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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Padre ho letto a pag.19. Quindi anche chi soffre per una sua dipendenza dalla quale e’ difficile liberarsene, e lotta contro di essa, consapevole che è moralmente sbagliata ha possibilità di salvarsi?
Padre,allora quando il Papa dice:” chi sono io per giudicare un gay” non è misericordia? “Chi sono io per giudicare?”
Ma la Chiesa sa bene cosa è giusto e cosa è sbagliato.. Perché Gesù e San Paolo condannano i sodomiti.
Cara Silvia,
a suo tempo scrissi un articolo che dovrei ricercare tra le varie centinaia dell’archivio de L’Isola di Patmos, faccio prima a riassumerle in breve la sostanza.
partiamo dalla serena ammissione di quelli che sono alcuni difetti caratteriali del Pontefice regnante:
1. non è un poliglotta come il suo predecessore San Giovanni Paolo II, non ha il preciso linguaggio teologico del suo predecessore Benedetto XVI, ma soprattutto non ha una perfetta padronanza della lingua italiana; e questo è un fatto, inutile che certi interessati laudatores lo neghino. A questo aggiungiamo che:
2. si ostina a lanciarsi in discorsi a braccio senza essere supportato e soprattutto protetto dalla sicurezza di un discorso scritto e doverosamente preparato ;
3. tende ad avere una ambiguità nel linguaggio, derivante non tanto da lui, quanto da un discorso socio-culturale, infatti, certe popolazioni latinoamericane, in modo del tutto particolare, per esempio messicani e argentini, tendono a esprimersi per sottintesi ed espressioni a doppio senso, evitando quasi sempre forme chiare e dirette.
Un paio d’anni fa, parlando con un famoso vaticanista, il quale mi disse che era colpito dal fatto che rivolgessi certe critiche al Santo Padre, risposi: se io non metto in luce, con tutto il rispetto del caso, quelli che sono i suoi difetti oggettivi e non passibili di facile smentita, poi non posso essere credibile quando dinanzi al Popolo di Dio difendo invece il suo alto ufficio apostolico, il suo magistero e la sua sacra persona in quanto legittimo Successore del Beato Apostolo Pietro.
Infatti, tutte le volte che ho richiamato i fedeli alla devozione ed all’obbedienza dovuta al Romano Pontefice, mi hanno sempre ascoltato, o per meglio intendersi … “se lo dice lui che è così imparziale e che all’occorrenza mette in luce i suoi difetti, vuol dire che è vero”.
La frase in questione da lei richiamata fu infelice perché non espressa a dovere e con padronanza linguistica. Il Santo Padre cercò di dire una cosa del tutto ovvia da un punto di vista dottrinale, ossia: “… chi sono io per giudicare la profonda coscienza di un uomo che Dio solo può leggere, quindi giudicare?” Insomma: una vera e propria ovvietà dottrinale, perché nessuno di noi può conoscere e meno che mai giudicare la coscienza altrui; cosa questa che la Chiesa insegna da sempre, da secoli e secoli.
Un concetto del tutto ovvio espresso però male dal Sommo Pontefice, che dette così adito a interpretazioni di vario genere, con i risultati che poi abbiamo visto e letto sui giornali, senza che nessuna fonte di informazione della Santa Sede chiarisse quello che poc’anzi ho chiarito io.
La sodomia rimane tutt’oggi annoverata tra i peccati più turpi che “gridano” – per usare l’espressione biblica – “vendetta al cospetto di Dio”.
Diverso il discorso se parliamo invece dei singoli peccatori che indugiano a questo singolo peccato, alcuni dei quali, come i pubblicani e le prostitute del Santo Vangelo, potrebbero precederci nel regno dei cieli [cf. Mt 21, 28-32]. Se va alla pagina 19 di questo mio ultimo scritto
https://isoladipatmos.com/stage/wp-content/uploads/2019/03/27.03.2019-Ariel-S.-Levi-di-Gualdo-L-ERESIA-SI-FECE-CARNE-E-VENNE-AD-ABITARE-IN-MEZZO-A-NOI.pdf
troverà un esempio molto chiaro a tal proposito, attraverso l’immagine di un sofferente omosessuale che a mio parere di confessore e di direttore spirituale era un autentico Angelo di Dio.
