sua inopportuna e a mio parere nociva presenza a dei programmi televisivi condotti da soggetti che hanno sempre sparato a raffica sulla Chiesa Cattolica, o sui suoi principi etici e morali (sehen WHO e WHO).

Se entro i limiti del dovuto, vescovi e teologi non avessero esercitato nella libertà dei figli di Dio quell’elemento prezioso che è la critica, soprattutto quella all’occorrenza molto decisa e severa, a partire dal Beato Apostolo Paolo che ad Antiochia fece come suol dirsi nero Pietro (vgl.. Gal 2, 11-14), oggi noi non avremmo avuto i grandi concili dogmatici della Chiesa, non avremmo definito le verità della fede rivelata dal Primo Concilio di Nicea a seguire e, dopo la morte di Gesù Cristo, percepito semmai soltanto come un “messia fallito”, al presente saremmo stati nient’altro che una piccola setta eretica dell’Ebraismo, tutto questo se fosse mancato il senso critico, Das bedeutet: der grund. Glaube, spiegò Sant’Anselmo d’Aosta e ribadì molti secoli dopo il Santo Pontefice Giovanni Paolo II nella sua enciclica Glaube und Vernunft, si basa sulla ragione e deve partire di necessità dalla ragione, che comporta anzitutto l’esercizio del senso critico. È attraverso la ragione che si giunge alle porte dei grandi misteri della fede e solo allora possiamo varcare quella soglia attraverso un libero, cosciente e razionale atto di pura fede.

Più si abbassa nella società il quoziente intellettivo medio, desto notwendiger ist es, selbst die offensichtlichen Dinge zu erklären. Der Fehler, den wir Gelehrten oft machen, in ambito teologico come nelle sfere di tutte le scienze più disparate, dalla medicina all’astrofisica, è di dare spesso per scontate cose che riteniamo ovvie e che di fatto lo sono, trattandosi degli elementi più rudimentali delle varie scienze o del semplice e basilare umano buonsenso. Purtroppo è necessario tenere conto che oggi si è più propensi a seguire gli beeinflussen analfabeti e i Tiktoker, inclusi preti che purtroppo si sono lanciati in questi “giochi demenziali”.

Come sempre spieghiamoci con un esempio: zahlreich beeinflussen convinti che «un nano ha il cuore troppo vicino al buco del culo» perché non hanno capito la iperbole ironica della canzone Un Giudice di Fabrizio de André, usano in senso dispregiativo la parola medioevo, ignorando che il bagaglio di arte, scienza e tecnologia di cui oggi noi disponiamo lo dobbiamo tutto al medioevo. Nicht nur, perché se oggi conosciamo gli autori classici; se la cultura, la letteratura e la filosofia greca e romana è stata tramandata sino a noi è solo grazie al medioevo, incluse le poesie più lussuriose di Valerio Gaio Catullo, che non solo la Chiesa si è ben guardata dal censurare o distruggere, perché se oggi le conosciamo è grazie a essa e ai monaci amanuensi che le hanno trascritte e tramandate nei secoli.

L’impianto del moderno diritto lo dobbiamo ai grandi glossatori bolognesi vissuti tra l’XI e il XII secolo e l’elemento fondamentale di civiltà giuridica della tutela e della legittima difesa dell’imputato lo dobbiamo proprio a quel processo inquisitorio sul quale sparano a raffica persone ignare e ignoranti circa il fatto che essere condannati dai Tribunali della Santa Inquisizione era difficilissimo. E furono proprio i tribunali dell’inquisizione a sancire un altro elemento che oggi fa parte delle giurisprudenze penali di tutti i paesi cosiddetti civili del mondo: la pena mirata al recupero e non alla punizione, attraverso la pena il condannato non va punito ma recuperato.

Pronta la replica dell’ignorante: «Erano date condanne a morte!». E qui bisogna ribadire che le condanne a morte non erano rare ma rarissime, precisando che vanno collocate e interpretate in contesti storici ai quali non sono applicabili i criteri di giudizio di oggi, basterebbe spiegare che persino la condanna a morte era un atto estremo di recupero del condannato. Nicht Zufall, i condannati, erano vestiti di bianco, segno della purezza, perché con la morte pagavano il proprio debito ed estinguevano la loro colpa riacquistando quella che in linguaggio cristiano si chiama “purezza battesimale”. E i loro corpi, nach dem Tod, dovevano essere trattati con rispetto e seppelliti con riguardo.

Ribatte l’ignorante: «Giordano Bruno è stato bruciato al rogo, altro che ucciso e sepolto con rispetto!». Natürlich. E secondo quella che era la logica sociale, Politik, giuridica e anche religiosa dell’epoca fecero bene a bruciarlo al rogo. Fu lui che sbagliò con rara ostinazione. Il suo processo durò per circa 15 anni e per due volte fu annullato per risibili difetti di forma per essere iniziato nuovamente da capo. Per anni e anni fu tentato in tutti i modi di indurlo al ravvedimento, che ostinatamente rifiutò. Inutile dire e spiegare a certa gente che si nutre e si abbevera alle leggende nere che non si può valutare e poi giudicare il caso Giordano Bruno con i criteri di giudizio del nostro presente sociale, Politik, giuridico e anche religioso. Sarebbe come condannare con grida di scandalo e l’applicazione del pensiero contemporaneo certe pratiche degli uomini della preistoria ritenute a nostro parere disumane e criminali.

Elementi di questo genere possono essere spiegati dal mio eminente amico medioevalista Franco Cardini, o anche dal divulgatore storico Alessandro Barbero, come da me in mia veste di studioso di scienze giuridiche, di teologia dogmatica e di storia del dogma. Jawohl, ma a quante persone e a quale pubblico potremmo spiegarle? I nostri numeri, per quanto si possa essere diversamente seguiti, non saranno mai equiparabili alle centinaia di migliaia, se non ai milioni di Anhänger che seguono le idiozie di certi personaggi che usano la parola medioevo a sproposito, recepita e usata da altrettanti pappagalli al loro seguito, ignari che medioevo vuol dire Alberto Magno, Anselm von Canterbury, Bernhard von Clairvaux, Ildegarda in Bingen, Domenico di Guzman, Franz von Assisi, Bonaventura von Bagnoregio, Katharina von Siena, Thomas von Aquin, Duns Scotus … Il medioevo è il grande circuito delle abbazie e dei monasteri benedettini che dettero vita già prima dell’anno Mille al concetto sociale e politico di Europa. Il medioevo sono i grandi architetti e ingegneri cistercensi e certosini, che portarono l’acqua corrente in molti villaggi curando igiene e profilassi delle popolazioni locali soggette a malattie e sovente a epidemie per eccessi di sporcizia. Il medioevo ha segnato i secoli della ragione e dell’esercizio del senso critico da parte delle più brillanti menti della storia. Il medioevo è Federico II di Svevia con la Scuola aulica siciliana, Brunetto Latini, Dante Alighieri, Francesco Petraca, Giovanni Boccaccio. Il Medioevo giunse al suo termine con uomini come Silvio Enea Piccolomini, salito al sacro soglio col nome di Pio II, che nella sua originaria Pienza creò un prototipo di nucleo urbanistico moderno della città del futuro.

Qualcuno crede che i Medici siano i padri del Rinascimento? Seien wir ernst. die Renaissance, che ha una valenza sia teologica che sociale, fu originato dalla Chiesa dopo il grande trauma della terribile pestilenza del 1346 che sterminò metà della popolazione europea, al termine della quale si cercò di rinascere. Basterebbe andare a vedere chi furono i mecenati che commissionarono le più grandi opere rinascimentali, sia pittoriche che architettoniche: Sommi Pontefici, Kardinäle, Vescovi e intere Diocesi, altro che Lorenzo il Magnifico fatto passare per l’ideatore e il padre del Rinascimento … siamo seri!

Premessa prolissa? Il sapere e la trasmissione del sapere non è mai cosa prolissa, in questo povero mondo nel quale il conduttore di un folgende Talkshow sarebbe capace a chiedere a uno studioso invitato solo per riempire uno spazio di spiegare in 30 secondi la metafisica, semmai dopo avere fatto parlare per 45 minuti Mauro Corona davanti a un fiasco di vino. Ogni riferimento a Bianca Berlinguer è del tutto casuale, offensichtlich. Prolissi sono i discorsi che non dicono niente, non quelli dove in poche decine di righe sono riassunti in modo comprensibile alcuni secoli di storia, sfatando tra l’altro penose e dannose leggende nere.

