Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Se una donna sposa sette uomini rimanendo vedova di tutti, nel giorno della risurrezione, quale di loro sarà suo marito?

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

SE UNA DONNA SPOSA SETTE UOMINI RIMANENDO VEDOVA DI TUTTI, NEL GIORNO DELLA RISURREZIONE, QUALE DI LORO SARÀ SUO MARITO?

 

«Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio».

 

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

«La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie»

questa domenica ci spinge a riflettere sul tema della resurrezione della carne, quindi del nostro rapporto quotidiano con Dio. Un rapporto di amore e di slancio vitale verso di noi, come quello di un Padre tenero e affettuoso che non si svincola mai dai suoi figli, che però al tempo stesso responsabilizza nella libertà individuale.

.

Nel Santo Vangelo di oggi Gesù deve innanzitutto rispondere all’interrogativo dei Sadducei che usano la legge del Levirato per cercare di metterLo in trappola e farlo contraddire. La Legge del Levirato presente — in Genesi ed Esodo — chiedeva che la vedova di un levita sposasse suo fratello e le desse dei figli, che sarebbero stati poi riconosciuti come prole del primo marito. Dunque, i sadducei esasperano questa Legge che creava precisi vincoli ai membri della casta sacerdotale, perché loro non credevano né alla resurrezione della carne né alla immortalità dell’Anima. Ecco allora la domanda-trappola:

.

«La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

.

Gesù sa bene che quella domanda è posta per mettere in discussione le sue parole e il suo operato. Serve ai sadducei per screditarlo davanti alle folle che avevano iniziato a seguirlo, ma per rispondere e superare l’obiezione fallace offre una risposta articolata. Il punto centrale della risposta sta in queste parole:

.

«Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio».

.

I figli di Dio sono figli della resurrezione e non si sposano più. Questa è in sintesi la risposta del Signore che spiega come il matrimonio — realtà consacrata definitivamente da Gesù quando aveva benedetto le nozze di Cana e trasformata l’acqua in vino — sia un cammino duale e di coppia, ma innanzitutto un sentiero per la santità personale e del coniuge. Dunque un percorso che accompagna la coppia fino alla resurrezione.

.

Questo è il senso profondo: c’è la vita dopo la morte. Sin dall’inizio della nostra esistenza siamo sempre stati accompagnati dal Signore. Siamo nati e non moriremo mai più. Perciò Dio, sin da quando eravamo minuscoli embrioni nel ventre della nostra mamma, ci ha sempre effuso di amore. Con il Battesimo siamo entrati poi nell’ottica di Figli di Dio: cioè adottati da Dio come figli da alimentare e sostenere ogni momento. Fra noi e Dio c’è una relazione radicale e di dipendenza. Senza di Lui non possiamo far nulla.

.

Capite bene che esiste un orizzonte che supera la materia e l’orizzontalità. C’è una dimensione di eternità a cui tutti siamo chiamati. Tocca poi a noi, alla nostra libertà e al nostro libero arbitrio di rispondere responsabilmente e liberamente dinanzi alla vocazione all’eternità che ci attende. Riscopriamola in modo tale da non finire nelle congetture del puro effimero, tipico dei sadducei.

.

Scriveva Sören Kierkegaard: «Nulla di finito, nemmeno l’intero mondo, può soddisfare l’animo umano che sente il bisogno dell’eterno».

.

Chiediamo al Signore di riscoprire la nostra sete di eternità, per fondare ogni nostro atto quotidiano di gentilezza e amore nell’Amore di Gesù, colui che ha deciso di amarci sino alla fine.

Così sia

.

Santa Maria Novella in Firenze, 5 novembre 2022

.

.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Il mite non è una pecora ma un leone, un’aquila che ha ricevuto il dono della fortezza dello Spirito Santo

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL MITE NON È UNA PECORA MA UN LEONE, UN’AQUILA CHE HA RICEVUTO IL DONO DELLA FORTEZZA DELLO SPIRITO SANTO

 

Quando viviamo le beatitudini entriamo nella maestria di Gesù: siamo uomini e donne realizzati a immagine del Figlio. Piccole immagini trinitarie. Questa è la sfumatura teologico–antropologica delle beatitudini. Allo stesso tempo fa scorgere il traguardo che tutti i figli di Dio, noi credenti prendiamo insieme in quanto comunità e in quanto Chiesa.

 

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

Comunione dei Santi

Qualche anno fa uscì un bellissimo film con il compianto Sean Connery: Scoprendo Forrester. È la storia di Jamal Wallace, un giovane ragazzo nero del Bronx che fa amicizia con un anziano scrittore, William Forrester, che saprà donare tanti insegnamenti importanti a Jamal, perché saprà cogliere nel ragazzo dei doni e delle potenzialità. Jamal riconosce a Forrester una certa maestria. E anche il grande dono di saper valorizzare le sue capacità.

.

Questa storia ci aiuta a introdurre il Santo Vangelo di oggi  nel quale Gesù, divino maestro, insegnando le beatitudini, ci permette di diventare santi in modo personale e al tempo stesso in modo comunitario. Nel brano evangelico Gesù decide di salire su un monte. Esattamente come aveva fatto Mosè pronunciando i suoi grandi cinque discorsi. Si siede e prende una posizione di maestro:

.

«Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro».

.

Essere seduto sul monte ha un significato importante nell’immaginario di chi vedeva e osservava questa scena. Salire e sedere sul monte è una sorta di plastica raffigurazione del salire e sedere in cattedra, in modo importante e solenne, nel corso del quale Gesù espone la Magna Charta del suo insegnamento: le Beatitudini.

.

