La zarigüeya no sabe que una monja puede convertirse fácilmente en gobernadora del Estado de la Ciudad del Vaticano, como ya lo era Giulio Sacchetti

El zarigüeya ignora que una monja puede convertirse fácilmente en gobernador del estado de la ciudad del Vaticano, Como ya era Giulio Sacchetti

Esta mota venenosa, En su dosis de veneno diario, regresa para sacarlo con los laicos y los laicos a quienes se confían ciertas oficinas, A partir de la hermana Raffaella Petrini, cuyo nombramiento para gobernador fue anunciado

– Los escritos de los Padres de la Isla de Patmos –

Autor Teodoro Beccia

Autor
Teodoro Beccia

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Junto con el prefafa anónimo de su personal editorial fantasma, Hoy elZarigüeya truenos contra la hermana Raffaella Petrini, Secretario General de la Gobernación del Estado de la Ciudad del Vaticano, grueso, entre los diversos, ser "nota para el gobernador por su excelente y llena de actitud de sí mismo" (cf.. AQUI).

Para nosotros, los padres de la isla de Patmos, sin embargo, es exactamente lo contrario: La hermana Raffaella ya ha sido apreciada en el pasado por sus grandes habilidades y equilibrio en Propaganda Fide, Dejándose un gran recuerdo en ese dicasterio.

Esta mota venenosa que se teme a sí mismo como el mejor experto en la ley canónica y la ley del Vaticano - “habilidades” Hacido rigurosamente en un blog de chismes&Venidos fuera de las paredes del pequeño estado de la ciudad donde no es bienvenido, excepto para afirmar "nosotros en el Vaticano ... aquí en el Vaticano ..." -, En su dosis de veneno diario, regresa para sacarlo con los laicos y los laicos a quienes se confían ciertas oficinas, A partir de la hermana Raffaella, cuyo nombramiento para gobernador fue anunciado.

El nombramiento de una mujer a un prefecto de un dicasterio y el de una mujer a la oficina del gobernador del estado de la ciudad del Vaticano, Son dos preguntas totalmente diferentes que no tienen un tipo de conexión entre ellos.. En el primer caso, Como pronto explicaré en mi artículo Long Legal Cut, Nos enfrentamos a una oficina que requiere la cifra de un ministro sagrado, ¿Cómo se puede deducir de su nombre?: Dicasterio para religiosos; en el segundo caso, en cambio, Nos enfrentamos a una oficina puramente política-administrativa, sin ningún tipo de implicación religiosa y jerárquica-eclesial.

foto de archivo, 1960, En el centro frente a la silla que trae al pontífice supremo Giovanni xxiii don Giulio Sacchetti Marquis de Castelromano, designado en 1968 Gobernador del Staro de la ciudad del Vaticano del pontífice supremo Paul VI

Ignora el zarigüeya que con total facilidad le da a los eclesiásticos y títulos seculares como "idiotas", "Incapaci", "incompetente", "Fallido no resuelto" ... olvida que durante más de tres décadas (1968-2001) presidente, o el gobernador de la ciudad del Vaticano., fuil Don Giulio Sacchetti Marquis de Castelromano, Un laico marcado y padre de más hijos, Siervo extraordinario de la iglesia y el papado. Por lo tanto? Ya, sen me olvidaba : «… Nosotros en el Vaticano ... aquí en el Vaticano ... "

Velletri de Roma, 20 Enero 2025

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Los Padres de la Isla de Patmos

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De la abadesa mitrada de Conversano a la hermana prefecta del Dicasterio de Religiosos

DALLA BADESSA MITRATA DI CONVERSANO ALLA SUORA PREFETTO DEL DICASTERO PER I RELIGIOSI

La tendenza a separare i poteri d’ordine e di giurisdizione si fonda su molte disposizioni pontificie del passato, que han respaldado los actos gubernamentales sin poder de orden, per esempio il governo di alcune badesse dal Medioevo sino ai tempi moderni, o di alcuni vescovi che hanno governato diocesi senza essere ordinati.

– Teología y derecho canónico –

Autor Teodoro Beccia

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Teodoro Beccia

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El 6 enero pasado, solennità dell’Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo, Suor Simona Brambilla, finora segretario del Dicastero per gli istituti di Vita Consacrata e le società di Vita Apostolica, è stata nominata prefetto dello stesso dicastero dal Sommo Pontefice Francesco.

Suor Simona Brambilla era segretario del dicastero desde el 7 de Octubre del 2023; seconda donna a ricoprire questo incarico dopo la nomina nel 2021 di Suor Alessandra Smerilli al Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Il Romano Pontefice ha scelto come Pro-prefetto del dicastero Ángel Fernández Artime, 65 años, creato cardinale nel Concistoro del 30 Septiembre 2023. Con questa nomina, rilanciata in un baleno dalle agenzie di stampa mondiali, il Pontefice ha inteso creare una struttura dirigenziale senza precedenti presso il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, nominando una suora prefetto e un cardinale pro-prefetto.

In perfetta coerenza logica con le azioni del Romano Pontefice, tale scelta non fa che ricalcare il solco segnato dalla riforma della Curia romana già presente nella Costituzione Praedicate Evangelium, merita però di essere chiarita dal punto di vista giuridico e da quello teologico. Un esempio iniziale potrà aiutarci a introdurre il tema per poi chiarire il problema. Previamente, già lo scorso 9 Enero 2023, il Pontefice aveva nominato un nuovo Abate territoriale de laAbbazia di Montecassino, posto a capo della comunità monastica più antica dell’Occidente. Sebbene non consacrato vescovo, l’abate cassinense ― o per essere precisi l’arciabate ― riceve ratione officii tutte le facoltà di governo di un vescovo. Nulla di nuovo se non per il fatto che il Pontefice ha scelto di promuovere alla carica di abate, di per sé elettiva da parte della sua comunità, un monaco laico non costituito nell’ordine sacro del presbiterato, ordinato poi sacerdote solo dopo la nomina abbaziale.

Senza voler entrare nel merito della discussione circa l’opportunità di una nomina pontificia per una carica che more solito prevede una elezione, resta necessario analizzare la complementarietà, o meno, tra potestà d’ordine e potestà di giurisdizione. Rivalorizzando la tradizione teologica antica, orientale e occidentale, il Vaticano II ha messo l’accento sull’unità della «sacra potestas», pur senza voler prendere posizione sul valore ecclesiologico della distinzione tra il potere di ordine e quello di giurisdizione introdotta dalla canonistica prima del XII secolo. Sussistono, de hecho, elementi teologici che orientano verso una concezione unitaria della potestas sacra, es decir: il principio della sacramentalità dell’episcopato di cui al lata. 129 §1 C.J.C.

Vi sono nella Chiesa due poteri, lasciati da Nostro Signore Gesù Cristo, e due gerarchie che ne derivano, le quali si incrociano e si sovrappongono in parte, ma che restano ben distinte nelle loro attribuzioni e nelle loro fonti. Il primo tra i due è la potestas sanctificandi, che si riceve e si esercita tramite il Sacramento dell’Ordine nei suoi vari gradi (ministeri istituiti, sacerdozio ed episcopato: e er Vescovo si intende chi ha ricevuto la consacrazione episcopale), e che consiste principalmente nel potere di consacrare l’Eucaristia e, mediante questa e gli altri Sacramenti, dare la grazia alle anime. Poiché la fonte di questo potere è un Sacramento, l’autore diretto ne è Nostro Signore stesso, EXW operados: i ministri ne sono solo gli strumenti. Atto più alto di questo potere è la consacrazione del Corpo e del Sangue di Cristo. En este, Vescovo e Sacerdote, sono uguali. LA potestas regendi, o potere di giurisdizione, che comprende in sé il potere spirituale di governare e di insegnare (infatti si insegna legittimamente e con autorità solo ai propri sudditi). Se consideriamo la Chiesa come sociedades, secondo il diritto classico, essa deve avere un’autorità capace di legiferare e di guidare, oltre che di punire e correggere. Questo potere, che Nostro Signore ugualmente possiede al supremo grado, è da Lui trasmesso direttamente solo al Successore del Beato Apostolo Pietro al momento dell’accettazione dell’elezione, e da lui stesso trasmesso in vari modi al resto della Chiesa. Non ha di per sé alcun legame con il potere d’ordine, benché generalmente i due poteri convivano negli stessi soggetti, o incluso, come per il Papa e i Vescovi diocesani, vi sia obbligo morale di riunire in sé i due poteri. In questo senso Vescovo è colui che ha ricevuto dal Papa il potere di governare una diocesi.

Questa dottrina sulla distinzione di origine dei due poteri è insegnata senza ambiguità possibile in una quantità impressionante di documenti magisteriali: ultima fra di essi l’enciclica Mystici Corporis Pío XII (1943), ripresa nelle successive Ad Sinarum gentes (1954) y Ad Apostolorum Principis (1958). I Vescovi governano la loro diocesi in nome del Cristo, «id tamen dum faciunt, non plane sui jurissunt, sed sub debita Romani Pontificis auctoritate positi, quamvis ordinaria jurisdictionis potestate fruantur, immediate sibi ab eodem Pontifice impertita» («tuttavia quando lo fanno, non lo fanno affatto per diritto proprio, ma posti sotto la debita autorità del Romano Pontefice, benché godano di un potere di giurisdizione ordinario, dato loro immediatamente dallo stesso Pontefice») (SD. 3804). L’unico al mondo a ricevere tale potere di giurisdizione direttamente da Dio è il Pontefice Romano, come affermava il Codice di Diritto Canonico del 1917 al can.109:

«Qui in ecclesiastica hierarchia cooptantur [...] in gradibus potestatis ordinis constituuntur sacra ordinatione; in supremo pontificatu, ipsometjure divino, adimpleta conditione legitimae electionis ejusdem que acceptationis; in reliquis gradibus jurisdictionis, canonica missione» («Coloro che sono annoverati nella gerarchia ecclasiastica [...] sono costituiti nei gradi del potere d’ordine con la sacra ordinazione; nel supremo Pontificato, per lo stesso diritto divino, compiute le condizioni della legittima elezione e dell’accettazione di questa; nei restanti gradi del potere di giurisdizione, con la missione canonica»).

nemmeno il Romano Pontefice riceve tale potere dalla consacrazione episcopale, ma indipendentemente da essa. Nel corso della storia c’è stata quindi un’ampia, complessa e talvolta controversa riflessione sul rapporto tra il potere degli ordini, che si riceve con l’ordinazione e che permette di amministrare alcuni Sacramenti ― come presiedere l’Eucaristia ― e il potere di governo, che dà autorità su una parte del Popolo di Dio, come una diocesi, un ordine religioso o anche una parrocchia. Per molto tempo si è creduto che i due poteri fossero distinti e che fosse possibile esercitarli separatamente; anche San Tommaso d’Aquino condivideva questa posizione.

