Aperto il processo di beatificazione della piccola eretica Carmen Hernandez. È già stato accertato il primo miracolo: la guarigione di un uomo affetto dalla patologia del micropene congenito

—  Attualità ecclesiale — 

APERTO IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DELLA PICCOLA ERETICA CARMEN HERNANDEZ. È GIÀ STATO ACCERTATO IL PRIMO MIRACOLO: LA GUARIGIONE DI UN UOMO AFFETTO DALLA PATOLOGIA DEL MICROPENE CONGENITO 

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«Se hanno aperto il processo di beatificazione della prima Santa Eretica, allora possiamo aprire anche quello di Pietro Pacciani e dopo averlo canonizzato promuoverlo santo co-patrono degli innamorati assieme a San Valentino. Tanto, da quelli della Congregazione delle cause dei Santi, ormai non c’è niente di cui stupirsi».

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Sono venuto a conoscenza della apertura del processo di beatificazione di una piccola eretica del Novecento, Carmen Hernández Barrera (Ólvega, 24 novembre 1930 – Madrid, 19 luglio 2016), co-iniziatrice con Kiko Argüello del peggior movimento para-cattolico ed eterodosso della storia del Novecento: il Cammino Neocatecumenale. E dico “piccola” perché l’eresia è una cosa molto seria. Nel corso della storia della Chiesa, i grandi eretici sono stati delle personalità dotate di intelletto sopraffino e di rare doti filosofiche, teologiche e speculative. Carmen Hernández era invece una povera e tronfia ignorante che mescolava l’emotività pseudo-poetica a una disastrosa teologia fai-da-te, che in mezzo secolo ha prodotto danni immani in un esercito di soggetti altrettanto emotivi e fragili che si sono messi al seguito suo e del suo sodale Kiko Argüello. Pertanto, nel definirla eretica, come teologo dogmatico e storico del dogma mi corre l’obbligo, per dovere e onestà intellettuale, di chiedere anzitutto perdono a delle menti speculative eccelse tali furono quelle di grandi eretici del calibro di Ario e Pelagio.

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In occasione della commemorazione dei defunti, un conoscente che fa il becchino mi ha cercato con urgenza e tremore per chiedermi lumi. Era molto spaventato, il poverino, dopo avere udito ripetutamente rumori nel cimitero provenienti da due tombe all’interno delle quali riposano le mortali spoglie di due santi sacerdoti: il Servo di Dio Pier Carlo Landucci, presbitero romano, ed Enrico Zoffoli, presbitero romano dell’Ordine dei Passionisti. Due autentici santi, cosa di cui era a conoscenza anche il becchino, uomo timorato di Dio, che con grande sconcerto mi ha posto un quesito:

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«Si nun reposeno ‘n’pace n’a a’schiera de b’beati ‘sti du santi sacerdoti, chi mai ce potrebbe da riposà?».

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Mi sono recato di persona al cimitero e appena alle tombe mi sono avvicinato io, i rumori sono divenuti più forti ancora. Rassicuro il becchino:

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«Zi’ Remoletto, nun te devi da spaventà, me sa’ che ce vonno comunicà quarcosa, mo’ me metto a ‘ndagà e poi te fo sapè».

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Per scoprire e poi comprendere l’origine di questo fenomeno, è necessario pensare alla vita e alle opere di certe persone defunte. È infatti accaduto che Pier Carlo Landucci nel 1983, Enrico Zoffoli nel 1990, lanciarono un grave allarme sulle pericolose eresie del Cammino Neocatecumenale, denunciando e documentando anni e anni di catechesi formative grottescamente eterodosse tenute dai due iniziatori di questa congrega ai loro mega-catechisti. Analisi e denunce che i due santi sacerdoti e teologi fecero alle competenti Autorità Ecclesiastiche e che io conoscono molto bene, perché sono stato il terzo a tornare sull’argomento ad anni di distanza, raccogliendo l’eredità dei loro studi e ampliando l’analisi sul fenomeno neocatecumenale allo stato in cui si trovava un trentennio dopo. Anche per questo, in segno di indelebile gratitudine alla scienza teologica e al coraggio di questi due uomini di Dio, il mio libro La setta neocatecumenale l’ho dedicato alle loro venerabili memorie.

