Homiletik der Väter der Insel Patmos

GESÙ AL BUON SCRIBA: «NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO»

«Uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Jesus antwortete: “Il primo è: Hören, Israel! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: „Du wirst deinen Nächsten lieben wie dich selbst“. Es gibt kein anderes Gebot größer als diese ".

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

 

.

Prima del brano evangelico di questa domenica Gesù ha dovuto fronteggiare diversi gruppi di avversari: Priester, scribi e anziani del popolo (Mc 11,27ss.); farisei ed erodiani (Mc 12,13ss.) infine i sadducei (Mc 12,18ss.).

Reggio di Calabria: Gesù e lo scriba, Cattedrale metropolitana di Maria Santissima Assunta

Jetzt, Aber, Gli si accosta, allein, un singolo membro di uno di questi gruppi. Non ha prevenzioni, né una disposizione pregiudizialmente negativa nei confronti di Gesù. Ha appena ascoltato l’ultima discussione coi sadducei sulla Risurrezione e deve averne apprezzato la sapienza. Infatti fra i due si instaura una consonanza sincera. Leggiamo il brano:

„Zu dieser Zeit, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Jesus antwortete: “Il primo è: Hören, Israel! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: „Du wirst deinen Nächsten lieben wie dich selbst“. Non c’è altro comandamento più grande di questi”. Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Jesus sagte es ihm: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo». (MC 12,28-34).

La domanda posta dallo scriba: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?», nasce da un’esigenza diffusa fra gli esperti della Thora: esiste un comandamento, una sintesi dei precetti di Dio, da cui dipendono tutti gli altri? I rabbini conteranno 613 comandi nel Talmud babilonese e questa ricerca dell’essenziale, del comandamento a cui «fosse appeso» tutto il resto non è nuova. Nell’Antico Testamento erano già presenti diverse formulazioni di precetti in forma sintetica. Im Soll 15 ne sono elencati 11, in Ist 33,15-16 ce ne sono 6 usw. Elaborati in seguito dai saggi d’Israele, venivano suddivisi, in particolare dalla scuola di Rabbi Hillel, in «pesanti» o «leggeri». Anche Gesù sembra accettare questa impostazione e riconosce che vi sono precetti «minimi» (MT 5,19), che però non possono essere tralasciati.

Jesus antwortet citando come primo comandamento l’inizio dello Shema, la professione di fede nel Signore Dio ripetuta tre volte al giorno da ogni credente ebreo, centrale in tutta la tradizione rabbinica:

«Hören, Israel: Der Herr ist unser Gott, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, dein Gott, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,4-5).

Secondo questa preghiera l’ascolto ha un primato assoluto ed è la modalità di relazione decisiva dell’uomo nei confronti di Dio. Un ascolto obbediente sta poi alla base dell’amore verso Dio e non solo, wie wir sehen werden. A ben guardare le parole del Deuteronomio, riprese da Gesù, delineano un percorso teologico, spirituale ed affettivo che partendo dall’ascolto, «Hören, Israele», führt zum Glauben, «Il Signore è il nostro Dio»; dalla fede alla sua conoscenza intima, «Il Signore è uno», e dalla conoscenza all’amore: «Amerai il Signore». Questa conoscenza sempre più penetrante che contraddistingue il monoteismo ebraico e che ha influito sul Cristianesimo e poi sull’Islam è qualcosa di originale e unico nel panorama culturale e religioso del tempo. Essa non nasce da un’idea, da una riflessione filosofica, come poté succedere in Grecia, ma dall’esperienza che Dio ha agito nella storia in favore del suo popolo, salvandolo e facendo alleanza con esso. Da questa rivelazione che richiede un riconoscimento si approda al rapporto di amore per Dio, per cui noi siamo suoi e Lui è per noi. Unico e solo Dio che si ama con tutte le potenze dell’anima umana.

Aber es gibt noch mehr. Mentre lo scriba domanda a Gesù un solo comandamento, ecco che Lui ne avanza un secondo, citando quello dell’amore per il prossimo: „Du sollst deinen Nächsten lieben wie dich selbst“ (lv 19,18). La versione completa del versetto del Levitico recita:

«Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore».

L’amore per il prossimo anche dalla tradizione precedente a Gesù veniva considerato un precetto fondamentale, das, insieme al precetto dell’amore per Dio, condensava tutta la Thora. Ma Gesù collega i due comandi, coniugando in modo indissolubile l’amore di Dio con quello per il prossimo. Per Gesù i due precetti uniscono il cielo alla terra; l’uomo a Dio e l’uomo all’uomo: l’amore «verticale» che implica amare Dio e quello «orizzontale» che chiede di amare il prossimo non possono essere più separati. Da questa risposta, deshalb, sembra che non possa esistere l’amore per Dio senza quello per il prossimo. Il primo comandamento implica il secondo e il secondo presuppone il primo.

È importante riflettere sulla novità, a livello dei contenuti della fede, che questo accostamento di passi biblici porta con sé. È indubbio che Gesù stabilisca una precisa gerarchia tra i due precetti, ponendo l’amore per Dio al di sopra di tutto. Zur selben Zeit, Aber, risalendo la volontà del Legislatore, egli discerne che amore di Dio e del prossimo sono in stretta connessione tra loro: la Legge e i Profeti sono riassunti e dipendono dall’amore di Dio e del prossimo, mai l’uno senza l’altro. Non a caso nella versione di Matteo il secondo comandamento è definito simile al primo (MT 22,39), während der Evangelist Lukas sie sogar in einem großen Gebot vereint: «Amerai il Signore Dio tuo [...] e il prossimo tuo» (LC 10,27). Mit anderen Worten, se è vero che ogni essere umano è creato da Dio a sua immagine (Gen 1,26-27), non è possibile pretendere di amare Dio e, contemporaneamente, disprezzare la sua immagine sulla terra.

La tradizione cristiana ha declinato in modi diversi l’amore per Dio, esprimendolo come un movimento di ricerca, anelito o desiderio. Oppure l’amore per Lui è stato colto come un obbedire, nel senso proprio di ascoltare la sua parola e corrispondervi. È l’amore che cerca di realizzare la volontà di Dio e di vivere come Lui vuole. Sowieso, a dispetto di quel che il mondo pensa, mondo che curiosamente si lega a molti dèi e idoli, fino a esserne schiavo, l’amore cristiano è liberante perché inscritto in questa relazione con Dio che lo esalta e lo fortifica e come un polo attrae verso di sé ogni tipo di amore che l’uomo può costruire sulla terra.

Endlich, nel Vangelo di Giovanni, Gesù compirà un ulteriore passo quando affermerà: „Liebt einander, wie ich euch geliebt habe“ (GV 13,34; 15,12), ossia senza misura, «fino alla fine» (GV 13,1). In questa ardita sintesi, Gesù non esplicita neppure la richiesta di amare Dio, perché sa bene che quando le persone si amano le une e le altre, nel fare questo vivono già l’amore di Dio. Questo reciproco amore diviene anche il segno riconoscibile dei discepoli di Gesù:

„Daran wird jeder erkennen, dass ihr meine Jünger seid, se avrete amore gli uni per gli altri» (GV 13,35).

A questo punto tutti si fermano, come soddisfatti, e non vanno oltre. Del resto quale argomento è più coinvolgente e totalizzante dell’amore, soprattutto se è rivolto a Dio. ich mag, stattdessen, concludere ricordando ancora questo scriba che ha provocato le risposte di Gesù. die Tatsache,, zum Beispiel, che egli abbia atteso il momento opportuno per avvicinarlo. Am unteren Rand, dopo tutte quelle discussioni con chi voleva metterlo alla prova, Gesù poteva anche declinare e dire basta. Invece il Signore deve aver trovato la sua domanda pertinente e ne ha preso spunto per un insegnamento nuovo che ancora oggi troviamo inesauribile. Questo scriba ribatte a Gesù che ha ben parlato, ricalca le sue parole, unificandole in un unico comandamento che le ricapitola. Infine riconosce che questo comandamento supera perfino il sistema dei sacrifici e degli olocausti che, In diesem Moment, rappresentava un articolo importante del credo e del culto ebraico. Si merita perciò ampiamente quell’elogio di Gesù che rimarrà per sempre: «Non sei lontano dal regno di Dio».

Aus der Eremitage, 3 November 2024

.

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

Dieses Licht des Glaubens, das Blinden das Augenlicht zurückgibt

Homiletik der Väter der Insel Patmos

QUELLA LUCE DELLA FEDE CHE RESTITUISCE LA VISTA AI CIECHI

I discepoli devono finalmente aprire gli occhi, besonders die des Herzens und des Glaubens, um klar zu sehen, was passieren wird, und das ist der Skandal des besiegten Messias, seine ganze Bedeutung und seinen Heilswert erfassen.

 

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

 

.

Vi sono molti racconti nei Vangeli, in cui si mette in evidenza la sollecitudine e la premura con cui Gesù si prende cura dei malati: egli li cura nel corpo e nello spirito e raccomanda ai suoi discepoli di fare altrettanto.

il chirurgo Grazia Pertile (Auf der rechten Seite) durante un intervento alla retina nell’Ospedale di Negrar (Verona)

Quando Giovanni Battista manda due suoi discepoli a chiedere un contrassegno del Messia, Gesù afferma la propria identità con le parole: „Geht und berichtet Johannes, was ihr gesehen und gehört; Blinde sehen wieder ihre Augen, Lahme gehen, Aussätzige werden geheilt, Taube hören, i morti resuscitano» (LC 7, 22). In diesem Sonntag, trentesima del tempo ordinario, ascoltiamo proprio della guarigione di un cieco.

„Zu dieser Zeit, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, Er saß am Straßenrand betteln. Sentendo che era Gesù Nazareno, er begann zu weinen und zu sagen,: "Sohn Davids, Jesus, hab Erbarmen mit mir!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, aber er schrie noch lauter: "Sohn Davids, hab Erbarmen mit mir!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: „Courage! Àlzati, rufen Sie an!». Sie, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: "Was willst du, dass ich für Sie tun möchten?». E il cieco gli rispose: "Rabboni, che io veda di nuovo!». Und Jesus sprach zu ihm:: "Gehen, Dein Glaube hat dich "gerettet. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada» (MC 10,46-52).

Il Vangelo odierno ci racconta l’ultimo miracolo compiuto da Gesù durante la sua vita terrena, se non prendiamo in considerazione la menzione di Matteo: «Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì» (MT 21,14); e l’episodio, narrato da Luca nel racconto della passione, quando Gesù risana l’orecchio del servo del sommo sacerdote colpito da uno dei suoi (LC 22, 51).

Questa guarigione del cieco Bartimeo è emblematica, poiché nel piano narrativo del secondo Vangelo, subito dopo aver detto: «la tua fede ti ha salvato», Gesù riprende velocemente il cammino. Il verso iniziale completo che recita: «E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla» (v. 46) esprime infatti tutta la fretta di Gesù di portare a termine il suo viaggio che lo porterà a Gerusalemme dove si compirà il suo destino umano e la sua missione. Manca ancora un breve tratto in salita (vgl. LC 10,30) e il cieco ormai guarito: «prese a seguirlo per strada» (v. 52).

Tenendo così presenti questi accenni e, bestimmtes, che la guarigione avviene a questo punto del ministero di Gesù, in prossimità della sua passione, comprendiamo che per Marco essa possa avere un valore simbolico rilevante. Come a voler dire che i discepoli devono finalmente aprire gli occhi, besonders die des Herzens und des Glaubens, um klar zu sehen, was passieren wird, und das ist der Skandal des besiegten Messias, seine ganze Bedeutung und seinen Heilswert erfassen. Il racconto marciano del viaggio di Gesù ha avuto come intento principale quello di mostrare chi è Colui di cui si sta parlando. Non a caso lo scritto del secondo Vangelo è intimamente orientato verso il momento in cui il centurione romano, di fronte alla morte in croce di Gesù Cristo, Würfel: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!» (MC 15,39). È presso la Croce che si svela il mistero di Gesù Cristo. Secondo le intenzioni narrative di Marco l’identità di quel «Nascosto» che era Gesù (cfr il «segreto messianico) e che solo in momenti particolari, come la Trasfigurazione, si era rivelata agli occhi di pochi discepoli, jetzt, al momento della crocifissione, è palesata attraverso le parole di un pagano.

