Il Cardinale Carlo Caffarra è morto crocifisso, come il crocifisso e con il crocifisso

Padre Giovanni

IL CARDINALE CARLO CAFFARRA MORTO CROCIFISSO, COME IL CROCIFISSO E CON IL CROCIFISSO

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[…] in questo caso il Papa s’è comportato male, parecchio. L’abbraccio di Carpi al Cardinale Carlo Caffarra è stato ben poca cosa, anche perché è stato un saluto di pochi secondi, solo il tempo necessario per una fotografia, mentre la ferita di quest’uomo di Dio è rimasta. Il Cardinale Carlo Caffarra è morto crocifisso. Anzi, spieghiamoci meglio: è morto come il Crocifisso e con il Crocifisso.

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Il dolore propriamente religioso è quello  che piange o  il peccato proprio o quello degli altri. Né si duole perché questo male  è  colpito dalla giustizia divina, ma, se si rattrista, lo fa per  quanto viene commesso dall’iniquità umana.

San Leone Magno, Discorso 95, 4-5, PL 54, 462-463

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Autore
Giovanni Cavalcoli, O.P.

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un ricordo del Cardinale Carlo Caffarra a cura del canale televisivo della Arcidiocesi di Bologna, per aprire il video cliccare sopra l’immagine

Abbiamo perso un Santo, un Santo Cardinale, onore e vanto del sacro collegio, quel sacro collegio, che oggi purtroppo è ferito e turbato da spinte moderniste, che ne minano l’unità e la funzionalità come sostegno del Papa nel governo della Chiesa. È quel collegio di eletti pastori che più da vicino aiutano il Successore di Pietro nel suo arduo ufficio apostolico. Il colore  della loro veste, come ricordava loro Santa Caterina da Siena, è il rosso, che simboleggia il sangue di Cristo, a significare che devono esser pronti a dare il proprio sangue per il bene della Chiesa. Col Cardinale Carlo Caffarra abbiamo perso  un umile principe e una robusta colonna della Chiesa, un uomo di Dio, luminare della teologia morale, soprattutto nel campo del sacramento del matrimonio e della famiglia, dunque in prima linea a subire gli attacchi e gli insulti del mondo e pertanto disprezzato, calunniato e sbeffeggiato dai modernisti, strumentalizzato e vanamente corteggiato dai lefebvriani, ammirato, ascoltato ed imitato dai buoni cattolici, viventi di quella “continuità nel progresso”, che fu la massima consegna alla Chiesa fatta  da un’altra grande guida spirituale: Benedetto XVI.

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Ed egli sempre sulla breccia, con indomita fermezza, fino all’ultimo, perché fondato su di una salda preparazione dottrinale e ancor più una fede calda e illuminata, non certo quella del Cardinale Carlo Maria Martini sempre in irresolubile discussione con l’ateo “interiore”.

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«Misericordia e conversione», una conferenza del Cardinale Carlo Caffarra, tenuta ad Ancona il 30 maggio 2016, per aprire il video cliccare sull’immagine

Riguardo la personalità di Carlo Caffarra, si è parlato di intelligenza, cultura, onestà, amore alla Chiesa, pastoralità. Tutto vero. Ma secondo me, il vero cuore della sua spiritualità, è testimoniato da alcuni episodi della sua vita, dove l’amore s’intreccia al dolore. Con San Paolo, egli ha potuto dire e ci dice ancora: «Non ci sia altro vanto per me che nella croce del Signore Nostro Gesù Cristo» [Gal 6,14].

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Come il Padre Ariel che due giorni fa ha preceduto questo mio ricordo su L’Isola di Patmos con un ricordo suo [cf. QUI], posso testimoniarvi anch’io d’aver conosciuto molto bene il Cardinale Carlo Caffarra. Ci fu tra di noi una reciproca stima ed amicizia, che trasse occasione e stimolo da quattro fattori: primo, l’esser stato il mio vescovo fino al 2012, ossia finché abitai nel Convento di Bologna; secondo, esser stato mio Superiore come Cancelliere della Facoltà Teologica di Bologna, dove insegnai fino al 2011, quando divenni emerito; terzo, l’esser stato incaricato da lui esorcista della diocesi; quarto, l’esser stato, fino alla fine del suo mandato episcopale, Giudice del Tribunale diocesano per la Causa di Beatificazione del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, inchiesta diocesana nella quale, fino al 2013, ho svolto la funzione di vice-postulatore.