Per quanto riguarda la Curia romana, si riteneva che tutti coloro che vi svolgevano il loro servizio ricevessero il loro potere direttamente dal Romano Pontefice, che conferiva loro l’autorità indipendentemente dal fatto che fossero ordinati o meno. Questo valeva anche per i cardinali, la cui autorità derivava dalla creazione papale e non per via sacramentale. Questo approccio ha caratterizzato la storia della Chiesa per lungo tempo, tanto che ci sono stati cardinali che non erano sacerdoti, ad esempio il Cardinale Giacomo Antonelli, segretario di Stato vaticano dal 1848 al 1876, era stato ordinato diacono, ma non era un sacerdote. Più indietro nel tempo, ci sono stati cardinali nominati in giovane età che hanno ricevuto gli ordini solo dopo molto tempo, e persino papi che erano solo diaconi al momento della loro elezione al soglio pontificio.

Alcuni abati del passato non erano nemmeno stati ordinati sacerdoti e governavano una circoscrizione ecclesiastica, oppure c’erano figure che a noi risultano quanto meno anacronistiche ma che rispondevano a questa logica, come i vescovi eletti che governavano diocesi senza aver ricevuto la consacrazione episcopale ma solo in virtù della loro elezione, problema questo al quale porrà fine il Concilio di Trento attraverso l’obbligo della residenza. Altri esempi sono le cosiddette badesse mitrate, “donne con il bastone pastorale”, di cui accenneremo a seguire.

Nel tempo è emerso un altro approccio che risale alla Chiesa del primo millennio: Il potere di governo è strettamente legato al Sacramento dell’ordine sacro, per cui non è possibile esercitare l’uno senza l’altro se non entro certi limiti, che sono piuttosto ristretti.Per questo motivoil Santo Pontefice Giovanni XXIII, nel 1962,con il motu proprio Cum Gravissima decise che tutti i cardinali dovessero essere ordinati vescovi

Questo è l’approccio del Concilio Vaticano II, che si ritrova, por ejemplo,, nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium a n. 21, en Nota explicativa a n. 2, e nei due Codici di Diritto Canonico, quello latino del 1983 e quello orientale del 1990. Nel III capitolo (NN. 18-23) y en Nota praevia si sostiene che la consacrazione episcopale è fonte del potere di governo e non solo del potere d’ordine, facendo leva sulla sacramentalità dell’episcopato. Per il Concilio di Trento, de hecho, il sacerdozio conferito dal Cristo agli Apostoli e ai loro successori è detto «potere [...] di consacrare, offrire e amministrare il suo Corpo e il suo Sangue, oltre che di rimettere e ritenere i peccati» (SD 1764); in particolare i Vescovi «che sono succeduti in luogo degli Apostoli [...] sono superiori ai preti, e possono amministrare il Sacramento della cresima, ordinare i ministri della Chiesa, e compiere molte altre cose» (SD 1768). Ecco dunque gli effetti dell’Ordinazione tali che ci sono descritti dal Concilio di Trento: un potere legato al Corpo fisico del Cristo e all’amministrazione dei Sacramenti, e assolutamente non al governo esterno della Chiesa. lumen gentium afferma che la consacrazione episcopale «conferisce pure, con l’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e governare, que sin embargo, por su naturaleza, non possono essere esercitati se non nella comunione gerarchica con il Capo e colle membra del Collegio».

Chiunque sia validamente consacrato Vescovo possiede, segundo lumen gentium, entrambi i poteri; il Sommo Pontefice interviene solo per determinare l’esercizio del potere di governo, non per conferirlo. In mancanza di questo intervento del Papa, non sappiamo se l’esercizio della giurisdizione sarebbe invalido o soltanto illecito: la Nota praevia afferma di non voler entrare nella questione, anche se si può supporre che sarebbe solo illecito, come per il potere d’ordine. Además, secondo il n. 22 la consacrazione episcopale avrebbe come effetto anche l’ingresso nel Collegio episcopale, corpo che secondo lumen gentium avrebbe il potere supremo accanto a quello del Papa da solo: la Nota praevia precisa che tale soggetto del potere universale esiste sempre, ma che entra in azione solo quando il Papa lo convoca. Lo stesso numero 22 dice che per appartenere al Collegio occorre anche il legame gerarchico, tuttavia non è chiaro se questa sia una vera causa di appartenenza al Collegio o una semplice condizione. Il potere di governo, che esula dall’ordine sacramentale, sarebbe effetto del Sacramento yx opere operato, quindi del Cristo direttamente, come anche l’appartenenza al detto Collegio, che pur essendo soggetto del potere supremo Cuando Pedro y bajo Pedro, resterebbe un soggetto distinto da Pietro solo e riceverebbe il potere che esercita non ex Petro sino ex Christo, come appare chiaramente dalla stessa Nota praevia.

Il Vaticano II ha autorevolmente ribadito che l’episcopato è un sacramento e che con la consacrazione episcopale si entra a far parte del Collegio episcopale che insieme al Papa e sotto la sua autorità, è il soggetto della suprema potestà su tutta la Chiesa. Questa tesi è chiaramente difficile da conciliare con il dettato del Vaticano I, che condanna

«[…] quelli che affermano che tale primato non fu dato immediatamente e direttamente al Beato Pietro, ma alla Chiesa e tramite questa a lui come ministro della Chiesa stessa».

Tesi diversa da quella che poi ha prevalso in lumen gentium: qui il soggetto del potere supremo è uno, il Collegio, benché non si escluda che il Papa possa agire solo. L’eco di questa tesi si fa sentire anche nel numero 22 de lumen gentium, quando si afferma che il Papa esercita il potere a due titoli: in forza del suo ufficio e come Capo del Collegio. Si ammette dunque che almeno in alcuni casi il Papa sia solo il rappresentante del Collegio.

Questa riflessione si ritrova nelle due documenti di riforma della Curia romana che hanno seguito il Concilio Vaticano II: La costituzione Regimini Ecclesiae Universae de Pablo VI (1967) y el Pastor Bonus den san Juan Pablo II (1988). Giovanni Paolo II delineò la Curia in congregazioni e pontifici consigli, che in termini laici potrebbero essere definiti comeministeri con portafoglio” y “ministeri senza portafoglio”.

Le congregazioni dovevano essere governate da cardinali perché partecipavano alle decisioni della Chiesa universale con il Papa, por ello, i loro capi, dovevano avere il rango di primi consiglieri del Papa. I pontifici consigli, en cambio, potevano essere guidati anche da arcivescovi, ma in ogni caso da ministri ordinati perché dovevano comunque essere in rapporto di collegialità con il vescovo di Roma – cioè il Papa.

Il diritto canonico distingue la potestà di governo in tre categorie: la potestà legislativa in ragione della quale si pongono in essere leggi, decreti generali e privilegi; la potestà esecutiva che consente di porre in essere decreti generali esecutivi, istruzioni e atti ammnistrativi singolari e su concessione della competente autorità legislativa decreti generali e privilegi; la potestà giudiziale che consente di porre in essere le sentenze e i relativi atti preparatori.

Negli ordinamenti statali vige il principio della separazione delle potestà che permette di ripartire le funzioni di governo (parlamento, Gobierno, tribunali) así que eso (Locke-Montesquieu) il loro esercizio sia libero da influenze reciproche. Nell’ordinamento canonico vige il principio della distinzione delle potestà e quindi della loro unità. Le tre funzioni sono annesse agli uffici capitali sia universali che particolari. Tuttavia accanto ad essi l’ordinamento canonico prevede ulteriori uffici in cui risultano titolati persone o collegi a cui è annessa una sola delle potestà citate. La distinzione tra le potestà non ha lo scopo di limitare l’esercizio di ciascuna nei confronti dell’altra ma consente di individuare atti di natura diversa affinché sia promosso il bene comune della Chiesa.

L’organizzazione della Chiesa si fonda sul principio della gerarchia degli uffici, molti dei quali non sono qualificabili come uffici di governo, in quanto non dotati di potestas gubernandi. Quando la potestà di governo è annessa a un ufficio, si qualifica come ordinaria, distinta da quella delegata perché data direttamente alla persona tramite mandato, senza attribuzione di un ufficio specifico.

La potestà ordinaria può essere propria o vicaria. Nel primo caso è esercitata innome propriodal titolare; è vicaria se è esercitata da un soggetto che agisce a nome del titolare dell’ufficio. A livello universale, gli uffici ai quali è annessa una potestà ordinaria propria o vicaria sono: romano Pontífice, Collegio episcopale, le congregazioni della Curia, il Pontificio consiglio dei Laici, i tribunali apostolici. A livello particolare sono: i vescovi diocesani e i capi delle prelature abbaziali o territoriali, i vicari e prefetti apostolici, amministratori apostolici, Ordinari personali (tranne quelli per gli anglicani), ordinario della prelatura personale, vicari generali, episcopali e giudiziali, párrocos; metropoliti, concili particolari, conferenze episcopali e loro consigli permanenti; i superiori e i capitoli degli istituti religiosi e società clericali di vita apostolica di diritto pontificio.

La lata. 134 §1 attribuisce la qualifica di Ordinario ai titolari di tre diversi uffici: l’ufficio che si caratterizza per l’intera potestà di governo (legislativa, esecutiva e giudiziale), romano Pontífice, Vescovi diocesani ed equiparati; l’ufficio caratterizzato dalla potestà ordinaria vicaria ed esecutiva (vicari generali ed episcopali delle diocesi); uffici attribuiti ai superiori maggiori degli istituti religiosi e delle società di vita apostolica. Lo stesso lata. 134 §2 attribuisce la qualifica giuridica di ordinario del luogo ai primi due tipi di ordinari. La qualifica di ordinario del luogo è legata al carattere territoriale delle circoscrizioni ecclesiastiche.

