La cristologica grande monarchia del Re dell’Universo

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

LA CRISTOLOGICA GRANDE MONARCHIA DEL RE DELL’UNIVERSO 

I sudditi di questo Re sono tutti i credenti della sua fede, che attendono nella sua speranza. E specialmente sono coloro che vivono il regno come comunità dei credenti che ama e opera questo amore a partire da questa fede e questa speranza. 

 

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

.

quella della regalità e signoria di Cristo sul mondo è una solennità liturgica che forse sfugge a noi uomini del 2022. Siamo uomini del nostro tempo, nati e cresciuti all’ombra del secolo breve, o ancor meglio dell’età dei totalitarismi, secolo che si è concluso ventitré anni fa. Per noi la democrazia e la sua espressione mediata in sistemi socio-politici in cui siamo rappresentati è un sistema che culturalmente accettiamo. Ora mi trovo nella splendida Firenze e, come noto a tutti, i Signori di Firenze per tanti anni sono stati i Medici. Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, ha lasciato i segni dell’opera della sua magnificenza ancora visibili nella Città di Firenze.

.

Palazzo Vecchio in piazza della Signoria evoca in me proprio i fasti e le regalie dei Medici. Ma c’è un’altra Signoria che oggi è necessario ricordare. Gesù ricorda alla Chiesa e al mondo intero la sua Signoria e Monarchia sul mondo. Gesù ci ricorda che al di là di tutte le istituzioni politiche che sono dono per il cittadino e per tutti, il Signore e re della Nostra vita è lui.

.

È bene per noi festeggiare e meditare sul Re: perché ci sia il Ritorno del Re, Gesù Cristo, nelle nostre vite troppo spesso distratte e perse nei meandri delle mode e dei pensieri mondani. Questo non è però un tentativo di distruggere il nostro stare nel mondo. La riflessione di oggi è proprio fondare la nostra presenza nelle nostre smart city, sapendo che siamo inviati dal Re Eterno, il cui trono è la croce. È lì che esprime il suo splendore e la sua regalità.

.

La croce esprime il senso profondo e la diversità assoluta di Gesù rispetto a tutti gli altri re terreni. Perché è innalzato come tutti gli altri re, ma in un modo diverso. Esprime infatti il regno in modo completamente contrario rispetto al resto del mondo. Il Suo Regno è la carità. Gesù è il re che esercita il suo dominio nel servizio e nella donazione totale a noi: l’unico potere, l’unico scettro del Signore è l’amore di chi si dona fino alla fine. Perciò da quella croce si irradia il Regno annunciato da Cristo stesso sin dagli inizi della sua predicazione [cfr. Lc 6,28 – 30].

.

I sudditi di questo Re ― e sudditi è la parola giusta da usare ― sono tutti i credenti della fede in lui che attendono nella sua speranza. E specialmente sono coloro che vivono il regno come comunità dei credenti che ama e opera questo amore a partire da questa fede e questa speranza. Noi fedeli siamo continuamente connessi e legati al Nostro Re, che accompagna e guida la nostra libertà e responsabilità verso la Santità personale. In tal modo ci fa diventare re tutti quanti.

.

Gesù riconosce con grande gioia il pentimento del ladrone pentito che domanda se potrà essere ammesso nel suo regno e al quale risponde: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Il grande riconoscimento della propria colpa da parte del ladrone di cui non sappiamo il nome, è il suo ingresso nella fede, speranza e carità di Gesù. Che sono le condizioni di chi si fa servitore del Re. Gesù accoglie tutto questo e lo rende re a sua volta, prima in quel momento, poi definitivamente in Paradiso.

.

Ecco perché questa solennità coinvolge tutti noi. Perché dal battesimo siamo tutti re, profeti e sacerdoti. Siamo re perché cerchiamo di imitare Gesù nell’attuazione del Regno D’Amore del Padre e dello Spirito Santo.

.

Chiediamo al Signore di entrare nel Suo Regno di Servizio esercitando l’umiltà di chi si riconosce peccatore e viene così esaltato nella gloria del perdono.

Buon cammino di regalità a tutti.

Santa Maria Novella in Firenze, 19 novembre 2022

.

.

Iscrivetevi al nostro Canale Jordanus del Club Theologicum diretto da Padre Gabriele cliccando sopra l’immagine

LE ULTIME PUNTATE SONO DISPONIBILI NELL’ARCHIVIO: QUI

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

E se dalla filmografia catastrofista americana provassimo a riflettere sulla vera Apocalisse delle Sacre Scritture?

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

E SE DALLA FILMOGRAFIA CATASTROFISTICA AMERICANA PROVASSIMO A RIFLETTERE SULLA VERA APOCALISSE DELLE SACRE SCRITTURE?

«Il vero martire è colui che è diventato lo strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio, e che non desidera più niente per sé stesso, neppure la gloria di essere un martire».

 

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

 

 

.

Cari lettori de L’Isola di Patmos,

.

questa XXXIII domenica del Tempo Ordinario ci pone dinanzi a un tema che riguarda i segni e i tempi apocalittici. Nel lessico corrente il termine Apocalisse ci fa paura perché evoca qualcosa di terribile, sembra una parola che dice che noi moriremo tutti alla fine del mondo. Se però evitiamo un po’ le americanate filmiche che hanno giocato tantissimo su questo termine, specialmente nel periodo di fine primo millennio (1997–2000) – a cui hanno contribuito vari film tipo Deep Impact, Armageddon ecc… – possiamo finalmente capire sul serio che cosa indica questa parola, senza minimizzare la sua importanza, ma senza neanche aver paura di scenari che profetizzano grandi disastri e grandi tragedie.