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omelia del Cardinale Carlo Caffarra nella Papale Arcibasilica di San Pietro nel 2013, durante l’Anno della Fede, per aprire il video cliccare sopra l’immagine

In occasione di una visita al Cardinale nel 2012, legata al mio ufficio di vice-postulatore, egli mi raccontò con emozione che fin da seminarista amava far frequenti pellegrinaggi a piedi, partendo da Busseto, suo paese natale, a pochi chilometri di distanza, fino al Santuario della Madonna del Rosario a Fontanellato, presso Parma, diretto dai Domenicani. Carlo Caffarra visse la sua vita nella luce di Maria e quando dalla sede suffraganea di Ferrara fu promosso alla sede arcivescovile metropolitana di Bologna, fervente fu da allora in poi la sua devozione per la Vergine di San Luca.

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Vorrei ricordare tre importanti episodi della sua attività di pastore da Vescovo e da Cardinale. Pur nella loro diversità, sono tutti e tre legati da un filo rosso: sante, opportune e nobili iniziative, preparate, avviate e condotte con rettitudine d’intenzione, competenza, saggezza e coraggio, dalle quali Carlo Caffarra aveva diritto di attendersi molto per il bene della sua diocesi e della Chiesa e la diffusione del Vangelo, e pur tuttavia tutte e tre bloccate e frustrate non solo da ostacoli provenienti dall’esterno della Chiesa, ma soprattutto dall’interno, addirittura da parte dell’autorità superiore.

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Carlo Caffarra è apparso ad alcuni uno sconfitto, come ha scritto Padre Ariel di recente facendo un sottile riferimento a «noi cristologici falliti» [cf. QUI]. E sconfitto è forse apparso a un modernista come Andrea Grillo [1], che lo ha dipinto tra le righe come un uomo superato dalla storia. Eppure, poiché la causa di Carlo Caffarra era giusta ― anzi sacrosanta ―, sarà proprio la storia a dargli ragione, e Grillo sarà svergognato, mentre fin da adesso il santo Cardinale si trova trionfante sui suoi nemici nella gloria celeste, alla quale è salito per essere stato un servo fedele di Cristo.

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«avrei avuto più piacere si dicesse che l’Arcivescovo di Bologna ha una amante, anziché si dicesse che è contro il Papa», da un’intervista a Tv2000, per aprire il video cliccare sopra l’immagine

I tre episodi salienti della sua vita sono: primo, la deposizione da Segretario del Pontificio istituto per studi su matrimonio e famiglia  da parte di San Giovanni Paolo II nel 1984; secondo, gli ostacoli posti da autorità ecclesiastiche al procedere dell’inchiesta diocesana relativa alla Causa di Beatificazione del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, che fu approvata, ufficialmente aperta e appoggiata dal Cardinale; terzo, il rifiuto del Pontefice regnante di rispondere agli ormai famosi dubia e di riceverlo in udienza. Adesso vedremo come dietro a tutti tre questi episodi, che a tutta prima potrebbero dare l’impressione di una non piena consonanza con il Chiesa e il Sommo Pontefice, in realtà essi, se ben considerati e valutati con giusti criteri, mostrano invece la figura di un cattolico tutto d’un pezzo, fedelissimo alla sana dottrina, eccellente nella testimonianza cristiana, dotto e sapiente, specchio di Cristo crocifisso, splendido esempio di pastore ed educatore,  soprattutto dei giovani, in pienissima comunione con la Chiesa e col Papa, a proposito del quale qualche anno fa, per controbattere alle voci maligne, ebbe a dire con fanciullesco candore che egli era papista dalla nascita, lo era allora e lo sarebbe stato fino alla morte. Uomo dotato anche di elegante umorismo, che non esitò a rispondere: «Preferirei che si dicesse che l’Arcivescovo di Bologna ha un’amante, piuttosto che si dicesse che è contro il Papa» [cf. video-intervista QUI].

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Cominciamo allora dal primo episodio e precisamente dagli antecedenti. Nella Chiesa Carlo Caffarra scelse, in sua qualità di moralista e pastore, di dedicarsi, preferenzialmente all’approfondimento, in piena comunione con la dottrina della Chiesa, dello studio del sacramento del matrimonio ― mysterium magnum [Ef 5,32] ― in tutti i suoi aspetti liturgici, spirituali, umani, morali, psicologici, sociologici, canonistici, civili ed educativi. 