Il manifesto della vita di ogni discepolo, credente e apostolo di Gesù, si vive nella pratica della virtù che poi ha come traguardo proprio le beatitudini. Da un lato, dunque, l’introduzione del primo versetto è chiara e importante. Gesù si siede ― ex cathedra, diremmo oggi ―, prende la parola e insegnando li ammaestra. Rende partecipi le folle di una conoscenza divina e spiega i criteri sui quali Dio stesso giudica e agisce. Le beatitudini sono infatti il dono di Dio all’uomo e alla Chiesa.

.

Quando viviamo le beatitudini entriamo nella maestria di Gesù: siamo uomini e donne realizzati a immagine del Figlio. Piccole immagini trinitarie. Questa è la sfumatura teologico–antropologica delle beatitudini. Allo stesso tempo fa scorgere il traguardo che tutti i figli di Dio, noi credenti prendiamo insieme in quanto comunità e in quanto Chiesa.  Viviamo le virtù e le beatitudini come fratelli. Questa è al contempo la sfumatura teologico–ecclesiale. Dunque Gesù espone il progetto per l’uomo e per la Chiesa: la Magna Charta delle beatitudini tramite cui tutti possiamo diventare santi.

.

Le beatitudini narrano qualcosa di un cammino verso una via di perfezionamento dove tutti brilleremo e saremo immagine di Dio per gli altri uomini. Ma proviamo a commentare una sola delle beatitudini, che penso sia maggiormente da riscoprire in questo tempo: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Ovviamente, il “mito”, non è la rockstar, il calciatore, l’attore … neanche una narrazione eroica e degna di epicità. Qui Gesù intende il mite come colui che non ha una condotta molesta, che non aggredisce, che sa amare senza invadere la libertà e prendere i doni del prossimo, ma soprattutto senza invidiare i doni del prossimo, dando corpo a quel peccato terribile che è l’invidia della grazia altrui. Il mite è colui che vive la virtù della fortezza e si mantiene calmo nelle situazioni angosciose. O per meglio chiarire: il mite non è una pecora ma un leone, un’aquila che ha ricevuto il dono della fortezza dello Spirito Santo che rafforza la fermezza d’animo. In tal modo i miti, nella loro fortezza, erediteranno la terra. Perché la terra è il segno vitale. È il luogo dove lo Spirito penetra per rendere fecondo il raccolto. Quindi ereditare la terra vuol dire avere un animo in grado di accogliere lo Spirito Santo e fare grandi opere di amore e di tenerezza verso il prossimo.

.

In questo tempo di grandi tensioni e polarizzazioni di idee e di opinioni, dov’è molto facile arrivare allo scontro verbale, specialmente sui social media che brulicano di anonimi leoni da tastiera, ma anche nella vita reale, chiediamo al Signore proprio questo: di riscoprire la mitezza. O come scriveva Chilone, uno dei sette saggi spartani:

.

«Se sei forte, sii mite e pacifico, in modo che chi ti sta vicino abbia rispetto di te più che paura».

.

Chiediamo al Signore la grazia di vivere le beatitudini in un tempo di grande incertezza, mostrandoci radicati al Suo Amore e diventare santi del nostro tempo, cioè delle piccole stelle nel cielo tenebroso del nostro tempo, proprio come scriveva uno dei nostri più grandi poeti italiani, Dante, nel XXXIII Canto del Paradiso: «L’amor che move il sole e l’altre stelle».

.

Santa Maria Novella in Firenze, 1° novembre 2022

nella Solennità di Tutti i Santi

.

NOTA

Dal film Un americano a Roma al nuovo film  Un romano a Firenze — Padre Gabriele è stato trasferito dal Convento romano di Santa Maria Sopra Minerva a quello fiorentino di Santa Maria Novella, dove i nostri Lettori che vivono in quelle zone della Toscana lo possono reperire.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

La preghiera, il giudice ingiusto e la vedova assillante

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

LA PREGHIERA IL GIUDICE INGIUSTO E LA VEDOVA ASSILLANTE

 

«Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai»

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

.

Cari fratelli e sorelle,

La chiesa del convento domenicano di Santa Maria Novella in Firenze, presso il quale Padre Gabriele è stato trasferito e dove ha celebrato la prima Santa Messa nella giornata di oggi

In questa XXIX domenica del tempo ordinario il Santo Vangelo ci offre un grande e prezioso insegnamento sulla preghiera [vedere liturgia della parola QUI]. In molti altri passi ha descritto l’importanza degli atti di misericordia e carità verso Dio e il prossimo. Oggi il tema centrale è invece la preghiera:

.

«Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai»

.

Una preghiera incessante. Molto spesso agli occhi del mondo contemporaneo la preghiera è una pratica noiosa, che va evitata, perché da vecchi o perché considerato qualcosa di superato. Al contrario, la preghiera è innanzitutto intimità con Dio. Uno stare con lui dialogando con Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone che ci ascoltano e dialogano con noi. Non è un dialogo fra sordi, come purtroppo accade spesso oggi, nelle comunicazioni via WhatsApp, Telegram o anche in persona. Ricordo un libro di qualche anno fa, l’Ulisse di James Joyce. Uno dei protagonisti, Molly, comincia un lungo monologo interiore. Parla di temi anche disordinati fra loro. Distesa su un letto. Poi si risponde da sola. Si rivolge a Gesù e Dio. Ma materialmente non li ascolta.

.

Gesù invece è venuto a dirci di aprire il cuore incessantemente a Dio, perché è un dialogo che vi cambierà la vita in modo definitivo. Non solo la vita, ma ogni girono che ci affidiamo a Lui nella preghiera. Così, per rendersi più chiaro, Gesù ai suoi racconta la parabola del giudice ingiusto e la vedova insistente. Quello che il Signore vuole sottolineare è l’insistenza della vedova, nonostante la situazione di ingiustizia che ella vive. Alla fine della sua insistenza viene esaudita. Per cui alla fine della parabola dice:

.

«Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

.

La preghiera è allora la nostra azione tenace. Di affidarci a Dio nei nostri momenti di sofferenza, nelle ingiustizie che viviamo, nelle nostre aridità spirituali. Perché il Signore sa tutto di noi e nella preghiera ci alimenta continuamente della sua grazia e dei suoi doni dello Spirito Santo. La preghiera ci prepara dunque a ricevere altre grazie e altri doni più grandi. Ma come dice lo stesso Gesù alla fine con una domanda retorica, la preghiera è ciò che alimenta la fede. Quella fede, virtù teologale, che il Signore ha generato in noi e vuole ritrovare ogni giorno, perché la fede è l’innamoramento di Dio. È l’innamoramento più bello di tutti.

.

La preghiera è dunque quell’azione che ci permette di essere sempre più innamorati e ferventi di carità verso Dio e il prossimo. Nella tradizione cattolica esistono diversi tipi di preghiera: quella vocale, il canto, la meditazione e la contemplazione. Per noi domenicani è preghiera importantissima quella contemplativa. Cum templum fare: la contemplazione è come un farsi tempio, rendersi un tutt’uno con Gesù. Dunque, un entrare nell’intimo di Gesù: una relazione di intimità nella carità e nella verità.

.

Chiediamo al Signore di diventare sempre più credenti che pregano Dio col cuore e con lo spirito, affinché possiamo bagnare i nostri deserti esistenziali con la pioggia dell’amore tenero e profondo di chi ci ha amato fino alla fine.

.

Firenze, 15 ottobre 2022

.

.

NOTA

Padre Gabriele è stato trasferito dal convento romano di Santa Maria Sopra Minerva a quello fiorentino di Santa Maria Novella, dove questa domenica ha celebrato la prima Santa Messa e predicato per la prima volta.

.

.

 

 

.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Da lupi finanziari ad accumulatori e ricchi di grazia: «Alla povertà mancano molte cose, all’avarizia tutti

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

DA LUPI FINANZIARI AD ACCUMULATORI E RICCHI DI GRAZIA: «ALLA POVERTÀ MANCANO MOLTE COSE, ALL’AVARIZIA TUTTE»

 

«Ma Dio disse all’agricoltore ricco: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

Cari lettori de L’Isola di Patmos,

.

Nel Vangelo di questa XVIII domenica del tempo ordinario, Gesù condanna la cupidigia o avarizia, dunque l’accumulazione smodata di beni. Un tema che può sembrare lontano da noi piccoli e medi lavoratori. L’accumulazione non riguarda solo beni e tesori legati al denaro o alle proprietà. Questa è stata l’esperienza di Jordan Belfort, broker e imprenditore finanziario, la cui storia è stata raccontata anche nel film del 2013, Il lupo di Wall StreetAll’inizio della sua carriera inizia con investimenti e guadagno truffaldini, con un legame sempre più disordinato e viziato verso il denaro. Questo lo porterà a distruggere completamente la propria vita riducendolo alla dipendenza dalla droga e alla distruzione dei i propri amici e affetti, fino al carcere.

.

Oggi Gesù vuole offrirci questo insegnamento, lo dice chiaramente in questa pericope:

.

«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

.

La vita di ognuno di noi non dipende dal bene-denaro. Ma dipende dal bene primario ed essenziale che è Dio. È Lui che, se ci affidiamo, ci dona tutti gli altri beni e i mezzi per giungere al fine ultimo: la Santità e l’incontro eterno con Lui in Paradiso. Per chiarire questo il Signore racconta la parabola dell’uomo ricco e della sua campagna. Qui richiama di nuovo alla dipendenza reale che abbiamo da Dio, che decide sulla nostra vita e sulla nostra morte. Ma ancora di più: in questa parabola Gesù dice una frase molto più forte, riprendendo il finale della sua narrazione:

.

«Ma Dio disse all’agricoltore ricco: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

.

La vera ricchezza a cui tutti quanti siamo chiamati è allora la ricchezza in Dio. Una ricchezza che non si accumula facendo acquisti su Amazon, giocando in borsa, o acquistando immobili. È la ricchezza di chi veramente ha ed è ripieno della presenza e della grazia di Dio.

.

Gesù non ci chiede di vivere come miserabili, come dei poveri che cercano una forma pauperistica in cui la miseria sia il nostro scopo. Ci chiede di ricollocare tutti i beni per ottenere la ricchezza della Presenza di Dio, che a oggi è possibile ottenere come dono gratuito, specialmente nei Sacramenti e nell’Eucarestia. Una ricchezza spirituale che si ottiene per dono gratuito, quando cresciamo nella preghiera e nella meditazione: questo è il tesoro della dottrina insegnata da Gesù che conduce ogni nostra vita. Ottenuto allora tutto questo, il Signore non ci farà mancare anche gli altri beni materiali. 

.

Scriveva l’autore romano Pubblio Sirio, nelle sue Sentenze: «Alla povertà mancano molte cose, all’avarizia tutte».

.

Chiediamo al Signore di guarire dall’attaccamento morboso a tutte le realtà materiali ed effimere, per imparare ad attingere ai tesori trinitari della vita eterna.

Così sia.

Roma, 31 luglio 2022

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Solennità del Corpus Domini — Il Mistero Eucaristico è segno e presenza reale di Gesù, nutrimento di gioia per il cristiano

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL MISTERO EUCARISTICO È SEGNO E PRESENZA REALE DI GESÙ, NUTRIMENTO DI GIOIA PER IL CRISTIANO

 

Ricevere Pane e Vino Eucaristici ci aiuta a diventare “piccoli” Gesù e vivere ogni giorno con gioia e spontaneità. Dunque, dall’intimità con Lui Eucaristico, sorge la Carità, che lo stesso Gesù descrive nel Vangelo.

