O gambá ignora que uma freira pode facilmente se tornar governador do estado da cidade do Vaticano, Como já era Giulio Sacchetti
Esta mancha venenosa, Em sua dose de veneno diário, ele volta para retirá -lo com leigos e leigos a quem certos escritórios são confiados, Começando da irmã Raffaella Petrini, cuja nomeação para governador foi anunciada
– Os resumos dos Padres da Ilha de Patmos –
Autor Teodoro Beccia
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Junto com o presa anônimo de sua equipe editorial fantasma, Hoje oGambá trovões contra a irmã Raffaella Petrini, Secretário Geral da Governamental do Estado da Cidade do Vaticano, espesso, entre os vários, ser "nota ao governador por sua excelente atitude de si mesmo" (cf.. WHO).
Para nós, pais da ilha de Patmos, no entanto, é exatamente o oposto: A irmã Raffaella já foi apreciada no passado por suas grandes habilidades e equilíbrio na propaganda fide, Deixando -se uma grande lembrança naquele dicastery.
Esta mancha venenosa que teme como o maior especialista em direito canônico e lei do Vaticano - “habilidades” rigorosamente exercitado em um blog de fofocas&Venenos fora dos muros do pequeno estado da cidade, onde não é bem -vindo, Exceto para afirmar "nós no Vaticano ... aqui no Vaticano ..." -, Em sua dose de veneno diário, ele volta para retirá -lo com leigos e leigos a quem certos escritórios são confiados, Começando da irmã Raffaella, cuja nomeação para governador foi anunciada.
A nomeação de uma mulher para um prefeito de um dicastery e o de uma mulher ao cargo de governador do estado da cidade do Vaticano, São duas perguntas totalmente diferentes que não têm tipo de conexão entre eles. No primeiro caso, Como explicarei em breve no meu longo artigo de corte legal, Estamos diante de um escritório que exige a figura de um ministro sagrado, Como isso pode ser deduzido de seu nome: Dicastery para religiosos; no segundo caso, em vez de, Estamos diante de um escritório puramente administrativo político, sem qualquer tipo de implicação religiosa e hierárquica.
foto de arquivo, 1960, No centro em frente à cadeira que traz o supremo pontífice giovanni xxiii don giulio sacchetti marquês de castelromano, nomeado em 1968 Governador do Staro da cidade do Vaticano do supremo pontífice Paul VI
Ignore o gambá que com total facilidade oferece eclesiásticos e títulos seculares, como "idiotas", "Incapaci", "incompetente", "Falhou não resolvido" ... esqueça isso por mais de três décadas (1968-2001) Presidente, o cosiddetto governatore dello Stato della Città del Vaticano, fuDon Giulio sacchetti marquês de castelromano, Um leigo marcado e pai de mais filhos, servo extraordinário da igreja e do papado. assim? Já, esqueci: «… Nós no Vaticano ... aqui no Vaticano ... "
Velletri de Roma, 20 Janeiro 2025
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Os Padres da Ilha de Patmos
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HTTPS://i0.wp.com/isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2023/09/padre-Teodoro-foto-piccola.jpg?ajuste = 150% 2C150 & ssl = 1150150Padre TeodoroHTTPS://isoladipatmos.com/wp-content/uploads/2022/01/logo724c.pngPadre Teodoro2025-01-20 16:40:172025-02-12 17:43:57O Gambá não sabe que uma freira pode facilmente se tornar governadora do Estado da Cidade do Vaticano, como Giulio Sacchetti já era
DALLA BADESSA MITRATA DI CONVERSANO ALLA SUORA PREFETTO DEL DICASTERO PER I RELIGIOSI
La tendenza a separare i poteri d’ordine e di giurisdizione si fonda su molte disposizioni pontificie del passato, que endossaram os atos do governo sem o poder de ordem, per esempio il governo di alcune badesse dal Medioevo sino ai tempi moderni, o di alcuni vescovi che hanno governato diocesi senza essere ordinati.
O 6 Janeiro passado,solennità dell’Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo, Suor Simona Brambilla, finora segretario del Dicastero per gli istituti di Vita Consacrata e le società di Vita Apostolica, è stata nominata prefetto dello stesso dicastero dal Sommo Pontefice Francesco.
Suor Simona Brambilla era segretario del dicastero de 7 Outubro 2023; seconda donna a ricoprire questo incarico dopo la nomina nel 2021 di SuorAlessandra Smerillial Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Il Romano Pontefice ha scelto come Pro-prefetto del dicasteroÁngel Fernández Artime, 65 anos, creato cardinale nel Concistoro del 30 setembro 2023. Con questa nomina, rilanciata in un baleno dalle agenzie di stampa mondiali, il Pontefice ha inteso creare una struttura dirigenziale senza precedenti presso il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nominando una suora prefetto e un cardinale pro-prefetto.
In perfetta coerenza logica con le azioni del Romano Pontefice, tale scelta non fa che ricalcare il solco segnato dalla riforma della Curia romana già presente nella CostituzionePraedicate Evangelium, merita però di essere chiarita dal punto di vista giuridico e da quello teologico. Un esempio iniziale potrà aiutarci a introdurre il tema per poi chiarire il problema. Anteriormente, già lo scorso 9 Janeiro 2023, il Pontefice aveva nominato un nuovoAbate territoriale dell'Abbazia di Montecassino, posto a capo della comunità monastica più antica dell’Occidente. Sebbene non consacrato vescovo, l’abate cassinense ― o per essere precisi l’arciabate ― riceveratione officiitutte le facoltà di governo di un vescovo. Nulla di nuovo se non per il fatto che il Pontefice ha scelto di promuovere alla carica di abate, di per sé elettiva da parte della sua comunità, un monaco laico non costituito nell’ordine sacro del presbiterato, ordinato poi sacerdote solo dopo la nomina abbaziale.
Senza voler entrare nel merito della discussionecirca l’opportunità di una nomina pontificia per una carica chemore solitoprevede una elezione, resta necessario analizzare la complementarietà, o meno, tra potestà d’ordine e potestà di giurisdizione. Rivalorizzando la tradizione teologica antica, orientale e occidentale, il Vaticano II ha messo l’accento sull’unità della«sacra potestas»,pur senza voler prendere posizione sul valore ecclesiologico della distinzione tra il potere di ordine e quello di giurisdizione introdotta dalla canonistica prima del XII secolo. Sussistono, na verdade, elementi teologici che orientano verso una concezione unitaria dellapotestas sacra, ou: il principio della sacramentalità dell’episcopato di cui alposso. 129 §1C.J.C.
Vi sono nella Chiesa due poteri,lasciati da Nostro Signore Gesù Cristo, e due gerarchie che ne derivano, le quali si incrociano e si sovrappongono in parte, ma che restano ben distinte nelle loro attribuzioni e nelle loro fonti. Il primo tra i due è lapotestas sanctificandi, che si riceve e si esercita tramite il Sacramento dell’Ordine nei suoi vari gradi (ministeri istituiti, sacerdozio ed episcopato: e er Vescovo si intende chi ha ricevuto la consacrazione episcopale), e che consiste principalmente nel potere di consacrare l’Eucaristia e, mediante questa e gli altri Sacramenti, dare la grazia alle anime. Poiché la fonte di questo potere è un Sacramento, l’autore diretto ne è Nostro Signore stesso, ex-works operado: i ministri ne sono solo gli strumenti. Atto più alto di questo potere è la consacrazione del Corpo e del Sangue di Cristo. No presente, Vescovo e Sacerdote, sono uguali. O potestas regendi, o potere di giurisdizione, che comprende in sé il potere spirituale di governare e di insegnare (infatti si insegna legittimamente e con autorità solo ai propri sudditi). Se consideriamo la Chiesa comesociedades, secondo il diritto classico, essa deve avere un’autorità capace di legiferare e di guidare, oltre che di punire e correggere. Questo potere, che Nostro Signore ugualmente possiede al supremo grado, è da Lui trasmesso direttamente solo al Successore del Beato Apostolo Pietro al momento dell’accettazione dell’elezione, e da lui stesso trasmesso in vari modi al resto della Chiesa. Non ha di per sé alcun legame con il potere d’ordine, benché generalmente i due poteri convivano negli stessi soggetti, ou mesmo, come per il Papa e i Vescovi diocesani, vi sia obbligo morale di riunire in sé i due poteri. In questo senso Vescovo è colui che ha ricevuto dal Papa il potere di governare una diocesi.