La potestà delegata è distinta dalla potestà ordinaria perché è affidata alla persona (lata 131), in quanto titolare di un ufficio ma non come parte integrante di esso. In questo caso la potestà è circoscritta alle facoltà assegnate alla persona mediante un mandato di delega. Sia il romano pontefice che i vescovi possono, mediante delega, ampliare le facoltà di un vescovo diocesano o di un vicario al di là di quelle acquisite mediante ufficio. Da qui la differenza tra le due potestà. Quella ordinaria è oggettiva, esiste in sé indipendentemente dal soggetto che deve solo possedere i requisiti definiti per ricevere l’ufficio; la seconda dipende dalla scelta di un soggetto titolare che decide di concederne una parte.

La costituzione apostolica Praedicate Evangelium, con cui il Sommo Pontefice Francesco ha riformato la Curia nel 2022, si è sostanzialmente discostata da questo approccio giuridico e teologico. Non si distingue più tra congregazioni e pontifici consigli, che vengono tutti definiti dicasteri; non c’è più differenza su chi può essere il capo del dicastero, una carica che può essere quindi conferita anche a un laico. Sin embargo, nel presentare la riforma della Curia il 21 marzo 2022, l’allora Padre Gianfranco Ghirlanda S.J.. ― creato cardinale da Sommo Pontefice Francesco nel concistoro del 27 Agosto 2022 ― spiegò che c’erano ancora alcuni dicasteri in cui era opportuno che fosse un cardinale a guidarli e fece notare che la «costituzione non abroga il Codice di Diritto Canonico, che stabilisce che nelle questioni che riguardano i chierici sono i chierici a giudicare». Questo è il centro della questione: ci sono uffici che possono essere esercitati solo per nomina pontificia o ci sono uffici che, nonostante la nomina pontificia, possono essere esercitati solo se si è ordinati?

La domanda emerge quando un Cardinale pro-prefetto supporta una Suora prefetto. Il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha diverse competenze, che sono in genere atti di governo che possono essere esercitati senza l’ordinazione sacerdotale. Ma lo stesso dicastero, spesso è chiamato a gestire e dirimere problemi che riguardano chierici ordinati in sacris. Probabilmente si è pensato che queste decisioni possano essere gestite, in maniera residuale, da almeno un membro che abbia ricevuto la sacra ordinazione, da affiancare al Prefetto. Per questo è stata creata la figura del pro-prefetto, che sembra però essere usata in modo improprio. El documento Praedicate Evangelium descrive due pro-prefetti che sono a capo delle due sezioni del Dicastero per l’Evangelizzazione. Questo perché i due pro-prefetti guidano le sezioni del dicastero “al posto” (es decir, pro-) del Papa, che è considerato il prefetto del dicastero.

In altri casi è stato nominato pro-prefetto un prelato che non aveva ancora il grado per ricoprire formalmente la carica. Por ejemplo, quando Angelo Sodano fu nominato Segretario di Stato vaticano il 1° dicembre 1990, era ancora un arcivescovo. Fu quindi nominato pro-segretario di Stato perché la Costituzione Apostolica Pastor Bonus prevedeva che il segretario di Stato fosse sempre un cardinale. Sodano mantenne il titolo di pro-segretario di Stato fino al concistoro del 28 Junio 1991, quando fu creato cardinale e assunse formalmente il titolo di segretario di Stato a partire dal 1° luglio 1991.

Il pro-prefetto Ángel Fernández Artime è però già cardinale e non esercita la giurisdizione al posto del Papa. Semmai lavora a fianco della Suora prefetto. Il suo ruolo è più che altro quello di co-prefetto, quindi resta da vedere se il Santo Padre nominerà un segretario per il dicastero per capire l’organigramma definitivo. La scelta di affiancare un ecclesiastico al prefetto rispecchia il modus operandi di alcuni ordini religiosi, che hanno alla loro guida dei “fratelli” (laici consacrati), ma che sono nominati accanto a figure con autorità sacramentale. Il Sommo Pontefice avrebbe quindi scelto di seguire una strada già percorsa dalle congregazioni religiose per il governo della Chiesa. Non è una novità. Anche il Santo Padre Francesco, por ejemplo,, è intervenuto nella crisi di governo dell’Ordine di Malta proprio operando sull’Ordine come se fosse solo un’entità religiosa e monastica, imponendo autoritariamente le nuove costituzioni nel settembre 2022 e stabilendo che il Romano Pontefice deve confermare l’elezione del Gran Maestro.

Anche il Consiglio dei Cardinali, istituito da Papa Francesco all’inizio del suo pontificato nel 2013, assomiglia al consiglio generale che sostiene il governo del Generale dei Gesuiti. Molte di queste impostazioni sono date dal principale consigliere giuridico del Pontefice regnante, il Cardinale Gianfranco Ghirlanda, anch’egli gesuita, che ha seguito personalmente la riforma dell’Ordine di Malta e la riforma della Curia, oltre a varie altre riforme, come quella degli statuti dei Legionari di Cristo.

Il Santo Padre Francesco ha stabilito un’innovazione nella Curia romana abbandonando i criteri del governo della Curia a favore piuttosto di quelli delle congregazioni religiose. Ci troviamo di fronte a una piccola rivoluzione, o semplicemente a un uso improprio dei termini che potrebbe causare una grave confusione? Sappiamo che la carica di pro-prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica non è prevista dalla costituzione Praedicate Evangelium. Non è stato precisato come sarà il rapporto di poteri e competenze tra il nuovo prefetto e il pro-prefetto. Sin embargo, parlare di un rapporto di subordinazione con un cardinale che sarebbe ilsecondo in gradodel prefetto non sembra una lettura corretta.

La distinzione tra ordine e giurisdizione è il risultato di una riflessione, durata quasi un millennio, tesa a risolvere due problemi fondamentali: quello della validità degli atti sacramentali posti dai ministri, che avessero rotto con la comunione ecclesiale; quello della validità delle ordinazioni assolute, che prevalse nella prassi della Chiesa latina malgrado la proibizione del Concilio di Calcedonia. La questione non riguardò tanto la possibilità che un vescovo scomunicato potesse essere posto a capo di una diocesi, quanto piuttosto che potesse continuare ad amministrare i Sacramenti, fino a quando Graziano e i decretisti non riuscirono progressivamente a distinguere nell’attività dei ministri due poteri: un potere di ordine e un potere di giurisdizione, diversi sia per la modalità di trasmissione che per la loro stabilità e funzione. E tutto sommato la Costituzione Praedicate Evangelium procede proprio su questo binario della distinzione: assume implicitamente l’opzione di non considerare il sacramento dell’Ordine come l’origine del potere di giurisdizione, ma di attribuirlo esclusivamente alla missio canónica data dal Romano Pontefice, che conferirebbe così una delega dei suoi propri poteri a chiunque eserciti una funzione di governo nella Curia romana e nella Chiesa, sia esso ordinato o meno.

La questione maggiormente dibattuta pare essere l’esercizio della potestà di giurisdizione nell’ambito extra-sacramentale. Al di fuori dell’ambito sacramentale, il Codice del 1983 sembra considerare, almeno dal profilo terminologico, la potestas iurisdictionis come un potere che possiede un contenuto materiale proprio, distinto da quello della potestas ordinis. Il Codice utilizza due differenti termini: el término «facultas» nell’ambito sacramentale, e quello di «energía» nell’ambito extra-sacramentale, quasi come a dare due significati diversi allo stesso potere di giurisdizione, uno formale ed uno contenutistico, secondo che esso operi nel primo o nel secondo ambito. Quanto alla riforma della Curia, essa pare presentare una rivoluzione radicale all’interno dell’Ordinamento, una sorta di sottolineatura della domanda circa l’origine della potestà di giurisdizione: comprendere se si tratta di volontà divina (inmediato) inscritta nel sacramento dell’Ordine che fonda i poteri di santificare, insegnare e governare o si tratta piuttosto d’una determinazione della Chiesa (mediata) conferita al Successore di Pietro in virtù del suo mandato di pastore universale con la speciale assistenza dello Spirito Santo.

La tendenza a separare i poteri d’ordine e di giurisdizione si fonda su molte disposizioni pontificie del passato, que han respaldado los actos gubernamentales sin poder de orden, per esempio il governo di alcune badesse dal Medioevo sino ai tempi moderni, come nel noto e celebre caso della Badessa di Conversano, definido Monstrum Apuliae, o di alcuni vescovi che hanno governato diocesi senza essere ordinati, o ancora alcune licenze concesse dal Supremo Legislatore a semplici sacerdoti per ordinare altri preti senza essere vescovi. Si potrebbe allungare l’elenco dei fatti che mostrano come il potere di governo non dipenda intrinsecamente dal potere d’Ordine, quanto piuttosto da un’altra fonte, che si identifica poi con la missio canónica conferita dal Romano Pontefice. La nuova Costituzione andrebbe forse oltre il lata. 129 §2 C.J.C., ovvero interpreterebbe a pieno quella collaborazione del laicato nell’esercizio della medesima potestà di giurisdizione. Partendo da questa osservazione, il nocciolo della questione può ricondursi a ciò che regola i rapporti tra la natura della Chiesa come istituzione divino-umana e le strutture di governo che le consentono di adempiere la sua missione a servizio della salvezza del mondo. Si può dunque affermare che la comunione ecclesiale comporta una dimensione gerarchica che corrisponde al mistero trinitario così come ci viene rivelato. Tutto quanto fin ora detto, seppure in maniera estremamente sintetica, porterebbe a dire che la potestà di giurisdizione non dipende esclusivamente dalla potestà di ordine.

Una cosa possiamo affermare con malcelata sicurezza: la nomina di una Suora alla carica di Prefetto (que, resterebbe come suora sottoposta alla sua diretta Superiora religiosa ma, al mismo tiempo, gerarchicamentesuperiora della sua Superiora”, con rischio concreto di cortocircuitare le competenze) e la contestuale nomina di un Cardinale alla carica di pro-prefetto, non fa altro che confermare la cifra stilistica alla quale questo pontificato ci ha ormai abituato da 12 anni in avanti: l’importante è provocare e generare processi. Cosa che potrebbe anche risultare affascinante, se non per il fatto che, come tutti i giuristi, non possiamo fare a meno di considerare che i processi, proprio per una questione di giustizia equità e di rispetto delle parti, non possono durare in eterno, porqué, tarde o temprano, uno de los dos:o giungono a sentenza o vengono archiviati.

