« Así que no tengas miedo: tu vales mucho mas que los gorriones"

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

"AQUÍ NO TENGAS MIEDO: TÚ VALES MÁS QUE MUCHOS GORRIONES»

 

… hay miedo que bloquea, que hace perder el valor de anunciar y dar testimonio, el miedo que sientes de perder la cara, un privilegio o di non essere en la página. E si diventa pigri e man mano si perde forza e si arriva a non riconoscere più Gesù, el maestro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ogni mattina, appena sveglio, provvedo a versare un bicchiere generoso di chicchi di riso soffiato in un contenitore poggiato su un albero del giardino. Appena rientrato in casa mi godo lo spettacolo. Decine e decine di passeri prima svolazzanti intorno, sugli alberi o nelle siepi, cominciano a planare, azzuffandosi o rincorrendosi, sulla ciotola di riso e un po’ lo mangiano, altro ne gettano intorno, oppure se lo portano via, probabilmente per sfamare i nuovi nati che in questo periodo dell’anno escono dalle uova.

Nel Vangelo di questa XII domenica del tempo ordinario, proprio al centro del breve discorso di Gesù si parla dei passeri. Egli rassicura i discepoli: “Voi valete più di molti passeri”. Ecco il brano del Vangelo:

"En ese momento, Gesù disse ai suoi apostoli: “Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, pero no tienen poder para matar el alma; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, Yo le confesaré delante de mi Padre que está en los cielos; ¿Quién me negará delante de los hombres?, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”» [Mt 10, 26-33].

Siamo all’interno del decimo capitolo del Vangelo di Matteo, dove si racconta dell’invio in missione dei dodici apostoli. Ma è anche un discorso che è rivolto ai discepoli di ogni tempo e luogo, quindi anche a noi che sentiamo proclamare oggi una pagina che ci giunge da lontano e che probabilmente già risentiva di quelle difficoltà che non solo incontrarono i primissimi discepoli del Signore inviati ai territori di Israele e solo a quelli, ma anche le asperità del cammino che trovarono le successive generazioni di discepoli che si ispirarono alla tradizione dello scritto matteano.

Gesù, proprio nel Vangelo di domenica scorsa, aveva avvisato i discepoli che sarebbe toccata loro la stessa sorte del maestro:

«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!» (Mt 10,24-25).

O sea, ciò che Gesù ha vissuto, sarà vissuto anche dai suoi inviati, che verranno chiamati diavoli, al servizio del capo dei demoni, Beelzebul, e verranno perseguitati fino a essere uccisi da chi crede di dare in questo modo gloria a Dio (Juan 16,2). Per questo motivo nel Vangelo odierno Gesù sente il bisogno, non di indorare la pillola, ma di rincuorare i discepoli e per tre volte (v.v.. 26. 28.31) li invita a non temere: «No tengas miedo!».

Vorrei dire la stessa cosa ai miei passeri que, se faccio un movimento brusco o involontario, fuggono via spaventati. La paura è un precoce istinto che l’imprinting ha fissato nelle diverse specie, anche nella nostra. C’è una paura buona che ci consente di non cadere nei pericoli e di essere prudenti. Nello stesso discorso Gesù aveva infatti detto:

"Aquí: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; por lo prudentes como serpientes y sencillos como palomas ". (10, 16).

E poi c’è la paura che blocca, que hace perder el valor de anunciar y dar testimonio, el miedo que sientes de perder la cara, un privilegio o di non essere en la página. E si diventa pigri e man mano si perde forza e si arriva a non riconoscere più Gesù, el maestro.

Come Pietro nella notte della passione: «Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (v. 33). Ma «Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il Padre vostro»¹.

Mi dispiace per i traduttori della Conferenza Episcopale Italiana, ma «volere» non c’è in greco. E invece occorre rendere, literalmente significa: «… senza il Padre vostro». O sea, neppure un passero, cadendo a terra, è abbandonato dal Padre! A maggior ragione i discepoli e pure Pietro che ne è a capo. igualmente, anche i capelli della nostra testa (v. 30), che perdiamo ogni giorno senza accorgercene: sono tutti contati, tutti sotto lo sguardo del Padre. Da una tale contemplazione nasce la fiducia che scaccia il timore: Dio vede come ci vede un padre, che ci guarda sempre con amore e non ci abbandona mai, neanche quando cadiamo.

Quando pensiamo di essere soli come discepoli, lasciati in balìa delle prove che la vita ci presenta o degli avversari che non danno tregua, ripensiamo al profeta Geremia della prima lettura di questa domenica: «Sentivo la calunnia di molti. Terrore all’intorno… Ci prenderemo la nostra vendetta» (ger 20,10). Geremia si lascia andare a un momento di rabbia per la situazione che si è creata: «possa io vedere la tua vendetta su di loro» (v. 12). Chi non lo capirebbe? Ma poi prevale l’uomo di fede chiamato dal seno della madre: «Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero» (v. 13). Gli fa eco il salmista del responsorio odierno:

«Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, perché il Signore ascolta i miseri non disprezza i suoi che sono prigionieri. A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brùlica in essi» (Sal 68).

Ora ditemi se c’è un protagonista della Scrittura al quale il Signore Dio non abbia rivolto l’incoraggiamento che Gesù dice in forma triplice ai discepoli: non aver paura e non temere. Neanche uno, da Abramo a Giuseppe di Nazareth. Pensate che la Vergine Maria non se lo sia sentito dire? Anche lei: «Non temere, María, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). Poi possiamo discutere fino a domattina sulla differenza fra il temere di Maria e quello del parente Zaccaria, fra quello di Geremia o di San Pietro mentre Gesù veniva interrogato nel Sinedrio. La cosa importante che il Vangelo di oggi ci rivela è questo invito a lasciar cadere la paura, a non permettere che questa emozione primaria prenda il sopravvento, a motivo della speciale protezione di Dio, il Padre che Gesù ci rivela, il quale non ci abbandona come spazzatura², la qual cosa fa invece l’avversario per eccellenza.

