Se eu não colocar meu dedo no sinal das unhas e não coloco minha mão ao seu lado, Eu não acho

Homilética dos Padres da ilha de Patmos

Se eu não colocar meu dedo no sinal das unhas e não coloco minha mão ao seu lado, IO NON CREDO

L’Evangelista Giovanni è uno straordinario autore, bem como um verdadeiro teólogo. Já no Calvário, ele havia previsto temas de grande importância, como a realeza de Jesus, o cumprimento de sua hora, il raduno dei dispersi e perfino il dono dello Spirito. Realtà che per altri autori neotestamentari si realizzeranno più avanti o addirittura alla fine dei tempi.

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In questa seconda Domenica di Pasqua la pagina evangelica corrisponde all’ultimo dei quattro quadri che compongono il capitolo 20 St John, con la sua finale (GV 20,30-3) — il cap. 21 con una seconda finale verrà aggiunto in seguito — e sono così individuati: Maria Maddalena va al sepolcro; quindi anche Pietro e un altro discepolo corrono alla tomba; Maria di Magdala incontra il Signore mentre crede sia il giardiniere; no fim, l’ultimo quadro, che vede protagonisti i discepoli e Tommaso.

St Thomas, opera di Caravaggio

Siamo sempre nello stesso giorno di Pasqua, quello delle apparizioni del Risorto e l’evangelista ha appena terminato di raccontare l’incontro di Gesù con la Maddalena. Ecco che il Risorto appare per la prima volta ai suoi discepoli chiusi nel cenacolo.

«La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Jesus veio, stette in mezzo e disse loro: "A paz esteja convosco!». Disse isto, mostrò loro le mani e il fianco. E os discípulos se alegraram em ver o Senhor. Jesus disse a eles novamente: "A paz esteja convosco! Como o Pai me enviou, anche io mando voi». Disse isto, ele soprou e disse a eles: «Você recebe o Espírito Santo. Para aqueles a quem você perdoará pecados, será perdoado; para aqueles que você não perdoará, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: "Se eu não vejo o sinal das unhas nas mãos dele e não coloco o dedo no sinal das unhas e não coloco a mão no lado dele, Eu não acredito ». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, atrás de portas fechadas, stette in mezzo e disse: "A paz esteja convosco!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Meu Senhor e meu Deus!». Jesus lhe disse: “Porque você me viu, Você acreditava; abençoados são aqueles que não viram e acreditaram!». Jesus, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, o Filho de Deus, e porque, acreditando, tenha vida em seu nome" (GV 20,19-31).

Non avendo qui lo spazio necessario per affrontare i molti temi che il testo evangelico ci presenta, provo ad evidenziarne alcuni — qualcosa si è già accennato Domenica scorsa (WHO) — ponendoli sotto un unico denominatore che può aiutarci a capire il senso dello scritto, che definirei come un iniziare nuovamente a respirare. Stavolta non da soli, ma come comunità. Questo è molto importante soprattutto per noi che viviamo perennemente connessi, ma a scapito di una vera comunione, di un sincero e fidato incontro fra persone credenti. Per di più noi siamo abituati a pensare la risurrezione come evento escatologico, post-mortem, più che esperienza da vivere qui e ora e a pensarla come evento individuale, pessoal, non comunitario. Ma la fede nella resurrezione di Gesù domanda un inveramento nella comunità, oltre che chiedere di diventare esperienza qui ed ora, nell’oggi della nostra vita cristiana.

La pagina giovannea presenta la comunità dei discepoli la sera del giorno della Risurrezione. Lo stesso giorno in cui Maria di Magdala porta l’annuncio: "Eu vi o Senhor"; riferendo poi ciò che le ha detto (GV 20,18). Ma questo non basta a smuovere i discepoli, poiché la donna non viene creduta, come attestano con ancor più forza gli altri evangelisti. Il gruppo degli apostoli non solo è ferito dalla perdita del Signore, ma è bloccato altresì da emozioni come la paura e la sfiducia. Le porte di casa sono serrate per timore di rappresaglie provenienti dall’esterno, da quei giudei che avevano cospirato per la morte del Signore. Ma anche all’interno del luogo ove sono radunati la sfiducia è palpabile, nei riguardi della testimonianza di Maria come già detto, ed anche per il trauma sempre vivo del tradimento di Giuda e del rinnegamento di Pietro che sicuramente stanno alimentando un clima di sospetto, tant’è che qualcuno, Didimo, preferisce non rimanere col gruppo. La situazione è questa, interiore ed esteriore, e chi può accendere in tale circostanza di scoramento generale la fede nel Risorto?

L’evangelista Giovanni è uno straordinario autore, bem como um verdadeiro teólogo. Já no Calvário, ele havia previsto temas de grande importância, como a realeza de Jesus, o cumprimento de sua hora, il raduno dei dispersi e perfino il dono dello Spirito (GV 19, 30). Realtà che per altri autori neotestamentari si realizzeranno più avanti o addirittura alla fine dei tempi. Ma ecco che Gesù, scrive Giovanni, venne in quel luogo serrato alle intrusioni esterne dai discepoli e «stette ritto in mezzo a loro», che è uno dei modi molto suggestivi, utilizzati nel Nuovo Testamento, per esprimere la presenza viva del Risorto. O verbo grego Istemi — stare ritto in piedi — verrà usato per descrivere Gesù che si ferma e «sta» con i discepoli di Emmaus (LC 24,36), è quello per cui Stefano dice di vedere Gesù che «stava alla destra di Dio» (No 7,55), ma soprattutto è il verbo che nell’Apocalisse indica lo «stare ritto» dell’Agnello, «come immolato», ma vivente (Ap 5,6). Gesù sta ritto in piedi alla porta e bussa, escreve, Ainda, o Apocalipse (3,20), così come ora, dopo i giorni della passione e della sofferenza, torna dai suoi, entra nel cenacolo e stando ritto in mezzo ai discepoli intimoriti si rivolge a loro.

Le prime parole del Risorto alla Chiesa sono sulla pace. Scriveva Raymond Brown nel suo commento al Quarto vangelo che il saluto di Gesù, «pace a voi» (Who, dentro GV 20,19, e poi ripetuto altre due volte, dentro 20,21.26) non è un semplice augurio: è un dono. Il Risorto porta la pace, aquele, scriverà Paolo, che il Messia ha stabilito tra il cielo e gli uomini (cf.. Com o 1,20) e chi ancora oggi incontra il Signore nella Chiesa è sicuro di poterla ricevere. La seconda parola del Risorto a questa comunità di discepoli riguarda la missione, poiché Gesù è il primo apostolo do pai. San Giovanni adopera qui il verbo greco apostello che traduciamo con mandare, da cui apostolo, ovvero «quello mandato» (cf.. Além disso GV 3,17: "Deu [...] ha mandato il suo figlio nel mondo»). Dopo la Risurrezione i discepoli sono inviati da Gesù per una missione che viene dall’alto, non è iniziativa umana, ma prende l’avvio da Dio stesso e si configura come continuazione della missione del Figlio.

Di seguito Gesù Risorto respira e dona lo Spirito. Il modo in cui il Quarto vangelo descrive il dono dello Spirito è unico in tutto il Nuovo Testamento. Solo Giovanni, na verdade, e solo qui, nel versetto 20,22, dice che Gesù «alitò» sui discepoli. Viene usato il verbo emphysao, «insufflare, alitare», che la Bibbia utilizza per la prima volta nel libro della Genesi, durante il racconto della creazione dell’uomo (Geração 2,7). Tutta la realtà creata — si legge lì — è generata dalla parola di Dio, ma per fare l’uomo questo non basta: Dio deve alitare dentro le sue narici. Precisar, a saber, che si chini su di lui e approssimandosi all’uomo gli dia vita attraverso il suo soffio.

Nella Bibbia troviamo altre occorrenze di questo verbo, sempre legate al tema del ridare vita, far rinascere, permettere di respirare nuovamente. È il caso di Elia che compie il miracolo della risurrezione del figlio della vedova di Zarepta: «Elia si distese (traduce la CEI, ma abbiamo lo stesso verbo emphysao all’aoristo: enephusen, ἐνεφύσησεν) tre volte sul bambino e invocò il Signore: Signore Dio mio, l’anima del fanciullo torni nel suo corpo». Nel libro di Ezechiele il verbo viene adoperato nella grande scena delle ossa inaridite, simbolo del popolo dell’alleanza oramai allo stremo. Questo popolo può risorgere solo se viene lo Spirito dai quattro venti a «soffiare» la vita su quei morti (cf.. este 37,9). Più tardi, nella letteratura sapienziale, si userà ancora una volta il verbo «alitare, insufflare», per descrivere di nuovo la creazione dell’uomo: «Et qui insufflavit ei spiritum vitalem» (Seiva 15,11).