Velletri de Roma, 19 Enero 2025

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Los Padres de la Isla de Patmos

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En las fronteras clericales con la realidad: la mujer sufre de envidia freudiana del pene, La zarigüeya de la envidia de Matteo Bruni, director de la Oficina de Prensa de la Santa Sede

EN LAS FRONTERAS clericales con la realidad: LA MUJER SUFRE ENVIDIA FRUDIANA DEL PENE, L’OPOSSUM DELL’INVIDIA DI MATTEO BRUNI DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Non rivolgo eziandio siffatte domande per me, pero para un amigo sin cultura canónica. Incurante che se l’Opossum si irrita non esita a scrivere lettere di fuoco, con allegate lezioncine di diritto canonico, ai vescovi dei Padri de L’Isola di Patmos.

Il cogitatorio di Ipazia neLe brevidei Padri de L’Isola di Patmos

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Autora Hipatia Gatta Romana

Autor
Hipatia Gatta romana

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Domando per un amico privo di cultura canonistica: come mai l’Zarigüeya, quando gioca a fare l’agenzia di informazione vaticana che tal proprio non è, nell’annunciare certe nomine pubblicate dal bollettino della Sala Stampa della Santa Sede diretta dal di lui vituperato e pluri-insultato Matteo Bruni, ergo fatte passare come se la Sala Stampa fosse il suo blogghetto di Gossip&Veleni, in buon clericalese sciorina: «Il Santo Padre ha nominato Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Maurino Piacente membro attivo della Pontificia Accademia di Cultura Romanesca ‘mo pijatelo ‘ndercul … il Santo Padre ha eletto alla sede vescovile di Gaiana en partibus infidelium et molliculum il Rev.mo Presbitero Marco Parrucchino da Montefeltro …», salvo perdere però tutto questo buon clericalese quando si tratta di nominare il Romano Pontefice indicato come “Bergoglio”, oppure l’Arciprete della papale arcibasilica di San Pietro indicato come “Mauro Gambetti”, oppure “il Gambetti”, senza indicarlo affatto come Sua Eminenza Reverendissima il Signor cardinale Mauro Gambetti, oggetto da alcuni anni dei suoi continui insulti (ver AQUI). Ven mayo, queste formali e sostanziali discrepanze?

Non rivolgo eziandio siffatte domande per me, pero para un amigo sin cultura canónica. Incurante che se l’Opossum si irrita non esita a scrivere lettere di fuoco, con allegate lezioncine di diritto canonico, ai vescovi dei Padri de L’Isola di Patmos, ai quali è fin troppo chiaro che a questo mondo, secondo la ardita teoria freudiana, la donna soffrirebbe dell’invidia del pene maschile, mentre altri sembrano invece soffrire dell’invidia del prete.

desde la Isla de Patmos, 15 Enero 2025

 

Santísima Virgen María Gattara, protector de los gatos católicos

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Los Padres de la Isla de Patmos

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Quizás Jesús necesitaba ser limpiado y perdonado de pecados a través del bautismo.?

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

QUIZÁS JESÚS NECESITABA SER PURIFICADO Y PERDONADO DE LOS PECADOS MEDIANTE EL BAUTISMO?

La inmersión de Jesús en el Jordán es una señal que revela el destino que compartió el Verbo hecho carne: el de los pecadores. Como escribe Pablo: «El que no había conocido pecado, Dios lo trató como pecado en nuestro nombre., para que seamos justicia de Dios por medio de él.".

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un episodio sorprendente, incluso vergonzoso, el del bautismo de jesus, lo que elimina cualquier duda sobre su historicidad.

Pietro Perugino Retablo de Sant'Agostino, bautismo de jesus, 1512

Juan en el Jordán impartió un bautismo de penitencia, según lo escrito en Lc 3,3. Jesús tal vez necesitaba ser perdonado de sus pecados? Para intentar responder, sigamos el hilo de la página del relato evangélico de este domingo, en la versión lucaniana.

"En ese momento, porque la gente estaba esperando y todo, sobre juan, Se preguntaban en sus corazones si él no era el Cristo., Juan respondió a todos diciendo: «Yo os bautizo con agua; pero viene el que es más fuerte que yo, cuyos cordones de sandalias no soy digno de desatar. Él os bautizará en Espíritu Santo y fuego".. Y aquí, mientras todo el pueblo era bautizado y Jesús, también recibió el bautismo, el estaba orando, el cielo se abrió y el Espíritu Santo descendió sobre él en forma corporal, como una paloma, y una voz vino del cielo: «Tú eres mi Hijo, el amado: He puesto mi placer en ti" (Lc 3,15-16.21-22).

En este pasaje evangélico notamos algunas peculiaridades. Sólo Lucas nos dice que Jesús recibió el bautismo de esta manera.: "cuando todo el pueblo fue bautizado" (3,21). Jesús, alineado como los demás, es el último de una larga procesión. La expresión "todo el pueblo" es típica del evangelista Lucas y no es una simple afirmación encaminada a exagerar la realidad para amplificarla.; en cambio tiene una profundidad teológica. El primer uso de esta expresión en la Biblia se encuentra en el libro del Génesis., en la historia del pecado de los habitantes de Sodoma:

«Los hombres de Sodoma se reunieron alrededor de la casa [en lote] de joven a viejo, todo el pueblo en su conjunto" (19,4).

Esta redacción recuerda la condición pecaminosa de todo un grupo de hombres, la complicidad en el pecado de una multitud específica. Lucas utiliza la expresión "todo el pueblo" para afirmar que el acontecimiento del bautismo de Jesús concierne en realidad a todo el pueblo de Israel., aquellos que fueron tocados por el testimonio de Juan el Bautista y más allá. La inmersión en las aguas del Jordán fue signo de conversión y penitencia, la actitud a la que todos fueron llamados a acoger la salvación. Pero San Lucas también parece mirar más allá del pueblo de Israel y deja entrever que es toda la humanidad la que está siendo convocada y abrazada..

En el misterio de la Navidad meditamos en la encarnación del hijo de Dios, su venida como hombre entre los hombres, asumiendo "en todo menos en el pecado" la verdadera naturaleza humana. Ponlo de esta manera, La inmersión de Jesús en el Jordán es una señal que revela el destino que compartió el Verbo hecho carne: el de los pecadores. Como escribe Pablo:

«El que no había conocido pecado, Dios lo trató como pecado en nuestro nombre., para que seamos justicia de Dios por medio de él." (2Cor 5,21).

Traducido con mayor fidelidad al texto griego., este pasaje de nuestro pasaje podría traducirse así: «Cuando todo el pueblo estaba sumergido, Incluso Jesús fue sumergido", como queriendo decir que Jesús se sumerge en la inmersión del pueblo. No sólo es miembro de su pueblo sino que se sumerge en su propia condición y es con este acto que inicia su ministerio público., demostrando su profunda solidaridad con nosotros los humanos, incluso en nuestra condición de pecadores.

Para el evangelista Lucas, entonces, El episodio del bautismo del Señor tiene una función teológica fundamental porque Jesús, incluso antes de ser tentado y luego comenzar su ministerio, comienza desde allí. Aunque este aspecto es más evidente en el Evangelio según Mateo, para el evangelista está claro que en este misterio se resumen los distintos pasos del Jordán ya completados en la historia de la salvación.. Del de Israel que huye de Egipto, para entrar en la tierra prometida, hasta su regreso de Babilonia después del exilio. El Jordán también parece fundamental para Jesús; Lo atraviesa para entrar en su misión., en una condición, al menos externamente, de penitencia. Todo quedará claro en el otro bautismo que aún le falta por recibir. (Lc 12, 50: «Tengo un bautismo en el que seré bautizado, y que ansiosa estoy hasta que se cumpla!»). Del bautismo en las aguas del Jordán al bautismo en la muerte y resurrección que es su Pascua, el Señor nunca ha dejado de sumergirse en las aguas de nuestra condición humana, a menudo pecaminosa, en las aguas turbulentas de nuestra existencia. Viene a sumergirse en nuestra pobre humanidad para depositar allí el amor infinito del Padre..

La otra peculiaridad del pasaje evangélico de hoy está representado por el hecho de que sólo Lucas nos dice que Jesús, recibió el bautismo, "él estaba orando". El propio Tercer Evangelio presta especial atención a este aspecto., ya que los momentos más decisivos del ministerio de Jesús están preparados o acompañados de una oración más intensa: su bautismo de hecho, la elección de los doce (Lc 6,12), La pregunta planteada a los Doce sobre quién es Jesús para el pueblo. (9,18), la transfiguración (9,28) y pasión (22,41-45). San Lucas no relata palabra alguna de esta oración de Jesús ni de lo que Dios le pudo haber comunicado. Sin embargo, de las palabras que bajaron del cielo, podemos entender que es una oración filial, este último aspecto es característico de la manera en que Jesús se relacionaba con Dios como Padre, Destacado aquí por Lucas y especialmente por el Cuarto Evangelio.: «Padre, ha llegado el momento: glorifica a tu Hijo para que el Hijo te glorifique a ti... Todas mis cosas son tuyas, y los tuyos son míos" (Juan 17, 1. 10). El Padre reconoce a Jesús como su hijo predilecto, con quien tiene una relación profunda que define y distingue la personalidad de Jesús desde niño: «No sabíais que en los negocios de mi Padre debo estar?» (Lc 2,49).

Finalmente, el contexto de la escena evangélica recuerda el libro del profeta Isaías y la vocación del elegido:

«Aquí está mi siervo a quien sostengo, mi elegido con quien estoy complacido. Puse mi espíritu sobre él; él traerá justicia a las naciones" (Es 42,1).

La misión del Siervo parte de la comunión y comunicación con el Padre y del don del Espíritu. El Espíritu Santo viene a dar testimonio solemne de la divinidad de Jesús en el momento de su realización., como cualquier hombre, el gesto penitencial, habiendo sufrido el bautismo de Juan. Durante su vida terrenal, Jesús nunca se mostrará tan grande como en la humildad de los gestos y de las palabras.. Una lección importante para nosotros que vemos las cosas de manera tan diferente. Seguir a Cristo significa emprender este camino de humildad, es decir, de verdad. Cristo, verdadero Dios y verdadero hombre, nos enseña la verdad de nuestro ser. También a nosotros los cristianos hemos recibido la gracia del Espíritu y también para nosotros hay una misión que realizar y un testimonio que dar.. Pedimos conocerla, cómo Jesús conoció el suyo en el Jordán y pudo vivirlo. para que esto suceda, el don del Espíritu debe pedirse siempre con insistencia:

«el comportamiento de Jesús que ora cuando viene el Espíritu, debe servir de ejemplo a los creyentes: De hecho, el don del Espíritu Santo es la petición esencial de la oración cristiana". (Gerard Rossé).

