Ci sono sacerdoti che propagandano e raccomandano la lettura dell’opera di Maria Valtorta, ignorando che la Chiesa l’ha dichiara fuorviante e pericolosa
CI SONO SACERDOTI CHE PROPAGANDANO E RACCOMANDANO LA LETTURA DELL’OPERA DI MARIA VALTORTA, IGNORANDO CHE LA CHIESA L’HA DICHIARATA FUORVIANTE E PERICOLOSA
L’Opera della Valtorta «fu posta all’Indice il 16 Dicembre 1959 e definita “Vita di Gesù malamente romanzata”. Le disposizioni del Decreto del Sant’Offizio vennero ripubblicate con nota esplicativa il 1° Dicembre 1961. Dopo l’avvenuta abrogazione dell’Indice si fece presente quanto pubblicato su Acta Apostolicae Sedis (1966) che, benché abolito, l’Index conservava “tutto il suo valore morale” per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un’Opera la cui condanna non fu data alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che può arrecare ai fedeli più sprovveduti»
(Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede)
— Attualità ecclesiale—
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Molte persone semplici e in buona fede si sono rivolte ai Padri de L’Isola di Patmos per chiedere notizie sull’opera di Maria Valtorta e per informarci che è stata consigliata loro in lettura da diversi sacerdoti, alcuni dei quali usano i testi di questa fantasiosa Autrice nelle loro catechesi. Cosa molto grave, perché un pastore in cura d’anime non può ignorare che si tratta di scritti ripetutamente condannati e sconsigliati dalla Chiesa. Qualsiasi sacerdote che ne fa uso o che li consiglia in lettura si grava della responsabilità di somministrare veleno al Popolo di Dio.
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Il mio libero giudizio di studioso su Maria Valtorta è pessimo da sempre. Per poco possa valere considero questa Autrice affetta da misticismo strampalato e da megalomania narcisistica. Un libero giudizio basato sulle assurdità di quello che oggi è conosciuto e indicato in modo gravemente improprio come «Il Vangelo di Maria Valtorta».
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Contrariamente a quanti elevano le proprie opinioni e il soggettivo sentire a verità intangibili della fede, per mia impostazione e formazione teologica, giuridica ed ecclesiale, quando esprimo libere opinioni preciso sempre che sono tali e che come tali lasciano il tempo che trovano. A meno che non annunci delle verità di fede, facendomi voce e fedele strumento della Chiesa che mi ha conferito per Sacramento di grazia il mandato a farlo, adempiendo a questo modo a un dovere al quale non posso né devo sottrarmi. In tal caso, al “cattolico d’arrembaggio” che esordisce dicendo «… non sono d’accordo, perché secondo me … io credo che …» sono tenuto a replicare che è in grave errore, non perché abbia ragione io, ma perché ho annunciato ciò che insegna la Chiesa, chiarendo quelli che sono i suoi giudizi dati, dinanzi ai quali nessun credente che sia veramente tale può replicare: «… non sono d’accordo, perché secondo me … io credo che …». Nessun singolo sacerdote e nessun fedele cattolico può né mai dovrebbe osare arrogarsi di dichiarare autentico ciò che la Chiesa ha dichiarato falso o dire impudentemente di credere in ciò al quale la Chiesa ha chiaramente detto che non bisogna credere né prestare fede. Pertanto ribadisco: è gravissimo che dei sacerdoti diffondano e trasmettano gli scritti di Maria Valtorta in aperta disobbedienza a quelli che sono i giudizi decisi e negativi dati dalla Chiesa su questa opera di fantasia, presentandoli come autentici e come opere edificanti per lo spirito dei credenti.
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Piaccia o meno a certi passionari, dichiarare ai fedeli cattolici che quella di Maria Valtorta non è un’opera di mistica e spiritualità ma una colossale bufala contenente gravi deviazioni dottrinali che danno della fede, della Divina Rivelazione e della mariologia una visione a tratti persino grottesca, non è una libera e soggettiva opinione personale, ma il giudizio della Chiesa, al quale sono tenuto a prestare obbediente ossequio e che come presbitero e teologo sono tenuto a trasmettere al Popolo di Dio, invitandolo a prestare ascolto e ossequio al giudizio che l’Autorità Ecclesiastica ha dato.
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Chiariti questi fondamentali elementi, non sempre facili da far comprendere a coloro che vivono l’esperienza di fede in modo immaturo, soggettivo ed emozionale, lascio adesso parlare i documenti attraverso i quali l’Autorità Ecclesiastica si è espressa nel corso del tempo sull’opera di Maria Valtorta. Pareri chiari e precisi dinanzi ai quali nessun credente, ma soprattutto nessun pastore preposto alla cura e alla guida delle anime, può replicare: «… non sono d’accordo, perché secondo me … io credo che …».