.

Apocalisse è parola greca (ἀποκάλυψις) composta da ἀπό (apo) e καλύπτω (calupto) che potremmo tradurre con “rivelato”. Dunque, l’Apocalisse è la rivelazione definitiva. Già la traduzione dovrebbe tranquillizzarci, poiché non significa nulla che evoca morte, dolore e distruzione. Da questo capiamo una cosa importante: Gesù nel brano di oggi è venuto a offrire una rivelazione definitiva e risolutiva per tutti coloro che saranno suoi testimoni. Gesù descrive dunque il percorso che ogni discepolo e apostolo è chiamato a fare fino al compimento. Fino al nostro approdo in Paradiso. A tal fine trae spunto da una circostanza quotidiana:

.

«Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». 

.

L’annuncio della fine del Tempio e delle belle pietre è davvero fortissimo per chi lo ascolta. Infatti Gesù ha davanti il Tempio splendido iniziato dal Re Erode da dieci anni, che ha impiegato centomila operai e mille sacerdoti che furono appositamente addestrati come muratori. La fabbrica del Tempio fu iniziata nel 20 a.C. e continuò molto a lungo a causa delle numerose decorazioni. Verrà concluso con pietre bianche di calcare bianco solo nel 64 dopo Cristo, e fu distrutto nel 70 dall’imperatore Tito Vespasiano durante la prima guerra giudaica e fu funzionale solo per sei anni. Gesù dunque, in questo momento, sta descrivendo un Tempio pieno di doni votivi a Dio. Quel «non rimarrà pietra su pietra» ha un valore che supera la distruzione dell’opera monumentale che si erge davanti agli interlocutori.

.

Questa distruzione preannuncia un grande evento: il primo Tempio che sarà distrutto sarà proprio il corpo di Cristo, nei giorni della sua passione. Quell’evento apocalittico rivelerà davvero l’amore di Dio per il prossimo. Le pietre del Tempio, che pure erano luogo di incontro con Dio, saranno ridimensionate rispetto al luogo di incontro post-pasquale, che sarà appunto Cristo stesso. A questa distruzione del Tempio, a questa offerta di sé nelle proprie croci quotidiane ognuno di noi che è discepolo e seguace di Gesù è chiamato. Ecco qual è l’Apocalisse dei suoi testimoni, cioè la rivelazione più importante che Gesù offre a noi oggi:

.

«Sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime».

.

Gesù ci preannuncia che la sua sequela ci porterà antipatia e odio. Ma al contempo ci rassicura che non dobbiamo temere nulla. Infatti, la nostra testimonianza di veri credenti genera scompiglio e contrasto da parte di tutti coloro che non riconoscono la verità. Li scuote nella coscienza assieme a quelli che non vogliono uscire dalla loro zona comfort sino a fare di tutto per farci tacere. Saremo dunque coloro che sono gli apocalittici, i rivelatori di una verità più grande. Il Signore ci chiede di perseverare nonostante le difficoltà e il contrasto del mondo, perché questa testimonianza di verità fino al martirio bianco, salverà innanzitutto noi stessi. Ecco dunque il nucleo centrale dell’insegnamento di oggi, evitando riletture catastrofistiche.

.

A proposito di martirio bianco e testimonianza della sequela a Cristo, scrive Thomas Sterne Elliott:

.

«Il vero martire è colui che è diventato lo strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio, e che non desidera più niente per sé stesso, neppure la gloria di essere un martire».

.

Chiediamo al Signore di diventare autentici testimoni del suo amore, diventare strumenti della Trinità, per testimoniare al mondo intero che la fine è il vero inizio di ogni uomo, ma che a quella fine bisogna arrivare dopo una vita di amore e dedizione per Dio e per il prossimo.

Così sia.

.

Santa Maria Novella in Firenze, 12 novembre 2022

.

.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Se una donna sposa sette uomini rimanendo vedova di tutti, nel giorno della risurrezione, quale di loro sarà suo marito?

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

SE UNA DONNA SPOSA SETTE UOMINI RIMANENDO VEDOVA DI TUTTI, NEL GIORNO DELLA RISURREZIONE, QUALE DI LORO SARÀ SUO MARITO?

 

«Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio».

 

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

«La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie»

questa domenica ci spinge a riflettere sul tema della resurrezione della carne, quindi del nostro rapporto quotidiano con Dio. Un rapporto di amore e di slancio vitale verso di noi, come quello di un Padre tenero e affettuoso che non si svincola mai dai suoi figli, che però al tempo stesso responsabilizza nella libertà individuale.

.

Nel Santo Vangelo di oggi Gesù deve innanzitutto rispondere all’interrogativo dei Sadducei che usano la legge del Levirato per cercare di metterLo in trappola e farlo contraddire. La Legge del Levirato presente — in Genesi ed Esodo — chiedeva che la vedova di un levita sposasse suo fratello e le desse dei figli, che sarebbero stati poi riconosciuti come prole del primo marito. Dunque, i sadducei esasperano questa Legge che creava precisi vincoli ai membri della casta sacerdotale, perché loro non credevano né alla resurrezione della carne né alla immortalità dell’Anima. Ecco allora la domanda-trappola:

.

«La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

.