Desde la ermita, 12 Enero 2025

Bautismo del Señor

 

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Cueva de Sant'Angelo en Maduro (Civitella del Tronto)

 

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Los Padres de la Isla de Patmos

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El Santo Padre nombra pro-prefecta a una prefecta del Dicasterio de Religiosos apoyada por un cardenal, es decir, su adjunto

(Texto en inglés después del italiano. / texto español posterior al engles)

EL SANTO PADRE NOMBRA PROPREFECTO A UNA MUJER PREFECTO DEL DICASTERIO PARA LOS RELIGIOSOS, FLANQUEADA POR UN CARDENAL

No es difícil entender quién era el asesor., Siempre hemos sabido que el canonista jesuita Gianfranco Ghirlanda, hoy cardenal, Sostiene que «el poder de gobierno en la Iglesia no proviene del Sacramento del Orden, sino desde la misión canónica".

– Los escritos de los Padres de la Isla de Patmos –

Autor Teodoro Beccia

Autor
Teodoro Beccia

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Hermanos cristianos separados de la Iglesia católica miembros de la comunidad anglicana nos han instado repetidamente:

«Nunca poner a las mujeres en roles de gobierno eclesial, no cometas nuestro error, De lo contrario pagarás todas las consecuencias".

la imaginativa y legendaria figura de la Papa Juana

Para ayudar a quienes no aceptaron la institución de las mujeres sacerdotes, el episcopesse es peor, el Sumo Pontífice Benedicto XVI dictó la Constitución Apostólica grupos de anglicanos, que contiene instrucciones sobre el establecimiento de ordinariatos personales para los anglicanos que entran en plena comunión con la Iglesia católica.

Yendo más atrás en el tiempo, Los ortodoxos invitados como observadores al Concilio Vaticano II, dijeron a varios de nuestros Padres que presionaban por la abolición del celibato sacerdotal:

"Los que tienen el celibato sacerdotal, guárdalo. De lo contrario corres el riesgo de acabar como nosotros.: la mayoría de los problemas que nuestros obispos se ven obligados a afrontar y resolver tienen su origen en disputas entre sacerdotes instigadas por sus esposas, o de riñas entre esposas de sacerdotes".

El Santo Padre Francisco nombró a una monja Prefecta del Dicasterio de Religiosos, Simona Brambilla, apoyado como pro-prefecto por el Cardenal Ángel Fernández Artime, SDB (Ver. Boletín oficial). Y aquí vale recordar que el prefecto es el dueño del departamento., mientras que la pro-profeta es un teniente, es decir, el adjunto del prefecto, designado como tal para desempeñar funciones vicarias como su delegado.

No es difícil entender quién era el asesor., Siempre hemos sabido que el canonista jesuita Gianfranco Ghirlanda, hoy cardenal, Sostiene que «el poder de gobierno en la Iglesia no proviene del Sacramento del Orden, sino desde la misión canónica". Afirmando así «la igualdad fundamental entre todos los bautizados, aunque en diferenciación y complementariedad [...] que funda la sinodalidad" (cf.. AQUI).

Aplicando el mismo principio, Se podría argumentar fácilmente que es lícito nombrar a sor Pasquina della Bela Madunina como arzobispo metropolitano de Milán., ejerciendo como tal el poder de gobierno de la Diócesis Ambrosiana, que según Ghirlanda no proviene del Sacramento del Orden. Después, para que haya alguien responsable de ejercer también las necesarias facultades sacramentales del episcopado, bastará con nombrar un obispo auxiliar a la arzobispa sor Pasquina della Bela Madunina, en todo caso el Reverendo Abbondio Che te Brillet de Lontan. Porque esto es lo que se hizo concretamente con el nombramiento de la hermana como prefecta del dicasterio y del cardenal como proprefecto. Eso dijo, Ante tanta evidencia, Cualquier otro comentario sería una pérdida inútil de tiempo y palabras..

Velletri de Roma, 7 Enero 2025

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EL SANTO PADRE NOMBRA A UNA PREFECTA DEL DICASTERIO DE RELIGIOSOS, APOYADO POR UN CARDENAL COMO PRO-PREFECTO

No es difícil entender quién fue el inspirador., el canonista jesuita Gianfranco Ghirlanda, ahora cardenal, siempre mantenido: «el poder de gobierno en la Iglesia no proviene del Sacramento del Orden, sino desde la misión canónica».

- Los artículos breves de los padres de la isla de Patmos. -

Autor Teodoro Beccia

Autor
Teodoro Beccia

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Hermanos cristianos separados de la Iglesia católica pertenecientes a la comunidad anglicana nos han instado repetidamente:

«Nunca poner a las mujeres en roles de gobierno eclesial, no cometas nuestro error, De lo contrario pagarás todas las consecuencias».

La imaginativa y legendaria figura de la Papa Juana

Para ayudar a quienes no aceptaron la institución de las mujeres sacerdotes, peor que las mujeres obispos, el Sumo Pontífice Benedicto XVI dictó la Constitución Apostólica grupos de anglicanos, que contiene instrucciones sobre la institución de ordinariatos personales para los anglicanos que entran en plena comunión con la Iglesia católica.

retrocediendo en el tiempo, Los ortodoxos invitados como observadores al Concilio Vaticano II, dijo a varios de nuestros Padres que presionaban por la abolición del celibato sacerdotal:

«Tú que tienes el celibato sacerdotal, guárdalo. De lo contrario corres el riesgo de acabar como nosotros.: Gran parte de los problemas que nuestros obispos se ven obligados a resolver provienen de riñas entre sacerdotes fomentadas por sus esposas., o de riñas entre las esposas de los sacerdotes».

El Sumo Pontífice Francisco ha nombrado Prefecta del Dicasterio Religioso para los Religiosos a una monja, Simona Brambilla, apoyado como pro-prefecto por el Cardenal Ángel Fernández Artime, SDB (Ver Boletín Oficial). Y aquí es necesario recordar que el prefecto es el jefe del dicasterio., el proprofecto es un teniente, es decir, el viceprefecto, designado para desempeñar funciones vicarias como delegado.

No es difícil entender quién fue el inspirador., el canonista jesuita Gianfranco Ghirlanda, ahora cardenal, siempre mantenido: «el poder de gobierno en la Iglesia no proviene del Sacramento del Orden, sino desde la misión canónica». Afirmando así «la igualdad fundamental entre todos los bautizados, aunque sea en diferenciación y complementariedad […] que funda la sinodalidad» (ver AQUÍ).

Aplicando este principio, se podría apoyar la legitimidad del nombramiento de Sor Juguetón Arzobispo Metropolitano de Milán, y ejercer el poder de gobierno de la Diócesis Ambrosiana, que según Ghirlanda no proviene del Sacramento del Orden. Después, para que haya que ejercer también las potestades sacramentales propias del episcopado, Bastará con nombrar obispo auxiliar al arzobispo Sor Juguetona, tal vez el Reverendo Placid del Buen Cordero. Esto se ha producido con el nombramiento de la hermana como prefecta del dicasterio y del cardenal como proprefecto. Ante esta evidencia, cualquier otro comentario solo sera una perdida de tiempo y palabras.

Velletri de Roma, 7 Enero 2025

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EL SANTO PADRE NOMBRA A UNA MUJER PREFECTO DEL DICASTERIO PARA LOS RELIGIOSOS APOYADA POR UN CARDENAL COMO PRO-PREFECTO

No es difícil comprender quién fue el inspirador, siempre hemos sabido que el canonista jesuita Gianfranco Ghirlanda, hoy cardenal, sostiene que «el poder de gobierno en la Iglesia no proviene del Sacramento Orden, sino de la de misión canónica».

— Artículos breves de los Padres de la Isla de Patmos —

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Autor Teodoro Beccia

Autor
Teodoro Beccia

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Hermanos cristianos separados de la Iglesia católica pertenecientes a la Comunidad anglicana nos han exhortado repetidas veces:

«Nunca pongáis a mujeres en funciones de gobierno eclesiástico, no cometáis nuestro error, de lo contrario pagaréis todas las consecuencias».

Para ayudar a quienes no aceptaron la institución de mujeres sacerdotes, peor aún la de las episcopesas, el Sumo Pontífice Benedicto XVI emitió la Constitución Apostólica grupos de anglicanos, que contiene instrucciones sobre el establecimiento de ordinariatos personales para los anglicanos que entran en plena comunión con la Iglesia católica.

Yendo más atrás en el tiempo: los ortodoxos invitados como observadores al Concilio Vaticano II, dijeron a varios de nuestros Padres que presionaban por la abolición del celibato sacerdotal:

«Vosotros que tenéis el celibato sacerdotal, conservadlo. De lo contrario, corréis el riesgo de acabar como nosotros: buena parte de los problemas que nuestros obispos se ven obligados a afrontar y resolver tienen origen en peleas entre sacerdotes fomentadas por sus esposas, o de peleas entre las esposas de los sacerdotes».

El Sumo Pontífice Francisco ha nombrado a una monja, Simona Brambilla, Prefecto del Dicasterio para los Religiosos, apoyada como Pro-Prefecto por el Cardenal Ángel Fernández Artime, SDB. (Ver. Boletín Oficial). Y aquí conviene recordar que el prefecto es el titular del dicasterio, mientras que el pro-prefecto es un adjunto nombrado como tal para desempeñar funciones vicarias en cuanto delegado.

No es difícil comprender quién fue el inspirador, siempre hemos sabido que el canonista jesuita Gianfranco Ghirlanda, hoy cardenal, sostiene que «el poder de gobierno en la Iglesia no proviene del Sacramento Orden, sino de la de misión canónica». Afirmando así «la igualdad fundamental entre todos los bautizados, aunque en la diferenciación y complementariedad […] que funda la sinodalidad» (Ver. AQUÍ).

