7
commenti
I commenti sono chiusi.
Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Mons. Corrado Lorefice da parroco fu elevato ad arcivescovo grazie al fatto che era allievo di don Pino Ruggieri e si era addottorato alla Fondazione per le scienze di religiose di Bologna (con una tesi su Dossetti/Lercaro). Alla nomina di Lorefice la Fondazione era diretta da Alberto Melloni. Membro a vita (!!) del CDA della Fondazione, e vero “guru”, era ed è Enzo Bianchi, che (allora) in Vaticano era ascoltatissimo. Sia come sia furono nominati (io lo chiamerei chiasmo) a Bologna mons. Zuppi e a Palermo Lorefice. Ora Lorefice ha concesso alla Fondazione i locali (della diocesi) per una biblioteca di studi islamici (!) (finanziata con mezzo milione annuo dallo STATO ITALIANO, per ora 2,5 milioni x 5 anni, nell’attuale situazione – serve la documentazione?). Con cotanti maestri e mentori vuole che l’arcivescovo metropolita intervenga su un suo sacerdote a favore di un miracolo medievale? Semmai l’avrebbe punito se avesse scritto il contrario…
Questa è la manifestazione dell’apostasia e dell’eresia nella Chiesa Cattolica
Il genio in questione, alla fine, non ha fatto altro che copiare quanto riportato nella voce relativa al miracolo su Wikipedia. Siamo quindi a livelli di sciatteria massimi. L’idea che tutto si possa spiegare con l’azione di un battere si basa sull’assunto che nel medioevo fossero tutti idioti ed in malafede (il racconto del miracolo parla di un sanguinamento copioso, cosa che non può essere in alcun modo simulata dall’azione del battere) ed ignora volutamente le uniche indagini scientifiche svolte sulle reliquie del miracolo: dall’analisi della documentazione fotografica delle stesse ottenuta in luce normale ed in fluorescenza ultravioletta (UV) si è evidenziata la presenza in ogni sezione del corporale di depositi biologici costituiti da sangue, scisso in plasma e siero.
Caro Enrico,
la ringraziamo sia per il commento sia per la segnalazione.
Abbiamo inserito in fondo alla nota di Padre Ariel la pagina di Wikipedia da lei indicata per dimostrare ai Lettori che si tratta di un vero e proprio copia/incolla e che sarebbe bene, ma soprattutto serio, andare a cercare e citare tutt’altre fonti.
Di nulla. Il riferimento alle analisi scientifiche delle foto del miracolo l’ho aggiunto personalmente alla pagina di Wikipedia, dopo esserne venuto a conoscenza durante una visita al duomo di Orvieto, anche per riportare un minimo in tema la voce, che appunto prima citava solo lo studio ripreso dall’improvvido sacerdote siciliano che, di fatto, non hanno nulla a che fare col miracolo di Bolsena. Sul tema dei miracolo eucaristici, per chi fosse interessato, suggerisco il bel libro del cardiologo Franco Serafini “Un cardiologo visita Gesù “, che analizza in maniera seria, equilibrata e molto ben documentata gli studi scientifici fatti su 5 miracoli eucaristici, 4 dei quali occorsi negli ultimi 30 anni.
” Peccato che la Chiesa però si regga sull’Eucarestia, non sui poveri e migranti…” Ha ragione da vendere, padre Ariel, però loro non credono all’Eucarestia, così come non credono alla Resurrezione. Non avendo da proclamare verità salvifiche, si sono ridotti all’insignificanza. Tra qualche anno e le chiese saranno frequentate solo da quei pochi ultranovantenni non ancora rinchiusi in qualche casa di riposo. Purtroppo prego poco, ma, quando lo faccio, chiedo al Padre, tra le altre cose, di soccorrere la Sua Chiesa. Dal lato pratico, invece, ho smesso di dare qualsiasi obolo a coloro di cui un tempo avevo fiducia.
La negazione dei miracoli, come anche la necessità di dare spiegazioni banali al mistero, è un tic modernista, una forma compulsiva grave che (forse) attenua la responsabilità soggettiva dei singoli, ma che ha il pregio di rendere riconoscibile il modernista a distanza. Un marchio meno nobile, ma non per questo meno autentico della bestia.