Lo Spirito di Dio è vita per l’uomo, ma nella circostanza del cenacolo diventa anche uno dei segni visibili che Gesù è vivo. Appena dopo aver mostrato le mani ed il costato trafitti Egli può alitare sui discepoli perché respira. È un’ulteriore prova a dimostrazione che Egli non è un fantasma, ma un vivente: è tornato a respirare dopo che aveva «emesso lo spirito», come abbiamo sentito nelle letture della Settimana Santa.

Dalle occorrenze veterotestamentarie prima ricordate emergono alcune risultanze che possiamo applicare al racconto evangelico. San Giovanni lascia intravedere che come nella prima creazione Dio alitò nell’uomo uno spirito vitale, cosi adesso, nella nuova creazione che la Risurrezione inaugura, Gesù alita lo Spirito Santo promesso, donando ai discepoli una vita eterna che non inizia necessariamente dopo la morte, ma è già presente, a motivo di questo dono e per la fede nella Risurrezione del Signore: «Questa è la via eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e aquele que enviaste, Jesus Cristo " (GV 17,3). E come nel simbolismo battesimale di GV 3,5, dove viene detto che gli uomini rinascono come figli di Dio da acqua e Spirito; allo stesso modo la presente scena serve da battesimo per gli immediati discepoli di Gesù e da pegno di rinascita divina per tutti i credenti del futuro. Non ci si meraviglia se in seguito l’usanza di alitare sopra coloro che riceveranno il Battesimo entrerà nel Rito dell’iniziazione cristiana. Ora essi sono veramente fratelli di Gesù e possono chiamare Dio col nome di Padre (GV 20,17). In questo modo il dono dello Spirito diviene così l’acme finale delle relazioni personali fra Gesù e i suoi discepoli.

Ho iniziato col dire che grazie alla presenza del Risorto e per mezzo del dono dello Spirito anche i discepoli tornano a respirare. Ma questo non corrisponde ad un tirare un sospiro di sollievo, come dopo un grosso spavento, vi è qui un profondo significato teologico ed ecclesiale. Gesù Risorto non tiene per sé la vita che ha sconfitto la morte, ma la comunica anche ai discepoli riuniti insieme comunitariamente, como Igreja. Questa vita è la sua e l’ha ricevuta dal Padre, Egli lo aveva già annunciato nella sua esistenza terrena: «Io sono la via della verità e della vita». Ora essa discende sulla Chiesa pasquale grazie al dono dello Spirito ed è vita eterna che già inizia nel momento del battesimo e si dipana nelle mille forme dell’esistenza cristiana. Per questo i discepoli gioiscono nel vedere il Signore e di lì a poco anche Tommaso entrerà nella circolarità vitale di questa fede nonostante la iniziale mancanza di fiducia nella testimonianza della titubante chiesa pasquale. este testemunho, compresa quella di Tommaso — «Mio Signore e mio Dio» — termina San Giovanni, è ormai consegnata nel Vangelo. Esso è il segno che rimane e che ci permette di partecipare alla vita dei risorti, ma ciò è possibile se lo apriamo con fede e in comunione ed obbedienza con tutta la Chiesa e la sua tradizione che dal giorno di Pasqua non cessa di annunciare: «Il Signore è veramente risorto!».

Do Eremitério, 27 abril 2025

 

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Caverna de Sant'Angelo em Maduro (Civitella del Tronto)

 

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Os Padres da Ilha de Patmos

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O último presente dos jesuítas: Em breve, pagaremos os anos para ocorrer o descuido com o qual o direito foi tratado nos últimos anos

O último presente dos jesuítas: Em breve, pagaremos os anos para ocorrer o descuido com o qual o direito foi tratado nos últimos anos

Os principais agradecimentos terão que ir ao cardeal Gianfranco Ghirlanda, Canonista de confiança do falecido pontífice romano, que foi esquecido para embalar açúcar para os leigos e para o Citação rosa.

— Os Resumos dos Padres da Ilha de Patmos —

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Talvez o cardeal Gianfranco Ghirlanda, Canonista de confiança do falecido pontífice romano, Nos últimos tempos, foi totalmente absorvido por outras prioridades vitais.

Eu cito apenas uma dessas prioridades: A possibilidade de definir uma diferença entre a ordem da ordem e o poder da jurisdição, possibilitando que o governo da Igreja e a autoridade no ensino possam ser separados do poder da santificação decorrente do sacramento da ordem conferida a Os ministros do sagrado. Dessa maneira, seria possível dar mais um açúcar a um certo leigos - em particular ao cada vez mais Citação rosa —, Independentemente que os clérigos secularizantes e o clericalize os leigos estão na origem de nossos piores infortúnios e o caos que estamos experimentando.

Estar muito ocupado nisso e mais, O eminente canonista esqueceu de lembrar que a Constituição Apostólica Rebanho Dominic do Santo Pontífice João Paulo II, que regula o conclave e a eleição do sucessor do abençoado apóstolo Pietro, a n. 33 estabelece um telhado máximo de cento e vinte eleitores, que atualmente são cento e trinta e sete, Sem o supremo pontífice, antes de morrer, nunca interveio a depreciar esse número de tributação.

Não estou feliz com todos os teóricos da conspiração que escalaram os holofotes ao redor do mundo, especialmente de mídia social, Após o ato de renúncia de Benedict XVI, com imenso dano para os nossos fiéis mais simples e frágeis, O descuido clerical considerou apropriado dar a esses mesmos personagens sombrios um pretexto esplêndido para poder continuar com novas teorias da conspiração e novos códigos fantásticos. E esta, no específica, Os principais agradecimentos terão que ir ao cardeal Gianfranco Ghirlanda, Canonista de confiança do falecido pontífice romano, que foi esquecido em coisas muito mais sérias: embalar açúcares para leigos e para o Citação rosa.

 

Da ilha de Patmos, 21 abril 2025

feira de Páscoa

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“Tiraram o Senhor do túmulo e não sabemos onde o colocaram”

Homilética dos Padres da ilha de Patmos

«TIRARAM O SENHOR DO TÚMULO E NÃO SABEMOS ONDE O COLOCARAM»

Toda a esperança cristã é fundada na ressurreição de Cristo, em que nossa ressurreição com ele está "ancorada". no entanto, Desde que agora nos levantamos com ele: Todo o enredo de nossa vida cristão é integrado a essa certeza inabalável e a essa realidade oculta, com a alegria e dinamismo que derivam dela.

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A música evangélica do dia da Páscoa não apresenta um anúncio, Como uma proclamação, da ressurreição de Jesus. Este é o aspecto mais surpreendente, Certamente diluído pelas outras leituras e orações litúrgicas que distinguem essa solenidade.

O segredo e o motivo dessa ausência está na qualidade do texto de Giovanneo isso não explícito revela e em seu movimento, enquanto descreveu o que era verdadeiro e físico do discípulo Maddalena junto com Pietro e outro, Também arraste os leitores, Como se eles participassem dessa corrida para o sepulcro também, envolvido no que em todos os aspectos está a gênese da fé da Páscoa. Vamos ler o texto.

«O primeiro dia da semana, Maria Madalena foi ao túmulo pela manhã, quando ainda estava escuro, e ele viu que a pedra havia sido removida do túmulo. Ele então correu e foi até Simão Pedro e o outro discípulo, o que Jesus amava, e disse a eles: “Tiraram o Senhor do túmulo e não sabemos onde o colocaram”. Pedro então saiu junto com o outro discípulo e eles foram ao túmulo. Os dois correram juntos, mas o outro discípulo correu mais rápido que Pedro e chegou primeiro ao túmulo. Ele se abaixou, ele viu os lençóis colocados ali, mas ele não entrou. Enquanto isso, Simon Pietro também chegou, quem o seguiu, e ele entrou no túmulo e observou os panos ali colocados, E o Sudary - que estava em seu chefe - não colocado lá com os lençóis, mas embrulhado em um lugar à parte. Então o outro discípulo também entrou, que chegou primeiro ao túmulo, e ele viu e acreditou. Na verdade, eles ainda não tinham entendido a Escritura, isto é, ele teve que ressuscitar dos mortos" (GV 20,1-9).