Questa dottrina sulla distinzione di origine dei due poteriè insegnata senza ambiguità possibile in una quantità impressionante di documenti magisteriali: ultima fra di essi l’enciclicaMystici CorporisPio XII (1943), ripresa nelle successiveAd Sinarum gentes (1954) e Ad Apostolorum Principis (1958). I Vescovi governano la loro diocesi in nome del Cristo, «id tamen dum faciunt, non plane sui jurissunt, sed sub debita Romani Pontificis auctoritate positi, quamvis ordinaria jurisdictionis potestate fruantur, immediate sibi ab eodem Pontifice impertita» («tuttavia quando lo fanno, non lo fanno affatto per diritto proprio, ma posti sotto la debita autorità del Romano Pontefice, benché godano di un potere di giurisdizione ordinario, dato loro immediatamente dallo stesso Pontefice») (DS. 3804). L’unico al mondo a ricevere tale potere di giurisdizione direttamente da Dio è il Pontefice Romano, come affermava il Codice di Diritto Canonico del 1917 al can.109:
«Qui in ecclesiastica hierarchia cooptantur [...] in gradibus potestatis ordinis constituuntur sacra ordinatione; in supremo pontificatu, ipsometjure divino, adimpleta conditione legitimae electionis ejusdem que acceptationis; in reliquis gradibus jurisdictionis, canonica missione» («Coloro che sono annoverati nella gerarchia ecclasiastica [...] sono costituiti nei gradi del potere d’ordine con la sacra ordinazione; nel supremo Pontificato, per lo stesso diritto divino, compiute le condizioni della legittima elezione e dell’accettazione di questa; nei restanti gradi del potere di giurisdizione, con la missione canonica»).
nemmeno il Romano Ponteficericeve tale potere dalla consacrazione episcopale, ma indipendentemente da essa. Nel corso della storia c’è stata quindi un’ampia, complessa e talvolta controversa riflessione sul rapporto tra il potere degli ordini, che si riceve con l’ordinazione e che permette di amministrare alcuni Sacramenti ― come presiedere l’Eucaristia ― e il potere di governo, che dà autorità su una parte del Popolo di Dio, come una diocesi, un ordine religioso o anche una parrocchia. Per molto tempo si è creduto che i due poteri fossero distinti e che fosse possibile esercitarli separatamente; anche San Tommaso d’Aquino condivideva questa posizione.
Per quanto riguarda la Curia romana,si riteneva che tutti coloro che vi svolgevano il loro servizio ricevessero il loro potere direttamente dal Romano Pontefice, che conferiva loro l’autorità indipendentemente dal fatto che fossero ordinati o meno. Questo valeva anche per i cardinali, la cui autorità derivava dalla creazione papale e non per via sacramentale. Questo approccio ha caratterizzato la storia della Chiesa per lungo tempo, tanto che ci sono stati cardinali che non erano sacerdoti, ad esempio il CardinaleGiacomo Antonelli, segretario di Stato vaticano dal 1848 ai 1876, era stato ordinato diacono, ma non era un sacerdote. Più indietro nel tempo, ci sono stati cardinali nominati in giovane età che hanno ricevuto gli ordini solo dopo molto tempo, e persino papi che erano solo diaconi al momento della loro elezione al soglio pontificio.
Alcuni abati del passatonon erano nemmeno stati ordinati sacerdoti e governavano una circoscrizione ecclesiastica, oppure c’erano figure che a noi risultano quanto meno anacronistiche ma che rispondevano a questa logica, come i vescovi eletti che governavano diocesi senza aver ricevuto la consacrazione episcopale ma solo in virtù della loro elezione, problema questo al quale porrà fine il Concilio di Trento attraversol’obbligo della residenza. Altri esempi sono le cosiddette badesse mitrate, “donne con il bastone pastorale”, di cui accenneremo a seguire.
Nel tempo è emerso un altro approccioche risale alla Chiesa del primo millennio: Il potere di governo è strettamente legato al Sacramento dell’ordine sacro, per cui non è possibile esercitare l’uno senza l’altro se non entro certi limiti, che sono piuttosto ristretti.Per questo motivoil Santo Pontefice Giovanni XXIII, nel 1962,con ilmotu proprio Cum Gravissimadecise che tutti i cardinali dovessero essere ordinati vescovi
Questo è l’approccio del Concilio Vaticano II,che si ritrova, por exemplo, nella Costituzione DogmaticaA luza n. 21, dentro Nota explicativa a n. 2, e nei due Codici di Diritto Canonico, quello latino del 1983 e quello orientale del 1990. Nel III capitolo (NN. 18-23) e em Nota praeviasi sostiene che la consacrazione episcopale è fonte del potere di governo e non solo del potere d’ordine, facendo leva sulla sacramentalità dell’episcopato. Per il Concilio di Trento, na verdade, il sacerdozio conferito dal Cristo agli Apostoli e ai loro successori è detto «potere [...] di consacrare, offrire e amministrare il suo Corpo e il suo Sangue, oltre che di rimettere e ritenere i peccati» (DS 1764); in particolare i Vescovi «che sono succeduti in luogo degli Apostoli [...] sono superiori ai preti, e possono amministrare il Sacramento della cresima, ordinare i ministri della Chiesa, e compiere molte altre cose» (DS 1768). Ecco dunque gli effetti dell’Ordinazione tali che ci sono descritti dal Concilio di Trento: un potere legato al Corpo fisico del Cristo e all’amministrazione dei Sacramenti, e assolutamente non al governo esterno della Chiesa. A luz afferma che la consacrazione episcopale «conferisce pure, con l’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e governare, que entretanto, por sua natureza, non possono essere esercitati se non nella comunione gerarchica con il Capo e colle membra del Collegio».
Chiunque sia validamente consacrato Vescovo possiede, segundo A luz,entrambi i poteri; il Sommo Pontefice interviene solo per determinare l’esercizio del potere di governo, non per conferirlo. In mancanza di questo intervento del Papa, non sappiamo se l’esercizio della giurisdizione sarebbe invalido o soltanto illecito: a Nota praeviaafferma di non voler entrare nella questione, anche se si può supporre che sarebbe solo illecito, come per il potere d’ordine. além disso, secondo il n. 22 la consacrazione episcopale avrebbe come effetto anche l’ingresso nel Collegio episcopale, corpo che secondoA luzavrebbe il potere supremo accanto a quello del Papa da solo: a Nota praeviaprecisa che tale soggetto del potere universale esiste sempre, ma che entra in azione solo quando il Papa lo convoca. Lo stesso numero 22 dice che per appartenere al Collegio occorre anche il legame gerarchico, tuttavia non è chiaro se questa sia una vera causa di appartenenza al Collegio o una semplice condizione. Il potere di governo, che esula dall’ordine sacramentale, sarebbe effetto del Sacramentoex opere operato, quindi del Cristo direttamente, come anche l’appartenenza al detto Collegio, che pur essendo soggetto del potere supremoQuando Pedro e sob Pedro, resterebbe un soggetto distinto da Pietro solo e riceverebbe il potere che esercita nonex Petro mãe ex Christo, come appare chiaramente dalla stessaNota praevia.
Il Vaticano II ha autorevolmente ribaditoche l’episcopato è un sacramento e che con la consacrazione episcopale si entra a far parte del Collegio episcopale che insieme al Papa e sotto la sua autorità, è il soggetto della suprema potestà su tutta la Chiesa. Questa tesi è chiaramente difficile da conciliare con il dettato del Vaticano I, che condanna
«[…] quelli che affermano che tale primato non fu dato immediatamente e direttamente al Beato Pietro, ma alla Chiesa e tramite questa a lui come ministro della Chiesa stessa».
Tesi diversada quella che poi ha prevalso inA luz: qui il soggetto del potere supremo è uno, il Collegio, benché non si escluda che il Papa possa agire solo. L’eco di questa tesi si fa sentire anche nel numero 22 Do A luz, quando si afferma che il Papa esercita il potere a due titoli: in forza del suo ufficio e come Capo del Collegio. Si ammette dunque che almeno in alcuni casi il Papa sia solo il rappresentante del Collegio.
Questa riflessionesi ritrova nelle due documenti di riforma della Curia romana che hanno seguito il Concilio Vaticano II: La costituzioneRegimini Ecclesiae Universae de Paulo VI (1967) e a Pastor Bonus de João Paulo II (1988). Giovanni Paolo II delineò la Curia in congregazioni e pontifici consigli, che in termini laici potrebbero essere definiti come “ministeri con portafoglio” e “ministeri senza portafoglio”.
Le congregazioni dovevano essere governate da cardinaliperché partecipavano alle decisioni della Chiesa universale con il Papa, assim, i loro capi, dovevano avere il rango di primi consiglieri del Papa. I pontifici consigli, em vez de, potevano essere guidati anche da arcivescovi, ma in ogni caso da ministri ordinati perché dovevano comunque essere in rapporto di collegialità con il vescovo di Roma – cioè il Papa.
