Caro Tucho ti scrivo così mi distraggo un po’
CARO TUCHO TI SCRIVO, COSÌ MI DISTRAGGO UN PO’
Comunque a noi piace un sacco il parlare colloquiale, come fra amici di vecchia data, fa molto Un sacco bello. Anche perché dietro quell’italiano un po’ così, che si ritrova nei documenti ufficiali, percepiamo sempre quelle cadenze sudamericane che fanno subito «fiesta», o come cantava la compianta Raffaella Carrà: «Qué fantastica esta fiesta»
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Non ti dispiace, vero, se mi rivolgo a te così? È che avete sdoganato voi ― tu e il Grande Capo ― lo stile colloquiale fuori dagli schemi e dalla precisione a cui ci aveva abituato quell’altro. Quello, come si chiamava? Quello che se ne è andato prima del tempo dovuto. Comunque a noi piace un sacco il parlare colloquiale, come fra amici di vecchia data, anche perché fa molto Un sacco bello. Anche perché dietro quell’italiano un po’ così, che si ritrova nei documenti ufficiali, percepiamo sempre quelle cadenze sudamericane che fanno subito «fiesta», o come cantava la compianta Raffaella Carrà: Qué fantastica esta fiesta.
Ci ricordano anche Speedy Gonzalez quando gridava: «Arriba, Arriba!»; o il canto argentino: Muchachos, esta noche me emborracho.
È che abbiamo letto la tua lettera inviata al Sinodo sul lasciar perdere quella questione dell’ordinazione delle donne diacono. È il Gran Capo che ha detto che la cosa non è matura. Come le pere insomma o i kiwi. Va bene. Se lo dice lui si obbedisce.
Però che bella scusa hai messo all’inizio. Mi ricorda quando mi chiamavano all’interrogazione e non ero preparato. Credo di aver fatto morire mia nonna non so quante volte, povera donna! Però le ha portato bene, perché se ne è andata a una bella età. Come si fa a scrivere in un documento ufficiale diretto proprio a quel “Gruppo 5” che doveva dibattere la questione, che il coordinatore del gruppo, Il Segretario dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede, era assente perché doveva andare dal medico? E siccome quelli si aspettavano te, allora avete mandato altre due persone ad appuntarsi le proposte. Suvvia. Non era meglio dire, come fai ora: Lasciate perdere. Avvisarli casomai il giorno prima: «Día libre mañana», come disse Ancelotti ai calciatori del Real Madrid il giorno che vinsero la Champion.
Comunque molto fighe anche le motivazioni del perché la cosa non si può fare. La prima. Siccome il ministero delle catechiste, proposto dal Gran Capo, i vescovi non l’hanno recepito, salvo pochissimi, allora le diaconesse non vanno bene. Una logica stringente. Come a dire: Siccome l’aspirina non cura il cancro, allora lasciamo perdere quei farmaci che guariscono questo male. Ottimo. Dici: Ma neanche i vescovi dell’Amazzonia lo han fatto, che si ritrovano donne e catechiste alla guida di comunità senza prete. Grazia al cavolo. Quelli chiedevano l’ordinazione degli sposati, che se ne fanno dell’aspirina, per tornare all’esempio.
La seconda pure è forte. L’accolitato per le donne è stato accolto in piccola misura nelle diocesi e spesso i preti sono i primi a non proporre nessuno. Altra logica che ti mette all’angolo. Quindi siccome un prodotto non si vende, o viene ostacolato da qualcuno, chiudiamo la fabbrica o mandiamo a quel paese un’altra filiera che invece potrebbe portare bei soldoni. Straordinario.
Però il clou si tocca nell’ultima motivazione che è veramente da Brivido felino. Soprattutto se si pensa che viene da uno che presiede un Dicastero della Santa Sede:
«Il diaconato per i maschi: in quante diocesi del mondo è stato accolto. E dove sono stati accolti, quante volte sono solo chierichetti ordinati?».
Ora, se fossi diacono permanente mi sentirei offeso, ma parecchio eh, che venga dal posto che occupi tu una caricatura così becera del diaconato. Allora, senti, posso dire che tutti i preti sono pedofili? Che voi in Vaticano fate la bella vita e che state nello Stato più ricco del mondo, come dicono i diffusori delle leggende nere? Certo che lo posso dire, perché questa è la logica che usi tu, Tucho, analogamente ai diffusori delle leggende nere.
Scusa eh, se te l’ho detta così diretta. Se te la prendi mi dispiace, ritiro tutto. Perché ne avrei anche sul Gran Capo. Eh sì. Tu dici che Lui avrebbe scelto che sulla questione deve continuare a lavorare la Commissione istituita nell’anno 2020. Quattro anni che «trabajan», cavolo. Quanto ci mettono? E sono in dodici, come gli Apostoli. Vabbè, si sa come vanno le cose là da voi. Quarant’anni per dire qualcosa su Medjugorje. A proposito, non è che quella Signora logorroica potrebbe dirci qualcosa di preciso su queste questioni, anche origliando alla porta del Principale? Invece che tutti ‘sti segreti da rivelare?
Comunque, quello che volevo darti è un suggerimento. La prossima volta invece di prenderci per scemi, diteci: «Si fa, oppure, non si fa». Casomai aggiungendo: «Perché è una cosa dura da far digerire a tutti». È meglio. Che non abbiamo tempo da perdere, neanche per illuderci.
Sempre tuo devotissimo, un caro saluto da un eremita preoccupato.
Dall’Eremo, 24 ottobre 2024
P.S.
Per coloro che leggeranno: lo scritto non è a favore delle donne diacono, né dei preti sposati. Sono tesi dibattute, no? Si interessa soltanto al modo di comunicare attualmente in vigore da quelle parti, in Vaticano. Vi prego: non fate i Tucho pure voi.
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