Se all’emozionale si aggiunge poi la confusione assieme al condimento dell’ignoranza, se il tutto, per nostra immane disgrazia, penetra ed è fatto penetrare nella Chiesa come cavallo di Troia, a quel punto il disastro è fatto. Un disastro che da tempo ha investito anche il Dicastero delle cause dei Santi, sin da quando il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II cominciò a scardinare quella struttura sapienziale e prudenziale che aveva caratterizzato i processi per giungere a proclamare prima i beati e a seguire i santi, attraverso criteri molto rigidi e rigorosi. Con buona pace di chi oggi ha mutato la parola “rigido” e “rigoroso” in qualche cosa di negativo e spregevole. Ma del resto, nella Chiesa odierna, c’è chi usa persino la parola “dogma” e “dogmatico” in accezione negativa, purché nessuno osi dare però un calcio al culo a una zingara che cerca di rubarti il portafoglio dietro al colonnato del Bernini, perché in quel caso si rischia la scomunica ferendae sententiae per avere maltrattato una “sorella Rom” che ha il diritto a vivere ed esercitare la propria “cultura”, come oggi viene chiamato il furto e il borseggio: “cultura”.

Der Heilige Vater Giovanni Paolo II intervenne non solo con una riforma del processo per le cause dei Santi, perché a seguire intervenne con varie dispense, che dopo di lui sono seguitate e si sono incrementate. Abbiamo così avuto santi dispensati dalla fase storica, santi dispensati dal miracolo, santi dispensati, come qualcuno disse ironicamente ma a giusta ragione dalla santità stessa. Lo stesso processo di Giovanni Paolo II si aprì con una clamorosa e pericolosa dispensa: la dispensa dalla fase storica. Tra l’altro per un complesso pontificato durato 26 anni e tutto prudentemente da studiare in un contesto sociale e geopolitico internazionale che definire complesso è davvero puro eufemismo. Soprattutto un pontificato unico nella storia, perché in quel lasso di tempo è crollato il mondo e sono crollate le società mondiali come sino a poco prima le conoscevamo sul piano sociale, wissenschaftlich, Moral, politico e religioso. Seguendo la precedente procedura sapienziale e prudenziale, il processo di beatificazione di un Romano Pontefice non era avviato prima di 30 anni dalla morte. Lo prova l’iter processuale del Santo Pontefice Pio X che morì nel 1914, fu beatificato nel 1951 e canonizzato nel 1954. La cerimonia di canonizzazione di Pio X, avvenne quindi a 40 anni di distanza dalla sua morte. Tutt’altro l’iter di Giovanni Paolo II che a meno di nove anni dalla morte fu beatificato e poi canonizzato, con tanto di dispensa data da Benedetto XVI a quanto stabilito dal suo predecessore nel 1983 in der apostolischen Konstitution Divinus Perfectionis Magister che prevedeva la decorrenza di 5 anni dalla morte prima dell’apertura del processo di beatificazione.

Nella cosiddetta epoca giovanpaolista abbiamo visto elevare agli onori degli altari dei Beati e Santi che lasciano non tanto l’amaro in bocca, ma fanno correre proprio un brivido lungo la schiena, perché oltre alle regole si sono sovvertiti i criteri stessi delle ragioni che possono portare un Servo di Dio a essere prima beatificato e poi canonizzato come martire, quasi come se i pontefici degli ultimi decenni si fossero sentiti legittimati a canonizzare dei propri “santi personali” perché compatibili con le tendenze, i pensieri e le mode del presente. Un caso recente davvero eclatante è stata la beatificazione di Enrique Ángel Angelelli Carletti, Vescovo de la Roja, beatificato come martire, sebbene nel corso del tempo, due diverse inchieste affidate a delle commissioni indipendenti di esperti, una composta da studiosi argentini e una composta da studiosi americani, abbiano ribadito che si è trattato di un incidente stradale e non di un attentato ordito dal regime dittatoriale dell’epoca. A questo va aggiunto il caso di non poco conto di un sacerdote, figura chiave come testimone e collaboratore del Beato vescovo martire, che in seguito lascerà poi il sacerdozio, che offrì in un primo tempo una versione dell’incidente, poi la smentì e a seguire ancóra cadde in ulteriori contraddizioni. Prendiamo però atto che i dossi e le buche di quella strada avevano veramente in profondo e supremo odio la fede cattolica e i suoi ministri.

Per procedere a beatificare un Servo o una Serva di Dio, poi canonizzare un Beato o una Beata, occorre un miracolo accertato che costituisca un fatto scientificamente non spiegabile. Esiste però una eccezione al miracolo: das Martyrium, perché a essere riconosciuto in sé e di per sé come miracolo è il martirio stesso. E qui va chiarito che cosa la Chiesa, seit der apostolischen, ha inteso come martirio: essere uccisi in Hass auf den Glauben, ossia in supremo odio alla fede cattolica. Das gesagt, se oggi qualcuno, per usare un linguaggio politico inopportuno, pensa e accusa la Chiesa di essersi spostata a sinistra, sappia che si sbaglia, perché i fatti provano il contrario: si è spostata e gettata nel meglio del peggio del vecchio inciucio democristiano.

Due concreti casi di inciucio clerico-democristiano: Santa Edith Stein e il Beato Pino Puglisi. La Stein, donna straordinaria dotata di intelligenza geniale, filosofo di levatura ineguagliabile, nata ebrea da famiglia ebrea e in seguito convertita al Cattolicesimo e divenuta monaca carmelitana, fu prelevata dai nazisti mentre si trovava presso il suo carmelo, portata nel campo di concentramento e uccisa. La Stein fu catturata perché ebrea e in quanto ebrea, quindi tale considerata dai nazisti, a prescindere che si fosse convertita e divenuta poi monaca carmelitana, cosa questa che a loro non interessava ad alcun titolo. Quindi la Stein non è morta in supremo odio alla fede cattolica, ma uccisa perché ebrea, das bedeutet: nel supremo odio nutrito dai Nazisti nei confronti dell’Ebraismo e degli ebrei. In odio alla fede cattolica fu ucciso San Massimiliano Maria Kolbe, catturato in quanto sacerdote cattolico dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e ritenuto responsabile di propaganda non gradita al regime e come tale considerato un pericoloso nemico del Nazismo. Anziché attendere il turno della sua morte si offrì di sostituire nel “pozzo della fame” un padre di famiglia, andando a morire al suo posto con un atto di eroica carità. Ma sarebbe morto in ogni caso e in ogni caso sarebbe stato un santo martire, a meno che non fosse fuggito, oppure che il campo di concentramento fosse stato liberato dagli eserciti alleati, cosa che però avvenne quattro anni dopo, Padre Massimiliano Maria Kolbe morì il 14 August 1941.

Edit Stein, donna assolutamente straordinaria è un modello altrettanto straordinario di fede, indubbio e prezioso modello di eroiche virtù che la rendono a giusto merito santa, non però santa martire, non essendo stata uccisa in odio alla fede cattolica. Ist das, die suo Zeit, fu spiegato nei dettagli a Giovanni Paolo II da Pater Peter Gumpel, il quale alla richiesta di parere fece presente nulla quaestio circa la sua beatificazione, non però come martire uccisa in Hass auf den Glauben. Per tutta risposta Giovanni Paolo II non volle però sentire ragioni, facendo prevalere una ragione di carattere puramente politico, rivelatasi poi un boomerang, perché le comunità ebraiche internazionali risposero a giusta ragione che la Chiesa era libera di beatificare e canonizzare chi voleva e quando voleva, ma che Edith Stein era stata uccisa perché ebrea e non certo perché cattolica. E avevano sacrosanta ragione.

Con il Beato Pino Puglisi, presbitero panormitano, sulla cui santità di vita non si discute, si è rasentata la farsa, nel senso più delicato del termine, proclamandolo ― udite, hören! ― martire della criminalità organizzata. E qui sì che bisogna chiarirsi: il Padre Pino è stato ucciso dalla Mafia, che ha un preciso nome: Cosa Nostra. Ich wundere mich: gli eroici vescovi siciliani, se proprio volevano il beato martire come medaglietta al petto, perché non lo hanno presentato affinché fosse proclamato proto-martire di Mafia, o di Cosa Nostra? Perché usare il termine di criminalità organizzata, che vuol dire ambiguamente tutto e niente, quando si tratta invece di una organizzazione ben precisa, ossia mafiosa, con un nome ben preciso, oder Cosa Nostra? E chi sarebbero stati i feroci odiatori della fede cattolica, forse i mafiosi? Ma i mafiosi ― e questo i Vescovi di Sicilia dovrebbero saperlo molto bene ― sono persone devote, con i santini di Santa Lucia, Sant’Agata e Santa Rosalia dentro i portafogli, con la preghiera sulle labbra e il cero in mano nelle prime file delle processioni. Quando poi i capi clan sono stati arrestati, li hanno trovati con un unico e solo libro: la Sacra Bibbia, piena di sottolineature e pizzini, come nel caso del capo clan Bernardo Provenzano. Wenn überhaupt, la domanda che oggi dovrebbero porsi i preti di una certa età che si dichiarano tutti allievi di Padre Pino Puglisi, dovrebbe essere questa: mentre lui da solo, come un cane sciolto, si opponeva alla prepotenza mafiosa nel suo quartiere, wir Priester, nelle nostre parrocchie centrali, pronti a lanciarci stilettate alle spalle pur di strappare una mozzetta da canonico del Capitolo Metropolitano o di quello della Cappella Palatina, che cosa facevamo, oltre a proclamarci post-mortem suoi allievi da degni figli del Gattopardo? Questo dovrebbero chiedersi certi preti palermitani che oggi millantano di essere stati tutti suoi allievi e discepoli, perché questo è il problema: la Mafia non avrebbe mai osato alzare la mano su un prete palermitano se non lo avesse considerato solo un fastidioso cane sciolto. Anfrage: posto che i mafiosi tutto sono fuorché sprovveduti, chi è che lo fece sentire un cane sciolto? Ma se tutti i preti palermitani dai 55 anni a seguire sono stati suoi allievi e discepoli, attorno a sé avrebbe dovuto avere un clero compatto ad appoggiare la sua preziosa opera, in der? E se così fosse stato, die Mafia, avrebbe mai osato uccidere un prete? Ho letto gli atti di quel processo e in coscienza posso dire ― invitando chicchessia alla smentita ― che fatto salvo l’onore e l’indubbia santità del beato, su di esso possiamo ridere sopra allo stesso modo in cui tutti noi ci siamo fatti delle solenni risate sul Gattopardo di Don Giuseppe Tomasi principe di Lampedusa.