Naquele primeiro dia da semana que mais tarde se tornará um feriado para os cristãos, "Dia do Sol" (San Giustino) e do Senhor, O evento da ressurreição de Cristo é um fato que é revelado sob o disfarce do testemunho. Na história de Giovanneo, entendemos o momento incoerente, o lançamento da faísca que irá inflamar o mundo. E ainda, O que Maria de Magdala primeiro comunica é uma descoberta longe da fé na ressurreição do Senhor, quem se encontrará logo depois, Assim que permanecerá sozinho. Ela relata a coisa mais óbvia: "Levaram o Senhor do sepulcro e não sabemos onde o puseram!». Nesse plural, vemos a perplexidade inicial dos discípulos e do discípulo, sublinhado por uma anotação, símbolo de uma fé que ainda não é profunda e convencida: "Ainda estava escuro". No quarto evangelho, o escuro refere -se à escuridão que se opõe à luz do verbo que chega (GV 1,5; 3,19); designa a situação problemática dos discípulos na ausência de Jesus (GV 6,19), E é a condição de incerteza e bloqueada na qual aqueles que não seguem Jesus se vêem vagando (GV 8,12). Acima de tudo, é a condição daqueles que não acreditam nele: “Eu vim para o mundo como a luz, Porque quem acredita em mim não permanece na escuridão " (GV 12,46). Maria está nessa situação lá, espiou no sepulcro vazio, Mas ele ainda não entendeu como não viu com os olhos da fé e, portanto, envolve duas testemunhas importantes: Pietro e outro discípulo anônimo. Somente mais tarde Maria de Magdala dirá convencida: «Eu vi o Senhor!». Dessa forma, o itinerário interno que levará ao anúncio eclesial: "Ele ressuscitou", passa pela evidência de morte, consistindo das bandagens e da peça sul que envolveu o corpo e pelo sepulcro vazio em que havia sido colocado. Segundo o autor do quarto evangelho para chegar a uma profissão de fé clara e certa do crente - como a de San Tommaso: "Meu Senhor e meu Deus" - deve amadurecer lentamente na consciência dos discípulos e ele descreve o início através dos vários graus de ver. Vale a pena sublinhar como no capítulo 20 de San Giovanni o verbo para ver recalls para bem 13 vezes. Em todos os lugares do evangelho, Mas acima de tudo neste capítulo, o desenvolvimento de "ver" é descrito, E é o próprio Jesus quem ensina o seu a olhar: É o seu método pedagógico. Inicialmente, há uma visão sensível que leva abaixo da contemplação, para que o mistério seja tocado na profundidade do visível (cf.. GV 19,35: "Quem viu testemunho ... porque você também acredita").

Na última ceia, Jesus declarou: "Quem me viu tem visto o pai" (GV 14,9) E este é o verso central do quarto evangelho. Mas ver fisicamente Jesus não é suficiente porque, obviamente, Até seus inimigos o vêem, no entanto, considerando -o simplesmente um homem de Nazaré, De fato, um impostor. Veja e ouça fisicamente Jesus, Um homem com um rosto, uma carne, Era essencial alcançar progressivamente, com os olhos da fé, o Filho de Deus, isto é, para descobrir o verbo feito carne nele. É Jesus, com palavras e sinais, com toda a sua presença, que abre a porta no mistério e leva de "ver" um homem de carne para reconhecer, naquela carne, a palavra de Deus; para que o físico "vendo", em todo o evangelho, É o modo de acesso a esse mistério que se revela. A pedagogia de ver se torna explícita, De fato, o próprio Jesus irá explicar isso a Tommaso, em nosso capítulo 20. O ponto de partida que se torna um incidência, Isso é o que você vê com esses olhos da nossa carne; Começa a partir dos sinais, Como a tumba vazia ou o jardineiro, Um homem de verdade em quem Maria Maddalena se tornou, em que ele então reconhece Jesus ressuscitou. É uma progressão, encontrado no uso que Giovanni faz do verbo para ver. Passamos do grego Blepo com o significado de ver, Observe algo, Como as toalhas na tumba, uma Theorein Quando os apóstolos e a maddalena olham e observam com mais cuidado. Finalmente o verbo Horan, para o grego perfeito, Usado por San Giovanni para expressar a plenitude da fé da Páscoa: "Eu vi o Senhor" (Heôraka ton Kyrion). Mesmo que não possamos dizer muito mais aqui, O que salta para os olhos, observando a estrutura concêntrica de todo o capítulo 20 É que descreve o nascimento da fé nos ressuscitados Cristo que, no entanto, se baseia no testemunho daqueles que "viram" o sepulcro vazio e o Senhor que eu vivo. Esse aspecto é tão importante que Tommaso censurará Jesus por sua falta de confiança no testemunho dos outros discípulos e discípulos: “Porque você me viu, Você acreditava; abençoados são aqueles que não viram e acreditaram!» (GV 20,29).

O fato é, portanto, a ressurreição de Cristo, mas também um evento inseparavelmente ligado à fé e testemunho. Para que o Senhor, Mais uma vez e acima de tudo, nesta ocasião da ressurreição da morte, não derroga de sua pedagogia e da maneira pela qual ele queria conhecer e salvar homens e isso é, incorporando.

O evangelho descreve muito bem a dinâmica da fé da Páscoa e como o testemunho é consolidado nele. Do outro discípulo, que haviam correu junto com Pietro al Sepolcro chegando primeiro, Dizem que "ele começou a acreditar" (em grego: Episteseberry, aoristo ingressivo) E para Tommaso o ressuscitado dirá: “E não fique incrédulo, Mas se torna um crente!» (GV 20,27). Esse aspecto do progresso e se tornar frequentemente não é bem sublinhado, Como mesmo as traduções às vezes nem sempre são felizes, No entanto, nos faz entender que a fé cristã não é algo estático e adquirido, Mas virtude que cresce com experiência, A inteligência das Escrituras e o encontro com o testemunho que se torna a tradição viva da comunidade cristã. Inicialmente há escuridão: «De fato, eles ainda não haviam entendido a escrita, isto é, ele teve que subir dos mortos. Os discípulos, Por conseguinte, Eles foram para casa novamente ". Mas lentamente, também graças à presença do ressuscitado, A fé se torna cada vez mais confiante e aclamada até: «Meu Senhor e meu Deus!»Por Tommaso, que são então as últimas palavras dos discípulos no evangelho de Giovanneo em sua primeira redação (GV 20,28). Quão importante é hoje para nossas comunidades redescobrir esse vínculo entre o evento, fé e testemunho, julgar. Muitos ainda seguem a última revelação privada, Mais uma mensagem Marian presumida, Quando tudo está lá, no Evangelho. Ainda hoje o Cristo ressuscitado, respeitando como então nossa humanidade que ele próprio assumiu, Ele pergunta nosso testemunho e nossa fé sincera nele ressuscitou da morte para que o mundo, Nossas situações concretas e histórias pessoais e coletivas renascem.

Eu gostaria de concluir relatando as palavras que Paulo VI Ele se dirigiu aos participantes do simpósio sobre o mistério da ressurreição de Cristo de volta ao distante 1970:

"Sim, Toda a esperança cristã é fundada na ressurreição de Cristo, em que está “âncora” Nossa ressurreição com ele. no entanto, Desde que agora nos levantamos com ele (cf.. Com o 3,1): Todo o enredo de nossa vida cristão é integrado a essa certeza inabalável e a essa realidade oculta, com a alegria e dinamismo que derivam dela. Portanto, não é de surpreender que um mistério seja, Tão fundamental para a nossa fé, Tão prodigioso para nossa inteligência, sempre despertou, com o interesse apaixonado dos exegetas, uma disputa multifacetada ao longo de toda a história. Esse fenômeno já era evidente quando o evangelista San Giovanni ainda estava vivo, Quem acreditava ser necessário observar que os incrédulos Tommaso foram convidados a tocar o sinal das unhas e o custo ferido do verbo da vida ressuscitada com as mãos (cf.. GV 20, 24-29). Como não mencionar, desde, As tentativas de uma gnose, sempre renascido sob várias formas, Para penetrar nesse mistério com todos os recursos do espírito humano, e também para se esforçar para reduzi -lo às dimensões das categorias inteiramente humanas? Uma tentação certamente compreensível e sem dúvida inevitável, Mas isso tem uma tendência formidável de esvaziar insensivelmente toda a riqueza e o escopo do que é antes de tudo um fato: A ressurreição do Salvador. Ainda hoje - e certamente não é para você que devemos lembrar - vemos essa tendência manifestar suas extremas conseqüências dramáticas, atingindo o ponto de negar, Entre os fiéis que dizem que são cristãos, o valor histórico dos testemunhos inspirados ou, mais recentemente, para interpretar de uma maneira puramente mítica, espiritual uma moral, A ressurreição física de Jesus. Como não podíamos sentir profundamente o efeito desintegrante dessas discussões deletérias sobre tantos fiéis? Mas proclamamos fortemente: Consideramos tudo isso sem medo, Por que, hoje como ontem, O testemunho "dos onze e seus companheiros" é capaz, com a graça do Espírito Santo, para despertar a verdadeira fé: “É realmente verdade! O Senhor subiu e apareceu para Pietro” (LC 24,34-35) (texto completo: WHO, minha tradução).