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UNA VITA DI GESÚ MALAMENTE ROMANZATA
L’Osservatore Romano edizione del 6 gennaio 1960
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In altra parte del nostro Giornale è riportato il Decreto del Sant’Offizio con cui viene messa all’Indice un’Opera in quattro volumi, di autore anonimo (almeno in questa stampa) edita all’Isola del Liri. Pur trattando esclusivamente di argomenti religiosi, detti volumi non hanno alcun imprimatur, come richiede il Can. 1385, 1 n.2 del Codex Iuris Canonici. L’Editore, in cui una breve prefazione, scrive che l’Autore «a somiglianza di Dante ci ha dato un’opera in cui, incorniciati da splendide descrizioni di tempi e di luoghi, si presentano innumerevoli personaggi i quali si rivolgono e ci rivolgono la loro dolce, o forte, o ammonitrice parola. Ne è risultata un’Opera umile ed imponente: l’omaggio letterario di un dolorante infermo al Grande Consolatore Gesù». Invece, a un attento lettore questi volumi appaiono nient’altro che una lunga prolissa vita romanzata di Gesù.
A parte la vanità dell’accostamento a Dante e nonostante che illustri personalità (la cui indubbia buona fede è stata sorpresa) abbiano dato il loro appoggio alla pubblicazione, il Sant’Offizio ha creduto necessario metterla nell’Indice dei Libri proibiti. I motivi sono facilmente individuabili da chi abbia la certosina pazienza di leggere le quasi quattromila pagine di fitta stampa. Anzitutto il lettore viene colpito dalla lunghezza dei discorsi attribuiti a Gesù e alla Vergine Santissima; dagli interminabili dialoghi tra i molteplici personaggi che popolano quelle pagine.
I quattro Vangeli ci presentano Gesù umile, riservato; i suoi discorsi sono scarni, incisivi, ma della massima efficacia. Invece, in questa specie di storia romanzata, Gesù è loquace al massimo, quasi reclamistico, sempre pronto a proclamarsi Messia e Figlio di Dio e a impartire lezioni di teologia con gli stessi termini che userebbe un professore dei nostri giorni. Nel racconto dei Vangeli noi ammiriamo l’umiltà e il silenzio della Madre di Gesù; invece per l’autore (o l’autrice) di quest’opera la Vergine Santissima ha la facondia di una moderna propagandista, è sempre presente dappertutto, è sempre pronta a impartire lezioni di teologia mariana, aggiornatissima fino agli ultimissimi studi degli attuali specialisti in materia.
Il racconto si svolge lento, quasi pettegolo; vi troviamo nuovi fatti, nuove parabole, nuovi personaggi e tante, tante, donne al seguito di Gesù. Alcune pagine, poi, sono piuttosto scabrose e ricordano certe descrizioni e certe scene di romanzi moderni, come, per portare solo qualche esempio, la confessione fatta a Maria da una certa Aglae, donna di cattivi costumi (cfr. vol. I, p. 790 ss.), il racconto poco edificante a p. 887 ss. del I vol., un balletto eseguito, non certo pudicamente, davanti a Pilato, nel Pretorio (cfr. vol. IV, p. 75), etc…
A questo punto viene, spontanea una particolare riflessione: L’Opera per la sua natura e in conformità con le intenzioni dell’Autore e dell’Editore, potrebbe facilmente pervenire nelle mani delle religiose e delle alunne dei loro collegi. In questo caso, la lettura di brani del genere, come quelli citati, difficilmente potrebbe essere compiuta senza pericolo o danno spirituale. Gli specialisti di studi biblici vi troveranno certamente molti svarioni storici, geografici e simili. Ma trattandosi di un … romanzo, queste invenzioni evidentemente aumentano il pittoresco e il fantastico del libro. Ma, in mezzo a tanta ostentata cultura teologica, si possono prendere alcune … perle che non brillano certo per l’ortodossia cattolica. Qua e là si esprime, circa il peccato di Adamo ed Eva, un’opinione piuttosto peregrina e inesatta. Nel vol. I a pag. 63 si legge questo titolo: «Maria può essere chiamata la secondogenita del Padre». Affermazione ripetuta nel testo alla pagina seguente. La spiegazione ne limita il significato, evitando un’autentica eresia; ma non toglie la fondata impressione che si voglia costruire una nuova mariologia, che passa facilmente i limiti della convenienza.
Nel II vol. a pag. 772 si legge: «Il Paradiso è Luce, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre, nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i Tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo, armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà». Qui si esprime un concetto ermetico e quanto mai confuso, per fortuna; perché se si dovesse prendere alla lettera, non si salverebbe da severa censura.
Per finire, accenno a un’altra affermazione strana e imprecisa, in cui si dice della Madonna: «Tu, nel tempo che resterai sulla Terra, seconda a Pietro come gerarchia ecclesiastica …».