Quando in una delicata sfera, tal è la beatificazione dei beati e la canonizzazione dei Santi, ci si fa prendere la mano e l’emotività dal momento sociale o politico, volendo anche dall’opportunismo mediatico dettato dalla situazione del momento, si possono fare danni enormi, volendo irreparabili, non tanto per il presente ma per il futuro che verrà, quando gli animi emotivi si saranno placati e certe emozioni saranno morte o sostituite con altre nuove più consone a quei tempi. Sarà a quel punto che gli storici ci analizzeranno, sotto vari aspetti persino come fenomeni da baraccone, dicendo senza mezzi termini: bei superficiali che erano, quelli che ci hanno preceduti! E tutti taceranno, perché sarà vero.

Chi emotivamente guarda solo al presente, ignora la pesante eredità che lascerà al futuro. Nel mondo di domani non sarà più possibile fare come il Santo Pontefice Paolo VI che fece sparire con un colpo di penna decine di Santi con la scusa di riformare il Calendario. È cosa nota e risaputa che diversi di quei Santi non erano mai esisti, altri erano duplicati di altri Santi, altri erano figure persino imbarazzanti e come tali da dimenticare.

Die mondo di oggi e quello di domani non permetterà più la caduta nell’oblio che era possibile in passato. Questo però gli emotivi che vivono il presente senza prospettiva futura purtroppo non lo sanno, per somma disgrazia dei nostri figli che verranno e che dovranno essere umiliati e irrisi a causa della superficialità dei loro padri.

von der Insel Patmos, 25 September 2023

 

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Diese gescheiterten Priester einer Kirche in Unordnung, die manche Menschen so sehr mögen “Katholischer Abschaum” auf die wir gerne verzichten würden

DIESE GESCHEISSENEN PRIESTER EINER KIRCHE, DIE NICHT EINVERSTANDEN SIND, DASS BESTIMMTE „KATHOLISCHE BETRÜGER“ SO SEHR GEFALLEN, AUF DIE WIR GERNE VERZICHTEN WÜRDEN

Ich bin froh, einem Bruder, der sich als solcher manifestiert hat, die Schande eines Priesters gegeben zu haben, über all seine sozialen und karitativen Aktivitäten hinaus, es könnte ihm helfen, über die Tatsache nachzudenken, dass Zöllner und Heiden gute Werke und soziale Werke leisten, die noch größer sind als seine. Bei allem Respekt vor seiner Familie Fans, Es stellte sich heraus, dass es sich in den Kommentaren überwiegend um gewalttätiges und beleidigendes „katholisches Gesindel“ handelte, die die Kirche Christi in einen Pferdezirkus verwandeln möchten, als ob es nicht schon schlimm genug wäre.

- kirchliche Nachrichten -

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Ich preise Gott für sechzig Jahre das habe ich geschafft 19 August und ich erzählen Ihnen einen der am häufigsten vorkommenden Witze, die ich bei Gesprächen über spirituelle Führung an meine achtzigjährigen Brüder richtete:

„Wenn ich es eintauschen könnte, würde ich dir meine Jahre schenken und ich würde dir deine Jahre nehmen, da du dich dem Ende deines Lebens näherst. Denn ich wage nicht einmal daran zu denken, was ich als Priester im Zusammenleben mit anderen sehen und ertragen muss 25 Ö 30 Jahre in dieser Situation der nun unumkehrbaren kirchlichen und kirchlichen Dekadenz, sorgfältig zu bedenken, dass wir die Schwelle, an der es kein Zurück mehr gibt, längst überschritten haben“.

Dass die Kirche wird überleben es ist ein göttliches Versprechen von Jesus Christus, was uns jedoch warnt:

„Aber der Sohn des Menschen, wann es kommen wird, Glauben finden auf Erden?» (LC 18,8).

Die Kirche wird es finden, aber die Frage ist streng: welche Kirche? Ich bin jetzt 15 Jahre, in denen ich in meinen Büchern und Artikeln eine Hypothese aufgestellt habe, die nicht auf dem „erleuchteten Mystiker“ basiert, der ich nicht bin, sondern über die heiligen Schriften: und wenn er bei seiner Rückkehr eine weltliche Kirche vorfände, die völlig vom Wesen Christi entleert und mit etwas anderem gefüllt war? Der Katechismus der Katholischen Kirche – dieser große Unbekannte für „Katholiken“ aus Sozial folge einigen Pretini trendy - mit eindeutiger Klarheit lehrt er:

„Vor dem Kommen Christi, muss die Kirche eine letzte Prüfung durchlaufen, die den Glauben vieler Gläubigen schütteln (Sehen. LC 18,1-8; MT 24,12). Die Verfolgung, die ihre Pilgerfahrt auf Erden begleitet (Sehen. LC 21,12; GV 15,19-20) Er wird das „Geheimnis der Bosheit“ in Form einer religiösen Täuschung enthüllen Männer eine scheinbare Lösung für ihre Probleme anbieten, der Preis des Abfalls von der Wahrheit. Der größte religiöse Betrug ist der des Antichristen, das heißt, eines Pseudomessianismus, in dem der Mensch sich selbst an der Stelle Gottes und seines fleischgewordenen Messias verherrlicht. (Sehen. sehen WHO).

Während eines unserer letzten Interviews Kardinal Carlo Caffarra seligen Andenkens hat es mir erzählt:

„Keiner von uns kennt den Tag und die Stunde (NdA. MT 24,36), Daher können wir nicht einmal vage Hypothesen aufstellen. Aber eins ist sicher: Wenn man die Heiligen Schriften liest, scheint es, dass heute fast alle Elemente wiederkehren. (NdA. II Ts 2, 3-12).

Um mich mit diesem sehr heiklen Thema zu befassen Als Beispiel nehme ich die Possen eines Bruders, einer unter vielen, frei von jeglicher Bosheit, in der Tat in gutem Glauben davon überzeugt, dass sie Gutes tun, Unwissend, dass wir Priester Christi vor Gott nicht durch einen gewissen guten Glauben gerechtfertigt sind, was ebenso wie gute Absichten im schlimmsten Fall sogar zur Hölle führen kann, denn weder der Nutzen der Unwissenheit noch der der unvermeidlichen oder unbesiegbaren Unwissenheit wird uns anerkannt. Es steht geschrieben::

"Zu wem viel gegeben, es wird viel verlangt; wem haben die Menschen begangen viel, Sie werden gefragt, die mehr " (LC 12,48).

Nichts Persönliches Gegen diesen genuesischen Presbyter verteidigte er sich umgehend soziale Medien von einer Armee von Fans die mich mit beleidigenden Nachrichten und Kommentaren überschwemmt haben. Ich beabsichtige, es nur als Paradigma zu verwenden, um die Dekadenz und Schlamperei unserer armen Geistlichen darzustellen.

Hier ist die dokumentierte Tatsache: dieser Priester Tiktoker Netzwerken ist ihm schon lange vertraut Gag überzeugt auf diese Weise, mich anzulocken c’ciovani. In einem dieser öffentlichen Videos überschritt er alle Grenzen des priesterlichen und theologischen Anstands, damit, Da ich selbst eine einigermaßen bekannte sogenannte Persönlichkeit des öffentlichen Lebens bin, Ich habe gleichermaßen öffentlich reagiert, ohne die evangelischen Kriterien der brüderlichen Zurechtweisung zu missachten (vgl.. MT 18, 15-18), denn wenn Sie tatsächlich beschließen, sich öffentlich lächerlich zu machen, indem Sie so etwas inszenieren skizzieren über das Geheimnis der Menschwerdung des Wortes Gottes, Ich habe die Pflicht, Ihnen öffentlich zu sagen, dass Sie ein Idiot sind, gut sein. Indem Sie so handeln, entehren Sie unsere Priesterwürde, die nicht Ihnen gehört und über die Sie nicht beliebig verfügen können, weil es uns gehört, uns als Leihgabe zum Gebrauch gegeben und für die wir uns vor Gott ernsthaft und ernsthaft verantworten sollten.

