«Chiesa Aperta» (XII puntata) — La preziosa opera di catechiste e catechisti durante l’emergenza del coronavirus

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (XII puntata) — LA PREZIOSA OPERA DI CATECHISTE E CATECHISTI DURANTE L’EMERGENZA DEL CORONAVIRUS

Offriamo ai nostri Lettori questo nuovo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla dodicesima puntata di Chiesa Aperta.

La finalità di questa modesta rubrica è sempre la medesima: aiutare a comprendere che La Chiesa rimane Aperta e operante, così come possibile, pure durante l’emergenza della pandemia; le chiese di pietra e di mattoni rimaste aperte anche se frequentate con difficoltà dai singoli fedeli, ne sono il segno.

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Oggi voglio con semplicità accennare ad un altro settore della Chiesa che continua ad operare con inventiva a gloria di Dio e per la santificazione delle anime; parlo dei catechisti, i quali perseverano in tutta Italia a collaborare con i vescovi, i parroci e i genitori nel ministero catechistico, escogitando nuovi modi di contatto con i bambini, i ragazzi, i giovani e gli adulti affidati alle loro cure e continuare per loro e con loro la formazione catechistica della fede.

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Nessuno o quasi ne parla ed effettivamente la vacua mentalità comune odierna non dà importanza all’educazione alla fede; ma considerando che l’attività della Santa Chiesa si esplica nelle tre grandi dimensioni della catechesi, della liturgia e della carità, si comprende quanto sia invece essenziale che anche nell’emergenza causata dalla pandemia l’opera catechistica non si interrompa e prosegua come possibile.

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In questo periodo nel quale gli studenti non possono recarsi a scuola, giustamente ci si preoccupa di continuare in qualche modo lo studio e molti insegnanti, non solo delle Università, si adoperano per assicurare la continuità didattica, impartendo lezioni agli studenti tramite i mezzi della comunicazione sociale. In questo periodo nel quale gli alunni del catechismo non possono recarsi in Parrocchia, anche molti catechisti cercano di raggiungere i loro catechizzandi in altro modo. Sappiamo bene che il metodo catechistico non ricalca semplicemente quello dell’apprendimento scolastico, ma comunque esistono delle somiglianze fra i due, nella presente situazione accomunati dal ricorso alla didattica a distanza.

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Facciamo alcuni esempi: Innanzitutto segnalo che dal lunedì al sabato TV2000, il canale televisivo edito sempre dai Vescovi italiani, trasmette in 2 diversi orari la rubrica Caro Gesù. Insieme ai bambini: una striscia quotidiana di catechismo dedicata alla fascia di età dagli 8 ai 12 anni. Segnalo poi il portale internet che la Conferenza Episcopale Italiana ha aperto per informare sulle iniziative della Chiesa in tempo di pandemia e intitolato Chi ci separerà? [cf QUI]; vi sono riportate alcune “buone pratiche” avviate a distanza da molte Diocesi e comunità cristiane per fronteggiare l’emergenza catechistica.  Ce n’è per tutti: si va dalle proposte pensate innanzitutto per la catechesi in famiglia nel suo complesso, alla classica catechesi con bambini, ragazzi, adolescenti e giovani, comprese le persone con disabilità, alle esperienze celebrative in famiglia, fino ai commenti alla Parola di Dio per adulti. Infine ricordo i semplici catechisti parrocchiali che in ogni dove, senza assurgere agli onori delle cronache, si impegnano a diffondere video e testi.

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Chi ha voglia di continuare a far catechismo ha quindi solo l’imbarazzo della scelta e speriamo che ne approfitti il maggior numero possibile di persone, utilizzando proficuamente il tempo della forzata clausura domestica. Con la creatività catechistica di questi giorni, la Chiesa Aperta e continua ad essere vicina ai genitori cristiani i quali, non dimentichiamolo mai, sono gli originari, primi e propri catechisti dei loro figlioli.

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Infine è necessario ricordare una particolare categoria di catechizzandi, cioè i Catecumeni, ovverosia gli adulti non battezzati che si stanno preparando a diventare cristiani; tra di loro, vi sono molti stranieri residenti nel nostro Paese e ciò ci ricorda che la forma più importante di integrazione sociale è quella religiosa.

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La Quaresima è un tempo liturgico importante per tutti i cristiani e particolarmente per i catecumeni, i quali la Prima Domenica di Quaresima furono Eletti a ricevere i Sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia durante la prossima Veglia pasquale. Nel corso della Quaresima dovevano poi ricevere le grandi catechesi preparatorie, gli esorcismi, le consegne del Padre nostro e del Credo, l’unzione pre-battesimale.

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Purtroppo nella presente situazione ciò non è possibile e pure la loro Iniziazione cristiana mediante i Sacramenti è rimandata a tempi migliori, speriamo non oltre la prossima Pentecoste. Ma intanto la Chiesa è rimasta Aperta anche per loro e ogni Diocesi continua a curarne la formazione spirituale come possibile, secondo le indicazioni diffuse dall’Ufficio Catechistico Nazionale e comodamente consultabili in internet [cf QUI].

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Mediante questa rubrica televisiva vogliamo dunque contribuire a segnalare l’impegno delle famiglie, dei Parroci e dei catechisti i quali, sotto la guida dei Vescovi, in questo momento di grave difficoltà, proseguono con abnegazione e creatività nel tenere la Chiesa Aperta pure nel campo della catechesi. Questi zelanti ministri della Santa Chiesa sono un segno di speranza nel presente ed una risorsa essenziale per l’impegnativo futuro che ci attende come comunità cristiana.

A risentirci alla prossima puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 31 marzo 2020

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AVVISO AI LETTORI

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«Il fideismo idiota al potere» … Dio ci salvi dal virus dei cattolici ipocriti, figli di Caino e di Giuda Iscariota

— attualità ecclesiale durante la pandemia da coronavirus—

«IL FIDEISMO IDIOTA AL POTERE» … DIO CI SALVI DAL VIRUS DEI CATTOLICI IPOCRITI, FIGLI DI CAINO E DI GIUDA ISCARIOTA 

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La pandemia da coronavirus ha fatto venire allo scoperto tutti i falsi cattolici male educati e ignoranti, tali perché non educati, non formati, quindi perché ignorano che la Chiesa, societas di istituzione divina, non parte dalla base. Il termine “chiesa di base” è teologicamente errato e fuorviante. La Chiesa è per sua natura struttura “di vertice”, dove tutto procede dall’alto con effetto a cascata. Se quindi i vescovi danno disposizioni in materia di pastorale e liturgia decretando il divieto di celebrare pubblicamente le Sante Messe con il popolo, si ubbidisce e basta, a partire dai fedeli. Questa è la Chiesa gerarchica istituita da Cristo che pone Pietro a capo del collegio degli apostoli, quindi Pietro e gli apostoli a guida del Popolo di Dio. E chiunque lo neghi – e ha pieno diritto e libertà di negarlo – non è però cattolico, è altro … è il cattolico di sé stesso e della sua idea emotiva e soggettiva di Chiesa …

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Offro ai nostri Lettori una mia video riflessione di 25 minuti nella quale illustro un genere forse non molto conosciuto ma molto presente di virus: la pandemia esplosa tra un fitto esercito di cattolici ipocriti, caduti come foglie al primo colpo di vento dinanzi a una prova di fede e che da alcune settimane stanno dando il meglio del peggio di loro stessi sui social network.