Il diritto canonico distingue la potestà di governo in tre categorie:la potestà legislativa in ragione della quale si pongono in essere leggi, decreti generali e privilegi; la potestà esecutiva che consente di porre in essere decreti generali esecutivi, istruzioni e atti ammnistrativi singolari e su concessione della competente autorità legislativa decreti generali e privilegi; la potestà giudiziale che consente di porre in essere le sentenze e i relativi atti preparatori.
Negli ordinamenti statalivige il principio della separazione delle potestà che permette di ripartire le funzioni di governo (parlamento, Governo, tribunali) de modo a (Locke-Montesquieu) il loro esercizio sia libero da influenze reciproche. Nell’ordinamento canonico vige il principio della distinzione delle potestà e quindi della loro unità. Le tre funzioni sono annesse agli uffici capitali sia universali che particolari. Tuttavia accanto ad essi l’ordinamento canonico prevede ulteriori uffici in cui risultano titolati persone o collegi a cui è annessa una sola delle potestà citate. La distinzione tra le potestà non ha lo scopo di limitare l’esercizio di ciascuna nei confronti dell’altra ma consente di individuare atti di natura diversa affinché sia promosso il bene comune della Chiesa.
L’organizzazione della Chiesasi fonda sul principio della gerarchia degli uffici, molti dei quali non sono qualificabili come uffici di governo, in quanto non dotatidi potestas gubernandi.Quando la potestà di governo è annessa a un ufficio, si qualifica come ordinaria, distinta da quella delegata perché data direttamente alla persona tramite mandato, senza attribuzione di un ufficio specifico.
La potestà ordinaria può essere propria o vicaria.Nel primo caso è esercitata in “nome proprio” dal titolare; è vicaria se è esercitata da un soggetto che agisce a nome del titolare dell’ufficio. A livello universale, gli uffici ai quali è annessa una potestà ordinaria propria o vicaria sono: romano Pontífice, Collegio episcopale, le congregazioni della Curia, il Pontificio consiglio dei Laici, i tribunali apostolici. A livello particolare sono: i vescovi diocesani e i capi delle prelature abbaziali o territoriali, i vicari e prefetti apostolici, amministratori apostolici, Ordinari personali (tranne quelli per gli anglicani), ordinario della prelatura personale, vicari generali, episcopali e giudiziali, párocos; metropoliti, concili particolari, conferenze episcopali e loro consigli permanenti; i superiori e i capitoli degli istituti religiosi e società clericali di vita apostolica di diritto pontificio.
A lata. 134 §1 attribuisce la qualifica di Ordinarioai titolari di tre diversi uffici: l’ufficio che si caratterizza per l’intera potestà di governo (legislativa, esecutiva e giudiziale), romano Pontífice, Vescovi diocesani ed equiparati; l’ufficio caratterizzato dalla potestà ordinaria vicaria ed esecutiva (vicari generali ed episcopali delle diocesi); uffici attribuiti ai superiori maggiori degli istituti religiosi e delle società di vita apostolica. Lo stessoposso. 134 §2attribuisce la qualifica giuridica di ordinario del luogo ai primi due tipi di ordinari. La qualifica di ordinario del luogo è legata al carattere territoriale delle circoscrizioni ecclesiastiche.
La potestà delegata è distinta dalla potestà ordinariaperché è affidata alla persona (posso 131), in quanto titolare di un ufficio ma non come parte integrante di esso. In questo caso la potestà è circoscritta alle facoltà assegnate alla persona mediante un mandato di delega. Sia il romano pontefice che i vescovi possono, mediante delega, ampliare le facoltà di un vescovo diocesano o di un vicario al di là di quelle acquisite mediante ufficio. Da qui la differenza tra le due potestà. Quella ordinaria è oggettiva, esiste in sé indipendentemente dal soggetto che deve solo possedere i requisiti definiti per ricevere l’ufficio; la seconda dipende dalla scelta di un soggetto titolare che decide di concederne una parte.
La costituzione apostolicaPraedicate Evangelium,con cui il Sommo Pontefice Francesco ha riformato la Curia nel 2022, si è sostanzialmente discostata da questo approccio giuridico e teologico. Non si distingue più tra congregazioni e pontifici consigli, che vengono tutti definiti dicasteri; non c’è più differenza su chi può essere il capo del dicastero, una carica che può essere quindi conferita anche a un laico. No entanto, nel presentare la riforma della Curia il 21 Março 2022, l’allora PadreGianfranco GhirlandaS.J..― creato cardinale da Sommo Pontefice Francesco nel concistoro del 27 agosto 2022 ― spiegò che c’erano ancora alcuni dicasteri in cui era opportuno che fosse un cardinale a guidarli e fece notare che la «costituzione non abroga il Codice di Diritto Canonico, che stabilisce che nelle questioni che riguardano i chierici sono i chierici a giudicare». Questo è il centro della questione: ci sono uffici che possono essere esercitati solo per nomina pontificia o ci sono uffici che, nonostante la nomina pontificia, possono essere esercitati solo se si è ordinati?
La domanda emerge quando un Cardinale pro-prefetto supporta una Suora prefetto.Il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha diverse competenze, che sono in genere atti di governo che possono essere esercitati senza l’ordinazione sacerdotale. Ma lo stesso dicastero, spesso è chiamato a gestire e dirimere problemi che riguardano chierici ordinatibosomes. Probabilmente si è pensato che queste decisioni possano essere gestite, in maniera residuale, da almeno un membro che abbia ricevuto la sacra ordinazione, da affiancare al Prefetto. Per questo è stata creata la figura del pro-prefetto, che sembra però essere usata in modo improprio. O documento Praedicate Evangeliumdescrive due pro-prefetti che sono a capo delle due sezioni del Dicastero per l’Evangelizzazione. Questo perché i due pro-prefetti guidano le sezioni del dicastero “al posto” (a saber, pro-) papa, che è considerato il prefetto del dicastero.
In altri casi è stato nominato pro-prefettoun prelato che non aveva ancora il grado per ricoprire formalmente la carica. Por exemplo, quando Angelo Sodano fu nominato Segretario di Stato vaticano il 1° dicembre 1990, era ancora un arcivescovo. Fu quindi nominato pro-segretario di Stato perché la Costituzione ApostolicaPastor Bonusprevedeva che il segretario di Stato fosse sempre un cardinale. Sodano mantenne il titolo di pro-segretario di Stato fino al concistoro del 28 junho 1991, quando fu creato cardinale e assunse formalmente il titolo di segretario di Stato a partire dal 1° luglio 1991.
Il pro-prefetto Ángel Fernández Artime è però già cardinalee non esercita la giurisdizione al posto del Papa. Semmai lavora a fianco della Suora prefetto. Il suo ruolo è più che altro quello di co-prefetto, quindi resta da vedere se il Santo Padre nominerà un segretario per il dicastero per capire l’organigramma definitivo. La scelta di affiancare un ecclesiastico al prefetto rispecchia ilmodo de operaçãodi alcuni ordini religiosi, che hanno alla loro guida dei “fratelli” (laici consacrati), ma che sono nominati accanto a figure con autorità sacramentale. Il Sommo Pontefice avrebbe quindi scelto di seguire una strada già percorsa dalle congregazioni religiose per il governo della Chiesa. Non è una novità. Anche il Santo Padre Francesco, por exemplo, è intervenuto nella crisi di governo dell’Ordine di Malta proprio operando sull’Ordine come se fosse solo un’entità religiosa e monastica, imponendo autoritariamente le nuove costituzioni nel settembre 2022 e stabilendo che il Romano Pontefice deve confermare l’elezione del Gran Maestro.
Anche il Consiglio dei Cardinali,istituito da Papa Francesco all’inizio del suo pontificato nel 2013, assomiglia al consiglio generale che sostiene il governo del Generale dei Gesuiti. Molte di queste impostazioni sono date dal principale consigliere giuridico del Pontefice regnante, il Cardinale Gianfranco Ghirlanda, anch’egli gesuita, che ha seguito personalmente la riforma dell’Ordine di Malta e la riforma della Curia, oltre a varie altre riforme, come quella degli statuti dei Legionari di Cristo.
Il Santo Padre Francesco ha stabilito un’innovazione nella Curia romanaabbandonando i criteri del governo della Curia a favore piuttosto di quelli delle congregazioni religiose. Ci troviamo di fronte a una piccola rivoluzione, o semplicemente a un uso improprio dei termini che potrebbe causare una grave confusione? Sappiamo che la carica di pro-prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica non è prevista dalla costituzionePraedicate Evangelium. Non è stato precisato come sarà il rapporto di poteri e competenze tra il nuovo prefetto e il pro-prefetto. No entanto, parlare di un rapporto di subordinazione con un cardinale che sarebbe il “secondo in grado” del prefetto non sembra una lettura corretta.