Perché Gesù dopo aver inviato i suoi, compresi noi oggi, invita a non aver paura davanti a niente e nessuno? Perché questo è il tempo della rivelazione (v. 26) o come qualcuno ha detto «il tempo della fine»³ inaugurato da Gesù. Il tempo della missione è un tempo di apocalisse, non nel senso catastrofico solitamente attribuito a questo termine, ma nel senso etimologico di ri-velazione, di alzata del velo. L’annuncio del Vangelo, de hecho, richiede che ciò che Gesù ha detto nell’intimità sia proclamato in pieno giorno, ciò che è stato detto nell’orecchio sia gridato sui tetti.

«Nulla vi è di nascosto (verbo καλύπτω, kalýpto) che non sarà ri-velato (verbo αποκαλύπτω, apokalýpto) né di segreto (κρυπτός, kryptós) che non sarà conosciuto (verbo γιγνώσκω, ghinósko)» (v. 26).

Le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo (Mt 13,35; Sal 78,2) sono rivelate da Gesù e poi dai discepoli nella storia. Y, nascosto nel cuore di questo messaggio inesauribile, sta l’annuncio di Dio come Padre, che è quel «molto di più» come lo chiama l’Apostolo Paolo nella seconda lettura di questa domenica (Rm 5, 12), ovvero l’abbondanza della sua grazia che salva, redime e ama.

Feliz Domingo a todos!

de la ermita, 25 Junio 2023

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NOTAS

1 Mt 10, 29b “καὶ ἓν ἐξ αὐτῶν οὐ πεσεῖται ἐπὶ τὴν γῆν ἄνευ τοῦ πατρὸς ὑμῶν". Traduzione CEI: «Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro».

2 La Gehenna (Mt 10,28) era la valle che raccoglieva la spazzatura di Gerusalemme

3 GRAMO. Gaeta, Il tempo della fine, prossimità e distanza della figura di Gesù, Quodlibet 2020

San Giovanni all'Orfento. Abruzos, Montaña Maiella, fue una ermita habitada por Pietro da Morrone, Llamada entrante 1294 a la Cátedra de Pedro a la que ascendió con el nombre de Celestino V (29 Agosto – 13 diciembre 1294)

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Los Padres de la Isla de Patmos

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apostolicidad, verdad y ternura por las ovejas sin pastor

Homilética de los Padres de La Isla de Patmos

APOSTOLICIDAD, VERITÀ E TENEREZZA PER LE PECORE SENZA PASTORE

Apostoli però sono, junto pero de una manera distinta en comparación con los sacerdotes, religiosos y laicos también. Ellos también en la vocación a la vida consagrada y en el matrimonio, se comprometen a llevar la caricia de Jesús al prójimo necesitado. Per questo che Gesù dice a tutti: "Usted ha recibido, libremente dar ".

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

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Estimados lectores de La isla de Patmos,

in questo tempo estivo proviamo a prendere sempre più in mano la Bibbia e leggerla; specialmente i Vangeli possono diventare un compagno di strada per le giornate calde ed afose. De hecho, en el evangelio, Gesù cammina con noi, ci porge tanta tenerezza ed affetto e chiede così di donare gratuitamente quanto abbiamo ricevuto da Lui. Gesù sceglie la tenerezza perché come diceva lo scrittore tedesco Rudolf Leonard «La tenerezza è il linguaggio segreto dell’anima».

Vemos. En el evangelio de hoy leamos:

"En ese momento, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore».

Gesù cammina con le folle e si accorge che si sentono sperdute e senza un punto di riferimento. Le difficoltà esistenziali e il dissidio politico fra ebrei e romani deve aver loro recato molte sofferenze anche da un punto di vista emotivo e morale. Gesù decide di trattarli con compassione, en greco splanchne, che indica la tenerezza della madre che accoglie i figli con amore viscerale. Immaginiamo quindi una mamma che accoglie i figli che piangono e che si sentono disperati.

La stessa cosa fa Gesù con noi oggi. Nelle nostre solitudini esistenziali ci dona la sua tenerezza e compassione, ci fa sentire che nonostante l’instabilità generale, le tante difficoltà spirituali, materiali ed economiche che possiamo trovare Lui è con noi. Ogni volta che ci comunichiamo ci offre una carezza ed un abbraccio intenso, insieme con il Padre e lo Spirito Santo.

Questa carezza ci è offerta in un modo concreto. In un certo senso è una carezza apostolica. De hecho, Gesù stesso ha chiamato per nome i dodici apostoli e li ha istituiti per continuare la sua missione nel corso dei secoli. I dodici apostoli poi hanno istituito i loro successori, e quindi i vescovi e con essi Gesù ha voluto i sacerdoti per una messe numerosa di persone bisognose di Dio. Per questo che il vescovo e il sacerdote, nonostante i loro limiti personali, tendono a donarci la carezza eucaristica del Signore. È importante la loro presenza e la risposta a questa vocazione sacerdotale.

Apostoli però sono, junto pero de una manera distinta en comparación con los sacerdotes, religiosos y laicos también. Ellos también en la vocación a la vida consagrada y en el matrimonio, se comprometen a llevar la caricia de Jesús al prójimo necesitado. Per questo che Gesù dice a tutti:

"Usted ha recibido, libremente dar ".

La modalità in cui tutti noi credenti clero, religiosi e laici siamo mandati dal Signore è la dimensione del dono di sé. Esattamente come senza nessun diritto, abbiamo ricevuto il dono dell’amore e della tenerezza del Signore, così possiamo portarlo a tutti gli altri. Così quando incontreremo il nostro prossimo che non si sente amato da nessuno, e anzi forse si sente abbandonato ed isolato da tutti, allora in quel momento potremo fargli il dono della tenerezza e carità del Signore. Cioè un amore che non è melenso e privo di valore, ma che appunto comunica a chi si sente disperato che Dio lo ama e fa qualcosa di concreto per lui.