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Dall’Isola di Patmos, 30 marzo 2020

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CANALE YOUTUBE DE L’ISOLA DI PATMOS

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CANALE DE L’ISOLA DI PATMOS SU

MP3  SOLO AUDIO SENZA VIDEO

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Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

Il coronavirus nella Quaresima del mondo. Nel mentre, tuttologi e dementi insultano vescovi e i sacerdoti sui social: «Atei senza fede, ci avete privati di Gesù!»

—  attualità ecclesiale —

IL CORONAVIRUS NELLA QUARESIMA DEL MONDO. NEL MENTRE TUTTOLOGI E DEMENTI GRIDANO AI VESCOVI E AI SACERDOTI SUI SOCIAL: «ATEI SENZA FEDE, CI AVETE PRIVATI DI GESU!»

[…] aprire al culto pubblico delle chiese non può considerarsi un atto sicuro, pertanto andava immediatamente limitato, se non chiuso, come poi effettivamente accaduto. Il tutto, grazie a un’ampia fetta di popolo che, dalle piccole sino alle grandi cose, sembra ormai da lungo tempo specializzato a non ascoltare i pastori, anzi: semmai facendo persino il contrario di ciò che i pastori insegnano e chiedono, il tutto, non di rado, persino con atteggiamenti di compiaciuta sfida da parte di non pochi fedeli.  

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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POTETE ACQUISTARE IL LIBRO  PRESSO IL NOSTRO NEGOZIO LIBRARIO: QUI

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«Chiesa Aperta» (XI puntata) — Possono le benemerite Forze dell’Ordine eccedere in zelo sino a giungere a interrompere le sacre celebrazioni dentro le chiese?

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (XI puntata) — POSSONO LE BENEMERITE FORZE DELL’ORDINE ECCEDERE IN ZELO SINO A GIUNGERE A INTERROMPERE LE SACRE CELEBRAZIONI DENTRO LE CHIESE?

Offriamo ai nostri Lettori questo nuovo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla undicesima puntata di Chiesa Aperta.

Le chiese di pietra e mattoni sono aperte, pure senza celebrazioni pubbliche, come segno de La Chiesa  che rimane Aperta e operante a gloria di Dio e per la santificazione delle anime, anche se in forme eccezionali. Ne abbiamo avuti due splendidi esempi lo scorso venerdì 27 marzo: grazie ai mezzi della comunicazione sociale, i cattolici di tutto il mondo si sono uniti spiritualmente al Santo Padre il Papa in una storica supplica a Dio per la fine della pandemia. Nello stesso giorno, ogni singolo Vescovo italiano si è recato in un Cimitero a suffragare le anime delle tante vittime della pandemia, sepolte con Esequie in forma ridottissima, a causa dell’emergenza sanitaria.

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Veniamo ora all’argomento di oggi. Nella puntata precedente ho aiutato a riflettere su alcune delle motivazioni prudenziali soggiacenti alla sospensione delle Liturgie pubbliche in tempo di pandemia. Nel poco tempo a disposizione, voglio adesso accennare ad un aspetto complementare della medesima questione: nelle chiese aperte non si svolgono celebrazioni pubbliche, ma i fedeli hanno il diritto di andare in chiesa per la preghiera personale e per ricevere i Sacramenti in forma individuale, specialmente la Confessione e la Santa Comunione; ovviamente rispettando le norme di profilassi sanitaria che tutti ormai ben conosciamo. Sul sito internet del Governo italiano [cf QUI] cliccando nella sezione F.A.Q. e cliccando sulla voce “Cerimonie”, si trova scritto quanto segue: «Domanda: Si può andare in chiesa o negli altri luoghi di culto?» Risposta: «Sono consentiti l’apertura e l’accesso ai luoghi di culto, purché si evitino assembramenti e si assicuri la distanza tra i frequentatori non inferiore a un metro».

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La Regione Lombardia ha emanato in materia norme ancor più dettagliate; infatti l’Ordinanza regionale n. 514 del 21 marzo 2020 al punto 22 recita testualmente: «L’accesso ai luoghi di culto è consentito in forma contingentata e nel rispetto delle misure necessarie a garantire la distanza di sicurezza interpersonale di un metro». Pertanto si può andare a pregare individualmente in qualunque chiesa nel territorio del proprio Comune, muniti della necessaria autocertificazione ed evitando assembramenti. Nessuno può impedirlo; sarebbe un abuso di potere. Un consiglio: come quando andando a fare la spesa alimentare è bene conservare lo scontrino fiscale, per dimostrare che effettivamente si è andati nel tal negozio, così è opportuno fotografare se stessi dentro la chiesa, come prova da esibire alle Autorità preposte al controllo.

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Dobbiamo occuparci di questo argomento, perché si stanno moltiplicando le notizie riguardo a fedeli censurati dalle Forze dell’Ordine (peraltro benemerite) solo perché si stavano recando in chiesa a pregare da soli. Cosa più grave: in varie parti d’Italia le Forze di Polizia hanno interrotto Sante Messe che si stavano svolgendo nel pieno rispetto delle regole di profilassi contro la pandemia; ricordiamo che le leggi vigenti in Italia proibiscono ciò tassativamente: se in una chiesa si sta svolgendo un atto di culto, Polizia e Carabinieri possono entrarvi per esercitare le loro funzioni solo dopo avere preventivamente informato il Vescovo del luogo e in ogni caso non possono interrompere l’atto di culto.

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Per tutelarsi da ogni arbitrio o allontanamento forzato da un luogo sacro o da denunce o ammende comminate per tali motivi, ci si può rivolgere ad un avvocato, per far valere i propri diritti. Ma sarebbe meglio non dover arrivare a tanto! Per grazia di Dio, in questi giorni molti pubblici Amministratori si sono recati ufficialmente nelle chiese per affidare alla protezione divina i propri concittadini. Bravi! Hanno adempiuto al proprio dovere! Ma siamo giunti all’assurdo che i Carabinieri di Giulianova, in Abruzzo, hanno segnalato alla competente Procura della Repubblica il Sindaco della Città, altri 3 amministratori, 5 sacerdoti e 3 giornalisti, i quali, nell’ampio santuario della Madonna dello Splendore, avevano affidato il loro Comune a Maria Santissima, con tanto di deposizione della fascia tricolore ai piedi della statua. 12 persone distanziate ben più di un metro l’una dall’altra all’interno di uno spazioso edificio, sono state considerate più pericolose delle decine di persone presenti contemporaneamente in un qualsiasi supermercato!