Gesù sa bene che quella domanda è posta per mettere in discussione le sue parole e il suo operato. Serve ai sadducei per screditarlo davanti alle folle che avevano iniziato a seguirlo, ma per rispondere e superare l’obiezione fallace offre una risposta articolata. Il punto centrale della risposta sta in queste parole:

.

«Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio».

.

I figli di Dio sono figli della resurrezione e non si sposano più. Questa è in sintesi la risposta del Signore che spiega come il matrimonio — realtà consacrata definitivamente da Gesù quando aveva benedetto le nozze di Cana e trasformata l’acqua in vino — sia un cammino duale e di coppia, ma innanzitutto un sentiero per la santità personale e del coniuge. Dunque un percorso che accompagna la coppia fino alla resurrezione.

.

Questo è il senso profondo: c’è la vita dopo la morte. Sin dall’inizio della nostra esistenza siamo sempre stati accompagnati dal Signore. Siamo nati e non moriremo mai più. Perciò Dio, sin da quando eravamo minuscoli embrioni nel ventre della nostra mamma, ci ha sempre effuso di amore. Con il Battesimo siamo entrati poi nell’ottica di Figli di Dio: cioè adottati da Dio come figli da alimentare e sostenere ogni momento. Fra noi e Dio c’è una relazione radicale e di dipendenza. Senza di Lui non possiamo far nulla.

.

Capite bene che esiste un orizzonte che supera la materia e l’orizzontalità. C’è una dimensione di eternità a cui tutti siamo chiamati. Tocca poi a noi, alla nostra libertà e al nostro libero arbitrio di rispondere responsabilmente e liberamente dinanzi alla vocazione all’eternità che ci attende. Riscopriamola in modo tale da non finire nelle congetture del puro effimero, tipico dei sadducei.

.

Scriveva Sören Kierkegaard: «Nulla di finito, nemmeno l’intero mondo, può soddisfare l’animo umano che sente il bisogno dell’eterno».

.

Chiediamo al Signore di riscoprire la nostra sete di eternità, per fondare ogni nostro atto quotidiano di gentilezza e amore nell’Amore di Gesù, colui che ha deciso di amarci sino alla fine.

Così sia

.

Santa Maria Novella in Firenze, 5 novembre 2022

.

.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Il mite non è una pecora ma un leone, un’aquila che ha ricevuto il dono della fortezza dello Spirito Santo

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL MITE NON È UNA PECORA MA UN LEONE, UN’AQUILA CHE HA RICEVUTO IL DONO DELLA FORTEZZA DELLO SPIRITO SANTO

 

Quando viviamo le beatitudini entriamo nella maestria di Gesù: siamo uomini e donne realizzati a immagine del Figlio. Piccole immagini trinitarie. Questa è la sfumatura teologico–antropologica delle beatitudini. Allo stesso tempo fa scorgere il traguardo che tutti i figli di Dio, noi credenti prendiamo insieme in quanto comunità e in quanto Chiesa.

 

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

Comunione dei Santi

Qualche anno fa uscì un bellissimo film con il compianto Sean Connery: Scoprendo Forrester. È la storia di Jamal Wallace, un giovane ragazzo nero del Bronx che fa amicizia con un anziano scrittore, William Forrester, che saprà donare tanti insegnamenti importanti a Jamal, perché saprà cogliere nel ragazzo dei doni e delle potenzialità. Jamal riconosce a Forrester una certa maestria. E anche il grande dono di saper valorizzare le sue capacità.

.

Questa storia ci aiuta a introdurre il Santo Vangelo di oggi  nel quale Gesù, divino maestro, insegnando le beatitudini, ci permette di diventare santi in modo personale e al tempo stesso in modo comunitario. Nel brano evangelico Gesù decide di salire su un monte. Esattamente come aveva fatto Mosè pronunciando i suoi grandi cinque discorsi. Si siede e prende una posizione di maestro:

.

«Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro».

.

Essere seduto sul monte ha un significato importante nell’immaginario di chi vedeva e osservava questa scena. Salire e sedere sul monte è una sorta di plastica raffigurazione del salire e sedere in cattedra, in modo importante e solenne, nel corso del quale Gesù espone la Magna Charta del suo insegnamento: le Beatitudini.

.

Il manifesto della vita di ogni discepolo, credente e apostolo di Gesù, si vive nella pratica della virtù che poi ha come traguardo proprio le beatitudini. Da un lato, dunque, l’introduzione del primo versetto è chiara e importante. Gesù si siede ― ex cathedra, diremmo oggi ―, prende la parola e insegnando li ammaestra. Rende partecipi le folle di una conoscenza divina e spiega i criteri sui quali Dio stesso giudica e agisce. Le beatitudini sono infatti il dono di Dio all’uomo e alla Chiesa.

.

Quando viviamo le beatitudini entriamo nella maestria di Gesù: siamo uomini e donne realizzati a immagine del Figlio. Piccole immagini trinitarie. Questa è la sfumatura teologico–antropologica delle beatitudini. Allo stesso tempo fa scorgere il traguardo che tutti i figli di Dio, noi credenti prendiamo insieme in quanto comunità e in quanto Chiesa.  Viviamo le virtù e le beatitudini come fratelli. Questa è al contempo la sfumatura teologico–ecclesiale. Dunque Gesù espone il progetto per l’uomo e per la Chiesa: la Magna Charta delle beatitudini tramite cui tutti possiamo diventare santi.

.