Chi ha letto il Vangelo di Marco fin qui si ricorda che all’inizio del suo viaggio verso Gerusalemme Gesù aveva guarito un altro cieco. Un episodio che è stato più volte riprodotto dai pittori nel corso dei secoli, insieme a quello del cieco nato di GV 9. Quella volta la guarigione fu alquanto macchinosa e per ben due volte il Signore dovette imporre le mani sugli occhi del cieco che iniziava a vedere pian piano. Infatti invece di vedere persone vedeva «alberi che camminano» (MC 8,24). Jetzt, quasi alle porte della città santa, per guarire Bartimeo non serve più il gesto dell’imposizione delle mani, ma soltanto la fede è necessaria.

Si capisce così che Marco non ha solo voglia di narrare un consueto atto di potenza da parte di Gesù, ma, besonders zu dieser zeit, fare di esso una catechesi sulla vera fede, nascosta fra le pieghe del testo e valida per i credenti d’ogni generazione. Bartimeo che grida verso Gesù, che lo invoca forte: "Sohn Davids, Jesus, hab Erbarmen mit mir!», mentre gli altri gli intimavano di star zitto, è l’esempio del discepolo che cerca insistentemente da Gesù la salvezza, mostrando in Lui fiducia. Questa fede di Bartimeo costringe Gesù a fermarsi, «Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!», ed è tanto forte, come la sua voce, che Gesù non ha bisogno di toccarlo, ma questa sola basta perché il miracolo avvenga: «E Gesù gli disse: "Gehen, Dein Glaube hat dich "gerettet. Lungo il viaggio descritto in MC 8,22-10,52 Gesù ha insegnato ai suoi discepoli chi Egli sia, ciò che lo aspetta a Gerusalemme e cosa significhi seguire lui. Ma i più vicini a Gesù non lo hanno capito, hanno cercato piuttosto onori e primazie. Questo cieco che chiama Gesù col titolo messianico di Figlio di Davide e che interpellato si rivolge a Lui con quella variante aramaica, Rabbuni maestro mio, conservata solo qui da Marco e poi da Giovanni quando Maddalena riconosce Gesù Risorto (GV 20, 16), esprime in questo modo il desiderio di ogni credente di alzare lo sguardo da terra, di vedere di nuovo, di sollevare la vista; la vista a questo punto della fede. Così possiamo interpretare quel verbo (ἀναβλέψω, anablepso) utilizzato da Marco per esprimere la volontà del cieco: "Rabboni, che io veda di nuovo!».

Bartimeo ricevuto il dono della vista e della fede si incammina sulla strada di Gesù, quella che porta a Gerusalemme. Diviene l’emblema del discepolo che ha riconosciuto chi è Gesù e non si scandalizza se la sua strada lo porterà alla sofferenza e alla morte per mano delle autorità giudaiche e romane, perché grazie alla fede intravede il mistero salvifico nascosto in esse.

E da ultimo un’annotazione ormai riconosciuta da diversi esegeti. Questo cieco porta un nome curioso che non ritroviamo in alcun elenco di nomi del tempo di Gesù. Un nome per metà aramaico (Bar) e per metà greco: il figlio di Timèo. Se il Vangelo di Marco, come riporta un’antica tradizione, fu scritto a Roma, diversi lettori istruiti e colti di allora non potevano non pensare al Timeo, uno dei più importanti dialoghi di Platone. È possibile che anche questo, nell’intento di Marco, sia un velato accenno. Non a caso Bartimeo si chiama così, come un greco, travestito da mendicante cieco attraverso il quale la cultura greca cerca un contatto con Gesù.

Scopriamo così che nascosta fra le pieghe di quello che inizialmente poteva apparire come l’ennesimo racconto di un miracolo, è celata la testimonianza di un’autentica fede e la ricerca sincera di un contatto fra culture. Del resto Marco ci aveva già abituato all’incontro del cristianesimo con mondi diversi. Pensiamo all’indemoniato Legione nella terra dei geraseni (MC 5, 1) e alla donna di lingua greca che domanda a Gesù la guarigione per la figlia (MC 7, 24-30).

L’opera di Marco, come si evince dai dati interni al testo, quali la conoscenza di diverse parole latine, è tradizionalmente ritenuta il Vangelo portato nel cuore del paganesimo, Roma, ed emanazione della predicazione di Pietro in quella città. Nella figura di quel povero cieco al bordo della strada tra Gerico e Gerusalemme vi è forse racchiusa la speranza di uomini e donne di ogni parte che desiderano vedere e credere in Gesù per seguirlo.

Aus der Eremitage, 27 Oktober 2024

 

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

Giacomo und Giovannis ganz kleine Bitte: «Lord, Lass uns sitzen, in deiner Herrlichkeit, eine zu deiner Rechten und eine zu deiner Linken“

Homiletik der Väter der Insel Patmos

DIE SEHR KLEINE ANFRAGE VON GIACOMO UND GIOVANNI: „LORD, LASSEN SIE UNS SITZEN, IN DEINER HERRLICHKEIT, UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA TUA SINISTRA»

Della pagina evangelica di questa domenica si potrebbero sottolineare molte cose, auch wichtig, che vanno dalla menzione della morte salvifica come bere un calice o ricevere un Battesimo, alla risposta di Gesù: «Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».

 

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

 

.

.

Aus dem Evangelium nach Markus: „Zu dieser Zeit, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Sie antworteten ihm: “Concedici di sedere, in deiner Herrlichkeit, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Jesus sagte zu ihnen:: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Sie antworteten ihm: “Lo possiamo”. Und Jesus sagte es ihnen: “Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «”Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”» (MC 10,35-45).

Andrea Mantegna, Kreuzigung (1457-1459), Musée du Louvre, Paris

Per comprendere la conosciuta scena che il Vangelo odierno ci presenta dovremo fare un passo indietro e rileggere i tre versetti che la precedono: «Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà”» (MC 10, 32-34).

Si tratta della terza predizione della sua Passione da parte di Gesù mentre procede camminando verso Gerusalemme e queste parole, premesse al testo odierno, evidenziano uno schema narrativo: ein) annuncio della Passione; B) incomprensione da parte dei discepoli; C) ulteriore insegnamento di Gesù sull’essere suoi discepoli. Ci permettono anche di capire il valore teologico delle parole di Gesù ricordate nel passo evangelico. In esso risalta quanto i discepoli siano totalmente allineati con ciò che il mondo, perfino oggi, predilige e cioè l’onore, il rispetto ed una posizione sociale elevata. Le due risposte di Gesù (MC 9, 33-37 e 10, 41-45) mettono in evidenza da un lato quanto questi discepoli fossero lontani dal modo di intendere la missione per cui Egli era stato inviato e come grossolanamente l’avessero fraintesa. Andererseits, in un senso positivo, la cantonata dei discepoli ha favorito il ricordo e la trasmissione di un detto di Gesù molto significativo sul modo di intendere il potere nella Chiesa, valido per tutti i tempi.

In particolare viene messo in evidenza dal Signore il suo esempio che diventa paradigmatico per la comunità dei credenti, uno speciale modo di servire che va a beneficio di tanti (anti pollôn, ἀντὶ πολλῶν) descritto come un «dare la propria vita in riscatto per molti» (v. 45). Questo termine usato da Gesù, «riscatto» (in Griechenland: lytron), è singolare e va un po’ spiegato per evitare fraintendimenti col modo attuale di interpretarlo e cioè come un pagamento in denaro allo scopo di liberare una persona rapita per farla uscire dalla prigione nella quale è detenuta. Sulla bocca di Gesù ha un significato teologico. Esso si trova pure nel passo parallelo di Matteo: «E chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, sondern zu dienen und sein Leben als Lösegeld für viele hinzugeben“ (MT 20,27-28).

«Riscatto», sfondo scritturale e teologico di questa parola, è la figura del «Servo sofferente» di cui parla il profeta Isaia. Nella Prima Lettura di questa domenica si legge: «Il giusto mio servo giustificherà molti (rabbim auf Hebräisch), egli si addosserà le loro iniquità» (Ist 53,11). Un concetto che sarà ripreso anche dalla Prima lettera di Pietro: «Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, Warum, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia» (2,24). Così pure scriveva Isaia: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, für unsere Ungerechtigkeiten zerquetscht;. Die Strafe zu unserem Frieden lag auf ihm; und durch seine Wunden sind wir geheilt " (Ist 53,4-5). Quando i cristiani, dopo la morte di Gesù, hanno tentato in vari modi di interpretare in senso salvifico quel fatto tragico, hanno utilizzato diversi linguaggi. Tra gli svariati tipi, quello del sacrificio, dell’espiazione, della soddisfazione o del merito, vi è anche quello del «riscatto». Ciò «Significa che l’opera della liberazione è stata onerosa per Cristo; non che egli abbia pagato il prezzo a Dio come a un creditore esoso. Anzi l’iniziativa parte proprio dall’amore di Dio ed è assolutamente gratuita, come la liberazione dall’Egitto» (Catechismo degli adulti, der, Nein. 254). Quel linguaggio, che Gesù ha usato paragonandosi al Servo sofferente, esprime infatti un grande amore, quello per il quale il Padre ha mandato il Figlio, fino al punto da permettere che morisse per noi: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, denn wer an ihn glaubt, ist nicht verloren, aber ewiges Leben haben " (GV 3,16).

Della pagina evangelica di questa domenica si potrebbero sottolineare molte cose, auch wichtig, che vanno dalla menzione della morte salvifica come bere un calice o ricevere un Battesimo, alla risposta di Gesù: «Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». Vorrei però concludere facendo risaltare un dettaglio significativo che diventa esemplare per noi, poiché ci dimostra come da una posizione sbagliata si possa invece passare ad una giusta. A differenza di Marco, Matteo fa porre la domanda incriminata a Gesù dalla madre dei figli di Zebedeo (MT 20,20), una donna rimasta anonima. Diversi interpreti si sono dilungati su questa inclusione per parlare dello Status sociale delle donne in quel tempo o per dire che il primo evangelista forse ha voluto evitare di mettere in cattiva luce i due importanti apostoli. Ma quando si tratterà di descrivere la scena della passione, il momento in cui quasi tutti hanno abbandonato Gesù, perfino i suoi discepoli, per Matteo ella invece è presente: «… C’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo» (MT 27,56). Marco, stattdessen, mostra di non conoscerla, perché nella sua posizione colloca una certa Salome: «Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome» (MC 15,40). Nella sinfonia dei Vangeli questa donna svolge per noi una funzione fondamentale. Se Matteo infatti è a conoscenza della frase di Mc 15,40, la sostituzione di Salome con «la madre dei figli di Zebedeo» è voluta e serve proprio per completare la definizione del suo ruolo e il processo che aveva preso l’avvio al capitolo 20 del suo Vangelo, prima menzionato, quando aveva posto la domanda a Gesù. Diventa cioè un simbolo: ha seguito, con le altre donne, Jesus, fin dalla Galilea, e si appresta ora ad andare con lui a Gerusalemme. Alla sua domanda di primazia per i figli, Gesù si rivolge anche a lei, insieme ai figli, e la invita a bere il calice che lui sta per bere. Mentre però i figli non lo faranno, «lei, sorprendentemente, che aveva avanzato in modo inappropriato quella richiesta, alla fine berrà quel calice, stando al fianco di Gesù, alla sua esecuzione» (A.J. Saldarini).

Aus der Eremitage, 20 Oktober 2024

 

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

Die Apostel verstanden das so gut, dass sie darüber zu streiten begannen, wer unter ihnen der Größte sei

Homiletik der Väter der Insel Patmos

Die Apostel verstanden es so gut, dass sie darüber zu diskutieren begannen, wer der Größte unter ihnen sei

„Und der Herr hatte Erbarmen mit dieser Menge... Er nahm ein kleines Mädchen, Teresa, und stellte sie unter die Apostel; und dieses kleine Mädchen offenbarte ihnen so einfache Wahrheiten, so attraktiv, dass die Ärzte gezwungen waren, ihre Unwissenheit einzugestehen, und sie wurden Jünger des kleinen Mädchens, um das Volk ihre Lehre zu lehren“.