Pedimos al Señor di entrare fortemente sempre più nel suo cuore trinitario per fare entrare tutto il mondo nell’abbraccio di Dio, e offrire senso e gioia anche agli abbandonati e agli isolati dalla cultura del mondo.

Santa María Novella en Florencia, 18 Junio 2023

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el cuerpo de. El Santísimo Sacramento de la Presencia y la Comunión

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

EL CUERPO DEL SEÑOR. EL SANTÍSIMO SACRAMENTO DE LA PRESENCIA Y LA COMUNIÓN

"En verdad, de verdad te digo: si no coméis la carne del Hijo del hombre y bebéis su sangre, no tienes vida en ti. El que come mi carne y bebe mi sangre tiene vida eterna y yo lo resucitaré en el último día"

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

 

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Queridos Amigos y Lectores de La Isla de Patmos,

en la gran fiesta de el cuerpo de Jesús se ofrece definitivamente a nosotros en el Santísimo Sacramento de la Eucaristía. La Liturgia de la Palabra nos dice que en aquellos días, mientras los habitantes de Capernaum escuchan sus palabras, son noqueados por un gran anuncio: «Yo soy el pan vivo, bajó del cielo" (Juan 6, 51). Palabras que inicialmente causan cierta confusión en ellas, hasta el punto de levantar protestas. Casi parecen esperar un Dios que es un poco’ más comprensible, en comparación con aquellas palabras en las que Jesús expone cuál es el gran misterio de la Eucaristía. Con palabras que al principio solo pueden aturdir, esbozando un gran y tremendo misterio. Gesù, el hijo de dios encarnado, elige convertirte en ese pedazo de pan y ese sorbo de vino. En las especies eucarísticas, Cristo en cuerpo está presente en cada Santa Misa celebrada, sangre, alma y divinidad. Esas especies eucarísticas se convierten para nosotros en pan y vino para el camino de la eternidad.. Se convierten en el nuevo maná escondido, el alimento que nos permite obtener la savia de la gracia para caminar en santidad y justicia todos los días de nuestra vida.

Como sabemos más o menos por el Catecismo, la presencia real de Jesús es posible porque durante la Santa Misa, en el momento de la consagración, a través de las palabras del sacerdote recitó sobre las especies eucarísticas el milagro de transubstanciación. Las sustancias del pan y del vino., manteniendo el mismo look, se convierten en la sustancia del Cuerpo y la Sangre de Nuestro Señor Jesucristo.

Antes del anuncio de este misterio los capernaitas se escandalizan, porque no lo entienden, en parte porque careces de las herramientas para entender, en parte porque tienen un corazón algo duro encerrado en formalismos farisaicos y fórmulas memorizadas que, sin embargo, no tienen un desarrollo concreto en la caridad. Así que aquí Jesús les ofrece dos explicaciones:

"En verdad, de verdad te digo: si no coméis la carne del Hijo del hombre y bebéis su sangre, no tienes vida en ti. El que come mi carne y bebe mi sangre tiene vida eterna y yo lo resucitaré en el último día" (Juan 6, 53).

Jesús explica que asimilar su cuerpo significa que el Padre lo ha enviado como maná nuevo y eterno del cielo que completa el maná que se dio a los judíos en el desierto. Así que Jesús es el que en ese maná, en ese pan, se hace presente porque Dios Padre lo hace presente a través de un milagro, este es en síntesis el discurso que presenta a los oyentes; y lo hace presente porque a través de su pan Jesús llega en plena y fuerte intimidad con quienes lo acogen. El cuerpo del que recibe el maná nuevo y eterno se convierte en el templo, el nuevo hogar para el Señor.

Esto muestra, por un lado, la presencia real, como dijimos al principio, en el cual el creyente es purificado y transformado por Dios para ser a imitación de Cristo. En un sentido, como dicen los padres griegos, la asunción del Cuerpo de Cristo lo hace semejante a nosotros: porque la Eucaristía es el Sacramento que nos ofrece a todos la gracia de la presencia e imitación de Jesús en nuestra vida cotidiana concreta.

Así, imitando a jesus, todos podemos tener comunión con otros y escalar un camino de santidad. Ser santo significa operar la caridad y el amor de Dios, por lo tanto, dejar que nuestro prójimo entre en un camino de eternidad. Jesús mismo nos lo dice: el amor de Cristo en la Eucaristía nos lleva a la vida eterna y a la resurrección de la carne.

Así como entonces, mientras leo estas palabras eternas me pregunto: el gran misterio del amor verdaderamente presente en la Eucaristía, escandaliza tal vez hasta hoy? Quizá nuestra santificación pase también por este. Ser testigos eucarísticos, porque ante todo somos los primeros en ser eucaristizados, es decir, somos derramados por la gracia de la presencia real, y sus efectos de alegría y satisfacción pueden ser auténticos testigos de la belleza de su presencia. Mostrar la alegría de estar en comunión con Él, así nos lleva a hacer comunión con toda la Iglesia y testimonio con toda la humanidad.

Podemos sacar de esta alegría cada vez que nos acercamos al abrazo de la adoración eucarística. Ponemos nuestros corazones, nuestras heridas existenciales en el Corazón Eucarístico de Jesús y seremos derramados por un gran amor.

Que así sea!

Santa María Novella en Florencia, 11 Junio 2023

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Jesús y el ciego de nacimiento, de las tinieblas a la luz hacia un camino de conversión

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

JESÚS Y EL NACIMIENTO DE LOS CIEGOS, DE LAS TINIEBLAS A LA LUZ HACIA UN CAMINO DE CONVERSIÓN

El ciego de nacimiento le dijo: "Yo creo, Señor!». Y se inclinó antes. Jesús entonces dijo: “Vine a este mundo para juzgar, ya los que no ven, vean, y los que ven se vuelvan ciegos ".

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

 

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Estimados lectores de La isla de Patmos,

algunas pinturas renacentistas surgieron de la coloración que oscurecía el negro para producir diferentes tonos de blanco y amarillo. Es la transición de la oscuridad a la luz.. Esto también sucede en nuestra vida y en la evangelio de hoy nos lleva a reflexionar sobre el pecado y nuestra conversión.