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

tre cantori domenicani di Santa Maria Sopra Minerva eseguono l’inno eucaristico composto da San Tommaso d’Aquino

La solennità del Corpus Domini ci mostra che Gesù nell’ultima Cena ci ha donato il Sacramento della sua Presenza e Intimità più profonda: l’Eucarestia.

.

Immaginiamo una delle ultime cene che abbiamo fatto insieme agli amici: le loro battute, i loro scherzi, anche i loro numerosi racconti che spesso ci hanno donato gioia e serenità. Ecco allora che il Signore, nella sua Ultima Cena, ci dona tutta la sua persona, tutta la sua gioia, serenità e grazia. Questa ultima cena ci è presentata da San Paolo, nel più antico racconto dell’istituzione dell’Eucarestia:

.

«Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria— di me”».

.

Di quella Santa Cena noi sappiamo, dalle cronache evangeliche e dalle Lettere apostoliche che Gesù e gli apostoli sono radunati in un convivio per condividere il cibo. Questo momento importante si intreccia nel loro percorso di fede con il Signore. Stanno officiando una cena ebraica, quella della Pasqua, nota tutt’oggi come סדר (séder), in cui Gesù inserisce due elementi nuovi: il pane e il vino. Elementi dei campi e del frutto del lavoro umano. Il Signore benedice questo pane e questo vino che ha preso con sé.

.

Gesù benedice Dio per i doni dei frutti della terra. Al contrario, Adamo ed Eva avevano rubato il frutto, istigati dal serpente: avevano preso quel cibo senza benedire Dio e anzi quasi maledicendolo. In questo modo, Adamo ed Eva hanno generato divisione fra loro e Dio. Gesù, al contrario, benedice quel cibo nuovo, capovolgendo l’ottica del peccato: pane e vino divengono elementi di Comunione fra gli uomini e Dio.

.

Per questo il Signore offre immediatamente il pane e il vino agli apostoli, mutandone la sostanza materiale e visibile nel Suo Santissimo Corpo e nel Suo Santissimo Sangue. Ad essere onesto non so quanto nell’immediato gli stessi apostoli avessero capito cosa stesse accadendo. Alla fine della cena hanno cantato l’inno, il salmo 135 in cui si dice «Rendete grazie al Signore perché buono, perché eterna è la sua misericordia». Dopo aver consumato Gesù Pane e Gesù Vino, gli apostoli hanno un cuore nuovo: perciò solo alla fine intuiscono il grande miracolo che è accaduto nell’Ultima Cena.

.

Questo miracolo viene presentato di nuovo ogni volta anche a noi quando partecipiamo alla Messa. Ogni volta che riceviamo l’Eucarestia noi assimiliamo Lui, che al tempo stesso assimila noi a Lui. Ci rende pieni di una forza nuova, prorompente, divina, con la quale nessun impedimento ci può ostacolare. Ricevere Pane e Vino Eucaristici ci aiuta a diventare “piccoli” Gesù e vivere ogni giorno con gioia e spontaneità. Dunque, dall’intimità con Lui Eucaristico, sorge la Carità, che lo stesso Gesù descrive nel Vangelo.

.

Chiediamo al Signore la grazia di oggi di fare una santa Comunione e di camminare nei sentieri sempiterni dell’amore di Carità e infiammare tutto il mondo con la sua grazia.

Così sia.

Roma, 18 giugno 2022

.

 

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Con “Il cuore altrove” verso un cammino di obbedienza al Padre, per essere veramente discepoli di Cristo

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

CON IL CUORE ALTROVE VERSO UN CAMMINO DI OBBEDIENZA AL PADRE, PER ESSERE VERAMENTE DISCEPOLI DI CRISTO

 

La legge nuova dell’Amore non è quel genere di amore emotivista e sentimentalista che oggi sembra essere un po’ ciò che viene ricercato dalla cultura attuale e dagli slogan della televisione e delle serie tv sulle piattaforme online

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

.

Il tempo di Pasqua è tempo di riscoperta e rinascita personale nella fede. Una fede che richiede amore e ascolto obbediente. Un po’ come in un vecchio film del 2003, Il cuore altrove, nel quale il giovane Nello, professore di lettere classiche, si innamora di Angela, cieca sin dalla nascita. Angela si fida di Nello, lo sa ascoltare e all’occorrenza gli sa obbedire. E lo fa non perché è cieca, ma perché lo ama. Tante le difficoltà che sorgono nel corso di una storia così difficile e contrastata, ma che forse, proprio per questo, porta a un finale a sorpresa in questo film nel quale l’amore e l’ascolto sono il cuore dell’intera storia.

.

Il Vangelo del Beato Evangelista Giovanni di oggi porge una sezione del lungo discorso di addio di Gesù, in cui il Signore parla di questi temi. Nella prima parte di questa sezione leggiamo che il centro di tutta l’azione del Signore è l’amore: 

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri»

.

L’amore di carità è quello che chiede Gesù: amare sopra ogni cosa Dio e il prossimo. Questo implica concretamente cercare con tutte le proprie forze il bene di Dio e del prossimo. Cercare la costruzione della civiltà dell’amore è quindi, innanzitutto, costruire un bene comune personale e comunitario. Cercando di evitare e di scongiurare le ingiustizie che capitano nella nostra vita, sul lavoro, con gli amici e anche in famiglia.

.