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Ho già detto che le nostre Forze dell’Ordine sono benemerite, tanto più nella presente emergenza e a loro deve andare tutta la nostra riconoscenza; infatti, nel caso di Giulianova hanno semplicemente compiuto un atto dovuto, a seguito di polemiche pretestuose sollevate da terze persone, spinte da malevolenza verso i cristiani. Resta il fatto che alcuni hanno tentato di infangare un atto di devozione come se fosse un reato; abbiamo pure notizie di sacerdoti che hanno ricevuto minacce scritte semplicemente perché in chiese molto spaziose hanno celebrato la Santa Messa con l’assistenza di qualche persona a debita distanza! Sembra proprio che alcuni assatanati anticristiani vogliano sfruttare l’occasione della pandemia per screditare e attaccare i fedeli cattolici. Non possiamo permettere tali soprusi!

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La Chiesa Italiana sta dando grande prova di prudenza e amore al bene comune con la dolorosa sospensione delle celebrazioni con il popolo, assicurando comunque l’apertura quotidiana delle chiese, accettando addirittura di celebrare in forma emergenziale la prossima Santa Pasqua, ma non è accettabile che sia proibito ai singoli l’esercizio del diritto di culto (cf Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 19), esercitato nelle forme attualmente possibili. Accettare una cosa simile costituirebbe un pericolosissimo precedente per la tutela della libertà di tutti i cittadini italiani. C’è il pericolo che, una volta passata l’emergenza, entrare in una chiesa per pregare diventi una concessione dello Stato, non più un diritto della persona. I nostri Vescovi e il Governo debbono subito attivarsi affinché siano emanate disposizioni chiare e stringenti onde garantire l’esercizio del diritto costituzionale alla libertà di culto anche in questi tempi calamitosi.

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Segnalo infine un aspetto pratico molto importante: una prudente frequenza individuale delle chiese permette anche la loro custodia durante le ore di apertura; la maggior parte del nostro patrimonio storico e artistico è costituito dalle chiese e dai loro arredi: lasciarle aperte e deserte per molte ore lungo la giornata è il modo migliore per garantirne la salvaguardia? Ricordiamo che, già in tempi normali, sono frequenti i furti e gli atti di vandalismo nelle nostre Chiese!  Fedeli ostacolati nel frequentare singolarmente le chiese, denunciati mentre compiono atti di devozione con tutte le dovute accortezze … Segni tristi, che evidenziano il grado di scristianizzazione nel quale è precipitata la nostra società e la svalutazione sociale della necessità della vita interiore e del valore della realtà soprannaturale; ma l’Italia non può diventare il Paese nel quale in tempo di pandemia si può tranquillamente uscire per acquistare un pacchetto di sigarette (e ciò sia detto con tutto il rispetto per i tabaccai), ma non ci si può recare in chiesa a pregare, neanche in solitudine!

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Le chiese di pietra e di mattoni rimangono aperte anche in tempo di pandemia, per ricordarci che i cristiani sono impegnati a pregare per il bene di tutti, sia nelle loro case che nei luoghi pubblici, perché – come ci ricorda il Salmo 126, 1: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode”.

Grazie per l’ascolto. Appuntamento alla prossima puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 29 marzo 2020

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Anche oggi, dinanzi alle bare stipate nei magazzini in attesa di sepoltura, sembra di udire di nuovo il lamento di Marta: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto»

L’angolo dell’omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

ANCHE OGGI, CON LE BARE STIPATE NEI MAGAZZINI IN ATTESA DI SEPOLTURA, SEMBRA DI UDIRE DI NUOVO IL LAMENTO DI MARTA: «SIGNORE, SE TU FOSSI STATO QUI, MIO FRATELLO NON SAREBBE MORTO!»

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Dov’è Dio? È anche inutile pensare a una risposta che si basi sulla sola ragionevolezza o che interpelli la teologia razionale, al fine di farci familiarizzare con una realtà come la morte che è sì naturale ma mai totalmente accettata. Nel momento della perdita di una persona cara, la ragione è fragile. 

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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«Chiesa Aperta» (X puntata) — Quella irresistibile brama odierna di sacrificare i preti alla morte per i propri personali capricci di opinione. E se ciò accadesse, poi chi tornerà a celebrare le Sante Messe per il Popolo di Dio dopo l’epidemia da coronavirus?

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (X puntata) — QUELLA IRRESISTIBILE BRAMA ODIERNA DI SACRIFICARE I PRETI ALLA MORTE PER I PROPRI PERSONALI CAPRICCI DI OPINIONE. E SE CIÒ ACCADESSE, POI CHI TORNERÀ A CELEBRARE LE SANTE MESSE PER IL POPOLO DI DIO DOPO L’EPIDEMIA DA CORONAVIRUS?

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TESTO DEL VIDEO

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla X puntata di Chiesa Aperta.

Le chiese, intese come edifici, rimangono aperte durante la pandemia, pure se non si svolgono celebrazioni pubbliche e i fedeli non le possono frequentare agevolmente. Nella presente situazione, i sacerdoti stanno dando prova di grande inventiva per aiutare i fedeli anche nel frequentare le chiese, così come possibile.

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Molti fedeli apprezzano il sacrificio fatto da tanti sacerdoti per adempiere al loro ministero, pur con gravi limitazioni. Altri manifestano il proprio scontento, soprattutto per la sospensione temporanea della Santa Messa con il popolo e invocano l’immediata ripresa delle celebrazioni pubbliche. In questa sede, vogliamo dire una parola che aiuti a comprendere i termini della questione e ad evitare polemiche controproducenti.

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Nella tragica situazione di questi giorni sono in gioco due aspetti fondamentali: da una parte, la Chiesa deve continuare la sua divina missione al servizio della salvezza delle anime, con tutta l’abnegazione necessaria, senza però mettere a repentaglio la salute pubblica e quindi operando delle necessarie rinunce e assumendo dolorose limitazioni nei comportamenti, senza però appiattirsi sulla logica del mondo; dall’altra parte, la Chiesa non deve dare nemmeno la più lontana impressione di abbandonare i fedeli a se stessi, trascurando le loro necessità spirituali e rischiando di essere considerata latitante o, peggio, irrilevante, come se avesse rinunciato ad affermare il primato del soprannaturale. Facciamo un passo avanti …

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… la autentica teologia morale ci insegna che non basta affermare i grandi principi, ma occorre poi attuarli in una particolare situazione, mediante un prudente discernimento e quindi, più si discende dal principio generale verso una concreta situazione, specie se perigliosa, più le scelte operative possono divenire quanto mai difficili da individuare. Il sommo principio morale è: “fai il bene ed evita il male”; ma in una situazione di tragica emergenza come la presente, non è immediatamente agevole determinare come attuare il bene ed evitare il male.