Die Bilder und Sätze sprechen für sich, denn dem Idioten fällt nichts Besseres ein, als diese Bildunterschrift in sein Video einzufügen:

„Der heilige Josef, als ihm der Engel Gabriel durch die Kraft des Heiligen Geistes verkündet, dass seine Frau Maria schwanger ist.“.

Unter dieser Überschrift, bedeckt mit heiligen liturgischen Gewändern und mit dem Tabernakel, der das Allerheiligste Sakrament enthält, hinter ihm, der Priester Tiktoker Der Komiker Carlo Verdone beginnt, den seligen Patriarchen Josef zu mimen, der sich zunächst nachdenklich am Kopf kratzt und dann sagt: „In welchem ​​Sinne?“?» (Liedfilm Eine schöne Menge, sehen WHO).

Auf meiner Seite Sozial Ich widersprach dieser Haltung, die die Würde des Priesters untergräbt, und der blasphemischen Art und Weise, in der dieser Idiot das Schlüsselgeheimnis der Erlösung darstellte: die Inkarnation des menschgewordenen Wortes Gottes. Natürlich: Wenn ich den Begriff „Idiot“ bereits mehrmals verwendet habe, dann um diesen unvorsichtigen Priester zu kritisieren Tiktoker alle wohltätigsten mildernden Faktoren, denn wir alle werden bereit sein, die Dummheiten des Dorfidioten zu rechtfertigen und dann zu vergeben, gerade weil ich dumm bin. Damit, Nennen Sie ihn in diesem genauen Zusammenhang einen Idioten, es ist ein Akt echter Nächstenliebe und Barmherzigkeit.

Das sind die Ergebnisse: die ihr Eigen nannten Fans der Priester Tiktoker er stiftete sie mit seinem Beitrag dazu an, dies zu leugnen und dann zu antworten. Was in der Sprache Sozial wird genannt Shitstorm, Shitstorm im wahrsten Sinne des Wortes. Und so, ich Fans des Priesters Tiktoker Sie haben mich mit Botschaften überschwemmt, in denen sie mich beschuldigen, ich sei – in der besten und heikelsten Hypothese – ein schändlicher Priester, ein Unmensch, ein starres, ein Neider. Eine Armee von Menschen schrieb, dass dieser Priester viele anzieht c’ciovani, weil ich c’ciovani Mit ihm langweilen sie sich nicht, sondern haben Spaß. Andere haben geschrieben, dass starre Menschen wie ich leere Kirchen haben, andere fragten mich, ob ich überhaupt Priester sei. Auch die Armee der unvermeidlichen Frauen könnte fehlen Hingabe, immer der Gewalttätigste von allen, nur um dann zu weinen und „chauvinistisch“ zu rufen!” wenn jemand mit ihnen redet? In Massen sprachen sie mich in einem Ton an, mit dem es nicht legitim wäre, auch nur einen lebenslangen Häftling anzusprechen, der mehrere Morde begangen hat., Hervorheben der außergewöhnlichen Sozial- und Wohlfahrtsarbeit ihres Favoriten zugunsten der krebskranken Kinder im Gaslini-Krankenhaus in Genua.

Ich konnte nicht auf Hunderte von Kommentaren antworten meist beleidigend, Ich habe nur auf einige wenige geantwortet, Ich bin mir bewusst, dass die Vielzahl der Nichtkatholiken, die diesem Priester folgten, von Kommentar zu Kommentar Gefühle und Stile zum Ausdruck brachten, die das Gegenteil dessen sind, was katholische Gefühle sind. Es wäre wirklich Zeitverschwendung gewesen, ihnen zu erklären, dass Gutes tun nicht bedeutet, entweder gute Priester oder gute Katholiken zu sein:

«Nicht einmal Wirte machen das Gleiche? Und wenn du nur deinen Brüdern Hallo sagst, Was machst du? Das ist außergewöhnlich? Sogar Heiden tun nicht dasselbe? Du bist also vollkommen, denn dein himmlischer Vater ist vollkommen“ (MT 5, 46-48).

Was bedeutet dieser Satz?? Etwas ebenso Ernsthaftes wie Schreckliches: Gut, Christlich verstanden, es kann nicht vom Glauben getrennt werden, durch Hoffnung und Nächstenliebe (Kor 13, 1-13). Und Glaube und Nächstenliebe entstehen nicht aus Freude und Genuss c’ciovani von bestimmten Priestern in Kirchen, die auf Zirkusse reduziert wurden, Sie entstehen aus dem Geheimnis des Kreuzes Christi, das den Tod besiegt und uns alle zu Teilnehmern seiner Auferstehung macht. Das ist das Herzstück unserer christlichen Freude: und stand am dritten Tag wieder auf, und stieg in den Himmel auf.

Vor einiger Zeit weigerte ich mich, einem abtreibenden Gynäkologen Hallo zu sagen - aber bekanntlich bin ich starr, ohne Barmherzigkeit und Barmherzigkeit -, Ich weigerte mich, bei einem Abendessen mit ihm am Tisch zu sitzen, das von verschiedenen klinischen Freunden veranstaltet wurde, denen ich davon erzählte: „Ich sitze nicht mit Herodes am Tisch, der jeden Tag Unschuldige massakriert.“. Ich verabschiedete mich und ging. Einstellungen, diese von mir, sicherlich das Ergebnis von Starrheit und mangelnder Gnade gegenüber einem Mann, der von allen als außergewöhnlich angesehen wird. Tatsächlich sollten Sie wissen, dass sich dieser neue Herodes freiwillig für misshandelte Frauen engagierte und im Laufe des Jahres in arme afrikanische Länder ging, um dort zu dienen, er hinterlässt Ihnen sogar seine persönlichen Spenden. Zusamenfassend, ein Mann der Nächstenliebe, Ein Mann Gottes, so ein gewisser „katholischer Abschaum“, der nicht in der Lage ist zu verstehen, was er meint: „Die Zöllner und die Heiden tun nicht dasselbe?».

Bekanntlich bin ich Seelsorger bzw. Beichtvater vieler Priester. Im letzten Jahr habe ich zwei aus dem Priestertum schmerzvoll und liebevoll begleitet, Sie werden aufgefordert, um Befreiung vom heiligen Amt und den Pflichten des Zölibats zu bitten. Grund? Beide hatten ihren Glauben völlig verloren. Ein Punkt quel, In Wissenschaft und Gewissen habe ich es ihnen gesagt: „Im Priestertum zu bleiben wäre der falsche Weg, um irgendwie einen Funken Glauben zurückzugewinnen.“. Ich habe mich geirrt, Ich war vielleicht starr? wie viel halt ein, denn etwas mehr als ein Jahr später, Die für die Behandlung bestimmter Probleme zuständigen Abteilungen des Heiligen Stuhls erkannten die Nichtigkeit der Priesterweihe eines der beiden an, Damit gab er effektiv zu, dass er eigentlich nicht zum Priester geweiht werden sollte.

Du weisst, oder emotionale Internet-„katholische“ Laien, Daran habe ich oft die schreckliche Ausbildung bestimmter Priester für das Priesteramt erkannt, ihr gravierender Mangel an Glauben oder ihre schweren spirituellen Krisen? Von ihrem Hyperaktivismus im sozialen Bereich, von ihrem Sein alle auf das projiziert c’ciovani und für soziale und gemeinnützige Zwecke, nur um ihrem mangelnden Glauben einen Sinn zu geben oder um ihre schweren spirituellen Krisen zu vermeiden und sich ihnen nicht zu stellen, die im Vorfeld durch eine schlechte oder sogar katastrophale Ausbildung des Priestertums verursacht wurden. Und manchmal, mit Themen dieser Art, Ich musste jahrelang arbeiten, nicht immer mit guten Ergebnissen, denn wenn der Priester ihn nicht zuerst ausbildet, Eine spätere Formung ist nahezu unmöglich.

