Tempo da Quaresma e reflexão sobre a morte para nos abrir à alegria da ressurreição e da vida sem fim

TEMPO DI QUARESIMA E RIFLESSIONE SULLA MORTE PER APRIRCI ALLA GIOIA DELLA RISURREZIONE E DELLA VITA SENZA FINE

La Quaresima dovrebbe essere un momento di riflessione anche sulla morte. Uma reflexão pacífica, livre de perturbações ou medos, pior da rejeição da própria ideia de morte. Meditare sulla morte, para nós, cristãos, vuol dire pensare e riflettere, con serenità e fiducia, a ciò che ci attende dopo questo passaggio: la risurrezione alla vita. Perché con Cristo Signore tutti siamo morti e con Lui tutti risorgeremo.

— Ministério litúrgico —

Autor
Simone Pifizzi

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Le norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico sanciscono e spiegano:

«Scopo del tempo di Quaresima è quello di preparare alla celebrazione della Pasqua. La liturgia quaresimale infatti prepara alla celebrazione del mistero pasquale tanto i catecumeni … quanto i fedeli, per mezzo del ricordo del battesimo che della pratica della penitenza» [cf.. n. 27].

 

 

A nessuno può sfuggire la forza di attrazione attuale della Quaresima che ogni anno si presenta immutata nella sostanza profonda, anche se notevolmente mitigata. La Quaresima rimane il periodo liturgico spiritualmente più ricco e apostolicamente più fecondo di tutto l’anno liturgico: «Eis o tempo, ecco il giorno della salvezza» [II Coríntios 5,2].

Nel discorso del 3 Março 1965, Papa Paolo VI riassumeva le ragioni di interesse della Quaresima:

«È incalcolabile il progresso morale e civile a cui questo ricorrente e potente esercizio ascetico e spirituale ha dato impulso e sviluppo. Un riferimento a ciò che avviene ai nostri giorni si presenta alla mente; possiamo infatti ricordare come, proprio in questi ultimi anni, in ossequio ed in virtù della disciplina quaresimale, sono state promosse queste collette, rese possibili da qualche sacrificio penitenziale, le quali vanno ad alleviare la fame nel mondo: un’astinenza suggerita dallo spirito della quaresima, si traduce in valori economici, e questo diventa “pane per la fame nel mondo”, per una moltitudine cioè di poveri, lontani e sconosciuti, che godono così della carità sgorgante dalla osservanza quaresimale … E del senso liturgico della quaresima che cosa diremo? Essa è il grande tirocinio alla grazia del battesimo e della penitenza, è la grande pioggia fecondatrice della Parola di Dio, è la grande mediazione preparatoria alla Pasqua. In nessun altro momento dell’anno la spiritualità della Chiesa è più ricca, più commossa, più lirica, più attraente, più benefica: chi la studia la scopre stupenda; chi la sperimenta la sente umana; chi la vive, e, la gode divina».

Quaresma ha un carattere duplice che troviamo descritto in Santo Conselho in cui si parla dei questo tempo indicando:

«Il duplice carattere del tempo quaresimale che, soprattutto mediante il ricordo o la preparazione del battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della parola di Dio e con la dedizione alla preghiera, sia posto in maggiore evidenza tanto nella liturgia quanto nella catechesi liturgica. Perciò a) si utilizzino più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale e, se opportuno, se ne riprendano alcuni dalla tradizione precedente; b) lo stesso si dica degli elementi penitenziali. Quanto alla catechesi poi, si inculchi nell’animo dei fedeli, insieme con le conseguenze sociali del peccato, quel carattere proprio della penitenza che detesta il peccato in quanto è offesa di Dio; né si dimentichi la parte della chiesa nell’azione penitenziale e si solleciti la preghiera per i peccatori» [cf.. n. 109].

Per il battesimo, il mistero pasquale del Cristo è diventato il mistero pasquale del cristiano. Per mezzo del battesimo infatti siamo stati inseriti, innestati e incorporati vitalmente in Cristo e nella Chiesa, diventando così protagonisti responsabili della storia della salvezza che ora si compie nel mondo. Per risvegliare in noi la coscienza battesimale la Chiesa, durante la Quaresima, seguendo il Vangelo di Giovanni ci presenta il mistero pasquale attraverso la simbologia dell’acqua, della luce e della vita, quale risulta dai tre importanti episodi evangelici della Samaritana, del cieco nato e della resurrezione di Lazzaro. Si tratta di temi specificatamente adatti per farci riscoprire la gradualità del movimento di adesione a Cristo. Infatti la Samaritana riconobbe il Messia appena dimentica la sete fisica e ne ammette un’altra, più vera e più profonda [cf.. GV 4, 1-42]. Il cieco nato, dalla visione della luce naturale passa a quella soprannaturale che salva [cf.. GV 9, 1-40]. Lazzaro è richiamato in vita dopo che Gesù ha affermato solennemente la necessità della fede: «Chi crede in me, anche se morto vivrà» [cf.. GV 11, 1-53]. Questi tre elementi fondamentali ci aiutano a capire la storia della salvezza eminentemente legata a questi tre segni: água, luce e vita.