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A coloro che, amareggiati per la sospensione delle Sante Messe con il popolo, invocano un maggior coraggio da parte dei vescovi e dei sacerdoti, rispettosamente ricordo tre fatti, da tenere assolutamente presenti per formulare un giudizio pratico aderente alla realtà della presente situazione.

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Primo fatto: le emergenze non si programmano, arrivano improvvisamente e a volte sono pure eccezionali e mai affrontate dalla presente generazione, come è attualmente. Anche i nostri vescovi sono stati sorpresi dal dilagare dell’epidemia e rapidamente hanno dovuto prendere decisioni impegnative per la salvaguardia di tutti. Per consentire in sicurezza la celebrazione delle Sante Messe con il popolo sarebbe necessario organizzare un regolare servizio d’ordine per assicurare almeno l’ingresso e l’uscita dei partecipanti (ognuno munito dei necessari presidi di difesa dal contagio), il loro distanziamento dentro le chiese, la sanificazione delle medesime. Tutte cose di non facile realizzazione e gestione pratica. Considerando che spesso un solo sacerdote deve provvedere a più parrocchie e chiese, nemmeno la ventilata ipotesi di rarefare le presenze dei fedeli aumentando il numero delle Sante Messe appare praticabile in Italia.

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Secondo fatto: il tributo di vittime che anche il Clero italiano sta già pagando alla pandemia: mentre non mancano i vescovi contagiati e finiti in isolamento, al 22 marzo erano ben 50 i sacerdoti falcidiati, la maggior parte di loro caduta nell’adempimento del proprio ministero. Perfino il Clero a riposo per anzianità non è risparmiato: a Parma, nella casa dei Missionari Saveriani, sottoposta da subito a stretto isolamento, sono morti in solitudine 13 sacerdoti in 15 giorni, senza che nessuno giungesse dal di fuori ad assisterli. Se le Sante Messe con il popolo fossero regolarmente celebrate dappertutto, il numero dei sacerdoti defunti sarebbe certamente ancora più grande, tenendo poi conto che il Clero italiano, a causa dell’elevata età media di quasi 68 anni, rientra a pieno titolo nella categoria degli anziani e dei vecchi, quindi delle persone da salvaguardare maggiormente dal pericolo del contagio. Analogo discorso riguardo l’età avanzata deve essere fatto circa gli stessi fedeli che abitualmente frequentano le nostre chiese.

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Terzo fatto: come ci si preoccupa che il personale sanitario non sia falcidiato dalla pandemia e i malati restino senza assistenza, così è necessario preoccuparsi che anche la Chiesa italiana non si riduca drasticamente senza più sacerdoti per la cura pastorale dei fedeli. Da questo punto di vista, i dati sono impietosi: in Italia il Clero non solo è molto anziano, ma pure ormai numericamente esiguo. Facciamo un solo esempio: nell’arcidiocesi di Torino nel 1950 vi era 1 sacerdote (età media 43 anni) per 561 battezzati; nel 2017 sempre a Torino vi era 1 sacerdote (età media 68 anni e 6 mesi) per 2065 battezzati! Dopo la peste che nel XVI secolo uccise la maggior parte dei milanesi, san Carlo Borromeo non ebbe difficoltà nel ricambio dei sacerdoti caduti per assistere gli appestati; oggi, dietro i nostri pochi e anziani sacerdoti, non ci sono purtroppo torme di seminaristi pronti a rimpiazzarli. Una volta cessata l’emergenza, quante delle chiese che ora si pretenderebbe di tenere imprudentemente funzionanti dovrebbero poi essere chiuse, forse per sempre, per una grave mancanza di sacerdoti?

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Ragionando così, qualcuno mi accuserà di mancare di fede nella potenza di Dio. Ma, a parte che non bisogna tentare il Signore (cf Lc 4, 12), nella tragedia attuale occorre avere ben presente l’insegnamento di san Giovanni Paolo II: occorre cioè coniugare fede e ragione; la ragione non deve escludere la fede e la fede deve accettare il servizio della ragione (che poi spesso è semplice buon senso).

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Solo così è possibile evitare due opposti estremismi: i fautori della celebrazione ad oltranza delle Sante Messe con il popolo rischiano di peccare di fideismo; i fautori della chiusura indiscriminata delle chiese rischiano di peccare di razionalismo. La fede ci attesta che durante la Santa Messa Dio opera già il grande miracolo della transustanziazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo; ma Dio non è obbligato contemporaneamente a preservare dal contagio virale i singoli partecipanti.

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Concludiamo allora ricordando due grandi principi della vera teologia: contro il razionalismo diciamo: «A chi fa quanto può, Dio non nega la grazia»; contro il fideismo diciamo: «Dio non lega la grazia ai Sacramenti» e la può donare anche al fuori di essi, in determinate circostanze. La sospensione delle Sante Messe con il popolo è una privazione dolorosa per le anime dei fedeli; supplichiamo Dio che conceda quanto prima alla sua Chiesa la grazia e la gioia di radunarsi di nuovo per celebrare l’Eucaristia e imploriamo da Dio anche la grazia di mantenerci i nostri pochi e anziani sacerdoti, donando il premio eterno a quelli caduti vittime del proprio dovere durante la pandemia.

A risentirci domani per una nuova puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 27 marzo 2020

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Seduto sulla motocicletta comunista di Vauro ho avuta una folgorazione che ha cambiata la mia vita e le mie credenze: e adesso vi spiego perché Gesù Cristo non è mai risorto dai morti …

SEDUTO SULLA MOTOCICLETTA COMUNISTA DI VAURO HO AVUTO UNA FOLGORAZIONE CHE HA CAMBIATA LA MIA VITA E LE MIE CREDENZE: E ADESSO VI SPIEGO COME MAI GESÙ CRISTO NON È MAI RISORTO DAI MORTI …

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Per annunciare un evento del genere Cristo, se fosse veramente risorto, avrebbe dovuto annunciare la propria risurrezione a persone ben più credibili, per esempio apparendo al Sommo Sacerdote e ai membri del Grande Sinedrio. Siamo realisti e concreti: se io risorgessi dai morti, cercherei di apparire a Fedele Confaloneri e a Pier Silvio Berlusconi, a Pietro Chiambretti e Barbara d’Urso, al Presidente della Rai e a Bruno Vespa … non certo a una ex prostituta nigeriana che vive in una periferia di Milano.

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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PDF  articolo formato stampa
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Studi Mediaset di Cologno Monzese (Milano): redazione di Dritto e Rovescio, foto ricordo

L’Isola di Patmos ha conferito ieri il premio Giovannea Aquila d’Oro a Roberto Burioni e Alessandro Cattelan [cf QUI]. Oggi annuncio che in questa Quaresima segnata da epidemia da coronavirus, in me è accaduto qualche cosa che ha sconvolto le mie credenze di fede, giungendo a prendere atto che Gesù Cristo non è mai risorto dai morti.