La distinzione tra ordine e giurisdizioneè il risultato di una riflessione, durata quasi un millennio, tesa a risolvere due problemi fondamentali: quello della validità degli atti sacramentali posti dai ministri, che avessero rotto con la comunione ecclesiale; quello della validità delle ordinazioni assolute, che prevalse nella prassi della Chiesa latina malgrado la proibizione del Concilio di Calcedonia. La questione non riguardò tanto la possibilità che un vescovo scomunicato potesse essere posto a capo di una diocesi, quanto piuttosto che potesse continuare ad amministrare i Sacramenti, fino a quando Graziano e idecretistinon riuscirono progressivamente a distinguere nell’attività dei ministri due poteri: un potere di ordine e un potere di giurisdizione, diversi sia per la modalità di trasmissione che per la loro stabilità e funzione. E tutto sommato la CostituzionePraedicate Evangeliumprocede proprio su questo binario della distinzione: assume implicitamente l’opzione di non considerare il sacramento dell’Ordine come l’origine del potere di giurisdizione, ma di attribuirlo esclusivamente allamissio canônicadata dal Romano Pontefice, che conferirebbe così una delega dei suoi propri poteri a chiunque eserciti una funzione di governo nella Curia romana e nella Chiesa, sia esso ordinato o meno.
La questione maggiormente dibattutapare essere l’esercizio della potestà di giurisdizione nell’ambito extra-sacramentale. Al di fuori dell’ambito sacramentale, il Codice del 1983 sembra considerare, almeno dal profilo terminologico, a potestas iurisdictioniscome un potere che possiede un contenuto materiale proprio, distinto da quello dellapotestas ordinis. Il Codice utilizza due differenti termini: o termo «facultas»nell’ambito sacramentale, e quello di«Potestas»nell’ambito extra-sacramentale, quasi come a dare due significati diversi allo stesso potere di giurisdizione, uno formale ed uno contenutistico, secondo che esso operi nel primo o nel secondo ambito. Quanto alla riforma della Curia, essa pare presentare una rivoluzione radicale all’interno dell’Ordinamento, una sorta di sottolineatura della domanda circa l’origine della potestà di giurisdizione: comprendere se si tratta di volontà divina (immediata) inscritta nel sacramento dell’Ordine che fonda i poteri di santificare, insegnare e governare o si tratta piuttosto d’una determinazione della Chiesa (mediata) conferita al Successore di Pietro in virtù del suo mandato di pastore universale con la speciale assistenza dello Spirito Santo.
La tendenza a separare i poteri d’ordine e di giurisdizionesi fonda su molte disposizioni pontificie del passato, que endossaram os atos do governo sem o poder de ordem, per esempio il governo di alcune badesse dal Medioevo sino ai tempi moderni, come nel noto e celebre caso della Badessa di Conversano, definiram Monstrum Apuliae, o di alcuni vescovi che hanno governato diocesi senza essere ordinati, o ancora alcune licenze concesse dal Supremo Legislatore a semplici sacerdoti per ordinare altri preti senza essere vescovi. Si potrebbe allungare l’elenco dei fatti che mostrano come il potere di governo non dipenda intrinsecamente dal potere d’Ordine, quanto piuttosto da un’altra fonte, che si identifica poi con lamissio canônicaconferita dal Romano Pontefice. La nuova Costituzione andrebbe forse oltre ilposso. 129 §2C.J.C., ovvero interpreterebbe a pieno quella collaborazione del laicato nell’esercizio della medesima potestà di giurisdizione. Partendo da questa osservazione, il nocciolo della questione può ricondursi a ciò che regola i rapporti tra la natura della Chiesa come istituzione divino-umana e le strutture di governo che le consentono di adempiere la sua missione a servizio della salvezza del mondo. Si può dunque affermare che la comunione ecclesiale comporta una dimensione gerarchica che corrisponde al mistero trinitario così come ci viene rivelato. Tutto quanto fin ora detto, seppure in maniera estremamente sintetica, porterebbe a dire che la potestà di giurisdizione non dipende esclusivamente dalla potestà di ordine.
Una cosa possiamo affermare con malcelata sicurezza:la nomina di una Suora alla carica di Prefetto (aquele, resterebbe come suora sottoposta alla sua diretta Superiora religiosa ma, ao mesmo tempo, gerarchicamente “superiora della sua Superiora”, con rischio concreto di cortocircuitare le competenze) e la contestuale nomina di un Cardinale alla carica di pro-prefetto, non fa altro che confermare la cifra stilistica alla quale questo pontificato ci ha ormai abituato da 12 anni in avanti: l’importante è provocare e generare processi. Cosa che potrebbe anche risultare affascinante, se non per il fatto che, come tutti i giuristi, non possiamo fare a meno di considerare che i processi, proprio per una questione di giustizia equità e di rispetto delle parti, non possono durare in eterno, Por que, mais cedo ou mais tarde., um dos dois:o giungono a sentenza o vengono archiviati.
Velletri de Roma, 19 Janeiro 2025
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NAS FRONTEIRAS CLERICAIS COM A REALIDADE: A MULHER SOFRE DE INVEJA FREUDIANA DO PÊNIS, O gambá da inveja de MATTEO BRUNI DIRETOR DA SALA DE IMPRENSA DA SANTA SÉ
Eu nem faço essas perguntas para mim, mas para um amigo sem cultura canônica. Independentemente do fato de que se o gambá ficar irritado ele não hesita em escrever cartas de fogo, com lições anexas sobre direito canônico, aos bispos dos Padres da Ilha de Patmos.
– A cogitação de Hipácia “Os curtos” dos Padres da Ilha de Patmos –
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Autor Hypatia Gatta Roman
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Estou pedindo em nome de um amigo sem cultura canônica: como é queGambá, quando brinca de ser a agência de informação do Vaticano, o que na verdade não é, ao anunciar certas nomeações publicadas no boletim do Sala de Imprensa da Santa Sé dirigido por seu muito insultado e insultado Matteo Bruni, portanto, passou como se a Sala de Imprensa fosse seu blog de fofocas&Venenos, ele fala em bom dialeto clerical: «O Santo Padre nomeou Sua Eminência Reverendíssima o Cardeal Maurino Piacente como membro ativo da Pontifícia Academia da Cultura Romana 'mo pijatelo' ndercul... o Santo Padre elegeu para a sede episcopal de Gaianadentro por parte dos incrédulos e suaveso Rev. Presbítero Marco Parrucchino de Montefeltro ...", exceto, porém, para perder toda essa boa linguagem clerical quando se trata de nomear o Romano Pontífice referido como "Bergoglio", ou o Arcipreste da arquibasílica papal de São Pedro indicado como "Mauro Gambetti", ou “o Gambetti”, sem indicá-lo de forma alguma como Sua Eminência Reverendíssima o Cardeal Mauro Gambetti, objeto de seus constantes insultos por alguns anos (veja WHO). Por quê, essas discrepâncias formais e substanciais?
Eu nem faço essas perguntas para mim, mas para um amigo sem cultura canônica. Independentemente do fato de que se o gambá ficar irritado ele não hesita em escrever cartas de fogo, com lições anexas sobre direito canônico, aos bispos dos Padres da Ilha de Patmos, para quem é muito claro que neste mundo, de acordo com a ousada teoria freudiana, a mulher sofreriainveja do pênis masculino, enquanto outros parecem sofrer com a inveja do padre.
a Ilha de Patmos, 15 Janeiro 2025
Bem-aventurada Virgem Maria Gattara, protetor dos gatos católicos
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TALVEZ JESUS PRECISAVA SER PURIFICADO E PERDOADO DOS PECADOS ATRAVÉS DO BATISMO?
A imersão de Jesus no Jordão é um sinal que revela qual o destino partilhado pelo Verbo que se fez carne: o dos pecadores. Como Paulo escreve: «Aquele que não conheceu pecado, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio».
Un episodio sorprendente,addirittura imbarazzante, quello del battesimo di Gesù, che allontana ogni dubbio circa la sua storicità.
Pietro Perugino Pala di Sant ‘Agostino, Battesimo di Gesù, 1512
Giovanni al Giordano impartiva un battesimo di penitenza,secondo quanto scritto inLC 3,3. Gesù aveva forse bisogno di essere perdonato dai peccati? Per tentare di rispondere, seguiamo il filo della pagina del racconto evangelico di questa Domenica, nella versione lucana.
"Naquela época, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». E aqui, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, o amado: in te ho posto il mio compiacimento» (LC 3,15-16.21-22).