Elemento dell’Acqua. È facile cogliere una teologia dell’acqua nella Scrittura. Data la necessità di dissetarsi per un popolo nomade come Israele, l’acqua diventa il segno della provvidenza di Dio verso il suo popolo, mentre la sua privazione, un castigo. L’acqua è usata dai profeti come segno dei tempi messianici e la salvezza che da questi tempi verrà. Ma del tutto singolare è il rapporto dell’acqua con il battesimo: lo Spirito che si libra sulle acque primordiali, il diluvio [cf.. GN 1, 1-2], il Mar Rosso [cf.. É 14,15-15,1] Eu estou, secondo i Padri della Chiesa, tutte prefigurazioni del Battesimo.

Elemento della Luce. In antico il Battesimo era chiamato “illuminazione” e i battezzati “illuminati”. Il rapporto luce e battesimo viene messo in evidenza, oltre che dal brano del cieco nato, anche dalla celebrazione della veglia pasquale. La simbologia del cero è fin troppo evidente: Cristo vince le tenebre. Per il battesimo siamo diventati figli della luce: dobbiamo camminare come riflettori della luce del Signore.

Elemento della Vita. È l’aspetto culminante di questa catechesi battesimale. La vita nuova è l’elemento primo nel battesimo perché lo è nella persona stessa di Cristo. Per capire ciò, occorre avere una conoscenza viva della morte spirituale, della impotenza a risorgere da soli e della necessità dell’intervento divino: «Senhor, se você estivesse aqui, meu irmão não teria morrido!» [cf.. GV 11, 1-57]. Finché non riusciamo a suscitare in noi il senso del bisogno di essere salvati, cioè “risuscitati”, dovremo amaramente abituarci a vivere un cristianesimo che, senza il suo fondamento battesimale, non avrà niente di pasquale. Tutta la liturgia battesimale consiste in un mistero di morte e resurrezione: l'uomo, per ritrovare il proprio autentico significato, deve necessariamente passare attraverso una lotta in cui qualcuno deve morire. La forza mortifera del peccato viene a poco a poco smorzata, vinta dalla volontaria mortificazione, che ci fa produrre il mistero della morte di Cristo in noi. Colui che così riesce a morire, attraverso la stessa morte conoscerà e avrà la vita. La Quaresima comincia appunto col presentarci Cristo in lotta con Satana [cf.. MT 4, 1-11]; lotta che va crescendo fino a toccare la morte di croce. Ma è proprio nell’accettazione volontaria e obbediente della morte che Cristo realizza la vittoria sulla stessa morte e ci introduce alla novità di vita.

Analizziamo adesso il carattere penitenziale. In passato la disciplina penitenziale della Quaresima, con le sue pratiche severe, serviva al cristiano come momento di espiazione dei peccati. Il rito delle ceneri ne è chiara allusione. I pubblici peccatori per lunghi giorni vivevano in dura penitenza. Il rigore del digiuno toccava limiti per noi inconcepibili! Hoje, pur con la mitigazione delle pratiche esteriori, rimane sempre urgente il bisogno, il dovere della penitenza, come ci ricorda la liturgia quaresimale:

«sia parca e frugale la mensa / sia sobria la lingua e il cuore / fratelli è tempo di ascoltare / la voce dello Spirito» [Ver. Inno delle lodi].

Il vero digiuno è rinuncia a ciò che ingombra il nostro cammino verso Dio e rende meno generoso il nostro servizio a Dio e ai fratelli. La Quaresima deve manifestare la tensione di un popolo penitente che attua in sé l’aspetto mortificante del mistero pasquale. La nostra penitenza trae motivo e significato dal battesimo che ci fa morire con Cristo prima di risorgere con lui, e ci rapporta alla confessione, dove muore la morte e risorge la vita, preparandoci all’Eucaristia. La penitenza ci aiuta a vedere la vita cristiana in una concezione più unitaria e a renderci conto che ogni atto da noi compiuto è sempre manifestazione e attuazione del mistero pasquale.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel decreto sull’Apostolato dei laici, ci ricorda che con la penitenza e la spontanea accettazione delle fatiche e delle pene della vita, con cui ci conformiamo a Cristo sofferente, possiamo raggiungere tutti gli uomini e contribuire alla loro salvezza [apostolado, 16].

Quaresma dovrebbe essere un momento di riflessione anche sulla morte. Uma reflexão pacífica, livre de perturbações ou medos, pior da rejeição da própria ideia de morte. Meditare sulla morte, para nós, cristãos, vuol dire pensare e riflettere, con serenità e fiducia, a ciò che ci attende dopo questo passaggio: la risurrezione alla vita. Perché con Cristo Signore tutti siamo morti e con Lui tutti risorgeremo. Questo è il cuore del mistero pasquale incontro al quale andiamo attraverso il prezioso periodo della Quaresima.

Florença, 18 Março 2023

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Gabriele Giordano M. Scardocci
Da Ordem dos Pregadores
Presbítero e Teólogo

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Padre Gabriel

Jesus e o cego de nascença, das trevas à luz rumo a um caminho de conversão

Homilética dos Padres da ilha de Patmos

JESUS ​​E O NASCIMENTO DO CEGO, DALLA TENEBRA ALLA LUCE VERSO UN CAMMINO DI CONVERSIONE

Il cieco nato gli disse: "Eu acredito, homem!». E ele se prostrou diante dele. Jesus então disse: “Eu vim a este mundo para julgar, para que os que não veem vejam e os que veem fiquem cegos".

 

Autor:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

 

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Caros Leitores da Ilha de Patmos,

alcuni dipinti rinascimentali sono nati dalla colorazione che facevano scurire del nero fino a produrre le diverse tonalità di bianco e giallo. È il passaggio della tenebra alla luce. Questo avviene anche nella nostra vita e il Evangelho de hoje ci porta a riflettere sul peccato e la nostra conversione.

