Proclamare nuovi dogmi è più grave che de-costruire i dogmi di fede. Maria corredentrice? Una idiozia teologica sostenuta da chi ignora le basi della cristologia

PROCLAMARE NUOVI DOGMI È PIÙ GRAVE CHE DE-COSTRUIRE I DOGMI DI FEDE. MARIA CORREDENTRICE? UNA IDIOZIA TEOLOGICA SOSTENUTA DA CHI IGNORA LE BASI DELLA CRISTOLOGIA

 

La Beata Vergine Maria avrebbe chiesto di essere proclamata corredentrice con un quinto dogma mariano? Sorridiamo per non piangere su certe stupidaggini. Qualcuno è disposto a credere veramente che la Beata Vergine che si è definita umile serva, la donna dell’amore donato, del silenzio e della riservatezza, che come finalità ha quella di guidare a Cristo, possa domandare a dei veggenti o a dei visionari svalvolati di essere proclamata corredentrice e messa quasi al pari del Divino Redentore?

— Theologica —

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«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica» (Bolla dogmatica Munificentissimus Deus, 1° novembre 1950)

Con la bolla dogmatica Munificentissimus Deus il Pontefice Pio XII proclamò il 1° novembre 1950 il dogma della assunzione al cielo della Beata Vergine Maria, la cui festa solenne è celebrata il 15 agosto. Con l’occasione offro una riflessione teologica a tutti coloro che strepitano per la proclamazione del dogma di Maria corredentrice, partendo da una domanda: è più grave mettere in discussione e de-costruire i dogmi della Santa Fede Cattolica, o più grave proclamare dei nuovi dogmi? Indubbiamente è più grave la seconda cosa, chi sbagliando e seminando confusione tra il Popolo di Dio mette in discussione i dogmi attraverso la rilettura e la reinterpretazione, sino a giungere alla loro de-costruzione, non è detto sia animato da intenzioni maligne, il tutto può essere anche frutto di quella cattiva formazione teologica trasmessa ormai da oltre mezzo secolo a generazioni di presbiteri e teologi. Molti sono i miei confratelli che usciti preti dai nostri disastrati seminari e abbeveratisi al meglio delle eterodossie insegnate dentro le università ecclesiastiche, sono realmente convinti che il male sia bene, che il vizio sia virtù, che l’eresia sia ortodossia e che l’ortodossia sia eresia. Non pochi, indotti a ragionare, sono giunti ad ammettere di avere ricevuto una pessima formazione teologica e una pessima formazione al sacerdozio, cercando quasi sempre con fatica e sacrificio di porvi rimedio. Coloro che invece nulla di questo ammetterebbero mai, malgrado le loro inquietanti lacune, li stiamo vedendo diventare vescovi uno dietro l’altro.

Chi proclama dogmi che non esistono compie un errore maggiore, perché agisce ponendosi al di sopra dell’autorità stessa della Santa Chiesa mater et magistra, detentrice di un’autorità che le deriva da Cristo in persona. E quest’ultimo sì, che è un dogma della Fede Cattolica, al quale non si è giunti per logica deduzione, ma sulla base di chiare e precise parole pronunciate dal Verbo di Dio fatto Uomo (cfr. Mt 13, 16-20). E quando si proclamano dogmi che non esistono e non possono esistere, in quel caso siamo nel diabolico, perché entra in scena la superbia nella sua manifestazione peggiore: la superbia intellettuale. L’ho scritto e spiegato in precedenza ma merita ripeterlo nuovamente: nella cosiddetta scala dei peccati capitali il Catechismo della Chiesa Cattolica indica la superbia al primo posto, con penosa pace di quanti si ostinano a concentrare nella lussuria – che ricordiamo non figura affatto al primo posto, ma neppure al secondo, al terzo e al quarto – l’intero mistero del male, incuranti del fatto che i peggiori peccati vanno tutti quanti e di rigore dalla cintura a salire, non invece dalla cintura a scendere, come in tono ironico ma teologicamente molto serio scrissi anni fa [Vedere Catechismo n. 1866].

