Alla fine è stato scoperto. Il ghost-writer del Sommo Pontefice Francesco è il Padre Ariel S. Levi di Gualdo che un anno fa tenne una “lectio” per la quale fece inferocire gli impropriamente detti “tradizionalisti”, invocando l’abolizione del Motu Proprio di Benedetto XVI sul “Vetus Ordo Missae”

—  Attualità ecclesiale —

ALLA FINE È STATO SCOPERTO. IL GHOST WRITER DEL SOMMO PONTEFICE FRANCESCO È IL PADRE ARIEL S. LEVI di GUALDO CHE UN ANNO FA TENNE UNA LECTIO PER LA QUALE FECE INFEROCIRE GLI IMPROPRIAMENTE DETTI TRADIZIONALISTI, INVOCANDO L’ABOLIZIONE DEL MOTU PROPRIO DI BENEDETTO XVI SUL VETUS ORDO MISSAE

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In modo imparziale e senza pregiudizi, Padre Ariel analizza e spiega quanto al presente non sia proponibile ipotizzare un ritorno a un passato che secondo taluni non deve passare. Al tempo stesso, però, chiarisce quanto sia urgente mettere mano a dei correttivi, procedendo con una riforma della riforma di una sacra liturgia divenuta da decenni teatro dei personalismi soggettivi e stravaganti dei celebranti, sino a renderla instabile e assoggettata al capriccio particolare, anziché essere espressione orante della dimensione universale della Chiesa di Cristo.  

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Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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«… e non è neppure la prima volta!». Espressione di rigore, perché in più occasioni il nostro Padre Ariel S. Levi di Gualdo ha anticipato situazioni, tempi e persino documenti e atti pontifici. Lo dimostrano senza possibile smentita suoi libri e articoli pubblicati anni prima il verificarsi di certi eventi. O non descrive forse, nell’ormai lontano 2010, la situazione ecclesiale che viviamo oggi nel suo libro E Satana si fece trino?

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Più di un anno fa, il 7 maggio 2020, scatenando le ire degli impropriamente detti “tradizionalisti”, pubblicò il video di una sua lectio nella quale auspicava, non tanto l’abolizione del motu proprio dato dal Sommo Pontefice Benedetto XVI nel 2007 che concedeva il libero uso del Messale Romano di San Pio V, ma supportando il tutto con ragioni ecclesiologiche, pastorali e pedagogiche. In questa lectio spiega perché è auspicabile che si proceda ad abolire l’uso del Messale di San Pio V concesso nel 2007 col Motu Proprio Summorum Pontificum sulla Liturgia Romana dal Sommo Pontefice Benedetto XVI. Muovendosi su rigorosi criteri storico-teologici, il relatore spiega anzitutto quali siano stati i limiti della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Una riforma di cui la Chiesa aveva bisogno, ma sui risultati della quale, oggi, c’è molto da discutere. In modo imparziale e senza pregiudizi, Padre Ariel analizza e spiega quanto al presente non sia proponibile ipotizzare un ritorno a un passato che secondo taluni non deve passare. Al tempo stesso, però, chiarisce quanto sia urgente mettere mano a dei correttivi, procedendo con una riforma della riforma di una sacra liturgia divenuta da decenni teatro dei personalismi soggettivi e stravaganti dei celebranti, sino a renderla instabile e assoggettata al capriccio particolare, anziché essere espressione orante della dimensione universale della Chiesa di Cristo.  

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A distanza di un anno e passa, ecco pubblicata il 16 luglio 2021 la Lettera del Santo Padre Francesco ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il Motu Proprio Traditionis Custodes sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma del 1970. Questa Lettera Apostolica data in forma di motu proprio racchiude tutte le ragioni enunciate ed espresse un anno prima dal Padre Ariel, soprattutto nel messaggio esplicativo indirizzato dal Santo Padre ai Vescovi. Insomma, sembra scritta da lui.

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Vi invitiamo ad ascoltare la sua lectio del 7 maggio 2021 poi a leggere la Lettera Apostolica del Sommo Pontefice Francesco del 16 luglio 2021. E ciascuno faccia le proprie valutazioni, perché esaminati i due documenti, non occorrono ulteriori spiegazioni. In ogni caso abbiamo scoperto che il vero ghost-writer del Sommo Pontefice Francesco è Padre Ariel S. Levi di Gualdo.

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dall’Isola di Patmos, 16 luglio 2021

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119 commenti
  1. Salvatore
    Salvatore dice:

    L ultima di PapA Francesco:

    “ I comandamenti non sono un vincolo assoluto….”

    Ovviamente per definizione non può essere
    eretico…

    • Eretico
      Eretico dice:

      @Salvatore

      La Chiesa che con Bergoglio e i Bergogliani si sta delineando man mano che si va avanti sta perdendo [CENSURATO]

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Esistono una miriade di siti e blog complottisti e cosiddetti antibergogliani nei quali lei può dare il meglio di sé in sproloqui fanta-teologici e in insulti, non è questo il luogo nel quale certe sue idiozie possono essere ospitate, quindi punti altrove.

  2. Mario
    Mario dice:

    Dimenticavo:
    Ho vissuto anni in Sud America : i cattolici stanno affluendo in massa nelle chiese protestanti carismatiche ….

    Nella mia città c è una comunità di rito ortodosso greco.

    Io Bergoglio non riesco a vederlo come Guida Suprema ….non ci riesco proprio.
    Mi sta venendo un pensierino …

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Anche i protestanti carismatici non vedono nel Romano Pontefice la guida suprema della Chiesa, quindi potrebbe unirsi a loro.
      Se lo farà, le assicuro le mia benedizione, sarà più sereno e forse anche più coerente, dopo essersi liberato, come Lutero, del papismo romano.

      P.S.

      Lasci perdere gli ortodossi, dietro la patina di riti suggestivi e liturgie toccanti, hanno da sempre problemi molto maggiori e molto più gravi di noi cattolici, oltre l’apparente oro che luccica in superficie.

  3. Giovanni
    Giovanni dice:

    Lei ha pienamente ragione sul comportamento errato di molti che seguono la Messa in Rito Tridentino e questo ripugna anche me. Io ho 20 anni e ho sempre seguito la Messa in Rito Moderno, tranne una volta in cui ho seguito quella in VO (le dico questo per chiarirle che non faccio parte di nessun gruppo di sedicenti tradizionalisti). Va da se che io credo che la Messa NO sia valida (altrimenti perché Dio avrebbe suscitato miracoli eucaristici all’interno di questa Messa?). Sono pienamente d’accordo con lei quando dice che molti seguaci del Rito Antico sono ideologizzati. Però perché togliere il Rito Tridentino a tutti indiscriminatamente per punire questi gruppi? Seguendo questo ragionamento si potrebbe togliere anche il NO a tutti visti gli abusi largamente diffusi e visto che molti che partecipano a queste Messe disprezzano 1950 anni di storia della Chiesa. Ovviamente se il papa dice così noi non possiamo fare diverso, però nessuno toglie che in futuro, questo o un altro papa, possa tornare alle disposizioni precedenti o ad altre ancora più permissive riguardo al VO (magari correggendone qualche “errore” come ad esempio permettere le letture in lingua locale). La ringrazio per un eventuale risposta.
    P.S. Mi è capitato di conoscere su internet un sacerdote che celebra in rito antico (don Alberto Secci – canale youtube e sito internet : radicati nella fede) e ascoltando le sue omelie mi sembra che non sia ideologizzato per niente e, anzi, sappia anche riconoscere gli errori di tanti “tradizionalisti” e riconoscere anche quando qualcosa di moderno è stato fatto bene.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Giovanni,

      la Missa vetus ordo non è stata tolta, sono state messe delle regole restrittive per evitare le ideologizzazioni e per evitare, come purtroppo accaduto, che gruppi costituiti, tutt’altro che rari e sparuti di persone, usassero a pretesto un messale per rigettare un intero concilio della Chiesa e la riforma liturgica dalla quale nacque il Missale novus ordo.
      Per evitare queste cose il Santo Padre ha disposto che l’uso del Messale di San Pio V fosse concesso all’interno delle diocesi sotto il controllo del vescovo, compito del quale è di evitare che si formino delle chiese dentro la Chiesa e dei gruppi antagonisti.

      Pochi giorni fa, l’Arcivescovo metropolita di Bologna, ha confermato, per esempio, l’uso del Missale vetus ordo nella sua arcidiocesi, altrettanto hanno fatto diversi altri vescovi.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Con la logica … “sì, ma l’altro è peggiore” non si va molto avanti, anzi non si va da nessuna parte.
      Mi dica, lei che a quanto pare sospira tanto il latino, se la sentirebbe di tradurmi davanti a tre latinisti, con estrema precisione, un prefazio tratto dal Messale di San Pio V?
      Lei è in grado di comprendere, parola per parola ciò che dico, se celebro la Santa Messa con il Messale di San Pio V, posto che io conosco sia il latino sia quel messale?

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Per cortesia, la prossima volta ci mandi il link di un film porno, è meno volgare delle follie e delle cattiverie diaboliche di questo povero prete scomunicato disturbato di mente.
      Grazie!

      • Eretico
        Eretico dice:

        A proposito di manifestazioni diaboliche (vere o presunte)
        Da fine teologo ci spieghi il demonio vero e proprio chiamata Pachamamma portato in processione nella Sede Santa ( sempre meno Santa a dire il vero…) ove risiedono le ossa del primo Papa Pietro …portata a spalle in processione in una canoa danzando e cantando con effluvi di fumi sciamanici (perché di questo si è trattato) e con un Sommo Pontefice (vero o presunto…)sorridente , radioso e benedicente e dei frati e suore che si sono prostrati con il capo in terra e il sedere all’aria dinanzi al manufatto immondo della Pachamamma e di un omino con i genitali eretti …sempre in presenza di un Sommo Pontefice sorridente e benedicente.

        Perché sa … io comune credente che non sa un piffero di teologia poi leggendo alcune frasi del Nuovo Testamento ….sa …mi perdoni l’ignoranza … ma mi confondo …

        Sempre per gli stessi motivi da fine teologo mi spieghi perché quei sacerdoti tedeschi che hanno benedetto le coppie gay non son stati scomunicati … con la stessa velocità della scomunica al diabolico prete siculo (perché 2 e in contemporanea senza processo canonico …non bastava una? E perché una in più di Lutero…paradossalmente riabilitato a Don Bernasconi

        Ma la lista è lunga …essendo stra-ignorante e con solo la terza media ho necessità di capire …

        Se invece di irridermi mi da una spiegazione convincente resto nella Chiesa che sto per abbandonare … (non sono un Minutelliano …perché ci sono aspetti di quest’ultimo che mi lasciano perplesso molto e non poco tanto quanto il modo di procedere di Bergoglio)..

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Le sue non sono domande ma gratuite provocazioni dietro le quali si celano convinzioni che lei si è già formato, però chiede lumi – retoricamente – per far passare il suo messaggio, che le lascio passare.

          Quindi rispondo solo alla sua ultima domanda:
          «Se invece di irridermi mi da una spiegazione convincente resto nella Chiesa che sto per abbandonare».

          Ebbene, abbandoni la Chiesa. Ci guadagnerà lei e ci guadagnerà il Popolo di Dio. Né la Chiesa né il Popolo di Dio sanno che farsene di smidollati emotivi come lei che crollano come foglie d’autunno alla prova di fede del primo leggero colpo di vento.

          Lei è un insulto vivente a tutti i Santi Martiri della storia della Chiesa, che dinanzi a prove di fede ben più gravi, pagate a prezzo del loro sangue, non hanno strepitato come fanciulle di 12/13 anni colpite dalle prime mestruazioni, come invece fa lei.

          Abbandoni la Chiesa, è meglio per lei ed è meglio per noi.

  4. Ross Poldark
    Ross Poldark dice:

    Caro padre Ariel,

    credo di aver capito bene la loro posizione: il Missa vetus ordo è un archeologismo che oggi non ha ragione di esistere. Capisco anche la sua posizione sul Summorum Pontificum: la sua difficoltà a comprendere la teoria di Benedetto XVI su un unico rito romano in due “forme” di celebrazione, è incomprensibile anche per me. Soprattutto perché è un Rito promulgato per la Chiesa universale (non per una comunità particolare, come il rito copto, bizantino, ambrosiano, ecc.).

    Come possono coesistere due “forme” di un rituale con pretese, entrambe di universalità?

    Allora arrivo al punto: lei capisce che la decisione pastorale di Benedetto XVI nel 2007 ha creato un problema più grande di quanto si intendeva risolvere e, infatti, le tensioni tra i cosiddetti tradizionalisti ei progressisti si sono acuite.

    La mia domanda è: non vi sembra che lo stesso errore pastorale di Benedetto XVI nel permettere un impossibile (la convivenza armoniosa tra due forme di un rito universale) sia quello che ha commesso il Papa san Paolo VI, cominciando a concedere li indulti per celebrare Messa con il vecchio Messale?

    Non vi sembra allora che anche san Giovanni Paolo II abbia sbagliato pastoralmente con i suoi indulti e con la commissione dell’Ecclesia Dei? Ammettere quegli errori dei Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II porta facilmente alla sua posizione: riconoscere l’errore (pastorale, ma solo pastorale?) di Benedetto XVI nel suo motu proprio del 2007, che bisogna ¿correggere? (difficile da affermare) da quanto stabilito da papa Francesco il 16 luglio 2021.
    Grazie.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Ross,

      sinceramente credo che tutti i Sommi Pontefici da lei nominati abbiano cercato in modi diversi, in situazioni storiche e pastorali diverse che occupano un lasso di tempo di mezzo secolo, di tendere una mano a certi gruppi di persone, di andargli incontro e di riportarli all’unità.

      Per esempio, il Sommo Pontefice Francesco, ai seguaci dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre, fece delle concessioni durante il Giubileo della Misericordia che mai Giovanni Paolo II e Benedetto XVI gli avrebbero fatto e concesso. Per esempio Giovanni Paolo II e Benedetto XVI chiarirono che i Sacramenti da loro amministrati erano validi ma illeciti, mentre Francesco I gli concesse il riconoscimento della liceità dei Sacramenti amministrati, che come ben capisce fu una cosa di non poco conto.

      Queste persone hanno sempre risposto mordendo la mano che gli veniva offerta e negando soprattutto in modo ostinato la validità di un intero Concilio della Chiesa.

      Credo quindi che certi errori nascano dalla bontà e forse dalla sicurezza che questi Pontefici avevano, ossia di ricevere dall’altra parte un atteggiamento di devota gratitudine.

      Purtroppo non è stato così e, alla fine, il Sommo Pontefice Francesco ha dovuto prenderne atto e agire di conseguenza.

  5. Paolo
    Paolo dice:

    Scusate mi sono incasinato ed ho inviato 2 post in modo scoordinato non so se appaiono uno dietro L altro in ordine

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Paolo,

      sono giunti commenti spezzati in varie parti, con frasi mancanti alla fine e impossibili da attaccare assieme.
      Le consiglio di scrivere di nuovo il testo e inviarlo.

      • Andrea
        Andrea dice:

        Buongiorno padre Ariel,

        sinceramente non condivido la scelta del Santo Padre, personalmente mi preoccupa di più questa scelta di abolire il motu proprio di Benedetto XVI e non intervenire con mano ferma sugli abusi che si hanno nella celebrazione delle messe in determinate parrocchie. Purtroppo in questo contesto non riesco a postare una foto che riassume in modo eclatante ciò che ho appena detto, renderebbe molto l’idea di cosa stia accadendo all’interno della Chiesa. Personalmente continuo ad avere la sensazione che l’attuale Pontefice sia impegnato più a stroncare ogni tentativo di restaurazione della tradizione e nel contempo favorire la deriva modernista. Papa Francesco di fatto a mio parere ma non solo, sembra essere un modernista.
        Andrea

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Caro Andrea,

          non è che non voglia risponderle, è che semplicemente dovrei solo ripetermi per la terza volta.
          Se infatti scorre le risposte che ho dato a vari Lettori intervenuti, vedrà che ad alcuni quesiti analoghi a questo suo ho già data risposta.
          Le faccio quindi un copia/incolla da un’altra di queste risposte già date:

          «[…] certa gente ha scordato da tempo che la Chiesa non è un parlamentino democratico in cui si può richiedere referendum propositivi o abrogativi contro le decisioni di Pietro e degli Apostoli che hanno ricevuta la loro potestas da Cristo Dio in persona».