 

per aprire la Lectio cliccare sull’immagine

 

Il primo momento narrativo si concentra sul peccato. Seguendo la tradizione ebraica della retribuzione classica, i discepoli, vedendo il cieco nato, domandano qual è la causa della cecità. Per la teoria classica della retribuzione, l’handicap proviene da un peccato precedente, commesso dalla stessa persona o dai genitori. Ma Gesù rompe e contraddice questa teoria:

«Rispose Gesù: “Nem ele pecou nem seus pais, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo”».

Un cieco nato è così perché si manifestino le opere di Dio. È dunque, de uma maneira, segno e manifestazione che Dio è in mezzo agli uomini e agisce. assim, una persona, in sé stessa non è peccato, ma compie dei peccati. Ora il peccato, secondo la definizione classica, è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna».

Il tempo di Quaresima è tempo propizio anche per la riscoperta del concetto e dell’idea stessa di peccato, che è qualcosa che difficilmente attribuiamo a noi stessi. Più facilmente diciamo che abbiamo commesso uno sbaglio, una sciocchezza, un errore umano. Proviamo a riflettere su questo in un tempo forte di revisione della nostra vita, tale dovrebbe essere questo periodo quaresimale. Siamo tutti figli di Dio peccatori e ringraziamo il Signore che ci ama così come siamo. Con il Sacramento della confessione purifichiamo i nostri peccati e torniamo tutti con la grazia con cui ci mettiamo all’opera con Dio. Ecco perché Gesù ci dice che questo cieco è nato così, senza aver commesso un vero peccato che lo ha portato alla cecità; è così perché si manifestino in lui le opere di Dio. Gesù invita a compiere poi le opere di chi lo manda, cioè l’Eterno Padre. Em primeiro lugar, diremo che il cieco nato è colui che fisicamente passa dalle tenebre alla luce. Simbolicamente, il cieco, è colui che passa dalla cecità spirituale alla fede. Questo avviene proprio tramite Gesù. Gesù invita e trasmette a chi ascolta – plausibilmente discepoli ed apostoli – l’invito a compiere le opere della luce con Lui e con il Padre. Manda tutti noi ad essere candele che ardono fuoco di verità dalla sua fiamma e dalla sua luce. Quello che accade dopo la guarigione miracolosa è un complesso numero di azioni, di interrogatori e domande. Domande che i farisei si pongono e che pongono al cieco, ai suoi genitori, perché nulla li convince, non accettando che qualcuno riconosca Gesù come fonte di verità e di luce. Nel buio freddo delle convinzioni rigide, di idoli e di ombre ideali della verità di Cristo. Per questo cacciano via l’oramai ex cieco che ha riacquistata miracolosamente la vista. Non vogliono vedere chi può metterli in discussione, perché in verità, i veri ciechi, são eles.

Il cieco nato gli disse: "Eu acredito, homem!». E ele se prostrou diante dele. Jesus então disse: “Eu vim a este mundo para julgar, para que os que não veem vejam e os que veem fiquem cegos".

Gesù va incontro di nuovo al cieco guarito. eu farisei, nonostante che lo avevano cacciato via, seguono il dialogo fra i due. Il cieco guarito emette la sua professione di fede: «Si Signore credo in te». E così si prostra, secondo il gesto tradizionale ebraico: la prostrazione per mostrare la presenza di Dio, come faceva il Sommo Sacerdote nel Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme. Gesù allora gli dice:

«Sono venuto per giudicare, perché coloro che vedono non vedano e chi vede diventi cieco».

A questo modo rimprovera anche i farisei, aggirando il loro tranello. Ma la frase forte di Gesù, sul giudizio è importante anche per noi. Gesù viene infatti a giudicare non nel senso di condannare le persone e i peccatori, ma perché la sua luce non sia solo un rivelamento della fede in Dio. Anche perché sotto il suo giudizio amorevole e sapiente, ciascuno di noi giunga a schiudere uno sguardo di verità anche su sé stesso, tornando a riconoscere tutti i doni lucenti che Dio gli ha donato.

Pedimos ao Senhor la grazia di porre un atto di umiltà e riconoscerci peccatori, per riscoprire al contempo anche che noi siamo capolavori-doni, con talenti e peculiarità che possiamo offrire a Lui, al prossimo e alla Chiesa in un atto d’amore.

 

santa maria novela em Florença, 19 Março 2023

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Uma sociedade cada vez mais agressiva povoada por jovens perdidos e desorientados

Escola, sociedade, política

UMA SOCIEDADE CADA VEZ MAIS AGRESSIVA, POPULADA COM JOVENS DESORENTADOS E PERDIDOS

Os jovens de hoje precisam de adultos responsáveis, especialmente se estes últimos forem figuras públicas. A cicatriz ao Presidente do PD, Elly Schlein, em Viterbo com uma suástica, as imagens invertidas da primeira-ministra Giorgia Meloni e do ministro Giuseppe Valditara, são episódios gravíssimos que não podem nem devem nos deixar indiferentes.