Ich habe diesen Artikel mit der Angabe meines Alters begonnen, Ich habe es aus einem bestimmten Grund getan, den ich Ihnen jetzt erklären werde: die rigoros beleidigenden Kommentare bestimmter Personen lesen Fans des Priesters Tiktoker, Ich fiel zurück in meine Jugend, Mit Trauer und Bedauern stellen wir fest, dass gewisser „katholischer Abschaum“ die unglücklichen und katastrophalen siebziger Jahre des 20. Jahrhunderts noch nicht überstanden hat. Damals war ich ein Teenager, aber vielleicht schon geneigt – wer weiß! - starr sein. Deshalb kann ich mich an bestimmte Dinge gut erinnern c’ciovani der über Che Guevara und Jesus Christus sprach und das eine miteinander verwechselte, der Gitarre spielte und bei den Heiligen Messen sang Gott ist tot Francesco Guccini, Lobpreisung Friedrich Nietzsches, während die armen Gläubigen Schlange standen, um den Leib Christi zu empfangen. Am Abend gingen sie dann zu Treffen im Lotta Continua oder Hauptquartier der Proletarischen Demokratie, gelegentlich bei Demonstrationen ein paar Steine ​​auf die Staatspolizei werfen. Und als sie zum Pfarroratorium zurückkehrten, sprachen sie über Revolution und sagten, dass die Kirche revolutioniert werden müsse, in dem - hör zu, hören! - Du musstest fröhlich sein, denn das Christentum ist Freude und Liebe. In diesen Jahren, ähnliche dumme Priester, sie versuchten anzuziehen c’ciovani Er sagte, Christus sei ein großer Revolutionär gewesen und die Kirche müsse ihn in den Mittelpunkt stellen c’ciovani. Die exakt gleichen Reden der meisten Fans des Priesters Tiktoker Das zieht mich an c’iovani und der viel soziales Apostolat leistet, auch bei krebskranken Kindern, kurz gesagt, ein heiliges Beispiel priesterlicher Tugenden, im Vergleich zu dem der heilige Johannes Maria Vianney sehr gering ist! Wie traurig, Vierzig Jahre sind vergeblich vergangen, ohne dass manche Menschen etwas verstanden haben, hartnäckig, wenn nötig sogar heftig, darin, nicht verstehen zu wollen, dass die Kirche Christi etwas anderes ist und dass es sich um etwas anderes handelt c’iovani Sie müssen ein Projekt vorstellen, das alles andere als einfach in die Realität umzusetzen ist:

„Kommen Sie durch das schmale Tor, für die Pforte ist weit und breit der Weg, der zum Verderben führt, und viele sind es, die darauf gehen:; Wie schmal ist die Tür und wie schmal ist der Weg, der zum Leben führt, und wenige sind es, die finden!» (MT 7, 13-14).

Zwischen einer seiner wertvollen sozial-karitativen Aktivitäten und einer anderen, einschließlich krebskranker Kinder in der Onkologieabteilung des Gaslini in Genua, der Priester, der das tut skizzieren er sollte sich daran erinnern, als der Bischof ihn zum Priester weihte, seine, wie wir alle, er sagte:

„Verstehen Sie, was Sie tun, imitieren, was Sie feiern, entsprechen Ihr Leben dem Geheimnis des Kreuzes Christi, des Herrn " (Sehen. Ritus der Heiligen Priesterweihe).

Das alles ist der dumme Priester Tiktoker er hat es so gut verstanden bis hin zur Ironie über die Menschwerdung des Wortes Gottes vor der Stiftshütte. Ich möchte nur noch einmal betonen, dass es ein wahrer Akt der Nächstenliebe und Barmherzigkeit ist, ihn angesichts all dessen als Idioten zu bezeichnen. Oder zufällig sagte ihm ein Bischof, er solle sich an Carlo Verdone halten, um ihn anzuziehen c’ciovani? Die Replik ist fertig Fans: „Er füllt die Kirchen!». Jawohl, aber womit erfüllt es sie?? Vielleicht von c’ciovani die den netten Priester sehen, anstatt das Geheimnis von Christus Gott zu sehen? Wer füllt sie mit, vielleicht mit ehemaligen 68ern, die immer noch glauben, sie könnten den Glauben und die Kirche nach ihren Wünschen umschreiben, über alle Maßen glücklich, wenn sie einen Priester von großer Nächstenliebe und großem Apostolat finden, der die Geheimnisse des Glaubens entsakralisiert?

Ich freue mich, Sie als Priester beschämt bezeichnet zu haben an einen Bruder, der sich als solcher manifestierte, über all seine sozialen und karitativen Aktivitäten hinaus, Dies könnte ihm helfen, über die Tatsache nachzudenken, dass Zöllner und Heiden gute Werke und soziale Werke leisten, die noch größer sind als seine. Bei allem Respekt vor seiner Familie Fans erwies sich als überwiegend gewalttätiges und beleidigendes „katholisches Gesindel“, das die Kirche Christi in einen Reitzirkus verwandeln möchte, als ob es nicht schon schlimm genug wäre.

Unsere Mission als Priester Es geht nicht darum, der Welt zu gefallen, sondern darum, sie zu bekämpfen und Nein zu ihren antichristlichen Perversionen zu sagen. Ich weiß sehr gut, dass es viel bequemer wäre, das zu sagen: "Jawohl, es ist wahr, es sind zwei Männer, aber was bedeutet das?, solange sie sich lieben, denn Gott ist Liebe und Barmherzigkeit, kein Verbot, kein Urteil, am allerwenigsten Strafe. Gott straft nicht jedermann, Das glauben und sagen die Starren. Gott ist die Liebe, Liebe und vergib allen“. Manche fügen sogar hinzu: „Bestimmte Paare von „verheirateten Männern“ sind sehr sensibel und wenn wir ihnen überhaupt ein Kind zur Adoption geben, sind sie besser und zärtlicher als viele heterosexuelle Paare.“. Und so weiter: Wer verstehen will, soll verstehen, denn das ist die Realität netter Priester: Sag einfach: „Schlecht ist gut“ und „Gut ist schlecht“, und die Welt wird dich lieben und dich auf ein Podest stellen. Oder jemand glaubt das im zarten Alter von sechzig Jahren und mit Jahren als Priester, Ich habe nicht verstanden, was die Welt hören will, einen Priester zu mögen und ihn zu deinem Idol zu machen?

Unsere Mission ist es nicht, i jocks coi c’ciovani, sondern ihnen die Dinge zu sagen, die sie nicht hören wollen, mit Fingerspitzengefühl und Feingefühl, Sie sind sich der völligen Ablehnung der meisten von ihnen und der heftigsten Kritik und Angriffen ihrer Mitmenschen bewusst. Angefangen bei ihren katastrophalen Eltern, bereit, mit den Füßen zu stampfen und so zu tun, als ob sie Recht hätten, wenn sie sagen, dass es gut und richtig ist, dass ihre zwanzigjährige Tochter zu ihrem Freund gezogen ist, «Denn heute ist es nicht mehr so ​​wie früher, Die Dinge haben sich geändert und wir müssen flexibel und verständnisvoll sein., Dann fügte er die versteckte Drohung hinzu, dass der wahre Seelsorger, der sich um die Seelen kümmert, sich überhaupt nicht darum kümmern sollte: "Ansonsten, mit deiner Denkweise, wegziehen c’ciovani von der Kirche!».

An diejenigen, die sagen, sie seien katholisch Es ist notwendig, klar zu sagen, was gut und was schlecht ist, für ihr Leben und die Gesundheit ihrer Seelen, in unserer Gesellschaft zu einer Katastrophe führen, insbesondere unter jungen Menschen. Unsere Mission ist es, dies im Namen eines Unbekannten zu verhindern “Liebe” Lassen Sie die schlimmsten Perversionen der Welt von sozialidiotischen Priestern wie ein Trojanisches Pferd in das Haus Gottes einführen, bis hin zum Narrenmachen vor dem Tabernakel des Allerheiligsten Sakraments mit den Gewändern, ironischerweise über das Geheimnis der Menschwerdung des Wortes Gottes, während die ehemaligen 68-Großmütter – diejenigen, die als junge Menschen massenhaft liefen, um für die zu stimmen Referendum Für die Abtreibung und dann für die Sterbehilfe bei den Banketten von Marco Cappato - zwischen einem Anfall von rheumatoider Arthritis und einem Gebärmuttervorfall sind sie zufrieden mit dem c’ciovani die Spaß in der Kirche haben cooler Priester, denn bei ihm ist alles Freude, abgesehen von dieser seltsamen Idee “Liebe” das rechtfertigt alles, ausgehend von den schlimmsten Sünden, einschließlich derjenigen, die zum Himmel schreien.

Natürlich, Freude und Frohsinn. Es ist der Beweis dafür, auf seine Art symbolträchtig, die selige Jungfrau Maria, dass unter dem Kreuz ein Freudenfeuer brannte, während der selige Apostel Johannes, um sie noch mehr aufzumuntern, während Christus starb, er rezitierte ihr die Verse der römischen Satyrn, Vorfahren von Carlo Verdone. Dann gibt es die Starren, die stattdessen singen «Mutter stand neben dem Kreuz Wein, Während ihr Sohn», Ich kann nicht verstehen, wie wichtig es ist, zu singen: „Entfesseln Sie die Freude, Heute ist das Fest, Tag, sing with us, die Partei hier sind wir ", denn „Das Christentum ist die Religion der Freude.“, der Liebe und des Lebens“. Jawohl, aber es gibt nur einen “Piccoloflöte” das wofür: Freude wird durch die Leidenschaft der Liebe zum Kreuz und zum Leben erreicht, die ewige Glückseligkeit – die eine Belohnung und kein berechtigtes Recht ist – wird durch den Tod erreicht, oft gehen Krankheit und Leid voraus. Es steht geschrieben::

«Dann sagte Jesus zu seinen Jüngern: “Wenn jemand hinter mir her sein will, soll er sich selbst verleugnen, Nimm sein Kreuz auf dich und folge mir nach. Denn wer will schon sein Leben retten?, wird es verlieren; sondern wer sein Leben um meinetwillen verliert, Sie werden finden,”» (MT 16.24-25).