          Ormai, sul Pontefice regnante, se ne sentono di tutti i colori. Sappia che il Santo Pontefice Pio X definì il Modernismo come la sintesi di tutte le eresie. Lei, dando a cuor leggero del modernista al Sommo Pontefice Francesco, sta dicendo nei concreti fatti che è un ricettacolo di tutte le peggiori eresie.

          E questo, dovrebbe capirlo da sé stesso, non è accettabile, perché nessuno di noi ha una potestà e una grazia di stato superiore a quella conferita al Successore del Beato Apostolo Pietro per sindacarlo e giudicarlo sino a questi livelli.

          Ci rifletta bene, perché lei è in grave errore.

          • Fabio
            Fabio dice:

            Buon giorno Padre Ariel.
            Leggendo i giusti e preoccupati commenti sulla situazione oggettivamente critica della nostra Chiesa, a volte faccio il parallelo su cosa avrà potuto pensare una delle tante persone che seguivano Gesù e i suoi
            dopo il “disastro” oggettivo che si verificò a partire dalla sera dell’arresto di Nostro Signore.. Immagino la scena.. le guardie che arrivano, Gesù che si consegna ad una autorità che noi oggi giustamente definiremmo illegittima e “non democratica” senza resistenza, con accuse palesemente false, qualche tumulto, e poi quando uno si aspettava una chiamata alle armi per liberare Gesù.. e invece niente. Pietro (tra l’atto suo migliore amico) che lo disconoscere più volte in pubblico, gli apostoli che fuggono a gambe levate e si nascondono, e dopo? Dopo un processo che oggi definiremmo “farsa”, col tradimento del SUO popolo (anche l’autorità Romana sembra attonita). E infine la sua condanna a morte. Insomma credo che umanamente (io per primo) un “seguace” dopo questi fatti, magari sarà tornato a casa amareggiato, disilluso e magari anche un po incazzato perché crederà di essere stato preso in giro da questo Gesù.. Dopo due millenni siamo ancora qui a guardare lo scempio che stanno facendo della Sposa di Cristo, umanamente delusi preoccupati spaventati e incazzati. Ma le nostre vie non sono le vie che ha scelto il Signore, e anche stavolta (come sempre) dovremo fidarci di Lui

          • Anita
            Anita dice:

            Bergoglio è un progressista/ modernista
            Non è un opinione … è un dato oggettivo .
            E dire che , siccome è Pontefice , non bisogna dire che non lo è ( anche se di fatto lo e ) mi sembra una grande ipocrisia .
            Anzi una incomprensibile presa per il culo .
            Lei dice di essere un teologo . A maggior ragione…
            Io non so se è stato eletto legittimamente o no ( indizi in senso negativo ce ne sono molti : ma non si vuol approfondire …e il dubbio resta ed è legittimo visto il comportamento del Sommo Pontefice vero o presunto che sia )
            Se è legittimo vorrei sapere ove stava lo Spirito Santo con la Sua assistenza speciale in numerosissimi “frangenti papali (?)bergogliani” al netto della Pachamamma , Abu Dabhi , etc etc

            Se invece legittimo non è allora tutto è chiaro

            Ma lei si sente confermato nella fede da Bergoglio … ?
            Beato lei…..
            Io e tanti cattolici persone comuni pur sforzandoci non ci sentiamo confermati ma piuttosto molto ma molto confusi…( ma mi risulta che lo siano tantissimi ..troppi..anche nel clero …)

            A me sembra che L essenza della Cristianita Cattolica la stia minando a picconate ….(lo sa benissimo anche Lei)

            Beato lei che è teologo ….

          • Mario
            Mario dice:

            @Padre Ariel
            @Anita
            @Andrea

            Condivido alcune affermazioni sia di Andrea che di Anita

            @Anita
            Il discorso di fondo di ciò che vuoi dire più o meno lo condivido ( e credimi son tanti anzi TANTISSIMI che lo pensano … fuori e dentro la Chiesa )
            Il modo come lo hai espresso rivolgendoti a Padre Ariel ( lei che dice di essere teologo / beato lei che è teologo ..) è molto discutibile , conoscendo poi la tempra carattere di Padre Ariel cosa vuoi che ti inviasse un fiorellino ??? Il “titulo” di idiota era il minimo ….perdonami .

            @Padre Ariel
            Vero che la Chiesa Cattolica non è una democrazia …ma ciò che si intravede e che si sta sempre più delineando è talmente grave è incomprensibile che (da laico) vien la voglia di autosospendersi e non seguire più la gerarchia a partire dall’attuale Pontefice …sul quale piano piano anche a me si sta insinuando il dubbio che sia una impostura ( ho detto dubbio…non certezza )
            Detto questo: da qui al seguire il prete siculo ce ne vuole: le vocine in falsetto mi fanno inorridire.
            L’ultima: la famosa acqua miracolosa fangosa e non potabile.
            L’altro giorno ho visionato un video ove tramite lui parlava un arcangelo che diceva che quell’acqua è stata resa fangosa da Satana …e che Dio lo ha permesso per via della scarsa fede.
            Se ritrovo il video posto il link

            Che dire? Basta e avanza per prenderne le distanze.

            Altro: non credo sia un disturbato mentale. Tra la Pachamamma di Bergoglio (mi perdoni se mi permetto …che sia Sommo Pontefice o meno..) e le vocine strane di Minutella …non so chi è il peggio.

  6. Vincenzo 1
    Vincenzo 1 dice:

    Buona sera Padre Ariel,

    riguardo il Motu Proprio in oggetto, oggi pomeriggio in rete ho ascoltato una parte di trasmissione di un sito cattolico filotradizionalista dove il conduttore dei Frati dell’Immacolata invitava gli ascoltatori ad evitare forme eclatanti di ribellione attuando una forma di resistenza pacifica nei confronti di quei Vescovi mal disposti a concedere il vecchio Rito. Ma questa forma di resistenza non è già disobbedienza al Vescovo di Roma ?
    Ringrazio anticipatamente

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Vincenzo,

      questo “pio” frate, se si è espresso come lei ha illustrato – e così si sarà espresso, perché quando lei scrive riporta le cose tal quali sono – può correre il rischio che la resistenza da lui invocata la facciano i vescovi quando i suoi superiori avranno frati da ordinare sacerdoti. Dubito infatti accettino di consacrare sacerdoti dei fratacchioni formati a questo genere di resistenza dopo avere professato solennemente il voto di obbedienza.

      Si resiste infatti al peccato, agli istinti malvagi del cuore, ai peggiori richiami della nostra carne, ma non si resiste certo a quanto stabilito e disposto dalla Suprema Autorità Ecclesiastica.

      In ogni caso non c’è da stupirsi, stiamo a parlare di una giovane e problematica Congregazione religiosa i cui membri ebbero l’ardire di proclamare … motu loro il dogma di Maria Corredentrice, scrivendoci sopra libri, facendone conferenze e soprattutto dando avvio a un culto di Maria Corredentrice mai approvato dalla Chiesa che sino a oggi si è sempre rifiutata di discutere la sola eventualità di proclamare quel dogma mariano.

      Penso con questo di averle detto tutto.

  7. Domenico
    Domenico dice:

    Mi risulta che Clemente V (Bertrand de Got) sia vissuto tra il 1264 ed il 1314, durante la soppressione dei Templari voluta da Filippo il Bello, e non, come Lei afferma, nel 1600.

    • Lara
      Lara dice:

      Padre Ariel e Nobilissi Confratelli e laici compagni di viaggio,

      temo che questo argomento farà scatenare orde di casalinghe disperate; quelle tutte casa e Chiesa, che dopo aver lottato contro il reggiseno negli anni 70, e pro il monokini negli anni 80, ora incarnano i veri baluardi in bigodini della Fede. Sostenute da affascinanti “relatori”, dai disciplinatissimi e ferventi novelli Padre Ralph De Bricassar di turno vestiti di una Talare “che fa”, e da giornalisti/ professoroni che annaspano tra l’omofobo, lo xenofobo, e il nevrastenico ciabattano facendo proseliti attraverso lo slogan Io difendo la Tradizione, dicevo? Che da oggi faranno molta fatica a trattenersi le signore dell’indomabile delirio mistico mistificante che ne avrà per tutti.

      Il Papa dovrà armarsi di ogni Santa Armatura, e magari anche aglio e peperoncino. Prevedo e già vedo Il Livore che dai tinelli della catechista denoaltri traborda dal web fin sulla nostra tavola, mentre Sacerdoti complici e compiacenti danno palco e megafono agli sbalzi ormonali del climaterio delle care signore, non più serve, ma padrone.

      Il grottesco e le caricature nelle Cose di Dio, Carissimo Padre Ariel e Carissimi Confratelli e Compagni, mi fanno sempre più Contemplare e Desiderar vedere disvelato il Santissimo Volto Tremendo del Giudice.

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Cara Lara,

        a nome dei Padri de L’Isola di Patmos la ringrazio per questo suo commento, nel quale attraverso quella acuta ironia che nasce dalla sapienza dono della grazia divina, ha dipinto la tragica realtà che stiamo vivendo noi tutti che intendiamo affrontare e vincere questa grande prova di fede, dinanzi alla quale orde di urlatori e urlatrici sono crollati all’istante, salvo sentirsi i più cattolici tra i cattolici.

        Un sincero ringraziamento

        • Roberto di Francia
          Roberto di Francia dice:

          Padre Ariel,

          Il Santo Padre ha mostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, che sa essere estremamente efficace nel reprimere realtà ecclesiali che ritiene “devianti”. Secondo lei, perché la stessa efficacia non è impiegata per correggere il famoso cammino sinodale germanico et similia? Dobbiamo pensare che questo rappresenti ai suoi occhi una forza positiva per la Chiesa?

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro Roberto,

            non mi risulta che abbia approvato certe derive dell’episcopato tedesco ma che anzi lo abbia richiamato più volte anche nella persona del presidente della Conferenza episcopale nazionale.
            Mi permetto però di dirle che spesso, quando un genitore decide di richiamare o di punire un figlio, capita che questi pretenda di avere ragione e di uscire fuori pulito dai suoi errori affermando che il fratello ha commesso errori maggiori e che quindi è peggio di lui.
            A me, sinceramente, interessa fino a un certo punto se delle persone in generale, o se dei preti in particolare, commettono peccati peggiori e più gravi dei miei – ammesso che ciò avvenga – perché io sono troppo impegnato a fare i conti con i miei peccati e a chiederne perdono a Dio, anziché consolarmi dicendo che altri peccano più e peggio di me.

          • Antonello
            Antonello dice:

            Sono due pesi e due misure come purtroppo molto spesso avviene. Da 70 anni a questa parte i “progressisti” sono tollerati, quando non esplicitamente appoggiati. Al cammino sinodale tedesco si fanno richiami, ma poi tutto procede come prima. I fedeli VO vengono invece condannati all’estinzione. I neocat vengono richiamati, ma poi alla fine tutto procede come sempre (anzi, pare che qualcuno voglia elevare la Hernandez all’onore degli altari). I Francescani dell’Immacolata (riguardo ai quali concordo con le osservazioni di padre Ariel) vengono invece “sterminati”. Due pesi e due misure: è evidente.
            Comunque più passano i giorni, più mi convinco che questo motu proprio non sia una scelta e una mossa felice. Lo sarebbe se ne seguisse una seria Riforma della Riforma, ma ciò probabilmente non avverrà. Quindi questo atto resterà solo come un tentativo di eliminare una componente sgradita all’interno della Chiesa, connotato da una certa mancanza di carità e soprattutto da mancanza di volontà di risolvere una problematica enorme cha ci attanaglia da ormai più di 50 anni.

      • Roberto di Francia
        Roberto di Francia dice:

        È un fatto che, se un padre punisce con uno scapaccione un figlio, e poi lo mette all’angolo, e all’altro rivolge un semplice rimprovero condito di incoraggiamenti, un altro membro della famiglia non potrà che dirsi che le colpe del primo sono ben superiori a quelle del secondo.

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Nulla da dire.
          Però, chiunque ponesse in discussione l’autorità del padre, commetterà sempre e comunque un errore maggiore.
          Ho conosciuto un esercito di genitori che hanno sbagliato con i figli sotto molteplici aspetti, mai mi sono però sognato di emettere un solo sospiro. Se lo avessi fatto, destituendo di fatto d’autorità il padre, avrei commesso un errore molto peggiore del suo, creando problemi molto peggiori di quelli creati dal padre.

  8. Luca Guido
    Luca Guido dice:

    Carissimo Pater,
    Lei è davvero contento del fatto che che Bergoglio renda la vita difficile a chi vuole la Santa Messa di sempre? Davvero si dimentica che la Bulla “Quo Primum” è irriformabile e che nessuno ha il potere di impedire la celebrazione della Santa Messa secondo il rito latino?

    Cfr. Quo Primum IV: “Perciò, affinché tutti e dovunque adottino e osservino le tradizioni della santa Chiesa Romana, Madre e Maestra delle altre Chiese, ordiniamo che nelle chiese di tutte le Provincie dell’orbe Cristiano (…) dove a norma di diritto o per consuetudine si celebra secondo il rito della Chiesa Romana, in avvenire e senza limiti di tempo, la Messa, sia quella Conventuale cantata presente il coro, sia quella semplicemente letta a bassa voce, non potrà essere cantata o recitata in altro modo da quello prescritto dall’ordinamento del Messale da Noi pubblicato; e ciò, anche se le summenzionate Chiese, comunque esenti, usufruissero di uno speciale indulto della Sede Apostolica, di una legittima consuetudine, di un privilegio fondato su dichiarazione giurata e confermato dall’Autorità Apostolica, e di qualsivoglia altra facoltà.”

    Si legga però anche Quo Primum XII:
    “Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.”

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Quel Messale è stato dato nel 1570, mentre in precedenza, per secoli, sono esistiti decine di messali e riti particolari della Santa Messa, che non cambiavano solo da congregazione a congregazione monastica, ma persino da monastero a monastero della stessa congregazione.

      Credo che nessuno, ragionevolmente, possa pensare che quella testa di coccio di pescatore galileo, tal era Simone figlio di Giona detto Pietro, giungesse rivestito di sacri paramenti, con fanone e pallio, scortato da cardinali-presbiteri e cardinali-diaconi rivestiti di piviali e dalmatiche damascate, fino sotto i sette gradini dell’altare recitando: «Introibo ad altare Dei …».

      Lei cita nel suo messaggio due testi che purtroppo non è proprio in grado di leggere e comprendere nel loro lessico ecclesiastico-canonico, quindi li confonde per dogmi di fede, forse ponendoli allo stesso livello, se non al di sopra, dei dogmi cristologici.

      Il lessico ecclesiastico-dottrinale-canonico di certi documenti è intriso di espressioni del tipo … «E se qualcuno muterà questa norma, sia anatema!».

      Temo però lei ignori che il Messale santissimo della santissima “messa di sempre”, a partire dal successore di San Pio V, Gregorio XIII, è stato modificato in totale per 18 volte. Il Sommo Pontefice Urbano VIII, ad appena mezzo secolo dalla promulgazione del Messale santissimo della santissima “messa di sempre”, modificò in modo radicale le rubriche e impose il cambiamento della gestualità del celebrante durante la Preghiera Eucaristica. E suvvia dicendo a seguire …

      Insomma, mio caro, temo che lei faccia copia/incolla di pezzi di documenti raccolti in giro per i blog, per poi postarli nei suoi commenti senza comprendere non solo il loro significato, ma la storia della Chiesa e delle riforme liturgiche, che sono state continue e che sempre sono andate di pari passo, nei secoli, con le esigenze pastorali.