 

Do Eremitério, 20 abril 2025

Páscoa da Ressurreição

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O Espírito Santo em Jesus: Mestre espiritual no caminho da Quaresma

O Espírito Santo em Jesus: MAESTRO SPIRITUALE NEL CAMMINO DI QUARESIMA

Nel cammino quaresimale giungiamo dal deserto fino al Calvario, e a partir deste lugar de consumação do coração de Cristo para os homens, si passa a quella consumazione charis-matica che è missione e compito per la vita della Chiesa.

— Atualidades pastorais —

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Autor
Ivano Liguori, ofm. Boné.

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Nella prima Domenica di Quaresima si legge tradizionalmente la pericope evangelica delle tentazioni di Gesù nel deserto.

Os três evangelhos sinóticos, compreso il più sintetico Marco, concordano nel sottolineare una cosa importante e cioè che Gesù viene sospinto nel deserto dallo Spirito, per essere tentato dal diavolo. Questa vicenda rappresenta un momento forte che qualifica l’identità di Gesù, poiché Egli, pieno di Spirito Santo, inaugurerà di li a poco l’anno di grazia giubilare (cf.. LC 4,18-19), mentre le Sue opere realizzeranno la buona novella che libera e guarisce quei poveri che trepidanti attendono il Regno di Dio. Ma non può esserci anno di grazia – non c’è vero giubileo – senza il fermo proponimento di porre fine al regno di satana e delle sue opere. In Gesù Cristo questa promessa si compie (cf.. LC 10,18), è nel suo Battesimo al Giordano che prende avvio la vittoria sul male, che avrà un primo momento di combattimento nell’agone del deserto e culminerà poi sul Golgota in quel tempo fissato (cf.. LC 4,13) qual é káiros di salvezza per ogni uomo.

Come già anticipato, la cornice narrativa determina anche la chiave di lettura interpretativa di quel passo delle tentazioni. Esso si colloca dopo il battesimo al Giordano, nel momento della teofania del Padre per mezzo della quale Egli riconosce solennemente il Figlio, il Messia e il profeta ricolmo del fuoco dello Spirito Santo. Non è esegeticamente ardito vedere qui un passaggio di testimone tra Giovanni il Battista – colui è il profeta di fuoco (cf.. MT 11,14; 17,12; Senhor 48,1)– e Gesù, colui che possiede la pienezza del fuoco dello Spirito Santo. Questo Spirito effuso sul Cristo rimarrà stabilmente su di Lui e, come i Vangeli ricordano, per ben tre volte durante la sua vita terrena consacra la Sua vita ed il ministero pubblico.

La prima volta nel grembo della Vergine Maria, primo altare sul quale Gesù viene unto dallo Spirito Santo (cf.. MT 1,20); la seconda unzione è appunto quella nel fiume Giordano; la terza avverrà sulla croce, dove Cristo, morendo dona lo Spirito Santo al mondo (cf.. GV 19,30). E quell’ ultimo sospiro sarà preludio all’effusione dello Spirito Santo che comunicherà agli apostoli nella domenica di Pasqua (cf.. GV 20,21-22).

Soffermandoci sulla seconda unzione o consacrazione pneumatologica di Gesù al Giordano, notiamo come Egli, nessa circunstância, unisce a sé solidarmente tutta la stirpe umana, di cui ne condivide la natura, as alegrias, le speranze e le sofferenze. Nell’abbraccio dello Spirito Santo con Gesù si rivela la Sua profonda identità che, então, attraverso i sacramenti, verrà comunicata dalla Chiesa agli uomini e che la teologia paolina esprime così nella lettera ai Galati: «Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Pai!» (Garota 4,6). Uno Spirito donato, assim, per riconoscere il Padre e il Figlio Suo Gesù, Signore e Salvatore nostro, che svolge anche l’azione di condurre a Gesù gli uomini, affinché siano uniti a Lui nell’immersione pasquale di morte e risurrezione.

Nel battesimo al Giordano Gesù si fa solidale con noi cosicché tutti veniamo presentati al Padre in quanto figli nel Figlio, pur riconoscendoci ancora bisognosi di conversione e – cosa importante – tutti, attraverso l’umanità di Gesù, riceviamo quell’unzione dello Spirito Santo che ci permette di affrontare le tentazioni del maligno e di superarle, il che rappresenta, per i cristiani il primo importante passo del cammino battesimale, nella conversione e nella libera scelta.

Infatti lo Spirito Santo nel deserto mette l’umanità di Cristo di fronte al male perché possa combatterlo e scegliere nella libertà di Figlio di permanere nell’obbedienza al Padre. Allo stesso modo lo Spirito Santo agisce in noi, manifestandoci lo scandalo del mistero di iniquità che può essere vinto soltanto permanendo nell’obbedienza a Dio, radicati nell’unica sua parola: «sta scritto, è stato detto» (cf.. LC 4,4. 8.12). Non è più tempo per l’uomo, come accadde ai progenitori in Eden, di nascondersi a causa del peccato o della sconcertante devastazione che esso provoca nella vita, ma per mezzo dello Spirito egli è chiamato ad agire, ad impugnare la spada (cf.. Ef 6,17) e a dare guerra al maligno che è già stato respinto nell’umanità di Cristo.

La Quaresima diviene in tal modo, ano para ano, un cammino di consapevolezza spirituale sempre maggiore e ogni volta diverso. Un cammino di ascolto del maestro interiore – lo Spirito Santo – che invoglia l’uomo a «vedere», potremmo anzi dire, a fare esperienza di Lui: "Vamos.", vedete le opere del Signore» (cf.. Vontade 46, 9). E quali sono le opere che lo Spirito Santo, come Signore, compie? Sono quelle stesse opere che vediamo realizzarsi nella vita terrena di Gesù e che egli ripropone a coloro che intendono seguirlo: venerazione e contemplazione del Padre, annientamento di sé stessi e dono di sé agli uomini.

La Quaresima si presta a questa triplice dinamica de modo a, sotto la guida attenta dello Spirito Santo, non ci sia più spazio per l’emotività disordinata o per rivelazioni apocalittiche, poiché tutto conduce a una conformazione della propria vita a quella di Cristo che solo lo Spirito è in grado di operare in pienezza nell’uomo. Vediamo come ciò avviene, attraverso tre movimenti.

Il primo movimento corrisponde a un moto ascensionale, il che significa fissare lo sguardo non sulla propria miseria di peccatore, ma sollevare gli occhi verso Dio che è Padre. Ciò ci permette di contemplare la Sua opera redentiva nel Figlio Gesù: «Questa è l’opera di Dio: acredite naquele que ele enviou " (cf.. GV 6, 29). Il centro dell’esistenza, ciò che dà senso e ferma speranza al cammino spesso difficile della vita dell’uomo è la fede in Gesù, l’incontro con Cristo. Non si tratta di seguire un’idea, un progetto, ma di incontrare Gesù come una Persona viva, di lasciarsi coinvolgere totalmente da Lui e dal suo Vangelo. Per questo Gesù invita a non fermarsi ad un piano puramente umano, ma ad aprirsi all’orizzonte di Dio, quello della fede. Egli esige quest’unica opera: accogliere il piano di Dio, cioè «credere a colui che egli ha mandato» (cf. Bento XVI, Ângelus, Castelo Gandolfo, 5 agosto 2012).