Aplicando el mismo principio, se podría sostener con seguridad que es licito nombrar a Sor Pasquina del Corazón Gozozo de Jesús Arzobispo Metropolitano de Milán, ejerciendo como tal la potestad de gobierno de la Diócesis Ambrosiana, que según Ghirlanda, no proviene del Sacramento del Orden. Después, para que haya alguien responsable de ejercer las necesarias potestades sacramentales propias del episcopado, bastará con nombrar un obispo auxiliar del arzobispo Sor Pasquina, por si acaso el reverendo Temeroso del Santo Cordero. Porque esto es de hecho, lo que se hizo con el nombramiento de la religiosa como prefecto del dicasterio y del cardenal como pro-prefecto. Dicho esto, ante tanta evidencia, cualquier otro comentario sería una pérdida inútil de tiempo y de palabras.

Velletri, Roma, 7 de enero de 2025

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Los Padres de la Isla de Patmos

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El problema es que el Santo Padre no tiene protecciones para proteger sus propias expresiones infelices.

(Texto en inglés después del italiano. / texto español posterior al engles)

 

EL PROBLEMA ES QUE EL SANTO PADRE NO TIENE PROTECCIONES PARA PROTEGER SUS PROPIAS EXPRESIONES INFELICES

Proteger al Sumo Pontífice significa ante todo proteger a la Iglesia de Cristo y a la institución del papado, que no es un bien desechable que pertenece a quien lo recibió., así como el episcopado no es de los obispos y el sacerdocio no es de nosotros los sacerdotes.

— Los Breves de los Padres de la Isla de Patmos —

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Ya nos hemos acostumbrado: Nunca nadie había atacado a sacerdotes como este Pontífice., hombres y mujeres religiosos.

El problema no son los tonos de reproche, porque su supremo predecesor Pío XI también escribió en 1935 una encíclica memorable sobre las derivas y las insuficiencias del clero, la Al sacerdocio católico, pero lo hizo con amor de padre y corazón de pastor. Francisco no se limita a regañarnos, porque se burla de nosotros. Y cada vez que lo hace, Todas las izquierdas internacionales y los márgenes del laicismo más radical se alegran de las bromas del primer Sumo Pontífice de la historia que se burla públicamente de sus sacerdotes., hombres y mujeres religiosos (Este tema también se trata en mi libro.: Digresiones de un sacerdote liberal).

Nada que decir que algunas monjas pudieran tener. «la cara como vinagre» (cf.. AQUI), como afirmó el Santo Padre, después de haberles instado en el pasado a «No seáis solteronas agrias» (cf.. AQUI). Y hay solteronas amargas, Sabemos que, desde siempre. El problema, sin embargo, es otra cosa.: estos son los argumentos y lenguajes de un Sumo Pontífice cuyas palabras dan la vuelta al mundo?

El Santo Padre, por su elección y voluntad, Está desprovisto de todos esos mecanismos de defensa con los que la tan despreciada Curia Romana siempre ha protegido a sus predecesores.. Proteger al Sumo Pontífice significa ante todo proteger a la Iglesia de Cristo y a la institución del papado, que no es un bien desechable que pertenece a quien lo recibió., así como el episcopado no es de los obispos y el sacerdocio no nos pertenece a nosotros. Mientras la severa advertencia se cierne sobre todos nosotros:

«A todos se les dio mucho, mucho se le pedirá; al que encomendaron mucho, se requerirá mucho más (Lc 12, 48)».

Y esto es especialmente cierto para el augusto sucesor del Beato Apóstol Pedro, quien más que cualquiera de nosotros ha recibido mucho, Caras de vinagre a un lado. …

Desde la isla de Patmos, 5 Enero 2025

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EL SANTO PADRE NO ESTÁ PROTEGIDO DE LOS RIESGOS SUS EXPRESIONES DE DESAGRADACIÓN, ESTE ES EL PROBLEMA

Proteger al Sumo Pontífice significa, ante todo, proteger la Iglesia de Cristo y la institución del papado, que no es un bien disponible para quienes lo recibieron., así como el episcopado no es de los obispos y el sacerdocio no es de nosotros los sacerdotes.

— Los artículos breves de los padres de la isla de Patmos. —

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Ya estamos acostumbrados: Nadie como este Pontífice ha atacado jamás a los sacerdotes., hombres y mujeres religiosos.

El problema no es el tono de reproche, porque incluso su supremo predecesor Pío XI escribió una encíclica memorable en 1935 sobre las insuficiencias del clero (ver: Al sacerdocio católico), pero lo hizo con amor de padre y corazón de pastor. Francisco no se limita a reprocharnos, porque se burla de nosotros. Y cada vez que lo hace, Toda la izquierda internacional y los márgenes del laicismo más radical se alegran de las bromas del primer Sumo Pontífice de la historia que se burla públicamente de sus sacerdotes., hombres y mujeres religiosos (Este tema también se trata en mi libro.: Digresiones de un sacerdote liberal, actualmente disponible solo en italiano).

Nada que decir que ciertas monjas puedan tener «caras de vinagre» (consultar aquí), como afirmó el Santo Padre, después de haberles instado ya en el pasado «no ser solteronas agrias» (consultar aquí). el problema es otra cosa: ¿Son estos los argumentos y lenguajes de un Sumo Pontífice cuyas palabras dan la vuelta al mundo??

El Santo Padre, por su propia elección, está privado de todos aquellos mecanismos de defensa con los que la tan despreciada Curia Romana siempre ha protegido a sus predecesores. Proteger al Sumo Pontífice significa ante todo proteger a la Iglesia de Cristo y a la institución del papado, que no es un bien disponible para quienes lo recibieron., así como el episcopado no es de los obispos y el sacerdocio no es de nosotros los sacerdotes. Mientras la severa advertencia se cierne sobre todos nosotros:

«Se exigirá mucho de la persona a la que se le ha confiado mucho, y aún más se le exigirá a la persona a la que se le ha confiado más» (Lucas, 12, 48).

Y esto es especialmente cierto para el sucesor del Beato Apóstol Pedro, quien ha recibido más que todos nosotros, caras de vinagre a un lado …

FDesde la isla de Patmos, 5 Enero 2025

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EL PROBLEMA ES QUE EL SANTO PADRE YA NO TIENE LAS PROTECCIONES PARA PROTEGER SUS INFELICES EXPRESIONES

Proteger al Sumo Pontífice significa, ante todo, el proteger la Iglesia de Cristo y la institución del papado, que no es un bien disponible que pertenece a quien lo recibe, así como el episcopado no pertenece a los obispos y el sacerdocio no nos pertenece a nosotros.

— Artículos breves de los Padres de la Isla de Patmos —

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Ya nos hemos acostumbrado: nadie ha atacado nunca a sacerdotes, religiosos y religiosas, como este Pontífice.

El problema no son los tonos de reproche, porque su Sumo Predecesor Pío X en el 1933 escribió una memorable encíclica sobre las desviaciones e insuficiencias del clero, la Al sacerdocio católico, pero lo hizo con el amor de un padre y el corazón de un pastor.

Francisco no sólo se limita a regañar, sino que se burla de nosotros. Y cada vez que lo hace, toda la izquierda internacional y los grupos más radicales del laicismo se alegran de las bromas del primer Sumo Pontífice de la historia que se burla públicamente de sus sacerdotes, religiosos y religiosas. Tema que también trato en mi libro: Digresiones de un sacerdote liberal (Digresiones de un sacerdote liberal).

No se puede negar que algunas monjas tienen “cara de vinagre”, como afirmó el Santo Padre (noticias aquí), después de haberlas exhortado en pasado a «no ser solteronas agrias» (noticias aquí). Y si hay solteronas amargas, siempre lo hemos sabido. Sin embargo, el problema es otro: ¿son estos los argumentos y los lenguajes de un Sumo Pontífice cuyas palabras dan la vuelta al mundo?

El Santo Padre, por propia elección y voluntad, está desprovisto de todos aquellos mecanismos de defensa con los que la tan despreciada Curia Romana siempre había protegido a sus predecesores. Proteger al Sumo Pontífice significa, ante todo, el proteger la Iglesia de Cristo y la institución del papado, que no es un bien disponible que pertenece a quien lo recibe, así como el episcopado no pertenece a los obispos y el sacerdocio no nos pertenece a nosotros. Mientras la severa advertencia se cierne sobre todos nosotros:

«A todo aquel a quien se le ha dado mucho, mucho se le pedirá; a quien mucho se le ha confiado, mucho más se le exigirá (Lc 12, 48)”.

Y esto se aplica sobre todo al Sucesor del beato Apóstol Pedro más que a todos nosotros, quien ha recibido mucho, dejando de lado las caras avinagradas…

Desde la Isla de Patmos, 5 de enero de 2025

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Los Padres de la Isla de Patmos

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El tercer día del año nuevo se recuerda la memoria del Santo Nombre de Jesús, ante el cual toda rodilla se dobla

(Texto en inglés después del italiano. / texto español posterior al engles)

 

EN EL TERCER DÍA DEL AÑO NUEVO RECORDAMOS LA MEMORIA DEL SANTO NOMBRE DE JESÚS, DINANZI AL QUALE OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI

Salvación, el verdadero que recupera al hombre, no se encuentra en intrigas políticas o eclesiásticas, en los discursos de fin de año de los poderosos del mundo o en sus gestos escenográficos y demagógicos de pauperismo y misericordia, a menudo tan vacío y artificialmente producido por los sofismas de la astucia humana.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

Autor
Ivano Liguori, Ofm.Cap.

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Il calendario liturgico proprio della famiglia francescana propone ogni nuovo anno, el tercer día de enero, la memoria del Santissimo Nome di Gesù.

Storicamente sappiamo che fu Papa Clemente VII en el 1530 autorizar, para toda la Orden Franciscana, la recita dell’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù. Questo grazie soprattutto a una particolare devozione al Santo Nome che divenne prerogativa dell’Ordine francescano – ahimè molto prima delli boni gesuiti – ma anche soprattutto grazie all’apostolato e allo zelo di San Bernardino da Siena e dai beati confratelli Alberto da Sarteáno e Bernardino da Feltre.