      • Luca Guido
        Luca Guido dice:

        Carissimo Pater,

        a me sembra piuttosto che con l’argomento degli abusi nell’ambito della celebrazione del rito antico (che io non conosco, ma Lei evidentemente si) col quale invocava la fine del Summorum Pontificum, stia gettando insieme all’acqua sporca anche il bambino!
        Ma poi… di cosa hanno paura Bergoglio ed i modernisti? Che fastidio può dare quella Santa Messa? Ma che fastidio Le da tutto questo personalmente?

        Cordialmente,
        Luca Guido

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Caro Luca Guido,

          cominciamo con un po’ di stile, specie se si vuole essere fedeli alla vera e antica traditio catholica.
          «Bergoglio» ha cessato di esistere come tale dopo che dentro la Cappella Sistina ha detto «accepto» e ha reso noto ai Signori Cardinali il suo nome da Romano Pontefice: Francesco. Quindi ci si rivolge a lui chiamandolo Sommo Pontefice, Romano Pontefice, Santo Padre.
          A lui si tornerà a rivolgersi come Jorge Mario Bergoglio in occasione delle sue esequie funebri, per sottintendere a questo modo che il pontificato non è un sacramento indelebile ed eterno come il sacerdozio o la pienezza del sacerdozio apostolico, è un ufficio supremo che cessa con la morte.

          Anzitutto io non ho mai argomentato e invocato la fine del Summorum Pontificum per gli abusi liturgici, che sono sempre esistiti e che sempre esisteranno in qualsiasi forma di rito, perché dipendono dall’uomo e dalla sua volontà negativa, dal suo rapporto sbagliato con le res sacrae. Ho solo detto e spiegato a certi romantici surreali, convinti che prima tutto era spirituale, mistico, adorante, sacrale … che anche con il messale santissimo della santissima “Messa di sempre” avvenivano tali e gravi abusi che i Sommi Pontefici indirizzarono lettere di fuoco con severe reprimende al clero, mentre i vescovi diocesani giunsero a minacciare di sospensione a divinis i preti per i casi più gravi. E questo è un fatto storico, senza girare le parole come mai le ho dette ed espresse.

          Non giriamo poi, per cortesia, attorno all’argomento, perché se come suppongo lei vive sulla terra, dovrebbe sapere bene che nei circoli che si sono avvalsi della concessa facoltà di celebrare con il Vetus Ordo Missae secondo le disposizioni date nel 2007 dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, si sono uditi per anni questi discorsi penosi e pieni di livore:

          1. io vado alla Messa vera che è solo la “Messa di sempre”,
          2. la Messa Vetus Ordo è la sola Messa valida;
          3. quello di Paolo VI è un messale protestantico che ha ucciso la sacralità della Messa;
          4. la riforma liturgica ha distrutto il senso del sacro;
          5. tutti i problemi nascono dal Concilio Vaticano II, da molti chiamato in questi circoli “il conciliabolo”;
          6. il Messale riformato di Paolo VI è un’opera diabolica di quel massone di Annibale Bugnini;
          7. ecc… ecc …

          E, come lei, tutte queste persone facevano sempre e puntualmente richiamo al Modernismo e ai modernisti. Soggetti che tra l’altro, le ricordo, non sono nati dopo il Concilio Vaticano II, ma a inizi Novecento, quando appunto si celebrava e ci si santificava con il Messale di San Pio V in tutta la orbe catholica.

          Tutti i discorsi riportati nei punti sopra non sono stati fatti da alcuni cani sciolti né costituiscono casi isolati, tutt’altro: hanno costituito pressoché la prassi in questi circoli che appena hanno avuto in mano l’uso di quel Messale lo hanno usato come arma contro la riforma liturgica e un intero Concilio della Chiesa.

          Tutte le volte che sacerdoti, di tutto tacciabili fuorché di ultra-progressismo o peggio modernismo, hanno cercato di redarguirli, me incluso, invitandoli alla comunione ecclesiale, a non insultare un intero concilio e tutti i Sommi Pontefici che si sono succeduti da dopo Pio XII a seguire, loro hanno sempre risposto con arrogante sicumera che “la Messa di sempre” non poteva essere tolta. Della serie: ormai possiamo dire quel che vogliamo.
          Quando molti miei confratelli, me incluso, gli hanno detto che quella concessione, come era stata fatta poteva essere tolta in modo pienamente legittimo, non hanno prestato alcun ascolto. E questo non uno, due o tre casi isolati, ma molti, troppi.

          Nel 2012 il vescovo di una diocesi, sapendo che conoscevo anzitutto il latino e la struttura storico-liturgico-teologica del rito antico, mi domandò se una volta alla settimana potevo celebrare per un gruppo di fedeli che avevano richiesto questa celebrazione, facendogli anche una adeguata formazione catechetica nel tempo sul significato e sul senso profondo di quel venerando rito. Dopo tre settimane tornai da quel vescovo e gli dissi che mi rifiutavo di celebrare la Santa Messa per un gruppo di persone che a quel rito partecipavano colme di ideologico malanimo verso la Chiesa e il suo magistero a partire dal 1965 a seguire. A quel punto – e solo a quel punto – il vescovo mi confidò che prima di me aveva incaricato due sacerdoti ottantenni, nati e ordinati sacerdoti con quel rito con il quale avevano celebrato fino al 1969, che analogamente a me si erano recati da lui anteponendo rifiuto a proseguire a causa degli atteggiamenti di questo gruppo di persone che, tra l’altro, non accettavano neppure né insegnamenti né tanto meno correzioni.

          Lei può ribattermi se lo desidera quanto vuole, ma sono io che faccio il prete e sono io che mi sono dovuto confrontare con questo genere di materiale umano, come accaduto a molti vescovi e a numerosi miei confratelli che, partiti con tutte le migliori intenzioni nel 2007, si sono poco dopo rifiutati di celebrare con il Vetus Ordo Missae per gruppi di persone che tacciavano di eresia modernista un intero concilio della Chiesa e tutti i pontefici che, da Giovanni XXIII incluso, si erano succeduti.
          Questo che le ho narrato è il mondo del reale.

          Quando in piena pandemia c’è stato il primo grande lockdown, le persone che non potendo spostarsi per raggiungere il luogo dove si celebrava “la Messa di sempre” si sono rifiutate di andare alla Santa Messa dietro l’angolo di casa, perché lì non si celebrava “la Messa di sempre” che è l’unica e sola valida, bensì la «Messa protestantica di Paolo VI ideata dal massone Annibale Bugnini e dai modernisti del conciliabolo», sono risultate in numero tristemente molto elevate.

          Nessun fastidio quindi, né verso il Vetus Ordo Missae né verso il Messale di San Pio V, ma se un numero elevato di persone intendeva, come hanno dimostrato, fare uso di un Messale e di una Messa per disprezzare la «Chiesa modernista» e il «conciliabolo fonte di tutti i mali», quel Messale gli andava tolto. Lo hanno fatto dopo 14 anni. A mio parere troppo tardi, avrebbero dovuto farlo prima.

          E chiunque voglia ribattere, lo faccia nel merito, perché la fede non si costruisce su estetismi emotivi, peggio su cieche ideologie.

          • Iginio
            Iginio dice:

            Ha ragione, padre Ariel, anche io tante volte mi sono annoiato a ripetere che la clausola “Non osi nessuno modificare…” è la clausola della Sanctio, presente in tutti i documenti pontifici, ma che ovviamente è valida fintantoché un altro Papa non ritenga di intervenire. Tutto ciò si studia nella Diplomatica pontificia (da non confondere con la diplomazia!).
            Una volta a Gorizia quasi vent’anni fa passai in una chiesa dove si celebrava col vecchio rito e mi fermai in attesa della messa. La chiesetta era sì piena di gente, ma in attesa dell’inizio della messa che faceva tutta questa gente? Chiacchierava come a teatro in attesa dello spettacolo. Nessun silenzio, nessun raccoglimento. Idem a Trieste. Pare sia un retaggio della “cattolicissima” Austria dei “cattolicissimi” Asburgo, che con Trieste ci ha lasciato una delle città più secolarizzate d’Italia già a fine Ottocento. Quindi finiamola col fantasticare di sacri imperi. E anche – mi scusi, padre Ariel! – col dare colpe ai Savoia (che semmai risentirono della mentalità diffusa tra i politici anticlericali otto-novecenteschi).
            Tolta di mezzo quindi la retorica sui Bei Tempi, rimango tuttavia del parere che gli interventi di cui c’è bisogno oggi siano ben altri e in diversa direzione.

      • daouda
        daouda dice:

        La modifica che cita, don Ariel, credo sia quella di Clemente VIII nel 1604 che ha confuso con la “Si quid est” di Urbano VIII del 1634.

        Ora…A conti fatti, ad essere sinceri, compreso che la rivoluzione modernistica di Pio X sul Breviario Romano del 1911 ha dovuto comportare la riscrizione di parte delle rubriche ( senza dimenticare le innovazioni nella musica sacra e la diatriba sulla “questione gregoriana” ripresa nel suo pontificato ) che già la snaturavano, se consideriamo le soppressioni di Pio XII del 1955 ( tralasciando la settimana santa ) , il picconamento del rito romano antico era già bello che avvenuto.
        Tutto per dire che il messale del 1962 , otremodo, basandosi su di un codice delle rubriche completamente riscritte e rivedute nel 1960, non è affatto antico né ovviaamente tridentino!
        Praticamente tutti i tradizionalisti si autocontraddicono maldestramente essendo degli innovatori giacché il rito del 1962 è più “antico” di quello di Paolo VI di appena 7 anni.
        Potenza dell’estetismo e dell’ideologismo.

        Credo che ben si attagli loro questo passo del santo Vangelo di Matteo (23,29-32) in cui il Signore disse: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: -Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti…Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri!”

          • daouda
            daouda dice:

            Don Ariel come legge io non concordo con lei rigurado il rito paolino che a mio giudizio è privo di senso, come quello del 62 of course, il che ci dovrebbe portare a discutere di cosa sia riforma e cosa sia invenzione ( che si dimostra spesso essere anche archeologistica e non solo innovativa ) ma ciò non significa che lei non abbia ragione nel rintuzzare i tradizionalisti nei vari loro approcci ed errori che ha espresso, e di cui ringrazio sentitamente, nel difendere tali ritualità nella loro efficacia sacramentale e nel dimostrare le riforme avvenute nel rito romano, su cui concordo non foss’altro perché è la realtà.
            Si capiva bene si fosse confuso!

            Benedite.

            Saluti, Davide

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro Davide,

            come ho spiegato nella mia video-lezione, il Messale del Santo Pontefice Paolo VI, quindi la struttura del rito, può essere oggetto di serene e legittime discussioni critiche sul piano teologico-liturgico e anche su quello pastorale.

            Sono il primo a ribadire in tutte le salse che una riforma liturgica era necessaria e che a darle avvio fu il Venerabile Pontefice Pio XII. Però, sul fatto che questa riforma, nella turbolenta stagione del post-concilio, abbia prodotto solo sempre e buoni frutti, su questo è a dir poco doveroso discutere, ma soprattutto dubitare alla prova dei fatti. E questo glielo dico come presbitero e come celebrante: dinanzi a certe celebrazioni liturgiche – rasenti a volte il vero e proprio sacrilegio – rimango da sempre a dir poco imbarazzato.

            Non sono però purtroppo i laici che impazzano da un blog all’altro che possono fare una necessaria riforma della riforma di cui sono convinto che abbiamo impellente bisogno.
            Esistono infatti due diversi generi di pericolose ideologie: quella di coloro che hanno tentato di mutare il Messale di San Pio V in un campo di battaglia, quella di coloro che ritengono perfetto e intoccabile il Messale di San Paolo VI, specie dinanzi a una crisi della fede senza precedenti storici, posto che questa crisi colpisce anzitutto il clero e quindi la Chiesa al suo più profondo interno.

            Coloro che però pensano di risolvere questo stato di terribile decadenza spostando le lancette dell’orologio a prima del Concilio Vaticano II, peccano veramente di pura idiozia. Sarebbe infatti come scendere dall’automobile per tornare a viaggiare a cavallo.

          • daouda
            daouda dice:

            Parlano molto di clandestinità, ma se un giorno una santa messa dovesse celebrarsi in una tale condizione, dubito che apprezzerebbero anche allora una così scarna ed essenziale celebrazione. Bah.

            Una buona serata!

  9. Iginio
    Iginio dice:

    Beh, forse sarebbe stato più urgente preoccuparsi dell’applicazione di Redemptionis Sacramentum, anziché bastonare i seguaci del vecchio rito, cancellandolo come segno di scandalo. Infatti la frittata può benissimo essere ribaltata: se ripristinare il vecchio rito è segno di frattura, anche abolire il vecchio rito era una frattura. Ne consegue che non abbia molto senso accusare solo i “veteromessalisti” di rompere l’unità della Chiesa, che non è fatta solo dai fedeli viventi ma anche da quelli nell’Aldilà.

    Né mi pare che papa Francesco tenga molto ai riti: basta vedere a come ha ridotto le messe pontificali, coi canti parrocchiali! Improbabile che intervenga contro gli abusi del Novus Ordo.

    Io sono del 1973, quindi ho seguito solo messe Novus Ordo, ma non ho mai capito che senso abbia demonizzare il passato. Se per secoli fior di santi si sono santificati con quel rito, non vedo che senso abbia credere che solo col nuovo rito le cose andranno magnificamente. Mi pare solo progressismo da quattro soldi. Certo, prima la gente spesso non seguiva la messa, molti stavano vicino alla porta della chiesa pronti a scappare fuori alla prima occasione ecc. Ma c’erano anche tante persone semplici che la seguivano. E’ a loro che bisogna guardare, non agli pseudoelitisti pliniani stile principessa Pallavicini e compagnia bella.

    Sorvolo sul fatto che per molti – vedi Pax Christi o tanti vagamente cristiani – l’eucarestia oggi è solo un convito a cui potrebbe partecipare chicchessia, in base all’assioma: invitiamo anche gli altri a partecipare così festeggiamo insieme.

    Infine, trovo patetico il richiamo della lettera di papa Francesco sulla presunta mancata attuazione del Concilio Vaticano II. Quel concilio è finito nel 1965, oggi siamo nel 2021: credere che sia attuale è patetico. E’ anch’esso frutto del tempo, di un periodo di superficiale progressismo ottimista poi naufragato già negli anni Settanta tra violenze e edonismo di massa e nell’autodemolizione del mondo cattolico.
    I problemi di oggi vanno affrontati con spirito e mentalità nuovi, non coi rimasugli degli anni Sessanta in salsa rahnerian-gesuitica (o melloniana).

    Caro padre Ariel, a quando una sua bella discussione con l’Idolo Melloni? Allora sì che vedremmo tuoni e fulmini. A meno che lei non stimi Melloni perché anche lui critica padre Livio di Radio Maria… ?

  10. Liliana
    Liliana dice:

    Io posseggo un libretto con la messa in italiano, stampato alla fine degli anni sessanta!
    Sembra un’altra messa se ci si riferisce alla messa in italiano di oggi!
    Di cambiamento in cambiamento non resterà più nulla…

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Cara Liliana,

      io posseggo un testo nel quale è racchiusa la Messa che veniva celebrata nel IX e X secolo in età carolingia. E’ uno dei tanti messali, perché ogni diocesi, ogni abbazia, ogni monastero aveva un messale e un rito proprio.
      Questi riti sembravano proprio un’altra Messa, rispetto al Messale unitario dato a tutta la Chiesa nel 1570 da San Pio V.
      Lei ha ascoltato la mia video-lezione?
      Temo di no, perché in essa spiego, con rigore e criterio storico non passibile di smentita che, il Messale santissimo della santissima “messa di sempre” immutabile nei secoli dei secoli, dato nel XVI secolo da San Pio V, è stato modificato nel corso dei secoli per ben 18 volte, a partire dal Successore di San Pio V.
      Forse anche all’epoca qualcuno avrà detto che «di cambiamento in cambiamento non resterà più nulla»

      • Andrea
        Andrea dice:

        Faccio anche un’altra considerazione.
        A mio avviso, il problema di fondo non è il latino o l’italiano, ma la totale mancanza di formazione, istruzione, conoscenza e, in fin dei conti, fede.
        Io, per tanti anni, ho sentito ripetere dal sacerdote “pregate fratelli e sorelle perché questo mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio….” Bene. Nonostante questa frase fosse in italiano, le assicuro che non l’ho mai capita. La sentivo pronunciare dal sacerdote, e rispondevo “il Signore riceva dalle tua mani questo sacrificio…” Ma se qualcuno mi avesse chiesto, cosa vuole dire? Io avrei risposto, non lo so. Nessuno me lo ha mai spiegato. Se chiedevo a qualcuno intorno a me, rispondeva “bo, si dice così perché si è sempre detto così”. Questo è. Per non parlare del credo. “Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero”. Bene. Frase in italiano. Ma cosa vuol dire? Bo. Per anni e anni l’ho ripetuto senza capire assolutamente cosa volesse dire. Questo è.