L’Opera, dunque, avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza. Ma in realtà l’intenzione dell’autore pretende di più. Scorrendo i volumi, qua e là si leggono le parole «Gesù dice…», «Maria dice…»; oppure: «Io vedo…» e simili. Anzi, verso la fine del IV volume (pag. 839) l’autore si rivela un’autrice e scrive di essere testimone di tutto il tempo messianico e di chiamarsi Maria. Queste parole fanno ricordare che, circa dieci anni fa, giravano alcuni voluminosi dattiloscritti, che contenevano pretese visioni e rivelazioni. Consta che allora la competente Autorità Ecclesiastica aveva proibito la stampa di questi dattiloscritti e aveva ordinato che fossero ritirati dalla circolazione. Ora li vediamo riprodotti quasi del tutto nella presente Opera. Perciò questa pubblica condanna della Suprema Sacra Congregazione è tanto più opportuna, a motivo della grave disobbedienza.
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RISPOSTA DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE A UNA RICHIESTA DI PARERE SULL’OPERA DI MARIA VALTORTA
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Roma, 31 gennaio 1985 – Prot. n. 144/58
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A Sua Eminenza Reverendissima
Giuseppe Cardinale Siri
Arcivescovo metropolita di Genova
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Con lettera del 18 maggio, il Reverendo Padre Umberto Losacco, Cappuccino, chiedeva a questa Sacra Congregazione una chiarificazione circa gli scritti di Maria Valtorta, raccolti sotto il titolo: Il Poema dell’Uomo-Dio e se esisteva una valutazione del Magistero della Chiesa sulla pubblicazione in questione con il riferimento bibliografico. In merito mi pregio significare all’Eminenza Vostra – la quale valuterà l’opportunità di informare il Reverendo Padre – che effettivamente l’Opera in parola fu posta all’Indice il 16 Dicembre 1959 e definita da L’Osservatore Romano del 6 gennaio 1960 «Vita di Gesù malamente romanzata». Le disposizioni del Decreto vennero ripubblicate con nota esplicativa ancora su L’Osservatore Romano del 1° Dicembre 1961, come rilevabile dalla documentazione qui allegata. Avendo poi alcuni ritenuto lecita la stampa e la diffusione dell’Opera in oggetto, dopo l’avvenuta abrogazione dell’Indice, sempre su L’Osservatore Romano (15 giugno 1966) si fece presente quanto pubblicato su Acta Apostolicae Sedis (1966) che, benché abolito, l’Index conservava «tutto il suo valore morale» per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un’Opera la cui condanna non fu decisa alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti.
Grato di ogni Sua cortese disposizione in proposito, profitto dell’occasione per confermarmi con sensi di profonda stima dell’Eminenza vostra reverendissima.
Dev.mo
XJoseph Cardinale Ratzinger
Prefetto
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MESSAGGIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA ALL’EDITORE DELL’OPERA DI MARIA VALTORTA
Roma, 6 Maggio 1992 – Prot. N. 324/92
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All’Attenzione del
Centro Editoriale Valtortiano
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Stimatissimo Editore,
in seguito a frequenti richieste, che giungono anche a questa Segreteria, di un parere circa l’atteggiamento dell’Autorità Ecclesiastica sugli scritti di Maria Valtorta, attualmente pubblicati dal Centro Editoriale Valtortiano, rispondo rimandando al chiarimento offerto dalle Note pubblicate da L’Osservatore Romano il 6 gennaio 1960 e il 15 giugno 1966.
Proprio per il vero bene dei lettori e nello spirito di un autentico servizio alla fede della Chiesa, sono a chiederLe che, in un’eventuale ristampa dei volumi, si dica con chiarezza fin dalle prime pagine che le visioni e i dettati in essi riferiti non possono essere ritenuti di origine soprannaturale, ma devono essere considerati semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’Autrice per narrare, a suo modo, la vita di Gesù.
Grato per questa collaborazione, Le esprimo la mia stima e Le porgo i miei rispettosi e cordiali saluti.
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XDionigi Tettamanzi, vescovo
Segretario Generale della C.E.I.
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Chiarito e documentato il tutto concludo ribadendo che dinanzi a questi chiari, precisi e decisi pareri dati dall’Autorità Ecclesiastica, nessun fedele cattolico, ma soprattutto nessun presbitero preposto alla cura e alla guida delle anime, dovrebbe mai osare replicare: «… non sono d’accordo, perché secondo me … io credo che …».
Dall’Isola di Patmos, 20 agosto 2022
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Cari Lettori,
vi prego di leggere questo articolo [vedere QUI] e di essere sensibili e premurosi per quanto vi è possibile
Vi ringrazio
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I Padri dell’Isola di Patmos
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Alla cortese attenzione di Don Ariel Levi Di Gualdo
Buona sera,
Prima, una premessa: per certuni, caparbiamente prevenuti, Maria Valtorta e la sua monumentale Opera sono “fumo negli occhi”, e cercano il “pelo nell’uovo” per screditare e sminuire i suoi scritti, che tanto bene hanno fatto e fanno, in tantissime parti del mondo e non solo in Italia!