Il secondo movimento è un moto abissale, esso coincide con la realtà della croce. Significa portare quel giogo che ci fa piccoli, che quotidianamente ridimensiona il nostro io e ci permette di rinunciare al dominio sul fratello e sulle cose, scansando l’egoistica ossessione del possesso, mettendo la propria persona al servizio, ovvero volgendosi di preferenza a coloro che non hanno possibilità alcuna di ricambiare (cf.. LC 14,13-14).

Il terzo movimento è un moto orizzontale, esso coincide con quel «fino alla fine» di GV 13,1, che Gesù mette in atto dapprima nel Cenacolo con gli apostoli, ma poi realizza compiutamente per tutti sul Calvario. Lì Gesù fa pieno dono di sé agli uomini. Così come lo Spirito Santo lo aveva sospinto nel deserto, quasi per necessità salvifica, ora Gli fa salire l’erta del Calvario dove avverrà l’ultimo, definitivo e necessario combattimento contro il maligno; mentre intanto questi propone la sua messianicità alternativa che contraddice il disegno del Padre: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!» (cf.. MT 27,40); «Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi sé stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”» (cf.. LC 23,35-37). Questo moto orizzontale non ha primariamente un significato filantropico o solidaristico come lo si potrebbe frettolosamente intendere, ma è una lucida richiesta di consumazione del proprio cuore per l’altro. È il compimento definitivo che giunge perfino al perdono dei nemici. Lì la tentazione demoniaca non può arrivare, lì c’è solo e soltanto l’opera dello Spirito Santo che trasforma l’intimo dell’uomo fino alla consumazione per l’altro, così come Cristo ha fatto. O Consummatum est di Cristo è l’inizio di ogni operazione charis-matica del cristiano e della Chiesa; per questo l’amore trova la sua fonte nella terza persona della Trinità che prende stabilmente dimora nella creatura (cf.. RM 8,9).

Para concluir, nel cammino quaresimale giungiamo dal deserto fino al Calvario, e a partir deste lugar de consumação do coração de Cristo para os homens, si passa a quella consumazione charis-matica che è missione e compito per la vita della Chiesa. Sottolineando quei tre movimenti su ricordati, a cui l’uomo, seguendo Cristo, cerca di conformarsi per vocazione, abbiamo delineato un percorso spirituale e un cammino missionario, di annuncio, di autenticità cristiana e battesimale, per coloro che hanno ricevuto l’effusione dello Spirito Santo e che vivono la vita cristiana sotto il segno della Pentecoste. Questo è divenuto vero per i cristiani fin da subito, appena dopo la morte, la risurrezione e ascensione al cielo di Cristo. Lo Spirito Santo effonde con magnanimità su tutta la Chiesa doni e carismi, come testimoniano il Vangelo di Marco e le lettere paoline. Lo stesso libro degli Atti degli Apostoli è una sinfonia pneumatologica dell’opera dello Spirito nella vita della Chiesa delle origini, che poi proseguirà nei secoli successivi nei quali, stupefatti, assisteremo alla nascita di inaspettati doni: o martírio, la santità degli anacoreti, la dottrina dei grandi dottori, la carità ecclesiale, la vita sacramentale e orante; essi lasciano intravedere ovunque la firma dello Spirito Santo quale maestro interiore. La Quaresima è un cammino in compagnia dello Spirito Santo, è la realizzazione di quel sogno di diventare simili a Dio ottenuto non nella disobbedienza e con il peccato, come per i progenitori, ma nella mediazione di Cristo: Egli è il solo che può condurre l’uomo al Padre.

Sanluri, 16 abril 2025

 

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Os livros de Ivano Liguori, para acessar a livraria clique na capa

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Daniele Capezzone levou, A melhor aluno de sucesso de Marco Pannella, Para remover o "código Katzinger" de Andrea Cionci

Daniele Capezzone levou, A melhor aluno de sucesso de Marco Pannella, Para remover o "código Katzinger" de Andrea Cionci

Quando para o gerenciamento editorial de Livre Daniele Capezzone veio, O do liberalismo e da honestidade intelectual é um modelo - tanto que, ao morar com ele, até seu gato giuditta se tornou um modelo - -, as coisas mudaram. Porque para um profissional de primordi como o melhor aluno de sucesso de Marco Pannella, Certos artigos de Neurodeliri publicados sob a marca editorial que ele dirigiu foram bem -vindos como um cacto em vez do travesseiro da cama.

— Os Resumos dos Padres da Ilha de Patmos —

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O ano era 2010 Como no meu livro E Satanás se tornou trino Escrevi que nossa dignidade católica seria salva por liberais e incrédulos que, no entanto, reconhecem no cristianismo um valor que está na raiz de nossa cultura ocidental. Mais de uma década depois, voltei para reiterar no meu livro Digressões de um padre liberal, Quando agora nosso desastre, Mas para o mistério da graça sempre a Igreja Sagrada, havia tocado o fundo de declínio irreversível.

Que Andrea Cionci é um contato O lixo imperativo dele sente Código Ratzinger, obedientemente renomeado Código Katzinger, onde ele apóia a tese fantástica da renúncia inválida de Benedict XVI e a eleição de um antipópio usurpador transportado por "fortes poderes ocultos".

Sem um senso de ridículo, Ainda mais do que a medição, Ele teria descoberto e divulgado que Benedict XVI, Falando através de um código enigmático - que somente este eleito havia capturado e decifrado -, Ele foi forçado a desistir do trono sagrado e de viver prisioneiro.

A singularidade É que ele pode difamar publicamente o pontífice reinante, afirmando que não é apenas um "falso papa", Mas pior: também «heretic, apóstata, usurpador". Mas, Se alguém der o autor de Código Katzinger O título que merece, Isto é, Minchion, Aqui ele deve anunciar que ele já passou a "difamação" aterrorizante para sua "Faculdade de Advogados", muito feroz (!?).

Durante anos, este Ciarpame foi publicado sob a marca editorial de Livre, Enquanto ele era diretor responsável que melancolia Renater enfrenta por Alessandro Sallusti, o de certos absurdos publicados,. No fondo, com dezenas de artigos escritos sob a marca de Livre, Cionci ofendeu apenas o pontífice romano, mica eu líder certo.

Quando para o gerenciamento editorial de Livre Daniele Capezzone veio, O do liberalismo e da honestidade intelectual é um modelo - tanto que, ao viver com ele, até seu gato giuditta se tornou modelo - - -, as coisas mudaram. Porque para um profissional de primordi como o melhor aluno de sucesso de Marco Pannella, Certos artigos de Neurodeliri publicados sob a marca editorial que ele dirigiu foram bem -vindos como um cacto em vez do travesseiro da cama. E assim, Cerca de mil artigos fantásticos desapareceram do local de Livre, De que o blog de Cionci já havia sido eliminado.

Um par de anos atrás Eu dirigi a esse caráter triste das palavras que ele demonstrou que não conseguiu transpor:

"O autor do Código Katzinger por anos ele escolheu acertar um alvo que ele não esquece, especialmente quando em silêncio. Mao Zedong esperando à beira do rio a passagem do cadáver do inimigo, em comparação com a Santa Sé e o clero, ele é um noviço iniciante. Se ele soubesse um pouco’ o clero deveria estar com medo, por nunca ter recebido qualquer consideração e desmentido por parte da Autoridade Eclesiástica ou dos seus órgãos oficiais ou porta-vozes, porque significa que o presente chegará completamente inesperado. Quando virá?, vai acabar não podendo mais andar. A essa altura pode ser que a Autoridade Eclesiástica até expresse a sua dor e solidariedade. Em certo sentido, fomos nós, sacerdotes, que inspiramos o santíssima mãe como oferecer condolências a viúvas, com uma lágrima no olho, no funeral de seus "maridos" de espírito serenamente (ver artigo WHO).

Como você queria demonstrar ...

Da ilha de Patmos, 8 abril 2025

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O último senador Dario Franceschini: "O sobrenome paterno é uma tradição patriarcal" …

O último senador Dario Franceschini: «IL COGNOME PATERNO È UNA TRADIZIONE PATRIARCALE»

Se vogliamo un pensiero per così dire “di sinistra”, Você tem que voltar ao final dos anos sessenta do século XX, Abra uma encíclica escrita por Paolo VI em 1967 intitulado Desenvolvimento dos Povos, leggerla con attenzione e imparare quel che dovrebbe essere realmente il progresso dei popoli basato sul buon senso umano e cristiano, non sulla cieca ideologia.