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

.

.

Das Markusevangelium berichtet über drei Ankündigungen der Passion (MC 8,31; 9,31; 10,33 e ssg.). Was wir im Evangelium vom 25. Sonntag im Jahreskreis lesen, ist das zweite und alle drei bilden einen roten Faden, durch den Markus die Geschichte webte, die von der Beichte des Petrus bis zum Einzug Jesu in Jerusalem reicht. Hier ist die evangelische Passage.

„Zu dieser Zeit, Jesus und seine Jünger gingen durch Galiläa, aber er wollte nicht, dass es jemand erfährt. Tatsächlich lehrte er seine Jünger und sagte ihnen:: „Der Menschensohn ist in die Hände der Menschen gegeben und sie werden ihn töten; ma, einmal getötet, nach drei Tagen geht es wieder auf". Sie verstanden diese Worte jedoch nicht und hatten Angst, ihn zu befragen. Sie kamen nach Cafarnao. Als er im Haus war, er hat sie gefragt: „Was hast du auf der Straße besprochen??». Und sie waren still. Tatsächlich hatten sie sich auf der Straße untereinander gestritten, wer der Größte sei. Hinsetzen, er rief die Zwölf an und sagte es ihnen: „Wenn man der Erste sein will, Sei der Letzte von allen und der Diener von allen“. E, habe ein baby, stellte ihn in ihre Mitte und, ihn umarmen, er hat ihnen gesagt: „Wer auch nur eines dieser Kinder in meinem Namen aufnimmt, begrüßt mich; und wer begrüßt mich, begrüßt mich nicht, sondern der, der mich gesandt hat“ (MC 9,30-37).

Jesus, durchquert sein Herkunftsland, nach Galiläa, Diesmal sucht er nicht die Unterstützung der Menge, Er bat jedoch um Anonymität und widmete seine Lehre vielmehr den Schülern, die ihn am engsten begleiteten. Er versucht ihnen zu erklären, was mit ihm passieren wird. Aber jedes Mal spricht Jesus über seinen eigenen Tod, mit einem sich wiederholenden Muster, die gegenteilige Reaktion der Jünger tritt ein. Erster Peter (MC 8,32-33) und dann alle anderen (MC 9,32) Sie lehnen die Worte des Meisters ab oder verstehen sie nicht. Unmittelbar nach den letzten beiden Ankündigungen beanspruchen die Apostel sogar Vorrang und Privilegien für sich (MC 9,33-37; 35-40). Aus diesem Grund stellt der heutige Evangeliumsabschnitt eine kleine Einheit dar, durch Prophezeiung geformt von Jesus über sein Schicksal und dann durch Missverständnisse der Jünger. Letzteres kommt in unserer Passage durch Marcos Kommentar zum Ausdruck: „Aber sie haben es nicht verstanden“ del v. 32; und wird schließlich durch die unangebrachten Worte der Jünger selbst gestärkt, berichtet vom Evangelisten: „Tatsächlich hatten sie unterwegs untereinander darüber diskutiert, wer der Größte sei.“, Al v. 34.

Jesus kündigt seine Passion an definiert sich selbst als „Menschensohn“, ein Ausdruck, der in den Evangelien häufig vorkommt (Ben 82, von welchem 14 bei Markus) und wird von Jesus vor allem verwendet, um sich selbst als Protagonist oder Empfänger eines gedemütigten und schmerzhaften Zustands zu beschreiben, worauf seine Erhöhung oder Auferstehung folgen wird. Die Jünger, die einerseits über dieses Schicksal besorgt sind, Andererseits kennen sie offenbar diese Gestalt, von der man annahm, dass sie wie die Engel im Himmel existierte und vor der Welt war, das heißt, es existierte, als es nur Gott gab (Buch der Gleichnisse Henochs). Gott gewährt dem Menschensohn seine Vorrechte und Befugnisse, so sehr, dass es wie eine göttliche Hypostase erscheint. Er ist kein Engel, befolgt keine Befehle, Es hat allgemeine Aufgaben, aber keine genauen Befehle: Sein Wille scheint derselbe zu sein wie der Gottes und seine Aufgaben betreffen im Wesentlichen Gerechtigkeit und Gesetz (Und 7, 13-14). Vor diesem soteriologischen und messianischen Hintergrund, Jesus, jetzt schon, Zumindest für die Jünger, es kann sich als das offenbaren, was es ist. Er kann mit ihnen reden parresia und bekräftige, dass Er dieser Menschensohn ist, Figur, die uns aus dem Buch Daniel und aus den alttestamentlichen Apokryphen des Buches der Gleichnisse bekannt ist. Es ist der Beginn einer neuen Zeit in der Mission Jesu: «Und es begann um sie zu lehren, dass der Menschensohn viel leiden und von den Ältesten abgelehnt werden musste, von den Hohenpriestern und Schriftgelehrten, getötet werden e, nach drei Tagen, auferstehen" (vgl.. MC 8, 31). Aber für die Jünger ist es eine Art kalte Dusche, denn zuerst Petrus und dann die Jünger wissen, dass die Gestalt des Menschensohnes mächtig und herrlich ist, Daher ist es für ihn unmöglich, Unglück zu erleiden, leiden, Niederlagen. Petrus lehnt diese Darstellung ab und Jesus brandmarkt ihn als Satan (MC 8,33), während die Jünger über etwas anderes reden.

Höchstwahrscheinlich Deshalb Jesus, nach ein paar Tagen, Er beschließt, drei seiner Jünger zu sich zu nehmen, die ihm am nächsten stehen, Pietro, Jakobus und Johannes und um sie mit auf einen hohen Berg zu nehmen, wo „er vor ihnen verklärt wurde“ (MC 9, 2). Dort wissen diese Jünger, dass der Menschensohn ist, worüber sie einiges wussten, er ist der Sohn Gottes: „Das ist mein Sohn, die Geliebte: Hör ihm zu!» (MC 9, 7). Beim Abstieg von Tabor wiederholt Jesus die Einladung an die Jünger, bis nach seinem Tod und seiner Auferstehung mit niemandem über die Vision zu sprechen. Für die Leser des Markusevangeliums wird immer deutlicher, dass Jesus derjenige ist, der im Geheimnis Gottes „verborgen“ ist, dazu bestimmt, sich zu offenbaren.

Er kündigt seine Leidenschaft an Jesus sagt, dass er befreit wird. Das Verb „liefern“ (Paradidoma) Es ist sehr wichtig für die Geschichte der letzten Stunden Jesu. Er findet sich selbst, bei Markus, nicht nur in den Ankündigungen des Leidens und der Auferstehung Jesu, aber manchmal hat es auch Judas als Thema (MC 3,19; 14,10-11) und es bezieht sich sogar auf das Schicksal der Jünger (MC 13,9.11.12). All dies soll unterstreichen, dass das Schicksal derjenigen, die Jesus nachfolgen, unterstützend und dem des Meisters ähnlich ist.

Aber mehr oben Wir erwähnten die Reaktion der Jünger auf die zweite Ankündigung Jesu, zu ihrem Unverständnis (v. 32) und die Reden über die „Größten“ (vv. 33-34). Auch in diesem Fall, wie es für Pietro war, Jesus muss die Jünger korrigieren, Beantwortung dieser Fragen auf zwei Arten, mit Worten und einer symbolischen Geste, die unvergänglich geblieben sind.

Zunächst stellen wir fest, dass Jesus die Sprachführer der Jünger nicht einsammelt, er akzeptiert es nicht. Während sie darüber diskutieren, wer der Größte war, Stattdessen spricht er vom Ersten und Letzten. Was bedeutet das? Dass Jesus die Möglichkeit eines Vorrangs in der Gemeinschaft nicht ausschließt, dass jemand der Erste und nicht einfach der Größte ist. Aber er sagt auch, dass er jemand sein muss, der sich bedingungslos in den Dienst stellt, ist, das ist, der Diakon (Diakone) sämtlicher anderer. Entlang der Straße, die nach Jerusalem führt, die Suche nach Macht, Wohlergehen und Ansehen der Jünger kollidieren mit der Logik Jesu, Demnach ist das Reich Dienst und in ihm ist der Erste derjenige, der dient. Jesus, und der Bauernhof, setzt sich, in der Haltung von jemandem, der im Begriff ist, eine wichtige Anweisung zu erteilen. Die Diskussion wird später mit dieser alles zusammenfassenden Aussage gipfeln, wo Jesus sich erneut als Vorbild gibt: „Der Menschensohn ist nicht gekommen, um sich bedienen zu lassen, sondern zu dienen und sein Leben als Lösegeld für viele hinzugeben“ (MC 10,45).

Hier ist also die Geste, ein Kind zu nehmen und wenn man es annimmt, wird der Inhalt der Aussagen Jesu gestärkt. Der Meister möchte nicht nur deshalb willkommen geheißen werden, weil er der „Größte“ ist, wie es in den Augen der Jünger aussehen könnte. Aber das Kind (bezahlt) welches die Abmessungen des letzten hat, der Kleinste sein, als unwichtig angesehen und Gegenstand ohne besondere Rechte, In den Augen Jesu verkörpert er das ideale Maß des Reiches Gottes. Dies wird mit einem mittelgroßen Samen verglichen, der ebenfalls wächst und zu einem Baum wird. Ebenso Jesus, wie der Samen, es muss sterben, um Früchte zu tragen (MC 4,8). Aus diesem Grund heißt jeder, der das kleine Kind willkommen heißt, Er heißt nicht nur Jesus selbst willkommen, sondern auch der Vater, von dem alles seinen Ursprung hat und der Jesus gesandt hat.

Jahrhunderte später Der Herr wird in der Kirche die Heiligkeit Teresas vom Kinde Jesus wecken, im Karmel von Lisieux. Seine spirituelle Reise, evangelische Kindheit, so wurde es beschrieben 1913 von Joseph Lotte, ein konvertierter französischer Literat, Freund und Vertrauter von Péguy:

„Und der Herr hatte Erbarmen mit dieser Menge... Er nahm ein kleines Mädchen, Teresa, und stellte sie unter die Apostel; und dieses kleine Mädchen offenbarte ihnen so einfache Wahrheiten, so attraktiv, dass die Ärzte gezwungen waren, ihre Unwissenheit einzugestehen, und sie wurden Jünger des kleinen Mädchens, um das Volk ihre Lehre zu lehren“.

Aus der Eremitage, 21 September 2024

 

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

Durch sichtbare Zeichen führt uns Jesus vom Materiellen zum Geistigen

Homiletik der Väter der Insel Patmos

FACENDO USO DI SEGNI VISIBILI GESÙ CI PORTA DAL MATERIALE ALLO SPIRITUALE

Gesù proclamerà la beatitudine di chi crede senza avere visto: „Selig sind diejenigen, die es nicht gesehen und geglaubt haben“. Der Glaube öffnet Ihre Augen und ermöglicht es Ihnen, dem Zeichen seine tiefe Bedeutung aufzuspüren, von der Gabe an den Geber, dalla realtà materiale alla sua dimensione simbolica, dal pane materiale al «pane della vita»

 

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

.

.

La lettura del Vangelo giovanneo ci mette in contatto col modo particolare che ha questo autore di narrare le vicende di Gesù. L’intento del singolare evangelista è quello di elevarci dal semplice fatto storico narrato al significato o mistero in esso nascosto. A lui si potrebbe applicare quel che scrisse Gregorio Magno riferendosi alla Sacra Scrittura: «Uno eodemque sermone dum narrat textum, prodit mysterium (Perché con una stessa parola mentre espone il testo enuncia un mistero)» (Moralia in Iob, XX,1).