A certuni che vi siano laici che dopo averla letta decidono di farsi sacerdoti, non importa!
Che vi siano atei partiti con l’idea di controbatterne i contenuti, perchè ritenuti “favolette”, mentre poi man mano che si sono avvicinate a quelle pagine, ne sono rimasti conquistati, tanto che si sono pure convertiti, non importa proprio!
Che il Papa Pio XII, abbia detto di pubblicarla, e di non omettere circa le parole “Dettati” e/o “Visioni”, e che “chi legge capirà”, non importa pure nulla!
Anche San Padre Pio ebbe tergiversazioni ed ostracismi da parte dell’Ex Sant’Ufficio intorno agli anni ’30, poi sappiamo come fini: Padre Pio è stato elevato agli altari nel 2002!
Premesso quanto sopra, eccomi ora a cercare di darle, nel mio piccolo, qualche precisazione …
Don Ariel Di Gualdo, in riferimento alla sua articolata seppur capziosa nota di avversità all’Opera della mistica Maria Valtorta, in quanto a suo dire già la Chiesa si è pronunciata in passato, con note di contrarietà alla conoscenza dell’Opera “Il poema dell’Uomo-Dio”, oggi “L’EVANGELO COME MI E’ STATO RIVELATO”, le significo quanto appresso:
1.Come lei sa, la nota apparsa su “L’Osservatore Romano” a firma anonima, dal titolo “Una vita di Gesù…
Lei scrive:
«Che il Papa Pio XII, abbia detto di pubblicarla, e di non omettere circa le parole “Dettati” e/o “Visioni”, e che “chi legge capirà”, non importa pure nulla!»
Questa affermazione è gravissima perché è pura menzogna, una “leggenda metropolitana” messa in circolazione dai cosiddetti circoli valtortiani e ripetutamente e inutilmente smentita dalla Santa Sede e dall’Episcopato italiano. E dinanzi a una tale e colossale menzogna fatta passare per autentica, è del tutto superfluo rispondere a tutte le altre cose campate in aria che lei afferma.
Prerogativa dei fanatici è di non leggere e non prestare ascolto alla voce della Chiesa e ai documenti della Chiesa che sono stati riportati. Il fanatico va avanti cieco e sordo per la sua strada, qualunque dato oggettivo sia posto sotto i suoi occhi non lo coglierà, anzi lo negherà.
Nel mio articolo sono riportati:
1. La condanna del Sant’Uffizio del 1959;
2. La nota esplicativa alla condanna del Sant’Uffizio pubblicata su L’Osservatore Romano nel 1960;
3. La successiva nota esplicativa del 1966;
4. Il parere negativo dato dal Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede nel 1985 che conferma la condanna del 1959;
5. L’invito rivolto dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 1992 all’Editore delle opere della Valtorta di voler inserire una nota all’inizio per chiarire che gli scritti non sono rivelazioni soprannaturali.
Se tutte queste cose riportate nel mio articolo lei non le ha lette o più semplicemente non le vuole intendere, perché il suo cuoricino emotivo le dice altro e la spinge verso un’altra realtà che non è però né la verità né l’obbedienza che lei dovrebbe prestare alla Chiesa, il problema è tutto quanto suo, non certo mio.
Per la Chiesa, tutt’oggi, l’opera della Valtorta, rimane ed è solo «una storia di Gesù malamente romanzata», destinate a creare confusione nelle persone emotive e immature come lei. Il cammino di fede si regge interamente sull’insegnamento della Chiesa, non sui romanzi della Valtorta.
Don Ariel, la ringrazio per aver già risposto al mio msg che però, era palesemente incompleto (questa parte era rivolto in generale..) e giustamente dal sistema interrotto, per aver esaurito il numero di caratteri disponibili; se continuava, avrebbe letto la mia risposta alla sua ben nutrita elencazione documentale! Non me ne voglia, ma appena posso vedrò di esporle il mio pensiero più completo su questa affascinante, seppur per molti versi, controversa tematica, ovviamente riducendo il numero dei caratteri (che non è facile!) I miei rispettosi saluti
Gentile Don Ariel, volevo continuare la mia risposta, (dirle che conoscevo già i vari documenti da lei citati ed altro ancora..), ma interrotta ieri per via di aver raggiunto i 1600 caratteri, ed ora, se permette, spero me lo concederà, vorrei, prima di proseguire nella risposta, di farle le seguenti tre domande:
1.Cortesemente può indicare CHI, DOVE E QUANDO è apparso il documento di smentita della Santa Sede e dell’Episcopato italiano, in riferimento alla frase di Papa Pio XII che le citavo …..”Pubblicate l’Opera così com’è, chi legge capirà”?