Parto quindi con un esempio avente per oggetto i cosiddetti Soliti Noti, coloro che appena sentono il suono del magico latinorum perdono ogni senso della ragione e ogni genere di senso critico, col conseguente totale stravolgimento della realtà oggettiva. Ecco allora che S.E. Mons. Mario Oliveri, Vescovo emerito di Albenga, a loro difensivo dire non è stato affatto rimosso dalla sua sede episcopale in quanto responsabile ― in parte anche involontario ―, per avere ridotta una diocesi a un autentico lupanare, a un centro di raccolta per omosessuali palesi sbattuti fuori per gravi problemi morali da uno o anche da più seminari, sino a ritrovarsi con un numero considerevole di preti incontrollabili dediti a ogni genere di vizio e a raggiri patrimoniali utili al mantenimento dei loro vizi. Nulla di tutto questo salta minimamente agli occhi dei Soliti Noti, che imperterriti e ostinati proseguono ad affermare e scrivere che il povero Presule è stato perseguitato dalla «Chiesa modernista» perché amava il Vetus Ordo Missae, usava mitrie gemmate alte settanta centimetri e distribuiva la Santa Comunione all’inginocchiatoio sotto il baldacchino sorretto dai cavalieri in frac.

Altrettanto è accaduto ― affermano i Soliti Noti ―, ai membri della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, non solo puniti a loro dire per avere organizzato convegni in critica a Karl Rahner, per avere indicata la pericolosità del Modernismo e della Massoneria; ma perseguitati soprattutto perché celebravano anch’essi ― manco a dirsi ― col Vetus Ordo Missae.

Sulle colonne della nostra rivista L’Isola di Patmos l’accademico pontificio domenicano Giovanni Cavalcoli e io, in seguito il teologo cappuccino Ivano Liguori e il teologo domenicano Gabriele Giordano M. Scardocci abbiamo scritto nel corso degli anni su Karl Rahner, sul Modernismo e i Modernisti, sulla Massoneria e via dicendo, in toni molto critici e duri. Non ci siamo neppure limitati a sparare a raffica, abbiamo proprio esploso ripetuti colpi di mortaio pesante, con una severità assai superiore rispetto a quella usata nei passati convegni promossi dai Francescani dell’Immacolata. Dovreste pertanto domandarvi: perché non ci hanno ancora commissariati? Perché, pur avendo accusato duramente Karl Rahner indicandolo come la fonte originante tutte le eresie di ritorno che invadono oggi la Chiesa, i seminari e le università pontificie, nessuna Autorità Ecclesiastica ci ha mai rivolto alcun sospiro e meno che mai richiami?

Quando alcuni anni fa ebbi a parlare con uno tra i più insigni mariologi dei Frati Francescani dell’Immacolata, rimasi molto colpito dal suo fanatismo madonnolatrico, a seguire dalla sua superbia, perché egli dava già per proclamato il dogma di Maria Corredentrice. Di conseguenza, all’interno di quella Congregazione, il mai proclamato dogma di Maria Corredentrice era di fatto già iscritto nel depositum fidei con tanto di teologia e di culto promosso e diffuso. Il tutto nella completa indifferenza che tutti i Pontefici del Novecento, inclusi quelli particolarmente devoti alla Beata Vergine Maria, pure se supplicati più volte in tal senso non vollero mai prendere in considerazione la possibile proclamazione di questo nuovo dogma mariano. Tra costoro basti citare il Santo Pontefice Pio X, il Venerabile Pontefice Pio XII, il Santo Pontefice Paolo VI e il Santo Pontefice Giovanni Paolo II che l’emblema della Beata Vergine lo aveva voluto inciso sul proprio stemma pontificio, tanto era devoto alla Mater Dei, infine il Venerabile Pontefice Benedetto XVI, che in sua veste di teologo spiegò e chiarì con la timida mitezza ― forse anche eccessiva ― che lo ha sempre caratterizzato, che già il solo termine “corredentrice” creava problemi sul piano teologico con la cristologia.

Il Pontefice regnante ― che timido e mite non lo è ― si è espresso per tre volte [1] su questo tema ribadendo un secco e deciso no:

«La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere quasi-redentrice o di essere co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia» [2].

La reazione dei Soliti Noti più radicali non si è fatta attendere: hanno accusato il Sommo Pontefice di essere un blasfemo e un bestemmiatore (!?). A maggior ragione è bene chiarire: se porre in discussione il dogma della immacolata concezione e della assunzione al cielo della Beata Vergine Maria è sbagliato ed eretico, per altro verso, promulgare il dogma di Maria corredentrice e agire di conseguenza, sino a diffonderne in modo impudente la teologia, è cosa di gran lunga più grave. Poi, se a fronte di queste e altre cose interviene a un certo punto la Santa Sede, inutile gridare «alla persecuzione del Vetus Ordo Missae!». Perché se vogliamo essere obbiettivi e applicare anzitutto criteri di aequitas unitamente al senso delle proporzioni, in modo del tutto ragionevole possiamo affermare che prima di calare la scure sui poveri Francescani dell’Immacolata andavano duramente colpiti i Gesuiti e assieme a loro svariati altri ordini storici e congregazioni con problemi interni assai più gravi, ma soprattutto responsabili di diffondere da decenni in modo pericoloso ― come nel caso dei Gesuiti ―, un pensiero palesemente non cattolico. Cosa questa di cui non possono essere accusati i Francescani dell’Immacolata. Se infatti questi giovani e semplici fratacchioni allevati da Padre Stefano Maria Manelli hanno errato, ciò è avvenuto per gran parte in buonafede e anche per non poca ignoranza, animati indubbiamente da tutte le migliori intenzioni interiori ed esteriori, da amore per la verità e da autentica venerazione alla Santa Chiesa di Cristo.