L’esposizione di una domanda e talvolta il fraintendere tornano utili all’autore del Quarto Vangelo per compiere questa operazione ermeneutica. La Samaritana chiede a Gesù come possa attingere al pozzo senza un mezzo, la Maddalena domanda dove fosse stato posto il corpo di Gesù che non trovava più. I primissimi discepoli chiedono a Gesù: «Dove rimani?». Nella pagina evangelica di questa XVIII Domenica le domande sono addirittura tre: "Rabbi, quando sei venuto qua?»; «Che cosa dobbiamo compiere?»; «Quale segno tu compi perché vediamo e crediamo?». Ecco la pagina del Vangelo di cui vogliamo parlare.

„Zu dieser Zeit, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Jesus antwortete ihnen: "In Wahrheit, wahrlich, ich sage: Du suchst mich nicht, weil du Zeichen gesehen hast, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Es gab, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Jesus antwortete ihnen: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Allora gli dissero: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, wie es geschrieben steht: ‘Diede loro da mangiare un pane dal cielo’. Jesus antwortete ihnen: "In Wahrheit, wahrlich, ich sage: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, der wahre. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: "Mann, dacci sempre questo pane”. Jesus antwortete ihnen: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, Dürfen!"» (GV 6,24-35).

Con il brano odierno il Lezionario ci introduce nel discorso sul pane di vita contenuto nel capitolo VI del Quarto Vangelo. Le annotazioni iniziali ci mettono in contatto con l’affanno delle folle che cercano Gesù. Se teniamo presente ciò che riferisce il v. 23: «il luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie»; si comprende ciò che era rimasto impresso nella memoria della folla. L’aver mangiato pane abbondante è uno stadio iniziale, ma basta a mettere in movimento le persone alla ricerca di Gesù. La descrizione di questa è un po’ confusa, come a far percepire, attraverso l’affanno e l’ansia della folla, una incoativa ricerca di fede: prima vedono una sola barca, poi notano che Gesù che non vi era salito, quindi vedono arrivare altre imbarcazioni (vv. 22. 23). E quando finalmente lo rintracciano in Cafarnao la domanda «Quando sei venuto qua?» (GV 6,25), mostra più un interesse sugli spostamenti di Gesù, come sia potuto sfuggir loro, che l’aver compreso il significato recondito del segno compiuto da Gesù. Il lettore è così spontaneamente invitato a chiedersi: «Cosa cerchiamo quando desideriamo incontrare Gesù?».

Le parole di Gesù mettono inizialmente a nudo questa ricerca che non va in profondità e si arresta sul limitare del bisogno soddisfatto: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (GV 6,26). Le folle non hanno capito il segno e la straordinaria novità che esso indicava e cioè che in Gesù si rivela la sovrabbondante gratuità di Dio che non è circoscritta al bisogno imminente, presente ora, ma conduce ad un futuro eterno. Ciò che dice Gesù è decisivo in proposito: «Mettetevi all’opera per il cibo che non perisce, ma che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà» (GV 6,27).

Il verbo utilizzato, ἐργάζεσθε, che significa lavorare, fare concretamente, guadagnare, richiama l’altra curiosa espressione di Gesù ricordata nel Vangelo di Giovanni: «fare la Verità». La prima cosa che si aspetta da un uomo che viene messo a confronto col Cristo e con la sua parola è che egli «faccia la verità». Questa formula biblica non significa come si potrebbe pensare: vivere in conformità con la verità. «Fare la verità» comporta, nel Quarto Vangelo, tutto il processo di assimilazione della rivelazione portata da Gesù, il cammino del progresso nella fede; significa «far propria la verità» di Gesù, ascoltando la sua parola e contemplando la sua persona e le sue azioni. Così l’uomo entra progressivamente nel mistero di Cristo e diventa cristiano. Ma credere non basta. Il credente deve anche approfondire la sua fede. È ciò che Giovanni definisce con l’espressione: «conoscere la verità». Questa conoscenza profonda non si acquista in un giorno; essa si ottiene a poco a poco, col ritmo stesso dello sviluppo della fede.

Hier ist also dieser Jesus, secondo il modo proprio di narrare giovanneo, ci fa entrare nella comprensione profonda del segno compiuto, passando dal materiale allo spirituale, dal bisogno al desiderio di Dio, alla fede nel Cristo che dona il pane di vita eterna. Antworten, damit, alla domanda delle persone su quali siano le «opere di Dio» da compiere (v. 28), Gesù non rinvia alle «buone opere», per esempio del digiuno, dell’elemosina o della preghiera. Non ci sono molte opere, ma una sola: l’opera della fede. La famosa diatriba fra la fede e le opere in San Giovanni è superata affermando che la fede è l’opera essenziale e necessaria. Essa dà il senso e l’orientamento alla sacramentalità delle azioni del cristiano. L’opera di Dio, ovvero ciò che consente a Dio di operare nell’uomo, è la fede, così espressa da Gesù: «Credere in colui che egli ha mandato» (GV 6,29). E richiamando il tema del fare e della Verità, precedentemente accennato, nello stesso Vangelo Gesù aveva affermato: «Chi fa la verità viene verso la luce, damit es deutlich erscheint, dass seine Werke in Gott getan wurden“ (GV 3,21).

La risposta di Gesù non viene recepita e compresa in profondità dai suoi interlocutori che gli chiedono di nuovo un segno che legittimi la sua autorità e li abiliti a «vedere e credere» (GV 6,30). Per dare fondamento alla richiesta le folle citano l’episodio avvenuto durante l’esodo dei figli d’Israele dall’Egitto, quando il dono della manna legittimò l’autorità di Mosè (Ist 16,4.15; Soll 78,24). Siamo ancora nell’ottica dei prodigi e del dono di scambio, come avviene fra i poteri di questo mondo, un’ottica aborrita da Gesù per cui chi ha visto i suoi segni vuole farlo re (GV 6,14-15). Ma alla logica del «vedere per credere» delle folle, Gesù oppone di fatto il «credere per vedere». Non dirà forse a Marta: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?» (GV 11,40)? A Tommaso che afferma: «Se non vedo, … io non credo» (GV 20,25) Gesù proclamerà la beatitudine di chi crede senza avere visto: „Selig sind diejenigen, die es nicht gesehen und geglaubt haben“ (GV 20,29). Der Glaube öffnet Ihre Augen und ermöglicht es Ihnen, dem Zeichen seine tiefe Bedeutung aufzuspüren, von der Gabe an den Geber, dalla realtà materiale alla sua dimensione simbolica, dal pane materiale al «pane della vita» (GV 6,35), il «pane vero» (GV 6,32), il «pane di Dio» (GV 6,33), il pane che non è frutto della terra, ma «che discende dal cielo» (GV 6,33).

Gesù chiarisce allora per mezzo di una sua affermazione di fede, la quale opera un passaggio dal passato al presente, dai fatti dell’Esodo all’oggi, e rivela chi dona il Pane, der wahre, che è Gesù il Cristo: «Non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane del cielo, quello vero» (GV 6,32). Dio che per Gesù è «il Padre mio» (GV 6,33) non «diede», come in passato, ma finalmente «dà» oggi e sempre questo pane. Questo è il punto culminante dove Gesù svela l’opera di Dio Padre che si compie in Lui e che la manna del deserto sinaitico prefigurava. E la rivelazione è che questo pane è il Cristo stesso: «Io sono il pane della vita». La pericope evangelica di questa domenica si arresta qui, su questa autorivelazione: "Ich bin das Brot des Lebens; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai» (GV 6,35).

Il padre latino Sant’Ambrogio (339-340 – 397), commentando il Salmo 118, così si esprime:

«Sta a te prendere questo pane. Accostati a questo pane e lo prenderai. Se ti allontanerai da Cristo, morirai, se ti avvicinerai a Cristo, vivrai. Questo è il pane della vita: damit, chi mangia la Vita, non può morire. Come potrà morire chi ha per cibo la Vita? Come potrà venir meno chi avrà la Vita per sostentamento? Accostatevi a Lui e saziatevi: Egli è pane. Accostatevi a Lui e bevete: Egli è la sorgente. Accostatevi a Lui e lasciatevi illuminare: Egli è la luce. Accostatevi a Lui e lasciatevi liberare: infatti dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è la libertà. Accostatevi a Lui e lasciatevi sciogliere dai legami: Egli è la remissione dei peccati. Vi domandate chi Egli sia? Ascoltate quello che lui stesso dice: “Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame, chi viene a me non avrà più sete”».

 

Aus der Eremitage, 4 August 2024

 

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

Maria Magdalena „Die Apostelin der Apostel“, aus einer Morgenmeditation für die Unbeschuhten Karmelitinnen

MARIA MAGDALENA, DIE "Apostelin der Apostel", AUS EINER MORGENMEDITATION FÜR DIE UNBESCHUHTEN KARMELITEN

.

Zarte bleibt immer die Frage der Maria Magdalena, dass erschrocken vor dem leeren Grab schmerzte stöhnt: "Sie haben den Herrn aus dem Grab weggenommen, und wir wissen nicht, wo sie hingelegt haben!». E, sagte, dies, kurz nachdem sie sich umdrehte und sah, stand Jesus da, hinter seinem Rücken; aber sein Grund wusste nicht, dass es Jesus war; jedoch war der gleiche Grund, dass sie auf einmal führte den Sprung des Glaubens vor dem himmlischen Licht des auferstandenen Körper zu machen, die sie durch seine Stimme erkannt, die ihren Namen sprach: «Maria!».

.

Artikel im PDF-Druckformat

 

.

Heute Morgen wurde den Nonnen des Unbeschuhten Karmeliters eine Meditation über die Figur der Maria Magdalena angeboten.

.

Auf der heutigen Party die universale Kirche feiert das liturgische Gedenken von Santa Maria Maddalena, eine außergewöhnliche weibliche Figur in der christologischen Erfahrung, die uns an den seligen Apostel Paulus erinnert, Ansprache der Einwohner von Korinth, verdeutlicht in wenigen kurzen Worten die Grundlagen unseres Glaubens:

"Wenn Christus nicht wirklich auferstanden, vergeblich würde unseren Glauben und unsere Hoffnung vergeblich sein " (Kor, 15).

Vor dem leeren Grab des Auferstandenen, die Verbindung zwischen Vernunft und Glaube, mehr als schmal, es ist untrennbar miteinander verbunden. Denn mit gutem Grund kommen wir zum umgestürzten Stein des Grabes Christi, Gottes, Mit dem Glauben betreten wir das ewige Geheimnis des Auferstandenen.

Monica Bellucci als Maddalena im Film Die Passion, 2004.

Auf den Worten des Apostels Paulus Selig, die uns in der Auferstehung Christi das Geheimnis der Geheimnisse zeigt, auf denen unser Glaube bestehen oder sterben kann, ist eine rationale Nachfrage: aber was ist der Glaube? Und nicht etwas Zufall verwenden, dass das Wort "rational", weil die Beziehung zwischen Verhältnis e fides, Vernunft und Glaube, Es wird von drei Heiligen Vätern und Kirchenlehrern hervorgehoben, die die Säulen der theologischen Spekulation bilden: Heiliger Augustinus, Bischof von Hippo, Der heilige Anselm von Augusta war zunächst Abt von Le Bec und dann Erzbischof von Canterbury, San Tommaso Aquino.

Die dogmatische Konstitution des Zweiten Vatikanischen Konzils, Gottesschwert, greift den Verfassungstext nahezu wörtlich auf der Sohn Gottes das Erste Vatikanische Konzil, in Kontinuität mit dem vorherigen Lehramt und dem Konzil von Trient bekräftigte er die „Beziehung zwischen Glauben und Vernunft“, die mit diesen Worten zum Ausdruck kam:

"Das gleiche heilige Mutter Kirche bekennt und lehrt, dass Gott, Anfang und Ende aller Dinge, Es kann mit Sicherheit das natürliche Licht der menschlichen Vernunft durch die geschaffenen Dinge bekannt sein; in der Tat, die unsichtbaren Dinge von ihm durch die Intelligenz des Menschen durch die Dinge bekannt, die durchgeführt wurden (vgl. RM 1,20) [1]».