2. Inoltre, può farci sapere, in tutta sincerità, (poi per lei è più facile perché ovviamente sa e crede che Dio legge nei cuori!), se ha mai letto le 500 pagine de “L’Autobiografia” di Maria Valtorta, scritta da questa, su richiesta del Sacerdote Romualdo Migliorini, mentre era paralizzata a letto, in appena 4 mesi? (Alessandro Manzoni per i “Promessi Sposi”, pure di 500 pagine, vi impiegò 20 anni!);
3. Ha mai letto qualche pagina, o capitolo o tutte le 5000 pagine de “L’Evangelo come mi è stato rivelato”, che la mistica scrisse , dal gennaio 1944 all’aprile 1947, nel medesimo arco di tempo, ovvero gli stessi tre anni e quattro mesi, impiegati da Gesù, 2000 anni fa, negli anni della Sua vita pubblica, dall’età di 30 anni fino ai 33 anni e quattro mesi, quando peregrinò e divulgò la “Buona Novella” in Israele e nella Palestina in generale? Grazie. Cordiali saluti
Carissimo,
malgrado le apparenze, io sono molto paziente, chi mi conosce rimane spesso colpito proprio dalla resistenza della mia pazienza.
Le spiego come mai non le rispondo e perché qualsiasi risposta sarebbe del tutto inutile, anzitutto perché le sue sono delle non-domande tramite le quali tenta di dimostrare di avere ragione.
Dunque non le rispondo perché:
1. con la fede – o ciò che lei ritiene tale – ha un approccio puramente emotivo;
2. per lei è verità di fede “ciò che io sento” e “ciò che io credo”, non ciò che la Chiesa insegna, a meno che la Chiesa non le dica quel che lei vuole sentirsi dire;
3. lei ignora, alla prova provata dei fatti e dei suoi tentativi goffi di interloquire, quella che è stata la storia della Chiesa e quindi che cosa sia in sé e di per sé un parere dato dalla Chiesa e quale valenza abbia al momento in cui ella dichiara in modo deciso di non riconoscere la soprannaturalità di eventi, apparizioni, rivelazioni, locuzioni, quindi l’ascolto e l’obbedienza che in questi casi si è tenuti a prestare alla Chiesa;
4. lei chiede: «Cortesemente può indicare CHI, DOVE E QUANDO è apparso il documento di smentita della Santa Sede e dell’Episcopato italiano, in riferimento alla frase di Papa Pio XII che le citavo…”Pubblicate l’Opera così com’è, chi legge capirà”?».
E qui mi fermo dicendole solamente questo: chiunque conosca la storia, l’agire pastorale, dottrinale e politico di un autentico gigante come il Sommo Pontefice Pio XII, sa perfettamente che una frase come quella a lui fantasiosamente attribuita da certi onirici circoli valtortiani è contro, ma proprio totalmente contro l’impianto stesso della sua natura e della sua personalità. Una personalità che il sottoscritto ha studiato per anni e anni, dando poi alle stampe anche un libro nel quale parlo del periodo più critico e controverso legato alle vicende molto complesse della Seconda Guerra Mondiale, dimostrando in due mie diverse pubblicazioni, con le corpose fonti e note che pagina dietro pagina le accompagnano, di avere trascorso lunghi periodi di tempo a studiare i documenti e a vagare da un archivio storico all’altro.
Pio XII che dice: «Pubblicate l’Opera così com’è, chi legge capirà» (!?).
Non scherziamo!
Ma a lei, che Pio XII hanno raccontato? Lo sa che Pio XII, se doveva scrivere un documento, non dico una enciclica o un motu proprio, ma persino una risposta privata a una richiesta di parere, se doveva inserire una citazione pretendeva che gli fosse portato il documento originale d’archivio, non una copia, perché altrimenti, se non aveva in mano l’originale, non la inseriva? E secondo lei, Pio XII, in quegli anni storici di alta tensione sociale, politica ed ecclesiale, avrebbe letto diligentemente e con cura le migliaia di pagine della Valtorta e poi data una sentenza del genere con una battuta lapidaria? Con tutti gli strafalcioni dottrinali che quegli scritti contengono?
Sia serio, o perlomeno ci provi.
Lei non può, pertanto, interloquire con me come se io fossi il suo parrucchiere – con tutto il più profondo rispetto per i parrucchieri – perché non lo sono e perché non intendo essere immischiato in discorsi da bar, per la mia dignità umana, per la mia dignità sacerdotale, per la mia dignità di studioso.
Grazie Don Ariel della sua stizzita, articolata Non risposta alle mie tre domande! Ne sono rimasto amareggiato! Ma soprattutto prego, dicendo: “Sia fatta la volontà di Dio!”.
Eppure sappi che il 26 febbraio 1948, Papa Pio XII, in una udienza speciale a tre Sacerdoti, Cecchin, Migliorini, Berti, pronunciò quelle fatidiche parole, per lei gravissime e ripetutamente smentite dalla Santa Sede, senza dire però quando è avvenuta tale smentita. Ora qui mi fermo.. ! Ma chi vivrà vedrà!!