Le beatitudini narrano qualcosa di un cammino verso una via di perfezionamento dove tutti brilleremo e saremo immagine di Dio per gli altri uomini. Ma proviamo a commentare una sola delle beatitudini, che penso sia maggiormente da riscoprire in questo tempo: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Ovviamente, il “mito”, non è la rockstar, il calciatore, l’attore … neanche una narrazione eroica e degna di epicità. Qui Gesù intende il mite come colui che non ha una condotta molesta, che non aggredisce, che sa amare senza invadere la libertà e prendere i doni del prossimo, ma soprattutto senza invidiare i doni del prossimo, dando corpo a quel peccato terribile che è l’invidia della grazia altrui. Il mite è colui che vive la virtù della fortezza e si mantiene calmo nelle situazioni angosciose. O per meglio chiarire: il mite non è una pecora ma un leone, un’aquila che ha ricevuto il dono della fortezza dello Spirito Santo che rafforza la fermezza d’animo. In tal modo i miti, nella loro fortezza, erediteranno la terra. Perché la terra è il segno vitale. È il luogo dove lo Spirito penetra per rendere fecondo il raccolto. Quindi ereditare la terra vuol dire avere un animo in grado di accogliere lo Spirito Santo e fare grandi opere di amore e di tenerezza verso il prossimo.

.

In questo tempo di grandi tensioni e polarizzazioni di idee e di opinioni, dov’è molto facile arrivare allo scontro verbale, specialmente sui social media che brulicano di anonimi leoni da tastiera, ma anche nella vita reale, chiediamo al Signore proprio questo: di riscoprire la mitezza. O come scriveva Chilone, uno dei sette saggi spartani:

.

«Se sei forte, sii mite e pacifico, in modo che chi ti sta vicino abbia rispetto di te più che paura».

.

Chiediamo al Signore la grazia di vivere le beatitudini in un tempo di grande incertezza, mostrandoci radicati al Suo Amore e diventare santi del nostro tempo, cioè delle piccole stelle nel cielo tenebroso del nostro tempo, proprio come scriveva uno dei nostri più grandi poeti italiani, Dante, nel XXXIII Canto del Paradiso: «L’amor che move il sole e l’altre stelle».

.

Santa Maria Novella in Firenze, 1° novembre 2022

nella Solennità di Tutti i Santi

.

NOTA

Dal film Un americano a Roma al nuovo film  Un romano a Firenze — Padre Gabriele è stato trasferito dal Convento romano di Santa Maria Sopra Minerva a quello fiorentino di Santa Maria Novella, dove i nostri Lettori che vivono in quelle zone della Toscana lo possono reperire.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

La preghiera, il giudice ingiusto e la vedova assillante

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

LA PREGHIERA IL GIUDICE INGIUSTO E LA VEDOVA ASSILLANTE

 

«Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai»

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

.

Cari fratelli e sorelle,

La chiesa del convento domenicano di Santa Maria Novella in Firenze, presso il quale Padre Gabriele è stato trasferito e dove ha celebrato la prima Santa Messa nella giornata di oggi

In questa XXIX domenica del tempo ordinario il Santo Vangelo ci offre un grande e prezioso insegnamento sulla preghiera [vedere liturgia della parola QUI]. In molti altri passi ha descritto l’importanza degli atti di misericordia e carità verso Dio e il prossimo. Oggi il tema centrale è invece la preghiera:

.

«Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai»

.

Una preghiera incessante. Molto spesso agli occhi del mondo contemporaneo la preghiera è una pratica noiosa, che va evitata, perché da vecchi o perché considerato qualcosa di superato. Al contrario, la preghiera è innanzitutto intimità con Dio. Uno stare con lui dialogando con Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone che ci ascoltano e dialogano con noi. Non è un dialogo fra sordi, come purtroppo accade spesso oggi, nelle comunicazioni via WhatsApp, Telegram o anche in persona. Ricordo un libro di qualche anno fa, l’Ulisse di James Joyce. Uno dei protagonisti, Molly, comincia un lungo monologo interiore. Parla di temi anche disordinati fra loro. Distesa su un letto. Poi si risponde da sola. Si rivolge a Gesù e Dio. Ma materialmente non li ascolta.

.

Gesù invece è venuto a dirci di aprire il cuore incessantemente a Dio, perché è un dialogo che vi cambierà la vita in modo definitivo. Non solo la vita, ma ogni girono che ci affidiamo a Lui nella preghiera. Così, per rendersi più chiaro, Gesù ai suoi racconta la parabola del giudice ingiusto e la vedova insistente. Quello che il Signore vuole sottolineare è l’insistenza della vedova, nonostante la situazione di ingiustizia che ella vive. Alla fine della sua insistenza viene esaudita. Per cui alla fine della parabola dice:

.

«Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

.

La preghiera è allora la nostra azione tenace. Di affidarci a Dio nei nostri momenti di sofferenza, nelle ingiustizie che viviamo, nelle nostre aridità spirituali. Perché il Signore sa tutto di noi e nella preghiera ci alimenta continuamente della sua grazia e dei suoi doni dello Spirito Santo. La preghiera ci prepara dunque a ricevere altre grazie e altri doni più grandi. Ma come dice lo stesso Gesù alla fine con una domanda retorica, la preghiera è ciò che alimenta la fede. Quella fede, virtù teologale, che il Signore ha generato in noi e vuole ritrovare ogni giorno, perché la fede è l’innamoramento di Dio. È l’innamoramento più bello di tutti.