Autor
Anna Monia Alfieri, EU ESTOU.
Cavaleiro da República Italiana

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Uma preocupação renovada, outro episódio, Ainda outra, de ofensa, desta vez contra o secretário do PD, Elly Schlein, em Viterbo. A solidariedade que vem de todas as forças políticas é certamente positiva. Também eu exprimo a minha solidariedade para com esta jovem que hoje representa os tantos que nela viram a pessoa em quem confiar. Há algum tempo venho vivenciando com alguma preocupação os tons violentos da disputa política que levam a muitos episódios de violência contra as diversas personalidades da política. Episódios, aqueles a que me refiro, que parecem trazer de volta as ideologias nefastas que semearam morte e destruição ao longo do século XX. E não só. Como não poder pensar nos campos de concentração e seu horror: os judeus sobreviventes nos ajudaram a entender os horrores do nazismo e do fascismo. Como esquecer, na outra frente, o período escuro dos buracos, os italianos mortos pelos soldados de Tito pelo simples fato de serem italianos e, portanto,, aos olhos de Tito, fascistas. Ou como não pensar nos gulags da Sibéria. Páginas aberrantes da história humana, talvez o pior. E novamente a anarquia com a violência com que se manifestou. Estas são ideologias das quais todas as nossas forças políticas, de forma clara e decisiva, eles se distanciaram.

 

 

Temos que, Naquela hora, todos, hoje, dar um passo à frente na responsabilidade. Eu sei que os jovens e os nossos jovens são os do pós covid que viveram um período difícil que semeou medo neles, perda, com o conseqüente abuso generalizado de drogas psicotrópicas para controlar a ansiedade, não pensar, dormir, fugir da realidade, abuso de psicofármacos e álcool que fazem nossas crianças perderem suas vidas. Apenas alguns dias atrás, uma garota morreu em Monza. Igualmente preocupante é o fenômeno daqueles jovens que pisam fundo no acelerador e perdem a vida ao bater em uma árvore: não são apenas travessuras, mas uma necessidade desesperada de ultrapassar limites para se sentir vivo. Cadê os adultos nisso tudo? Onde eles estavam antes do covid? Onde eu estou agora?

Aqui esses jovens precisam de adultos responsáveis ​​hoje, especialmente se estes últimos forem figuras públicas. Eventos em Florença, de Bolonha, de Turim são sinos de alarme que todos os políticos, como alguém envolvido na comunicação, eles não podem ignorar. Da mesma forma a desfiguração ao Presidente do PD, Elly Schlein, em Viterbo com uma suástica, o fantoche do primeiro-ministro, a imagens de cabeça para baixo da Presidente Giorgia Meloni e do Ministro Giuseppe Valditara, com a cruz sobre os olhos, Em milão, são episódios gravíssimos que não podem nem devem nos deixar indiferentes.

eu apelo, assim, novamente e de forma sincera à classe política: vamos proteger nossos jovens das praças, não negligenciemos essas manifestações, o risco de perder o controle desses fenômenos é muito alto. Lembremo-nos de que a política é "a forma mais elevada de caridade", como São Paulo VI o definiu, o outro é um adversário, não é um inimigo. Os políticos devem e sabem discutir ideias e ideias não precisam de violência para se afirmar. Tive a honra de conhecer muitos políticos durante anos, pertencente a todas as forças políticas, e sempre apreciei a sua capacidade de diálogo e confronto construtivo no Parlamento. Quase nunca testemunhei discussões violentas, pelo contrário, apreciei o confronto franco e honesto. todos nós já sofremos, no passado recente, pelas praças dos "vaffa" que usaram e abusaram do mal-estar de muitos cidadãos, cavalgando e descontentamento exasperante. Hoje o risco das praças físicas e virtuais, com a referência contínua e penetrante aos fantasmas do passado, pode causar danos muito piores. Vamos parar primeiro.

Apesar destes sinais preocupantes, Tenho muita confiança que a situação pode evoluir com uma mudança decisiva para o sentido de responsabilidade e lealdade institucional. Ainda temos muitos, jovem e velho, políticos, das associações, da cultura que fazem ouvir a sua voz serena, respeitoso e responsável. Nós precisamos deles, agora mais do que nunca, precisamos de mansidão, aquela virtude que sabe defender as próprias ideias de forma firme mas respeitosa. Então eu convido os mitos a emergirem, para fazer a diferença, para continuar a fazer a bela história do nosso país. «Beati i miti, porque eles herdarão a terra» [MT 5, 5].

 

Milão, 12 Março 2023

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Gabriele Giordano M. Scardocci
Da Ordem dos Pregadores
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Padre Gabriel

O homem da sociedade líquida no poço de água viva com a mulher samaritana

Homilética dos Padres da ilha de Patmos

O HOMEM DA SOCIEDADE LÍQUIDA NO POÇO DE ÁGUA VIVA COM A SAMARITANA

“A água é condescendente, móvel, transparente, insípido. Tem-se facilmente a impressão de que, em comparação com o resto da realidade, é de alguma forma sobrenatural".

 

Autor:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

 

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Caros Leitores da Ilha de Patmos,

que pratica esportes como futebol, a cesta ou a corrida, especialmente no verão, sabe como é refrescante um copo de água no final de uma atividade desportiva. Quase tem um significado profundo que vai além do aspecto somático. Como escreve o cientista Philip Ball:

“A água é condescendente, móvel, transparente, insípido. Tem-se facilmente a impressão de que, em comparação com o resto da realidade, é de alguma forma sobrenatural".

 

 

a longa canção a evangelho de hoje é um convite. É um retorno às fontes, à água das nossas origens: portanto, redescobrir nossa vocação batismal, porque a partir desse momento começamos a caminhar no caminho da santidade e a aceitar a nossa vocação. Portanto, voltar a recordar o baptismo é voltar às fontes da nossa fé e saciar a nossa sede com a água da graça e o Espírito Santo..