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Caro Andrea,

          le sono grato per questo suo commento, lei ha capito tutto e riassunto il tutto il poche righe.

          Posso solo risponderle che in ogni caso i fedeli perennemente lamentosi, senza macchia, peccato e responsabilità, già danno in escandescenze di domenica se l’omelia supera i 7/8 minuti, figurarsi se uno li invita – come è stato fatto, ripetutamente e molte volte – a partecipare a delle catechesi dove si spiega il significato delle parole della Santa Messa, c’è il rischio di ritrovarsi come platea la mamma del parroco e il sacrestano.
          I fedeli – ripeto senza macchia, peccato e responsabilità – sono troppo impegnati a lamentarsi della Chiesa e dei preti.

          Ecco a lei 40 minuti di lezione nella quale spiego solo il concetto di «Luce da luce, Dio vero da Dio vero».



          Più di questo io non posso fare. Posso solo dirle che però, le cattedrali, con i vescovi seduti compiacenti in prima fila, si riempivano quando un notorio eretico del calibro di Enzo Bianchi era invitato e saliva sui pulpiti per enunciare le più assurde eresie di ritorno.

        • stefano
          stefano dice:

          Andrea, “Per anni e anni l’ho ripetuto senza capire assolutamente cosa volesse dire”. Però poi lo ha capito, e se lo ha capito è perché nel suo cuore già lo sapeva. Come la goccia che scava la pietra quelle parole ripetute hanno piano piano riportato al cuore (ri-cordare) l’eterna sapienza. Senza quel nocciolo duro di fede neanche un fisico teorico sarebbe stato in grado di capire. I nostri nonni con al massimo la terza elementare, magari non lo sapevano ripetere, ma sapevano tutto di Dio (o almeno quanto basta), anche senza saperlo. Pensi però a chi a messa non ci andava mai.

  11. Filelleno
    Filelleno dice:

    Provo lo stesso senso di amarezza di Attilio e Antonello. Padre Ariel, sa perché mi è piaciuta molto di più la S. Messa in rito romano antico del Novus Ordo? Perché, dopo tanto tempo, ho sentito omelie che parlavano di destino ultraterreno ed esortavano ad aspirare al Cielo. Inoltre ho potuto ascoltare dei canti bellissimi che non avevo mai sentito: per es. il Kyrie degli angeli e “Andrò a vederla un dì”. Pensi che un mio parroco, anni fa, parlava del prezzo dell’olio e dei pomodori in relazione al problema del lavoro sottopagato. Comunque mi sono ricreduto assistendo a una S. Messa Novus Ordo celebrata da un monaco trappista: semplice, essenziale e con un’omelia appropriata
    Ho notato anch’io l’ignoranza di certi sacerdoti tradizionali, che sbagliavano un accento dopo l’altro, anche perché leggevano alla velocità della luce (non ne ho mai capito il motivo).
    Speriamo che la riforma della riforma auspicata da Benedetto XVI porti frutti migliori.
    Scusi lo sfogo lungo e grazie.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Filelleno,

      grazie anche lei per questo bel commento.
      Ci tengo a dire, a lei e agli altri Lettori, che anch’io provo amarezza, sicuramente più ancora di voi, perché certe situazioni le vivo dall’interno, come presbitero, in un rapporto molto stretto con gli altri confratelli, ma soprattutto con i vescovi, di cui noi siamo stretti collaboratori assoggettati nella comunione di obbedienza da solenni promesse.

      Insomma, altro che olio e pomodori, conosco parroci che all’arrivo della bella stagione si trasferisco al mare per fare bagni di sole, canottaggio e via dicendo, presentandosi nelle loro parrocchie la domenica, giungendo due minuti prima della Messa e scappando due minuti dopo per tornare la settimana dopo.
      Conosco preti che parlano di ecologia e di rispetto della natura – cosa in sé e di per sé giusta – dopo avere però dimenticato che l’inquinamento contro il quale noi dobbiamo combattere è il peccato, essendo noi medici istituiti per la salus animarum.

      Quando ogni tanto soggiorno nella Sicilia sud-orientale, dove prima di diventare prete mi acquistai un alloggio, mi capita di essere oggetto di lazzi – ovviamente alle spalle, s’intende, certe cose se me le dicessero in faccia partirebbero sberle all’istante! – dal disastrato clero locale che mi irride perché con il caldo delle alte temperature porto la talare bianca, anziché vergognarsi di sè stessi e della loro sciatteria indecorosa, quando certi preti si presentano in chiesa con i pantaloncini al ginocchio le ciabatte infradito e una maglietta variopinta, se non addirittura con la canottiera. In queste zone di mare a me nessuno mi ha mai visto, non dico prendere il sole o fare i bagni in mezzo alla gente, ma nessuno mi ha mai visto neppure con una maglietta a maniche corte. E se ogni tanto voglio fare un bagno, assieme al mio collaboratore andiamo in qualche posto isolatissimo dove non c’è nessuno e dove mi prendo la libertà di fare qualche bagno senza che nessuno mi veda.

      Questo stile di vita e molte altre cose ancora, sono dovute alla formazione che ho ricevuto a suo tempo da santi sacerdoti, oltre al fatto che il mio sacerdozio nasce da una scelta radicale di vita in età adulta, essendo divenuto prete quarantenne. Cosa ben diversa dal pupetto uscito a 25 anni prete da un seminario con la convinzione: “… adesso sono prete e faccio quel che voglio”.

      Sono solo pochi esempi per dire che tutto parte, a monte, dalla formazione dei sacerdoti, non pochi dei quali hanno smarrito, per loro colpa o per mala formazione ricevuta, il senso del sacro e del decoro, ma soprattutto la solidità della dottrina. Ecco quindi, di conseguenza, preti che trasformano la liturgia in show, in loro spettacolini personali, dove il narcisismo e la “creatività” del celebrante spazia spesso tra il grottesco e il sacrilegio.

      Dinanzi a questa realtà, che mai ho nascosto e che anzi ho sempre criticato e condannato procacciandomi malumori da parte di confratelli e di vescovi completamente privi di palle e incapaci a gestire con decisa autorità certe situazioni, comprendo eccome la reazione di molti fedeli che dinanzi a una silenziosa, decorosa e partecipata Santa Messa celebrata con il Vetus Ordo Missae, si sentono rinascere.

      In coscienza posso però assicurarle che sin dal 2010, all’epoca che prestavo servizio in una antica basilica romana, diverse persone che erano abituate a partecipare alla Missa Vetus Ordo e che partecipavano alla mia celebrazione della feria di primo mattino – celebrazione che non durava mai meno di 40/45 minuti – a una a una vennero a dirmi di avere capito che non contava la lingua italiana o latina, o il Messale di San Pio V o di San Paolo VI, ma la sacrale devozione con la quale il sacerdote celebrava la Messa.

      Richiamato ripetutamente dal rettore della basilica secondo il quale una Messa della feria non poteva durare più di 15 minuti al massimo, fui infine chiamato dal prelato segretario del Vicariato, che con clericale e untuosa ironia mi domandò: «Quanto tempo impieghi per celebrare la Messa della feria?». Replicai: «Ti rispondo allo stesso modo in cui rispose Padre Pio da Pietrelcina a un visitatore apostolico che gli pose la stessa domanda lamentando la sua lunghezza: “Non sapevo che sul Monte Calvario avessero messo l’orologio!”».

      So bene da dove derivano e nascono i problemi.
      Purtroppo spesso – come dimostrano anche molti commenti di certi Lettori – le persone che vivono certi disagi non trovano di meglio da fare che assumere atteggiamenti aggressivi e critico-distruttivi proprio verso presbiteri come me, consapevoli di quelli che sono i gravi difetti e la decadenza che avvolge ormai il clero. Questi soggetti si rifiutano di piegarsi a qualsiasi invito alla ragione, si ergono a maestri e giudici, agiscono per puri impulsi emotivi e, quando cerchi di farli ragionare facendogli capire come stanno veramente le cose e in che modo corretto bisognerebbe reagire e agire, per tutta risposta ti rovesciano addosso autobotti di merda.

      Per fare il prete veramente, come il prete dovrebbe essere fatto, oggi è richiesta più fede e coraggio di quanta ne era richiesta durante le più sanguinarie persecuzioni, posto che oggi, i nostri peggiori persecutori, sono certi laiconi cattolici apostolici romani impegnati e militanti, che quanto hanno detto “io penso che … secondo me …” con ciò hanno detto tutto, con tutto quello che di disastroso ne consegue.

  12. Luigi
    Luigi dice:

    Un bel colpo mortale al Summorum Pontificum. E poi problema risolto? Non mi pare, perché nella maggioranza delle chiese si continuerà ad assistere a celebrazioni eucaristiche fantasiose se non “raccapriccianti”, con canti imbarazzanti e fedeli sempre più confusi e male educati dal cattivo esempio di certi pastori. Su questo grave problema (a parte un breve accenno nella lettera del motu proprio di papa Francesco) non mi pare ci sia la volontà di mettere mano con una “riforma della riforma” della liturgia che recuperi anche le preziosità perdute della vecchia liturgia, gregoriano compreso. Questo motu proprio ha prodotto solo due effetti: far felici gli ultraprogressisti e incattivire i “tradizionalisti”. Come ho detto lo avrei capito se fosse stato accompagnato da una riforma della liturgia N.O. Ma nulla di tutto questo all’orizzonte, almeno per ora (fra cento anni?).
    Ps. Sarebbe stato bello vedere la stessa durezza e severità usata dal papa anche nei confronti del “cammino sinodale” tedesco o verso certi preti stile James Martin che seminano confusione nel gregge di Cristo, ma forse lì si andrebbe in zona “intoccabili”…

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Luigi,

      se legge le diverse risposte date al altri Lettori, vi troverà risponde anche a questi suoi quesiti.

    • Fabio
      Fabio dice:

      Buongiorno padre Ariel,

      con molta simpatia, leggendo i suoi interventi, e le sue risposte spesso mi viene da accostarla al personaggio di Don Camillo creato da Guareschi.

      Ancora adesso rileggendo quei libri in cui si racconta di un “mondo piccolo” che non c’è più (se mai è esistito veramente) provo un senso di invidia per quando le cose erano nella loro complessità “semplici”. Il nero era nero, il bianco bianco, i presbiteri erano presbiteri e non sociologi, psicologi, economisti, ambientalisti e i fedeli non insegnavano esegesi biblica dal pulpito virtuale dei social network.

      Il perché di questo parallelo con la narrativa e la cinematografia è presto detto: posso condividere o non condividere alcune sue opinioni (se si tratta di cose opinabili), mi strappa un sorriso per le molte espressioni colorite usate (Don Camillo usava le mani come badili) ma, cosi come non mi premetterei mai di contestare un fisico teorico quando parla di meccanica quantistica, non posso che avere un atteggiamento di ascolto quando fa le sue lectio. Forse è perché siamo in un’epoca in cui al pensiero di torme di cretini si da lo stesso valore del pensiero Filosofico e Teologico di duemila anni di storia Cristiana… Ma …

      continui così padre Ariel, ci costringa a leggere, riflettere e ragionare, magari anche ad arrabbiarci, ma sempre col sorriso.

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Caro Fabio,

        non tutti riescono a cogliere il mio innato senso di paternità che fa parte del Sacramento di grazia della consacrazione sacerdotale ricevuta. Ai preti andrebbe infatti applicato quel precetto del decalogo che impone «onora il padre e la madre». E talvolta, i genitori, devono di necessità essere anche severi.

        Soprattutto quando ho a che fare con giovani e giovanissimi, cerco di far sentir loro la paternità di genitore che dispensa loro la vita attraverso i Sacramenti di grazia. Se infatti i genitori hanno dato loro la vita, noi abbiamo data loro la vita anzitutto con il Santo Battesimo.

        Sbagliano certi miei confratelli che fanno – come lei dice – i sociologi, psicologi, economisti, ambientalisti … Sbagliano a fare i “compagnoni” dei c’ciovani.
        Io che non sono ancora decrepito (compio 58 anni il mese prossimo) e che sono divenuto adolescente a metà anni Settanta, ricordo sempre la venerabile e sacra immagine di certi sacerdoti e parroci, all’epoca tra i 55 e i 70 anni, che curavano i loro oratori e i loro giovani come le perle più preziose del loro scrigno pastorale e sacerdotale. E lo facevano facendo i preti, non i compagnoni dei c’ciovani.

        Se i ragazzi della parrocchia andavano il sabato sera in pizzeria, il parroco non veniva certo con noi. Meno che mai – impensabile! – andava con i ragazzi e le ragazze a fare il bagno e a prendere il sole al mare tra scherzi e lazzi. Però, la domenica mattina, era in chiesa ad aspettarci. Nel corso della settimana radunava i giovani, ci faceva le catechesi, con le suore ci istruiva nel canto, al decoro liturgico e al sacro rispetto durante le sacre celebrazioni.

        Ricordo, per esempio, quando da bambini le suore ci portavano alla colonia estiva nel mese di luglio. E ricordo in quei frangenti la visita del parroco. Non siamo alla preistoria, ma negli anni 1970/1971, quando avevo 7/8 anni. Indelebile e indimenticabile l’immagine del parroco che giungeva sulla spiaggia sotto il sole vestito con la sua talare nera.
        E io che soffro il caldo so cosa voglia dire portare una talare nera sotto il sole a certe temperature, a ben considerare che la porto sempre, contrariamente a quei confratelli che, per indossarne una, aspettano che gliene sia regalata rossa, altrimenti non la indossano mai, quella nera. Certo, nei posti particolarmente caldi, quando durante l’estate soggiorno in zone del nostro Paese che vanno da Napoli in giù sino alla punta estrema della Sicilia, porto la veste bianca.

        Questi sacerdoti della mia giovinezza, che avevano una cura totale nei confronti dei bambini, dei giovanissimi e dei giovani, non hanno mai dato segno alcuno di spirito mondano. Sempre disponibili dalla mattina alla sera, ma sempre al loro posto. Sempre reperibili in parrocchia, sempre disponibili per le confessioni, per le direzioni spirituali, per un colloquio. E a portare la Santa Comunione agli ammalati andavano loro, non la pia donna, con tutto rispetto per le pie donne. E quando passava per strada il parroco con la cotta e la stola sopra la talare e le mani incrociate sul petto dove portava la custodia con il Santissimo Sacramento, persino quelli che stavano seduti davanti al circolo dell’Associazione Ricreativa Comunisti Italiani si alzavano dalle sedie e si toglievano il cappello di testa con la scusa di salutare il parroco. Altri, per strada, si facevano il segno della croce e accennavano un inchino.

        Oggi, non pochi preti, vanno nei locali con i c’ciovani o al mare a fare bagni, a volte persino nelle discoteche. Però, se li cerchi per una confessione ti dicono di prendere appuntamento, se hai bisogno di parlare con loro ti dicono che non hanno tempo. Non vanno a portare il Viatico agli infermi perché oberati di non meglio precisati impegni pastorale, tanto ci sono le pie donne … oppure ti dicono che sono impegnati a preparare conferenze, seminari, insomma cose molto intellettuali.

        Quando divenni prete, sin dal periodo della formazione avevo ben chiari tanti modelli di vita sacerdotale a cui ispirarmi, o alle memorie dei quali rendere onore quanto più possibile con il mio vivere sacerdotale.