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La scintilla che ha fatto scattare in me questa consapevolezza, mi è stata data da uno dei tanti sapienti che popolano le pagine di Facebook, che riesce a essere al tempo stesso sia l’Accademia Internazionale delle Scienze sia il Supremo Tribunale Penale istituito dal popolo dei sapienti della rete.

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Talvolta, le credenze anche più radicate, finiscono per crollare dinanzi a cose in apparenza banali, capaci però a far scattare una scintilla a partire dalla quale tutto quanto finisce con l’essere messo in discussione. È a quel punto che, pure ciò in cui si è fermamente creduto, finisce per sgretolarsi come un castello di sabbia costruito sulla riva al sopraggiungere della marea. E di questo devo ringraziare uno dei sapienti di Facebook, che non conosco personalmente, ma che posso citare senza alcuna violazione della privacy, visto che è entrato nella mia pubblica pagina scrivendo un commento col proprio nome, cognome e collegamento al suo profilo, quindi è tutto pubblico e nessuno può sollevare questioni in tal senso. Il sapiente è un certo Nicola Fulgenzio Di Liberto.

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Ma veniamo al fatto: per annunciare sul mio profilo Facebook che nella sera di giovedì 26 marzo avrei partecipato come ormai quasi di consueto alla puntata del programma Dritto e Rovescio su Rete 4, ho inserito una foto scattata i primi di febbraio nella quale sono immortalato con tre amici: il vignettista satirico Vauro Senesi, il giornalista e conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani e uno dei giovani collaboratori della redazione. Non solo si tratta di tre amici, ma di tre persone che godono della mia profonda stima.

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Accade però che il già menzionato membro dell’Accademia Internazionale delle Scienze, sotto quel mio post, nel pomeriggio del 27 marzo, ha scritto questo commento: «Con questi personaggi non ci andrei a prendere nemmeno un Caffè». Questo sapiente commentatore forse non immaginava che con questa breve frase avrebbe finito per sconvolgere la vita a un sacerdote nonché piccolo e modesto teologo dogmatico e altrettanto piccolo e modesto storico del dogma. Sì, con quella frase tanto lapidaria quanto sapiente, questo commentatore mi ha aperto l’orizzonte su tutte le contraddizioni contenute nei Vangeli, ma soprattutto nella vita di Gesù Cristo, obbligandomi a prendere atto di quanto il Nazareno sia stato alla prova dei fatti un cattivo maestro. È scritto nei Vangeli e dagli stessi documentato, ma purtroppo io, per cecità e ottusità, proprio non me ne ero mai accorto.

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Gesù Cristo è stato a tal punto imprudente da avere relazioni pericolose e soprattutto inopportune, è documentato da uno degli Evangelisti che narra:

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«Mentre Gesù era a tavola in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli.  I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?”» [Mt 9, 10-11].

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Giuseppe Cruciani e Padre Ariel all’uscita dallo studio di trasmissione di Mediaset di Cologno Monzese (Milano)

Non per giustificare me stesso, ma posso garantire che ai livelli di Gesù Cristo io non ci sono arrivato. Infatti, quando una sera, al termine della diretta di questo programma, Vauro Senesi, Giuseppe Cruciani e io, andammo di fronte alla cittadella Mediaset di Cologno Monzese per mangiare una pizza nell’unico locale aperto, la cucina era chiusa. Così potemmo solo bere qualche cosa: Vauro la sua vodka liscia ― perché un vero comunista beve solo liquori sovietici ―, Giuseppe Cruciani prese una birra sbarazzina, mentre io, che non bevo alcolici “fuori servizio”, perché l’unico alcolico che bevo è il vino usato per il Sacrificio della Santa Messa, presi un succo di ananas. In ogni caso debbo dire a mia giustificazione che il mio agire è stato meno grave di quello di Gesù Cristo, che con certa gente faceva banchetti. Alla prova dei fatti, io ci ho bevuto assieme solo un succo di ananas.

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A che livelli Gesù Cristo fosse imprudente lo dimostra il Vangelo di San Giovanni narrando del suo incontro e colloquio con una donna cananea al pozzo d’acqua, il cosiddetto Racconto della Samaritana. Soprassediamo sulla grave inopportunità di questo dialogo, perché nessun giudeo dotato di bon ton si sarebbe mai messo a parlare da solo con una donna, tanto più con una del genere, alla quale a un certo punto Gesù Cristo domanda:

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«[…] “Vai a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene, non ho marito; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”». Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta”» [Gv 4, 16-18].

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Analizziamo la gravità della cosa: Gesù Cristo rivolge parola, da solo, ai bordi di un pozzo, a una emerita zoccola che dopo essere saltata da un uomo all’altro, in quel momento conviveva con un altro uomo ancòra, che ovviamente non era suo marito. Ma dico: sono forse persone e situazioni nelle quali un uomo perbene si va a cacciare? Altroché se avevano ragione i sapienti scribi e farisei del Facebook dell’epoca, ad accusarlo di intrattenersi con prostitute, pubblicani e peccatori di varia fatta.

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Si dice poi che Gesù Cristo, dopo la sua morte, sia risorto dal sepolcro. Il mistero della sua risurrezione è il fondamento portante della fede cristiana, lo dice il Beato Apostolo Paolo affermando:

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«[…] se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» [I Cor 15, 14].

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Padre Ariel negli studi Mediaset del Celio a Roma  accanto alla mitica moto di Vauro con stella rossa e targa sovietica

Questo ho compreso dopo anni di sacerdozio, di studi teologici e di professione di fede nella risurrezione di Gesù Cristo, ossia che Cristo non può essere risorto. Ecco perché: chi ha annunciato la presunta risurrezione di Gesù Cristo? Udite, udite … una ex prostituta! Ora voi ditemi, in una società come quella giudaica dell’epoca, dove le donne non avevano diritto di parola, dove non potevano essere udite come testimoni in tribunale, dove potevano essere ripudiate sulla parola del marito e persino lapidate, se il consorte le accusava di adulterio, questo presunto Risorto usa come annunciatrice non solo una donna, ma persino una ex prostituta? Lo credo bene che gli Apostoli, chiamati al sepolcro vuoto, reagirono non credendo a questa donna e alle sue comari:

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«E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero a esse» [Lc 24, 1-11].

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commenti d’alta accademia …

Per una frase scritta sulla mia pagina da un cattolico sapiente della Accademia internazionale delle Scienze di Facebook, il quale ha affermato che con gente come Vauro e Giuseppe Cruciani non prenderebbe neppure un caffè, ho acquisita consapevolezza e prova che Gesù Cristo non è mai risorto, perché con certi soggetti non si è limitato a prendere un caffè, ma a fare banchetti e ad avere relazioni pericolose, inopportune e imprudenti, cosa che io non ho mai fatto in vita mia.