La pratica e la devozione del Santissimo Nome di Gesù si diffuse molto rapidamente e con tanto slancio e fervore che ben presto venne istituita una festa liturgica propria. El Espíritu Santo que obró misteriosamente en los corazones de mis antiguos hermanos, padri del nostro beneamato Ordine, cumplió pastoralmente lo que el bienaventurado apóstol Pablo escribió en su carta a los Filipenses (cf. Dentro 2,10-11):

«para que al nombre de Jesús se doble toda rodilla en el cielo, en la tierra y debajo de la tierra; y toda lengua proclama que Jesucristo es el Señor, para gloria de Dios Padre ".

Recuerda esta verdad dogmática., liturgica e pastorale sul Santissimo Nome di Gesù è particolarmente significativa all’inizio di ogni nuovo anno, teniendo en cuenta que el 2025 también es un año de jubileo. En la vida de un cristiano todo debe estar centrado y orientado en Jesús, cuyo nombre significa "El Señor salva". Es más necesario que nunca reiterar que en la vida del hombre -sea creyente o no- todo pide la salvación, cada dimensión de su ser y de su existencia llama diariamente a una salvación integral de todo el ser humano. y la salvación, el verdadero que recupera al hombre, no se encuentra en intrigas políticas o eclesiásticas, en los discursos de fin de año de los poderosos del mundo o en sus gestos escenográficos y demagógicos de pauperismo y misericordia, a menudo tan vacío y artificialmente producido por los sofismas de la astucia humana. La salvación que recupera y redime no es ni siquiera la de un clericalismo de compromiso o de un jubileo sin la verdad de la culpa y la certeza de una redención que invite a la conversión..

Davanti al Santissimo Nome di Gesù possiamo solo piegare ogni ginocchio, con la esperanza de que después de eso el corazón también, la mente y todo el hombre se inclinan ante el señorío de Jesucristo, el único que es capaz de pedir y dar la salvación plena y duradera.

Feliz año nuevo.

Sanluri, 2 Enero 2025.

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ON THE THIRD DAY OF THE NEW YEAR WE REMEMBER THE HOLY NAME OF JESUS, BEFORE WHICH EVERY KNEE GENUFLECTS

And salvation, the true one that recovers man, is not found in political or ecclesiastical intrigues, in the end-of-year speeches of the world’s powerful or in their scenographic and demagogic gestures of pauperism and false mercy, often so empty and artificially produced from the sophisms of human cunning.

- Los artículos breves de los padres de la isla de Patmos. -

 

Autor
Ivano Liguori, Ofm.Cap.

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The liturgical calendar of the Franciscan family proposes every new year, on the third day of January, the memory of the Most Holy Name of Jesus.

Historically we know that it was the Holy Father Clement VII en 1530 who authorized, for the entire Franciscan Order, the recitation of the Office of the Most Holy Name of Jesus. This is thanks above all to a particular devotion to the Holy Name which became the prerogative of the Franciscan order ― alas long before the good Jesuits ― but also all thanks to the apostolate and zeal of Saint Bernardino of Siena, the Blesseds Albert from Sarteáno and Bernardino from Feltre.

The pious practice and devotion to the Most Holy Name of Jesus spread rapidly and with enthusiasm and fervor that a liturgical feast of its own was soon established. The Holy Spirit who worked mysteriously in the hearts of my ancient brothers, fathers of our beloved Order, realized pastorally what the Blessed Apostle Paul wrote in his Letter to the Philippians (cf. Phil 2,10-11):

«So that at the name of Jesus every knee should bow, in heaven, on earth and under the earth; and let every tongue proclaim that Jesus Christ is Lord, to the glory of God the Father».

Remembering this dogmatic, liturgical and pastoral truth about the Most Holy Name of Jesus is particularly significant at the beginning of each new year, taking into account that 2025 is also a Jubilee year. In the life of a Christian everything should be centered and oriented on Jesus, whose name meansThe Lord saves”. It is more necessary than ever to reiterate that in the life of man ― no matter whether he is a believer or not ― everything asks for salvation, every dimension of his being and existence calls daily to a holistic salvation of the entire human being.

And salvation, the true one that recovers man, is not found in political or ecclesiastical intrigues, in the end-of-year speeches of the world’s powerful or in their scenographic and demagogic gestures of pauperism and false mercy, often so empty and artificially produced from the sophisms of human cunning. The salvation that recovers and redeems is not even that of a clericalism of compromise or of a jubilee without the truth of guilt and the certainty of a redemption that invites conversion.

Before the Most Holy Name of Jesus we can only bend every knee, with the hope that after that also the heart, the mind and the whole man will bend to the lordship of Jesus Christ, the only one who is able to ask and give the full and lasting salvation.

Happy New Year.

Sanluri, 2 Enero 2025

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EN EL TERCER DÍA DEL AÑO NUEVO RECORDAMOS LA MEMORIA DEL SANTO NOMBRE DE JESÚS, ANTE EL CUAL TODA RODILLA SE DOBLA

La verdadera salvación que recupera al hombre, no se encuentra en las intrigas políticas o eclesiásticas, en los discursos de fin de año de los poderosos del mundo o en sus gestos escenográficos y demagógicos de pauperismo y falsa misericordia, a menudo tan vacíos y artificialmente producidos por los sofismas de la astucia humana.

— Artículos breves de los Padres de la Isla de Patmos —

Autor
Ivano Liguori, Ofm.Cap.

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El calendario litúrgico propio de la familia franciscana propone cada nuevo año, el tercer día de enero, la memoria del Santísimo Nombre de Jesús.

Históricamente sabemos que fue el Santo Padre Clemente VII, en 1530, quien autorizó el rezo del Oficio del Santísimo Nombre de Jesús para toda la Orden Franciscana. Esto se debió principalmente a una particular devoción al Santo Nombre que se convirtió en prerrogativa de la Orden Franciscana — por desgracia, mucho antes que los Jesuitas buenos —, pero sobre todo, gracias al apostolado y al celo de San Bernardino de Siena y de los Beatos cohermanos Alberto de Sarteáno y Bernardino de Feltre.

La práctica y devoción del Santísimo Nombre de Jesús se extendió muy rápidamente con tal ímpetu y fervor que pronto se estableció una fiesta litúrgica propia. El Espíritu Santo, que obró misteriosamente en el corazón de mis antiguos cohermanos, los padres de nuestra querida Orden, cumplió pastoralmente lo que el bienaventurado Apóstol Pablo escribió en su Carta a los Filipenses (cf. Flp 2, 10-11)

«que al nombre de Jesús se doble toda rodilla en el cielo, en la tierra y debajo de la tierra; y toda lengua proclame que Jesucristo es el Señor, para gloria de Dios Padre».

Recordar esta verdad dogmática, litúrgica y pastoral sobre el Santísimo Nombre de Jesús es particularmente significativo al comienzo de cada nuevo año, teniendo en cuenta que el 2025 es también año jubilar. En la vida del cristiano todo debe estar centrado y orientado en Jesús, cuyo nombre significa «El Señor salva». Es tan necesario como siempre reiterar que en la vida del hombre — sea creyente o no — todo reclama salvación, cada dimensión de su ser y de su existencia reclama diariamente una salvación integral de todo el ser humano. Y la salvación, la verdadera salvación que recupera al hombre, no se encuentra en las intrigas políticas o eclesiásticas, en los discursos de fin de año de los poderosos del mundo o en sus gestos escenográficos y demagógicos de pauperismo y falsa misericordia, a menudo tan vacíos y artificialmente producidos por los sofismas de la astucia humana. Tampoco la salvación que recupera y redime es la de un clericalismo de compromiso o la de un jubileo sin la verdad de la culpa y la certeza de una redención que invita a la conversión.

Ante el Santísimo Nombre de Jesús sólo cabe doblar toda rodilla, con la esperanza de que después se doble también el corazón, la mente y el hombre entero ante el señorío de Jesucristo, el único capaz de pedir y dar la salvación plena y duradera.

Feliz Año Nuevo.

Sanluri, 2 de Enero 2025

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Insatisfacción perenne: “Señora Bovary”, la era de las redes sociales y la santidad de al lado (italiano, portugués, inglés)

(texto original en portugués / texto en inglés después del original en portugués)

 

LA INSATISFACCIÓN PERENNE: “SEÑORA BOVARY”,
LA ERA DE LOS DIOSES RED SOCIAL Y LA SANTIDAD AL LADO

E red social amplifican la insatisfacción con la vida real al presentar una realidad filtrada y embellecida, donde los momentos de alegría se exageran, Crear una percepción distorsionada de la vida de los demás.. Esta comparación constante con vidas aparentemente perfectas puede aumentar los sentimientos de insuficiencia., falla, envidia e insatisfaccion.

— Reflexiones pastorales —

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La insatisfacción humana es un tema atemporal que se manifiesta en la literatura clásica como en la era de social media. en la obra literaria señora bovary (1856), Gustavo Flaubert explora la insatisfacción crónica de Emma Bovary con su vida ordinaria y su búsqueda de un ideal romántico inalcanzable..

La obra capta la esencia de la condición humana. y anticipa la insatisfacción moderna. Emma personifica la lucha contra la mediocridad y la búsqueda de idealizaciones románticas., alimentada por lecturas que la hacen despreciar la vida con su marido, Carlos Bovary. Su búsqueda de escape a través de aventuras románticas y lujos imprudentes culmina en la ruina financiera y emocional., ilustrando las consecuencias de la insatisfacción perpetuada por ilusiones. La experiencia de Emma refleja la condición humana moderna., donde las idealizaciones transmitidas por social media causar una insatisfacción comparable.

E red social ellos amplifican Insatisfacción con la vida real al presentar una realidad filtrada y embellecida., donde los momentos de alegría se exageran, Crear una percepción distorsionada de la vida de los demás.. Esta comparación constante con vidas aparentemente perfectas puede aumentar los sentimientos de insuficiencia., falla, envidia e insatisfaccion. Especialmente entre los jóvenes, comparación con los puntos destacados representados en línea da YouTuber y influencia conduce a una baja autoestima y a sentimientos de insuficiencia. La exposición continua a estos ideales inalcanzables crea un círculo vicioso de comparación e insatisfacción., similar al vivido por Emma Bovary.

E red social promover una búsqueda constante de validación a través de me gusta, comentarios y acciones, especialmente entre los jóvenes. La falta de reconocimiento en línea puede provocar sentimientos de rechazo y exclusión, autolesión como mecanismo de alivio temporal del dolor emocional y empeorar la dinámica tóxica de red social. Hiperconectividad y miedo a perderse algo (FOMO: Miedo a perderse algo) contribuir a la ansiedad constante. La exposición prolongada a entornos competitivos en línea puede desencadenar o empeorar la depresión, llevando a la desesperación, al desinterés en actividades que antes disfrutaba e, en casos extremos, a pensamientos suicidas.