        Se però oggi, a uno di questi diversi pretini trendy lo ammonisci dicendo che è patetico da parte sua fare ultra quarantenne il compagnuccio dei c’ciovani, o se gli spieghi che se i c’ciovani vogliono compagni di brigata e di baldoria non se li scelgono certo tra i preti, o per finire che, con certi suoi atteggiamenti da prete immaturo, ha proprio rotto i coglioni, a quel punto grida allo scandalo perché tu dici parolacce e sei volgare. Lui che esce con un gruppo di giovani alle due di notte da una discoteca no, lui non è volgare, è assolutamente nel giusto, anzi ha appena terminata una impegnativa ed estenuante attività pastorale. E se dopo avere visto le foto del Reverendo Signor Parroco pubblicate sui social media , con lui sulla spiaggia che fa il cretino con un costumino da bagno aderente, o che fa il trenino in acqua con i ragazzi e le ragazze, uno come me lo prende e gli intima: «… grandissima testa di cazzo, sei una vergogna del Sacro collegio sacerdotale!». A quel punto lui va a piagnucolare dal suo vescovo per attentato di lesa maestà e comincia a strepitare affinché mandi al mio vescovo una lettera di protesta, reclamando la mia testa servita su un piatto come quella del Battista, posto tra l’altro che purtroppo, non pochi di questi preti, più che degli Erode sono delle mestruate Erodiade madre di quella sguardrina di Salomè. E il vescovo di cotanto prete, confermandosi più deficiente del suo prete, anziché farlo nero dalla testa ai piedi per i trenini in spiaggia con il costumino aderente, o per essersi postato a torso nudo sui social mentre addentava aragoste, lo asseconda pure e invia la lettera richiesta, esaudendo il testa di cazzo di cui dicevo prima con aulico linguaggio ecclesiastico molto curiale e forbito.

        La mia fede sopravvivrà anche alla morte, mentre dentro la bara desidero essere messo con la mia talare, rivestito dei paramenti di colore liturgico rosso, segno della mia passione per Cristo e la sua Chiesa. E alla terra, assieme al mio corpo corruttibile, saranno affidati anche i miei coglioni, quelli che per tutta la vita mi sono serviti per fare il prete di questi tempi. Perché questo è il problema: ai seminaristi vengono fatti fare test di ammissione al seminario con psicologi – e non si capisce perché principalmente con psicologhe – ma nessuno si premura di fargli fare un’accurata visita urologica, tanti sono per l’appunto i coglioni necessari per fare il prete oggi, di questi tempi, in questa società e in un mondo che sembra marciare verso il disastro.

        E’ proprio necessario dire parolacce? Certo che no, ma anzitutto è necessario valutare in che modo e perché si dicono. Inoltre ho scoperto da tempo che certi frasari costituiscono il miglior sistema per far venire allo scoperto i moderni farisei e per far stracciare le vesti dalla rabbia al Sommo Sacerdote all’interno del Gran Sinedrio.

        Meglio non pensarci, altrimenti potrebbe venire la tentazione di dire: il Verbo si è incarnato, duemila anni sono passati, ma noi non siamo cambiati neppure in un solo sospiro. E se tutto va bene, nel giorno del giudizio universale, ci ritroverà tal quali ci ha lasciati dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo.

        • Lucia
          Lucia dice:

          Caro Padre Ariel,

          credo che lei sia troppo ottimista, l’umanità rispetto a 2000 anni fa è peggiorata, non oso immaginare quando verrà la Parusia, se non dovesse essere veramente prossima…
          La saluto con affetto

        • stefano
          stefano dice:

          Gent.mo p. Ariel,

          mi lasci dire in premessa che il mio intervento non ha alcun intento provocatorio, ma è solo una richiesta di aiuto alla mia comprensione, della quale mi vedo costretto a dubitare.

          Come accennavo già nel mio primo commento a questo post, il Motu Proprio si presenta come un atto di abrogazione del Messale del 1962. Ho tratto questa convinzione dall’affermazione apodittica e assoluta dell’art.1 che “I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano”. In tale prospettiva, le motivazioni disciplinari in relazione a comportamenti contrari all’unità della Chiesa non sarebbero dunque rilevanti, giacché qui non ci troviamo di fronte a un semplice divieto all’uso del vecchio Missale, né di una sospensione a tempo indeterminato del Summorum Pontificum, ciò che renderebbe la celebrazione nel Vetus Ordo soltanto illecita, ma, di un atto che la renderebbe invalida, perché non più conforme alla professione di fede della Chiesa di Roma; e questo addirittura in conformità ai decreti del Concilio (che, tra parentesi, non solo fatico ad individuare, ma anche ad immaginare che possano aver sancito anche implicitamente una tale drammatica discontinuità tra il pre e il post Concilio).

          In sostanza il Motu Proprio sancirebbe che col Concilio non c’è più la Chiesa di prima, ne è nata una nuova. Lei condivide questo mio timore?

  13. De Luca Giordano
    De Luca Giordano dice:

    Buona sara Don Ariel, cerco di leggere sempre i suoi aricoli per imparare qualcosa.
    Circa questo fatto della messa vetus ordo io porto la mia testimonianza.
    Sono nato nel 1981 e non ho mai visto la messa in quel rito se non in vecchi filmati o nel messalino della mia povera nonna fino a quando papa Benedetto non la rimise in vigore, dunque non sono un nostalgico in senso proprio.
    Ma da quando ho visto e partecipato alla messa nella vecchia forma ho scoperto un tesoro di indicibile preziosita’ e questo indipendentemente dal fatto che si celebri con ornamenti barocchi, per seguirla bene in fondo non basta che avere un messalino bilingue. Capisco le sue obiezioni circa le esigenze in terra di missione, ma non bastava tradurre le orazioni e le letture nelle lingue nazionali lasciando inalterato quel venerabile rituale che tanto fa sentire vicini a Dio e alla sua maesta’ e che evangelizza da se piu’ di qualunque discorso? Se uno confronta i due riti, si accorge benissimo che non sono sostenuti dalla medesima mentalità e dunque appare chiaro che non possono essere considerati due forme dello stesso rito. Qui secondo me sta il dramma e il punto di rottura tra i due modi di intendere il culto. Che poi nei due riti si celebri il medesimo Sacrificio di Cristo non ho dubbi, ma buttare via il vecchio uso non sono convinto sia una cosa buona. Forse dico cose stupide e se fosse me ne scuso.
    Saluto lei e gli altri reverendi Padri augurandovi ogni bene.
    Giordano

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Giordano,

      non sempre è facile far capire alle persone la differenza che corre tra una attrazione estetico-emotiva, che può essere legittima, ed una autentica e profonda esperienza di fede.

      Quando durante la Prima Guerra Mondiale (1915-1918) era in vigore il Messale di San Pio V, capitava che il cappellano, prima dell’inizio di una battaglia, celebrasse la Santa Messa dentro la trincea, di necessità velocemente, con una stola gettata sulla sua tuta mimetica impolverata e macchiata di fango. E poco dopo, molti di quei soldati, soprattutto giovani, non erano più a questo mondo, diversi giacevano cadaveri a terra. Non c’erano paramenti sontuosi, decorose solennità, canti gregoriani struggenti e via dicendo a seguire. C’era il desiderio di potersi acquistare la salvezza dell’anima.

      Quello che nel corso degli anni abbiamo notato con l’uso del Messale di San Pio V concesso da Benedetto XVI, soprattutto nei giovani e nei giovanissimi, è che verso questo antico rito c’era una attrazione di tipo estetico-emotivo.

      Non dico sia il caso suo, sia chiaro, né posso dirlo perché non la conosco, beninteso.

      E dinanzi a queste cose bisognava correre ai ripari, perché non è certo con il senso estetico-emotivo che possiamo contrapporci ai bonghi e alle chitarre dei neocatecumenali scalmanati o dei preti da spettacolo che trasformano la Santa Messa del loro show personale.

      • Giordano
        Giordano dice:

        Reverendo, ha ragione in questo. Mentre scrivevo il mio commento pensavo proprio ai cappellani che celebravano in trincea come potevano e proprio a questo pensavo quando ho detto che quel rito venerabile ha una sua propria sublimita’ anche senza un sontuoso arredamento di contorno.
        Con ciò non dico che il nuovo rito non sia a suo modo solenne e mistico, come dice lei giustamente basterebbe iniziare a celebrarlo con tale consapevolezza, e ci sono certamente sacerdoti che lo fanno. Solo che nei fatti, ordinariamente vediamo tutti come spesso scelebra, come si canta e come si sta in chiesa io compreso. Diciamo che il vetus ordo celebrato serenamente, senza tifoserie e senza rancori, poteva certamente essere una ottima scuola specie per noi laici. Almeno per me lo è e forse questo poteva essere l’ intento di Papa Benedetto. Che poi nei fatti l’ aver rimesso in uso il vecchio rito si sia trasformato in quello che lei ben descrive è certamente vero e lo dimostra il vespaio che si alza quando si parla di questo argomento.
        Mi permetta padre un mio “io penso” e mi perdonerà se lo esprimo: qualche volta ho avuto modo di partecipare alla messa nuova, che per me è la messa che conosco meglio, celebrata sugli altari della precedente forma. Non so se è d’ accordo con me, ma già questo cambia di molto la percezione che si ha del rito che ne guadagna in raccoglimento sia nel celebrante che nei fedeli. Ma certamente conta più il cuore agli occhi di Dio che le forme esteriori quando queste sono vissute con animo mal disposto.
        Forse mi sbaglio, comunque grazie per l’ attenzione.

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          No, caro Giordano, non si sbaglia per niente.
          Glielo dico con un esempio esaustivo: una volta, invitato a celebrare la Santa Messa in una parrocchia, mi ritrovai con una scrivania messa neppure di fronte al vecchio altare, ma al centro della chiesa. Questa scrivania sarebbe stato l’altare (!?).
          Dissi al parroco: “O mi fai celebrare al vecchio altare, o me ne vado. Perché su una scrivania messa al centro della chiesa io la Santa Messa non la celebro.
          E celebrai al vecchio altare.

          Il limite oggettivo di Benedetto XVI è stato quello di rimettere in “libero uso” il vecchio messale senza curarsi in modo deciso e all’occorrenza con severa autorità, di ordinare ai vescovi di mettere in riga i preti che trasformavano le Sante Messe in teatrini.
          E così, anziché risolvere il problema della sciatteria liturgica e degli abusi che ben sappiano, Benedetto XVI ha dato vita a due partiti in aspro conflitto tra di loro, il tutto proprio sulla liturgia che è centro dell’unità della Chiesa. E questo si è rivelato un errore non perché lo dico io, ma perché lo provano i fatti. A partire dal dato di fatto peggiore in assoluto: molti – non dico alcuni ma molti – in modo arrogante e violento hanno usato il Messale di San Pio V contro un Concilio della Chiesa, la riforma liturgica e il papato.
          E questo è un fatto, legato a casi tutt’altro che isolati.

          La invito a leggere con attenzione sia il motu proprio sia la lettera con la quale il Sommo Pontefice lo presenta ai Vescovo, perché spiega in modo preciso e severo gli abusi intollerabili che sono fatti con il Messale di San Paolo VI.

          Da questo ne possiamo dedurre che a breve, dopo questo motu proprio, correrà sicuramente ai ripari per quanto riguarda gli abusi liturgici fatti con il Messale universale in uso dal 1970. Conoscendo ormai il modo di agire del soggetto in questione, personalmente ne sono pressoché certo.

          • Giordano
            Giordano dice:

            Tutto molto chiaro. Trovo che è vero che ci sono esagerazioni emotive in tutte e due le “fazioni” tutti abbiamo emozioni, basta saper metterci un freno quando sono troppo eccessive e qui a volte è difficile. Ritengo però che, esagerazioni a parte, la strada da seguire sia ancora quella indicata da papa Benedetto: un recupero di elementi che sono connaturati essenzialmente alla tradizione: l’ orientamento della preghiera liturgica per esempio. Vedo troppa differenza tra il modo di celebrare nel vecchio rito rispetto al nuovo, un cambiamento di forme troppo grande e temo che questo abbia fatto più male che bene esacerbando anche le contrapposizioni. L’ esempio da lei offerto non fa che confermare questo allontanamento: non si comprende più la funzione sacrale dello spazio tanto che l’ altare può stare anche nella navata o comunque fuori dal presbiterio che non sarebbe il suo posto, come fece a suo tempo Cranmer in Inghilterra. E queste similitudini si riscontrano anche nel fatto di usare non altari di pietra ma tavoli profani, abusi certamente ma che hanno passato un chiaro messaggio: da adesso prendiamo le distanze da come si faceva prima per accogliere altri modi di fare che sono migliori dei vecchi.
            Cose arcinote queste.
            Speriamo per il bene e per la pace nella Chiesa di Dio che al più presto si rimettano a posto le cose riprendendo, credo necessariamente, almeno gli elementi tradizionali che connotano la più genuina tradizione della chiesa latina.
            Grazie per le risposte.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro Giordano,

            da anni mi auspico che quanto prima abbiano la grinta e il coraggio di mettere mano a quella che Benedetto XVI indicò come una necessaria riforma della riforma.
            Nella mia video lezione qui riproposta spiego senza mezzi termini i limiti della riforma liturgica nata dalla Sacrosanctum Concilium.
            Purtroppo, da parte di non pochi vescovi e preti, è subentrata la vera e propria ideologia e nel corso del suo pontificato, il mite e debole Benedetto XVI, non ha osato agire d’autorità, sapendo di irritare una buona fetta di episcopato e di clero.

            In certe situazioni è però necessario agire d’autorità, reggendone e subendone tutte le conseguenze. Caratterialmente Benedetto XVI non era in grado di reggere il tutto, il suo Successore credo invece di sì, perché, se prende una strada, non desiste. E se qualcuno si oppone in modo più o meno aperto o subdolo, è capace a fargli saltare la testa dalla sera alla mattina.

            Paradossalmente, il Sommo Pontefice Francesco che non brilla nella sua ars celebrandi e che spesso ha preteso nell’apparato puramente esteriore pontificali rasenti quasi la sciatteria, potrebbe essere quello adatto per fare una riforma della riforma, della serie: così si fa, punto e basta.

          • Luca Guido
            Luca Guido dice:

            Carissimo Pater,

            ma in fondo ad essere sinceri, può essere che “i preti da mettere in riga” e che trasformavano le Sante Messe in “teatrini” siano giunto dopo il Vaticano II.
            Pongo la domanda senza vis polemica. Noto però una certa differenza tra i fedeli ed i sacerdoti provenienti dalla FSSPX e FSSP da un lato e la sciatteria dei modernisti dall’altro.

            E poi… ma Lei vuole realmente difendere gli anni 60′ e 70′ con tutta la confusione portata sia in ambito diciamo “mondano” che “religioso”?

            Cordialmente,
            Luca Guido

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            E io, senza vis polemica, le rispondo che lei pare essersi lanciato a commentare i commenti ai commenti senza essersi premurato di ascoltare la mia video-lezione che dura 58 minuti e nella quale faccio una articolata esposizione. Per questo mi verrebbe sinceramente da chiederle: ma di che cosa parliamo, dei commenti ai commenti?

            Nella mia video lezione spiego, con rigore storico, atti e documenti ecclesiastici, incluse minacce di sospensione a divinis per i sacerdoti, che all’epoca nella quale per taluni, con il santissimo messale della “messa di sempre”, tutto era mistico, spirituale, adorante … c’erano preti – e non pochi! – che in 7/8 minuti celebravano la Messa della feria saltando parti intere del messale santo santissimo della “Messa di sempre”. C’erano preti che, col Messale di San Pio V, facevano abusi liturgici da far impallidire i neocatecumenali più scalmanati d’inizio anni Ottanta.

            Ma siccome lei non ha ascoltato la mia video lezione, come si capisce dalle domande che sta facendo, si lancia nei commenti ai commenti facendo appunto domande alle quali ho risposto in quella mia articolata esposizione.

  14. orenzo
    orenzo dice:

    Non sono un seguace della S. Messa celebrata col Messale del 1962, tuttavia sostenere che: “Ma non di meno mi rattrista un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa”,
    mi sembra una forzatura tesa a fare di tutta l’erba un fascio al fine di ottenere risultati che mi appaiono più ideologici che liturgici.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Orenzo,

      a questi suoi quesiti, ho risposto sotto altri commenti ai quali la rimando, altrimenti dovrei inutilmente ripetere quel che già ho scritto ad altri lettori in risposta.