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dall’Isola di Patmos, 27 marzo 2020

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Fede e necessità: una emergenza come quella del coronavirus, a fine emergenza non può mutare le libertà future della Chiesa e dei suoi fedeli

— la Chiesa e la grave emergenza coronavirus —

FEDE E NECESSITÀ: UNA EMERGENZA COME QUELLA DEL CORONAVIRUS, A FINE EMERGENZA NON PUÒ MUTARE LE LIBERTÀ FUTURE DELLA CHIESA E DEI SUOI FEDELI.   

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[…] Possiamo citare altri esempi, ma questo è sufficiente per rendersi conto di come non si possa vivere di solo pane ma che è necessario dare accesso ad altre risorse, tra le quali spicca in modo imminente la fede. E parliamo di fede non secondo quella prospettiva intimistica, sentimentalistica e palliativa da beauty farm dell’anima, ma come dono di Dio che opera sull’intelligenza e dona saggezza per poter discernere il mondo e cogliere la sua presenza salvatrice. La fede è un diritto della persona, attiene alla libertà di autodeterminazione personale e viene (ancora) garantita dalla Costituzione della Repubblica Italiana [art. 19].

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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«Chiesa Aperta» (VIII e IX puntata) — Vi spieghiamo come funziona durante la pandemia da coronavirus la assoluzione generale impartita dai confessori in questo momento di grave crisi sociale e sanitaria

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (VIII e IX puntata) — VI SPIEGHIAMO COME FUNZIONA DURANTE LA PANDEMIA DA CORONAVIRUS LA ASSOLUZIONE GENERALE IMPARTITA DAI CONFESSORI IN QUESTO MOMENTO DI GRAVE CRISI SOCIALE E SANITARIA

Offriamo ai nostri Lettori questo terzo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla VIII puntata di Chiesa Aperta!

In questo tempo di pandemia le chiese di pietra e di mattoni rimangono aperte, pur senza celebrazioni pubbliche, come segno di Chiesa Aperta che rimane Aperta a gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.

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Le Autorità ecclesiastiche e civili hanno emanato provvedimenti eccezionali per contenere la pandemia e ciò rende difficile ricevere la Santa Comunione e gli altri Sacramenti, compresa la Confessione; difficile, ma non impossibile. La Chiesa rimane aperta anche nell’assicurare ai peccatori la Penitenza sacramentale e la Riconciliazione con Dio.

Innanzitutto, per chi non è malato non è impossibile riuscire a confessarsi, mettendo in pratica le Norme recentemente emanate dai Vescovi secondo criteri di prudenza: cioè incontrarsi col sacerdote in luoghi arieggiati, mantenendo la distanza di sicurezza ma garantendo comunque la riservatezza dell’accusa dei peccati e inoltre indossando guanti usa e getta e la mascherina a protezione delle vie aeree. Non mancano i sacerdoti che attuano tali Norme prudenziali con grande creatività pastorale (come si vede in questa immagine – Ndr sull’audio-video).

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Diversa è purtroppo la situazione dei contagiati ricoverati negli Ospedali, specialmente nei reparti di terapia intensiva; i sacerdoti spesso non riescono a raggiungerli, non perché non lo vogliano, ma perché impediti dalla scarsità dei presidi contro il contagio (tute, guanti, mascherine) e dai protocolli delle terapie. Perciò il Papa, attraverso la Penitenzieria Apostolica, il 20 marzo ultimo scorso ha emanato precise e molteplici disposizioni, per far giungere anche agli ammalati gravi il dono della remissione sacramentale dei peccati [cf QUI]. Ad esempio, per garantire la necessaria assistenza spirituale ai malati e ai morenti, il Papa ha suggerito ai Vescovi, se necessario, di costituire gruppi di “cappellani ospedalieri straordinari” anche su base volontaria, in accordo con le Autorità sanitarie e nel rispetto delle norme di tutela dal contagio. Questo è senz’altro il modo migliore per assicurare l’assistenza spirituale ai ricoverati e particolarmente il sacramento della Confessione.

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A tale proposito mi permetto di affermare il Papa e i Vescovi dovrebbero invocare le leggi dello Stato che già esistono per ottenere che i sacerdoti possano accedere liberamente agli ammalati, con le stesse cautele che usano i medici. Molti Cappellani ospedalieri sono anche dipendenti statali, quindi devono essere messi in condizione di svolgere la propria missione. Se i medici entrano ed escono dai reparti con le debite cautele, altrettanto deve essere possibile ai Cappellani. In molti luoghi sono i medici stessi a richiedere quest’opera, innanzitutto per sé medesimi. Inoltre il papa ha ricordato ai Vescovi che, nella presente situazione di emergenza, essi possono ricorrere ad una particolare forma del sacramento della Confessione e cioè l’assoluzione collettiva dei penitenti; questi ultimi sono esentati sul momento dall’accusa personale dei propri peccati al sacerdote, ma devono emettere un atto di contrizione perfetta, il quale include necessariamente il voto di accusare i propri peccati ad un sacerdote appena ciò sarà possibile.

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La Penitenzieria Apostolica ha riconosciuto che la «Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale» è adesso da attuarsi soprattutto nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico e fino a quando esso non cesserà. Il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, S.E: Mons. Riccardo Fontana (Ndr Diocesi alla quale appartiene l’Autore degli audio-video), è stato il primo in Italia a impartire in tale forma il sacramento della Riconciliazione; la mattina del 19 marzo si è recato all’ingresso dell’Ospedale San Donato di Arezzo, ove sono ricoverati anche malati di coronavirus; i degenti erano stati previamente avvertiti e hanno potuto seguire lo svolgimento del rito tramite l’emittente diocesana Telesandomenico, unendosi spiritualmente al Vescovo che li assolveva.

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Infine, nella presente situazione vi possono essere malati in quarantena o agonizzanti del tutto impossibilitati a ricevere l’assoluzione sacramentale; in tal caso, il papa ha recentemente ricordato che essi possono ricevere da Dio il perdono dei propri peccati emettendo un atto di contrizione perfetta, includente il fermo proposito di confessarsi se e appena ciò sarà per loro possibile.

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La maggior parte dei mezzi di comunicazione di massa ha dedicato solo qualche accenno superficiale a questi provvedimenti adottati dalla Chiesa per facilitare il più possibile il ricorso alla Riconciliazione sacramentale, con il rischio che passi nelle menti dei più questo tipo di messaggio: “allora posso confessarmi anche da me solo, senza bisogno di un sacerdote!” e: «la Chiesa cambia su tante cose; ora pure sul modo di confessarsi!». In realtà non è così. Da sempre la Santa Madre Chiesa celebra in varie forme il sacramento della Confessione, a seconda delle circostanze e delle possibilità, fedele al suo principio fondamentale: la salvezza delle anime è la suprema legge.

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Inoltre la Santa Madre Chiesa ha sempre insegnato che Dio perdona i peccati di coloro che sono sinceramente pentiti di averli commessi, non solo perché temono l’eterna dannazione, ma perché hanno offeso Dio e quindi sono fermamente risoluti a non peccare più. È quanto diciamo nell’Atto di dolore: «Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami!».