.

La preghiera è dunque quell’azione che ci permette di essere sempre più innamorati e ferventi di carità verso Dio e il prossimo. Nella tradizione cattolica esistono diversi tipi di preghiera: quella vocale, il canto, la meditazione e la contemplazione. Per noi domenicani è preghiera importantissima quella contemplativa. Cum templum fare: la contemplazione è come un farsi tempio, rendersi un tutt’uno con Gesù. Dunque, un entrare nell’intimo di Gesù: una relazione di intimità nella carità e nella verità.

.

Chiediamo al Signore di diventare sempre più credenti che pregano Dio col cuore e con lo spirito, affinché possiamo bagnare i nostri deserti esistenziali con la pioggia dell’amore tenero e profondo di chi ci ha amato fino alla fine.

.

Firenze, 15 ottobre 2022

.

.

NOTA

Padre Gabriele è stato trasferito dal convento romano di Santa Maria Sopra Minerva a quello fiorentino di Santa Maria Novella, dove questa domenica ha celebrato la prima Santa Messa e predicato per la prima volta.

.

.

 

 

.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Da lupi finanziari ad accumulatori e ricchi di grazia: «Alla povertà mancano molte cose, all’avarizia tutti

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

DA LUPI FINANZIARI AD ACCUMULATORI E RICCHI DI GRAZIA: «ALLA POVERTÀ MANCANO MOLTE COSE, ALL’AVARIZIA TUTTE»

 

«Ma Dio disse all’agricoltore ricco: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

Cari lettori de L’Isola di Patmos,

.

Nel Vangelo di questa XVIII domenica del tempo ordinario, Gesù condanna la cupidigia o avarizia, dunque l’accumulazione smodata di beni. Un tema che può sembrare lontano da noi piccoli e medi lavoratori. L’accumulazione non riguarda solo beni e tesori legati al denaro o alle proprietà. Questa è stata l’esperienza di Jordan Belfort, broker e imprenditore finanziario, la cui storia è stata raccontata anche nel film del 2013, Il lupo di Wall StreetAll’inizio della sua carriera inizia con investimenti e guadagno truffaldini, con un legame sempre più disordinato e viziato verso il denaro. Questo lo porterà a distruggere completamente la propria vita riducendolo alla dipendenza dalla droga e alla distruzione dei i propri amici e affetti, fino al carcere.

.

Oggi Gesù vuole offrirci questo insegnamento, lo dice chiaramente in questa pericope:

.

«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

.

La vita di ognuno di noi non dipende dal bene-denaro. Ma dipende dal bene primario ed essenziale che è Dio. È Lui che, se ci affidiamo, ci dona tutti gli altri beni e i mezzi per giungere al fine ultimo: la Santità e l’incontro eterno con Lui in Paradiso. Per chiarire questo il Signore racconta la parabola dell’uomo ricco e della sua campagna. Qui richiama di nuovo alla dipendenza reale che abbiamo da Dio, che decide sulla nostra vita e sulla nostra morte. Ma ancora di più: in questa parabola Gesù dice una frase molto più forte, riprendendo il finale della sua narrazione:

.

«Ma Dio disse all’agricoltore ricco: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

.

La vera ricchezza a cui tutti quanti siamo chiamati è allora la ricchezza in Dio. Una ricchezza che non si accumula facendo acquisti su Amazon, giocando in borsa, o acquistando immobili. È la ricchezza di chi veramente ha ed è ripieno della presenza e della grazia di Dio.

.

Gesù non ci chiede di vivere come miserabili, come dei poveri che cercano una forma pauperistica in cui la miseria sia il nostro scopo. Ci chiede di ricollocare tutti i beni per ottenere la ricchezza della Presenza di Dio, che a oggi è possibile ottenere come dono gratuito, specialmente nei Sacramenti e nell’Eucarestia. Una ricchezza spirituale che si ottiene per dono gratuito, quando cresciamo nella preghiera e nella meditazione: questo è il tesoro della dottrina insegnata da Gesù che conduce ogni nostra vita. Ottenuto allora tutto questo, il Signore non ci farà mancare anche gli altri beni materiali. 

.

Scriveva l’autore romano Pubblio Sirio, nelle sue Sentenze: «Alla povertà mancano molte cose, all’avarizia tutte».

.

Chiediamo al Signore di guarire dall’attaccamento morboso a tutte le realtà materiali ed effimere, per imparare ad attingere ai tesori trinitari della vita eterna.

Così sia.

Roma, 31 luglio 2022

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Solennità del Corpus Domini — Il Mistero Eucaristico è segno e presenza reale di Gesù, nutrimento di gioia per il cristiano

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL MISTERO EUCARISTICO È SEGNO E PRESENZA REALE DI GESÙ, NUTRIMENTO DI GIOIA PER IL CRISTIANO

 

Ricevere Pane e Vino Eucaristici ci aiuta a diventare “piccoli” Gesù e vivere ogni giorno con gioia e spontaneità. Dunque, dall’intimità con Lui Eucaristico, sorge la Carità, che lo stesso Gesù descrive nel Vangelo.

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

tre cantori domenicani di Santa Maria Sopra Minerva eseguono l’inno eucaristico composto da San Tommaso d’Aquino

La solennità del Corpus Domini ci mostra che Gesù nell’ultima Cena ci ha donato il Sacramento della sua Presenza e Intimità più profonda: l’Eucarestia.

.