In questo brano evangeliconotiamo alcune peculiarità. Solo Luca ci dice che Gesù ricevette il battesimo in questo modo: «quando tutto il popolo fu battezzato» (3,21). Mettendosi in fila come gli altri Gesù è l’ultimo di un lungo corteo. L’espressione «tutto il popolo» è tipica dell’evangelista Luca e non è una semplice affermazione tesa ad esagerare la realtà per amplificarla; ha invece uno spessore teologico. Il primo utilizzo di questa espressione nella Bibbia si trova nel libro della Genesi, nel racconto del peccato degli abitanti di Sodoma:
«Gli uomini di Sodoma si radunarono attorno alla casa [di Lot] dai giovani ai vecchi, tutto il popolo al completo» (19,4).
Questa diciturarichiama la condizione peccaminosa di un intero gruppo di uomini, la complicità nel peccato di una determinata moltitudine. Luca usa l’espressione «tutto il popolo» per affermare che l’evento del battesimo di Gesù riguarda in effetti tutto il popolo d’Israele, quanti sono stati toccati dalla testimonianza di Giovanni Battista e non solo. L’immersione nelle acque del Giordano era un segno di conversione e di penitenza, l’atteggiamento a cui tutti erano chiamati per accogliere la salvezza. Ma San Luca sembra guardare anche al di là del popolo di Israele e lascia trapelare che è tutta l’umanità a essere convocata e abbracciata.
Nel mistero del Nataleabbiamo meditato l’incarnazione del figlio di Dio, la sua venuta come uomo tra gli uomini, assumendo «in tutto eccetto il peccato» la vera natura umana. Messa in questo modo, A imersão de Jesus no Jordão é um sinal que revela qual o destino partilhado pelo Verbo que se fez carne: o dos pecadores. Como Paulo escreve:
«Aquele que não conheceu pecado, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio» (2CR 5,21).
Reso con maggiore fedeltà al testo greco,questo passaggio del nostro brano potrebbe essere tradotto così: «Quando tutto il popolo fu immerso, anche Gesù fu immerso», come a significare che Gesù si immerge nell’immersione del popolo. Non solo è un membro del suo popolo ma si immerge nella sua stessa condizione ed è con questo atto che dà inizio al suo ministero pubblico, manifestando la sua profonda solidarietà con noi umani, perfino nella nostra condizione di peccatori.
Per l’evangelista Luca, Naquela hora, l’episodio del battesimo del Signore riveste una funzione teologica fondamentale perché Gesù, ancor prima di essere tentato e poi iniziare il suo ministero, parte da lì. Anche se questo aspetto è più evidente nel vangelo secondo Matteo è chiaro per l’evangelista che in questo mistero si riassumono i vari passaggi del Giordano già compiuti nella storia della salvezza. Da quello di Israele fuggente dall’Egitto, per entrare nella terra promessa, fino al ritorno dello stesso da Babilonia dopo l’esilio. Il Giordano appare fondamentale anche per Gesù; Egli lo attraversa per entrare nella sua missione, in una condizione, almeno esteriore, da penitência. Tutto si farà chiaro all’altro battesimo che Egli deve ancora ricevere (LC 12, 50: «Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!»). Dal battesimo nelle acque del Giordano fino al battesimo nella morte e risurrezione che è la sua Pasqua, il Signore non ha mai cessato di immergersi nelle acque della nostra condizione umana spesso peccaminosa, nelle acque agitate della nostra esistenza. Viene a immergersi nella nostra povera umanità per depositarvi l’amore infinito del Padre.
L’altra peculiarità dell’odierno brano evangelicoè rappresentata dal fatto che solo Luca ci dice che Gesù, ricevuto il battesimo, «stava in preghiera». Proprio il Terzo Vangelo ha un’attenzione particolare nei confronti di questo aspetto, poiché i momenti più decisivi del ministero di Gesù sono preparati o accompagnati da una preghiera più intensa: il suo battesimo appunto, la scelta dei dodici (LC 6,12), la domanda posta ai Dodici su chi è Gesù per la gente (9,18), la trasfigurazione (9,28) e la passione (22,41-45). San Luca non riporta nessuna parola di questa preghiera di Gesù e neppure cosa Dio Gli abbia potuto comunicare. No entanto, dalle parole scese dal cielo, possiamo comprendere che si tratti di una preghiera filiale, un aspetto quest’ultimo caratteristico del modo di rapportarsi di Gesù a Dio come Padre, rimarcato qui da Luca e soprattutto dal Quarto Vangelo: "Pai, A hora chegou: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te… Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie» (GV 17, 1. 10). Il Padre riconosce Gesù come suo figlio prediletto, con il quale ha una relazione profonda che definisce e contraddistingue la personalità di Gesù fin da fanciullo: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (LC 2,49).
Infine il contesto della scena evangelicarichiama il libro del profeta Isaia e la vocazione dell’eletto:
«Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni» (É 42,1).
La missione del Servoinizia dalla comunione e comunicazione con il Padre e dal dono dello Spirito. Lo Spirito Santo giunge ad attestare in modo solenne la divinità di Gesù nel momento in cui ha compiuto, come un uomo qualsiasi, il gesto penitenziale, essendosi sottoposto al battesimo di Giovanni. Durante la sua vita terrena, Gesù non si mostrerà mai così grande come nell’umiltà dei gesti e delle parole. Un’importante lezione per noi che vediamo le cose in modo tanto diverso. Seguire Cristo significa intraprendere questo cammino di umiltà, cioè di verità. Cristo, verdadeiro Deus e verdadeiro homem, ci insegna la verità del nostro essere. Anche a noi cristiani è stata data la grazia dello Spirito ed anche per noi c’è una missione da compiere e una testimonianza da dare. Chiediamo di conoscerla, come Gesù ha conosciuto la sua al Giordano e di poterla vivere. Perché questo accada, il dono dello Spirito va sempre chiesto con insistenza:
«il comportamento di Gesù che prega quando viene lo Spirito, deve servire da esempio ai credenti: il dono dello Spirito Santo infatti è la domanda essenziale della preghiera cristiana» (Gérard Rossé).
Do Eremitério, 12 Janeiro 2025
Battesimo del Signore
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Caverna de Sant'Angelo em Maduro (Civitella del Tronto)
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Os Padres da Ilha de Patmos
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(Texto em inglês depois do italiano / Texto em espanhol depois do inglês)
O SANTO PADRE NOMEIA UMA MULHER PREFEITA DO DEPARTAMENTO PARA OS RELIGIOSOS APOIADA POR UM CARDEAL COMO PRÓ-PREFEITA
Não é difícil entender quem foi o orientador, sempre soubemos que o canonista jesuíta Gianfranco Ghirlanda, hoje cardeal, afirma que «o poder de governo na Igreja não provém do Sacramento da Ordem, mas da missão canônica".
– Os resumos dos Padres da Ilha de Patmos –
Autor Teodoro Beccia
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Irmãos cristãos separados da Igreja Católica membros da Comunidade Anglicana nos pediram várias vezes:
«Nunca coloque mulheres em funções de governança eclesial, não cometa nosso erro, caso contrário você pagará todas as consequências".
a figura imaginativa e lendária da Papisa Joana
Para ajudar aqueles que não aceitaram a instituição das mulheres sacerdotes, a episcopesse é pior, o Sumo Pontífice Bento XVI emitiu a Constituição Apostólica grupos de anglicanos, contendo instruções sobre o estabelecimento de ordinariatos pessoais para anglicanos que entram em plena comunhão com a Igreja Católica.
Voltando ainda mais no tempo, os ortodoxos convidados como observadores para o Concílio Vaticano II, disseram a vários de nossos Padres que pressionavam pela abolição do celibato sacerdotal:
"Você que tem o celibato sacerdotal, guarde. Caso contrário você corre o risco de acabar como nós: boa parte dos problemas que nossos bispos são obrigados a enfrentar e resolver têm origem em brigas entre padres instigadas por suas esposas, ou de brigas entre esposas de padres".
O Santo Padre Francis nomeou uma freira Prefeita do Dicastério para os Religiosos, Simona Brambilla, apoiado como pró-prefeito pelo Cardeal Ángel Fernández Artime,SDB (Ver. Boletim oficial). E aqui vale lembrar que o prefeito é o dono do departamento, enquanto o pró-profeta é um tenente, isto é, o deputado do prefeito, nomeado como tal para desempenhar funções vicárias como seu delegado.