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Non seguo i vari bollettini della Santa Sede e relativi siti ufficiali o ufficiosi, perché per un po’ la commedia comica mi diverte con tutti i suoi nani, ballerini e ruffiani, ma a lungo andare mi stanca, infine mi irrita. Finché un amico vescovo mi lancia una provocazione:

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«Che ne pensi dell’apertura della fase diocesana del processo di beatificazione di Carmen Hernández, svoltasi con una cerimonia in pompa magna nella cattedrale di Madrid?».

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Prendo il tutto come una battuta di puro umorismo ecclesiastico, perché non poteva essere diversamente. Quindi convinto che stesse scherzando ribatto:

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«Vogliono fare beata la Santa del Cazzo? O forse vogliamo ignorare che la parola “cazzo” era quella che Carmen pronunciava come colloquiale intercalare persino durante le loro lunghe ed esotiche liturgie neokatekike?».

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L’amico vescovo ride, capendo che non avevo preso il tutto per vero e che pensavo si trattasse di una battuta satirica. Al che ribatte che sta parlando sul serio. Prontamente sbotto:

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«Se hanno aperto il processo di beatificazione della prima Santa Eretica, allora possiamo aprire anche quello di Pietro Pacciani e dopo averlo canonizzato promuoverlo santo co-patrono degli innamorati assieme a San Valentino. Tanto, da quelli della Congregazione delle cause dei Santi, ormai non c’è niente di cui stupirsi e possiamo aspettarci di tutto».

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L’amico vescovo mi invia due notizie ufficiali sulla cronaca dell’evento. Su Vatican News il giornalista Salvatore Cernuzio [vedere QUI, QUI] sfoggia tutta l’ignoranza tipica dei nostri avvilenti vaticanisti italiani, mostrando anzitutto di non sapere neppure distinguere una causa di beatificazione, attraverso la quale si giunge a proclamare un beato, da una causa di canonizzazione, attraverso la quale un beato, che come tale è già stato beatificato, viene invece proclamato santo. E nel luglio del 2021 questo ignorantissimo vaticanista annuncia l’apertura della «causa di canonizzazione»:

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«Questa sera sarà presentato all’Arcidiocesi di Madrid il Supplex Libellus, la richiesta di apertura della fase diocesana per la causa di canonizzazione, della quale sono attori i membri dell’équipe internazionale di questa realtà ecclesiale ramificata nei cinque continenti, ovvero Kiko Argüello, padre Mario Pezzi e Maria Ascension Romero. Al vescovo della diocesi in cui il candidato è morto, sarà consegnato un fascicolo che raccoglie scritti, documenti e testimonianze che attestano, appunto, quelle “virtù eroiche” necessarie a stabilirne la santità di vita» [vedere QUI].

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Dicendo che un vescovo non è obbligato ad aprire un processo di beatificazione, in quando non si tratta affatto di un atto dovuto, con questo si è detto tutto, a partire dal livello del vescovo in questione. In molti ci stiamo domandando ― e ce lo domandiamo “seriamente” si fa per dire ―, quali possano essere le “virtù eroiche” di una donna che ha fatto scempio della dottrina cattolica, della sacra liturgia e della storia della Chiesa, che assieme a Kiko Argüello ha dato vita a un movimento pseudo-cattolico che nel mio saggio critico definisco con queste parole precise e sino a oggi mai smentite da nessun richiamo delle competenti Autorità Ecclesiastiche:

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«Il Neocatecumenato è una comunità di matrice ebraico-protestante che ha di cattolico solo l’involucro esterno svuotato al proprio interno di quelli che sono gli elementi fondanti del Cattolicesimo» [cfr. pag. 100 della citata opera].

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Ai candidati alla beatificazione è richiesto un miracolo accertato, fatta eccezione per i martiri, perché la Chiesa considera il martirio già un miracolo in sé legato all’azione della grazia di Dio. Ebbene ho indagato ulteriormente e scoperto che la commissione scientifica incaricata dall’Arcidiocesi metropolitana di Madrid ha già sottoposto al vaglio dei più insigni clinici urologi e andrologi europei il miracolo che sarebbe avvenuto per intercessione di questa candidata alla beatificazione.

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Il miracolato si chiama Armando Bronca Segura, un giovane di Madrid dell’età di 25 anni. Il meglio della scienza clinica europea è stata unanime nel dichiarare che non c’è spiegazione scientifica al fatto. Il giovane soffriva di una patologia vissuta da molti uomini con sofferenza e umiliazione: l’ipoplasia peniena, nota anche come micropene congenito. La commissione scientifica ha spiegato che questa patologia comporta per l’uomo che ne è affetto un organo di normale morfologia e con sbocco del meato uretrale esterno in sede, ma che presenta alla nascita una lunghezza inferiore a 2,5 centimetri. Gli urologi attestano che considerate le deviazioni standard alla media si può dire di trovarsi in presenza di un micropene quando la lunghezza alla nascita è inferiore a 1,9 centimetri. Le cause di micropene sono attribuibili a un deficit di secrezione di androgeni durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza.