Ein Abstand von etwa einem Jahrhundert aus Vatikanum I, In Anlehnung an die Lehre des Thomas von Aquin hat uns Papst Johannes Paul II. seine Enzyklika über Glaube und Vernunft geschenkt, der Glaube und Vernunft.

Die große Frage: "Was ist der Glaube", dass in uns schwingt mit der göttlichen Gabe der Vernunft, Der Autor des Briefes an die Hebräer gibt eine Antwort, indem er sagt::

„Glaube ist die Gewissheit erhoffter Dinge und die Demonstration von Realitäten, die man nicht sieht.“ (EB 11, 1).

Sich dem Glauben öffnen, denen es sowohl "Sicherheit" und "Hoffnung", Sie müssen uns in einer Dimension von Ewigkeit zu projizieren, weil die Quelle des Glaubens ist der Herr.

Der Diener Gottes Anastasio Ballastrero das hat er immer gesagt „Das gegenwärtige Leben ist insofern ein Raum der Glückseligkeit, als die Ewigkeit darin verwurzelt ist.“.

Diese Geschichte von der Auferstehung Christi, mit dem schließt das gesamte Johannesevangelium der Apostel Blessed, wird im Ewigen als offene Tür auf dem Weg dorthin platziertἔσχατον, der glorreiche Tag, an dem Christus in Herrlichkeit zurückkehren wird die Lebenden und die Toten zu richten. Und all dies ist eine Herausforderung an die menschliche Vernunft, den Mann zu den großen Schritt des Glaubens zu induzieren.

Blessed Evangelist weiter zu erzählen nach Hause, dass, während die zwei Jünger Rückkehr, Maria blieb weinend außerhalb des Grabes:

„Der erste Tag der Woche, Maria Magdalena ging am Morgen zum Grab, als es noch dunkel war, Und er sah, dass der Stein vom Grab entfernt worden war. Dann lief er und ging zu Simon Petrus und dem anderen Jünger, was Jesus liebte, und sagte es ihnen: “Sie haben den Herrn aus dem Grab genommen und wir wissen nicht, wo sie ihn platziert haben!”. Maria war draußen, in der Nähe des Grabes, und weinen. sie weinte, beugte sie sich in das Grab und sah zwei Engel in weißen Kleidern, der einen auf dem Kopf und einer an den Füßen sitzen,, wo hatte sie den Leichnam Jesu gelegt. Und sie sagten es ihr: “Donna, warum weinst du?” Er antwortete ihnen:: "Sie haben meinen Herrn weggenommen, und ich weiß nicht, wo sie hingelegt haben". Sagte das, Sie drehte sich um und sah Jesus, Stehen; und er wusste nicht, dass es Jesus war. Jesus sagte es ihr: "Donna, warum weinst du? Wen suchen Sie?». Ihr, dachte, es sei der Gärtner, er sagte es ihm: “Mann, wenn Sie ihn weggetragen, Sag mir, wo du es hingelegt hast, dann hole ich es”. Jesus sagte es ihr: “Maria!”. Sie drehte sich um und sagte auf Hebräisch zu ihm:: “Rabbuni!”, Was heißt das: “Maestro!”. Jesus sagte es ihr: “Halte mich nicht zurück, weil ich noch nicht zum Vater aufgestiegen bin; Aber geh zu meinen Brüdern und sag es ihnen: "Ich fahre auf zu meinem Vater und eurem Vater, Mein Gott und dein Gott“. Maria Magdalena kam und sagte zu den Jüngern: “Ich habe den Herrn gesehen!” und was er ihr erzählt hatte (GV 20,1-2 e 11-18).

Während der heiligen Riten des Passah Von der Auferstehung singen wir eine uralte Sequenz von seltener Schönheit gregorianisch, davon heißt es in einem Vers: Mors et vita conflixere Duell Ziel ... (Tod und das Leben wird in einem gewaltigen Duell gegen). Und aus diesem Duell ist etwas aus der Niederlage Tod, weil die Auferstehung Christi ist eine Explosion von vitaler Liebe ohne Anfang und ohne Ende, die uns zurück in die ewige Dimension unserer Existenz in der alten ursprünglichen Garten Eden nimmt, denn mit Christus Sünde, die wir tot sind und mit ihm sind wir alle auferstehen. Denn wie wir alle in die Sünde Adams beteiligt, wir haben alle Beteiligten und machte Sharer gewesen in Christi erlös Auferstehung.

Der Tod berührt uns mehr schmerzlich, vor allem, wenn es beraubt uns wertvolle Leiden, Er beweist diese Maria Magdalena mit ihren zarten Wehklage. Aber so schmerzhaft, Tod uns nicht für immer beeinflussen, Es führt uns zu einem Moment des Übergangs in die Ewigkeit, wie wir in unserem Beruf des Glaubens verkünden:

"... ich glaube an die Auferstehung der Toten und an das Leben der kommenden Welt".

Es ist immer noch, in einer unterschiedlichen, aber ähnlich, Wir verkünden es während der Heiligen Messe über die heiligste eucharistische Gestalt Christi, die mit seinem Leib lebendig und wahrhaftig gegenwärtig ist, Sein Blut Seine Seele und seiner Gottheit, Jubel:

"Wir verkünden den Tod, Herr, Wir verkünden deine Auferstehung, bis Sie kommen wieder ".

Um zu verstehen, was er Maddalena versuchte in seinem Herzen in diesem Moment, es könnte helfen, St. Johannes vom Kreuz sein, dass wie alle wahren Mystiker mit seinen Füßen auf den Boden Salden lebte, weil es das irdische Jerusalem ist, dass wir uns in die ewige himmlische Jerusalem zu projizieren sind aufgerufen,. Bezogen auf den seligen Apostel Paulus (vgl.. RM 14, 3) er ermahnt:

"Diejenigen, die nach der Vernunft handeln, ist wie einer, der nahrhafte Lebensmittel isst; diejenigen, die hinter dem Geschmack des Willens bewegt, ist wie einer, der faule Frucht isst '[2].

Aus diesem Grund, gerade 49 Jahre, jetzt in seiner ganzen Fülle in Christus nach auf "zwei Flügel" fliegen[3] von Glaube und Vernunft, St. Johannes vom Kreuz mit dem Tod in die geistige Kohärenz abgesenkt, dass ein paar Jahre, um ihn vor führte in seinem berühmten Gedicht "Break the Leinwand jetzt in der süßen Begegnung" zu schreiben[4]. Und was er als "Leinwand" porträtiert, es war die mystisch-poetische Darstellung der letzten Träne, durch die, durch den umgeworfen Stein des leeren Grabes des Auferstandenen, führt zu der Betrachtung des Göttlichen Victorious Lamm, das über den Tod triumphiert und dass uns durch das Geheimnis seiner Auferstehung geht in die Ewigkeit; und wer in der Lage ist, die ewige genießen, Er sagt, zusammen mit dem seligen Apostel Paulus: "Für mich ist Christus das Leben und Sterben ist mein Gewinn" (Ich Phil 1, 21).

Zarte bleibt immer die Frage der Maria Magdalena, dass erschrocken vor dem leeren Grab schmerzte stöhnt:

"Sie haben den Herrn aus dem Grab weggenommen, und wir wissen nicht, wo sie hingelegt haben!».

E, sagte, dies, kurz nachdem sie sich umdrehte und sah, stand Jesus da, hinter seinem Rücken; aber sein Grund wusste nicht, dass es Jesus war; jedoch war der gleiche Grund, dass sie auf einmal führte den Sprung des Glaubens vor dem himmlischen Licht des auferstandenen Körper zu machen, die sie durch seine Stimme erkannt, die ihren Namen sprach: «Maria!».

Wenn wir unsere ängstliche Blick abwenden die nach oben gebogenen Stein unserer leeren Gräber, Wir finden heraus, was die Liebe des Herrn über den Tod hinaus geht, genug, dass wir umkehren; und Tag für Tag werden wir feststellen, dass die "Alpha und l 'Omega, das Wort Gottes, Es liegt hinter uns, rufen uns mit Namen, weil wir alle im göttlichen Herzen des großen Geheimnisses des Vaters sind, er wollte uns, geliebt und nach Name schon vor dem Beginn der Zeit genannt.

Maria Magdalena ist eine Frau, die den geliebten sucht seines Herzens, und zu ihrer Kirche, in dieser Liturgie des Wortes, Sie leitet die Worte des Buches Lied in dem er die Liebe Gottes für den Menschen und der Mensch für seinen Gott offenbart:

«… Ich habe versucht, meine Seele liebt [...] Ich fand die Liebe meiner Seele ".

Zwischen dem zweiten und dritten Jahrhundert St. Hippolyt von Rom[5] Er nennt es "der Apostel der Apostel". Sie ist in der Tat der erste den auferstandenen Christus zu sehen, nach der Geschichte des seligen Johannes der Evangelist. Und als sie es erkannte, lief sie los, um es den elf Aposteln zu erzählen, versteckt und schockiert von dem, was sie ein paar Tage, bevor sie auf Golgatha gesehen hatte. Und aus dieser Episode versteht es, was ehrwürdige Figur des Maddalena, geschickt durch Christus seine Auferstehung zu jenen ängstlich zu verkünden, dass ein paar Tage vor, während l'letzte Abendmahl, Er hatte die Priester des Neuen Bundes gegründet; die gleichen Leute, die ein paar Tage zuvor, als eine dramatische Passage aus dem Evangelium erzählt: "Und alle Jünger, verließ ihn, floh» (vgl.. MT 26, 56). Und der erste der Apostel, von Christus Gott für eine Erfüllungs Funktion bedeckt und er definiert als erhebend Felsen seiner Kirche (vgl.. MT 16, 13-20), bevor die schockierende Szene der Erfassung und Verurteilung des göttlichen Meisters, er hat es nicht gesagt, wie er auf dem Berg Athos in der Verklärung Christi sagte: "... wir bleiben hier", in der Tat, "lassen Sie uns drei Hütten machen, eine für dich, eine für Mose und eine für Elija " (vgl.. MC 9, 2-8). Nach Christus hatte kurz Blut im Garten geschwitzt nach seiner schmerzhaften Leidenschaft gehen zu treffen, Peter verweigert ihn dreimal. Und auch die Aufgabe von Gott durch seine Apostel und Priester, Es ist Teil, stets, das Geheimnis der Kirche; Es ist Teil, stets, vom Geheimnis des Glaubens. In der Tat, unser Kreuz auf sich nehmen und ihm zu folgen (vgl.. MC 8, 27-35), nicht genug Grund allein, da braucht es durch die Vernunft der Sprung des Glaubens getan werden. Nur so können wir den Auferstandenen erkennen, der uns von hinten beim Namen ruft, weil alle, sind wir aufgerufen, Mary zu sein. E, kommen Maria, seien Sie Vorboten seiner Auferstehung.

von der Insel Patmos, 22 Juli 2024

.

___________________________

HINWEIS

[1] Vatikanisches Konzil I: Denz. -Schönm., 3004; vgl 3026

[2] St. Johannes vom Kreuz, gibt Die Seele in der Liebe orations, n. 43.

[3] Vgl. Der heilige Johannes Paul II, Glaube und Vernunft, einleitende Präambel.

[4] St. Johannes vom Kreuz, gibt O Flamme der Liebe am Leben.

[5] Hippolyt Roman [170-235 Gleichstrom], Theologe und Priester. Es war das erste Anti-Papst in der Kirchengeschichte, Er starb mit dem legitimen Pontianus versöhnt, gemeinsam mit ihm starb er nach seiner Verurteilung auf Sardinien zu den Metallen (zur Zwangsarbeit) von Maximinus dem Thraker.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

.

.

.

.

 

Komm zur Seite, an einem einsamen Ort, und ein bisschen ausruhen’

Homiletik der Väter der Insel Patmos

KOMMEN SIE AUSEINANDER, AN EINEM EINSAMEN ORT, E RIPOSATEVI UN PO

Il Signore non vuole che si sentano protagonisti esclusivi del bene che hanno compiuto, Sie geben sich dem Risiko hin, sich das Erreichte anzueignen. Ricordiamo infatti che gli apostoli sono stati chiamati e inviati e il potere che a loro è stato conferito proveniva da Gesù, dalla sua autorità.