Dall’amore verso Dio prende vita l’osservanza dei dieci comandamenti, l’esercizio delle virtù e di tutti gli insegnamenti morali di Gesù. Perché qui il Signore ci insegna che l’Amore è un ascolto di una parola profonda, quella di Dio stesso che parla alle nostre vite sino a riempirle di speranza, gioia e serenità. Dunque, la legge nuova dell’Amore non è quel genere di amore emotivista e sentimentalista che oggi sembra essere un po’ ciò che viene ricercato dalla cultura attuale e dagli slogan della televisione e delle serie tv sulle piattaforme online. Gesù ci chiede un amore che sia fondato radicalmente nella Trinità, nella nostra fede e nella nostra esistenza. Perché dalla Trinità è scaturita la salvezza, specialmente nella glorificazione di Gesù sulla croce. Di questa glorificazione il Signore parla all’inizio del brano:

.

«Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito».

.

Questa gloria comincia a concretizzarsi nel momento del tradimento di Giuda, che fugge via dall’ultima cena, poco dopo avere ricevuto da Cristo Signore l’Eucaristia e il Sacro Ordine Sacerdotale. Anche nel momento del massimo tradimento, come quello di Giuda Iscariota, il Signore ci insegna che c’è un momento di massima donazione di sé all’altro. Sembra paradossale, ma è il momento in cui gli estremi si toccano, il tutto non a caso. Perché Gesù ha deciso di amare sino alla fine, fino alle estreme conseguenze. Quindi anche di amare Giuda che lo tradisce fino alla fine, senza mai pentirsi. Giuda è colui che disobbedisce alla regola aurea dell’amore. Non sa accogliere un messaggio così forte e totalmente innovativo e decide di amare a modo suo. Decide di amare l’idolo, l’idea di Dio che ha in mente: l’idea di un Dio trionfatore sull’Impero.

.

La gloria del Signore sarà trasmessa anche a noi. Risorgeremo post mortem se agiremo in modo diametralmente opposto a Giuda. Imparando a obbedire al Signore.

.

L’invito del Risorto si fa così forte ancora oggi nel 2022. Tutta la comunità dei credenti in Cristo, tutti noi, torniamo ad ascoltare in obbedienza filiale le parole che Dio ci ispira e che dice attraverso la Chiesa e i suoi pastori. A questo modo potremo costruire già adesso il regno di Cristo, un regno non costituito da cariche politiche o ruoli di potere, ma fondato esclusivamente sulla cura e sull’attenzione verso il nostro prossimo, in cui vedremo il volto di Gesù che implora il nostro amore.

.

Signore oggi ti chiediamo il dono del tuo Spirito Vivificante, perché siamo testimoni e dei credenti credibili del tuo amore, affinché suscitiamo in tutto il mondo l’anelito di pregare un amore universale.

Così sia.

Roma, 15 maggio 2022

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Il Santo Vangelo di questa domenica ci ricorda che traditori e adulteri lo siamo un po’ tutti

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL SANTO VANGELO DI QUESTA DOMENICA CI RICORDA CHE TRADITORI E ADULTERI LO SIAMO UN PO’ TUTTI

 

«Un infinito di passioni può essere contenuto in un minuto come una folla in un piccolo spazio»

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

.

Il Santo Vangelo di questa quinta domenica del tempo di Quaresima ci mette dinanzi a una dimensione di buio e luce. Da un lato, una storia di tradimento e adulterio. Dall’altro, il grande amore e l’accoglienza di Gesù per chi è pentito.

.

Un po’ traditori e adulteri lo siamo tutti, ogni volta che per debolezza pecchiamo. Abbiamo un assenzio amaro da assimilare: siamo peccatori e tendenzialmente fragili. Facilmente ci lasciamo un po’ trascinare dalle passioni, dall’affetto, dall’ira, dal giudizio avventato. O come scrive Gustave Flaubert in Madame Bovary:

.

«Un infinito di passioni può essere contenuto in un minuto come una folla in un piccolo spazio».

.

Proprio per questo, siamo amati di più dal Signore che ci aiuta a riconoscere i nostri peccati e accoglie il nostro perdono. Oggi la narrazione evangelica ci riporta l’episodio dell’adultera. Il testo ci dice che è mattina presto nel Tempio. Gesù è lì ad insegnare dopo che era stato sul Monte degli Ulivi, plausibilmente in preghiera. Scribi e farisei allora cercano di tendere una trappola al Signore. Chiamata una donna adultera domandano a Gesù:

.

«”Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo».

.

Gesù era messo alla prova, chiuso in un tranello dialettico: se infatti avesse risposto di non lapidare la donna, avrebbe detto esplicitamente di disobbedire e dunque di non essere coerente con la legge mosaica, di cui invece lo stesso Gesù si era detto seguace. Ma se avesse risposto di lapidarla, scribi e farisei avrebbero potuto accusarlo di non essere coerente con il suo insegnamento sull’amore. In entrambi i casi, era gioco facile accusare di incoerenza il Signore e screditarlo.

.

Mettere alla prova il Signore è anche la tentazione della cultura attuale, per questo risuona più che mai il severo monito: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo» [Lc 4, 12]. È facile accusare sempre e comunque di incoerenza, di poca testimonianza e veridicità la Chiesa e i cattolici. È facile infatti pretendere che gli altri siano perfetti, mentre noi possiamo permetterci qualsiasi azione. Ecco allora che Gesù, al tranello del perfezionismo farisaico, risponde con maestria:

.

«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».

.