Immaginiamo una delle ultime cene che abbiamo fatto insieme agli amici: le loro battute, i loro scherzi, anche i loro numerosi racconti che spesso ci hanno donato gioia e serenità. Ecco allora che il Signore, nella sua Ultima Cena, ci dona tutta la sua persona, tutta la sua gioia, serenità e grazia. Questa ultima cena ci è presentata da San Paolo, nel più antico racconto dell’istituzione dell’Eucarestia:

.

«Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria— di me”».

.

Di quella Santa Cena noi sappiamo, dalle cronache evangeliche e dalle Lettere apostoliche che Gesù e gli apostoli sono radunati in un convivio per condividere il cibo. Questo momento importante si intreccia nel loro percorso di fede con il Signore. Stanno officiando una cena ebraica, quella della Pasqua, nota tutt’oggi come סדר (séder), in cui Gesù inserisce due elementi nuovi: il pane e il vino. Elementi dei campi e del frutto del lavoro umano. Il Signore benedice questo pane e questo vino che ha preso con sé.

.

Gesù benedice Dio per i doni dei frutti della terra. Al contrario, Adamo ed Eva avevano rubato il frutto, istigati dal serpente: avevano preso quel cibo senza benedire Dio e anzi quasi maledicendolo. In questo modo, Adamo ed Eva hanno generato divisione fra loro e Dio. Gesù, al contrario, benedice quel cibo nuovo, capovolgendo l’ottica del peccato: pane e vino divengono elementi di Comunione fra gli uomini e Dio.

.

Per questo il Signore offre immediatamente il pane e il vino agli apostoli, mutandone la sostanza materiale e visibile nel Suo Santissimo Corpo e nel Suo Santissimo Sangue. Ad essere onesto non so quanto nell’immediato gli stessi apostoli avessero capito cosa stesse accadendo. Alla fine della cena hanno cantato l’inno, il salmo 135 in cui si dice «Rendete grazie al Signore perché buono, perché eterna è la sua misericordia». Dopo aver consumato Gesù Pane e Gesù Vino, gli apostoli hanno un cuore nuovo: perciò solo alla fine intuiscono il grande miracolo che è accaduto nell’Ultima Cena.

.

Questo miracolo viene presentato di nuovo ogni volta anche a noi quando partecipiamo alla Messa. Ogni volta che riceviamo l’Eucarestia noi assimiliamo Lui, che al tempo stesso assimila noi a Lui. Ci rende pieni di una forza nuova, prorompente, divina, con la quale nessun impedimento ci può ostacolare. Ricevere Pane e Vino Eucaristici ci aiuta a diventare “piccoli” Gesù e vivere ogni giorno con gioia e spontaneità. Dunque, dall’intimità con Lui Eucaristico, sorge la Carità, che lo stesso Gesù descrive nel Vangelo.

.

Chiediamo al Signore la grazia di oggi di fare una santa Comunione e di camminare nei sentieri sempiterni dell’amore di Carità e infiammare tutto il mondo con la sua grazia.

Così sia.

Roma, 18 giugno 2022

.

 

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Con “Il cuore altrove” verso un cammino di obbedienza al Padre, per essere veramente discepoli di Cristo

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

CON IL CUORE ALTROVE VERSO UN CAMMINO DI OBBEDIENZA AL PADRE, PER ESSERE VERAMENTE DISCEPOLI DI CRISTO

 

La legge nuova dell’Amore non è quel genere di amore emotivista e sentimentalista che oggi sembra essere un po’ ciò che viene ricercato dalla cultura attuale e dagli slogan della televisione e delle serie tv sulle piattaforme online

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

.

Il tempo di Pasqua è tempo di riscoperta e rinascita personale nella fede. Una fede che richiede amore e ascolto obbediente. Un po’ come in un vecchio film del 2003, Il cuore altrove, nel quale il giovane Nello, professore di lettere classiche, si innamora di Angela, cieca sin dalla nascita. Angela si fida di Nello, lo sa ascoltare e all’occorrenza gli sa obbedire. E lo fa non perché è cieca, ma perché lo ama. Tante le difficoltà che sorgono nel corso di una storia così difficile e contrastata, ma che forse, proprio per questo, porta a un finale a sorpresa in questo film nel quale l’amore e l’ascolto sono il cuore dell’intera storia.

.

Il Vangelo del Beato Evangelista Giovanni di oggi porge una sezione del lungo discorso di addio di Gesù, in cui il Signore parla di questi temi. Nella prima parte di questa sezione leggiamo che il centro di tutta l’azione del Signore è l’amore: 

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri»

.

L’amore di carità è quello che chiede Gesù: amare sopra ogni cosa Dio e il prossimo. Questo implica concretamente cercare con tutte le proprie forze il bene di Dio e del prossimo. Cercare la costruzione della civiltà dell’amore è quindi, innanzitutto, costruire un bene comune personale e comunitario. Cercando di evitare e di scongiurare le ingiustizie che capitano nella nostra vita, sul lavoro, con gli amici e anche in famiglia.

.