- Realidade -

Autor:
Jorge Facio Lince
Presidente da Editions A ilha de Patmos

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artigo em formato de impressão PDF

 

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La proposta di legge del Senatore Dario Franceschini che prevede la possibilità di attribuire automaticamente il cognome materno ai neonati ha generato un acceso dibattito pubblico, con voci e commenti contrastanti. Proposta da lui definita come

«un risarcimento per una ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico, ma è stata una delle fonti culturali e sociali delle disuguaglianze di genere» (cf.. WHO)

I Sostenitori della proposta la vedono come un adattamento legislativo e sociale necessario che segue i cambiamenti costitutivi delle famiglie, affinché vi sia maggiore parità di genere e sia eliminata l’usanza del cognome paterno, considerata “tradizione patriarcale”. A questo modo sarebbe dato un ruolo maggiore alle madri a livello sociale, con maggiore libertà di scelta del cognome da trasmettere ai figli da parte dei genitori, promuovendo una visione più equilibrata e reale del concetto più ampio di famiglia rispetto a quello considerato troppo restrittivo della cosiddetta “famiglia non tradizionale”. La proposta non esclude la possibilità per i genitori di scegliere congiuntamente il cognome, inclusa l’opzione del doppio cognome.

I critici della proposta sostengono che essa rischia di creare confusione sull’identità familiare, influenzare la percezione del rapporto coi genitori e relativa figliolanza, producendo divisioni all’interno delle famiglie in caso di disaccordo tra i genitori per la scelta del cognome.

Per i giuristi e gli esperti esistono innegabili problematiche sulla proposta riguardo la complessità burocratica che potrebbe derivare dall’applicazione della legge, come ad esempio le difficoltà nella gestione dei documenti e delle pratiche amministrative. A tal proposito la Suprema Corte Costituzionale ha già dato delle indicazioni per il superamento del cognome prettamente paterno, in cui possono rientrare le fattispecie e le casistiche a cui è mirata la proposta.

È difficile prevedere con precisione quanti neonati riceverebbero il cognome materno in seguito all’approvazione della legge, senza dati specifici sulle preferenze dei genitori, qualsiasi calcolo sarebbe approssimativo ma comunque indicativo. Analizzando alcuni dati dell’ente nazionale di statistica (cf.. WHO), si evince che:

La natalità in Italia è in costante calo, No 2023, i nati residenti in Italia sono stati 379.000, segnando un nuovo minimo storico con un calo di 14.000 unità rispetto al 2022 (-3,6%);
Le madri sole, o le cosiddette famiglie “monogenitoriali”, hanno statistiche ancora molto approssimative per il campione così ridotto, no entanto, i nuclei famigliari in cui la madre è il genitore unico è aumentato come conseguenza dei divorzi, separazioni e scelte singolari di maternità;
I “monogenitori”, ossia padri e madri soli, entre 2011 e a 2021 hanno registrato un aumento del 44%: le madri sole sono aumentate del 35,5%, mentre i padri soli si sono incrementati attestandosi all’85%.

Questa proposta di legge sarebbe interessante per i nuclei “monogenitoriali” che secondo i dati ISTAT sarebbero in crescita e che comprendono le famiglie sensibile alle questioni di parità di genere, le famiglie con genitori non sposati in cui la scelta del cognome può essere più complessa, in questo e altri casi la proposta semplificherebbe il processo di assegnazione del cognome. È estremamente difficile calcolare con precisione quante famiglie sceglierebbero effettivamente di utilizzare il cognome materno, ma potrebbe arrivare anche al 10-20% delle famiglie, ciò rappresenterebbe un numero significativo di individui che non devono essere esclusi.

La scelta politica della sinistra, negli ultimi anni potrebbe essere considerata progressista, ma volendo anche una forma di lotta radicale per il riconoscimento civile e l’adeguamento giuridico e sociale verso i gruppi minoritari. Secondo quello che dicono gli attuali esponenti politici nei loro discorsi ideologici fatti sulle televisioni e nei comizi sulle piazze, esses grupos, ostracizzati o condannati nel corso della storia, oggi devono ricevere il proprio pieno riconoscimento all’interno della società, se la società stessa vuole essere veramente civile. Questo abbandono della sinistra verso l’ideale della lotta di classe o contro certi sistemi economici in cui l’operario o il membro della classe proletaria era strumentalizzato come elemento di propaganda, non è più così importante e rilevante, come lo è la lotta per questi gruppi minoritari, o per dirla in altri termini: dalle lotte operaie di piazza con le sfilate dei metalmeccanici in tuta, siamo passati al gay pride con gli uomini arcobalenati vestiti come grottesche fatine in tacchi e calze a rete.

È una scelta ideologica, quella dei post-comunisti, che appare oggi più in contradizione con un mondo nel quale la difesa dei deboli, all’interno di poteri economici-cannibali, è favorita nelle sue tragiche diseguaglianze tra le classi proprio dalle Sinistre internazionali, quelle che ieri urlavano “peace and love” e che oggi urlano al riarmo dell’Europa, con in testa la Germania, che a suo tempo non fu disarmata propriamente per caso.

O transfert freudiano su certe minoranze privilegiate vir i cisgender e chi non vuole accettare e adeguarsi a ruoli e schemi “tradizionali” sociali, sembra una sorta di “aggiornamento della lotta di classe” o, meglio una sua parodia, affinché si possa rivoluzionare i concetti basilari della cultura che a poco a poco riescono a “educare” le nuove generazioni, oltre al popolo obbligato a sua volta a cambiare la società alla propria radice. La scelta comunque ideologica, anche se rivendica una maggiore inclusione e tolleranza, troppo spesso mette in risalto la esclusività di questi gruppi minoritari a discapito della maggioranza della popolazione. Sono segmenti statisticamente inferiori che vengono salvati e protetti dalla “massa” quasi come una nuova sorta di “fascio” superiore diverso e accogliente. Tema complesso, esta, sul quale ha scritto un saggio lungimirante un nostro autore, Francesco Mangiacapra, Em seu trabalho O golpe do politicamente correto – Quando le minoranze divengono dittatura.

La nuova lotta degli esponenti di sinistra non solo dimentica il popolo, como evidenciado pelos fatos, ma con inconsapevole vena comica usa quella dialettica in cui sono presentate le politiche degli avversari come “retorica di pancia”, o come “bieco populismo”, fomentati da programa de entrevista che alimentano il vittimismo, le pose da perseguitati e il bisogno di un riscatto vendicativo, anziché la ricerca della giustizia retributiva e dei beni di ogni individuo al di sopra di loro personali piaceri egoistici o egocentrici.

Se vogliamo un pensiero per così dire “di sinistra”, Você tem que voltar ao final dos anos sessenta do século XX, Abra uma encíclica escrita por Paolo VI em 1967 intitulado Desenvolvimento dos Povos, leggerla con attenzione e imparare quel che dovrebbe essere realmente il progresso dei popoli basato sul buon senso umano e cristiano, non sulla cieca ideologia.

a Ilha de Patmos, 9 abril 2025

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Hard Rock Tribute dos Pais de L'sola di Patmos

Hard Rock Tribute dos Pais de L'sola di Patmos

É verdade que todo mundo pergunta, Mas somos fantásticos e por isso merecemos, nós somos hard rock. assim, Mesmo se nunca perguntarmos, Tente apoiar nosso trabalho.

– Os resumos dos Padres da Ilha de Patmos –

Autor
Editores da ilha de Patmos

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Da ilha de Patmos, 7 abril 2025

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A pedra de Jesus e a boca antiga de Rosa que colocam o amor acima de tudo

Homilética dos Padres da ilha de Patmos

LA PIETRA DI GESÙ E L’ANTICA BOCCA DI ROSA CHE METTEVA L’AMORE SOPRA OGNI COSA

«C’è chi l’amore lo fa per noia, quem escolhe isso por profissão, Bocca di Rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione»

 

 

 

 

 

 

 

 

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la audio lettura sarà disponibile nel pomeriggio di domenica

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C’è un filo che lega la frase di Gesù ascoltata due Domenica fa: «Se non vi convertite, todos perecerão da mesma maneira » (LC 13, 3); para isso, divenuta famosa, che leggiamo nel Vangelo di questa Quinta Domenica di Quaresima: "Qual de vocês estiver sem pecado, seja o primeiro a atirar a pedra nela". È il tema della misericordia, magistralmente rappresentato da Gesù nella parabola del Figliol prodigo proclamata invece domenica passata.