 

para abrir el Lectio haga clic en la imagen

 

El primer momento narrativo se enfoca en el pecado. Siguiendo la tradición judía de la retribución clásica, los discípulos, viendo al ciego de nacimiento, preguntan cuál es la causa de la ceguera. Para la teoría clásica de la retribución, la desventaja proviene de un pecado anterior, cometido por la misma persona o por los padres. Pero Jesús rompe y contradice esta teoría.:

«Jesús respondió: “Ni él pecó ni sus padres, pero es para que las obras de Dios se manifiesten en él. Debemos hacer las obras del que me envió mientras es de día; luego viene la noche, cuando ya nadie puede operar. Mientras estoy en el mundo, Soy la luz del mundo"".

Un ciego de nacimiento es así para que se manifiesten las obras de Dios. Y entonces, en un sentido, signo y manifestación de que Dios está entre los hombres y actúa. Por lo tanto, una persona, en sí mismo no es un pecado, pero comete pecados. Ahora el pecado, según la definición clásica, es «una palabra, un acto o deseo contrario a la Ley eterna".

temporada de cuaresma es también un tiempo propicio para el redescubrimiento del concepto y de la idea misma del pecado, que es algo que difícilmente nos atribuimos. Más fácilmente decimos que nos hemos equivocado, disparates, un error humano. Tratemos de reflexionar sobre esto en un momento de revisión fuerte de nuestra vida., así debe ser este tiempo de Cuaresma. Todos somos pecadores hijos de Dios y damos gracias al Señor que nos ama tal como somos. Con el Sacramento de la Confesión limpiamos nuestros pecados y devolvemos todo con la gracia con la que nos ponemos a trabajar con Dios. Por eso Jesús nos dice que este ciego nació así, sin haber cometido un pecado real que lo llevara a la ceguera; es para que las obras de Dios se manifiesten en él. Entonces Jesús te invita a hacer las obras del que lo envía, es decir, el Padre Eterno. Ante todo, diremos que el ciego de nacimiento es el que pasa físicamente de las tinieblas a la luz. simbólicamente, el ciego, es el que pasa de la ceguera espiritual a la fe. Esto sucede precisamente a través de Jesús.. Jesús invita y transmite a quienes escuchan - plausiblemente discípulos y apóstoles - la invitación a realizar las obras de luz con Él y con el Padre. Envíanos a todos a ser velas que queman el fuego de la verdad de su llama y luz.. Lo que sucede después de la curación milagrosa es un número complejo de acciones, de interrogatorios y preguntas. Preguntas que se hacen los fariseos y que le hacen a los ciegos, a sus padres, porque nada los convence, no aceptar que alguien reconozca a Jesús como fuente de verdad y luz. En la fría oscuridad de las convicciones rígidas, de ídolos y sombras ideales de la verdad de Cristo. Por ello ahuyentan al ahora ex ciego que milagrosamente ha recuperado la vista. No quieren ver quién los puede cuestionar., porque en verdad, el verdadero ciego, son ellos.

El ciego de nacimiento le dijo: "Yo creo, Señor!». Y se inclinó antes. Jesús entonces dijo: “Vine a este mundo para juzgar, ya los que no ven, vean, y los que ven se vuelvan ciegos ".

Jesús va de nuevo al encuentro del ciego curado. yo farisei, a pesar de que lo habían echado, sigue el dialogo entre los dos. El ciego curado hace su profesión de fe: "Sí Señor, creo en ti". Y así se postra, según el gesto tradicional judío: postración para mostrar la presencia de Dios, como lo hizo el Sumo Sacerdote en el Sancta Sanctorum del Templo de Jerusalén. Entonces Jesús le dice:

“He venido a juzgar, para que los que ven no vean y los que ven se queden ciegos".

De esta manera reprocha también a los fariseos, sorteando su trampa. Pero la frase fuerte de Jesús, sobre el juicio también es importante para nosotros. De hecho, Jesús viene a juzgar no en el sentido de condenar a las personas y a los pecadores, pero para que su luz no sea sólo una revelación de la fe en Dios. También porque bajo su juicio amoroso y sabio, que cada uno de nosotros venga a abrir un vislumbre de verdad incluso sobre nosotros mismos, volviendo a reconocer todos los dones resplandecientes que Dios le ha dado.

Pedimos al Señor la gracia de realizar un acto de humildad y reconocernos pecadores, redescubrir al mismo tiempo que somos obras maestras-regalos, con talentos y peculiaridades que podemos ofrecerle, al prójimo y a la Iglesia en un acto de amor.

 

Santa María Novella en Florencia, 19 marzo 2023

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El hombre de sociedad líquida junto al pozo de agua viva con la samaritana

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

EL HOMBRE DE LA SOCIEDAD LÍQUIDA EN EL POZO DE AGUA VIVA CON LA SAMARITANA

“El agua es condescendiente, móvil, transparente, insípido. Fácilmente se tiene la impresión de que, en comparación con el resto de la realidad, de alguna manera es de otro mundo".

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

 

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Estimados lectores de La isla de Patmos,

que practica deportes como el fútbol, el cesta o la carrera, especialmente en verano, sabe lo refrescante que es un vaso de agua al final de una actividad deportiva. Tiene casi un significado profundo que va más allá del aspecto somático.. Como escribe el científico Philip Ball:

“El agua es condescendiente, móvil, transparente, insípido. Fácilmente se tiene la impresión de que, en comparación con el resto de la realidad, de alguna manera es de otro mundo".

 

 

la cancion larga del el evangelio de hoy es una invitación. Es un regreso a las fuentes., al agua de nuestros orígenes: por lo tanto redescubrir nuestra vocación bautismal, porque desde ese momento empezamos a caminar por el camino de la santidad y a aceptar nuestra vocación. Por tanto, volver a recordar el bautismo es volver a las fuentes de nuestra fe y saciar nuestra sed con el agua de la gracia y el Espíritu Santo..