      • orenzo
        orenzo dice:

        Chiedo scusa ma li ho letti dopo; debbo dire che, pur con qualche riserva dovuta forse ad una cattiva comprensione da parte mia, li condivido.
        Quello che però suscita in me morte perplessità è la frase che precede quella che ho riportato: “Mi addolorano allo stesso modo gli abusi di una parte e dell’altra nella celebrazione della liturgia. Al pari di Benedetto XVI, anch’io stigmatizzo che «in molti luoghi non si celebri in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura venga inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale porta spesso a deformazioni al limite del sopportabile»”.
        Sono peggiori quelli che hanno usato il VO contro il CEVII o quelli che hanno usato il CEVII ed il NO per dare libero sfogo alla loro creatività?

      • orenzo
        orenzo dice:

        Dopo una notte di sofferte riflessioni vorrei farti tre domande:
        1. Se vengono poste grossissime limitazioni al VO per l’abuso di taluni,
        perché non viene fatto altrettanto con il NO per l’abuso di talaltri?
        2. Se il problema è il latino, perché non celebrare il VO in italiano (o altra lingua locale)?
        3. Sei proprio sicuro che l’avversione al VO non sia dovuta all’avversione ideologica nei confronti della Santa Messa come Memoriale del Sacrificio salvifico del Figlio per la redenzione dell’umanità?

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Caro Orenzo,

          rispondo per ordine:

          1. sono decenni che la Santa Sede e molti vescovi diocesani richiamano i sacerdoti a essere fedeli e aderenti al Messale Romano senza nulla aggiungere o togliere in modo arbitrario ed evitando abusi che «rendono la liturgia, centro vivo dell’unità della Chiesa, personalistica e instabile». Sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II fu promulgata una Istruzione di cui tutt’oggi, non pochi sacerdoti, seguitano a non tenere conto. Mi riferisco alla Redemptionis Sacramentum.

          2. Non credo che il latino sia, o che mai sia stato un problema, dato che tutt’oggi seguita a essere la lingua ufficiale della Chiesa. Lingua di cui si fa uso – e si deve fare uso – quando si celebrano Sante Messe con sacerdoti che concelebrano e che provengono da Paesi e lingue diverse, con fedeli delle più diverse nazionalità e lingue che partecipano alla sacra celebrazione. Per non parlare dei documenti ufficiali della Chiesa, che sono scritti da sempre, tutt’oggi, in lingua latina e poi tradotti nelle varie lingue. Il problema – e glielo dico per esperienza molto diretta – sono quei fedeli, ahimè non pochi, che considerano il latino una sorta di lingua magica in grado di rendere la Messa più Messa, salvo non essere in grado di tradurre neppure un rigo del Messale.

          3. No, nessuna avversione. Affermare questo vorrebbe dire non conoscere proprio il testo del Messale tradotto nelle varie lingue, dove il termine “sacrificio” che indica il fondamento della Santa Messa, è ripetuto per più volte nelle Preghiere Eucaristiche, basta prendere il Messale e leggerlo, per vedere in che modo è posto l’accento, in modo chiaro e preciso, sull’elemento sacrificale-salvifico.

          • orenzo
            orenzo dice:

            1. Concordo, ma ho come l’impressione che, alle orecchie di alcuni, il richiamo alla “Redemptionis Sacramentum” suoni quasi come un attacco all’ecumenismo ed alla libertà di coscienza (consacrazione fatta assieme ad alcune donne sacerdote… “non dico il Credo perché tanto non ci credo”… un simil Padre Nostro sulle note di “Sound of Silence” al posto del Padre Nostro del Messale… )
            2. Che il latino sia considerato da taluni come una lingua magica è incontestabile.
            3. Discutendo con don P. Muroni (uno dei curatori del nuovo Messale), l’ho trovato concorde col fatto che troppe S. Messe NO sembrano più una riunione conviviale che il Memoriale del Sacrificio della nostra salvezza; un esempio per tutti: il segno della Pace dopo la consacrazione inteso come una riappacificazione tra fedeli e non la pubblica proclamazione che la vera ed unica nostra Pace è presente sull’Altare sotto le specie del pane e del vino.

  15. Antonello
    Antonello dice:

    Concordo con Attilio.

    Non è un giorno di gioia oggi. La bellezza dell’antico rito sovrasta il nuovo. Oggi la Chiesa ha di nuovo perso qualcosa di prezioso. Il dibattito sulla liturgia deve peró continuare perchè così com’è non funziona. Inoltre troppe cose si sono perse nel passaggio dal Vetus Ordo al Novus Ordo. Una riforma fatta in fretta e non avendo un sentire trascendentale, ma seguendo le mode de momento.

    Capisco che il summorum ponficum sia stato spesso usato per alimentare polemiche sulla illegittimità de NO e sulla inattendibilità dei documenti conciliari. Va bene quindi praticamente vietare il VO. Ma il dibattito e la ricerca di un perfezionamento del NO deve continuare. Per intanto perché non ridurre le preghiere eucaristiche? Che necessità c’è di averne così tante? Anzi, propongo che si ritorni ad unica preghiera eucaristica: la prima.

    • Attilio Sacco
      Attilio Sacco dice:

      Ciò che ho scritto non esclude il fatto che il Novus Ordo non possa essere altrettanto bello, sacrale, profondo, toccante.
      Le auguro di assistere ad una Messa celebrata da P Vincenzo Nuara OP e capita di cosa sto parlando.
      Attilio Sacco

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Non lo metto in dubbio, anche perché io stesso so celebrare con quel Messale e compendo bene quel che intende dire. Però, come già le ho detto, la sacra liturgia è anche uno strumento di evangelizzazione e di salvezza. Quindi non possiamo ragionare e inter-agire come se nel 2021, la Chiesa, fosse sempre un fenomeno eminentemente europeo con fedeli provenienti da Paesi tutti quanti di ceppo e cultura latina. Ci sono popoli appartenenti a culture e lingue ai quali, il latino come lingua liturgia e di preghiera, è improponibile. Come se noi dovessimo partecipare a liturgie celebrate in lingua cinese o indiana, quindi pregare in quelle lingue.

        • Lucia
          Lucia dice:

          Caro Padre Ariel sono ignorante in materia ma dietro alla motivazione del Summorum Pontificum non ci può essere semplicemente oltre che l ‘ amore del Papa Benedetto xvi per il Rito antico, il rispetto di comunità di fedeli che

          amavano l’ antico rito e che venivano derisi, sbeffeggiati, odiati oserei dire dalla stragrande maggioranza dei fedeli e in primis della gerarchia. Io credo che davvero il Papa abbia pensato che nella Chiesa ci fosse posto per tutti. Il fallimento di questa iniziativa e adesso la decisione di Papa Francesco di eliminare in pratica l ‘ antico rito ha sancito una volta di più che la Chiesa è più divisa e frammentata che mai. Ho letto sul web alcuni commenti e come c’ era da aspettarsi tanti esultano per la decisione , approfittando magari per farsi beffe velatamente di Papa Benedetto, altri sono furiosi e ancora di più considerano Papa Francesco un arrogante tiranno se non impostore, c ‘ è chi poi accetta la decisione ma con enorme sofferenza chiedendosi però come può un Papa eliminare un rito grazie al quale secondo essi generazioni di fedeli si erano santificate, il tutto però mentre sopravvivono ad es i “riti neocatecumenali”, qualcuno tra questi ultimi affermava con sofferenza che non andrà più in chiesa…Non so, padre Ariel a me sembra che anche questa vicenda finirà per approfondire la divisione nella Chiesa, altro che sanarla,temo che finirà come con il dialogo verso i lbgtq con inviti ai leaders a tenere addirittura conferenze, nomine di membri vicini ad essi come consultori per non parlare dell’ Accordo con la…

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Cara Lucia,

            lo so bene che è dura abbandonare il «secondo me … io penso che … ho letto che …», per seguire gli insegnamenti e le direttive date dalla Chiesa attraverso la suprema autorità di Pietro.
            Ma le vere prove di fede sono queste. Anche se alcuni manco se ne rendono conto, tanto sono impegnati a rifugiarsi nell’emotivo e personalistico: «io penso che … secondo me … ho letto che …».

            Sin da quando sono diventato prete, ho fatto sempre e di rigore il contrario di quello che pensavo o immaginavo che avrei potuto fare, perché la Chiesa mi ha chiesto servizi del tutto diversi da quelli che presumevo di poter svolgere.
            E non ho mai detto di no.
            “Voi” fedeli laici vivete invece con il no sulla bocca, espresso in modo più o meno garbato: «…io penso che … secondo me … ho letto che …».

            Anch’io ho letto. Per l’esattezza ho letto una Lettera Apostolica data in forma di motu proprio, che significa “di propria autorità”.
            E dinanzi a una disposizione data di propria autorità dal Romano Pontefice, io che sono un uomo di vera e profonda fede, un cattolico devoto e un sacerdote di Cristo, non oserei mai proferire un sospiro, perché ho un solo dovere: ubbidire all’autorità di Pietro.
            Invece dobbiamo assistere all’ennesimo teatrino del: «…io penso che … secondo me … ho letto che …».

            E alcuni la chiamano pure “autentica fede cattolica”. E’ in questo che sta il vero paradosso.

          • Raffaello
            Raffaello dice:

            Per la cronaca: non esiste nessun ‘rito neocatecumenale’, l’Eucarestia che si celebra nei primi Vespri della Domenica, è pienamente NO

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Antonello,

      in parte le ho già risposto dopo il commento di Attilio Sacco, con il quale vedo che condivide sapiente equilibrio ed espressioni profondamente cristiane.

      Come spiego nella mia video-lezione, la riforma liturgia non è riuscita particolarmente bene perché la Sacrosanctum Concilium è un documento che traccia delle linee generali per poi attuare una riforma liturgia. E nel dopo, ossia nell’attuazione, molte cose sono andate storte, con le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi: se prendiamo 10 preti scopriremo che celebrano la Santa Messa in 10 modi diversi. Cosa questa decisamente terribile, inaccettabile.

      Sinceramente credo da sempre che Benedetto XVI abbia in questo clamorosamente sbagliato, vittima della sua congenita debolezza e scarsa capacità di governo. Non avrebbe dovuto, infatti, mettere di nuovo in circolazione il Messale di San Pio V, ma procedere piuttosto a una riforma della riforma liturgica, riprendendo semmai diversi neonati gettati via in tutta fretta – durante la grande euforia degli anni Settanta – assieme ad un’acqua tutt’altro che sporca.

      Siccome non aveva la forza caratteriale e di governo per tenere testa a certe cordate che, tecnicamente, potremmo chiamare “progressiste” o “ultra progressiste”, ha fatto, a mio modesto parere, la scelta più sbagliata, mettendo di fatto due messali in mano a soggetti che hanno mutato il Vetus Ordo Missae in un intollerabile stato di perenne conflitto.

      I risultati che il Motu Proprio di Benedetto XVI ha prodotto nel corso degli anni sono stati pessimi, al di là della volontà del grande pontefice teologo che in modo a dir poco ingenuo ha cercato di armonizzare e far convivere assieme opposti e contrari senza che entrassero in conflitto.

      Se non fosse stato per i risultati oggettivamente disastrosi, in caso contrario, il Pontefice regnante, sempre vivente il suo predecessore, non avrebbe mai data la Lettera Apostolica pubblicata oggi.

      Per quanto riguarda le Preghiere Eucaristiche, posso dirle che la II non l’ho mai usata. Uso la III, nella quale è contenuto tra l’altro una bellissima preghiera di suffragio per i defunti, oppure la I (o canone romano). Quando ci sono giovani o bambini in chiesa e non è d’obbligo un preciso prefazio, uso la IV, che ha un prefazio proprio e che è una autentica catechesi che parte dalla creazione del mondo sino all’incarnazione del Verbo, il suo sacrificio sulla croce, morte, risurrezione e ascensione al cielo.

      Molto spesso celebro in privato, presente una sola persona, non avendo io incarichi parrocchiali ed essendo impegnato da sempre in altre attività a servizio della Chiesa. In quel caso, vale a dire 7 volte su 10, uso l’edizione tipica del Messale latino di San Paolo VI, dove non ci sono tutti gli strafalcioni che compaiono in quello in lingua italiana, al quale va secondo me il premio, tra i messali tradotti nelle più diverse lingue, della traduzione più brutta in assoluto.

      • Antonello
        Antonello dice:

        Concudo dicendo che la mia perplessità riguardo alle diverse preghiere eucaristiche era una provocazione. Certamente la preghiera II che riecheggia l’anafora di Ippolito, è forse la meno riuscita. Purtroppo è anche la più usata.

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          … si, è la più usata perché è la più breve e certi preti sembrano avere sempre fretta, quando celebrano la Santa Messa.
          A me è capitato, celebrando di domenica in qualche parrocchia, di essermi ritrovato dinanzi a fedeli rimasti piacevolmente colpiti dal Canone Romano (la Prima Preghiera Eucaristica), perchè non lo avevano proprio mai sentito, semplicemente perché il loro parroco usava solo la II Preghiera a … colazione, pranzo e cena, semmai facendo 40 minuti di sproloquio omiletico domenicale e poi recitando la II Preghiera Eucaristica in meno di un minuto.
          Signore pietà!

          • Antonello
            Antonello dice:

            Il mio commento del 17 luglio ore 00,38 che inizia con “Concludo”, era in realtà l’ultimo di una serie di 3 commenti molto articolati. Non vedo pubblicati i primi due, ne deduco che non abbia ritenuto opportuno pubblicarli o non li abbia ricevuti…

      • Lucia
        Lucia dice:

        Caro Padre Ariel,

        io non ho condannato la decisione del Papa, anche perché io non ho mai partecipato ad una Messa Vetus Ordo, ho solo espresso i miei dubbi riguardo al pensiero del Papa di sanare le divisioni, temo che ormai questa vicenda così come tante altre sancisca la divisione più totale, d’altronde lo stesso Papa Francesco ha affermato che egli non esclude che egli sarà il Papa sotto il quale ci sarà il più grande scisma della Storia, che secondo me in realtà già c’è.
        Lei ha più volte affermato che la Chiesa è in un tale stato degradato che non è possibile più “guarirla” e ancora una volta io mi chiedo se questa è la crisi finale, l’apostasia di cui si parla nell’Apocalisse?
        Dobbiamo aspettarci quindi la Parusia come ormai molto vicina?

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          «Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre» (Mc 13, 32).

          E’ vero, cara Lucia, ho scritto spiegato e ribadito ciò che lei dice, facendo riferimento alla decadenza che diviene irreversibile quando si supera la soglia del non ritorno. Portai anche l’esempio del lancio dall’aereo senza paracadute, per chiarire a quei romantici che dicono “ma tanto la Chiesa è di Cristo … ci penserà lui … ci penserà lo Spirito Santo …” che né Cristo né lo Spirito Santo, dinanzi all’esercizio della libertà e del libero arbitrio dell’uomo, intervengono sovvertendo tutte le leggi della fisica per riportare sull’aereo uno che si è lanciato senza paracadute e che sta precipitando a terra, dove inesorabilmente si dovrà schiantare e basta.

          Ho anche ribadito che oggi siamo dinanzi a una grande prova di fede, che dobbiamo superare, con dolore, sapienza ed equilibrio, per il supremo bene della salute delle nostre anime.

          Il Sommo Pontefice Francesco – ho spiegato in altri scritti – è come quel tale giunto in un ristorante dove appena si avvicina all’ingresso è assalito dai gestori che reclamato il pagamento di tutti i conti di coloro che vi hanno mangiato prima di lui, senza saldare il dovuto.

          In questa situazione e in questo cammino caratterizzato da una grande e dolorosa prova di fede, noi non abbiamo altra scelta se non quella di seguire Pietro, al quale Cristo ha dato la potestas di reggere, guidare e governare la Chiesa.

