Questo tempo di un amore più intimo: il mistero dell’incarnazione da contemplare in Avvento

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

QUESTO TEMPO DI UN AMORE PIÙ INTIMO: IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE DA CONTEMPLARE IN AVVENTO

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Una delle risposte più belle l’ho trovata in Sant’Agostino: «Che cos’è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so»

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Meditazione d’inizio Avvento

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Cari lettori e amici dell’isola di Patmos

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Sono felice di scrivervi per augurarvi di vivere un fecondo tempo d’Avvento. In questa domenica prende infatti avvio un nuovo anno liturgico che domenica dopo domenica ci porterà fino alla notte di Pasqua. È un tempo speciale che Dio ci dona.

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Circa la domanda su cosa sia il tempo, molti filosofi, teologi e uomini di cultura hanno prodotto ricerche e riflessioni. Una delle risposte più belle l’ho trovata in Sant’Agostino: «Che cos’è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so» [Le Confessioni, XI, 14 e 18]. Agostino, in realtà, aveva teorizzato una sua personale dottrina filosofica sul tempo, ma non è questa la sede per approfondirla. Penso infatti che la nozione di tempo trovi fondamento solo se la consideriamo fondata nella Creazione e nel Creatore. O come ci insegna la fede cattolica: Dio, che ha originato tutte le cose dal nulla creandole ex nihilo, ha anche originato il divenire e il tempo.

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Occorre dunque collocarsi in questo momento: un prima e un poi che ha senso da quel «in principio» di Genesi e che Dio riempie di senso e finalità. Ecco perché c’è questo tempo che tutti noi iniziamo oggi con il Signore, che è padrone del mondo e della storia e che ha iniziato dalla creazione di entrare e di stare accanto a noi. Dio si fa storia fra noi. In questo modo l’Eternità entra così nel tempo con il mistero dell’Incarnazione. Cogliamo allora questo prezioso periodo di Avvento come un vero e proprio tempo forte, cioè un periodo in cui fortifichiamo la nostra fede e consolidiamo anche la nostra preghiera e devozione.

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Mi vorrei fermare brevemente proprio sulla intima relazione che c’è fra Incarnazione e Resurrezione. Insieme alla Unità e Trinità di Dio, il secondo grande mistero della fede cattolica è proprio la Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore di Gesù Cristo. Incarnazione e Resurrezione sono i poli che uniscono tutta la storia della salvezza. Partiamo da questa certezza: non possiamo vivere una buona Pasqua, profonda, spirituale, autentica se prima non abbiamo vissuto bene il Natale.

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Il mistero dell’Incarnazione è anche il mistero di Gesù che è vero Dio e vero Uomo. Di Dio che, per salvarci, assume una natura umana. Nel suo grande Amore decide di farsi simile a noi, uguale in tutto fuorché il peccato, affinché noi fossimo simile a Lui. E da questo che prende avvio un grande cammino di grazia, partendo proprio da ciò che i Santi Padri della Chiesa chiamano mirabile commercium / ammirevole scambio.

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Proviamo allora anche a meditare sull’Amore di Dio che è talmente grande da rendersi a noi più intimo dopo la festa di Natale. Gesù Cristo, il Logos, si assume la missione di dire a ciascuno di noi che ci ama fino alle estreme conseguenze della sera di Giovedì Santo: ma queste estreme conseguenze cominciano dall’assumere una povertà estrema nella mangiatoia di Betlemme, che passerà per il canto glorioso e gioioso degli angeli. Sin dal suo ingresso nel mondo Gesù ci mostra il volto di un Dio affettuoso, autentico e vicino, decide di farsi simile a noi, uguale in tutto fuorché il peccato, affinché noi fossimo simili a Lui.

Buon Avvento a tutti!

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Roma, 28 novembre 2021

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