Hoje, lasciato Luca, leggiamo il Vangelo di Giovanni, dove troviamo un’affermazione di Gesù che spiega bene il brano della donna adultera:

«Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, mas para que o mundo seja salvo por ele" (GV 3,17).

Dopo tanti scontri coi suoi avversari, finalmente questi portano a Gesù un caso concreto che interseca un peccato sociale, adultério. Essi sanno che il suo insegnamento è incentrato sull’apertura ai peccatori, ha mangiato con loro, ha già detto al paralitico «Non peccare più» (GV 5,14), eppure insistono per metterlo alla prova, tanto che questa apertura di Gesù diventerà uno dei motivi della sua condanna. Leggiamo il Vangelo.

«Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: "Maestro, esta mulher foi apanhada em adultério. Ora, Moisés, na Lei, Ele nos mandou apedrejar tais mulheres. E quanto a você?”. Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. No entanto, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. E, chinatosi di nuovo, Ele escreveu no chão. Aqueles, ouvi-lo, eles foram embora, um por um, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, onde eles são? Não tem um condenado?”. Ed ella rispose: "Ninguém, Homem". E Jesus disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”» (GV 8,1-11).

Il testo è complesso — fin dall’antichità pose problemi di critica testuale per la sua assenza nei manoscritti più importanti — anche per la distanza culturale che ci separa dalle tematiche lì espresse, e in questo modo le interpretazioni si sono moltiplicate. Algum, forse proprio perché la sensibilità odierna è molto cambiata rispetto quell’antica cultura, mettono in risalto la violenza usata verso la donna da parte di quegli uomini maschi, di contro alla gentilezza e all’atteggiamento usati da Gesù verso di lei. Si chiedono dove sia l’uomo al contempo adultero che la Legge ordinava di mettere a morte alla stregua della donna, se scoperti (Dt 22, 22). Non stanno facendo, assim, violenza anche alla Legge, oltre che alla donna, quegli uomini che la spingono in mezzo, lì davanti a tutti, nel Tempio poi, al fine di incastrare Gesù?

Per qualcun altro è probabile non si tratti di un vero adulterio, ma di un utilizzo capzioso delle parole di Gesù per metterlo in difficoltà. Queste parole si trovano in MT 5, 31-32:

«Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio». Mas eu vos digo: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

Secondo quel che dice Gesù in Matteo il ripudio della moglie, pur ammesso dalla Torah (Dt 24, 1-4) per mezzo di un libello di divorzio, espone comunque la divorziata all’adulterio. La scrittura di divorzio aveva lo scopo di limitare l’arbitrio maschile e di concedere alla donna, dopo la separazione, la possibilità di risposarsi senza essere accusata di adulterio. Gesù nel Discorso della Montagna aveva poi detto: «Não pensem que vim abolir a Lei ou os Profetas; Eu não vim para abolir, mas para cumprir plenamente " (MT 5, 17). Perciò in quelle difficili parole sopra riportate comprendiamo almeno che per Gesù il divorzio è un atto che va contro l’amore verso la propria moglie, esponendola all’adulterio. Secondo questa interpretazione è possibile che quella donna buttata lì in mezzo fosse in verità una divorziata risposata e secondo quegli scribi e farisei non poteva essere riprovata, ma siccome sono venuti a conoscenza che Gesù ha avanzato quella nuova ermeneutica della Legge, loro la sfruttano per «metterlo alla prova» (cf.. GV 8, 6; MT 19, 3). Dimostrano così di tenere più al caso e di nessun conto la persona; pervertendo l’insegnamento di Gesù già avevano messo mano alle pietre per lapidarla. Così commenta Sant’Agostino: «Si interessavano dell’adultera, e intanto perdevano di vista se stessi».

Il brano evangelico si apre con l’annotazione di Gesù che si reca al Tempio per insegnare ad una folla numerosa. Anzi il testo dice che «tutto il popolo» (GV 8,2) andava da lui. Anche in Luca troviamo un’annotazione simile:

«Durante il giorno Gesù insegnava nel Tempio; la notte usciva e pernottava all’aperto sul monte degli ulivi. E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel Tempio per ascoltarlo» (LC 21,37-38).

Gesù svolge un’attività quotidiana di insegnamento nel Tempio che probabilmente genera fastidio e per tal motivo viene interrotta in modo subitaneo e violento da alcuni. Da questi Gesù prende le distanze, sottraendosi al faccia a faccia con loro; così mentre due volte vien sottolineato che la donna si trova in mezzo a questo gruppo di persone (vv. 3 e 9), anche per due volte è ripetuto che Gesù si china fino a terra per scrivere (vv. 6 e 8). Non sappiamo se volesse esprimere solidarietà verso la più debole, provando nel suo proprio corpo ciò che lei sta vivendo, ma sicuramente questo gesto ha una valenza teologica. Ripercorriamo i vari passaggi del testo. Gesù si china una prima volta e scrive per terra con il dito (v. 6), scribi e farisei insistono a interrogarlo; quindi si alza e parla loro dicendo: «chi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei» (v. 7). Subito dopo Gesù si china di nuovo per la seconda volta, Ele escreve no chão (v. 8), scribi e farisei se ne vanno a uno a uno cominciando dai più anziani e lasciando solo Gesù con la donna (v. 9), quindi Gesù si alza (v. 10) e dice alla donna: «va’ e non peccare più» (v. 11). C’è qui, con tutta probabilità, un rimando all’Antico Testamento, all’episodio della duplice ascensione di Mosè al monte Sinai dove riceve due volte le tavole della Legge «scritte dal dito di Dio» (É 31,18). In quel caso Mosè sceso una prima volta dal monte spezzò le tavole della Legge perché il popolo le stava trasgredendo col peccato del vitello d’oro (É 32, 19). Egli sale ancora e riceve di nuovo le tavole riscritte una seconda volta insieme alla rivelazione del nome di Dio misericordioso e capace di perdono:

«Il Signore passò davanti a lui, proclamando: "O senhor, o senhor, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato…”» (É 34, 1-9).

Então Jesus, col suo gesto di chinarsi, scrivere e alzarsi due volte, sembra alludere, mimeticamente, al dono della Legge donata due volte, una Legge che conteneva già il dono della misericordia ed il perdono, tanto che l’alleanza agli occhi del Signore Dio non viene annullata dal peccato dell’uomo. Ora è Gesù, nella Nuova Alleanza, che rivela la misericordia ed il perdono divini, poiché in entrambi i casi in cui Gesù si alza e parla pronunciando parole che hanno a che fare con il peccato, degli scribi e dei farisei prima e della donna poi, la quale poi è già stata perdonata, anche se alla fine le dirà: "Nem eu te condeno; vá e de agora em diante não peques mais". Gesù chiede alla donna un’assunzione di responsabilità, perciò la invia dimostrando fiducia in lei. Il fatto poi che nel nostro testo il chinarsi preceda il rialzarsi a differenza della vicenda di Mosè che al Sinai prima è salito e poi è disceso, è un riferimento all’evento fondamentale dell’incarnazione del Verbo che prima è disceso e poi è stato innalzato nella gloria: «Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose» (Ef 4,10). Nel mistero di Cristo si rivela, assim, il volto del Padre Dio ricco di misericordia, secondo l’espressione evangelica già menzionata inizialmente: «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, mas para que o mundo seja salvo por ele" (GV 3,17).

Al di là di ogni possibile interpretazione il testo di Giovanni 8,1-11 afferma che la misericordia di Dio diventa prassi in Gesù. Sono rimaste famose le parole di Sant’Agostino a commento dell’incontro tra il Signore e l’adultera:

«Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia (misera et Misericordia.

Parole che colpirono anche Papa Francesco che scrisse:

«Non poteva [Santo Agostinho] trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore» (Carta Apostólica Misericordia et misera del Santo Padre Francesco a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, 2016).

Giustamente la liturgia in questa domenica ci fa pregare:

«O Signore che hai mandato il tuo Figlio unigenito non per condannare ma per salvare il mondo, perdona ogni nostra colpa, perché rifiorisca nel cuore il canto della gratitudine e della gioia».