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Rome Life Forum 2017, intervento del Cardinale Carlo Caffarra, agenzia di informazione Corrispondenza Romana, per aprire il video cliccare sopra l’immagine

In questo campo si acquistò prestigio e fama internazionali. Per questo San Giovanni Paolo II, altro grande Maestro in questa delicata ed importante materia, lo nominò, ad appena quarantatre anni, nel 1981, a capo del Pontificio Istituto per studi su matrimonio e famiglia [cf. QUI]. Il buon Carlo Caffarra, carattere mite e fiducioso nella bontà degli altri, forse non si rese conto della terribile ed insidiosa zona di guerra nella quale lo aveva posto il Successore di Pietro. Ma partì fiducioso, forte della sua fede e della sua salda preparazione. Ecco però che il potere delle tenebre, celato sia all’interno che all’esterno della Chiesa, gli preparava un perfido agguato. Nel 1984 fu intervistato da un giornalista, che gli chiese che cosa ne pensava dell’aborto. E lui, con tutto candore, con semplicità, chiarezza e sincerità, secondo il dettato della legge naturale e il precetto della fede, senza immaginare che cosa sarebbe successo, rispose tranquillamente come suo solito: «L’aborto è un omicidio!». E scoppiò così la tempesta: qualcosa come 450 teologi “cattolici”, in realtà modernisti, quello che già il Beato Paolo VI aveva chiamato il «magistero parallelo», si scatenarono non contro il povero Caffarra, ma contro il Papa, con accuse roventi di essere un tiranno medioevale, a gruppi di 40, 50, 60 teologi, da vari paesi europei, diversi dei quali, negli anni a seguire, elevati alla dignità episcopale. Cominciò il Belgio, per seguire uno appresso all’altro con gli altri Paesi di passata tradizione cattolica: la Germania, l’Olanda, la Francia, la Spagna, ed infine l’Italia, che funse da “fanalino di coda”, come commentò il mio capo-ufficio Monsignor Tommaso Mariucci, all’epoca in cui mi trovavo a lavorare come consulente teologico presso la Segreteria di Stato di Sua Santità. Che cosa fece, in quella circostanza, il Sommo Pontefice? Tolse Carlo Caffarra dall’incarico. Alcuni in Segreteria di Stato commentarono: «Ha fatto male, doveva lasciarlo al suo posto!». Ma Carlo Caffarra ricevette in ogni caso una ferita terribile. Fu per lui una prova spaventosa e, cosa che probabilmente lo turbò e lo addolorò  ancora di più, ricevuta proprio da un Santo Pontefice, che pure lo stimava, ed al quale se c’era qualcosa che gli stava proprio a cuore, era proprio la famiglia. Dovette sentirsi piombare addosso come un macigno tutto lo scherno ed il trionfo dei modernisti. Dovette sentirsi trattato con immensa ingratitudine per tutto l’impegno che aveva profuso in quella delicatissima carica e probabilmente dovette avere l’impressione di una resa ai nemici sghignazzanti della Chiesa. Perché mai accontentarli, anziché premiare e confermare il fedele servitore?

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Carlo Caffarra «Matrimonio, Eucaristia, Comunione», 20 marzo 2014, a cura del canale televisivo dell’Arcidiocesi di Bologna, per aprire il video cliccare sopra l’immagine

Nella storia della santità, per la verità, si danno altri casi del genere, nei quali un santo, senza sapere o senza volere, o semplicemente perché ingannato da soggetti maligni o perché mal consigliato da altri, fa un grave torto a un altro santo. Ma egli restò in silenzio, non si difese, non protestò, continuò nella sua dirittura morale, pregò e offrì al Signore. Solo dopo lunghi anni su questa linea di santità riuscì a guarire, a rasserenarsi, incrementando il suo impegno pastorale, finché San Giovanni Paolo II, nel 1995, lo nominò Vescovo di Ferrara. Trascorsi otto anni, nel 2003 lo promosse alla sede arcivescovile metropolitana di Bologna, la dotta e la gaudente. Nel 2006, Benedetto XVI lo creò Cardinale.

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Secondo episodio, la Causa di Beatificazione di Tomas Tyn. Non sto qui a ricordare la figura di questo santo e dotto teologo domenicano, di origine cèca, morto a 39 anni nel 1990, vissuto nel convento di Bologna dal 1972 fino alla morte e docente nello Studio Teologico Domenicano di Bologna. Padre Tomas, del quale si possono visitare i due siti [QUI e QUI], è ben noto ai lettori de L’Isola di Patmos ed ormai noto nel mondo cattolico.