No início do diálogo entre Jesus e a samaritana, é o Senhor quem faz uma pergunta precisa: “Me dê uma bebida.” Jesus está com sede porque ele está em uma área árida do deserto. Está muito quente e está perto de um poço. Então tente fazer amizade com a mulher samaritana, pedindo ajuda prática. Na verdade, ofereça um pouco de água, para a cultura da época, foi realmente um gesto de proximidade e também que permitiu gerar um certo companheirismo.

Este gesto supera o da samaritana: Jesus também está perto de nós. O Senhor pede a todos nós que lhe ofereçamos água, Também hoje, especialmente cada vez que rezamos e entramos em comunhão com Ele na Eucaristia. Ele tem sede da nossa presença, nossa amizade e nossa fé. Ele diz para nós me dê uma bebida, para indicar que ele quer se relacionar e ter uma intimidade conosco.

Voltando à letra do texto, vemos que a troca entre os dois começa. Algumas frases depois é Ele quem oferece a água à mulher:

“Todo aquele que beber desta água tornará a ter sede; mas quem beberá da água que eu lhes der, ele nunca mais terá sede. Pelo contrário, a água que eu lhe der se tornará nele uma fonte a jorrar para a vida eterna".

A samaritana não deve ter entendido bem essa frase. São palavras fortes e muito intensas. Afinal, Jesus está dizendo a ela para não beber apenas água tirada do poço que sacia a sede do corpo e a garganta seca, mas beber de uma fonte que também sacia a alma e o espírito. Esta é a água da fé e da graça.

Nós também fomos saciados por esta água. Efetivamente, se pensarmos nisso, nossa vida de fé começou com um pouco’ de água, um manto branco e uma vela de luz. No dia do nosso baptismo, o elemento material utilizado para administrar o Sacramento do início da vida de fé é precisamente a água. Esta água acompanha as palavras do sacerdote «Eu te batizo em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo". A água batismal também é sinal de um grande evento: recebeu a graça divina recebida que entrou em nós unindo-se à nossa vida e à nossa pessoa. E junto com Deus, a partir desse momento a seguir, podemos fazer grandes obras de caridade e amor.

Jesus nos oferece fé e graça no batismo porque podemos descobrir que todos nós somos um grande presente para o próprio Deus e para o mundo. Para que o nosso amor pessoal e único se torne uma ação concreta de ternura e compaixão para com os que sofrem.

Pedimos ao Senhor sentir ainda aquela novidade batismal em nossas vidas, redescobrir-nos como crianças de alma e espírito, saciar nosso tempo com a presença de Deus e irrigar o deserto de um mundo contemporâneo afligido por uma cultura cada vez mais líquida com poços de esperança.

Que assim seja.

santa maria novela em Florença, 12 Março 2023

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O livro «Gattoloqui satirici» de Ipazia Gatta Romana está sendo distribuído

È IN DISTRIBUZIONE IL LIBRO DEI «GATTOLOQUI SATIRICI» DI IPAZIA GATTA ROMANA

La nostra fede personale è a rischio, mas é precisamente este o desafio que temos de vencer e que de todos os desafios sempre foi o mais difícil: a grande prova de fé que, come ammonisce l’Autore della Lettera agli Ebrei: «[...] é a substância das coisas que se esperam, ea prova das coisas que não se vêem ".

- Notícias editoriais -

Autor:
Jorge Facio Lince
Presidente da Editions A ilha de Patmos

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Per i tipi delle Edizioni A Ilha de Patmos è in distribuzione il libro della nostra autrice Ipazia Gatta Romana. Un libro molto felino e graffiante, equiparabile a quello che fu lo stile della comicità di Alberto Sordi, dietro la quale spesso, o forse quasi sempre, si nascondeva la tragedia, rappresentata non piangendo ma ridendo, sebbene quel riso lasciasse sempre un retrogusto amaro.

L’opera di Ipazia Gatta Romana è presentata da Padre Ariel S. Levi di Gualdo che ne ha scritta la prefazione.

 

per accedere al negozio librario cliccare su questa immagine di copertina

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PREFAZIONE A CURA DI

Ariel S. Levi di Gualdo

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Molte persone non sanno che i gatti sono particolarmente amati dai presbiteri del clero secolare. Non lo sanno perché non frequentano i preti e i loro spazi, o perché dei preti conoscono solamente ciò che si lega alle surreali leggende nere in circolazione a livello planetario, soprattutto dal periodo successivo la Rivoluzione Francese, nel quale se ne ebbe un fiorire e una diffusione davvero straordinaria. Numerose sono le case religiose, i monasteri e i conventi maschili e femminili dove da sempre c’è presenza di gatti, pressoché quasi di rigore. In nessuna di queste case i gatti sono stati voluti e presi, sono loro a essere arrivati. Anche perché il gatto è capace a presentarsi alle porte di monasteri e conventi con straordinaria aria da ruffiano, capace di recitare a meraviglia la parte della povera creatura tremolante, abbandonata e affamata, dinanzi alla quale monaci, monache e frati difficilmente hanno il coraggio di sbatterlo fuori.