          Molti non sono in alcun modo disposti a intendere questo e credono di poter andare avanti con “proteste sindacali” basate sulle loro opinioni ed emozioni. Esigono che sia prestata totale obbedienza a ciò che loro credono, pensano e ritengono giusto, ma non sono disposti ad ubbidire in alcun modo l’Autorità della Chiesa, che contestano in modo spesso anche violento, aggressivo e irriverente ogni volta che si esprime e che dà direttive pastorali e disciplinari al clero e ai fedeli.

          Questo intendevo dire.
          E badi bene, sono discorsi rivolti a tutti, non a lei personalmente.

  16. Attilio sacco
    Attilio sacco dice:

    Caro Padre,

    Sono stato sempre d’accordo con la sua diagnosi e ho vissuto sempre con disagio le fesserie sul Concilio eretico e sul Papa modernista.
    Purtroppo però quella forma liturgica mi ha dato tanto e non considero questo giorno come un giorno di festa.
    Accetto il volere del Papa ben consapevole che da adesso in poi nessuno autorizzerà la Messa Vetus Ordo. Pietro si segue, non ci possono essere ambiguità su questo ma con un po’ di amarezza perché la bellezza di quel rito è e rimane per me davvero straordinaria.
    Con sincera stima

    Attilio Sacco

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Attilio,

      sono obbligato a usare me stesso come esempio – cosa che eviterei molto volentieri di fare – perché non saprei a quali altri esempi realistici ricorrere facendo uso impersonale di altri soggetti.

      Nel corso degli anni ho molto approfondito gli studi e le ricerche sulla dogmatica, la dogmatica sacramentaria e la storia del dogma. Se uno, a me, prete e teologo formato in un certo modo, mette in mano il Messale di San Pio V, sono in grado di analizzarlo dalla prima all’ultima riga sul piano teologico, liturgico e pastorale, facendo la cronistoria della sua intera evoluzione da San Pio V a San Giovanni XXIII.

      Le dico questo per garantirle che una media di 8 preti su 10, nati vent’anni dopo la riforma liturgica e che in modo esotico presero a pavoneggiarsi con quel Messale, non ne conoscono neppure la struttura basilare. Un’alta percentuale non aveva una conoscenza approfondita del latino, cosa questa che si coglieva subito dalla lettura, dagli accenti sbagliati. Però, faceva molto esotico quel rito.

      I danni che questo esercito di preti ignoranti e impreparati, seguiti da fedeli in cerca di emozioni, altrettanto ignoranti e impreparati, hanno infine prodotto quel che hanno prodotto.

      A questo si aggiunga che per anni, tradizionalisti pizzettari e merlettari, hanno attaccato il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica, tacciando l’uno e l’altra di deriva modernista e di essere scivolati nel protestantesimo.

      Le garantisco altresì che ogni richiamo alla ragione non ha mai sortito effetto alcuno su queste persone, se non quello di renderle più aggressive ancora.

      Capisce bene che un Messale non può essere usato, un modo aggressivo-ideologico, contro la Chiesa stessa e il papato.

      Sulla bellezza del rito non si discute, ma la liturgia non è solo emozioni soggettive o bellezza estetica, che pure sono cose del tutto comprensibili, ma anche strumento di evangelizzazione e di salvezza. Mi spiego: a popolazioni da evangelizzare, o appena evangelizzate, qualcuno, presumeva veramente di poter offrire la liturgia della parola in latino anziché nelle loro lingue nazionali? E certi popoli di ceppo non latino, quali difficoltà enormi avrebbero avuto a comprendere e pregare in una lingua per loro incomprensibile?

      La sacra liturgia non è spiritualismo emozionale, ma veicolo di salvezza e di evangelizzazione. E il venerabile Messale di San Pio V non era più idoneo a una Chiesa che non era più un fenomeno quasi totalmente europeo, ma sparsa in tutti gli angoli del mondo.

      Provi a comprendermi se può: io che sono un cultore della lingua latina e che amo il latino, dovendo scegliere tra un amore e un piacere personale, più o meno emotivo spirituale e la evangelizzazione e la salvezza delle anime, scelgo la salvezza delle anime. A meno che – ripeto – qualcuno non pretenda di leggere le epistole, i salmi e i Santi Vangeli in latino a popolazioni africane, indiane e orientali, facendoli pregare in una lingua che molti non riuscirebbero neppure a pronunciare, oltre che a non capire.

      La ringrazio per il suo commento così denso di saggezza ed equilibrio cristiano.

      • Antonio Bonifacio
        Antonio Bonifacio dice:

        Ma perché Lei Padre pensa davvero che se se scoli fa avessero tradotto o vangeli dal latino in lingua locale i destinatari avrebbero davvero capito qualcosa della proposta salvifica a loro “offerta”?
        Oggi i popoli senza stato sono praticamente spariti, uccisi da piombo di diversa provenienza o comunque assimilati forzatamente dalle culture egemoni (vedi gli Ainu in Giappone, così evitiamo polemiche eventualmente interessate) ma una volta, prima di essere colonizzati, erano numericamente ben di più dei miserevoli resti contemporanei
        E lei pensa che costoro che non avevano praticamente proprietà privata, gerarchie sociali, fievoli e plurimi legami matrimoniali, assenza di moneta e sovente anche totale assenza linguistica del concetto di guerra – eppure “prosperavano” da secoli (vedi abitanti delle Trobiand) – avrebbero potuto comprendere la giovannea (più o meno) “lotta dei figli della luce contro i figli delle tenebre”, la parabola de talenti, i vignaioli infedeli, il dare a Cesare quello che è di Cesare, il pane della salvezza, sconoscendo totalmente il pane e il vino e tutto il resto?
        Il tradurre in altre lingue i testi sacri è un fatto patetico, penoso quando si tratta di comunicare contenuti che attengono a tre livelli: letterale morale e spirituale, una foglia di fico atta a salvare la faccia, espressone del fallimento di voler ostinatamente ridurre una molteplicità antropologica all’uno universale. (fine prima parte)

      • Antonio Bonifacio
        Antonio Bonifacio dice:

        A parte l’affascinante ipotesi sul linguaggio di Saphir-Whorf di come la lingua e le strutture della lingua fossero così radicate nel parlante ne da ampia «L’interdipendenza fra pensiero e linguaggio rende chiaro che le lingue non sono tanto un mezzo per esprimere una verità che è stata già stabilita, quanto un mezzo per scoprire una verità che era in precedenza sconosciuta. La loro diversità non è una diversità di suono e di segni, MA DI MODI GUARDARE IL MONDO.»
        Quindi che vuole comunicare all’altro senza distruggere la sua identità?
        Ecco penso che tutto il tema e il problema sia qui, nel modo di guardare il mondo che, evidentemente, non è lo stesso per un domenicano rispetto a un Tupì Guarani. Del resto questi due passaggi che propongo all’attenzione mi sembra che ben riflettano questa condizione di impermeabilità comunicativa “Si tratta di quella distopia relazionale, centrata sulla sovranità del soggetto analizzante, già denunciata da Claude Levi-Strauss con le parole “spietate” che seguono: “Le scienza umane sono solamente scienze finalizzate a un inganno autoadulatorio. Esse si scontrano con un limite insormontabile dato che le realtà che aspirano a comprendere hanno lo stesso ordine di complessità degli strumenti intellettuali da loro schierati. Perciò esse non sono in grado, e non lo saranno mai, di conoscere a fondo il proprio oggetto di studio” (cit in Jeremy Narby Il serpente cosmico pag. 16).” (seconda parte )

      • Antonio Bonifacio
        Antonio Bonifacio dice:

        A queste vogliamo aggiungere le parole del noto etnopsichiatra Piero Coppo: “E’ molto difficile che degli Europei o degli occidentali se vogliamo usare questo termine, riescano ad entrare davvero negli altri sistemi culturali. Bisogna esserci nati, bisogna avere una tradizione lì dentro, fin da piccoli, aver letto il mondo e capito il mondo in quel modo, per esserci davvero nello stesso modo in cui ci sono le culture, che hanno sperimentato questa cosa da sempre, l’hanno portata avanti nella storia” (cit. da Emilia de Simoni: Il volo dello sciamano pag.172)
        Bisogna prendere atto, almeno per quelle che sono le testimonianze native contemporanee, che quando certi popoli parlano della loro disgraziata condizione contemporanea , della marginalizzazione progressiva che li riguarda e li investe come culture subalterne, lo fanno non sapendo o non volendo distinguere l’identità di coloro che “scesero dalla barca”, fossero essi coloni o missionari visto che vennero a loro insieme e quindi congiuntamente gli imputano a loro apocalisse (senza rivelazione)
        Si potrebbe scrivere ancora molto, anzi moltissimo ma è opportuno che mi fermi qui. Terza parte FINE)

      • Antonio Bonifacio
        Antonio Bonifacio dice:

        Mi permetta di aggiungere (da osservatore esterno) che il rito antico (come qualsiasi rito del mondo religioso) non è fatto solo di “parole”, che pure hanno la loro specifica vibrazione in una lingua sacra o comunque liturgica (diciamo potenza che è meglio, perché vibrazione sa di new age), parole che andrebbero pronunciate con la giusta voce ma di silenzi ( è la pausa insieme al tono che fa la musica), geometrie e antropometrie specifiche e anche “odori”
        Mi sembra che tutto ciò, siccome non è più compreso, è stato tutto buttato a mare come i sapienti labirinti della cattedrali, espiantati perché “distraevano” i fedeli dalla funzione e non fossero piuttosto essi, in qualche modo, la “Funzione”.

        • Antonino
          Antonino dice:

          Bravo Antonio Bonifacio. Finalmente un commento degno di nota, anche se difficilmente comprensibile per un sacerdote moderno quale è il pur sollecito e per più aspetti benemerito (cfr. la sua degnissima battaglia contro le bizzarrie dei neocatecumenali) padre Ariel.

      • Santino
        Santino dice:

        Caro padre Ariel,

        ho delle perplessità su alcuni punti, che di seguito elenco. Mi piacerebbe avere una sua risposta.

        1) Se oggi vi sono diversi sacerdoti che non conoscono adeguatamente la lingua latina e che non hanno un’adeguata preparazione teologica, non crede che qualche responsabilità ce l’abbia anche chi dovrebbe presiedere alla loro formazione?

        2) Anni fa ricordo il caso di don Luca De Pero, sacerdote cattolico che al termine di una messa celebrata col Novus Ordo, comunicò ai fedeli di voler lasciare la Chiesa Cattolica per aderire alla chiesa evangelica. Avrebbe fatto la stessa cosa con una messa celebrata col vecchio rito?

        Io ho l’impressione che i protestanti non abbiano problemi a usare il nuovo rito, perché purtroppo lo considerano idoneo a darne un’interpretazione in cui si esclude la presenza reale, mentre non accetterebbero mai di celebrare la loro “santa cena” col rito tridentino.
        3) Che vi sia chi utilizza l’antico Messale per fini diversi dalla salvezza delle anime è vero, perché però generalizzare? Da tempo si tollerano abusi liturgici compiuti all’interno dello stesso Novus Ordo, i neocatecumenali praticano liberamente nelle chiese le loro stravaganze, sempre meno battezzati si dichiarano credenti, le Chiese sono sempre più vuote e quelli che le frequentano si spostano sempre più verso posizioni protestanti e il problema per l’unità della Chiesa sarebbe quella piccolissima percentuale di fedeli che usufruivano del Summorum Pontificum di Benedetto XVI?

        Ringraziando per l’attenzione, La saluto cordialmente.

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Caro Santino,

          le rispondo per ordine alle sue domande:

          1) che la formazione nei seminari e peggio quella teologica nelle università ecclesiastiche, sia pressoché al disastro, per quanto mi riguarda lo dico, lo scrivo, lo spiego e lo dimostro da anni;

          2) casi di presbiteri che hanno tradito la loro vocazione e rigettata la stessa Santa Chiesa Cattolica, esistono da sempre, non è questione di rito né dipende certo dal Vetus o Novus Ordo Missae. Non è vero che il vecchio rito esalta la presenza reale e il nuovo l’ha diminuita o addirittura “abolita” come dicono taluni sbagliando in modo grave e affermando cose false, basterebbe solo leggere il Messale di San Paolo VI, dove vi sono richiami all’elemento sacrificale in tutte le Preghiere Eucaristiche;

          3) tutti i problemi che lei accenna in questo ultimo punto non hanno alcun legame con il Novus Ordo Missae, non è certo il Messale del Santo Pontefice Paolo VI che ha prodotto una crisi della fede e un allontanamento delle persone dalla vita della Chiesa. E le dirò di più: molti – e dico molti e non pochi – di coloro che oggi si stracciano le vesti per le giuste limitazioni date circa l’uso del Vetus Ordo Missae, sono gli stessi e le stesse che negli anni Settanta marciavano per la liberazione sessuale e che accorsero per primi ai seggi a votare a favore dell’aborto. E lo dico perché li conosco, ed oltre a conoscerli so pure che di ciò non si sono mai pentiti, hanno solo voltato pagina con noncuranza, passando, dopo la caduta del Muro di Berlino, con estrema disinvoltura, dall’integralismo della Sinistra Radicale all’integralismo cattolico, rimanendo tal quali gli stessi, hanno solo cambiata bandiera e valvola integralista di sfogo.

          Dopo avere risposto alle sue domande aggiungo: il vecchio rito oggi tanto rimpianto da persone nate vent’anni dopo che già non era più in uso, nella società ormai completamente mutata e con necessità pastorali del tutto nuove, tale era quella di fine anni Sessanta, aveva creato un forte e distaccato disinteresse verso il sacro soprattutto da parte dei giovani, cosa questa di cui ebbe piena percezione il Venerabile Pontefice Pio XII che provvide dal canto suo a fare tutta una serie di prime riforme liturgiche negli anni Cinquanta e dando vita a commissioni che studiassero una adeguata riforma liturgica.
          Se il primo documento del Concilio Vaticano II fu proprio quello sulla riforma liturgica, ciò è stato perché quel documento era già pronto all’apertura del Concilio.

          Infine mi permetta di dire che proprio non capisco il desiderio che certe persone nutrono di ritornare ai tempi nei quali il celebrante bisbigliava sottovoce parole incomprensibili e che annunciava il Vangelo leggendolo in latino mentre le nonne e le mamme recitavano il rosario per i fatti loro durante la celebrazione della Santa Messa, con gli uomini che si mettevano in fondo alla chiesa e che entravano e uscivano per andare a fumare il sigaro, specie quando il prete iniziava l’omelia.

          Vuole tornare veramente a quei tempi, o per parafrasare il titolo di un libro scritto da Mario Capanna a inizi anni Ottanta … «Formidabili quegli anni»? Ma lei è davvero convinto che la Chiesa abbia “distrutto” qualche cosa che andava benissimo per sostituirlo con una Messa che va malissimo e che, per taluni, sarebbe fonte di tutti i guai?

          Per caso, certe degenerazioni del Sessantotto, della Liberazione sessuale, del terrorismo e degli Anni di Piombo, la successiva scristianizzazione dell’Europa e via dicendo, sono colpa del Messale di Paolo VI? O crede forse che tutto questo con il Messale di Pio V non sarebbe davvero mai accaduto?

          Ci rifletta.

          • Santino
            Santino dice:

            Caro padre Ariel,
            la ringrazio per la risposta che per me rappresenta un’utile fonte di riflessione.
            Vorrei però precisare alcune questioni.

            Non ho mai sostenuto che il fenomeno dei sacerdoti apostati sia dovuto al Novus Ordo Missae. Ho solo fatto notare che il presbitero che ho citato aveva annunciato la sua intenzione di lasciare la Chiesa Cattolica dopo aver celebrato una Messa col nuovo rito. Questo fatto dovrebbe far riflettere, non certo per mettere in dubbio la validità e la cattolicità del rito, quanto per prendere atto del fatto che esso possa essere soggetto a una doppia interpretazione, tant’é che numerose comunità protestanti lo utilizzano senza problemi (ovviamente omettendo di pronunciare le parole “in unione col nostro papa…”). Non sarebbe auspicabile levare questa ambiguità? Per ottenere ciò non è mica necessario tornare all’antico rito, basterebbe semplicemente averne uno nuovo che però dia fastidio, teologicamente parlando, ai protestanti. Il problema è da tempo molti presbiteri e vescovi, formalmente cattolici, di fatto professano in una delle sue forme, l’eresia protestante ed è per questo che molti fedeli, pur non facendo parte di gruppi legati alla celebrazione della Messa tridentina, vedono come sproporzionata e poco credibile questa battaglia condotta contro il Summorum Pontificum. Non risulta infatti che contro altri abusi ci si sia scagliati con lo stesso rigore. Forse ai neocatecumenali è stato impedito di costituire nuovi gruppi e nuovi seminari?
            La saluto cordialmente.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro Santino,

            quando è necessario incominciare a “tagliare” o “mettere in riga”, non mancherà mai chi sostiene – in modo più o meno legittimo – che si è cominciato dalla parte sbagliata e che si doveva cominciare altrove.