Não é difícil entender quem foi o orientador, sempre soubemos que o canonista jesuíta Gianfranco Ghirlanda, hoje cardeal, afirma que «o poder de governo na Igreja não provém do Sacramento da Ordem, mas da missão canônica". Afirmando assim «a igualdade fundamental entre todos os baptizados, ainda que em diferenciação e complementaridade [...] que funda a sinodalidade" (cf.. WHO).
Aplicando o mesmo princípio, poder-se-ia facilmente argumentar que é lícito nomear Irmã Pasquina della Bela Madunina como Arcebispo Metropolitana de Milão, exercendo como tal o poder de governo da Diocese Ambrosiana, que segundo Ghirlanda não provém do Sacramento da Ordem. Depois disso, para que haja alguém responsável por exercer também os necessários poderes sacramentais do episcopado, bastará nomear um bispo auxiliar para a Arcebispa Irmã Pasquina della Bela Madunina, na verdade, o reverendo Abbondio Che te Brillet de Lontan. Porque foi isso que se fez concretamente com a nomeação da Irmã como prefeita do dicastério e do Cardeal como pró-prefeito. Dito isto, diante de tantas evidências, qualquer outro comentário seria apenas uma perda inútil de tempo e palavras.
Velletri de Roma, 7 Janeiro 2025
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O SANTO PADRE NOMEIA UMA MULHER PREFEITA DO DICASTÉRIO PARA OS RELIGIOSOS, APOIADO POR UM CARDEAL COMO PRÓ-PREFEITO
Não é difícil entender quem foi o inspirador, o canonista jesuíta Gianfranco Ghirlanda, agora cardeal, que sempre foi mantido: «o poder de governo na Igreja não vem do Sacramento da Ordem, mas da missão canônica».
— Os artigos curtos dos Padres da Ilha de Patmos —
Autor Teodoro Beccia
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Irmãos cristãos separados da Igreja Católica pertencentes à Comunidade Anglicana nos instaram repetidamente:
«Nunca coloque mulheres em cargos de governo eclesial, não cometa nosso erro, caso contrário você pagará todas as consequências».
A figura imaginativa e lendária de Popesse Joan
Para ajudar aqueles que não aceitaram a instituição das mulheres sacerdotes, pior do que as mulheres bispos, o Sumo Pontífice Bento XVI emitiu a Constituição Apostólica grupos de anglicanos, contendo instruções sobre a instituição de ordinariatos pessoais para anglicanos que entram em plena comunhão com a Igreja Católica.
Voltando no tempo, os ortodoxos convidados como observadores para o Concílio Vaticano II, disse a vários de nossos Padres que pressionavam pela abolição do celibato sacerdotal:
«Você que tem o celibato sacerdotal, guarde. Caso contrário você corre o risco de acabar como nós: grande parte dos problemas que os nossos bispos são obrigados a resolver têm origem em brigas entre padres fomentadas pelas suas esposas, ou de brigas entre esposas de padres».
O Sumo Pontífice Francisco nomeou Prefeito do Dicastério Religioso para os Religiosos uma freira, Simona Brambilla, apoiado como pró-prefeito pelo Cardeal Ángel Fernández Artime, SDB (Ver Boletim Oficial). E aqui é preciso lembrar que o prefeito é o chefe do dicastério, o pró-profeito é tenente, isso é, o vice-prefeito, nomeado para desempenhar funções vicárias como delegado.
Não é difícil entender quem foi o inspirador, o canonista jesuíta Gianfranco Ghirlanda, agora cardeal, que sempre foi mantido: «o poder de governo na Igreja não vem do Sacramento da Ordem, mas da missão canônica». Afirmando assim «a igualdade fundamental entre todos os baptizados, mesmo que em diferenciação e complementaridade […] que funda a sinodalidade» (Vejo AQUI).
Aplicando este princípio, poder-se-ia apoiar a legitimidade da nomeação da Irmã Playful como Arcebispo Metropolitana de Milão, e exercer o poder de governo da Diocese Ambrosiana, que segundo Ghirlanda não provém do Sacramento da Ordem. Depois disso, para que se exerçam também os poderes sacramentais próprios do episcopado, bastará nomear um bispo auxiliar para a Arcebispa Irmã Playful, talvez o Reverendo Plácido do Bom Cordeiro. Isto aconteceu com a nomeação da Irmã como prefeita do dicastério e do Cardeal como pró-prefeito. Diante dessa evidência, qualquer outro comentário será apenas uma perda de tempo e palavras.
Velletri de Roma, 7 Janeiro 2025
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O SANTO PADRE NOMEIA UMA MULHER PREFEITA DO DICASTÉRIO PARA OS RELIGIOSOS APOIADO POR UM CARDEAL COMO PRÓ-PREFEITA
Não é difícil entender quem foi a inspiração, sempre soubemos que o canonista jesuíta Gianfranco Ghirlanda, hoje cardeal, afirma que “o poder de governo na Igreja não vem da Ordem Sacramento, mas daquela da missão canônica».
— Breves artigos dos Padres da Ilha de Patmos —
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Autor Teodoro Beccia
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Irmãos cristãos separados da Igreja Católica pertencentes à Comunidade Anglicana nos exortaram repetidamente:
«Nunca coloque mulheres em funções de governo eclesiástico, não cometa nosso erro, Caso contrário, você pagará todas as consequências.".
Para ajudar aqueles que não aceitaram a instituição das mulheres sacerdotes, ainda pior que o das Episcopesas, O Sumo Pontífice Bento XVI emitiu a Constituição Apostólica grupos de anglicanos, contendo instruções sobre o estabelecimento de Ordinariatos pessoais para Anglicanos que entram em plena comunhão com a Igreja Católica.
Voltando ainda mais no tempo: Ortodoxos convidados como observadores do Concílio Vaticano II, eles disseram a vários de nossos Padres que pressionavam pela abolição do celibato sacerdotal:
«Você que tem o celibato sacerdotal, conservado. De outra forma, você corre o risco de acabar como nós: Muitos dos problemas que os nossos bispos são obrigados a enfrentar e a resolver têm a sua origem em brigas entre padres encorajados pelas suas esposas., ou brigas entre esposas de padres..
O Sumo Pontífice Francisco nomeou uma freira, Simona Brambilla, Prefeito do Dicastério para os Religiosos, apoiado como Pró-Prefeito pelo Cardeal Ángel Fernández Artime, SDB. (Ver. Diário Oficial). E aqui vale lembrar que o prefeito é o chefe do dicastério, enquanto o pró-prefeito é um adjunto nomeado como tal para exercer funções vicárias como delegado.
Não é difícil entender quem foi a inspiração, sempre soubemos que o canonista jesuíta Gianfranco Ghirlanda, hoje cardeal, afirma que “o poder de governo na Igreja não vem da Ordem Sacramento, mas daquela da missão canônica». Afirmando assim «a igualdade fundamental entre todos os baptizados, embora na diferenciação e complementaridade […] “que funda a sinodalidade” (Ver. AQUI).
Aplicando o mesmo princípio, Poderíamos afirmar com segurança que é lícito nomear Irmã Pasquina del Corazón Joyo de Jesús Arcebispa Metropolitana de Milão, exercendo como tal o poder de governo da Diocese Ambrosiana, que segundo Ghirlanda, não provém do Sacramento da Ordem. Depois, para que haja alguém responsável pelo exercício dos necessários poderes sacramentais do episcopado, Bastará nomear um bispo auxiliar da Arcebispa Irmã Pasquina, apenas no caso do reverendo Com Medo do Santo Cordeiro. Porque isso é de fato, o que foi feito com a nomeação da freira como prefeita do dicastério e do cardeal como pró-prefeito. Dito isto, diante de tantas evidências, Qualquer outro comentário seria uma perda inútil de tempo e palavras..
Velletri, Roma, 7 Janeiro 2025
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(Texto em inglês depois do italiano / Texto em espanhol depois do inglês)
O PROBLEMA É QUE O SANTO PADRE NÃO TEM PROTEÇÕES PARA PROTEGER SUAS PRÓPRIAS EXPRESSÕES INFELIZES
Proteger o Sumo Pontífice significa antes de tudo proteger a Igreja de Cristo e a instituição do papado que não é um bem descartável pertencente a quem o recebeu, assim como o episcopado não pertence aos bispos e o sacerdócio não pertence a nós, sacerdotes.
Já nos acostumamos com isso agora: ninguém jamais tinha como alvo padres como este Pontífice, homens e mulheres religiosos.
O problema não são os tons de reprovação, porque o seu Supremo Predecessor Pio XI também escreveu em 1935 uma encíclica memorável sobre os desvios e inadequações do clero, a Para o sacerdócio católico, mas ele fez isso com amor de pai e coração de pastor. Francisco não se limita a nos repreender, porque zomba de nós. E toda vez que ele faz isso, todos os esquerdistas internacionais e as franjas do secularismo mais radical alegram-se com as piadas do primeiro Sumo Pontífice da história que zomba publicamente dos seus sacerdotes, homens e mulheres religiosos (Este tópico também é abordado em meu livro: Digressões de um padre liberal).