Tornando al suo editoriale del 19 c.m., così ben documentato sulla condanna dell’Opera di Maria Valtorta, le significo:
1.Intanto la nota del 6 gennaio 1960, dell’ “L’Osservatore Romano”, dal titolo “Una vita di Gesù malamente romanzata”, fra le altre cose, riporta: <>. Gentile Don Ariel, sa invece quale è la verità? Che nell’Opera di Maria Valtorta di “svarioni “storici, geografici e simili”, non ve è neanche l’ombra!
Difatti dal 2012, alcuni scienziati e cattedratici, (l’Ingegnere, Jean-François Lavère – Liberato De Caro, (Ricercatore del CNR) – Emilio Matricciani, (Docente al Politecnico di Milano) – Fernando La Greca (Professore dell’Università di Salerno) – approfondendo l’opera, constatavano la stupefacente corrispondenza scientifica degli scritti, dal punto di vista storico, geografico, archeologico, ecc. alla realtà del territorio di Israele e della Palestina, come era proprio 2000 anni fa, al tempo della presenza di Gesù lungo le strade della Galilea, della Samaria, della…
Nel mio articolo sono riportati i giudizi ufficiali dati dalla Chiesa sulla questione Valtorta.
Lei gioca di puri sofismi nel tentativo di negare la palese evidenza dei fatti: la Chiesa non ha mai riconosciuto la soprannaturalità e l’ispirazione di quegli scritti.
Le ho chiarito e spiegato, purtroppo inutilmente, che attribuire a Pio XII la frase «Pubblicate l’Opera (ndR della Valtorta) così com’è, chi legge capirà» equivale ad affermare che Giovanni Paolo II, rispondendo in modo colloquiale dinanzi a non meglio precisati “testimoni” ha affermato che l’uso dei profilattici e della pillola anticoncezionale possono essere anche ammessi in certe forme e circostanze.
Non occorre smentire una cosa del genere con prove, documenti, dichiarazioni ufficiali e via dicendo, perché una espressione del genere sarebbe stata contro la personalità, la natura e la dottrina di Giovanni Paolo II.
Esattamente come Pio XII mai, in alcuna circostanza, si sarebbe lasciato andare a una battuta imprudente e leggera come quella che i fanatikos valtortiani gli vogliono a tutti i costi attribuire.
Gliel’ho spiegato nella precedente risposta, ma lei non intende e insiste e persiste a sostenere l’insostenibile.
Lei dimostra e insiste nel dimostrare di non avere neppure la vaga idea di quelle che sono le parole di un Sommo Pontefice. Ammettiamo per assurdo che Pio XII abbia pronunciata quella frase in un ambito strettamente privato. Si domandi: quale valore avrebbe quella frase detta in un contesto privato colloquiale? Avrebbe il valore di una enciclica, di una lettera apostolica, di un motu proprio?
Domando: lei è a tal punto ignorante – ignoranza significa “ignorare”/”non conoscere” – sino a pensare di poter conferire a una espressione colloquiale privata il rango di “pubblica approvazione” di “indubitabile riconoscimento” o di “espressione affermativa vincolante” rivolta a tutti i Christi fideles?
Questo è ciò che accade ai soggetti come lei che, invece di seguire gli insegnamenti della Chiesa e quelli dei maestri, si mettono a inseguire una «storia sulla vita di Gesù malamente romanzata».
Se le fa piacere, sappia allora che La Chiesa sbaglia e che lei e i circoli valtortiani avete totalmente ragione. Quindi metta pure gli scritti della Valtorta al di sopra dei Quattro Vangeli, prosegua a dire che Pio XII ne ha consigliata la stampa e la lettura e vada serenamente in pace con Dio.
Allora Don Ariel, vedo che non ci comprendiamo e che camminiamo su binari divergenti!
Ma perché è così tranchant!
Io per nulla al mondo sostengo quel che lei alla fine del suo msg mi vuole attribuire: porre gli scritti di Maria Valtorta al di sopra dei Quattro Vangeli, ecc. giammai!
Solamente stò riportando la frase, detta da Pio XII in una udienza speciale data ai Padri dei Servi di Maria, Cecchin, Migliorini e Corrado Berti, che gli avevano portato l’opera allora dattiloscritta.
Fra l’altro il giorno dopo, 27 febbraio 1948, l’Osservatore Romano in prima pagina, di spalla, pubblicava i nomi dei detti sacerdoti che avevano avuto il giorno prima l’udienza speciale con Pio XII°!
E’ stato lei o no a dire che la frase attribuita a Pio XII° <> è gravissima ed è stata ripetutamente ed inutilmente, smentita dalla Santa Sede e dall’Episcopato Italiano?
Ora lei cambia versione e dice che <>.. Ma se ha scritto che è stata ripetutamente smentita, ora dice “non occorre..?
Poi, io non inseguo “Una storia di Gesù malamente romanzata”: per nulla!