Dall’amore verso Dio prende vita l’osservanza dei dieci comandamenti, l’esercizio delle virtù e di tutti gli insegnamenti morali di Gesù. Perché qui il Signore ci insegna che l’Amore è un ascolto di una parola profonda, quella di Dio stesso che parla alle nostre vite sino a riempirle di speranza, gioia e serenità. Dunque, la legge nuova dell’Amore non è quel genere di amore emotivista e sentimentalista che oggi sembra essere un po’ ciò che viene ricercato dalla cultura attuale e dagli slogan della televisione e delle serie tv sulle piattaforme online. Gesù ci chiede un amore che sia fondato radicalmente nella Trinità, nella nostra fede e nella nostra esistenza. Perché dalla Trinità è scaturita la salvezza, specialmente nella glorificazione di Gesù sulla croce. Di questa glorificazione il Signore parla all’inizio del brano:

.

«Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito».

.

Questa gloria comincia a concretizzarsi nel momento del tradimento di Giuda, che fugge via dall’ultima cena, poco dopo avere ricevuto da Cristo Signore l’Eucaristia e il Sacro Ordine Sacerdotale. Anche nel momento del massimo tradimento, come quello di Giuda Iscariota, il Signore ci insegna che c’è un momento di massima donazione di sé all’altro. Sembra paradossale, ma è il momento in cui gli estremi si toccano, il tutto non a caso. Perché Gesù ha deciso di amare sino alla fine, fino alle estreme conseguenze. Quindi anche di amare Giuda che lo tradisce fino alla fine, senza mai pentirsi. Giuda è colui che disobbedisce alla regola aurea dell’amore. Non sa accogliere un messaggio così forte e totalmente innovativo e decide di amare a modo suo. Decide di amare l’idolo, l’idea di Dio che ha in mente: l’idea di un Dio trionfatore sull’Impero.

.

La gloria del Signore sarà trasmessa anche a noi. Risorgeremo post mortem se agiremo in modo diametralmente opposto a Giuda. Imparando a obbedire al Signore.

.

L’invito del Risorto si fa così forte ancora oggi nel 2022. Tutta la comunità dei credenti in Cristo, tutti noi, torniamo ad ascoltare in obbedienza filiale le parole che Dio ci ispira e che dice attraverso la Chiesa e i suoi pastori. A questo modo potremo costruire già adesso il regno di Cristo, un regno non costituito da cariche politiche o ruoli di potere, ma fondato esclusivamente sulla cura e sull’attenzione verso il nostro prossimo, in cui vedremo il volto di Gesù che implora il nostro amore.

.

Signore oggi ti chiediamo il dono del tuo Spirito Vivificante, perché siamo testimoni e dei credenti credibili del tuo amore, affinché suscitiamo in tutto il mondo l’anelito di pregare un amore universale.

Così sia.

Roma, 15 maggio 2022

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Il Santo Vangelo di questa domenica ci ricorda che traditori e adulteri lo siamo un po’ tutti

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL SANTO VANGELO DI QUESTA DOMENICA CI RICORDA CHE TRADITORI E ADULTERI LO SIAMO UN PO’ TUTTI

 

«Un infinito di passioni può essere contenuto in un minuto come una folla in un piccolo spazio»

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

.

Il Santo Vangelo di questa quinta domenica del tempo di Quaresima ci mette dinanzi a una dimensione di buio e luce. Da un lato, una storia di tradimento e adulterio. Dall’altro, il grande amore e l’accoglienza di Gesù per chi è pentito.

.

Un po’ traditori e adulteri lo siamo tutti, ogni volta che per debolezza pecchiamo. Abbiamo un assenzio amaro da assimilare: siamo peccatori e tendenzialmente fragili. Facilmente ci lasciamo un po’ trascinare dalle passioni, dall’affetto, dall’ira, dal giudizio avventato. O come scrive Gustave Flaubert in Madame Bovary:

.

«Un infinito di passioni può essere contenuto in un minuto come una folla in un piccolo spazio».

.

Proprio per questo, siamo amati di più dal Signore che ci aiuta a riconoscere i nostri peccati e accoglie il nostro perdono. Oggi la narrazione evangelica ci riporta l’episodio dell’adultera. Il testo ci dice che è mattina presto nel Tempio. Gesù è lì ad insegnare dopo che era stato sul Monte degli Ulivi, plausibilmente in preghiera. Scribi e farisei allora cercano di tendere una trappola al Signore. Chiamata una donna adultera domandano a Gesù:

.

«”Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo».

.

Gesù era messo alla prova, chiuso in un tranello dialettico: se infatti avesse risposto di non lapidare la donna, avrebbe detto esplicitamente di disobbedire e dunque di non essere coerente con la legge mosaica, di cui invece lo stesso Gesù si era detto seguace. Ma se avesse risposto di lapidarla, scribi e farisei avrebbero potuto accusarlo di non essere coerente con il suo insegnamento sull’amore. In entrambi i casi, era gioco facile accusare di incoerenza il Signore e screditarlo.

.

Mettere alla prova il Signore è anche la tentazione della cultura attuale, per questo risuona più che mai il severo monito: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo» [Lc 4, 12]. È facile accusare sempre e comunque di incoerenza, di poca testimonianza e veridicità la Chiesa e i cattolici. È facile infatti pretendere che gli altri siano perfetti, mentre noi possiamo permetterci qualsiasi azione. Ecco allora che Gesù, al tranello del perfezionismo farisaico, risponde con maestria:

.

«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».

.

Una risposta eccellente. In grado di sintetizzare la natura umana. Soprattutto è una risposta per noi: nessuno è senza peccato. Nessuno può giudicare e men che mai condannare un altro. Possiamo giudicare e condannare le azioni di un altro, ma senza mai stabilire che il nostro fratello peccatore sia perduto definitivamente. Questo possiamo riferirlo anche ai torti che abbiamo fatto, ai peccati commessi nei confronti di altri. Ma soprattutto ai peccati che altri hanno operato verso noi. Ricordarci di quanto chi ci ha fatto del male è una persona peccatrice e fragile. Per questo possiamo così fare nostre le parole del Signore:

.