Non sono invece Angeli di Dio coloro che con un odio a volte davvero satanico verso l’armonia dell’universo creato, rivendicano come bene e come diritti assoluti delle autentiche aberrazioni: dal matrimonio tra coppie dello stesso sesso, dall’adozione dei bambini a queste stesse coppie, per giungere appresso al gender coatto imposto nelle scuole dalla potente e luciferina lobby LGBT. Dubito che costoro, dopo avere odiato di fatto Dio ed il suo creato con spirito malvagio e distruttivo, possano essere uniti alle prostitute ed ai pubblicani che ci precederanno nel regno dei cieli, temo sia molto più facile finiscano – se non si pentono in modo autentico e sincero – nel fuoco della Geenna.
Gentilissimo Padre,
la ringrazio molto per avermi dedicato una così esauriente ed interessante risposta. Effettivamente il nostro Pontefice ebbe una “uscita al quanto infelice”. Vero,solo Dio può giudicare un uomo, perché solo Lui conosce l’animo umano e quindi :” chi sono io per giudicare un gay” . Bastava solo che il Pontefice aggiungesse che la sodomia è comunque sempre condannata dalla Chiesa. Non aggiungo altro perché Lei ha espresso perfettamente ciò che volevo evidenziare
Dio è Misericordia, ossia eterna ed incondizionata fedeltà al “Patto” anche se l’uomo lo tradisce infrangendolo.
Di norma, quando un patto è unilateralmente infranto, l’altra parte non vi è più obbligata;
Dio invece non si comporta così con l’uomo: ogni volta che l’uomo, anche solo col cuore sincero, si ripropone il ritorno al rispetto del Patto, Dio dimentica il tradimento e corre ad abbracciare il figlio mai ripudiato che ritorna a casa.
… che ritorna a casa
E’ ben vero che “il vestito più bello… l’anello al dito e i calzari ai piedi” furono posti al figlio al suo rientro nella casa e dopo un probabile quanto salutare bagno,
però è altrettanto vero che, in modo analogo a colui che “guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”,
così’ anche il figlio che “col cuore sincero, si ripropone il ritorno” alla casa del Padre “rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.”, ha già iniziato il suo ritorno a casa ed infatti “Partì e si incamminò verso suo padre”.
Quel Padre però non aspetta che il figlio varchi la soglia di casa per abbracciarlo, ma “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.”
Uno degli articoli più chiari e fluidi che abbia letto in tema di misericordia.
E’ un tema di un interesse fondamentale per chi si professa cristiano oggi. Volendo trovare un luogo per descrivere quanto da lei espresso, penso a Parigi, la capitale della Francia. Quando vivevo a Parigi leggevo la triade libertà, fraternità, uguaglianza sul cornicione di ogni scuola, sopra ogni monumento pubblico e mi venivano i brividi quando passavo da Place de la Concorde. Più che sentire il profumo della libertà sentivo il sangue scorrere sul pavimento (le cronache parlano di fiumi…). Agghiacciante quella città che ha distrutto gran parte il nostro passato dopo aver trasformato le chiese in stalle per imporre la modernità che dura ancora. Però il francese medio parla quotidianamente di pace, di misericordia, di perdono. Sono tutti candidi come neve quando parlano di eutanasia, di accoglienza e di valori traditi. Lì ho capito che prima di comportaci da cattolici dobbiamo pensare da cattolici secondo la nostra mentalità la quale tutti gli ismi degli ultimi secoli hanno cambiato.
Dobbiamo diventare cattolici nella testa per capire la vera misericordia specialmente quando diventa autoassolutoria.
PERFETTO…BELLISSIMA CATECHESI..