Contra la ola de insatisfacción alimentada por ilusiones, La santidad en la vida cotidiana surge como un remedio eficaz., mejorar las alegrías simples y genuinas de la vida cotidiana, frutos de la bondad divina. Este concepto promueve un acercamiento más consciente y agradecido a la realidad., centrarse en el presente y las pequeñas bendiciones que a menudo se pasan por alto. Propone aceptar la vida tal como es, cultivar la gratitud y la presencia en lugar de desear realidades alternativas.

El Santo Padre Francisco recuerdanos: «Me gusta ver la santidad en el pueblo paciente de Dios … en padres que crían a sus hijos con amor, en trabajadores, en los enfermos, en las ancianas consagradas que siguen sonriendo" (Regocíjate y regocíjate, n.7).

El análisis de la insatisfacción perenne, desde la perspectiva literaria de señora bovary a manifestaciones en la era de red social, revela un desafío constante a la condición humana: la búsqueda de satisfacción en medio de expectativas a menudo poco realistas. The Holiness Next Door surge como una poderosa respuesta a este dilema, ofreciendo un camino hacia una apreciación genuina de la vida en sus formas más simples y auténticas.

Concluyo con un llamamiento a mis compañeros sacerdotes y a las Autoridades Eclesiásticas de la Iglesia de Cristo, para que muchos jóvenes no corran la misma suerte trágica que Emma Bovary: despertemos ante esta situación!

Jundiaì, 2 Enero 2025

 

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LA INSATISFACCIÓN PERENNE: “SEÑORA BOVARY”,
LA ERA DE LAS REDES SOCIALES Y LA SANTIDAD EN LA PUERTA

Las redes sociales amplifican la insatisfacción con la vida real al presentar una realidad filtrada y embellecida, donde los momentos de alegría se exageran, Crear una percepción distorsionada de la vida de los demás..

— Reflexiones pastorales —

Autor
Eneas De Camargo Bestia

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Insatisfacción humana, tema atemporal, encuentra expresión en la literatura clásica y en la era de las redes sociales. em señora bovary (1856), Gustavo Flaubert explora la insatisfacción crónica de Emma Bovary con su vida ordinaria y su búsqueda de un ideal romántico inalcanzable..

La obra capta la esencia de la condición humana. y anticipa la insatisfacción moderna. Emma personifica la lucha contra la mediocridad y la búsqueda de idealizaciones románticas., alimentada por lecturas que la hacen despreciar su vida con su marido, Carlos Bovary. Su búsqueda de escapismo a través de aventuras amorosas y lujos imprudentes culmina en la ruina financiera y emocional., ilustrando las consecuencias de la insatisfacción perpetuada por ilusiones. La experiencia de Emma refleja la condición humana moderna., donde las idealizaciones transmitidas por las redes sociales causan una insatisfacción comparable.

Las redes sociales amplifican la insatisfacción con la vida real presentando una realidad filtrada y embellecida, donde los momentos de alegría se exageran, Crear una percepción distorsionada de la vida de los demás.. Esta confrontación constante con vidas aparentemente perfectas puede aumentar los sentimientos de insuficiencia., falla, envidia e insatisfaccion. Especialmente entre los jóvenes, comparación con los momentos destacados retratados en línea por youtubers y personas influyentes conduce a una baja autoestima y a sentimientos de insuficiencia. La exposición continua a estos ideales inalcanzables crea un círculo vicioso de comparación e insatisfacción., similar a lo que vivió Emma Bovary.

Las redes sociales promueven una búsqueda constante de validación a través de me gusta, comentarios y acciones, especialmente entre los jóvenes. La falta de reconocimiento en línea puede provocar sentimientos de rechazo y exclusión, La autolesión como mecanismo de alivio temporal del dolor emocional., y empeorar la dinámica tóxica de las redes sociales. Hiperconectividad y miedo a perder algo (FOMO: Miedo a perderse algo) contribuir a la ansiedad constante. Exposición prolongada a los ambientes. en línea Las actividades competitivas pueden desencadenar o empeorar la depresión., conduciendo a la desesperanza, Falta de interés en actividades que antes eran placenteras y, en casos extremos, pensamientos suicidas.

La correlación entre el uso excesivo de las redes sociales y el aumento de los trastornos mentales entre los jóvenes requiere una respuesta multifacética. Es crucial concienciar sobre los riesgos asociados al uso excesivo de estas plataformas y fomentar la adopción de hábitos saludables en línea.

Contra la marea de insatisfacción alimentada por ilusiones, La santidad en la vida cotidiana aparece como una medicina eficaz., valorar las alegrías simples y genuinas de la vida diaria, frutos de la bondad divina. Este concepto promueve un acercamiento más consciente y agradecido a la realidad., centrarse en el presente y las pequeñas bendiciones que a menudo se ignoran. Propone la aceptación de la vida tal como es., cultivar la gratitud y la presencia en lugar de anhelar realidades alternativas:

«Me gusta ver la santidad en el paciente pueblo de Dios… en padres que crían a sus hijos con amor, en trabajadores, en pacientes, en las ancianas consagradas que siguen sonriendo» (papa francisco, Regocíjate y regocíjate, n.7).

El análisis de la insatisfacción perenne, desde la perspectiva literaria de señora bovary a las manifestaciones en la era de las redes sociales, revela un desafío constante de la condición humana: la búsqueda de satisfacción en medio de expectativas a menudo poco realistas. La santidad "a las puertas" surge como una poderosa respuesta a este dilema, ofreciendo un camino hacia la apreciación genuina de la vida en sus formas más simples y auténticas.

Termino con un llamamiento a mis hermanos sacerdotes y a los demás líderes de la Iglesia, para que muchos jóvenes no corran la misma suerte trágica que Emma Bovary: Despertemos ante tal situación!

Jundiaì 30 enero de 2025

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LA INSATISFACCIÓN PERENNE: “SEÑORA BOVARY”, LA ERA DE LAS REDES SOCIALES Y LA SANTIDAD EN LAS PUERTAS

Las redes sociales amplifican la insatisfacción con la vida real al presentar una realidad filtrada y embellecida, donde los momentos de alegría se exageran, Crear una percepción distorsionada de la vida de los demás..

— reflexiones pastorales —

Autor
Eneas De Camargo Bestia

 

La insatisfacción humana es un tema atemporal que se manifiesta tanto en la literatura clásica como en la era de las redes sociales.. En la obra literaria Madame Bovary (1856), Gustavo Flaubert explora la insatisfacción crónica de Emma Bovary con su vida ordinaria y su búsqueda de un ideal romántico inalcanzable.

La obra capta la esencia de la condición humana. y anticipa la insatisfacción moderna. Emma personifica la lucha contra la mediocridad y la búsqueda de idealizaciones románticas., alimentada por lecturas que la hacen despreciar la vida con su marido, Carlos Bovary. Su búsqueda de escape a través de aventuras románticas y lujos imprudentes culmina en la ruina financiera y emocional., ilustrando las consecuencias de la insatisfacción perpetuada por ilusiones. La experiencia de Emma refleja la condición humana moderna., donde las idealizaciones transmitidas por las redes sociales causan una insatisfacción similar.

Las redes sociales amplifican el descontento con la vida real presentando una realidad filtrada y embellecida, donde los momentos de alegría se exageran, Crear una percepción distorsionada de la vida de los demás.. Esta comparación constante con vidas aparentemente perfectas puede aumentar los sentimientos de insuficiencia., falla, envidia e insatisfaccion. Especialmente entre los jóvenes, La comparación con los aspectos más destacados representados en línea por YouTubers e influencers conduce a una baja autoestima y a sentimientos de insuficiencia.. La exposición continua a estos ideales inalcanzables crea un círculo vicioso de comparación e insatisfacción., similar al vivido por Emma Bovary.

Las redes sociales promueven una búsqueda constante de validación a través de me gusta, comentarios y acciones, especialmente entre los jóvenes. La falta de reconocimiento en línea puede provocar sentimientos de rechazo y exclusión, La autolesión como mecanismo de alivio temporal del dolor emocional., y empeorar la dinámica tóxica de las redes sociales. Hiperconectividad y miedo a perderse algo (FOMO: Miedo a perderse algo) contribuir a la ansiedad constante. La exposición prolongada a entornos competitivos en línea puede desencadenar o empeorar la depresión, conduciendo a la desesperanza, desinterés en actividades que antes disfrutaba y, en casos extremos, pensamientos suicidas.

Contra la ola de insatisfacción alimentada por ilusiones, La santidad en la vida cotidiana surge como un remedio eficaz., mejorar las alegrías simples y genuinas de la vida cotidiana, frutos de la bondad divina. Este concepto promueve un acercamiento más consciente y agradecido a la realidad., centrarse en el presente y las pequeñas bendiciones que a menudo se pasan por alto. Propone aceptar la vida tal como es, cultivar la gratitud y la presencia en lugar de desear realidades alternativas:

«Me gusta ver la santidad en el pueblo paciente de Dios […] en padres que crían a sus hijos con amor, en trabajadores, en los enfermos , en las ancianas consagradas que siguen sonriendo» (Santo Padre Francisco, Regocíjate y regocíjate, n.7).

El análisis de la insatisfacción perenne, desde la perspectiva literaria de “señora bovary” a las manifestaciones en la era de las redes sociales, revela un desafío constante de la condición humana: la búsqueda de satisfacción en medio de expectativas a menudo poco realistas. La santidad de la puerta de entrada surge como una poderosa respuesta a este dilema., ofreciendo un camino hacia una apreciación genuina de la vida en sus formas más simples y auténticas.

Concluyo con un llamamiento a mis hermanos sacerdotes y la autoridad eclesiástica de la Iglesia de Cristo, para que muchos jóvenes no corran la misma suerte trágica que Emma Bovary: despertemos ante esta situación!

Jundiaì, 2 Enero 2025

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Estimados lectores:,
Esta revista requiere costes de gestión que siempre hemos abordado solo con vuestras ofertas gratuitas. Quienes deseen apoyar nuestra labor apostólica pueden enviarnos su aporte por la vía cómoda y segura Paypal haciendo clic a continuación:

 

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