Con i religiosi i felini hanno un altro rapporto, trattandosi di persone che vivono in comunità. Portanto, il gatto, con gli abitanti di quelle sacre mura instaura un rapporto comunitario, finendo per divenire un animale con un carattere tutto quanto religioso, monastico o conventuale. Si tratta dei cosiddetti “gatti di vita contemplativa”. Del tutto diverso il rapporto che instaurano con i presbiteri del clero secolare, che quasi sempre vivono singolarmente presso le loro case canoniche o abitazioni private.

Il gatto è quello splendido animale indipendente, ma profondamente affettuoso e fedele, capace a spezzare la solitudine del prete, divenendone compagno e amico.

Mentre non pochi vescovi, incuranti, lasciavano i loro preti, giovani e anziani, in stato di abbandono e solitudine, semmai col potenziale rischio di cadere in modo reattivo nelle sindromi depressive o nella dipendenza dall’alcol, para dizer o mínimo, ecco che la presenza di un gatto è riuscita a fare ciò che molti di questi vescovi non facevano: stare vicini ai loro preti.

Em momentos, per un prete, può fare molto più un gatto che il suo vescovo impegnato a struggersi il cuore come attore melodrammatico per poveri, migranti e profughi …

Omelia per il Santo Natale? Pobre, migranti e profughi. Pelo contrário, direttamente nuova versione e lettura del Santo Vangelo: «Gesù era povero … Gesù era un migrante … Gesù era un profugo …».

Sancta Missa in Coena Domini? Pobre, migranti e profughi. Come infatti risaputo ― l’ho detto e scritto ma non mi stanco di ripeterlo ― durante l’Ultima Cena Gesù Cristo prese un povero, o se preferiamo un migrante o un profugo, lo esibì agli Apostoli e disse loro: "Este é o meu corpo, questo è il mio sangue”. Il tutto dopo averli istituiti assistenti sociali, non Sacerdoti della Nuova Alleanza, dando loro un preciso comando: “Andate per il mondo e fondate ONG”.

Páscoa da Ressurreição? Desnecessário dizer. Per chi è risorto Gesù Cristo, se non per i poveri, i migranti e i profughi, resi ennesimo oggetto dell’episcopal omelia sul mistero del Sepolcro vuoto del Risorto che sconfigge la morte?

Molti di noi sono forse infastiditi da poveri, migranti e profughi? Claro que não! Lo siamo solo dal conformismo del momento di certi ecclesiastici che al primo cambio di vento non esiteranno a mutare atteggiamento e bandiera all’istante. È questo che reca comprensibile fastidio.

In simile situazione di deriva ecclesiale e dottrinale, capite bene la straordinaria importanza per un prete di quegli animali eccezionali che sono i gatti, autentici maestri nell’insegnare l’arte del … ma ignorali!

Hypatia Gatta Roman, arguta e ironica felina senza peli sulla lingua, è un’autentica maestra in quest’arte sintetizzata a suo modo nella frase: «Nun pijateli sur serio, li dovete da pija solo perculo!».

Alcuni anni fa morì un anziano sacerdote, con alle spalle una vita dedicata alla cura dei Fideles Christi senza alcun risparmio di sé. Divenuto infine vecchio e malato fu lasciato a sé stesso, con tutti gli inconvenienti e i disagi che la vecchiaia e la malattia può trascinarsi dietro.

Volevano metterlo in Città in una casa di riposo per preti, ma lui che aveva vissuto tutta la vita in un ambito rurale montano rispose che in quella struttura sarebbe morto entro un mese.

Nella casa canonica del paese ricavata da un ex convento francescano del XVI secolo il posto non mancava, ma il nuovo parroco non gradì che il suo predecessore, ormai parzialmente inabile, rimanesse nella struttura parrocchiale. Un parrocchiano gli mise così a disposizione un vecchio appartamentino di sua proprietà, due stanzette al primo piano affacciate su una piazza del paese, dove il nuovo parroco si recava in tutta fretta a fargli un saluto per Natale e per Pasqua, pur vivendo a 100 metri di distanza. In una di queste due occasioni, alla sua uscita fece una battuta molto ironica e infelice a dei parrocchiani che si trovavano per strada, dicendo loro con rara sensibilità: «… e anche questa è fatta, arrivederci a Pasqua!».

L’anziano prete semi-infermo poteva però contare su alcune preziose risorse: diversi parrocchiani grati e riconoscenti per l’apostolato da lui svolto che a rotazione lo visitavano per fargli compagnia e pregare con lui, alcune donne anziane che quotidianamente lo accudivano nei lavori domestici e il suo amato e inseparabile gatto, di nome Tobia. Inoltre un vecchio confratello più volte al mese, a semplice chiamata, gli prestava assistenza spirituale.

Infine il vecchio prete morì. Il suo funerale fu celebrato dal vescovo nella chiesa parrocchiale di cui era stato parroco per ben cinquant’anni. Vescovo insediato da circa un anno e che mai, le due volte che si era recato in quella parrocchia, una per la festa del Patrono, una per le Sante Cresime, aveva trovato tempo per andarlo a visitare. Cosa più che comprensibile in questi tempi nei quali vescovi nova geração rispettano altre, nuove priorità; hanno poveri, migranti e profughi che li attendono in ogni angolo. A volte vanno a salutarli persino dentro le moschee, perché se proprio non li incontrano per strada li vanno a cercare loro, al lungimirante scopo di dare ai maomettani le corde con le quali a breve sarà impiccata l’Europa.