COMPLIMENTI…
Caro don Ariel
vorrei domandarle perché la chiesa dal concilio vaticano 2 ha rinunciato a condannare l errore? vi ringrazio
Caro Fabio,
a me non risulta che dopo l’ultimo concilio la Chiesa abbia rinunciato a condannare l’errore, al limite, semmai ha cominciato a condannarlo in altro modo. Infatti, da dopo il Concilio Vaticano II a seguire, non sono affatto mancate:
1. condanne di teologi per derive eterodosse;
2. condanne di libri di teologi e di ecclesiastici contenti errori dottrinari o palesi eresie;
3. condanne di membri del clero secolare e regolare per le ragioni sopra espresse e revoca agli stessi della licenza per l’insegnamento di materie filosofiche, storiche e teologiche presso le università ecclesiastiche;
4. scomuniche comminate a vescovi e sacerdoti;
5. dimissione dallo stato clericale di vescovi e sacerdoti;
6. dimissioni – fatto questo recente – dallo stato clericale persino di un membro del Collegio Cardinalizio;
7. ammonimenti a non finire da parte della Congregazione per la dottrina della fede.
ecc …
Ma chi gliel’ha detto che la Chiesa del Concilio Vaticano II – che poi è sempre la stessa, medesima e identica Chiesa Cattolica di sempre – ha cessato di condannare gli errori?
Le offro un puro, semplice e verificabile dato di fatto storico: da dopo la chiusura dell’ultimo concilio avvenuta L’8 dicembre 1965 ad oggi, nel corso dei cinquantaquattro anni che sono seguiti la Chiesa ha scomunicato più vescovi e preti di quanti mai ne abbia scomunicati da dopo il 20 settembre 1870, ossia dopo l’unità d’Italia, sino all’11 ottobre 1962, data della prima sessione di apertura del concilio.
Proprio così: in soli cinquantaquattro anni sono state comminate più scomuniche e dimissioni dallo stato clericale di quanta invece non ne sono state comminate nei novantadue anni che da dopo l’unità d’Italia a seguire hanno preceduta l’apertura del concilio.
Provi a farsi questa domanda, procedendo poi semmai con la verifica storica: i Sommi Pontefici Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, quanti vescovi le risulta che abbiano mai scomunicato o dimesso dallo stato clericale?
Ebbene, tenga conto che solo il Santo Pontefice Giovanni Paolo II ed il suo successore Benedetto XVI ne hanno scomunicati, ed alcuni dimessi dallo stato clericale, più di quanti non ne siano mai stati invece scomunicati e dimessi dallo stato clericale a partire da Leone XIII a seguire, anche perché, per tutti i pontefici che hanno preceduto il Concilio Vaticano II, la scomunica di un vescovo, o peggio la sua dimissione dallo stato clericale, era cosa di per sé possibile, ma comunque difficile anche e solo da pensare.
Dia retta, non presti ascolto ai blogghettari improvvisati storici della Chiesa sulla rete telematica, perché dicono tante fesserie, come ad esempio che da dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa non condanna più.
A mio avviso il “non giudicate” ha anche una sfumatura diversa. Nel linguaggio biblico/evangelico “giudizio” è spesso sinonimo di “condanna definitiva”: giudicare una persona (più che un atto) equivale a condannare definitivamente una persona, esercizio che spetta in ultima istanza a Dio. Un retto intendimento della Parola vorrebbe che si fosse solleciti nel condannare il male e l’azione cattiva, ma non la persona nel senso sopramenzionato: ecco l’esercizio della giustizia e insieme della misericordia. Gli ipocriti sono svelti nel fare il contrario. E d’altra parte vediamo spesso come gli “amici dell’umanità”, incarnazione anti-cristica dei misericordiosi, si distinguano nella demonizzazione settaria, magari attraverso parole melliflue, rivolte a se stessi (“noi siamo i buoni e gli intelligenti”), prima di passare alla liquidazione di massa degli “altri”, con tanti saluti alla retorica dell’Altro con la “a” maiuscola.