«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» […] Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

.

Questo è l’insegnamento centrale: il Signore è venuto a cercare di farci superare la forma nascosta di perfezionismo farisaico. Essere cattolici non significa essere già perfetti e santi da adesso, ma tendere continuamente a questa perfezione e santità. E, quando sbagliamo, non possiamo fare altro che affidarci al Signore. Perché Lui ci dona la grazia e tutti gli aiuti necessari per evitare di peccare.

.

Chiediamo al Signore di crescere nell’umiltà e nell’accettazione di sé stessi, per accogliere la grazia ed effondere l’insegnamento del perdono nella carità in tutto il mondo.

Così sia.

 

Roma, 2 aprile 2022

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Il primo incontro di Gesù Cristo e di Giovanni Battista nel ventre delle loro madri

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL PRIMO INCONTRO DI GESÙ CRISTO E DI GIOVANNI BATTISTA NEL VENTRE DELLE LORO MADRI

.

«Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle poche occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi!»

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

.

Cari lettori dell’Isola di Patmos,

.

immaginate l’attesa di una madre che deve partorire il suo bambino, ma anche quella di suo padre che ha accompagnato e protetto la gestante. Poi c’è anche l’attesa di tutti gli altri parenti. I giorni del parto sono giorni spasmodici. In questi casi, alberga in tutti un sentimento di gioia, ma anche di curiosità, come conoscere il nuovo nascituro, prenderlo in braccio. C’è gioia e curiosità di un incontro intimo. Questi sentimenti sono anch’essi frutto della fede che è l’incontro intimo col Signore.

.

Lo sapevano bene sia Elisabetta sia Maria. Nelle letture di oggi ci insegnano la bellezza della fede in Gesù Cristo, il Verbo Incarnato, bambino piccolo pronto ad abbracciare la nostra umanità e fragilità. In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Il brano della visitazione di oggi ci mostra Maria che di fretta si muove verso la casa di Elisabetta. Perché questa fretta? Perché c’è una certa ansia di incontrare chi si ama, quando si è effusi dall’amore di Dio. Era proprio il caso di Maria, che aveva ricevuto poco tempo prima l’annuncio dell’Angelo ed era ormai incinta di Gesù. Maria dunque, colmata dell’amore di Gesù, corre incontro a sua cugina. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

.

Il Battista, quando è piccolissimo embrione nella pancia di sua madre, si rende conto che quello è un momento speciale. I due bambini si incontrano mediante le loro mamme: è il momento in cui c’è il passaggio definitivo tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Fra il Battista, ultimo annunciatore e precursore di Gesù, e il Cristo stesso. L’incontro con Cristo, che fa sempre esultare di gioia, genera sussulto nel piccolissimo Giovanni.

.

Questo interroga la nostra fede e la nostra vita di credenti. Possiamo provare a ricordare il momento in cui anche noi abbiamo incontrato per la prima volta Gesù. Per tutti è stato un momento felice, unico e sacro. Portati anche noi dai nostri parenti e da nostra madre per eccellenza, la Chiesa. Proviamo, in questi pochi giorni prima del Natale, a fare memoria e ricordare la nostra prima comunione o un momento bello di preghiera intima di incontro con Gesù.

.

Andando oltre, non appena Elisabetta sente suo figlio sussultare è colmata di Spirito Santo. Ecco che allora la gioia viene trasmessa da Giovanni a lei. A quel punto può esclamare la sua professione di fede:

.

«Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”».

.

Elisabetta pone una domanda a Maria. Perché sei venuta qui, madre del Signore? Subito dopo riconosce la beatitudine, ancora una volta la gioia e soddisfazione di chi ha avuto una fede autentica. Elisabetta non fa un interrogatorio, ma contempla in modo intelligente il grande mistero della fede cha davanti: la salvezza di Dio, che si fa presente davanti a lei in Maria. Elisabetta testimonia che dunque la fede in Dio non è teoria, ma vicinanza concreta. Questa sana curiosità è una virtù cristiana che possiamo sviluppare tutti noi: è un interrogarsi sulla fede, per provare a comprenderla e dopo poter vivere meglio quello che professiamo nel Credo. La fede in Gesù che viene in questo Natale 2021 dunque non è pura passività ma esercizio armonico della nostra volontà, del nostro affetto e anche della nostra intelligenza. Diceva lo scrittore irlandese Robert Wilson Lynd:

.

«Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle poche occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi!».

.

Chiediamo al Signore la grazia di tornare ad avere la gioia e la curiosità di un bambino, per accogliere ogni giorno della nostra vita con la semplicità della fede.

.

Roma, 19 dicembre 2021

 

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
ma portare, diffondere e difendere la verità non solo ha dei
rischi ma anche dei costi. Aiutateci sostenendo questa Isola
con le vostre offerte attraverso il sicuro sistema Paypal:

 









oppure potete usare il conto corrente bancario:

intestato a Edizioni L’Isola di Patmos

IBAN IT 74R0503403259000000301118
in questo caso, inviateci una email di avviso, perché la banca
non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un
ringraziamento [ isoladipatmos@gmail.com ]

.

.

.

.

.

.