            Per quanto riguarda, per esempio i Neocatecumenali, le ricordo che il Santo Padre, prima di pubblicare il motu proprio in questione, ha dato un forte taglio a certi movimenti laicali stabilendo che i loro dirigenti laicali non possono rimanere in carica per più di 10 anni e che i fondatori, per rimanere in carica più tempo, devono avere il nulla osta della Santa Sede. Ovviamente questo non sarà applicato al Kiko Arguello che per mezzo secolo ha detto e ripetuto con la defunta Carmen di non essere un “fondatore ma un “iniziatore”.
            Vedremo …

            Che il Messale di Paolo VI sia simile a quello protestante è una leggenda metropolitana dura a morire, per quanto non vera.
            Anzitutto non esiste un “rito protestante” perché il protestantesimo non è affatto un fenomeno unitario ma frammentato nell’organizzazione interna delle comunità, nella dottrina, nella morale e nella liturgia. Quindi la gente parla di un “rito protestante” che non esiste, essendo tanti i riti di quelle aggregazioni.

            E’ altresì una leggenda metropolitana, dura o forse impossibile a morire e riproposta da anni e anni di blog in blog da parte di persone teologicamente e liturgicamente del tutto incompetenti, che la “nuova messa” sia una copia in italiano della “messa protestante”, anche perché una “messa protestante” non esiste proprio. I testi liturgici cattolici e protestanti sono totalmente diversi nella struttura teologica e liturgica.

            Se malauguratamente oggi noi dobbiamo rifarci a certi studiosi e teologi protestanti, specie per quanto riguarda le scienze bibliche, non è perché si scimmiotti loro, ma perché quando la giusta e santa battaglia verso il Modernismo si mutò anni dopo in forme di vera e propria ossessione, i protestanti approfondivano certi studi, mentre noi eravamo fossilizzati in quattro formulette della neoscolastica decadente per paura di essere tacciati di modernismo. Il risultato è stato quindi che il più bel commento esegetico, teologico e pastorale alla Lettere ai Romani lo ha fatto un teologo protestante, Karl Barth, che faccia o non faccia piacere a certi odierni difensori della vera tradizione cattolica.

            Se poi proprio ci tiene a vedere una celebrazione più aderente al rito tridentino rispetto al Messale del Santo Pontefice Paolo VI, inclusi paramenti, accessori e stile celebrativo, in quel caso deve assistere a una celebrazione degli anglicani inglesi, o di alcune loro comunità del Nord America, dove sono conosciuti con il nome di Comunità Episcopaliana.

            Altra aggregazione che ha celebrato fino a fine anni Ottanta con un rito molto più simile al Messale del Santo Pontefice Pio V, rispetto al Messale del Santo Pontefice Paolo VI, sono stati i vetero cattolici, segmento scismatico nato in rifiuto al dogma sulla infallibilità pontificia in materia di dottrina e di fede sancito dal Concilio Vaticano I. Poi sul finire degli anni novanta hanno avuto un mutamento radicale, ed oggi hanno “vescovi” dichiaratamente gay che ordinano sacerdoti donne dichiaratamente lesbiche.

            Le suggerisco, amabilmente, di non prestare ascolto a quanto scrivono certi blogghettari, sono totalmente inattendibili dal punto di vista storico, teologico, liturgico e socio-ecclesiale, ma soprattutto sono avvelenati e settari.

          • stefano
            stefano dice:

            Gent.mo p. Ariel,

            non le posso rispondere nel merito perché lei ne sa più di me, ma nel metodo, questo sì, penso a buon diritto di poterle far notare una delle fallacie logiche che lei spesso usa nei suoi ragionamenti. Dire che “il più bel commento esegetico, teologico e pastorale alla Lettere ai Romani lo ha fatto un teologo protestante, Karl Barth” è vero ed ha senso fintanto ché è possibile esprimere tale giudizio da cattolici, non da protestanti (ovviamente). Ma siccome, nel merito, la vexata quaestio è stabilire prima di tutto come rimanere cattolici, il suo argomento giunge all’orecchio come capzioso, ma certamente senza intenzione.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro Stefano,

            come rimanere cattolici è semplicissimo e lo sappiamo da sempre: seguire gli insegnamenti della Santa Chiesa di Cristo e dei suoi Apostoli, non a caso ci chiamiamo Chiesa Cattolica Apostolica.
            Anche perché non mi risulta che Cristo abbia istituita una autorità superiore che possa sindacare l’operato di Pietro, che può essere giudicato solo da Cristo Dio.
            Un passaggio, questo, che certa gente ha scordato da tempo, pensando che la Chiesa sia un parlamentino democratico e che si possano richiedere referendum propositivi o abrogativi contro le decisioni di Pietro e degli Apostoli che hanno ricevuta la loro potestas da Cristo Dio in persona.

          • Raffaello
            Raffaello dice:

            Di solito i suoi pensieri sono in contraddizione con i miei, ma su questo commento concordo in toto.

    • stefano
      stefano dice:

      Riporto qui alcune dichiarazioni del Papa sul Motu Proprio: “Mi addolorano gli abusi di una parte e dell’altra nella celebrazione della liturgia. Anch’io come BXVI stigmatizzo che in molti luoghi non si celebri in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma che esso venga inteso addirittura come un’autorizzazione alla creatività, la quale porta spesso a deformazioni al limite del sopportabile”. “Non di meno mi rattrista un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II”. Questa possibilità “è stata usata per aumentare le distanze, costruire contrapposizioni, esponendola la Chiesa al rischio di divisioni”.
      Osservo però che il dolore del Papa per gli abusi liturgici pare almeno poco sincero perché il Motu Proprio ha solo abrogato il Missale Romanum lasciando intatti tutti gli abusi e quella “creatività” che, proprio grazie a lui, nella vicenda pachamama, ad es, ha raggiunto vette elevatissime.
      Con una logica surreale, il Papa sembra dire: “in una parte della Chiesa si perpetrano abusi liturgici, mentre nell’altra si rifiuta quella riforma liturgica che viene usata per giustificare ogni abuso; questo è causa di contrapposizioni, così ho deciso di punire questa parte minoritaria di fedeli togliendo loro la possibilità di celebrare senza abusi nel VO. Non fa una piega, perché così riduco le divisioni; e se questa decisione avrà invece l’effetto di esacerbarle, tanto meglio. Non posso dirlo, ma dobbiamo favorire la fuoriuscita spontanea di chi non ci sta”.

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        «Osservo però che il dolore del Papa per gli abusi liturgici pare almeno poco sincero perché il Motu Proprio ha solo abrogato il Missale Romanum lasciando intatti tutti gli abusi e quella “creatività” che, proprio grazie a lui, nella vicenda pachamama, ad es, ha raggiunto vette elevatissime».

        E lei che difende il vetus ordo e il “santissimo” latinorum, per dare prova della sua corretta e incorrotta cattolicità, giudica la profonda e intima coscienza di una persona?
        Insomma, da una parte si erge a difensore di una lingua “santissima” e di un rito, dall’altra ignora a tal punto i fondamenti della dottrina cattolica da non sapere che Dio solo può leggere e giudicare l’intima e profonda coscienza delle persone? Di tutte le persone, dal Romano Pontefice sino all’ultimo battezzato della terra.

        Ma che desolazione!

        • stefano
          stefano dice:

          L’avevo pregata di evitare attacchi ad hominem, ma è stato inutile; però il punto che più mi preoccupa è se davvero ho tali gravi difficoltà di espressione da farmi sempre fraintendere, perché io – anche rileggendomi – non ho voluto giudicare la coscienza del Papa (cosa c’entra?), ma la coerenza logica dei virgolettati delle sue dichiarazioni, tanto che ho anche dubitato che fossero stati veramente pronunciati, e non semplicemente assemblati col copia-incolla dal suo staff della comunicazione. Questo è difendere il latinorum, o lei ha una forma di prevenzione verso di me? Allora sappia, se avrà la bontà di credermi, che non ho mai partecipato a una messa tridentina in vita mia e che vado tutte le domeniche in parrocchia. Quindi, semmai, siamo in buona compagnia, perché anche lei ha un problema col giudicare le coscienze.
          Lo ripeto scandendo bene perché si capisca: ritengo improbabili, o, se mi si passa l’espressione, poco credibili le motivazioni addotte dal Papa o dal suo staff – poco importa – per giustificare l’abrogazione del Missale Romanum del 1962, a meno che esso stesso non venga giudicato alla stregua di un abuso liturgico. E’ poi di tutta evidenza che tale abrogazione lascia immutata la situazione per quanto riguarda tutti gli altri (veri) abusi, e che se si fosse solo voluto vietarne l’uso bastava ritornare allo status quo ante del Summorum Pontificum. Quindi non si tratta di giudicare le coscienze, ma di ritenere su base fattuale certe dichiarazioni non esaustive, deducendone in modo consequenziale che c’è un non detto sul quale è legittimo congetturare.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Provo a risponderle in modo telegrafico.
            Motu proprio vuol dire “di sua Somma Autorità”.

            Il Successore del Beato Apostolo Pietro ha dato una precisa direttiva e disposto cosa deve essere fatto e cosa non deve essere fatto.
            Le è chiaro?

            Se lei è veramente un cattolico ha un solo dovere: ubbidire.
            Le sue opinioni sono irrilevanti e i suoi malumori espressi del tutto fuori luogo.

            La Chiesa non è una repubblica democratica parlamentare basata sulle libere elezioni dei fedeli o sul ricorso all’istituto del referendum per proporre o abrogare leggi.

            Adesso sono stato chiaro, oppure vogliamo seguitare a giocare a fraintendere?

          • stefano
            stefano dice:

            Ubbidire non vuol dire spegnere il cervello. Se no perché tiene aperti i commenti? E anche lei è stato critico verso il Summorum Pontificum auspicandone il ritiro con molto anticipo senza ritenere – immagino – che le sue opinioni fossero irrilevanti e i suoi malumori fuori luogo.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Lei è incorreggibile e privo dei basilari rudimenti della dottrina cattolica. Uno le risponde nel merito e lei ribatte con ragioni illogiche e insulse.

            Pensa forse che io, quando inginocchiato nel presbiterio dinanzi al Sommo Sacerdote e a 92 presbiteri concelebrati, promisi solennemente al Vescovo che mi ha consacrato filiale rispetto e devota obbedienza a lui e a tutti i suoi successori, abbia forse “spento il cervello”?

            La prego, per il bene suo e per evitare a noi inutili perdite di tempo con chi – come lei – ha la ferma volontà a non ragionare e non accettare correzioni: la smetta di mandarci commenti di questo genere. Perde tempo lei e fa perdere tempo inutilmente a noi.

            Si tenga le sue ragioni e prosegua a vivere un surreale cattolicesimo onirico con tutta l’ostinazione che la caratterizza.

          • stefano
            stefano dice:

            Lo vede che fra noi si intromesso il demone dell’incomprensione? Avevo giusto finito di dire che si può essere ubbidienti senza spegnere il cervello e lei ha mi opportunamente ribadito che spegnendo il cervello non si può neppure ubbidire…

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            L’obbedienza nella fede nasce necessariamente dalla libertà dell’uomo e dal pieno e lucido esercizio del suo libero arbitrio. Dinanzi alla libertà dell’uomo si arresta anche la grazia di Dio, che si offre e si propone, ma non s’impone a nessuno, perché ogni azione di grazia richiede la libera accettazione da parte dell’uomo.
            L’esercizio della critica non solo è riconosciuto dalle Leggi stesse della Chiesa e dalla tradizione apostolica, ma persino favorito, specie in ambito teologico e pastorale.
            Temo le sfugga però un passaggio, sul quale ho già più volte insistito: se il Romano Pontefice promulga un motu proprio, il suo atto non è soggetto a critiche, né a sindacato ne a “… ma secondo me … io penso che …”.
            Credevo di essere stato chiaro dicendo e spiegando che, in questo caso, si deve solo ubbidire e basta.

          • daouda
            daouda dice:

            Innanzi tutto il messale del 1962 è innovativo e fu già una riforma.

            Gli pseudo tradizionalisti che credono di conservare il rito apostolico romano tramite questa modalità sono degli ingenui come ingenui sono coloro che recitassero il breviario piano o successivi invece di quello pre-1911, viste le rivoluzioni di Pio X.
            Evidentemente queste modifiche radicali vanno bene, mentre Paolo VI sarebbe un inetto degenere …

            Inoltre sarebbe da riflettere cosa possa essere una riforma in sè visto che nel 1900, l’hybris papale e sovversiva non ha trovato argini nel creare dal nulla piuttosto che rivedere le certe distorsioni accumulatesi.
            Infatti il problema serio è invece il rapporto fra liturgia e diritto canonico, questo massimamente condensato nell’autorità giurisdizionale del papa.

            Viene da riflettere ad ogni modo che una delle paure degli avversari del Concilio Vaticano II fosse che il sinodalismo sarebbe divenuto una sorta di conciliarismo. Da questo punto di vista possono star ben tranquilli.

  17. stefano
    stefano dice:

    Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano.
    Scritta così – in italiano – io capisco che il Missale Romanum del 1962 è stato abrogato. Però poi, subito appresso:
    Art. 2. (…) Pertanto, è sua esclusiva competenza (del Vescovo, ndr) autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica.
    Ma, dico io: E di quale rito si tratterebbe, dato che non è più il Rito Romano? Di chi sarà mai questa lex orandi? E poi, dal momento che non è più la preghiera liturgica della Chiesa di Roma, come potrebbero i Vescovi in comunione con Roma, anche solo sul piano formale, autorizzarla nelle loro Diocesi? Non si autorizza un fuorilegge a trasgredire la legge; d’altro canto, neanche il fuorilegge ha bisogno dell’autorizzazione per trasgredire la legge.
    Ovviamente, tutto questo “Nel solco dell’iniziativa del mio Venerato Predecessore Benedetto XVI”, che non si capisce se sia involontario umorismo o un volontario spregio al predecessore. Mi fermo qui.

  18. Antonello
    Antonello dice:

    Concordo che non si puó tornare al passato e concordo ancor più che sia urgente una riforma della riforma liturgica. Anzi urgentissima, perchè la riforma attuale (Paolo VI) è disastrosa.
    Nel mentre auspichiamo che la stessa misura usata qui per garantire l’unità, la si usi anche nei confronti dei “riti” neocatecumenali.

  19. fabio
    fabio dice:

    la tradizione cattolica fa paura a chi comanda nella chiesa, perchè chi la riscopre capisce che con il concilio vaticano 2 è avvenuta la rivoluzione che ha cambiato tutto, la nuova messa, una nuova religione.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Quando rispondere non serve a scalfire neppure minimamente persone radicate in convinzioni sbagliate perché basate sull’irreale, bisogno rinchiudersi in religioso silenzio e pregare per loro. Così mi hanno insegnato i miei santi maestri e formatori.

      • Giorgio Zaneletti
        Giorgio Zaneletti dice:

        Forse e’ ora che scenda dal piedistallo che diventa sempre più alto rendendo difficile ritornare alla nuda terra con i suoi molti “Ignoranti “ abitanti.

          • Giorgio Zaneletti
            Giorgio Zaneletti dice:

            Va da se’ Padre, sappia però che i libri da lei pubblicati li ho comprati e letti e in questi giorni sto rileggendo con vivo interesse e piacere: “ è satana si fece trino”……

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