Una risposta eccellente. In grado di sintetizzare la natura umana. Soprattutto è una risposta per noi: nessuno è senza peccato. Nessuno può giudicare e men che mai condannare un altro. Possiamo giudicare e condannare le azioni di un altro, ma senza mai stabilire che il nostro fratello peccatore sia perduto definitivamente. Questo possiamo riferirlo anche ai torti che abbiamo fatto, ai peccati commessi nei confronti di altri. Ma soprattutto ai peccati che altri hanno operato verso noi. Ricordarci di quanto chi ci ha fatto del male è una persona peccatrice e fragile. Per questo possiamo così fare nostre le parole del Signore:

.

«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» […] Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

.

Questo è l’insegnamento centrale: il Signore è venuto a cercare di farci superare la forma nascosta di perfezionismo farisaico. Essere cattolici non significa essere già perfetti e santi da adesso, ma tendere continuamente a questa perfezione e santità. E, quando sbagliamo, non possiamo fare altro che affidarci al Signore. Perché Lui ci dona la grazia e tutti gli aiuti necessari per evitare di peccare.

.

Chiediamo al Signore di crescere nell’umiltà e nell’accettazione di sé stessi, per accogliere la grazia ed effondere l’insegnamento del perdono nella carità in tutto il mondo.

Così sia.

 

Roma, 2 aprile 2022

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

.

______________________

Cari Lettori,
questa rivista richiede costi di gestione che affrontiamo da sempre unicamente con le vostre libere offerte. Chi desidera sostenere la nostra opera apostolica può farci pervenire il proprio contributo mediante il comodo e sicuro Paypal cliccando sotto:

O se preferite potete usare il nostro
Conto corrente bancario intestato a:
Edizioni L’Isola di Patmos

Agenzia n. 59 di Roma
Codice IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Per i bonifici internazionali:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Se fate un bonifico inviate una email di avviso alla redazione, la banca non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un messaggio di ringraziamento:
isoladipatmos@gmail.com

Vi ringraziamo per il sostegno che vorrete offrire al nostro servizio apostolico.

I Padri dell’Isola di Patmos

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Il primo incontro di Gesù Cristo e di Giovanni Battista nel ventre delle loro madri

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL PRIMO INCONTRO DI GESÙ CRISTO E DI GIOVANNI BATTISTA NEL VENTRE DELLE LORO MADRI

.

«Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle poche occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi!»

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

.

Cari lettori dell’Isola di Patmos,

.

immaginate l’attesa di una madre che deve partorire il suo bambino, ma anche quella di suo padre che ha accompagnato e protetto la gestante. Poi c’è anche l’attesa di tutti gli altri parenti. I giorni del parto sono giorni spasmodici. In questi casi, alberga in tutti un sentimento di gioia, ma anche di curiosità, come conoscere il nuovo nascituro, prenderlo in braccio. C’è gioia e curiosità di un incontro intimo. Questi sentimenti sono anch’essi frutto della fede che è l’incontro intimo col Signore.

.

Lo sapevano bene sia Elisabetta sia Maria. Nelle letture di oggi ci insegnano la bellezza della fede in Gesù Cristo, il Verbo Incarnato, bambino piccolo pronto ad abbracciare la nostra umanità e fragilità. In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Il brano della visitazione di oggi ci mostra Maria che di fretta si muove verso la casa di Elisabetta. Perché questa fretta? Perché c’è una certa ansia di incontrare chi si ama, quando si è effusi dall’amore di Dio. Era proprio il caso di Maria, che aveva ricevuto poco tempo prima l’annuncio dell’Angelo ed era ormai incinta di Gesù. Maria dunque, colmata dell’amore di Gesù, corre incontro a sua cugina. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

.

Il Battista, quando è piccolissimo embrione nella pancia di sua madre, si rende conto che quello è un momento speciale. I due bambini si incontrano mediante le loro mamme: è il momento in cui c’è il passaggio definitivo tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Fra il Battista, ultimo annunciatore e precursore di Gesù, e il Cristo stesso. L’incontro con Cristo, che fa sempre esultare di gioia, genera sussulto nel piccolissimo Giovanni.

.

Questo interroga la nostra fede e la nostra vita di credenti. Possiamo provare a ricordare il momento in cui anche noi abbiamo incontrato per la prima volta Gesù. Per tutti è stato un momento felice, unico e sacro. Portati anche noi dai nostri parenti e da nostra madre per eccellenza, la Chiesa. Proviamo, in questi pochi giorni prima del Natale, a fare memoria e ricordare la nostra prima comunione o un momento bello di preghiera intima di incontro con Gesù.

.

Andando oltre, non appena Elisabetta sente suo figlio sussultare è colmata di Spirito Santo. Ecco che allora la gioia viene trasmessa da Giovanni a lei. A quel punto può esclamare la sua professione di fede:

.

«Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”».

.

Elisabetta pone una domanda a Maria. Perché sei venuta qui, madre del Signore? Subito dopo riconosce la beatitudine, ancora una volta la gioia e soddisfazione di chi ha avuto una fede autentica. Elisabetta non fa un interrogatorio, ma contempla in modo intelligente il grande mistero della fede cha davanti: la salvezza di Dio, che si fa presente davanti a lei in Maria. Elisabetta testimonia che dunque la fede in Dio non è teoria, ma vicinanza concreta. Questa sana curiosità è una virtù cristiana che possiamo sviluppare tutti noi: è un interrogarsi sulla fede, per provare a comprenderla e dopo poter vivere meglio quello che professiamo nel Credo. La fede in Gesù che viene in questo Natale 2021 dunque non è pura passività ma esercizio armonico della nostra volontà, del nostro affetto e anche della nostra intelligenza. Diceva lo scrittore irlandese Robert Wilson Lynd:

.

«Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle poche occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi!».

.

Chiediamo al Signore la grazia di tornare ad avere la gioia e la curiosità di un bambino, per accogliere ogni giorno della nostra vita con la semplicità della fede.