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Che la contrizione del penitente è il cuore del sacramento della Confessione lo dimostra anche il fatto che il sacerdote non può assolvere un penitente non debitamente pentito e che la grazia divina ricevuta mediante l’assoluzione sacramentale ci aiuta a maturare la contrizione perfetta, quindi a convertirci dai peccati perché amiamo Dio, non solo perché lo temiamo. Allo stesso tempo è sempre vero che la contrizione per i peccati commessi è perfetta proprio perché include necessariamente il voto di accusarsi dei propri peccati davanti al Confessore, appena ciò sarà possibile.

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In questa puntata di Chiesa Aperta abbiamo accennato ad un argomento complesso e delicato, cercando nel poco tempo a disposizione di essere chiari e concisi. La Confessione sacramentale è un argomento di attualità, perché la nostra preparazione spirituale alla Santa Pasqua prosegue anche in questa Quaresima in tempo di quarantena; «confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi almeno a Pasqua» rimane uno dei Precetti generali della Chiesa, il minimo indispensabile da fare per dire di essere cristiani cattolici.

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Riflettere sull’importanza del sacramento della Penitenza ci ricorda i nostri doveri in tempo di normalità: vivere sempre in grazia di Dio, approfittare sempre delle occasioni per confessarsi, conoscere le verità della fede e le norme del comportamento cristiano, pregare spesso per ottenere la grazia di una buona morte (cioè confortati dai Sacramenti). Allora saremo sempre spiritualmente pronti, pur se sopraggiungerà l’emergenza! In ogni caso, adesso è importante renderci conto che la Chiesa Aperta, anche per donare agli uomini in ogni forma possibile il perdono dei peccati e assicurare così la salvezza eterna delle anime, che rimane la cosa più importante di tutte.

A risentirci alla prossima puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 24 marzo 2020

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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Giovanni Zanchi

I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

Benvenuti ad una nuova edizione di Chiesa Aperta!

L’argomento di questa IX puntata è la continuazione di quello precedente: la Chiesa anche in tempo di pandemia rimane Aperta per assicurare la riconciliazione dei peccatori con Dio. Dopo aver segnalato come sia possibile in questo tempo di emergenza sociale amministrare il sacramento della Confessione, accenniamo ora alla pratica delle Indulgenze, perchè proprio in questi giorni ne sono state promulgate di nuove.

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Partiamo da una premessa fondamentale: il peccatore liberato dalla colpa del peccato mediante il sacramento della Confessione, deve ancora scontare la pena dovuta per il peccato; infatti Dio è al contempo misericordioso ma anche giusto. Per questo, assieme all’assoluzione sacramentale, il sacerdote confessore assegna anche una penitenza da compiere. Chi non espia totalmente in questa vita mortale le pene dovute per i propri peccati, lo dovrà fare necessariamente nell’altra vita, se muore in grazia di Dio; tanto vale allora fare penitenza il più possibile adesso.

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Con i sacramenti del Battesimo e della Confessione, la Santa Madre Chiesa ci libera dalla colpa del peccato; con le Indulgenze ci aiuta poi ad espiare le pene dovute per i peccati.

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Approfondiamo ora questo argomento: una Chiesa che sicuramente non chiude mai e che resterà aperta per l’eternità è quella del Paradiso. La Madonna in corpo e anima, gli Angeli, i Santi e le altre anime dei salvati già godono della visione di Dio e contemporaneamente intercedono per noi ancora pellegrini verso la patria comune del cielo. Durante la loro vita terrena, la Madonna e i Santi hanno acquisito per grazia di Dio meriti soprannaturali; uniti ai meriti infiniti acquistatici da Cristo redentore col suo sacrificio sulla croce, tali meriti soprannaturali dei Santi costituiscono il “tesoro” delle soddisfazioni alla divina giustizia, “tesoro” che la Chiesa mette a nostra disposizione per aiutarci a far penitenza dei nostri peccati e conseguire più facilmente l’eterna beatitudine.

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I fedeli debitamente disposti (confessati e comunicati) e che soddisfano ad alcune condizioni stabilite (esclusione di qualsiasi affetto al peccato, compimento dell’opera prescritta, recita del Padre nostro e del Credo, preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice), ottengono il dono della abbreviazione (indulgenza parziale) o addirittura della cancellazione (indulgenza plenaria) delle pene dovute per i propri peccati, soddisfacendo alla giustizia divina con l’attingere al “tesoro” soprannaturale dei meriti dei Santi. Detto “in soldoni”: è come se un debitore estinguesse il proprio debito perché un benefattore gli dona gratuitamente il denaro necessario che lui non possiede. Giova ricordare che alcune Indulgenze possono essere applicate anche all’anima di un defunto, a modo di suffragio.

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Chi volesse approfondire la dottrina e la pratica riguardo le Indulgenze può leggere il seguente documento: Penitenzieria Apostolica, Manuale delle Indulgenze, Libreria Editrice Vaticana, 20084.

In questa Quaresima in tempo di quarantena, il Papa ha emanato precise disposizioni, non solo perché i fedeli siano aiutati nel continuare a ricevere il sacramento della Confessione, ma anche per aiutare i fedeli nel continuare a fare penitenza per i propri peccati e giungere spiritualmente rinnovati alla prossima Pasqua. I più diffusi mezzi di comunicazione di massa non prestano attenzione alle nuove Indulgenze appena promulgate; per questo è necessario parlarne, affinché i fedeli ne vengano a conoscenza e possano usufruirne.

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Il Decreto emanato dalla Penitenzieria apostolica in data 20 marzo ultimo scorso è agevolmente consultabile tramite internet [cf QUI]. Mi limito qui a riassumere i punti salienti del Decreto papale: i «fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni» ottengono l’Indulgenza plenaria «se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile». «Alle stesse condizioni» possono ottenere l’Indulgenza plenaria «gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus». Anche i fedeli che «offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé possono lucrare ugualmente l’Indulgenza plenaria. L’indulgenza plenaria può essere ottenuta anche dal fedele che in punto di morte si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi e del Viatico: in questo caso si raccomanda l’uso del crocifisso o della croce».

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Il modo ordinario di espiare le pene dovute per i peccati è innanzitutto quello di compiere i propri doveri e sopportare le avversità della vita, innalzando con umile fiducia l’animo a Dio (cf Manuale delle Indulgenze, cit., p. 37); quindi, porre se stessi o i propri beni a servizio dei fratelli che si trovino in necessità e farlo con spirito di fede e con animo misericordioso (Ibidem, p. 40). Le due opere appena ricordate sono quanto mai attuali ed urgenti nella presente calamità e sono pure alla portata di tutti. La Santa Chiesa di fatto le ha ora indulgenziato tali opere, aiutandoci così a valorizzare con spirito soprannaturale quanto ci sta accadendo.