I Gesuiti e i membri di altre aggregazioni religiose che diffondono le peggiori teologie distruttive, possono essere duramente criticati per il modo in cui de-costruiscono o aggiornano i dogmi della fede, ma i Francescani dell’Immacolata che hanno proclamato nei concreti fatti un dogma mariano dandolo per esistente e istituendo il culto a Maria corredentrice, sul piano teologico hanno commesso un errore parecchio più grave, sostituendosi a questo modo alla più alta e suprema Autorità della Chiesa. E non si obbietti, come fanno i digiuni totali di teologia che presumono per questo di poter dissertare nelle più delicate sfere della dogmatica: «… ma San Luigi Maria Grignion de Montfort nel suo Trattato sulla vera devozione ha scritto che … ma la Madonna di Amsterdam in una rivelazione privata ha chiesto che … la tal mistica e la tal veggente hanno detto che in una rivelazione privata la Madonna gli ha chiesto che …».

La Beata Vergine Maria avrebbe chiesto di essere proclamata corredentrice con un quinto dogma mariano? Sorridiamo per non piangere su certe stupidaggini che rendono taluni soggetti parecchio arroganti e difficilmente gestibili per noi preti e per noi teologi, proprio perché la loro arroganza va di pari passo con la loro ignoranza. Eppure la risposta è semplice: qualcuno è disposto a credere che la Beata Vergine che si è definita umile serva, la donna dell’amore donato, del silenzio e della riservatezza, colei che come finalità ha quella di guidare a Cristo, possa veramente domandare a dei veggenti o a dei visionari svalvolati di essere proclamata corredentrice e messa quasi al pari del Divino Redentore?

Il termine stesso di corredentrice è in sé e di per sé una solenne idiozia teologica che crea enormi conflitti con la cristologia e il mistero della redenzione operata unicamente da Dio Verbo incarnato, che non necessita di co-redentori e co-redentrici. Il mistero della redenzione è un tutt’uno con il mistero della croce, sulla quale è morto come agnello immolato Dio fatto uomo. Sulla croce non è morta inchiodata come agnello immolato la Beata Vergine Maria, che alla fine della sua vita si è addormentata ed è stata assunta in cielo, non è morta e risorta il terzo giorno sconfiggendo la morte. La Beata Vergine, prima creatura dell’intero creato al di sopra di tutti i Santi per sua immacolata purezza, non perdona i nostri peccati e non ci redime, intercede per la remissione dei nostri peccati e per la nostra redenzione. Quando ci rivolgiamo a lei attraverso la preghiera, sia nella Ave Maria che nel Salve Regina da sempre, nell’intera storia e tradizione della Chiesa, la invochiamo dicendo «prega per noi peccatori», non le chiediamo di rimettere i nostri peccati né di salvarci.

Già questo dovrebbe bastare a chiudere un discorso del tutto improponibile sul piano teologico come quello di Maria corredentrice. Una autentica idiozia teologica di cui possono nutrirsi soltanto gli ignoranti arroganti e i madonnolatri ignari di che cosa sia la vera devozione alla Beata Vergine, ma soprattutto quale è il vero ruolo affidato da Dio alla Piena di Grazia nella economia della salvezza.

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dall’Isola di Patmos, 15 agosto 2022

Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria

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Note

[1] Cfr. 12 dicembre 2019 omelia alla Santa Messa nella festa della Madonna di Guadalupe; 30 aprile 2020, Santa Messa nella cappella della Domus Sancthae Marthae; 24 marzo 2021, nel discorso durante l’udienza generale.

[2] Cfr. Santa Messa nella cappella della Domus Sancthae Marthae.