Al comienzo del diálogo entre Jesús y la samaritana, es el Señor quien hace una pregunta precisa: "Dame un trago." Jesús tiene sed porque está en un desierto árido. Hace mucho calor y está cerca de un pozo.. Así que trata de hacerte amigo de la mujer samaritana., pidiendo ayuda practica. De hecho, ofrece un poco de agua., para la cultura de la época, fue realmente un gesto de cercanía y también que permitió generar cierto compañerismo.

Este gesto supera a la mujer samaritana: Jesús también está cerca de nosotros. El Señor nos pide a todos que le ofrezcamos agua, También hoy, especialmente cada vez que oramos y entramos en comunión con él en la Eucaristía. tiene sed de nuestra presencia, nuestra amistad y nuestra fe. Nos dice dame de beber, para indicar que quiere relacionarse y tener una intimidad con nosotros.

Volviendo a la letra del texto, vemos que comienza el intercambio entre los dos. Unas frases más adelante es Él quien ofrece el agua a la mujer.:

“Todo el que beba de esta agua volverá a tener sed; pero ¿quién beberá del agua que yo les daré?, nunca más volverá a tener sed. De lo Contrario, el agua que yo le daré se convertirá en él en una fuente de agua que salte para vida eterna”.

La mujer samaritana no debe haber entendido bien esta frase. Son palabras fuertes y muy intensas.. Después de todo, Jesús le está diciendo que no beba solo agua sacada del pozo que apaga la sed del cuerpo y la garganta seca., sino beber de una fuente que también sacia el alma y el espíritu. Esta es el agua de la fe y la gracia..

Nosotros también hemos sido apagados por esta agua. Y en efecto, si lo pensamos, nuestra vida de fe comenzó con un pequeño’ de agua, una túnica blanca y una vela de luz. El día de nuestro bautismo, el elemento material con el que se administra el Sacramento del inicio de la vida de fe es precisamente el agua. Esta agua acompaña las palabras del sacerdote «Yo os bautizo en el nombre del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo". El agua bautismal es también señal de un gran acontecimiento: recibido la gracia divina recibida que ha entrado en nosotros uniéndose a nuestra vida y a nuestra persona. Y junto con Dios, a partir de ese momento para seguir, podemos hacer grandes obras de caridad y amor.

Jesús nos ofrece la fe y la gracia en el bautismo porque podemos descubrir que todos somos un gran regalo para Dios mismo y para el mundo. Para que nuestro amor personal y único se convierta en una acción concreta de ternura y compasión hacia los que sufren.

Pedimos al Señor sentir todavía esa novedad bautismal en nuestras vidas, redescubrirnos como niños en alma y espíritu, saciar nuestro tiempo con la presencia de Dios y regar el desierto de un mundo contemporáneo afligido por una cultura cada vez más líquida con pozos de esperanza.

Que así sea.

Santa María Novella en Florencia, 12 marzo 2023

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Los Padres de la Isla de Patmos

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Nosotros también estamos llamados a ser transfigurados por Cristo, con Cristo y en Cristo

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

NOSOTROS TAMBIÉN SOMOS LLAMADOS A SER TRANSFIGURADOS POR CRISTO, CON CRISTO Y EN CRISTO

Desde el bautismo el Padre Eterno también ha puesto su placer en nosotros, porque en el Bautismo nos hemos hecho hijos de Dios por adopción. Redescubramos, pues, nuestro Bautismo como camino de Transfiguración. Porque convertirse en santos significa volverse cada vez más brillantes, de una belleza más alta y más grande. Una belleza que es una referencia a la vida misma de la Trinidad..

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

 

PDF artículo para imprimir

 

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Estimados lectores de La isla de Patmos,

Recuerdo un largo viaje a las montañas hace unos años., en las alturas de Bolzano. una larga subida, entre frio y calor, entre el equipo y una botella de agua, llegar a la cima y contemplar toda la belleza de la creación. Un largo viaje por etapas, para encontrar la contemplación y la belleza.

Transfiguración de Cristo, Rafael Sanzio, Pinacoteca de los Museos Vaticanos

El evangelio de hoy es similar a este camino y se puede dividir en dos etapas principales. Ante todo, el viaje hasta el Monte Tabor. Pedro, Santiago y Juan son guiados con Jesús. Inmediatamente aparecen Moisés y Elías. Porque estos personajes están presentes y no todos los Apóstoles? Vemos. Es posible que Jesús traiga consigo tres figuras importantes: su futuro vicario, Pedro; el gran contemplativo de sus divinos misterios, Juan; el atento apóstol de la Caridad, Giacomo. Al mismo tiempo, Moisés, es quien representa los Diez Mandamientos y con ellos la vigencia e importancia de la Ley. Por fin, elia, el profeta por excelencia. Por lo tanto, la profecía debe ser percibida como un elemento fundamental para comprender a Jesús.

Esta Cuaresma Jesús también nos lleva a la montaña, recordando estas cosas: la identidad de los católicos que caminan con Pedro en la autoridad de la fe, con Juan en meditación y reflexiones sobre el Evangelio y la Biblia, con Giacomo en el amor más concreto de la Caridad que hace de la fe y de la meditación el germen de toda acción, de ternura y misericordia hacia el prójimo. Esto nos hará verdaderos profetas y heraldos de Jesús., sin perder nada de la Ley que el Señor no haya querido cambiar [cf.. Mt 5, 17]

En ese momento Jesús se transfigura, su rostro brilla como el sol y su ropa se vuelve brillante. Viste el color de blanco, que bíblicamente indica la presencia divina. Esta blancura resplandeciente es señal de que Jesús quiere confirmar la presencia de Dios entre ellos. Todo esto lo confirma definitivamente la segunda parte del texto.. De repente una nube los envuelve, y el Padre confirma «sí es él, mi niño, mi placer, ellos dicen". De nuevo otro elemento que quiere mostrar lo invisible: la nube, para los judíos, signo de la presencia de Dios en el desierto, su voz. Jesús es el Hijo de Dios. Esta tremenda y fascinante experiencia es la experiencia de la intimidad en la oración con Dios. Esa fuerte intimidad que se da en la oración de contemplación, cuando realmente podemos saborear e interiorizar todo lo que creemos.