.

Roma, 19 dicembre 2021

 

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
ma portare, diffondere e difendere la verità non solo ha dei
rischi ma anche dei costi. Aiutateci sostenendo questa Isola
con le vostre offerte attraverso il sicuro sistema Paypal:

 









oppure potete usare il conto corrente bancario:

intestato a Edizioni L’Isola di Patmos

IBAN IT 74R0503403259000000301118
in questo caso, inviateci una email di avviso, perché la banca
non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un
ringraziamento [ isoladipatmos@gmail.com ]

.

.

.

.

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Questo tempo di un amore più intimo: il mistero dell’incarnazione da contemplare in Avvento

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

QUESTO TEMPO DI UN AMORE PIÙ INTIMO: IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE DA CONTEMPLARE IN AVVENTO

.

Una delle risposte più belle l’ho trovata in Sant’Agostino: «Che cos’è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so»

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

.

PDF  articolo formato stampa

 

.

.

Meditazione d’inizio Avvento

.

.

Cari lettori e amici dell’isola di Patmos

.

Sono felice di scrivervi per augurarvi di vivere un fecondo tempo d’Avvento. In questa domenica prende infatti avvio un nuovo anno liturgico che domenica dopo domenica ci porterà fino alla notte di Pasqua. È un tempo speciale che Dio ci dona.

.

Circa la domanda su cosa sia il tempo, molti filosofi, teologi e uomini di cultura hanno prodotto ricerche e riflessioni. Una delle risposte più belle l’ho trovata in Sant’Agostino: «Che cos’è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so» [Le Confessioni, XI, 14 e 18]. Agostino, in realtà, aveva teorizzato una sua personale dottrina filosofica sul tempo, ma non è questa la sede per approfondirla. Penso infatti che la nozione di tempo trovi fondamento solo se la consideriamo fondata nella Creazione e nel Creatore. O come ci insegna la fede cattolica: Dio, che ha originato tutte le cose dal nulla creandole ex nihilo, ha anche originato il divenire e il tempo.

.

Occorre dunque collocarsi in questo momento: un prima e un poi che ha senso da quel «in principio» di Genesi e che Dio riempie di senso e finalità. Ecco perché c’è questo tempo che tutti noi iniziamo oggi con il Signore, che è padrone del mondo e della storia e che ha iniziato dalla creazione di entrare e di stare accanto a noi. Dio si fa storia fra noi. In questo modo l’Eternità entra così nel tempo con il mistero dell’Incarnazione. Cogliamo allora questo prezioso periodo di Avvento come un vero e proprio tempo forte, cioè un periodo in cui fortifichiamo la nostra fede e consolidiamo anche la nostra preghiera e devozione.

.

Mi vorrei fermare brevemente proprio sulla intima relazione che c’è fra Incarnazione e Resurrezione. Insieme alla Unità e Trinità di Dio, il secondo grande mistero della fede cattolica è proprio la Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore di Gesù Cristo. Incarnazione e Resurrezione sono i poli che uniscono tutta la storia della salvezza. Partiamo da questa certezza: non possiamo vivere una buona Pasqua, profonda, spirituale, autentica se prima non abbiamo vissuto bene il Natale.

.

Il mistero dell’Incarnazione è anche il mistero di Gesù che è vero Dio e vero Uomo. Di Dio che, per salvarci, assume una natura umana. Nel suo grande Amore decide di farsi simile a noi, uguale in tutto fuorché il peccato, affinché noi fossimo simile a Lui. E da questo che prende avvio un grande cammino di grazia, partendo proprio da ciò che i Santi Padri della Chiesa chiamano mirabile commercium / ammirevole scambio.

.

Proviamo allora anche a meditare sull’Amore di Dio che è talmente grande da rendersi a noi più intimo dopo la festa di Natale. Gesù Cristo, il Logos, si assume la missione di dire a ciascuno di noi che ci ama fino alle estreme conseguenze della sera di Giovedì Santo: ma queste estreme conseguenze cominciano dall’assumere una povertà estrema nella mangiatoia di Betlemme, che passerà per il canto glorioso e gioioso degli angeli. Sin dal suo ingresso nel mondo Gesù ci mostra il volto di un Dio affettuoso, autentico e vicino, decide di farsi simile a noi, uguale in tutto fuorché il peccato, affinché noi fossimo simili a Lui.

Buon Avvento a tutti!

.

Roma, 28 novembre 2021

.

.

.

.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
ma portare, diffondere e difendere la verità non solo ha dei
rischi ma anche dei costi. Aiutateci sostenendo questa Isola
con le vostre offerte attraverso il sicuro sistema Paypal:









oppure potete usare il conto corrente bancario:

intestato a Edizioni L’Isola di Patmos

IBAN IT 74R0503403259000000301118
in questo caso, inviateci una email di avviso, perché la banca
non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un
ringraziamento [ isoladipatmos@gmail.com ]

.

.

.

.

.

.

Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

«In tutte le lacrime indugia una speranza» perché «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai»

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

«IN TUTTE LE LACRIME INDUGIA UNA SPERANZA» PERCHÉ «IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO MAI»

.

Se non siamo più che cauti può sorgere una vera e propria forma di neomillenarismo, con un’attenzione eccessiva anche alla modalità della cosiddetta fine del mondo. Inutile a dirsi che cosa può accadere quando certi cattolici fai-da-te, con specializzazioni e dottorati teologici presi su Facebook, mescolano assieme il ritorno di Cristo alla fine dei tempi e soprattutto le più mal comprese e mal vissute devozioni mariane.

.

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

.

.

PDF  articolo formato stampa

.

.