 

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6 commenti
  1. Stefano Delle Chiaie
    Stefano Delle Chiaie dice:

    Gentile p. Ariel, rileggendo il mio secondo commento riconosco che ho ceduto al sarcasmo, cosa che non si dovrebbe fare, e di questo mi scuso anche con i suoi lettori. Ciò detto, e fatta valva la sua comprensibile e doverosa difesa d’ufficio, io il Santo Padre non l’ho neppure nominato: come fa ad accusarmi di averlo addirittura giudicato e condannato? Le cose a cui ho accennato non riguardano mica solo lui. E non è mica colpa mia se il Papa si ritrova talvolta, volente o nolente, a fare da testimonial a certe enormità. E poi, scusi, ho forse riferito calunnie? Se certe cose sono pubbliche, dov’é la calunnia? Allora, perché mai dovrei essere etichettato pseudo-cattolico e calvinista se oso avere un salutare e sacrosanto atteggiamento critico? E’ stato forse abrogato il diritto di critica ai figli della Luce? Concordo che per rispetto alla Chiesa Sposa di Cristo il Papa non vada mai tirato in ballo, e di lui si può sempre dire che è caduto in un agguato, ma tutti gli altri? Ma davvero noi ignoranti madonnari con l’hobby della mariologia siamo tenuti all’ossequio riverente verso certi teologi, nonché Vescovi e Cardinali? Per favore, manteniamo almeno il senso del ridicolo.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Ci sono laici cattolici che dopo essere saltati da un blog all’altro e avere letto commenti ai commenti, pensano di poter disputare negli ambiti più delicati della dogmatica, che da sempre è il settore in assoluto più delicato della teologia, non una disputa tra tifosi della Lazio contro quelli della Roma o viceversa. Pensano altresì di poter rivolgere critiche precise e circostanziate al Pontefice regnante, che non è certo privo di difetti, ambiguità e contraddizioni, ma senza conoscere la ecclesiologia e la complessa storia del papato.

      Il problema non è però questo ma altro, proverò a spiegarglielo con questo esempio: una volta, un tale, si mise a criticare Karl Rahner, che personalmente considero un teologo pernicioso e pericoloso. Lo ascoltai e poi gli citai due delle principali opere di questo famoso teologo tedesco e gli chiesi un parere preciso e specifico sulla pericolosità del suo pensiero. Lui si limitò a ribadire: «Ah, ma di Rahner si dice che … ho letto che …».
      Detto da chi? Da un blogghettaro! Letto dove? Su un blog di un perfetto dilettante che presume d’intendersi di teologia.

      Vede mio caro, certi Autori o certe correnti teologiche, con tutta la libertà speculativa concessa ai figli di Dio e della Santa Chiesa, li posso criticare io che giunto alle soglie dei 60 anni studio approfonditamente da alcuni decenni gli ambiti più delicati della teologia dogmatica, della dogmatica sacramentaria e della storia del dogma. Questo mi legittima, mi qualifica e mi conferisce tutta la necessaria autorevolezza che si richiede per poter discutere con qualsiasi teologo che ha la libertà e il pieno diritto a essere un acerrimo anti-tomista o un irriducibile anti-scolastico ed al quale io posso controbattere con piena e profonda cognizione di causa e conoscenza. Altrettanto, con un teologo che sostiene la fattibilità della proclamazione del dogma di “Maria corredentrice”, ci posso discutere liberamente io, ma non lei, che non penso abbia speso anni e anni della sua vita a studiare certi delicatissimi ambiti della teologia.

      La sua critica potrebbe essere legittima se basata su una profonda e colta conoscenza, non è invece legittima, meno che mai esercizio della libertà concessa ai figli di Dio, se basata invece sulla emotività soggettiva e la mancanza di conoscenza, perché in tal caso non è esercito di libertà ma espressione di pura ignoranza basata sul non sapere che presume di sapere perché «si dice che … ho letto che …».

  2. orenzo
    orenzo dice:

    Mi crea sempre profonda mestizia leggere che l’Immacolata Semprevergine Madre di Dio “Non si è mai presentata come co-redentrice” e “Non ha chiesto per sé di essere quasi-redentrice o di essere co-redentrice”.
    Mi crea invece grande gioia leggere l’invito ad imitare l’Immacolata Semprevergine Madre di Dio per “essere capaci di trasformare la nostra pena in amorosa offerta, ad imitazione della Madonna, la Corredentrice”, “Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, (che) ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità” perché “Effettivamente, il ruolo corredentore di Maria non cessò con la glorificazione del Figlio”.
    “Al desiderio del Redentore faccia generoso riscontro il desiderio nostro, auspice Maria, la corredentrice, alla quale eleviamo con piena effusione la nostra preghiera”: che “Maria santissima, Corredentrice del genere umano accanto al suo Figlio, (ci) dia sempre coraggio e fiducia”, invovochiamola “come Immacolata, Addolorata e Corredentrice, esaltandone il ruolo singolare nella storia della salvezza e nella vita del popolo cristiano.”
    Ed anche nei Vangeli, sia nelle parole del vecchio Simeone, sia in Gesù che entra a Gerusalemme a cavallo si dell’asina che del suo puledro, si intravede, come in filigrana, la corredenzione, la cui teologia è mirabilmente e semplicemente rappresentata nel reto della “Medaglia Miracolosa”.