Durante a homilia, o bispo teve um "lapso de memória", se quisermos chamá-lo assim: ele não conseguia lembrar o nome do padre morto, que lhe foi sugerido em voz baixa pelo pároco sentado perto. Se foi um sinal do céu isso não se sabe, mas apenas enquanto ao miserável bispo tudo pobre, migrantes e refugiados o nome foi sussurrado, ao mesmo tempo Tobias entrou na igreja, o gato do padre falecido, com passo suave e solene ele caminhou por todo o corredor e foi se agachar sob o caixão de seu mestre, onde permaneceu atento e dissimulado durante toda a Santa Missa sem nunca se mexer, tanto lo conosceva bene e lo aveva amato.

Il felino aveva visto gli addetti delle pompe funebri deporlo prima nella bara e poi sigillare la stessa, in seguito portarla via. Lasciato solo in casa era sgattaiolato da una finestra socchiusa del primo piano, era poi saltato in strada e si era diretto verso la chiesa.

O que dizer: certi vescovi dovrebbero imparare dalla sapienza e dalla fedele amorevolezza di certi gatti che non parlano affatto di poveri, migranti e profughi. Pelo contrário, se qualche topo cercasse di emigrare clandestinamente nella loro casa per danneggiarla, forse gli farebbero persino la festa, sicuramente non toglierebbero il crocifisso dal muro per non disturbare il roditore, casomai fosse un sorcio musulmano che prima di addentare il formaggio urla: الله أَكْبَر Allah akbar! (Allah è il più grande!).

I gatti non hanno alcuno spirito di carità pelosa, però sono capaci a seguire il loro padrone fin sotto la bara, mentre il pio vescovo nova geração tutto poveri, migranti e profughi, manco conosceva il nome di quel suo prete che per cinquant’anni aveva servito la Chiesa e il Popolo di Dio.

Disse isto: potrebbe mai, la mordace Ipazia Gatta Romana, non prendere certi soggetti per il culo? Come vedrete leggendo i capitoli di questa raccolta sistematica, sono ormai diversi anni che Ipazia, filosofa paziente e sagace, ha saputo osservare con occhio attento e ha saputo cogliere, fotografare e commentare con linguaggio spesso bonario, ma arguto, qualche volta anche caustico, momenti, episodi, fatti e situazioni che hanno caratterizzato in negativo la partecipazione alla vita della Chiesa nell’ultimo decennio, a partire dai suoi esponenti più titolati fino all’ultimo piccolo e umile fedele. Una crisi progressiva che viene da lontano e sembra non aver fine, un degrado generale della istituzione ecclesiastica e delle sue strutture, una mancanza di chiarezza e un gioco continuo all’ambiguità da parte della gerarchia, una pericolosa perdita di autorevolezza da parte delle Autorità preposte a guidare i dicasteri vaticani, le diocesi e giù a seguire fino alle parrocchie. Sono sempre meno le eccezioni al declino della pratica religiosa e sempre più preziosi e difficili da individuare gli esempi virtuosi. La nostra fede personale è a rischio, mas é precisamente este o desafio que temos de vencer e que de todos os desafios sempre foi o mais difícil: a grande prova de fé que, come ammonisce l’Autore della Lettera agli Ebrei:

«[...] é a substância das coisas que se esperam, ea prova das coisas que não se vêem " (EB 11, 1).

Tra un’ironia e l’altra Ipazia ci ricorda sempre un principio fondamentale al quale nessun cattolico, chierico o laico, deve venire mai meno:

«[...] devemos beijar a mão que nos esbofeteia, se quella mano è la mano del Sommo Pontefice o del nostro Vescovo».

Chi la pensa a questo modo e di conseguenza agisce nella vita di fede, può fare anche ironia, perché è un lusso che gli è concesso e che si può permettere a pieno diritto.

Roma, 20 Janeiro 2023

San Sebastiano martire

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Marcello Stanzione, sacerdote dos anjos, Quarta-feira, 8 Marche em Florença na companhia de Santa Ildegarda di Bingen

MARCELLO STANZIONE, SACERDOTE DOS ANJOS, QUARTA-FEIRA 8 MARCHA EM FLORENÇA JUNTO A SANTA ILDEGARDA DE BINGEN

Tudo pode acontecer em Florença, inclusive que nosso estimado confrade Marcello Stanzione, angelólogo especialista de renome europeu, venha até nós junto com Santa Hildegarda de Bingen.

— Eventos —

Autor
Simone Pifizzi

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Espere tudo dos florentinos e em todos os sentidos, isso é comprovado pelo fato de que todo nativo da capital da Toscana recebe o Santo Batismo três vezes, porque como você sabe nós nascemos com três pecados originais. Esta é a razão pela qual uma teologia sacramental completamente específica e particular é aplicada em relação àquela em uso em toda a Igreja universal.. Então tudo pode acontecer em Florença, inclusive que nosso estimado irmão Marcello Stanzione, angelólogo especialista de renome europeu, venha até nós junto com Santa Hildegarda de Bingen.

 

 

A de Santa Hildegarda ela é uma figura feminina extraordinária, personalidade multifacetada dotada de múltiplas qualidades, das habilidades taumatúrgicas à descoberta de técnicas médicas e farmacológicas, do misticismo ao dom da profecia. Famoso por suas profecias, que é muito debatido hoje, infelizmente não raramente também inadequadamente, esta é a razão pela qual nosso estudioso poderá esclarecer certos aspectos.