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apertura del processo di beatificazione di Padre Tomas Tyn, Bologna 25 febbraio 2006, relazione introduttiva di Padre Giovanni Cavalcoli alla presenza dell’Arcivescovo Metropolita di Bologna Carlo Caffarra, per aprire il video cliccare sopra l’immagine

Carlo Caffarra ammirava Tomas Tyn, oltre che per le sue virtù, anche per la sua sapienza teologica, ed in essa vedeva una guida nella ricerca di Dio e nella fondazione dei valori morali, a rimedio degli errori del nostro tempo. Egli aveva ben intuìto, come pure lo stesso Cardinale Joseph Ratzinger scrisse a Padre Tyn [2], quanto fosse importante, seguendo la migliore tradizione domenicana, dar fondamento, giustificazione e certezza alle asserzioni morali con una solida filosofia e teologia teoretica. E qui ricordo alcune parole significative dell’Arcivescovo Metropolita di Bologna Carlo Caffarra, con le quali, nel Decreto di Introduzione della Causa del 2006 loda il Servo di Dio per la sua fedeltà alla dottrina di San Tommaso d’Aquino e rileva come:

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«[…] oggi la sua beatificazione e canonizzazione è richiesta da numerose persone che mantengono viva la memoria delle sue virtù e fama di santità già riconosciuta da tanti, quando era in mezzo a noi» [3].

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Dal 2 al 3 dicembre 2011, presso il Convento di San Domenico di Bologna, si tenne un convegno internazionale organizzato dall’Associazione Cenacolo di San Domenico di Bologna, dal tema «La figura e il pensiero di Padre Tomas Tyn» [4]. Il Cardinale Carlo Caffarra aprì i lavori con un breve discorso, nel quale ribadì la sua alta stima per il Servo di Dio come teologo esemplarmente fedele, perché tomista, al Magistero della Chiesa.

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Prolusione del Cardinale Carlo Caffarra sul pensiero di Padre Tomas Tyn, Tele Radio Buon Consiglio, dicembre 2011. Per aprire il video cliccare sull’immagine

Per Carlo Caffarra, la Causa di Padre Tyn era dunque motivo di vanto per la sua diocesi, un’Arcidiocesi come Bologna, antica e prestigiosa sede universitaria, nella quale si incontrano e si scontrano le principali correnti filosofiche del nostro tempo. La presenza dinamica ed incisiva di Padre Tomas in questo complesso e non facile ambiente forniva un appoggio e una difesa alla pastorale dell’Arcivescovo nel campo culturale e teologico.

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Al contempo, Tomas Tyn non lesinava critiche alle tendenze moderniste, secolariste, liberali, marxiste, laiciste, idealiste massoniche, protestanti ed esistenzialiste presenti nella composita cultura bolognese, delle quali qualche infiltrazione non era assente neppure tra i suoi colleghi dello Studio Teologico, allora chiamato STAB (Studio Teologico Accademico Bolognese).

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Anche in questa impresa il Cardinale fu intralciato, fino al punto che nel 2013 l’inchiesta diocesana dovette sospendere temporaneamente il suo regolare lavoro, a causa di un intervento d’autorità evidentemente ostile al Servo di Dio, intervento incompetente ed illegittimo pilotato dal di fuori del tribunale diocesano, che sospese dal suo ufficio il vice-postulatore, sicché tale ufficio, ancora dopo 5 anni, è tuttora vacante, benché fino al momento della sospensione nel 2013 il tribunale non avesse affatto riscontrato fatti o irregolarità così gravi da giustificare la sospensione dell’attività  del vice-postulatore.

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Giovanni Cavalcoli, O.P. presenta la figura di Tomas Tyn a Ferrara nel marzo del 2011, per aprire il video cliccare sull’immagine

Altro dolore e umiliazione per Carlo Caffarra, il quale, nel constatare un’interferenza nelle sue funzioni di Giudice del Tribunale, rinunciò a far valere il suo diritto, ma possiamo immaginare che anche in questa occasione egli abbia trovato consolazione nella Croce. Nel corso della visita che gli feci e della quale ho parlato poc’anzi, avendogli chiesto se, anche dopo la destituzione del vice-postulatore, egli continuava ad essere favorevole alla Causa di Padre Tomas Tyn, mi disse: «Si». Poi, seduto com’era vicino a me, chinò il capo tra le mani, stette un minuto in silenzio e mi disse molto seriamente: «Non riesco a capire il perché di questa ostilità del tuo Ordine nei suoi confronti».

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Negli anni successivi al 2013 fino ad oggi, di fatto, su mandato della Postulazione Generale dell’Ordine Domenicano, l’ex vice-postulatore prosegue un lavoro non ufficiale per la Causa, anche in riferimento all’esistenza citata dal Decreto dei numerosi devoti del Servo di Dio, soprattutto in Italia e nella Repubblica Ceca [5], i quali mantengono l’interesse per il pensiero e la vita di Padre Tomas, ne studiano gli scritti e ne imitano gli esempi, lo difendono dalle critiche e ne approfondiscono il pensiero, continuano a farsi vivi, attendono e pregano per la ripresa del processo.