  3. Stefano Delle Chiaie
    Stefano Delle Chiaie dice:

    Se il titolo di corredentrice servisse a spiegare meglio tutti gli altri e non a togliere a Cristo quello di Redentore, io non troverei motivi di scandalo. Basta dunque intendersi. Ad es, anche quello di Immacolata creò per secoli difficoltà, fino a quando Scoto sciolse il nodo che consentì poi nel 1854 di proclamare il dogma che conferma la fede della Chiesa di sempre riguardo a questa prerogativa di Maria. Lo stesso tipo di ragionamento dovrebbe valere nel caso di specie. Se, ad es, essere madre di Cristo fa di Maria la Madre di Dio, è lecito chiedersi cosa impedisce alla madre dell’Uomo dei dolori (venerata come Addolorata e Madre dei Dolori) di compartecipare in modo speciale alla passione del Figlio, e di essere quindi chiamata, con tutte le virgolette del caso, corredentrice. Per volere di Lui, si intende. Infatti, che Lui potuit è fuori discussione, si tratta solo di capire se anche decuit e se, dunque, fecit. Già Simeone profetizzò a Maria una sofferenza senza uguali, con un “anche” che pare legarla alla redenzione di un Mistero del Dolore che doveva manifestarsi: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori, e anche a te una spada trafiggerà l’anima”. La partecipazione al dolore redentivo di Cristo è anche indicata da S.Paolo come completamento di “ciò che manca” alla croce di Cristo, cosa che di per sé parrebbe una bestemmia, e che, rapportata alla grandezza di Maria, potrebbe anche essere chiamata corredenzione. Ma tant’è. Solo food for thoughts.

    • Stefano Delle Chiaie
      Stefano Delle Chiaie dice:

      P.S.: se poi il titolo di corredentrice servisse almeno a salvaguardare Maria dalla riduzione ad archetipo junghiano (“è solo una madre, non una dea”), e ad evitare di onorare invece come divinità idoli pagani come la madre Terra e la Pachamama, o a partecipare a riti sciamanici dove si invoca la nonna occidentale per avere accesso al cerchio sacro degli spiriti (lei sì una porta del cielo, mica una madre qualunque!), beh, già questo sarebbe sufficiente per ritenerne auspicabile (e anche urgente) la proclamazione del dogma. Del resto San Paolo VI diceva che non si può essere cristiani senza essere mariani, affermazione che ha tutte le sembianze di una implicita, ancorché – forse – non premeditata, anticipazione del dogma di Maria corredentrice.

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Lei pensa che la Vergine Maria, che alla Chiesa è devota e soprattutto obbediente in quanto corpo visibile di Cristo sulla terra (cfr. Col 1, 18) colei che ha venerato gli Apostoli resi partecipi al mistero del sacerdozio ministeriale di Cristo, a partire da Pietro, scelto dal suo Divino Figlio come Capo del Collegio Apostolico e della Chiesa (cfr. Mt 13, 16-20), apprezzerebbe le parole di uno pseudo-cattolico dalla mariologia a dir poco confusa che, come lei, pur di “promuovere” la Madonna a ulteriore titolo, non esita a gettare fango sul Successore del Beato Apostolo Pietro?
        Si faccia queste domande e si dia una risposta.
        Lei, come qualsiasi cattolico, come noi presbiteri e come i nostri vescovi, non ha titolo, autorità e potestà per giudicare e condannare il Sommo Pontefice che è giudicabile solo da Dio e da nessuna autorità umana. E stia certo che se ha errato, Dio sarà con lui anche particolarmente severo, ma Dio, non lei.
        Il suo non è un impianto cattolico, non è neppure un impianto luterano. Il suo verso il Papato e l’Autorità della Chiesa è un atteggiamento tipicamente calvinista.
        Se sino a oggi nessuno glielo aveva detto, adesso gliel’ho detto io.
        Delle due l’una … o si corregge oppure se ne faccia una ragione: lei è un perfetto calvinista.

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