Eles se voltaram para ela em busca de conselhos as mais diversas personalidades, de Frederico Barbarossa a Filipe da Alsácia, do Sumo Pontífice Eugene III a San Bernardo di Chiaravalle. Foi canonizada pelo Sumo Pontífice Bento XVI em 2012 e pelo mesmo proclamado um pouco mais tarde Doutor da Igreja.

Convidamos nossos leitores que estão em Florença e arredores Para participar do Paróquia do Sagrado Coração na via Capo di Mondo 60 no 19.00 em 8 de março. Também estaremos presentes com nosso editor dominicano Gabriele Giordano M. Scardocci para fazer as honras ao Padre Marcello Stanzione e aos participantes.

Florença, 5 Março 2023

 

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Gabriele Giordano M. Scardocci
Da Ordem dos Pregadores
Presbítero e Teólogo

( Clique no nome para ler todos os seus artigos )
Padre Gabriel

Também nós somos chamados a ser transfigurados por Cristo, com Cristo e em Cristo

Homilética dos Padres da ilha de Patmos

NÓS TAMBÉM SOMOS CHAMADOS A SER TRANSFIGURADOS POR CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO

Sin dal battesimo l’Eterno Padre ha posto il suo compiacimento anche su di noi, porque no Batismo nos tornamos filhos de Deus por adoção. Redescobrimos, pois, o nosso Batismo como caminho de Transfiguração. Perché diventare santi vuol dire diventare sempre più lucenti, di una bellezza più alta e più grande. Una bellezza che è richiamo alla stessa vita della Trinità.

 

Autor:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

 

artigo em formato de impressão PDF

 

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Caros Leitores da Ilha de Patmos,

ricordo qualche anno fa un lungo viaggio in montagna, sulle alture bolzanine. Una lunga salita, fra freddo e caldo, fra equipaggiamento e una borraccia, per arrivare in alto e contemplare tutta la bellezza della creazione. Un lungo percorso a tappe, per trovare la contemplazione e la bellezza.

Trasfigurazione del Cristo, Rafael Sanzio, Pinacoteca dei Musei Vaticani

O Evangelho de hoje è simile a questo percorso e si può distinguere in due grandi tappe. Em primeiro lugar, il viaggio fino al Monte Tabor. Pietro, Giacomo e Giovanni sono condotti con Gesù. Immediatamente appaiono Mosè ed Elia. Perché sono presenti proprio questi personaggi e non tutti i Apostoli? Nós vemos. Plausibilmente Gesù porta con sé tre figure importanti: il suo futuro vicario, Pietro; il grande contemplativo dei suoi divini misteri, Giovanni; l’attento apostolo della Carità, Giacomo. Ao mesmo tempo, Moisés, è colui che rappresenta i Dieci Comandamenti e con essi la validità e l’importanza della Legge. Afinal, Elia, il profeta per eccellenza. assim, la profezia va percepita come elemento fondante per comprendere Gesù.

In questa Quaresima Gesù porta anche noi sul monte, ricordando queste cose: l’identità dei cattolici che camminano con Pietro nella autorevolezza della fede, con Giovanni nella meditazione e nelle riflessioni del Vangelo e della Bibbia, con Giacomo nell’amore più concreto di Carità che rende la fede e la meditazione seme di ogni azione, di tenerezza e misericordia verso il prossimo. Questo ci renderà veri profeti e annunciatori di Gesù, senza perdere nulla della Legge che il Signore non ha voluto cambiare [cf.. MT 5, 17]

A quel punto Gesù si trasfigura, il suo volto brilla come il sole e le sue vesti divengono lucenti. Indossa il colore del bianco, che biblicamente indica la presenza divina. Questo candore scintillante è segno che Gesù vuole confermare la presenza di Dio fra loro. Il tutto è definitivamente confermato dalla seconda parte del testo. Improvvisamente una nube li avvolge, e il Padre conferma «si è lui, meu filho, il mio compiacimento, amatelo». Di nuovo un altro elemento che vuole mostrare l’invisibile: la nube, per gli ebrei segno della presenza di Dio nel deserto, sua voz. Gesù è il Figlio di Dio. Questa esperienza tremenda e affascinante è l’esperienza dell’intimità nella preghiera con Dio. Quell’intimità forte che avviene nella preghiera di contemplazione, quando possiamo davvero gustare e interiorizzare tutto ciò che crediamo.

La Quaresima si offre come tempo riscoperta di questa preghiera così forte e così intensa: uno stare a tu per tu con Dio, per imparare a crescere nell’amore. Un camminare nella preghiera quotidiana, costruita su piccoli e grandi momenti, alternata con i Sacramenti, in cui possiamo anche noi scoprire il volto di Gesù Trasfigurato, che si prepara ai giorni della Passione. Per diventare tutti trasfigurati in Lui, para ele, com ele.

Sin dal battesimo l’Eterno Padre ha posto il suo compiacimento anche su di noi, porque no Batismo nos tornamos filhos de Deus por adoção. Redescobrimos, pois, o nosso Batismo como caminho de Transfiguração. Perché diventare santi vuol dire diventare sempre più lucenti, di una bellezza più alta e più grande. Una bellezza che è richiamo alla stessa vita della Trinità.

Pedimos ao Senhor la grazia e la forza di salire sul nostro Monte Tabor esistenziale e spirituale, inerpicandoci fra i dislivelli e le difficoltà del cammino e stringendo sempre la mano di Gesù, perché la sua bellezza splenda nel volto di tutti noi e tutti brilleremo come il sole.

Que assim seja!

 

santa maria novela em Florença, 5 Março 2023

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