 

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

.

.

La porzione di testo evangelico scelto per la Liturgia di questa XVI Domenica del Tempo Ordinario salta a piè pari tutta la narrazione della morte di Giovanni il Battista (MC 6,17-29), das, nell’opera marciana, segue il Vangelo di domenica scorsa, dove viene descritta diffusamente e con dovizia di particolari. Effektiv, stando al racconto di Marco, sia Gesù che i discepoli sembrano non accorgersi della morte del Battista. Cosa che non succede naturalmente ai discepoli di Giovanni che ne raccolgono e seppelliscono il cadavere. Così pure Matteo deve aver percepito questa discrepanza e infatti nella sua opera stabilisce un collegamento tra la morte di Giovanni e Gesù che decide di andare in disparte con i suoi, poiché scrive:

«I discepoli [del Battista] andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù. Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Sie, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati» (MT 14,12-14).

Vincent van Gogh, Mezzogiorno, riposo dal lavoro, 1890, Paris, Musée d’Orsay

Se nella versione di Matteo si può evincere che Gesù si ritira in un luogo solitario per poter riflettere sulla morte del suo antico maestro, wir, stattdessen, seguendo Marco, possiamo cercare altre ragioni all’invito di Gesù: «Komm beiseite, an einem einsamen Ort, und ruhe dich ein wenig aus“ (MC 6,31). Ricordiamo anche che per Marco il racconto della morte di Giovanni voluta da Erode parte dalla constatazione di quest’ultimo su Gesù: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, Es ist gestiegen!» (MC 6, 16). Ecco la pericope inserita nella Liturgia della Parola:

„Zu dieser Zeit, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Und er sagte es ihnen: “Venite in disparte, du allein, an einem verlassenen Ort, e riposatevi un po’”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, an den Seitenlinien. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, und er fing an, sie vieles zu lehren " (MC 6,30-34).

Nel desiderio di Gesù di ascoltare il resoconto degli apostoli e nella voglia che essi hanno di riferire quanto hanno «fatto e insegnato» (MC 6, 30) troviamo il motivo per cui Egli li invita in disparte. Il Signore non vuole che si sentano protagonisti esclusivi del bene che hanno compiuto, Sie geben sich dem Risiko hin, sich das Erreichte anzueignen. Ricordiamo infatti che gli apostoli sono stati chiamati e inviati e il potere che a loro è stato conferito proveniva da Gesù, dalla sua autorità. Questa evidenza getta un anticipato sguardo su quelle che saranno le dinamiche della missione post pasquale e che riguardano la Chiesa di ogni tempo. Da parte dei missionari, gli Apostoli come ogni altro annunciatore del Vangelo, viene messo un grande impegno ed un forte entusiasmo, ma il risultato è garantito dalla forza della Parola che ha in sé una potenza che oltrepassa anche chi la annuncia (Rom 1,16). La tentazione è sempre quella, che gli inviati si percepiscano come gli artefici del successo e che la buona riuscita sia solo opera loro. Gesù insegnerà ai discepoli, ce lo ricorda l’evangelista Luca, das:

«Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (LC 17,10).

Jesus, invitando i Dodici a riposarsi con lui, li invita anche a distaccarsi da quanto hanno fatto e insegnato. In questo senso comprendiamo anche il tema del riposo e ciò che seguirà dopo. Oltre che essere un segno di attenzione umana, come quella che Gesù aveva avuto nei confronti della figlia di Giairo riportata in vita, invitando gli astanti a darle da mangiare (MC 5,43), il riposo in tutta la Scrittura ha anche un significato teologico. Si va dal riposo di Dio al termine dell’opera creata, alla ripresa dello stesso nello scritto della Lettera agli Ebrei:

«Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza» (EB 4,10-11).

Anche nel Vangelo di Matteo troviamo un invito al riposo: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (MT 11,28). Il riposo dei discepoli, oltre che avere una valenza umanissima, ricorda molto la consapevolezza spirituale che il salmista aveva cantato:

«Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome» (Soll 23).

A questo punto si capisce che se da un lato viene richiesta la presa di distanza dall’opera compiuta, superando quella umana tentazione di sentirsene custodi e padroni per tutto l’impegno che vi è stato profuso, dall’altra il riposo fa gustare ciò che è essenziale e che corrisponde al primo motivo per cui i Dodici furono scelti: «Ne costituì Dodici, che chiamò apostoli, perché stessero con lui e per mandarli a predicare» (MC 3,14). Lo «stare con lui» richiama alla memoria quell’episodio evangelico, riportato da Luca, che vede contrapposte l’operosa Marta e l’oziosa Maria che rimane vicina a Gesù per ascoltarlo. Le due sorelle, a torto o a proposito, sono state prese a modello della vita attiva o della contemplativa:

«Ma il Signore le rispose: «Marta, Marsch, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (LC 10, 41-42).

Ciò che segue è importante, perché costituisce una buona introduzione a quel che verrà dopo, sia nel Vangelo che nel Lezionario liturgico: il racconto della «Moltiplicazione dei pani» impegnerà infatti le domeniche dell’anno liturgico dalla prossima, la diciassettesima, fino alla ventesima. Un racconto decisivo che ritroviamo anche nell’intero capitolo sesto di Giovanni e che ci aiuterà a capire, attraverso il segno del pane, chi è Gesù e quale dono offre. Il fatto che la Chiesa ancora oggi continui a donare quel pane, in diverse maniere, ci fa capire quanto ciò sia importante per la fede e per la vita dei cristiani. Quindi Gesù coi discepoli «andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte», ma il narratore aggiunge che «molti li videro partire e capirono e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero» (MC 6,33). Il lettore in questo modo non è stupito quando, sbarcato, Gesù si rende conto che il luogo in cui si è recato non è per niente in disparte, ma anzi è più che mai popolato. Il lettore, preparato dall’abile narrazione marciana, si chiede: «Come reagirà Gesù?». E la risposta è presto data, vista la numerosa folla: «Ne provò compassione perché erano come pecore senza pastore» (MC 6,34). Dietro a quel provare compassione vi è il comprendere la sete profonda di Parola di Dio, di Vangelo, che ha spinto quelle persone a precedere a piedi sull’altra riva l’imbarcazione con Gesù e i discepoli. Erano «pecore senza pastore».

Im Alten Testament questa espressione ricorre diverse volte per indicare un popolo sbandato per mancanza di capi o a causa di cattivi dirigenti (nm 27,17; 1Betreff 22,17; 2Kr 18,16; Gdt 11,19). Possiamo però pensare anche ad un velato riferimento alla morte di Giovanni Battista; Gesù sente di dover continuare il suo ministero perché le folle che ugualmente accorrevano da Giovanni non si trovino abbandonate (MC 1,5). Il desiderio disatteso, il riposo frustrato, viene così colto non come problema ma come occasione. Il progetto di riposo viene accantonato per andare incontro al bisogno delle folle. Ma come abbiamo letto non è certo un’etica del dovere che porta Gesù a questa scelta, bensì la compassione. Il riposo può attendere se urge un servizio tanto necessario quanto richiesto e verranno altri momenti per ritirarsi in luoghi appartati e riposare coi suoi discepoli.

La compassione è l’origine e il fondamento dell’azione di Gesù, perciò «si mise a insegnare loro molte cose» (MC 6,34). Come si era accorto del bisogno di riposo dei Dodici ora vede la fame di Parola delle genti che lo cercano. Non ne prova fastidio o si innervosisce, ma immediatamente inizia a predicare e ad annunciare il Vangelo. Accetta di mutare il proprio progetto, perché la compassione che prova Gesù è più di un sentimento di pietà o commiserazione, piuttosto un portare l’altro dentro di sé, accoglierlo profondamente. Così come Egli aveva accolto il progetto del Padre:

„Das ist das ewige Leben: che conoscano te, l’unico vero Dio, und den du gesandt hast, Jesus Christus. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare» (GV 17, 3-4).

Manzoni nel suo romanzo «I promessi sposi» da una lettura di cosa sia la compassione, i suoi effetti e cosa la provoca da un punto di vista religioso. Nel capitolo ventunesimo dell’opera riferisce il dialogo fra il Nibbio e l’Innominato che gli aveva ordinato il rapimento di Lucia:

«…M’ha fatto troppa compassione». «Compassione! Che sai tu di compassione? Cos’è la compassione?». «Non l’ho mai capito così bene come questa volta: è una storia la compassione un poco come la paura: se uno la lascia prender possesso, non è più uomo». «Sentiamo un poco come ha fatto costei per moverti a compassione». «O signore illustrissimo! tanto tempo…! weinen, beten, e far cert’occhi, e diventar bianca bianca come morta, e poi singhiozzare, e pregar di nuovo, e certe parole…».

Che cosa aveva fatto la rapita se non chiedere il perché della violenza, implorare il rilascio e provare tutti i sentimenti e i moti dell’animo che si possono vivere in tali circostanze? Manzoni dopo averli descritti e accertata l’impotenza di arginare la dura contingenza così dice nel romanzo: «Lucia si rivolse a Colui che tiene in mano il cuore degli uomini…» (Deckel. XX).

Aus der Eremitage, 21 Juli 2024

 

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

„Wenn sie dich irgendwo nicht willkommen hießen und dir nicht zuhörten, Geh weg und schüttel den Staub unter deinen Füßen“

Homiletik der Väter der Insel Patmos

„WENN SIE AN IRGENDEINEM ORT NICHT WILLKOMMEN WÜRDEN UND IHNEN NICHT ZUHÖREN, GEH UND SCHÜTTELE DEN STAUB UNTER DEINEN FÜSSEN“

Kein romantischer Idealismus also und kein legendärer Pauperismus, sondern ein Stil, der es Ihnen ermöglicht, nicht so sehr auf sich selbst zu schauen, sondern auf Models, die Aufmerksamkeit erregen müssen, sondern richte es lieber auf den einzigen Herrn, Jesus. Das Zentrum ist nicht der Missionar, sondern das Evangelium, das er verkündet, welches ist: „Kraft Gottes“. Und ein besonderes Zeichen dieses Stils ist die Brüderlichkeit.

 

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

 

.

.

In den letzten Jahrzehnten in mehreren Konferenzen, auf Büchern, In den Artikeln, die in zahlreichen Pastoralzeitschriften veröffentlicht wurden, hat die Kirche viele Fragen zur Evangelisierung gestellt, als Mission oder sogar als Neuevangelisierung definiert. Große Anstrengungen wurden bei der Suche nach neuen Sprachen oder beim Studium der Kommunikations- und Stilelemente unternommen, darüber, wie die Inhalte des Wortes gepredigt werden oder erneuert werden können. Die bisherigen Ergebnisse dieser Bemühungen sind entmutigend. Es ist wahrscheinlich, dass sich die pastoralen Akteure in der Kirche zu sehr auf das „Was“ konzentriert haben., den Inhalt der Nachricht, zum Nachteil des „Wie“, das heißt, das Zeugnis des Lebens im Schatten zu lassen? Auf jeden Fall ist diese Gospel-Seite willkommen 15. Sonntag für ein Jahr. Hier geht Jesus nicht auf den Inhalt oder auf Lehrvorschläge ein, sondern konzentriert sich vielmehr darauf, „wie“ diejenigen, die zur Verkündigung des Wortes gesandt wurden, sich präsentieren sollten. Hier ist die evangelische Perikope:

„Zu dieser Zeit, Jesus rief die Zwölf zu sich und begann, sie paarweise auszusenden und ihnen Macht über unreine Geister zu geben. Und er befahl ihnen, außer einem Stock nichts für die Reise mitzunehmen: noch Brot, noch Tasche, noch Geld in seinem Gürtel; sondern Sandalen zu tragen und nicht zwei Tuniken zu tragen. Und er sagte es ihnen: „Wo immer man ein Haus betritt, bleib dort, bis du dort weggehst. Wenn sie dich irgendwo nicht willkommen heißen und dir nicht zuhören, Geht hin und schüttelt den Staub unter euren Füßen ab, als Zeugnis für sie.. Und sie, Parteien, Sie verkündeten, dass das Volk konvertieren sollte, Sie trieben viele Dämonen aus, Sie salbten viele Kranke mit Öl und heilten sie. (MC 6,7-13).