La Cuaresma se ofrece como tiempo de redescubrimiento de esta oración tan fuerte y tan intensa: estar cara a cara con Dios, aprender a crecer en el amor. Un paseo en la oración diaria, construido sobre pequeños y grandes momentos, alternando con los sacramentos, en el que también nosotros podemos descubrir el rostro de Jesús Transfigurado, preparándonos para los días de la Pasión. Que todos se transfiguren en Él, para él, con él.

Desde el bautismo el Padre Eterno también ha puesto su placer en nosotros, porque en el Bautismo nos hemos hecho hijos de Dios por adopción. Redescubramos, pues, nuestro Bautismo como camino de Transfiguración. Porque convertirse en santos significa volverse cada vez más brillantes, de una belleza más alta y más grande. Una belleza que es una referencia a la vida misma de la Trinidad..

Pedimos al Señor la gracia y la fuerza para escalar nuestro Monte Tabor existencial y espiritual, subiendo los desniveles y dificultades del camino y estrechando siempre la mano de Jesús, que su belleza brille en el rostro de todos nosotros y todos brillemos como el sol.

Que así sea!

 

Santa María Novella en Florencia, 5 marzo 2023

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Los Padres de la Isla de Patmos

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Cuando Jesús fue bautizado por su primo a orillas del río Jordán

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

QUANDO GESÙ FU BATTEZZATO DA SUO CUGINO SULLE RIVE DEL FIUME GIORDANO

Quel battesimo non è quello sacramentale che noi abbiamo ricevuto. El del Bautista era un baño de purificación ritual que todavía se usa hoy en la tradición judía..

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

 

PDF artículo para imprimir

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Queridos hermanos y hermanas,

nella nostra vita tutti quanti siamo in cerca di giustizia. Una giustizia per un torto subìto, per una persona che amiamo rimasta colpita da un’ingiustizia, per varie situazioni sociali e via dicendo. Cercare giustizia implica cercare che ognuno abbia ciò che gli è dovuto, secondo la classica definizione di giustizia offerta dal giurista Ulpiano nel Digesto. La festa del battesimo del Signore è la festa della giustizia dell’uomo che riceve l’amore di Dio. Una volta ricevuto questo amore, lo porta agli altri.

Nel brano del evangelio de hoy Gesù si avvicina al Battista per essere battezzato. Giovanni rifiuta. Gesù allora risponde con quello che è il centro di questa solennità:

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«”Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Allora egli lo lasciò fare».

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Adempiere ogni giustizia vuol dire per Gesù farsi battezzare. Vamos a aclarar: quel battesimo non è quello sacramentale che noi abbiamo ricevuto. Quello del Battista, fratello del Signore (ossia suo cugino, ma in ebraico i cugini sono indicato come fratelli), era un bagno rituale di purificazione, il cosiddetto מקווה (mikveh) in uso tutt’oggi nella tradizione ebraica. Gesù non ha il peccato originale da lavare attraverso quel Sacramento del Battesimo da lui stesso istituito [cf.. Mt 28,19-20]. Que mikveh lo chiede proprio per rendere giustizia alla volontà di Dio Padre. Perché la missione di salvezza dell’uomo per cui il Padre lo ha mandato sia il centro di tutto.

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Gesù battezzandosi compie un atto di giustizia: dà al Padre ciò che gli è dovuto. Così subito dopo si spalancano i cieli. Ed ecco la voce del Padre e lo Spirito Santo si rendono visibili. Tutta la Trinità è presente. Il Padre dice che Gesù è suo Figlio e in quel Figlio ha posto il suo compiacimento. Da quel momento prendono inizio i tre anni di predicazione di Gesù e i suoi miracoli di guarigione.

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Dalla giustizia del Padre Gesù attinge grazia e forza per esprimere la verità di Dio in parole e segni. Tutto questo lo porterà ad accogliere anche i terribili giorni della Passione e la gloriosa resurrezione. Dio Padre e tutta la Trinità offrono questa possibilità anche a noi.

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Il Battesimo del Signore è una buona occasione per fare memoria anche del nostro Battesimo sacramentale, quando il Signore lavò il peccato originale e il nostro legame col male. Da quel momento noi siamo stati adottati anche dalla Trinità. Siamo diventati figli dell’Eterno Padre in Gesù Cristo. Siamo diventati Figli nel Figlio. Por lo tanto, se responsabilmente e con libertà rispondiamo alla chiamata di essere figli e accettiamo la sua grazia, Dio pone anche su di noi il suo compiacimento.

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Che vuol dire questo in concreto? Anzitutto che da quando siamo stati concepiti Dio ha iniziato ad amarci di un amore viscerale e profondo. Questo amore ci ha accompagnato per tutta la nostra vita fino a oggi. Un amore che è, al mismo tiempo, materno e paterno. Perchè Dio è Padre, e in quanto padre ci dona il Figlio e sin dall’inizio ci dona il desiderio di conoscere e cercare la verità, perchè Gesù è la verità. E al contempo ci dona lo Spirito Santo Amore. Che è la parte materna di Dio. Da qui l’espressione del Beato Pontefice Giovanni Paolo I che, lasciando un po’ perplessi alcuni, durante una sua catechesi disse «Dio è padre e madre» [cf.. Ángelus, 10.09.1978] sottintendendo a questo modo che nel tutto sono racchiuse sia la paternità sia la maternità.

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Cerchiamo di portare questa conoscenza della verità a tutto il mondo tramite la tenerezza e gentilezza. Così trasformeremo il nostro battesimo da atto sacramentale ad atto di amore concreto per il prossimo. Scriveva lo storico Cesare Cantù: «La carità è il solo tesoro che si aumenta col dividerlo». Pedimos al Señor, hoy en día, di fare memoria del nostro battesimo, per riscoprire di essere amati incondizionatamente da sempre e per

siempre.