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Dopo avere conosciuto alcuni mega-catechisti ed essere entrato depresso nel Cammino Neocatecumenale, appena Armando Bronca Segura fu scarnificato nella più profonda coscienza con quegli scrutini che da sempre nascondono vere e proprie forme di confessioni pubbliche, vuotò il sacco narrando il suo vissuto. Quindi l’insicurezza, la vergogna che provava negli spogliatoi maschili, il dolore sofferto quando fu soprannominato Pollicino da coetanei insensibili e irridenti. I mega-catechisti non indugiarono oltre a comandargli di rivolgersi alla pia intercessione di Carmen Hernández. E così, un mattino, destandosi, notò che tra le proprie gambe aveva … e tutti i vicini udirono le urla di una voce maschile che strepitava «milagro milagro!».

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Poche settimane dopo Armando Bronca Segura ha mandato tutto il Cammino Neocatecumenale a farsi benedire con i suoi mega-catechisti, cambiando completamente vita. Oggi lavora nel mondo del porno, dove è uno tra gli attori più pagati. Il suo primo film intitolato El semental de Vallecas, disponibile in versione italiana con il titolo Lo stallone di Vallecas, ha segnato uno strepitoso successo internazionale.

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Non è affatto irriverente indicare a futura memoria Carmen Hernández come La Santa del Cazzo, perché in questa espressione non c’è nulla di volgare, al contrario c’è tutto di vero, tutto di storico e di documentato. Tutt’oggi sono sani e vegeti numerosi testimoni oculari, ecclesiastici e laici di tutte le nazionalità, che durante numerosi contesti pubblici l’hanno udita intercalare: «… e cazzo … e cazzo!». Una volta, quella pia donna di Chiara Lubich, che era amabile e delicata come una bambola di porcellana, trovandosi con Luigi Giussani a un incontro al quale erano presenti tutti i fondatori e le fondatrici dei movimenti laicali in occasione del grande Giubileo del 2000, stava per svenire a terra, udendo a poca distanza da lei, la futura Santa Carmen Hernández, che tra una sigaretta e l’altra colloquiava intercalando «… e cazzo … e cazzo!».

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Se dunque questo nobile organo è un elemento che affiora usualmente sulle bocche delle candidate alla beatificazione, viene quanto meno da chiedersi … ma che cazzo fanno, coloro che lavorano all’interno della Santa Chiesa con le cause dei Santi? O forse, dinanzi all’apertura del processo di beatificazione di un soggetto a dir poco improponibile come Carmen Hernández, dobbiamo anche prenderli sul serio? No, purtroppo non ci resta che prenderli per il culo, non abbiamo altra idonea arma di difesa, se non la sapiente e caritatevole presa di culo verso chi pensa di poter trasformare la Santa Chiesa di Cristo in un grottesco e squallido teatrino del ridicolo, mutando la eroicità delle virtù, ossia la santità, in un premio conferito persino a eretici e a sguaiate cazzare spagnole.

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Tutto questo a perenne vergogna del Cardinale Carlos Osoro Sierra, al quale forse nessuno ha mai detto che il Collegio Spagnolo di Roma, promotore all’epoca di una causa aperta nel 1953 sotto gli auspici dell’Arcidiocesi di Madrid, sta facendo marcire in uno scantinato i documenti del processo di beatificazione del Cardinale Rafael Merry del Val, uno dei nostri grandi giganti del Novecento, figlio illustre del sangue di Spagna. Sempre ammesso che qualcuno, all’Arcivescovo metropolita di Madrid, che ad appena cinque anni di distanza dalla morte apre la buffonesca fase diocesana del processo di beatificazione di Carmen Hernández, abbia spiegato chi era e che cosa è stato per la Chiesa del Novecento un gigante come Rafael Merry del Val y Zuleta. Perché potrebbe anche non conoscerlo, pur conoscendo semmai, forse anche bene, quel Pedro Almodovar che la Chiesa Cattolica spagnola, per com’è ridotta, si merita tutta quanta, dal suo primo al suo ultimo film anti-cattolico.

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dall’Isola di Patmos,  18 novembre 2021

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