Die Zeit kommt für die man nicht nur zuhören oder lernen kann, aber was empfangen wurde, muss zurückgegeben werden. Jesus, der auch unter seinen Dorfbewohnern und Glaubensbrüdern eine schwere Niederlage erlitten hatte (MC 6,1-6), leiden unter ihrem Unglauben bis zu dem Punkt, dass sie nicht mehr in der Lage sind, irgendein Zeichen von Macht zu zeigen, Er hat keine Angst davor, den Zwölf alles anzuvertrauen, was er hat und was seine Mission bis zu diesem Zeitpunkt geprägt hat. Alles, was ihm gehört, all seine Kraft, Es wechselt nun den Besitzer und wird den Zwölf kostenlos anvertraut. Daher verstehen wir Markus‘ Beharren darauf, zu sagen, dass Jesus „begann“., ergriff die Initiative“ (horxato di MC 6,7) die Zwölf zu zweit zu schicken. Das Neue an dem, was im heutigen Evangelium geschieht, liegt genau in dieser einfachen Geste, aber sehr kompliziert, weil es beinhaltet, in gewisser Weise auch für Jesus, eine Loslösung von der eigenen ausschließlichen Macht.

Ist das erste Mal dass Jesus einige seiner Leute in die Mission einbezieht, ihnen wichtige Aufgaben übertragen. Er rief die Jünger dazu auf, Menschenfischer zu werden (Mc 1,16ss.), Er bereiste mit ihnen verschiedene Straßen in Galiläa; er verteidigte sie vor den Pharisäern, die sie anklagten (MC 2,23-28) und schließlich wählte er unter diesen Zwölf aus, damit „sie bei ihm seien und sie auch zum Predigen aussenden und damit sie die Macht hätten, Dämonen auszutreiben“. (MC 3,13-19). Sie haben viele seiner Lehren gehört, insbesondere die Gleichnisse über das Königreich, das Jesus ankündigte und in dem er viele Machttaten vollbrachte. Sie haben noch keinen großen Glauben gezeigt (vgl.. MC 4,40), aber Jesus muss sie dennoch für bereit für die Mission gehalten haben.

Und er vertraut ihnen drei konkrete Aufgaben an. Die erste besteht darin, die Konvertierung anzukündigen, oder das Evangelium vom Königreich. Den Jüngern wird somit die gleiche Aufgabe anvertraut, die Jesus unmittelbar nach seiner Rede ausführte. Die Zwölf „predigten, dass sich die Menschen bekehren sollten“ (MC 6,12); in der Tat, wie Jesus zu Beginn seines Dienstes sagte: „Die Zeit ist erfüllt und das Reich Gottes ist nahe.“; bekehre dich und glaube an das Evangelium“ (MC 1,15). Die zweite Aufgabe der Jünger ist die Ausübung von Autorität über unreine Geister. Und selbst in diesem Fall erleben wir dasselbe Muster wie zu Beginn der Mission des Messias. Jesus, sobald die Bekehrung zum Königreich bekannt gegeben und die ersten Jünger berufen wurden, Er führt tatsächlich den Exorzismus an einem unreinen Geist in der Synagoge von Kapernaum durch (MC 1,23). Schließlich werden sie ausgesandt, um die Kranken zu heilen. Jesus tat dies zu Beginn seines Wirkens mehrmals, beginnend direkt im Kreis der Jünger, Heilung von Peters Schwiegermutter (MC 1,29-30). Jetzt, Sogar die Zwölf können die Kranken salben und heilen (MC 6,13).

Daraus ist es klar dass in den Worten und Gesten der Zwölf die Mission, die Christus bis zu diesem Zeitpunkt ausgeführt hat, genau und in der richtigen Reihenfolge wiedergegeben wird. Die Dinge, die Jesus sagte und tat, werden jetzt von den Aposteln getan und gesprochen. Das ist das Geheimnis der Kontinuität zwischen der Person Jesu Christi und der von ihm gegründeten Kirche. Hätte Jesus die Gabe, die er besaß, nicht weitergeben wollen oder nicht dazu in der Lage gewesen, wäre er als großer Prediger oder Therapeut in Erinnerung geblieben und seine Figur wäre wahrscheinlich mit der der verschiedenen Wanderpropheten, die durch Palästina reisten, vergleichbar gewesen damals.. Aber so war es nicht, für alles, was Er hatte, der exousia (MC 6,7; vgl.. 1,22.27; 2,10) vom Bösen befreien, heilen und predigen, Seitdem und noch heute zirkuliert es in den Adern der Gemeinschaft, die seinen Namen trägt: die Kirche.

Ebenso wie die bittere Erfahrung der Verweigerung, die den Dienst des Messias kennzeichnete. Es kann auch den Zwölf passieren, an die Jünger, um die Tür geschlossen vorzufinden. Diese, die nach dem Gesetz paarweise erfolgen müssen, was die Aussage von mindestens zwei Personen erforderte (vgl.. Dt 17,6), Sie wissen von Beginn ihrer Mission an, dass niemand sie empfangen oder ihnen zuhören wird. Die Antwort wird sein, wegzugehen und den Staub von den Schuhen zu schütteln, als Zeugnis für sie (MC 6,11). Den Schlamm oder Staub unter den Füßen abzuschütteln, war eine symbolische Geste, die jeder Israelit machte, wenn er das heidnische Land verließ. Jetzt wird es zur Geste des unwillkommenen Jüngers, weder eine Bosheit noch eine Beleidigung, sondern eine Warnung, die am Tag des Gerichts ein Beweis für die Anklage sein wird. Die Weigerung, Aber, es hält die Kirche nicht auf, die verkündet. Nach Ostern wird sie in der Lage sein, das Wort bis an die äußersten Enden der Erde zu bringen, Es verkündet nicht nur, dass das Königreich nahe ist, sondern auch, dass Christus auferstanden ist.

Und was die Anweisungen Jesu betrifft Sagen wir gleich, dass sie als solche nicht reproduziert werden dürfen. Sie erinnern uns daran, dass den Predigten Jesu der Glaube und eine eschatologische Option zugrunde liegen. Im Neuen Testament ändern sich diese Angaben je nach geografischer Lage, des Klimas und der Kultur, in der die Missionare leben. Wir können uns vorstellen, dass der Apostel Paulus seine Seereisen zur Verkündigung des Evangeliums bezahlt hatte (Bei 13,13) oder dass er seinen Mantel vergessen in Troas im Haus von Carpus aufbewahrte, er hat darum gebeten, zusammen mit den Büchern und Pergamenten (2Tim 4,13).

Kein romantischer Idealismus also oder kein legendärer Pauperismus, sondern ein Stil, der es Ihnen ermöglicht, nicht so sehr auf sich selbst zu schauen, sondern auf Models, die Aufmerksamkeit erregen müssen, sondern richte es lieber auf den einzigen Herrn, Jesus. Das Zentrum ist nicht der Missionar, sondern das Evangelium, das er verkündet, welches ist: „Kraft Gottes“ (RM 1,16). Und ein besonderes Zeichen dieses Stils ist die Brüderlichkeit.

Koheleth schlug vor dass es „besser ist, zwei zu sein als nur einer“ (Qo 4,9). Zu zweit zu sein gibt dem gesprochenen Wort Kraft, seit im Alten Testament, wie bereits berichtet, ein Zeugnis, gültig sein, es muss sich auf mindestens zwei Zeugen stützen (nm 35,30; Dt 17,6; 19,15). Gemeinsam und nicht allein ist wichtig, denn so kann man die Beziehung erleben, Gemeinschaft und Nächstenliebe. Der Community-Stil, eine Beziehung, die von gegenseitiger Liebe geprägt ist, Es ist das beste Zeugnis, das die Qualität der Botschaft bescheinigt, die Sie kommunizieren möchten, und die eine Veränderung herbeiführt, beides in den Missionaren, die verkünden, dass sie vielleicht aufgerufen sind, auszuharren, sich gegenseitig willkommen zu heißen und zu respektieren, und in denen, die die Botschaft empfangen. Dies, am unteren Rand, Es war eines der bedeutendsten Vermächtnisse, das der Herr Jesus seinen Anhängern schenkte: „Daran wird jeder erkennen, dass ihr meine Jünger seid: wenn ihr Liebe füreinander habt“ (GV 13,35).

Aus der Eremitage, 13 Juli 2024

 

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.

Geschichte und Evangelium. Wer nicht an Gott glaubt und sich über ihn lustig macht, glaubt am Ende immer an alles

Homiletik der Väter der Insel Patmos

GESCHICHTE UND EVANGELIUM. CHI NON CREDE IN DIO E LO IRRIDE FINISCE SEMPRE COL CREDERE IN TUTTO

Quante volte noi sacerdoti e teologi, specie dopo l’avvento dei vari Codici da Vinci, ma soprattutto dei soziale Medien sui quali chiunque può avere un podio per dissertare e diffondere le più grandi assurdità, ci siamo sentiti dire: «Voi non la raccontante giusta su Gesù Cristo e la Madonna, posto che costei ebbe altri figli, tanto che il Vangelo stesso parla chiaramente di fratelli e sorelle?».

 

 

Artikel im PDF-Druckformat

 

In wenigen Tagen sarà ricordata con tutta la retorica del caso la caduta della Bastiglia (14 Juli 1789). Quando certi eventi storici sono mutati in leggende il fantastico si sostituisce al reale, dimenticando in che modo la Rivoluzione Francese segnò il bagno di sangue più grande e violento della modernità. Se però la leggenda si sostituisce alla storia ecco sorgere l’immagine bucolica di un popolo che al grido di libertà, Gleichberechtigung, fraternità dà vita alla grande Èra dei Lumi.

Quale legame corre tra la pagina del Santo Vangelo di questa XIV Domenica del Tempo Ordinario e certe pagine di storia? Leggiamo anzitutto la pericope di questo Vangelo:

„Zu dieser Zeit, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando» (MC 6, 1-6).

L’incarnazione del Verbo di Dio e l’annuncio del Vangelo si calano nella storia dell’umanità, di cui sono parte. Senza prospettiva e conoscenza storica non è possibile comprendere l’evento cristologico di Gesù vero Dio e vero uomo, quindi i grandi misteri della fede, né sarà possibile distinguere il vero dal falso e comprendere perché presero vita certe falsità sotto forma di cosiddette leggende nere.

La Rivoluzione non fu fatta dal popolo, che fu strumentalizzato, usato e abusato in quella come altre occasioni storiche; a farla furono la nobiltà, soprattutto le classi della nuova borghesia. So was, dopo avere tagliato la testa a un Re che per bene o per male proveniva da una dinastia antica di mille anni, gli eventi costrinsero i francesi a mettere la corona imperiale sulla testa a un caporale della Corsica nato in una famiglia d’origine italiana; che peraltro sulla testa se la mise da solo, dopo averla tolta dalle mani al Sommo Pontefice Pio VII, costretto, per motivi politici e per il ben della pace a prestarsi come comparsa a quella egocentrica sceneggiata nella cattedrale di Notrê Dame il 2 Dezember 1804, prima di finire catturato a Roma nel 1809 e trasferito in esilio a Fontainebleau fino al 1815. Già in precedenza Napoleone aveva fatto catturare il Sommo Pontefice Pio VI, deportato a Valence-sur-Rhône nel 1798, dove morì nel 1799.