Nada a dizer que algumas freiras possam ter «o rosto como vinagre» (cf.. WHO), como afirmou o Santo Padre, depois de já tê-los instado no passado a «Não sejam solteironas azedas» (cf.. WHO). E há solteironas azedas, Nós sabemos, para todo sempre. O problema, porém, é outra coisa: estes são os argumentos e as linguagens de um Sumo Pontífice cujas palavras dão a volta ao mundo?
O Santo Padre, por sua escolha e vontade, é desprovido de todos aqueles mecanismos de defesa com os quais a tão desprezada Cúria Romana sempre protegeu os seus antecessores. Proteger o Sumo Pontífice significa antes de tudo proteger a Igreja de Cristo e a instituição do papado que não é um bem descartável pertencente a quem o recebeu, assim como o episcopado não pertence aos bispos e o sacerdócio não nos pertence. Enquanto o severo aviso paira sobre todos nós:
«Muito foi dado a todos, muito será pedido; para quem os homens cometeram muito mais, será necessário muito mais (LC 12, 48)».
E isso é especialmente verdadeiro para o agosto sucessor do Beato Apóstolo Pedro, que mais do que qualquer um de nós recebeu muito, Vinagre enfrenta de lado …
Da ilha de Patmos, 5 Janeiro 2025
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O SANTO PADRE NÃO ESTÁ PROTEGIDO DOS RISCOS DE SUAS EXPRESSÕES INFELIZES, ESTE É O PROBLEMA
Proteger o Sumo Pontífice significa antes de tudo proteger a Igreja de Cristo e a instituição do papado que não é um bem disponível para aqueles que o receberam, assim como o episcopado não pertence aos bispos e o sacerdócio não pertence a nós, sacerdotes.
— Os artigos curtos dos Padres da Ilha de Patmos —
Já estamos acostumados: ninguém como este Pontífice jamais atacou padres, homens e mulheres religiosos.
O problema não é o tom de censura, porque até o seu Supremo Predecessor Pio XI escreveu uma encíclica memorável em 1935 sobre as inadequações do clero (Vejo: Para o sacerdócio católico), mas ele fez isso com amor de pai e coração de pastor. Francisco não se limita a censurar-nos, porque ele zomba de nós. E toda vez que ele faz isso, toda a esquerda internacional e as franjas do secularismo mais radical alegram-se com as piadas do primeiro Sumo Pontífice da história que zomba publicamente dos seus sacerdotes, homens e mulheres religiosos (este tópico também é discutido em meu livro: Digressões de um padre liberal, atualmente disponível apenas em italiano).
Nada que diga que certas freiras possam ter «rostos de vinagre» (consultar aqui), como afirmou o Santo Padre, depois de já ter insistido com eles no passado «não sejam solteironas azedas» (consultar aqui). O problema é outra coisa: são estes os argumentos e as linguagens de um Sumo Pontífice cujas palavras dão a volta ao mundo?
O Santo Padre, por sua própria escolha, está privado de todos os mecanismos de defesa com os quais a tão desprezada Cúria Romana sempre protegeu os seus antecessores. Proteger o Sumo Pontífice significa antes de tudo proteger a Igreja de Cristo e a instituição do papado, que não é um bem disponível para aqueles que o receberam., assim como o episcopado não pertence aos bispos e o sacerdócio não pertence a nós, sacerdotes. Enquanto o severo aviso paira sobre todos nós:
«Muito será exigido da pessoa a quem foi confiada muita coisa, e ainda mais será exigido da pessoa encarregada de mais» (Lucas, 12, 48).
E isso é especialmente verdadeiro para o sucessor do Beato Apóstolo Pedro, que recebeu mais do que todos nós, rostos de vinagre de lado …
F da Ilha de Patmos, 5 Janeiro 2025
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O PROBLEMA É QUE O SANTO PADRE NÃO TEM MAIS AS PROTEÇÕES PARA PROTEGER SUAS EXPRESSÕES INFELIZES
Proteger o Sumo Pontífice significa, em primeiro lugar, protegendo a Igreja de Cristo e a instituição do papado, que não é um bem disponível que pertence à pessoa que o recebe, assim como o episcopado não pertence aos bispos e o sacerdócio não nos pertence.
Já nos acostumamos: ninguém nunca atacou padres, homens e mulheres religiosos, como este Pontífice.
O problema não são os tons de reprovação, porque seu Supremo Predecessor Pio nele 1933 escreveu uma encíclica memorável sobre os desvios e insuficiências do clero, la Ao sacerdócio católico, mas ele fez isso com amor de pai e coração de pastor.
Francisco não se limita apenas a repreender, mas ele zomba de nós. E toda vez que isso acontece, Toda a esquerda internacional e os grupos mais radicais do secularismo alegram-se com as piadas do primeiro Sumo Pontífice da história a zombar publicamente dos seus sacerdotes, homens e mulheres religiosos. Um tópico que também abordo em meu livro.: Digressões de um padre liberal (Digressões de um padre liberal).
Não se pode negar que algumas freiras “cara de vinagre”, como afirmou o Santo Padre (notícias aqui), depois de tê-los exortado no passado a «não sejam solteironas azedas» (notícias aqui). E se houver solteironas amargas, sempre soubemos. Porém, o problema é outro: ¿Estes são os argumentos e as linguagens de um Sumo Pontífice cujas palavras dão a volta ao mundo?
O Santo Padre, por escolha própria e vontade, Está desprovido de todos aqueles mecanismos de defesa com os quais a tão desprezada Cúria Romana sempre protegeu os seus antecessores.. Proteger o Sumo Pontífice significa, em primeiro lugar, protegendo a Igreja de Cristo e a instituição do papado, que não é um bem disponível que pertence à pessoa que o recebe, assim como o episcopado não pertence aos bispos e o sacerdócio não nos pertence. Enquanto o severo aviso paira sobre todos nós:
«A todos a quem muito foi dado, muito será pedido de você; a quem muito foi confiado, muito mais será necessário (LC 12, 48)”.
E isso se aplica acima de tudo ao Sucessor do bem-aventurado Apóstolo Pedro mais do que a todos nós, que recebeu muito, deixando de lado as caras azedas…
Da Ilha de Patmos, 5 Janeiro 2025
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Os Padres da Ilha de Patmos
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(Texto em inglês depois do italiano / Texto em espanhol depois do inglês)
NO TERCEIRO DIA DO ANO NOVO LEMBRAMOS A MEMÓRIA DO SANTO NOME DE JESUS, NA FRENTE DO QUE CADA JOELHO DOBRA
salvação, o verdadeiro que recupera o homem, não se encontra em intrigas políticas ou eclesiásticas, nos discursos de fim de ano dos poderosos do mundo ou nos seus gestos cenográficos e demagógicos de pauperismo e misericórdia, muitas vezes tão vazio e produzido artificialmente pelos sofismas da astúcia humana.
— Os Resumos dos Padres da Ilha de Patmos —
Autor Ivano Liguori, Ofm.Cap.
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O calendário litúrgico da família franciscana propõe a cada ano novo, no terceiro dia de janeiro, a memória do Santo Nome de Jesus.
Historicamente sabemos que foi o Papa Clemente VII No 1530 autorizar, para toda a Ordem Franciscana, a recitação do Ofício do Santíssimo Nome de Jesus. Isto se deve sobretudo a uma particular devoção ao Santo Nome que se tornou prerrogativa da Ordem Franciscana - infelizmente muito antes dos bons jesuítas - mas também sobretudo graças ao apostolado e ao zelo de São Bernardino da Siena e dos bem-aventurados irmãos Alberto da Sarteáno e Bernardino da Feltre.
A prática e devoção do Santo Nome de Jesus espalhou-se muito rapidamente e com tanto entusiasmo e fervor que logo se estabeleceu a sua própria celebração litúrgica. O Espírito Santo que operou misteriosamente nos corações dos meus antigos irmãos, pais da nossa amada Ordem, ele realizou pastoralmente o que o bem-aventurado apóstolo Paulo escreveu em sua Carta aos Filipenses (cf. Fil 2,10-11):
«para que ao nome de Jesus todo joelho se dobre no céu, na terra e debaixo da terra; e toda língua proclama que Jesus Cristo é o Senhor, para glória de Deus Pai ".