Weit davon entfernt, Freude auszulösen, Wir sind die Partei. “Katholischer Abschaum“ … "Über, weg von mir, verwünscht, das ewige Feuer, das für den Teufel und seine Engel " (MT 25,41).

 

Von der Insel Patmos, 13 September 2023

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Die Väter der Insel Patmos

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Ich respektiere Nietzsche und Saint Laurent, Ich verkehre häufig in der oberen Mittelschicht und besuche die Roma-Lager nicht, genug, um nicht Kardinal zu werden

Ich schätze NIETZSCHE UND SAINT LAURENT, Ich verkehre häufig mit dem Oberbürgertum und besuche die Roma-Lager nicht, QUANTO BASTA PER NON DIVENTARE CARDINALE

Le aree del Cattolicesimo cosiddetto tradizionalista o conservatore, durch ihre Armee mystischer Seelen und Verteidiger des wahren und authentischen Glaubens, hanno mutato la parola Modernismo in sinonimo di absolute Übel. Ciò alla stessa maniera in cui i comunisti sovietici avevano trasformato in sinonimo di absolute Übel parole come borghesia o capitalismo.

— Geschichte und aktuelle Ereignisse —

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Un celebre stilista pronunciò una frase che in sé racchiude una profonda essenza evangelica, eher, escatologica: «Le mode passano, lo stile è eterno». Sicherlich, il francese Yves Saint Laurent (1936-2008), dichiaratamente ateo, omosessuale a tutto campo con alle spalle una vita avventurosa in tutti i sensi, che dispose la dispersione delle ceneri dopo la cremazione del proprio corpo, non aveva velleità né metafisiche né escatologiche, forse neppure evangeliche. Ciò non toglie però che talvolta, le persone più impensabili, anche quelle più lontane dal vivere cristiano e dai suoi princìpi morali, possano esprimere concetti che si adattano, in modo sorprendente, o persino straordinario, al sentire cristiano e ai contenuti dei Santi Vangeli. Basterebbe semplicemente leggere certe poesie di Baudelaire, Verlaine e Rimbaud, chiamati non a caso Les poètes maudits, i poeti maledetti.

Tuonò Friedrich Nietzsche già sul finire del XIX secolo: «Dio è morto, resta morto, noi lo abbiamo ucciso» (vgl.. Die Homosexuell Wissenschaft, n. 125). Frase che di per sé potrebbe scandalizzare un esercito di mistiche anime delicate, ma che se letta in chiave cristiana suona invece come un severo monito. Non abbiamo forse sfrattato dal nostro antico Continente Europeo l’idea stessa di Dio, dopo averlo ucciso, sino a rendere impronunciabile un concetto evidente come le innegabili radici storiche cristiane dell’Europa? Dire che l’Europa nasce da radici cristiane non è un attentato al culto idolatra del laicismo integralista, ma un dato di fatto che dovrebbe essere accettato da tutti i non credenti dotati di onestà intellettuale, che preso atto di questo dato palese hanno poi tutto il diritto di rimanere e di professarsi laici e non credenti.

Questo pensatore acuto, geniale e folle aveva anche intuito e profetizzato che l’attacco decisivo al Cristianesimo non poteva essere basato sul tema della verità ma su quello della morale cristiana. Auch in diesem, aveva torto quel Nietzsche che intitolò un’opera col nome provocatorio der Antichrist, dove dipinge il Cristianesimo come un disastro e una perversione di cui liberarsi? Anche in questo è necessaria una particolare capacità di lettura e interpretazione speculativa sul piano filosofico e socio-ecclesiale: nel corso dei secoli gli uomini della Chiesa visibile, vielleicht heute in besonderer Weise, non hanno per caso generato disastri e perversioni dalle quali sarebbe bene liberarsi, allo scopo primo e ultimo di tutelare la Chiesa di Cristo, il Corpo Mistico di cui egli è capo è noi membra vive? (vgl.. Kol 1, 8).

Tra l’Ottocento e gli inizi del Novecento wir Katholiken, rinchiusi sulle perenni difensive, dopo tutti gli accadimenti storici che fecero seguito all’evento traumatico e sanguinario della Rivoluzione Francese e dei vari governi liberali fortemente anticlericali e repressivi nei riguardi della Chiesa Cattolica, non è che per caso ci siamo imposti grossi limiti e inferte delle profonde ferite da noi stessi?

Aree del Cattolicesimo cosiddetto tradizionalista o conservatore, durch ihre Armee mystischer Seelen und Verteidiger des wahren und authentischen Glaubens, hanno mutato la parola Modernismo in sinonimo di absolute Übel. Ciò alla stessa maniera in cui i comunisti sovietici avevano trasformato in sinonimo di absolute Übel parole come borghesia o capitalismo.

Al Comitato del nostro Soviet della tradizione cattolica lancio un guanto di sfida: è vero o non è vero, che gli studiosi luterani ― figli di una eresia che tale teologicamente resta e che generò nella Chiesa il secondo scisma dopo quello d’Oriente del 1054 ― speculavano sulle scienze bibliche e sulle esegesi novo testamentarie, mentre noi cattolici, in virtù della eccelsa lungimiranza del Sommo Pontefice Leone XIII o di chi per lui, eravamo intrappolati in quattro formule rancide della neoscolastica decadente? E dico a tal punto rancida e decadente che se tra il finire dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si fossero risvegliati dalle tombe Sant’Anselmo d’Aosta, Sant’Alberto Magno e San Tommaso d’Aquino, ci avrebbero presi a calci nei denti senza un attimo di esitazione.

nach mehr 116 Jahre dalla pubblicazione della Enciclica Pascendi der Heilige Papst Pius X, attraverso la quale fu condannato con tutta la durezza del caso il Modernismo, vogliamo incominciare a chiederci, noi storici del dogma in modo particolare, quanto e se, quella enciclica, fu veramente lungimirante come taluni la magnificano tutt’oggi? Personalmente la ritengo un testo storicamente necessario in quel preciso contesto storico e geopolitico. Se però la speculazione sia storica che teologica, oggi non fosse ormai morta e sepolta, sarebbe necessario incominciare a porsi dei quesiti che saranno oggetto di un saggio che intendo pubblicare quanto prima: Modernismus, con tutte le sue indubbie problematicità ed errori, non fu forse anzitutto, a torto o a ragione, un movimento reattivo sviluppatosi in seno a una Chiesa i cui problemi erano quasi tutti di natura politica, specie dopo la caduta dello Stato Pontificio il 20 September 1870?

Merce rara l’onestà intellettuale, specie nelle anime mistiche e nei difensori della vera e autentica dottrina e tradizione. Se infatti ne avessero anche un solo briciolo, la domanda di rigore sarebbe la seguente: Wie kommt, dopo essere giunti alla metà del secolo scorso in situazioni teologiche pressoché disastrose, a un certo punto ci siamo accorti che, per fare studi approfonditi sulle scienze bibliche eravamo costretti a rifarci alle pubblicazioni e ai testi scientifici di autori protestanti? Lo facevamo già nei primi decenni del Novecento, ma di nascosto, per non finire sotto processo presso i tribunali ecclesiastici con l’accusa di eresia modernista.

Dovrebbero altresì chiarire, sempre le anime mistiche e i difensori della vera e autentica dottrina e tradizione, Wie kommt, il più grande e insuperabile commento alla Lettera ai Romani del Beato Apostolo Paolo è stato scritto e pubblicato nel 1918 dal teologo protestante Carl Barth? E si tratta di un testo al quale, will oder nicht, tutti noi dobbiamo rifarci, appunto perché resta per adesso insuperabile.

Presto detto perché ciò sia avvenuto: noi teologi cattolici eravamo impegnati a grattarci i pidocchi di testa gli uni con gli altri, come una tribù di scimmie cappuccine, bivaccando su quattro formule rancide della neoscolastica decadente, con la spada della grande e lungimirante Pascendi che seguitò a pendere sopra le nostre teste, fino a quando il Sommo Pontefice Pio XII non cominciò ad allentare le maglie, ma soprattutto a donare alla Chiesa delle encicliche di alto spessore teologico e spirituale, anziché encicliche dettate da esigenze socio-politiche con tutti i più severi risvolti disciplinari indirizzati al clero e ai teologi.

È noto che gli squilibri generano sempre squilibri, also, prima e subito dopo il Concilio Vaticano II, ma soprattutto con la stagione infausta del post-concilio, portato avanti da teologi e sedicenti tali che i documenti del Concilio non li conoscevano proprio, ciascuno ha finito col crearsi il Concilio proprio, quello da me ribattezzato in una mia opera del 2011 «il concilio egomenico degli interpreti del post-concilio».