Però, questa dicitura è stata pronunciata nel secolo scorso! Da allora certo la Chiesa non ha mai riconosciuto la soprannaturalità e l’ispirazione di quegli scritti. Giusto, concordo con lei!
Mi permetto al contempo farle osservare che da quando all’epoca il S. Ufficio, (1959), emise quel provvedimento….
Lei si è fissato e ribatte ossessivamente: voglio la prova … voglio la prova … voglio la prova!
Le ho portato esempi logici sui quali lei ha soprasseduto, indomito e testardo, ribattendo: voglio la prova … voglio la prova … voglio la prova!
Le ho spiegato che una espressione del genere è contro la struttura e la natura stessa di Pio XII sul quale le ho fornito vari dettagli.
Niente da fare: voglio la prova … voglio la prova … voglio la prova!
Non sono io a non rispondere ma lei.
Le ho spiegato, con copiosi esempi, che la cosa è impossibile, cosa che le ripeterebbe qualsiasi esperto storico della Chiesa.
Per quanto riguarda:
«Fra l’altro il giorno dopo, 27 febbraio 1948, l’Osservatore Romano in prima pagina, di spalla, pubblicava i nomi dei detti sacerdoti che avevano avuto il giorno prima l’udienza speciale con Pio XII°»
E questo, che cosa dimostra, secondo lei?
Lo sa come funzionano le udienze e come venivano riportate nel “ruolo”?
Anche Leonard Boff è andato in udienza da due pontefici con iscrizione al ruolo, dunque ciò che cosa vuol dire, che due Sommi Pontefici hanno benedetto la sua ecclesiogenesi e la teologia della liberazione?
La differenza è che Leonard Boff era una persona molto colta e intelligente e si è guardato bene di uscire dall’udienza e di raccontare ai circoli valtortiani, come quei tre Servi di Maria, la panzana su Pio XII, che come saprà – se non lo sa glielo dico io – fu tirata fuori solo dopo la sua morte.
Chiaro?
Sia gentile, chiudiamo il discorso.
Sono maggiori “i danni che può arrecare ai fedeli più sprovveduti”:
– Una pagina della Valtorta?
– La nota a Mt 2.1 (Il re Erode morì nell’anno 750 di Roma, che corrisponde al 4 a.C. Nel VI sec., per un errore di calcolo, l’inizio dell’èra cristiana fu fissato nell’anno 754 di Roma. In realtà Gesù nacque negli ultimi anni di vita del re Erode, probabilmente tra il 7 e il 6 a.C.)?
Caro Orenzo,
… ha dimenticato una gomena (fune pesante) che nella traduzione dall’ebraico al greco è stata trasformata dal traduttore in un cammello [cfr. Mt 19, 23-30]
A cosa valga fare certe pulci non so, visto e considerato che un cammello, per quanto sia un errore di traduzione, rende in ogni caso alla perfezione ciò che Gesù Cristo voleva dire.
Anche lasciando perdere l’iperbole “Chi può far passare un elefante per la cruna di un ago?” (Talmud Babilonese, Baba Mezi’a 38b), che Gesù potrebbe aver adattato visto che in Palestina gli elefanti, a differenza dei cammelli, erano ben pochi, possibile che l’evangelista che scrive usando il nome di Matteo e che, si afferma, mise per iscritto la predicazione di Pietro, non abbia chiesto allo stesso Pietro se doveva scrivere κάμηλος (cammello) o κάμιλος (cavo, corda pesante)?
Tanto per la cronaca, gomena, canapo, si scrive in greco κάλως
Chiedo scusa: ho erroneamente scritto Matteo al posto di Marco.
Carissimo padre Levi di Gualdo, se non pubblichi il commento precedente, che senso ha il commento successivo in cui chiedo scusa per aver scritto Matteo al posto di Marco?
Forse, anzi sicuramente sarà sfuggito ai redattori. Adesso controllo …
Carissimo padre Levi,
visto che scrivi “io sono molto paziente, chi mi conosce rimane spesso colpito proprio dalla resistenza della mia pazienza”, saresti disposto a continuare, privatamente o pubblicamente, come preferisci, a “sputta*are” le mie riflessioni sulla natura umana di Gesù?
Ma certo, in privato
Buongiorno padre Ariel. Del giudizio della Chiesa sulla Valtorta e i suoi scritti già conoscevo, ma è sempre un bene rileggerli.
Volevo chiedere: c’è un giudizio simile sugli scritti di Luisa Piccarreta? Grazie all’attività via internet di un sacerdote abbastanza seguito, almeno nella mia zona moltissime persone conoscono, leggono e seguono quanto scritto dalla Piccarreta. Sono infatti rimasto assai confuso quando il 14 agosto scorso una signora, all’uscita della chiesa, mi disse che «domani è la festa della divina volontà».
Caro Lettore,
non posso darle una risposta, non perché non voglia, ma perché proprio non conosco la vita e le opere di questa Serva di Dio.