Meditazione sul Santo Vangelo della XXXIII Domenica del tempo ordinario

.

.

Cari Lettori dell’Isola di Patmos,

.

in questo ultimo periodo, le letture del Vangelo ci hanno richiamato all’attenzione, alla prudenza e alla vigilanza. Specie la vigilanza è tema vissuto a volte in modo eccessivo, a volte in modo minimale.

.

Per quanto riguarda il modo eccessivo, esagerato ed esasperato vi ho già parlato del movimento statunitense dei preppers o survivalisti. Se non siamo più che cauti può sorgere una vera e propria forma di neomillenarismo, con un’attenzione eccessiva anche alla modalità della cosiddetta fine del mondo. Inutile a dirsi che cosa può accadere quando certi cattolici fai-da-te, con specializzazioni e dottorati teologici presi su Facebook, mescolano assieme il ritorno di Cristo alla fine dei tempi e soprattutto le più mal comprese e mal vissute devozioni mariane. Ma su questo abbiamo parlano in abbondanza, noi Padri de L’Isola di Patmos, nel nostro libro La Chiesa e il coronavirus, pubblicato dalle nostre edizioni nell’ottobre 2020.

.

Per entrare in questo tema ci è d’aiuto la cinematografia. Basti infatti ricordare quando alla fine degli anni Novanta, nei cinema vennero proiettati film quali Armagedonn – Giudizio Finale e Deep Impact. In questi film si poteva quasi materialmente percepire una certa paura per la fine del millennio e del secolo ai tempi ormai imminente. Dopodiché, calato il sipario anche sulla notte del millennio, abbiamo dovuto attendere dodici anni, per vedere la fine del calendario Maya nel 2012, con film omonimo e altra colossale catastrofe e fine dei giochi per tutti noi. Insomma si desiderava a tutti costi voler capire come doveva finire il tempo presente. Un desiderio che seppur sano, si muoveva senza la fede, la speranza e la carità.

.

Questo è il tema del Vangelo di questa XXXIII domenica del tempo ordinario. Con sfumature evidentemente diverse. L’inizio del vangelo è una proclamazione di giorni futuri che, ad un primo sguardo, sembrano funesti.

.

«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13, 24-26)

.

Insomma, uno scenario davvero terribile. Rimanere senza luce, con le stelle, la luna e il sole che sembrano devastare l’intero universo. Eppure questo è il senso della parusia. Un cambiamento radicale e definitivo dell’intera nostra persona e del rapporto con Dio. Nella parusia ci sarà infatti la nostra vocazione definitiva: smettere di guardare con la luce degli occhi, per guardare Gesù con la luce dell’amore e della carità. Con una luce a noi donata dallo Spirito Santo, la definita Lumen Gloriae. Saremo dunque radunati dagli angeli, per l’incontro più bello e ultimo. Ma niente paura! Infatti Gesù ci chiama a questo incontro. Per arrivare pronti a ricevere la luce della gloria è necessario fare un cammino di radicamento e di unione con Dio. Ciò è possibile se seguiamo il culmine dell’insegnamento di Gesù:

.

«In verità vi dico: il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13, 31)

.

Quella di cielo e terra è una formula ebraica per indicare l’intero cosmo. Dunque l’intero cosmo passerà, avrà una fine, Ma i logoi, la Parola di Dio rimarrà in eterno. Gesù è infatti il Logos del Padre. Ogni singola cellula del nostro essere dipende dal sì eterno di Cristo verso di noi. Noi dipendiamo radicalmente da Dio. Questo è il senso primo e ultimo di rimanere nella parola di Dio.

.

Se dunque ci impegniamo ad ascoltare continuamente la parola di Dio già da adesso attingeremo alla sua gloria, alla sua luce, alla grazia che saranno le nostre lampade per camminare e affrontare con serenità questi periodi bui. Ascoltare la parola di Dio, insieme ai Sacramenti, è alimento della carità e della speranza, è fare memoria che stiamo vivendo il tempo della fine ma con la gioia dell’inizio.

.

Scriveva Simone De Beauvoir: «In tutte le lacrime indugia una speranza». Per questo chiediamo al Signore di vivere ogni giorno ancorati alla sua Parola, consapevoli che se vivremo anche dei momenti esistenziali di tristezza, riceveremo l’abbraccio trinitario di Colui che è unico e definitivo vincitore e Signore della Storia.

.

«Gesù dolce, Gesù amore» (Santa Caterina da Siena)

Roma, 13 novembre 2021

.

 

 

 

.

.

AVVISO

Cari Lettori,

abbiamo dovuto “mettere delle regole” per commentare gli articoli, una regola molto semplice: basta iscriversi. Come infatti abbiamo spiegato nel link al quale vi rimandiamo, avendo di media oltre due milioni di visite al mese L’Isola di Patmos è soggetta a ricevere centinaia di messaggi spam generati dai robot. Per iscrivervi basta collegarsi QUI e seguire le istruzioni che abbiamo dettagliato per i meno esperti.

.

.

.

.

.

Il blog personale di

Padre Gabriele

.

.

Visitate la pagina del nostro negozio librario QUI e sostenete le nostre edizioni acquistando e diffondendo i nostri libri.      

.

Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

.

.

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
ma portare, diffondere e difendere la verità non solo ha dei
rischi ma anche dei costi. Aiutateci sostenendo questa Isola
con le vostre offerte attraverso il sicuro sistema Paypal:









oppure potete usare il conto corrente bancario:

intestato a Edizioni L’Isola di Patmos

IBAN IT 74R0503403259000000301118
in questo caso, inviateci una email di avviso, perché la banca
non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un
ringraziamento [ isoladipatmos@gmail.com ]

.

.

.

.

.

.