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«Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8, 28), ci rivela l’apostolo san Paolo; «anche i peccati», chiosava sant’Agostino di Ippona; anche la pandemia, aggiungiamo noi. Pregando Dio e beneficando il prossimo per ottenere le nuove Indulgenze, possiamo trasformare i sacrifici dell’ora presente in una potente occasione soprannaturale di far del bene a noi stessi, oltre che al nostro prossimo.

A risentirci alla prossima puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 24 marzo 2020

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AVVISO AI LETTORI

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«Chiesa Aperta» (VII puntata) Come salvarsi dal coronavirus? Non certo con gli arcobaleni e la scritta “ce la faremo”, sottinteso: con le nostre sole forze. Ma chiedendo a Dio: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» [Mt 7, 7]

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (VII puntata) — COME SALVARSI DAL CORONAVIRUS? NON CERTO CON GLI ARCOBALENI E LA SCRITTA “CE LA FAREMO”, SOTTINTESO: CON LE NOSTRE SOLE FORZE. MA CHIEDENDO A DIO: «CHIEDETE E VI SARÀ DATO; CERCATE E TROVERETE, BUSSATE E VI SARÀ APERTO» [Mt 7, 7]

Offriamo ai nostri Lettori questo terzo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla VII puntata di Chiesa Aperta!

In questo tempo di pandemia, un sacerdote alla porta della sua chiesa ha appeso la seguente scritta: «Dice il Signore: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto!” (Mt 7, 7)», per far comprendere ai suoi fedeli che il sacerdote rimane comunque a loro disposizione, salve naturalmente la dovuta prudenza e la necessaria riservatezza (cf Duc in altum, 18 marzo 2020). Dunque anche in tempo di pandemia le chiese rimangono aperte, pur senza celebrazioni pubbliche, come segno de La Chiesa che rimane aperta gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.

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Nella presente situazione di emergenza i nostri Vescovi ci hanno dispensato dal dovere di partecipare alla Santa Messa domenicale, che è uno dei Precetti generali della Chiesa. Ma rimane l’obbligo di santificare la Domenica, che è un comandamento divino: «Ricordati di santificare le feste» (cf Es 20, 8 – 10).

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Notiamo che il diritto ecclesiastico già contempla il caso nel quale «per la mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica»; in tale situazione, «si raccomanda vivamente che i fedeli … attendano per un congruo tempo alla preghiera personalmente o in famiglia» (Codice di Diritto canonico, 1248 §2).

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In questa Domenica e per altre a seguire, la Chiesa resta allora comunque aperta per la santificazione del Giorno del Signore, memoriale della Risurrezione di Cristo: nelle chiese di pietra e di mattoni il Clero continua a celebrare il Sacrificio eucaristico e le famiglie cristiane, «piccole chiese domestiche» (cf Lumen gentium 11) e i cristiani che vivono da soli, vi si uniscono spiritualmente, pure attraverso la diretta televisiva o radiofonica, mediante la quale è garantita in un certo qual modo almeno la partecipazione alla Liturgia della Parola domenicale (letture, omelia, professione di fede, preghiera universale); purtroppo attualmente l’Eucaristia difficilmente può essere ricevuta nella santa Comunione, ma almeno la Comunione spirituale rimane sempre possibile, tanto più in giorno di Domenica. Inoltre non va dimenticato che la Liturgia domenicale non si riduce alla Santa Messa, ma contempla pure la Liturgia delle Ore, articolata in ben 7 momenti distribuiti nel corso della giornata, specialmente le Lodi mattutine e il Vespro; sono preghiere che possono agevolmente essere celebrate in famiglia o da soli, tanto più in Domenica.

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Anche in tempi normali, la santificazione della Domenica non si riduce alla partecipazione alla Santa Messa e il precetto domenicale include pure il dovere del riposo, cioè l’astenersi «da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo” (Ibidem, 1247). Questo tempo di pandemia è caratterizzato purtroppo dalla forzosa cessazione di tante attività quotidiane, ma il riposo domenicale non è un semplice astenersi dal lavoro, ma vivere il tempo domenicale dedicandosi maggiormente a Dio, a se stessi e al prossimo.

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Ricordiamo a questo proposito quanto ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 2186:

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«È doveroso per i cristiani che dispongono di tempo libero ricordarsi dei loro fratelli che hanno i medesimi bisogni e i medesimi diritti e non possono riposarsi a causa della povertà e della miseria. Dalla pietà cristiana la domenica è tradizionalmente consacrata alle opere di bene e agli umili servizi di cui necessitano i malati, gli infermi, gli anziani. I cristiani santificheranno la domenica anche dando alla loro famiglia e ai loro parenti il tempo e le attenzioni che difficilmente si possono loro accordare negli altri giorni della settimana» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2186).

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Nella presente situazione eccezionale, ogni cristiano deve discernere come applicare queste norme di comportamento domenicale. Riposo non significa semplicemente darsi allo svago e alla distrazione; il riposo domenicale deve essere anche un tempo dedicato alla formazione della propria fede mediante l’informazione e lo studio di argomenti religiosi e spirituali; per esempio, la lettura della Nota pastorale dei Vescovi italiani intitolata Il Giorno del Signore, edita nel lontano 1984 ma sempre attuale e consultabile comodamente in internet QUI. Per troppo tempo abbiamo trascurato la Domenica quale Giorno del Signore, riducendola stancamente alla sola partecipazione alla Santa Messa o, peggio ancora, all’occasione di darci ai nostri comodi, defraudando allegramente Dio del giorno che gli appartiene a titolo speciale e che lui ci dona gratuitamente per la nostra salute spirituale. Ora è il tempo di riscoprire la Domenica nel suo giusto valore e in tutti i suoi aspetti; la dolorosa privazione della Santa Messa domenicale paradossalmente ci aiuta in questa riscoperta.

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Concludo ricordando che la Domenica è contemporaneamente sia “il primo Giorno della settimana”, quello nel quale Cristo è risorto dai morti, sia “l’ottavo Giorno”, anticipo e attesa del “giorno senza tramonto” nel quale il popolo dei salvati entrerà definitivamente nel “riposo di Dio” (cf Prefazio delle Domeniche del Tempo ordinario X, Messale romano). Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri 2185 e 2188 ricorda che la Domenica è caratterizzata dalla “letizia propria del Giorno del Signore” e deve essere «vissuto come il giorno della nostra liberazione, che ci fa partecipare alla adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli” (Eb 12, 22 – 23)».

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La letizia domenicale risalta particolarmente ogni anno in questa IV Domenica di Quaresima, nella quale la Santa Chiesa all’inizio della Messa canta:

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«Rallégrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione» (cf Is 66, 10 – 11).

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Queste parole profetiche rimangono vere anche in tempo di angoscia, perché Cristo risorto dìssipa le tenebre della morte. Finché ci sarà una Domenica da celebrare, la Chiesa rimane aperta.

Santa e buona Domenica a tutti!

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Sansepolcro (Arezzo), 22 marzo 2020

 

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