Do Eremitério, 5 abril 2025

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Caverna de Sant'Angelo em Maduro (Civitella del Tronto)

 

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Eu acredito na igreja um, papai noel, católico, apostólico … não está escrito “sínodo” …

Eu acredito na igreja um, Papai Noel, Católico Apostólico … Não está escrito “Sínodo”

Com todo o respeito aos motoristas alemães de todos os tempos, Não professamos "eu acredito em igrejas", Porque a igreja é uma, não múltiplo; Porque é a particularidade ou localização que deve se submeter à universalidade da igreja, não a universalidade da igreja para se submeter à particularidade ou localização, especialmente para caprichos teutônicos.

— Os Resumos dos Padres da Ilha de Patmos —

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A constituição dogmática na igreja A luz abre com estas palavras:

«Cristo é a luz do povo, e este Conselho Sagrado, reunido no Espírito Santo, ardentemente quer a luz de Cristo, refletido na face da igreja, iluminar todos os homens, anunciando o evangelho para todas as criaturas " [1].

O Concílio Vaticano II indica que o artigo de fé na igreja depende inteiramente de artigos sobre Jesus Cristo. A igreja não tem outra luz além da de Cristo. De acordo com uma imagem querida aos pais da igreja, É semelhante à lua, cuja luz está toda refletida no sol.

O artigo sobre a igreja Também depende inteiramente disso do Espírito Santo, quem o precede:

«Nisso, na verdade, O Espírito Santo nos aparece como a fonte total de toda a santidade; nisso, O Espírito Divino nos aparece como a fonte da santidade da Igreja "[2]. De acordo com a expressão dos pais, A igreja é o lugar "onde o espírito floresce"[3].

Acredite que a igreja É "santo" e "Cattolica" e qual é "um" e "apostólico" (Como acontece o Símbolo Nicen-Costantinopolitan) É inseparável da fé em Deus o Pai, Filho e Espírito Santo. No símbolo dos apóstolos que professamos acreditar a Igreja Santa e não dentro Igreja, Para não confundir Deus com suas obras e atribuir claramente à bondade de Deus todos os dons que ele derramou em sua igreja[4] (cf.. WHO).

Eu acredito na igreja um, papai noel, Católico Apostólico … não está escrito “sínodo”, Mas acima de tudo - com todo o respeito aos motoristas alemães de todos os tempos, Não professamos "eu acredito em igrejas", Porque a igreja é uma, não múltiplo; Porque é a particularidade ou localização que deve se submeter à universalidade da igreja, não a universalidade da igreja para se submeter à particularidade ou localização, especialmente para caprichos teutônicos. Também para isso, O último sínodo, Acabou sendo um fracasso notável.

Da ilha de Patmos, 4 abril 2025

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Notas

Ver. 1: AAS 57, ano 1965, 5
Ver. Catecismo Romano, 1, 10, 1: ed. P. Rodriguez (Cidade do Vaticano-Pamplona 1989) p. 104.
Ver. Santo Hipólito de Roma, A entrega do apostólicouma, 35: ed. B. Barril (Münster I.W.. 1989) p. 82.
Ver. Catecismo Romano, 1, 10, 22: ed. P. Rodriguez (Cidade do Vaticano-Pamplona 1989) p. 118.

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O 2 April voltou para a casa de seu pai João Paulo II e morreu Antonio Livi, O último teólogo da escola romana

A 2 April voltou para a casa de seu pai João Paulo II e morreu Antonio Livi, L’ULTIMO TEOLOGO DELLA SCUOLA ROMANA

Con il passare degli anni ci rendiamo conto sempre più che certi uomini, moribundo, Eles deixaram muitos vazios na igreja, perché non sono stati sostituiti e non c’è stato alcun ricambio e continuità.

– Os resumos dos Padres da Ilha de Patmos –

Autor
Editores da ilha de Patmos

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Riproponiamo un breve articolo scritto da Padre Ariel S. Levi di Gualdo em abril de 2020 in occasione della morte di Antonio Livi, che assieme all’accademico pontificio domenicano Giovanni Cavalcoli fu uno dei fondatori di questa nostra rivista.

 

Da ilha de Patmos, 2 abril 2025

 

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E MORTO ANTONIO LIVI JUNTO COM O SANTO PONTO JOÃO PAULO II AUTOR DA ENCÍCLICA Fé e razão

Esta manhã morreram Antonio Livi, sacerdote romano e teólogo da última Roman Escola Teológica. Os Padres des A Ilha de Patmos deixar um comentário em sua memória para Ariel S. Levi di Gualdo.

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Autor
Os Padres da Ilha de Patmos

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Antonio Lívi, Acadêmico da Pontifícia Universidade Lateranense

Descanse em paz nosso irmão Antonio Livi, Tuscan-nascido Prato, presbítero romano, filósofo e teólogo, última grande expoente da Escola Teológica Romana, Ele voltou para a Casa do Pai nesta manhã.

Nosso irmão, 82 anos, Ele tinha sido por muito tempo doente com tumor cerebral. Sua morte não é de forma alguma ricollegabile a pandemia em curso.

Um dos fundadores Esta revista nasceu em outubro 2014, Antonio Livi foi o autor de uma legenda que acompanha A Ilha de Patmos: "O local da última revelação". Foi, de facto desta ilha no mar Egeu que o Beato Apóstolo, também conhecido como Eagle, escreveu o livro do Apocalipse.

Aqueles que o conheciam Antonio Livi a fundo, Ele sabe que a pior coisa que você poderia fazer é a apologia da Caro Extinct. Ou quando ele tinha para me dizer a si mesmo em uma ocasião com o seu típico cinismo Tuscan:

"Quando um morre sacerdote, você está chorando dois dias, fingindo, obviamente. Então, a partir do terceiro dia, nos alegramos porque ele está fora do caminho ".

Inutile ricordare il suo curriculum acadêmico, porque uma vez disse Antonio Livi foi o último membro da Escola Teológica Romana, com o que foi dito.

Antonio Livi com o Sumo Pontífice Bento XVI visitou a Pontifícia Universidade Lateranense

Amabile como uma pessoa e ainda a natureza às vezes impossível. Com ele falar significava a luta final. Tanto que quando eu disse: "Quando você tem argumentando acabado com todos, então você começa a lutar com você mesmo ". E quando uma vez, em queixas tom me disse: «... sai, Eles dizem sobre mim que eu sou sensível ". Replicandogli disse em jeito zombeteiro: "Não diga! calúnias, calúnia horrível. Você delicado assim, por assim dizer ... ordinária? Não, você é mais sensível de um macaco-prego!».

Ele me e eu amei a ele, nós amamos uns aos brigas. Uma vez lá “nós esfolamos” para a mal entendido clássico: Eu escrevi que, sem apoio histórico do dogma permaneceria sem fundamento, É o dogma também o resultado de uma história precisa, às vezes até de uma política específica que ajuda a entender como ela chegou a sua definição solene. Ele decidiu figura apitos para frascos - porque naquele momento ele precisava psicofísica brigar com alguém - e me deu o historicista e o cripto-modernista. Para que eu levei para provocar sua sinalizações lógica, seu cavalo de batalha; e ele foi por semanas. Então o mais velho interveio Brunero Gherardini que disse uma e outra: "Parece que dois cães que mordem o mesmo osso!». Este foi Antonio Livi, Por isso digo que hoje beatificar ele no dia de sua morte, Ele seria trazê-lo realmente insulto.

Antonio Lívi

A morte sempre silenciosa vem, Mas, Em seu próprio caminho, às vezes ele fala: Antonio Livi morreu 2 abril, no mesmo dia em que faleceu Sumo Pontífice João Paulo II, em que colaborou na elaboração da famosa encíclica Fé e Razão, Ele trouxe para o coração durante a sua vida. Sabíamos de sua valiosa contribuição para a elaboração do presente Encíclica, mas ele não disse, e ele nunca se vangloriou. Assim, não só briguentos e melindroso, mas também humilde e discreto servidor da Igreja e do papado.

Aleatoriamente não acreditamos, de fato imaginar que sua alma foi recebida. E talvez, João Paulo II, aceitá-lo com um sorriso sly normalmente o seu próprio e com a ironia de seu personagem, Pode ser que lhe disse: «Antonio, Agora você pode finalmente relaxar, Porque você discutir acabado, depois de ter experimentado em sua pele, no curso de sua doença, Também a essência de outro celebrado Carta Apostólica: a economizando Passion».

E talvez, a dor que ele sofreu nos últimos anos, Ele purificou-lo como um novo Batismo, abrindo as portas para a recompensa da eterna bem-aventurança.

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Ariel S. Levi di Gualdo

Da ilha de Patmos, 2 abril 2020

em memória de Antonio Livi

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