Lembre-se desta verdade dogmática, litúrgica e pastoral sobre o Santíssimo Nome de Jesus é particularmente significativa no início de cada novo ano, tendo em conta que o 2025 é também um ano de jubileu. Na vida de um cristão tudo deve estar centrado e orientado em Jesus, cujo nome significa "O Senhor salva". É mais necessário do que nunca reiterar que na vida do homem – seja ele crente ou não – tudo pede salvação, cada dimensão do seu ser e da sua existência apela diariamente a uma salvação holística de todo o ser humano. E salvação, o verdadeiro que recupera o homem, não se encontra em intrigas políticas ou eclesiásticas, nos discursos de fim de ano dos poderosos do mundo ou nos seus gestos cenográficos e demagógicos de pauperismo e misericórdia, muitas vezes tão vazio e produzido artificialmente pelos sofismas da astúcia humana. A salvação que recupera e redime não é sequer a de um clericalismo de compromisso ou de um jubileu sem a verdade da culpa e a certeza de uma redenção que convida à conversão.
Diante do Santíssimo Nome de Jesus só podemos dobrar cada joelho, com a esperança de que depois disso o coração também, a mente e o homem inteiro se curvam ao senhorio de Jesus Cristo, o único que é capaz de pedir e dar a salvação plena e duradoura.
Feliz Ano Novo.
Sanluri, 2 Janeiro 2025.
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NO TERCEIRO DIA DO ANO NOVO LEMBRAMOS O SANTO NOME DE JESUS, ANTES DO QUE CADA JOELHO GENUFLECE
E salvação, o verdadeiro que recupera o homem, não se encontra em intrigas políticas ou eclesiásticas, nos discursos de fim de ano dos poderosos do mundo ou nos seus gestos cenográficos e demagógicos de pauperismo e falsa misericórdia, muitas vezes tão vazio e produzido artificialmente a partir dos sofismas da astúcia humana.
— Os artigos curtos dos Padres da Ilha de Patmos —
Autor Ivano Liguori, Ofm.Cap.
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O calendário litúrgico da família franciscana propõe a cada novo ano, no terceiro dia de janeiro, a memória do Santíssimo Nome de Jesus.
Historicamente sabemos que foi o Santo Padre Clemente VII dentro 1530 quem autorizou, para toda a Ordem Franciscana, a recitação do Ofício do Santíssimo Nome de Jesus. Isto deve-se sobretudo a uma devoção particular ao Santo Nome que se tornou prerrogativa da ordem franciscana – infelizmente muito antes dos bons jesuítas – mas também graças ao apostolado e ao zelo de São Bernardino de Sena, os Beatos Alberto de Sarteáno e Bernardino de Feltre.
A prática piedosa e a devoção ao Santíssimo Nome de Jesus se espalhou rapidamente e com entusiasmo e fervor que logo foi estabelecida uma festa litúrgica própria. O Espírito Santo que operou misteriosamente nos corações dos meus antigos irmãos, pais da nossa amada Ordem, realizou pastoralmente o que o Beato Apóstolo Paulo escreveu na sua Carta aos Filipenses (cf. Fil 2,10-11):
«Para que ao nome de Jesus todo joelho se dobre, no céu, na terra e debaixo da terra; e toda língua proclame que Jesus Cristo é o Senhor, para a glória de Deus Pai».
Lembrando esta dogmática, a verdade litúrgica e pastoral sobre o Santíssimo Nome de Jesus é particularmente significativa no início de cada novo ano, levando em conta que 2025 é também um ano de Jubileu. Na vida de um cristão tudo deve estar centrado e orientado em Jesus, cujo nome significa “O Senhor salva”. É mais necessário do que nunca reiterar que na vida do homem – seja ele crente ou não – tudo pede salvação, cada dimensão do seu ser e da sua existência apela diariamente a uma salvação holística de todo o ser humano.
E salvação, o verdadeiro que recupera o homem, não se encontra em intrigas políticas ou eclesiásticas, nos discursos de fim de ano dos poderosos do mundo ou nos seus gestos cenográficos e demagógicos de pauperismo e falsa misericórdia, muitas vezes tão vazio e produzido artificialmente a partir dos sofismas da astúcia humana. A salvação que recupera e redime não é sequer a de um clericalismo de compromisso ou de um jubileu sem a verdade da culpa e a certeza de uma redenção que convida à conversão.
Diante do Santíssimo Nome de Jesus só podemos dobrar todos os joelhos, com a esperança de que depois disso também o coração, a mente e o homem inteiro se curvarão ao senhorio de Jesus Cristo, o único que é capaz de pedir e dar a salvação plena e duradoura.
Feliz Ano Novo.
Sanluri, 2 Janeiro 2025
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NO TERCEIRO DIA DO ANO NOVO LEMBRAMOS A MEMÓRIA DO SANTO NOME DE JESUS, ANTES DO QUE CADA JOELHO DOBRA
A verdadeira salvação que recupera o homem, Não se encontra em intrigas políticas ou eclesiásticas, nos discursos de fim de ano dos poderosos do mundo ou nos seus gestos cenográficos e demagógicos de pauperismo e falsa misericórdia, muitas vezes tão vazio e produzido artificialmente pelo sofisma da astúcia humana.
— Breves artigos dos Padres da Ilha de Patmos —
Autor Ivano Liguori, Ofm.Cap.
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O calendário litúrgico típico da família franciscana propõe a cada ano novo, o terceiro dia de janeiro, a memória do Santíssimo Nome de Jesus.
Historicamente sabemos que foi o Santo Padre Clemente VII, em 1530, que autorizou a recitação do Ofício do Santíssimo Nome de Jesus para toda a Ordem Franciscana. Isto deveu-se principalmente a uma devoção particular ao Santo Nome que se tornou prerrogativa da Ordem Franciscana - infelizmente, muito antes dos bons jesuítas —, mas acima de tudo, graças ao apostolado e zelo de São Bernardino de Sena e dos Beatos confrades Alberto de Sarteáno e Bernardino de Feltre.
A prática e devoção do Santíssimo Nome de Jesus Ele se espalhou muito rapidamente com tal ímpeto e fervor que logo foi criada uma festa litúrgica própria.. O Espírito Santo, que funcionou misteriosamente nos corações dos meus ex-irmãos, os pais da nossa amada Ordem, cumpriu pastoralmente o que o bem-aventurado Apóstolo Paulo escreveu em sua Carta aos Filipenses (cf. Flp 2, 10-11)
"Que todo joelho no céu se dobre ao nome de Jesus.", no chão e debaixo da terra; e toda língua proclama que Jesus Cristo é o Senhor, "para a glória de Deus Pai".
Lembre-se desta verdade dogmática, o ensinamento litúrgico e pastoral sobre o Santíssimo Nome de Jesus é particularmente significativo no início de cada novo ano, tendo em conta que o 2025 É também um ano de jubileu.. Na vida do cristão tudo deve estar centrado e orientado em Jesus, cujo nome significa "O Senhor salva". É tão necessário como sempre reiterar que na vida do homem – crente ou não – tudo exige salvação, Cada dimensão do seu ser e da sua existência exige diariamente uma salvação integral de todo o ser humano.. e salvação, a verdadeira salvação que recupera o homem, Não se encontra em intrigas políticas ou eclesiásticas, nos discursos de fim de ano dos poderosos do mundo ou nos seus gestos cenográficos e demagógicos de pauperismo e falsa misericórdia, muitas vezes tão vazio e produzido artificialmente pelo sofisma da astúcia humana. Nem a salvação que recupera e redime a de um clericalismo de compromisso ou a de um jubileu sem a verdade da culpa e a certeza de uma redenção que convida à conversão..
Diante do Santíssimo Nome de Jesus você só pode dobrar todos os joelhos, na esperança de que mais tarde seu coração também se dobre, a mente e o homem inteiro diante do senhorio de Jesus Cristo, o único capaz de pedir e dar a salvação plena e duradoura.
Feliz ano novo.
Sanluri, 2 de janeiro 2025
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Tive uma meia-irmã depois que meu pai se casou pela segunda vez. baixar pornografia Minha nova irmã é uma preguiçosa assistir pornografia Ele não vai à escola nem estuda. história de sexo Ele mata aula sempre que pode pornografia grátis É por isso que seus familiares estão tão bravos com ele pornografia brazzers Pensei em praticar esportes no jardim hoje, quando não há ninguém em casa histórias de sexo Por acaso vi minha irmã que não ia à escola escondida no quarto rokettube Eu gritei com ele e o forcei a ir para a escola pornografia turca Quando ele saiu de casa, comecei a praticar esportes no jardim. pornô Pouco tempo depois, recebi uma notificação no meu celular informando que o alarme da casa estava desativado. histórias de incesto Ela me convenceu a fazer sexo com ela nua na minha frente e seus discursos provocativos..
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