Per inciso: il titolo di Servo/Serva di Dio è dato “automaticamente” al momento in cui è aperto un processo di beatificazione, non si tratta di un titolo conferito come quello di Venerabile, che costituisce la prima tappa del riconoscimento ufficiale prima della beatificazione.
Pertanto, tutto quello che posso dire, è che sono stati riscontrati gli elementi necessari per dare avvio all’apertura di un processo, gli esiti del quale non è possibile né dato sapere quali saranno.
A questo link può trovare la pagina ufficiale della Postulazione.
Mi dispiace non essere in grado di poterle dire più di quello che purtroppo non so e non conosco.
https://www.luisapiccarretaofficial.org/cause-postulator
Gentile Zanagoria, buona domenica sera del Signore.
Mi scusi se mi permetto un commento in merito al suo pensiero. Certo fa bene rileggere quanto riportato da Don Ariel, circa il fatto che l’Opera della mistica Maria Valtorta, a tutt’oggi non è riconosciuta!
Mi permetto al contempo osservare che tutti quei pronunciamenti negativi, fanno perno su quanto espresso dal S.Ufficio nel 1959 e l’Osservatore Romano nel gennaio 1960, ovvero: un’opera di fantasie, corredata da “svarioni storici, geografici e simili”. Per cui dopo così importanti disposizioni, a cascata si susseguirono i vari pronunciamenti del Cardinale Ratzinger del 1985, del Card. Tettamanzi del 1992, ecc.
Ma ricordo son provvedimenti emanati il secolo scorso; quando ancora non si sapeva che decenni più tardi, ovvero, dal 2012, degli eminenti studiosi: Lavère, De Caro, Matricciani, La Greca avrebbero scoperto e constatato la corrispondenza scientifica, di quanto descritto da Maria Valtorta, alla realtà archeologica del territorio Israelo/Palestinese, come era 2000 anni fa, al tempo della presenza di Gesù lungo le strade della Galilea, della Samaria, della Giudea. Quindi: svarioni storici, geografici e simili? Mah!.
E moltissimi si son chiesti: vista la tale incredibile corrispondenza, come fu possibile, per una donna malata e paralizzata, isolata dal mondo, allora senza internet, computer, poter illustrare, nei minimi dettagli, paesaggi, strade, ponti, il palazzo di Lazzaro, la casa del Cenacolo, la casa delle nozze di Cana, la città Antiochia, Cesarea, ecc. così clamorosamente confermati negli scavi…
Meno male che «dal 2012, degli eminenti studiosi: Lavère, De Caro, Matricciani, La Greca…» hanno di fatto dimostrato che la Chiesa si è sbagliata nei propri giudizi, li ringraziamo del profondo del cuore.
Vede mio caro, nello stesso anno 2012, durante un esorcismo, documentato e filmato, ovviamente autorizzato dal vescovo di quella diocesi e presenti assieme a me come testimoni e specialisti il medico curante e un accademico psichiatra che non era neppure cattolico e che rimase totalmente basito, il Demonio si mise a dire per bocca dell’ossesso cose che solo i singoli diretti interessati potevano conoscere, a partire da me, esorcista, al quale dal primo all’ultimo fece l’elenco dei miei peccati, compresi diversi così lontani nel tempo che neppure li ricordavo.
Lei ha un concetto molto romantico circa gli elementi della soprannaturalità. Lo sa che il Demonio riesce a compiere miracoli più spettacolari di Dio (ovviamente è Dio che glielo permette) e che certi indemoniati hanno doti di chiaroveggenza e di lettura della vita delle persone che neppure un grande taumaturgo come San Pio da Pietrelcina aveva?
Poi, essendo anche postulatore delle cause dei santi e avendo studiato in lungo e in largo certi fenomeni e lavorato in quell’ambito, che ovviamente lei conosce e ha approfondito molto meglio di me, le posso assicurare che la Congregazione delle cause dei Santi, più volte, non ha riconosciuto eventi prodigiosi eclatanti e rivelazioni all’apparenza straordinarie, anzi, ha avanzato il sospetto che non fossero opera di Dio ma del Maligno.
Come vede la Chiesa abbonda studiosi, specialisti e uomini di scienza che ne sanno molto, ma molto meno di lei, che ci delizia con le sue perle di saggezza e le sue mirabolanti prove sulla autenticità degli scritti di Maria Valtorta.
Posso chiederle, a questo punto, che mestiere fa? Quali studi specialistici ha svolto?
Credo che a questo punto della discussione sia bene saperlo, non tanto per me ma per chi ci legge.
Per esempio io mi chiamo Ariel Stefano Levi di Gualdo, sono nato il 19 agosto 1963 e il mio codice fiscale è LVDSFN63M19E202S, all’anagrafe ecclesiastica dell’Ufficio Centrale del Clero della Conferenza Episcopale Italiana sono iscritto non il numero di matricola 55643, ho una identità con la quale mi assumo la responsabilità di tutto ciò che affermo, lei invece si chiama Joseph e basta?