Se il Modernismo è stata la reazione a una chiusura ermetica, la lotta a questa corrente di pensiero, finita poi sconfitta, ha generato una reazione molto peggiore: la decadenza incontrollata della speculazione teologica cattolica. E oggi siamo costretti a udire non solo teologi, ma vescovi in cattedra che pronunciano con disinvoltura delle eresie imbarazzanti. Oder besser verstanden: il gesuita Antonio Spadaro, il cui spessore teologico è pari pressoché a quello di una sogliola, non solo incarna la decadenza della Gesellschaft von Indien che a suo tempo fu la grande Compagnia di Gesù, perché è divenuto persino direttore della storica rivista La Civiltà Cattolica e può permettersi, senza richiamo alcuno, di pubblicare su The Daily un commento al Vangelo che avrebbe fatto impallidire l’eresiarca Ario [siehe Texte WHO].

La situazione di decadente degrado che viviamo oggi nella Chiesa ha delle radici molto antiche da ricercare tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, quando è stato innescato un effetto a catena. Sino a giungere ai nostri giorni, nei quali siamo sofferenti e impotenti spettatori di un pontificato agonizzante che ci ha regalato proclami politicamente corretti, incertezze e ambiguità. Il tutto all’insegna di una vera e propria ossessione psicopatologica: Arme und Migranten, migranti e poveri …

È noto che oggi i vescovi, ma soprattutto coloro che ambiscono a diventare tali, devono provenire da non meglio precisate «periferie esistenziali» e parlare di «Chiesa in uscita». La Chiesa non è in uscita ma ormai in amministrazione controllata, con il fallimento alle porte e gli ufficiali giudiziari pronti a entrare dentro per apporre i sigilli di sequestro. Se la Chiesa si salverà ― e si salverà comunque per nostra certa fede ― sarà perché non è opera umana ma divina; perché Pietro, scelto da Cristo come pietra (vgl.. MT 16, 18-19), è poggiato sulla roccia di Cristo. E di Cristo — bene ricordarlo — Pietro è il vicario sulla terra, non è il successore, semmai un successore persino più buono e misericordioso di Cristo stesso.

Mentre altrove c’era una passerella von Bischöfen neue Generation con i Geistliche scollacciati, con in mano i pastorali di legno fabbricati nella bottega di Mastro Geppetto, con le croci pettorali ricavate dal pezzetto di una barca di poveri migranti affondata al largo di Lampedusa, questa domenica mattina ho celebrato la Santa Messa nella cappella di una clinica a cinque stelle, luogo nel quale solitamente sono ricoverate persone che possono pagare cifre molto elevate. Poi ho visitato tutti i malati terminali ricoverati nel reparto di oncologia. E dopo avere già amministrato nei giorni precedenti il Sacramento dell’Unzione degli Infermi e le confessioni, ho proseguito ad amministrare nuovamente confessioni a diversi pazienti, portando poi loro la Santa Comunione.

Mentre ero genuflesso dinanzi al Tabernacolo, il mio animo teologico è stato assalito da questo atroce dubbio: heute in der Kirche, questi alto-borghesi, questi ricchi, hanno veramente un’anima? Sono anche loro figli di Dio? Die Kirche, che si è sempre occupata di tutti, ma che oggi parla solo di poveri e migranti, von Migranten und Armen, deve occuparsi anche di loro o no? Il Santo Padre dice in continuazione a tutti «Non dimenticatevi mai dei poveri». Aber, in dieci anni di pontificato non ha mai invitato una sola volta a non dimenticarsi anche delle anime dei ricchi. Che poi sono quei ricchi che spesso ci hanno donato le strutture caritative più importanti, o i fondi per costruirle e mantenerle, o il danaro necessario per poter portare avanti le nostre opere di apostolato. Non mi risulta che la Chiesa abbia mai costruito alcuna struttura caritativa con i soldi dei borseggiatori Rom, quelli che a Roma, klar zu sein, hanno visitato tutte le case religiose, non ce n’è una sola che si sia salvata dai loro furti. E quando il Santo Padre li ricevette in udienza più volte, non mi risulta che in segno di riconoscenza abbiano restituito alcuna refurtiva in cambio della apostolica benedizione. Perché a rubare nelle case religiose romane, sono proprio i Rom — lo dicono i verbali della Polizia — non sono i banchieri svizzeri in trasferta a Roma, quelli trafficano in altro modo e a ben più alti livelli.

Dissipati i miei dubbi sono uscito dalla lussuosa clinica e non mi sono recato in visita a un campo rom come faceva Augusto Paolo Lojudice, oggi arcivescovo metropolita di Siena e cardinale, sono andato ospite a colazione con un insigne clinico e sua moglie presso l’esclusivo Circolo dei Canottieri Aniene, frequentato da persone che sicuramente non hanno, per la Chiesa di oggi, la dignità riconosciuta invece ai Rom.

Un prete dignitoso è bene anzitutto che si presenti con una bella veste talare addosso e che guardi all’uomo in quanto tale, a prescindere dal suo ceto e dalla sua condizione sociale, povero o ricco che sia, perché non esistono agli occhi di Dio categorie privilegiate perché appartenenti alla categoria dei poveri ideologici. Il clericalismo peggiore, il più becero e indignitoso, lo lascio di buon grado a quel povero confratello che ha intervistato più volte il Sommo Pontefice in Jeans und Turnschuhe, mentre la berretta rossa la lascio di buon grado al Cardinale Augusto Paolo Lojudice, insignito di questa dignità non per particolare scienza, intelligenza e doti di governo pastorale che lo hanno portato a distinguersi tra i membri del Collegio Episcopale, ma perché portava i seminaristi del Pontificio Seminario Maggiore Romano a visitare i campi Rom.

Tutti questi sono solo i risultati finali di un grande e complesso effetto a catena partito ormai da lontano, che sarebbe bene studiare, perché solo a questo modo sarà possibile trovare una adeguata cura, non certo con una nuova Pascendi né con una seconda Laudato si, che volendo potrebbe essere anche intitolata Laudato no, visto lo stile consolidato del … potrebbe essere sì o forse anche no, ma forse chissà, un po’ sì e un po’ no, ma eventualmente sapete che cosa vi dico? Mettetevi d’accordo e fate voi, purché non vi dimentichiate mai dei poveri …

Più che consolazione abbiamo una certezza di fede: le mode passano, come diceva Yves Saint Laurent, ma lo stile, quello di Cristo che si è rivelato e donato, quello rimane in eterno e non passa mai.

von der Insel Patmos, 4 September 2023

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«Komm beiseite, du allein, an einem verlassenen Ort, und ruhe dich ein wenig aus“. Der Sommer ist eine Gelegenheit, sinnvolle Verbindungen mit dem Herrn zu knüpfen

« KOMMEN SIE AUSEINANDER, NUR DU, AN EINEM WÜSTENORT, E RIPOSATEVI UN PO’». L’ESTATE È L’OPPORTUNITÀ PER CREARE LEGAMI SIGNIFICATIVI CON IL SIGNORE

Voglio essere un provocatore e suggerire ai nostri Lettori di fare a meno, während der Ruhe- und Ferienzeiten, dei tanti giornali e quotidiani che comunemente acquistiamo per potenziare la lettura e la meditazione del Vangelo. Non sarà solo un beneficio economico ― più o meno 1,50 € risparmiato ― ma una sicura benedizione che gioverà molto alla nostra anima. Der Rest, il Vangelo non è da sempre la Buona Notizia per eccellenza che nessun quotidiano potrà mai sperare di eguagliare?

- Kirchennachrichten -

Autor
Iwano Liguori, ofm. Kap..

 

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Siamo ormai entrati nel pieno dell’estate che è quella stagione elettiva che ci permette di dedicarci al riposo e al recupero delle fatiche fisiche e spirituali. Nel Vangelo vediamo Gesù stesso invitare gli Apostoli, al termine di una faticosa giornata di annuncio del Regno, a riposarsi e a sostare presso di Lui per recuperare le forze [Sehen. MC 6,31]. A uno sguardo distratto il riposo non può essere interpretato solo come assenza da una fatica. Nella Sacra Scrittura, z.B, il riposo divino dopo la settimana di Creazione [Sehen. Gen 2,2] diviene la modalità con cui entrare nel riconoscimento della lode e della contemplazione del Padre per quanto è stato creato. Dio non entra in pausa, egli non è inattivo, statisch, perché come Cristo stesso ci attesta: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» [Sehen. GV 5, 17].

«Venite in disparte, du allein, an einem verlassenen Ort, und ruhe dich ein wenig aus“ [Sehen. MC 6,31]. Il riposo divino, che Dio vive e che generosamente porge all’uomo, diviene la ricompensa di quel lavoro di custodia del Creato ― e nel Vangelo di annuncio del Regno del Padre ― in cui è possibile contemplare, adorare e lodare il Signore. Così come è Dio per primo che nel suo gioioso «Shabbat» contempla la sua opera benedicendone la bontà intrinseca ― vide che era cosa buona ―, così l’uomo contempla e riconosce il suo Creatore che lo pone all’apice delle cose create e che lo rende benedizione (Sehen. Johannes Paul II, Apostolisches Schreiben, Stirbt Domini, 1998).