Que así sea.

 

Santa María Novella en Florencia, 6 Enero 2023

Epifanía del Señor

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Un sueño del que cobra vida la realidad divina de la redención del hombre

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

UN SUEÑO DEL QUE SE REALIZA LA REALIDAD DIVINA DE LA REDENCIÓN DEL HOMBRE

En el sueño de José el Ángel puede hablar con serenidad y tranquilidad en el nombre de Dios. ¿Por qué José?, cuyo corazón ya está preparado para acoger a Dios, ahora puede comprender los detalles del plan divino a la luz de la fe.

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

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Formato para impresión PDF

 

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Estimados lectores y amigos de La Isla de Patmos,

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Todos tenemos sueños. Somos hombres y siempre tendemos a dar la bienvenida a nuestros más profundos deseos y aspiraciones.. Así que tenemos un final, un propósito más grande y más preciso que dirige todas las otras elecciones más pequeñas y más diarias. Todos nuestros sueños tienden a humanizarnos y hacernos mejores porque reflexionamos a través de ellos., nos ponemos a prueba y estamos dispuestos a arriesgarnos.

José también el tuvo su sueño. casarse con su novia, María. Iba casi al ritmo de la celebración del ritual nupcial.. Pero José se da cuenta de que María está embarazada.. Así, repentinamente, el esta en un drama. Su sueño se rompe. Lo que había anhelado y esperado ya no puede hacerse realidad. Maria no puede ser su esposa. Pero supere el desánimo inicial, José no se desanima. Con justicia hacia Dios y hacia la misma María, se pone en obediencia a la ley de Deuteronomio: para evitar la lapidación decide escribir una carta para romper el compromiso de forma discreta y confidencial. Dios ayuda a José y le envía un Ángel en un sueño. He aquí entonces que José puede abandonar su sueño para entrar en el sueño de Dios. En el sueño de José el Ángel puede hablar con serenidad y tranquilidad en el nombre de Dios. ¿Por qué José?, cuyo corazón ya está preparado para acoger a Dios, ahora puede comprender los detalles del plan divino a la luz de la fe.

José aprende del Ángel quien debe nombrar al hijo de Dios. A ese hijo tan especial, querido por el Padre Eterno, primera persona de la trinidad, José es llamado a dar el nombre. Nombrar implica tener la patria potestad y ofrecer la paternidad legal. Y Jesús es el hijo de José por medios legales. DEl nombre significa que Dios le encomienda a José una tarea muy importante: proclamar al mundo que Jesús, ese niño que llego tan misteriosamente a su vida, es Dios quien salva al mundo entero. José se convierte así en el primer anunciador del nombre de Dios que ofrece el anuncio de la salvación. Finalmente se cumple y realiza el sueño de Dios anunciado en Isaías [cf.. 7,14]. Cuando Giuseppe se despierta, tiene la llave de ese sueño roto en su corazón.. Se ganó todo al cien por cien, en el sueño de Dios que se hace realidad en él. Así que se lleva a María con él., como un esposo fiel, novio cariñoso y un hombre cuidadoso y preciso en su trabajo y cuida a su novia. Junto a María cuida y custodia a ese misterioso niño.. Con María le enseña las prácticas de la fe judía. José en su castidad leal es un padre fecundo y auténtico para este hijo misterioso.

el sueño de dios supera al humano de José. Y es aún más hermoso e inesperado.. Escribe la biblista Rosalba Manes:

«Con José, el hombre vuelve a ser como nos lo presenta el Génesis antes del pecado: amante y custodio de los dones de Dios"

Esto puede pasar en nuestras vidas.. Cuantas veces tenemos que abandonar proyectos y sueños. Con dificultad lo logramos. Pero si dejamos todos los proyectos y entramos en el sueño de Dios, no perderemos nada pero lo tendremos todo al cien por cien.

Pedimos al Señor para traer nuestras vidas a Su Sueño, para que todos se conviertan en los pequeños José y María, y con la gracia que hemos recibido, dar al mundo la salvación de Dios.

Que así sea.

Santa María Novella en Florencia, 18 diciembre 2022

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Esa preciosa duda humana que nos transforma en luces del Dios vivo

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

QUEL PREZIOSO DUBBIO UMANO CHE CI TRASFORMA IN LUCI DEL DIO VIVENTE

Il dubbio assale Giovanni il Battista durante la sua carcerazione, quando deve sperimentare la solitudine della notte dell’anima e della fede comincia a nutrire dubbi e a pensare che l’annuncio dato su Gesù non sia del tutto vero

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

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Estimados lectores y amigos de La Isla de Patmos,

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nella nostra vita può capitare di vedere cose così tal belle da non credere che siano reali. Forse abbiamo dimenticato come ci si stupisce. Su questo i bambini sono dei veri maestri. Por esto, quando accade qualcosa di gioioso e bello, facilmente ci chiediamo: «… è successo davvero? O forse è solo tutto un sogno?». In quel momento siamo tutti un pocome il filosofo Cartesio che in un celebre passo delle Meditazioni Metafisiche scrive:

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«Riflettendoci con più attenzione, tanto chiaramente mi rendo conto che non è mai dato di distinguere la veglia dal sogno con criteri certi, da rimanere attonito; e proprio questo stupore mi riporta quasi a credere di star sognando anche ora».

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Ma ecco allora Gesù che viene a darci una bella sveglia invitandoci in questo cammino di Avvento a fugare i dubbi perché quanto sta accadendo non è un sogno. Dio prende la natura umana, si fa uomo, per essere vicino a tutti noi. È tutto vero. Così quello che è impensabile e che sembra appunto un sogno irrealizzabile invece è realtà.