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“Fede e cultura di fronte al matrimonio”, conferenza tenuta nell’aprile 2015 dal Cardinale Carlo Caffarra alla Pontificia Università della Santa Croce, per aprire il video cliccare sull’immagine

Terza grande croce del Cardinale Carlo Caffarra è stata la tormentata vicenda dei dubia. Ancora una volta, un dolore che gli è venuto dal Papa, a lui, che se c’era un uomo sulla terra che fin da bimbo era per lui l’oggetto della sua tenera fiducia e il garante delle sue sicurezze assolute, questo era proprio il Romano Pontefice. E la prova tremenda doveva riguardare quel mysterium magnum al quale aveva dedicato la parte principale dei suoi studi, dei suoi interessi, delle sue pubblicazioni: il matrimonio e la famiglia. Aveva già sofferto per questo nel 1984: ora gli toccava di essere un’altra volta crocifisso. Anche adesso, di nuovo, i lazzi, le derisioni, le calunnie.

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Non che vacillasse la sua fede nell’autorità del Sommo Pontefice Francesco I. Di ciò neanche a parlarne. Ma ai suoi occhi la Amoris Laetitia conteneva dei passi ambigui, che avevano bisogno di essere chiariti dal Papa, in forza della sua autorità, anche perché di fatto, attorno a quei passi, s’era scatenata un’enorme discordia, tutt’ora non sedata. Il Papa doveva ribadire con inequivocabile chiarezza il dogma del matrimonio.

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Ma come mai il Papa non rispondeva? Come mai non lo rassicurava?  Questa è stata la sua angoscia. L’atteggiamento di Caffarra peraltro è stato ben diverso da quello del Card. Raymond Burke. Questi ha parlato illegittimamente di «correggere il Papa». Caffarra non si è mai sognato di prospettare un’irriverenza simile. Evidentemente i due hanno interpretato in senso opposto i dubia, benché li abbiano formulati assieme.

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meditazione del Cardinale Carlo Caffarra sul valore del martirio in una cristianità malata, aprile 2015, per aprire il video cliccare sull’immagine

Accortosi delle strumentalizzazioni alle quali venivano sottoposti i dubia, si premurò di fare questa commovente dichiarazione di fedeltà al Successore di Pietro: «Desidero rinnovare la mia assoluta dedizione ed il mio amore incondizionato alla Cattedra di Pietro e per la Vostra augusta persona, nella quale riconosco il Successore di Pietro ed il Vicario di Gesù: il “dolce Cristo in terra”, come amava dire Santa Caterina da Siena» [cf. QUI]. Ma quello che lo ha ferito è stata la mancata risposta del Papa, per lungo tempo attesa,  alla quale è seguito ― ulteriore ferita ― il rifiuto di riceverlo in udienza. Qui il Papa s’è comportato male, parecchio. L’abbraccio di Carpi è stato ben poca cosa, anche perché è stato un saluto di pochi secondi, solo il tempo necessario per una fotografia. Mentre la ferita, al Cardinale Carlo Caffarra, è rimasta.

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Il Cardinale Carlo Caffarra è morto crocifisso. Anzi, spieghiamoci meglio: è morto come il Crocifisso e con il Crocifisso.

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Varazze, 9 settembre 2017

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NOTE

 

[1] Vedete le nostre confutazioni delle accuse e degli argomenti — se di “argomenti” si può parlare e non piuttosto di insulti — di Andrea Grillo contro Caffarra pubblicata su questo sito. Il Cardinale ci fu grato di questa difesa portata avanti da me e da Ariel S. Levi di Gualdo su L’Isola di Patmos, vedere gli articoli seguenti: QUI, QUI, QUI

[2] Testo della lettera nel mio libro: Padre Tomas Tyn. Un tradizionalista postconciliare, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2007, p.129.

[3] Testo completo del Decreto nel mio citato libro, pp.147-149.

[4] Gli atti del convegno sono stati pubblicati nel numero unico di Sacra Doctrina, dal titolo “Tomas Tyn”, a cura di G.Cavalcoli, n.2, 2013.

[5] Ma anche in altri paesi, come per esempio negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Spagna, in Brasile, nel Messico, in Argentina, nelle Filippine.

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1 commento
  1. Mario Di Dio Busa dice:

    Perchè mai il card Burke può essere accusato di comportamento illegittimo come lei ha affermato: “Questi ha parlato illegittimamente di «correggere il Papa». Può essere mai la correzione fraterna illegittima se fatta con rispetto (come quella del card. Caffarra)?

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