Il riposo secondo la Sacra Scrittura dilata e trasmuta il tempo dell’uomo da kρόνος/kronos, momento scandito dagli appuntamenti e dal fare, in καιρός/Kairos, momento opportuno in cui l’uomo diventa il soggetto della premura di Dio che si rivela. Il tempo favorevole Kairos è epifania di grazia, cosa che la Chiesa vive nella sua azione di santificazione quotidiana nell’azione liturgica. A questo proposito mi sia permesso un breve inciso di teologia liturgica. Durante la liturgia, was es ist,, sarebbe bene dilatare il tempo e non restringerlo, lasciarsi guidare dal Kairos e non dal kronos, dimenticare per un attimo l’orologio da polso ― in primis per il sacerdote celebrante ― insieme agli immancabili orologi che da alcuni anni sono diventati i nuovi arredi liturgici presenti in molti presbiteri.

Dobbiamo tuttavia con senso di equilibrio e di realtà, essere consapevoli che non tutti possono godere di un momento di riposo, forse perché impegnati in doveri che non è possibile procrastinare oppure perché gravati da qualche condizione che toglie alla mente anche la sola vaga possibilità di concepire un po’ di riposo o di vacanza. aber jetzt, anche davanti a queste situazioni Dio desidera provvedere a ciascuno dei suoi figli come padre premuroso e suggerire un riposo che non è fatto di soli luoghi ma anzitutto di presenza, della sua presenza divina.

Sarà bene ricordare ― e ricordarci ― che da cristiani non dobbiamo cedere alla tentazione dello scoraggiamento, men che meno alla disperazione. Ricordiamoci spesso quello che il Beato apostolo Giacomo suggerisce nella sua lettera: «Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi» [Sehen. GC 5, 13-20]. I momenti di gioia ― compresi quelli di riposo e di vacanza ― sono occasioni favorevoli per elevare il canto della lode al Signore, per dirgli quanto è grande e che solo Lui è il Salvatore potente della nostra vita.

San Giacomo invita a salmeggiare perché i Salmi costituiscono la preghiera elettiva dell’uomo che cerca il Signore e che desidera vivere questa ricerca sempre, senza interruzioni, non solo quando le cose sembrano andar bene, evenienza che non coincide automaticamente con l’assenza assoluta di problemi. A questo proposito mi piace ricordare l’esempio del Serafico Padre San Francesco che compose nel 1226 der SONNENGESANG non certamente in un momento favorevole della sua vita, anzi nel momento forse più difficile da un punto di vista della salute fisica e delle controversie interne in seno all’Ordine, eppure la sua bocca non si è mai chiusa per il dolore ma ha saputo aprirsi alla lode del Signore.

La ricerca del Signore ci apre alla lode e ci aiuta ad effondere quel gratuito senso di riconoscenza del cuore verso Dio che dispiega la sua Provvidenza e il suo braccio forte e onnipotente così come vediamo proclamare dalla Beata Vergine Maria nel canto del Magnificat. È proprio nei periodi di riposo che abbiamo il privilegio di stringere legami elettivi con il Signore e conoscerlo così come egli desidera essere conosciuto da noi. Aus diesem Grund, quando le nostre giornate estive saranno più libere dagli impegni lavorativi, accademici o scolastici, impariamo a convivere con la solitudine delle nostre chiese, così da riempirle di Kairos. Molto più che in inverno le chiese, im Nachlass, vengono puntualmente disertate e sembrano perfetti deserti in cui lasciare parlare la voce del Signore. Scegliamo un orario a noi favorevole in cui sappiamo di poter restare a tu per tu con il Signore davanti al tabernacolo e lì eleviamo le nostre lodi e la nostra adorazione gratuita e riconoscente. Lasciamoci educare dallo Spirito Santo a saper abbracciare la grandezza del Signore nostro Gesù Cristo nel mistero eucaristico. Non abbiamo paura di dire con il cuore:

«Noi ti adoriamo, Santissimo Signore Nostro Gesù Cristo, qui e in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo». [Sehen. F.F. 110-111].

A fronte delle diverse ore che possiamo dedicare al meritato svago, per andare al mare, in montagna o in qualche altra località favorevole, non abbiamo paura di dedicare un ora ― sì sessanta minuti dell’intera giornata ― al Signore Gesù. Sarebbe bene dividere quest’ora in due tempi di trenta minuti ciascuno, lasciando che il Signore si comunichi a noi. Se ci pensiamo l’estate è la fucina di tante parole effimere e discorsi superficiali che il tempo delle vacanze spesso acuisce. Da cristiani sentiamo forte l’imperativo a riempire la nostra vita con la Parola del Verbo fatto Carne. In quest’ora di Kairos, non abbiamo paura di aprire il Vangelo. Buona cosa è la lettura del Vangelo del giorno che è possibile reperire in diversi modi sulle App dedicate o attraverso lo strumento del messalino mensile. Voglio essere un provocatore e suggerire ai nostri Lettori di fare a meno, während der Ruhe- und Ferienzeiten, dei tanti giornali e quotidiani che comunemente acquistiamo per potenziare la lettura e la meditazione del Vangelo. Non sarà solo un beneficio economico ― più o meno 1,50 € risparmiato ― ma una sicura benedizione che gioverà molto alla nostra anima. Der Rest, il Vangelo non è da sempre la Buona Notizia per eccellenza che nessun quotidiano potrà mai sperare di eguagliare?

Per chi come me ama le passeggiate e il camminare ― quando posso riesco a fare anche 10/15 km al giorno ― è buona pratica recitare il Santo Rosario o la Preghiera del Cuore: «Signore Gesù Cristo, Gottes Sohn, hab Erbarmen mit mir, Sünder!». La camminata aiuta a sintonizzare la mente con il cuore e a trovare la giusta concentrazione per elevarsi a Dio all’interno dei contesti naturalistici, sui lungomari o in spiaggia… ma anche nei parchi in città. Non vergogniamoci di sgranare il rosario e di far vedere che lo abbiamo tra le mani. L’estate ci offre spesso una carrellata di situazioni imbarazzanti e fuori luogo e non sarà certamente un rosario stretto tra le mani a creare scandalo e a destare l’attenzione dei curiosi.

L’estate è quel tempo in cui, a causa del caldo, siamo soliti alleggerirci nel vestiario per essere così più liberi e godere di un certo salutare benessere. Se ci pensiamo, un paragone simile possiamo farlo a riguardo del Sacramento della Riconciliazione. Il peccato ci appesantisce, ci soffoca, ci impedisce di godere di Cristo sole di giustizia e verità e di vivere nella libertà battesimale dei figli. La confessione è la pratica sacramentale che toglie dalla nostra vita il peccato, quel male concreto e mortifero che soffoca il rapporto con Dio e con i fratelli. Abituiamoci a confessarci periodicamente, mantenendo una costanza abituale per essere sempre privi degli indumenti del male ed essere rivestiti della luce splendente del battesimo che fa di noi figli perdonati perché anzitutto amati.

Fonte e culmine di tutta la vita del cristiano e del discepolo è la Santa Messa. Non abbandoniamo il legame con la Pasqua settimanale nei mesi estivi. Organizziamo il nostro tempo e i nostri impegni per partecipare anzitutto alla Santa Messa domenicale e, se ne abbiamo la possibilità, non disdegniamo di andare anche in qualche altro giorno della settimana. Ricordiamoci che la lode del Signore ― così come la liturgia della Chiesa ― vive della nota della gratuità e della generosità. Non siamo avari nel desiderare l’incontro con Cristo nella celebrazione eucaristica, lui certamente non è avaro con noi quando si dona a noi nel suo preziosissimo corpo, Blut, Seele und Göttlichkeit.

Preghiera, ascolto della Parola del Vangelo, riconciliazione e Santa Messa sono dei privilegi personali che dobbiamo tenere gelosamente e intimisticamente per noi? durchaus nicht, il Signore nel mandarci ad annunciare il Regno e nella custodia del mondo che il Padre ci ha affidato non ci lascia soli. È lui stesso a fornirci l’equipaggiamento necessario per non venir meno lungo il cammino e per sostenere coloro che incontriamo e che hanno bisogno della Buona Notizia. Contemplare, adorare e lodare il Signore costituiscono la prima forma di accoglienza che ci permette di esercitare con abbondanza quella carità operosa, pastorale e vicendevole verso tutti che il beato apostolo Paolo raccomanda ai cristiani di Tessalonica [Sehen. Ts 3, 12-13].

Nell’augurarci buone vacanze e buon riposo auguriamoci anzitutto di saper rimanere con Cristo Signore, è lui il vero sole benefico da cui trarre la forza per costruire legami significativi di grazia con cui aprire una nuova relazione con il Padre e i fratelli.

Sanluri, 11 August 2023

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