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Questo dubbio in fondo ad un certo punto l’aveva avuto anche Giovanni il Battista. En el Vangelo di questa III Domenica d’Avvento leamos:

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"En ese momento, Juan, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

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Il dubbio assale Giovanni il Battista durante la sua carcerazione, quando deve sperimentare la solitudine della notte dell’anima e della fede comincia a nutrire dubbi e a pensare che l’annuncio dato su Gesù non sia del tutto vero. Nell’ora dell’abbandono è facile pensare che sia tutto troppo bello per essere vero, esattamente come accade anche a noi. Non perché siamo stati tutti davvero carcerati, ma perché possiamo aver trascorso dei periodi di isolamento, di solitudine, di abbandono. Ci sentivamo soli e pensavamo che Gesù non fosse venuto davvero anche per noi, che in quel momento non fosse davvero presente, nella nostra sofferenza. In questo Avvento proviamo a far memoria di questi momenti per rileggerli alla luce del Natale: Gesù c’era in quella notte esistenziale.

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Gesù nel Vangelo infatti rassicura il Battista che è veramente lui il Figlio di Dio, colui che nascendo è venuto illuminare la tenebra del mondo e dell’uomo e a farlo splendere. Per farci brillare come lui nella notte di Natale è la luce del mondo. E far splendere la luce della nostra vita.

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L’Avvento sia così anche il cammino di comprensione e di rilettura con lo sguardo di quella fede che alla luce della grotta di Betlemme ci trasforma tutti in piccole luci del Signore. Tutti possiamo diventare i testimoni del messaggio che quel piccolo bambino è il figlio di Dio, que es verdadero Dios y verdadero hombre.

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Dio ci guidi e ci accompagni in questo tempo di Avvento, perché con la sua grazia e i suoi doni, diventiamo nel Signore il suo Dono di Natale per il mondo sofferente.

Que así sea.

Santa María Novella en Florencia, 11 diciembre 2022

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Los Padres de la Isla de Patmos

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Con la figura de Juan Bautista redescubrimos la humildad en el desierto precioso del Adviento

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

CON LA FIGURA DE JUAN BAUTISTA REDESCUBRIMOS LA HUMILDAD EN EL PRECIOSO DESIERTO DEL ADVIENTO

El precursor, el bautista, es el que habla en el desierto. Usar ropa muy escasa, se alimentaba de plantas y langostas. Esta es la condición típica de alguien que se encuentra en una fase de purificación de su vida..

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

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Queridos amigos y lectores de La Isla de Patmos,

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cualquiera que haya practicado un deporte, por ejemplo futbol, nadar, montar a caballo… te recuerda a un instructor, un educador, o alguien que lo entrenó y acompañó hasta convertirse en un buen futbolista, nadador o jockey …

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En el evangelio de hoy la figura de Juan Bautista entra en escena. El que hace de puente entre el Antiguo y el Nuevo Testamento y que se parece al entrenador que conocimos en el campo de fútbol, en la piscina o en el centro ecuestre, nos prepara para el camino. En este caso al camino de Dios. Se nos presenta inmediatamente al comienzo de la perícopa.:

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«En aquellos días apareció Juan Bautista predicando en el desierto de Judea., diciendo: "Convertir, porque el reino de los cielos está cerca!». Él es quien fue anunciado por el profeta Isaías cuando dijo: La voz de uno que clama en el desierto:/ Preparar el camino del Señor, / sus sendas!».

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El Bautista nos dice muchas cosas, incluyendo que el antiguo pacto judío será modificado para un cambio trascendental y definitivo. Quién, El propio Mateo, relata las palabras del Bautista que anuncia una conversión para la venida del reino de los cielos, que esta cerca. ¿Qué quiere decir con reino de los cielos?? No hay duda de que para nosotros y el tiempo que vivimos el Bautista anuncia la presencia de Dios y la venida de Cristo en la historia.. Pero antes de esto hay un detalle importante: el mismo Isaías citado en el texto evangélico anuncia la llegada de un locutor, de un precursor en el desierto que acompañará la conciencia de la venida de Dios a nuestras vidas. He aquí, pues, que Jesús es anunciado en el desierto por alguien que prepara su camino para que todos los miembros del pueblo puedan acogerlo..

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También hay un gran anuncio para nosotros. de la comunidad de creyentes. Aquí está Battista. en la persona de la iglesia, nosotros los teólogos diremos que representa a toda la Iglesia que, a pesar de sus deserciones y las nuestras, que lo componemos y que todos somos pecadores nacidos con pecado original, ella es quien nos ayuda a llegar a Jesús. Dios a través de toda la Iglesia nos ayuda a enderezar nuestros caminos torcidos para volver al camino correcto hacia Dios..

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Ahora el precursor, el bautista, es el que habla en el desierto. Lleva ropa muy raída., se alimentaba de plantas y langostas. Esta es la condición típica de alguien que se encuentra en una fase de purificación de su vida.. El Bautista probablemente vivió una forma de vida similar a la de los esenios que tenían su comunidad en Qumrán, una secta judía., diríamos hoy, estrictamente observado. Él prepara el camino en ese desierto que puede ser un lugar físico pero también una actitud interior.. En el desierto podrás recorrer rutas en la arena que no conocías. Todo lo que necesitas es un guía sabio y atento que conozca primero el desierto.. Juan era experto en aquellos a quienes quería ayudar a convertir y lo hizo a través del bautismo de conversión que administró.. Ciertamente no fue el bautismo sacramental que conocemos hoy., sino un rito de purificación que se realizaba mediante la inmersión en las aguas del Jordán de aquellos que habían decidido confesar y reconocer sus pecados.. Una práctica penitencial que lavó los pecados, de fallas e imperfecciones.

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Después de pasar por la arena del desierto, realmente necesitas agua refrescante. Incluso en la vida de fe que vivimos ahora en este Adviento. Redescubramos qué es para nosotros el sacramento del lavado y de la limpieza del alma., es decir, confesión. En el que después de haber examinado las desertificaciones de todos los pecados mortales, podemos recibir el derramamiento y el lavado de la reconciliación.

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Pedimos al Señor redescubrir la humildad como base de la conversión diaria, viajar a través de nuestros desiertos existenciales y beber del agua siempre saciante del amor de Dios.

Que así sea!

Santa María Novella en Florencia, 3 diciembre 2022

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