Nell’arco di soli dieci anni, a cavallo tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, due Sommi Pontefici furono catturati e deportati in esilio. Sono pagine della nostra storia moderna, aber jetzt, se scambiamo quattro parole col grande pubblico, scopriremo che certi eventi sono ignoti alle masse, compresi i nostri fedeli cattolici. Cosa più che comprensibile, se consideriamo che proprio in questi giorni si sono conclusi gli esami di maturità con la promozione di studenti che hanno affermato che la Divina Commedia era stata scritta da Giuseppe Garibaldi e che Roma fu fondata da Cristoforo Colombo.

Vor, durante e dopo la Rivoluzione fu scatenata una furia distruttiva verso tutto ciò che era cristiano e sacro. La religiosità fu relegata a un insieme di riti superstiziosi irrazionali usati dai preti sui loro tavoli da giochi di prestigio per tenere il popolo in soggezione. Intere strutture religiose furono saccheggiate e uno straordinario patrimonio d’arte e cultura andò irreparabilmente perduto a suon di teste mozzate sotto la furia rivoluzionaria giacobina.

I risultati di tutto Das non tardarono a farsi sentire e negli anni immediatamente successivi a quell’evento vi fu in Francia un grande aumento di analfabeti, di superstizioni e pratiche esoteriche come mai si era visto prima. Quando infatti l’uomo cessa di credere in Dio e lo rigetta, talvolta in modo irridente, altre persino violento, finisce poi col credere in tutto. Cosa di cui la Rivoluzione è stata eloquente e tragico paradigma nella nostra modernità.

Nel periodo rivoluzionario, a seguire in quello napoleonico, al fine di estirpare la religiosità e il sentimento religioso dalle popolazioni, un esercito di pseudo-studiosi si mise a fare studi critici sulle Sacre Scritture, coi noti risultati che possono produrre gli ignoranti arroganti: fraintendere per mancanza parziale o spesso totale di conoscenza. A quegli anni risale la messa in circolo di molte leggende nere anti-cristiane e anti-cattoliche con le quali s’intendeva smascherare le falsità dei preti e della Chiesa. Se quindi da una parte c’erano sedicenti studiosi che incuranti dell’esistenza di dettagliate fonti storiche giudaiche e romane affermavano che Gesù Cristo non era mai esistito e che la sua era una figura inventata, per altro verso c’era chi tentava di usare gli stessi Vangeli per diffondere clamorose falsità, una di queste fu ch’egli ebbe fratelli e sorelle, altro che l’immacolata concezione di Maria! Il tutto — affermavano in toni trionfali — era testimoniato dai Vangeli stessi, benché la canaglia clericale lavorasse da sempre per tenere la gente nel buio dell’ignoranza e nascondere queste scomode verità, prima che le ghigliottine in funzione ventiquattr’ore al giorno portassero finalmente i lumi della ragione, perché a chi non ragionava secondo la luce di certi lumi si tagliava la testa in piazza.

Quante volte noi sacerdoti e teologi, specie dopo l’avvento dei vari Codici da Vinci, ma soprattutto dei soziale Medien sui quali chiunque può avere un podio per dissertare e diffondere le più grandi assurdità, ci siamo sentiti dire:

«Voi non la raccontante giusta su Gesù Cristo e la Madonna, posto che costei ebbe altri figli, tanto che il Vangelo stesso parla chiaramente di fratelli e sorelle».

Chi conosce la lingua ebraica e la cultura dell’antica Giudea, in seno alla quale Gesù ebbe i propri natali, sa che in quel mondo il concetto di appartenenza a una famiglia o a una tribù era così forte che chiunque ne facesse parte: cugino, zio, nipote, cognato … era considerato come unfratello/sorelladi tutti gli altri membri e come tale indicato. Nella cultura e nella lingua dell’epoca non esistevano termini per indicare i cugini dei vari gradi. Deswegen, Johannes der Täufer, figlio di Zaccaria ed Elisabetta, che di Gesù era cugino materno, può essere indicato come fratello.

Dinanzi a questa spiegazione qualcuno ebbe a obbiettare che Elisabetta è indicata come cugina di Maria. Jawohl, ma nella tradizione e nella Pietas popularis, non nelle cronache storiche dei Santi Vangeli che affidano il racconto della «visitazione» al Beato Evangelista Luca (LC 1,39-56). Dire quindi che Gesù aveva fratelli e sorelle, non indica affatto una prole venuta al mondo dalla stessa madre, con buona pace dei vari blogghettari che assicurano di svelare quelle terribili verità tenute nascoste dalla Chiesa per 2000 Jahre, ossia che il figlio di Maria aveva altri fratelli e sorelle. Tutto questo a riprova che quando l’uomo cessa di credere in Dio e lo rigetta, talvolta in modo irridente, altre persino violento, finisce poi per credere a tutto e a tutti, dagli autori dei fantomatici Codici sino all’ultimo dei blogghettari anonimi che pubblica raffiche di assurdità su Internet.

Non sono mancati neppure sedicenti studiosi e manco a dirsi scopritori e diffusori di verità tenute nascoste dai preti e dalla Chiesa, che hanno puntualizzato che Gesù era indicato anche come “Primogenito”, a prova e riprova che sarebbe stato il primo ma non l’unico figlio. In diesem Fall, oltre alla cultura giudaica, ci viene incontro anche l’archeologia egizia: in una antica tomba fu scoperta l’iscrizione commemorativa di una defunta che era «morta durante il parto dando alla luce il proprio figlio primogenito». Se era morta dando alla luce il primogenito, è evidente che non poté dare alla luce nessun altro secondogenito. Si trattava forse di una iscrizione con una precisazione assurda e senza senso? Nein, la precisazione era sensata e la primogenitura era indicata perché il primo nato beneficiava di diritti e altrettanti doveri, inclusa l’autorità che avrebbe poi ereditata dai genitori. È al primo nato che spettava il titolo e l’autorità a lui trasmessa dal genitore.

Oltre alle persone che rifiutando Dio finiscono poi per credere in tutto, sino a cadere nella superstizione e nell’occultismo, questa pagina del Santo Vangelo ci raffigura anche coloro che credono solo a quanto di superficiale vedono i loro occhi, senza la capacità di andare oltre per vedere più a fondo con gli occhi dell’anima. Il tutto è riassunto in queste frasi:

«“Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo» (MC 6, 1-6).

Sono le domande tipiche di coloro che chiudono ogni possibilità di dialogo e incontro col nuovo che da sempre Dio ci riserva con la frase: «Si è sempre fatto così!». Questo importa alle piccole menti meschine di ieri e di oggi, non importa il “fare bene” ma il «Si è sempre fatto così». Questo atteggiamento impedisce di afferrare e calarsi nella dimensione dello straordinario, del trascendente e del metafisico nascosta nell’apparenza dell’ordinario. Per questo «lì non poteva compiere nessun prodigio», perché alla base di ognuno dei suoi segni c’è il miracolo della fede dell’uomo che li realizza mediante il libero esercizio della propria volontà, che è dono supremo di Dio. Nicht Zufall, compiuti dei miracoli, Gesù licenziò le persone da lui sanate con la frase: "Gehen, Dein Glaube hat dich "gerettet. Perché quello è stato il vero miracolo: il miracolo della fede che nasce dall’apertura al Cristo e che ci guarisce dalla lebbra e dalla cecità di quel peccato che ci rende storpi, wenn nicht schlimmer: morti viventi.

La frase «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria» è un paradigma che valica la dimensione geografica di Nazareth, luogo natio di Gesù, la cui patria è il mondo intero, di cui egli è luce. Si tratta dello stesso mondo che non lo riconobbe e non lo accolse, come narra il Prologo al Vangelo del Beato Evangelista Giovanni:

Egli era nel mondo,

e il mondo fu fatto per mezzo di lui,

eppure il mondo non lo riconobbe.

Venne fra la sua gente,

ma i suoi non l’hanno accolto.

A quanti però l’hanno accolto,

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali non da sangue,

né da volere di carne,

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

Und das Wort wurde Fleisch

und er wohnte unter uns;

e noi vedemmo la sua gloria,

gloria come di unigenito dal Padre,

pieno di grazia e di verità (GV 1, 10-14).

Da questo si dovrebbe capire che il Santo Vangelo è un testo armonico dal quale non è possibile estrapolare mezze frasi per poi manipolarle facendogli dire quel che la Sacra Scrittura non dice. Il Santo Vangelo non è lettera morta ma Parola di Dio viva inserita nella storia dell’uomo nella quale nacque a questo mondo il Verbo di Dio fatto uomo. E Gesù Cristo è stato un fenomeno storico così straordinario che oggi il calendario suddivide gli anni delle epoche storiche indicandoli come: avanti Cristo e dopo Cristo. È molto pericoloso non conoscere o eliminare l’elemento storico dalla bimillenaria esperienza cristiana, spalancando in tal modo le porte all’ignoranza e correndo il serio rischio di non fare alcuna esperienza di fede, cadendo, Wenn alles gut geht, nel più squallido fideismo.

Nel XIV secolo avevamo un gigante come San Bernardino da Siena che non esitò a lanciare tuoni e fulmini contro i creduloni che veneravano la reliquia dell’ampolla contenente il latte della Beata Vergine Maria:

„Es ist, wer Sie wollen, Ich sage Ihnen nicht gefallen, diese Dinge zu Gott diesem. Wie Milch von der Jungfrau Maria. Oder Frauen, wo du bist? Und auch Sie, tüchtige Männer, vedestene mai? Sie wissen, dass Sie für Relikte zeigen, sollten: v'aviate nicht den Glauben [...] Vielleicht war sie eine Kuh die Jungfrau Maria, sie hatte ihre Milch lassato, wie locker die Tiere, Sie lassano mugnare? Ich habe diese Meinung: das heißt, dass sie so viel Milch hatte, weder mehr noch weniger, genug, dass Bochina Jesu Christi gesegnet " (San Bernardino von Siena Heuchler Andachten, in: Baldi. Romane und moralische Beispiele von S.. Bernardino von Siena, Florenz, 1916).

Oggi abbiamo invece una sedicente Gospa che da quarant’anni dice banalità a un gruppetto di scaltri imprenditori che giocano a fare i veggenti. E, mentre il tutto avviene, nel nostro circo equestre non abbiamo più neppure l’ombra di un San Bernardino da Siena pronto a lanciare tuoni e fulmini verso i semplici ingenui, ma soprattutto contro coloro che si sentono autorizzati a ingannarli. E se un San Bernardino da Siena capace a urlare la verità esistesse tra di noi, nella migliore delle ipotesi lo accuseremmo di essere aggressivo e divisivo, perché in fondo … «si è sempre fatto così!». Proprio come se Cristo fosse venuto a questo mondo per piacere e per piacergli, anziché per combatterlo:

"Denken Sie nicht, das ich kam, um Frieden auf Erden bringen; bin nicht gekommen, Frieden zu bringen, sondern das Schwert " (MT 10, 34).

La pericope del Santo Vangelo di questa domenica racchiude molto più di quanto si possa immaginare, sulle righe e dietro le righe. Aus diesem Grund, al termine della lettura, wir sagen,: «Parola di Dio», ed a Dio rendiamo grazie!

 

Von der Insel Patmos, 6 Juli 2024

 

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

«Der Wind pfeift und der Sturm tobt …» und in der Zwischenzeit schlief Jesus

Homiletik der Väter der Insel Patmos

„Der Wind pfeift und der Sturm tobt … » E INTANTO GESÙ DORMIVA

«Perché avete paura? Haben Sie kein Vertrauen?». Für diejenigen, die glauben, es gibt nichts zu befürchten, denn alles dient dem Guten, wenn du Gott liebst; sogar die Stürme des Lebens. Nur, la paura spesso ha il sopravvento e quando questo accade ci scopriamo tutti persone sfiduciate.

 

 

 

 

 

 

 

 

.

Artikel im PDF-Druckformat

 

.

Conoscevo un bravo sacerdote che quando qualcuno, in occasione di una morte, gli chiedeva una frase da scolpire su una lapide o apporre su un biglietto del ricordo suggeriva sempre questa del Vangelo odierno: «Venuta la sera, Gesù disse: Passiamo all’altra riva». Molti rammentano la meditazione del Papa su questa pagina evangelica in occasione della pandemia, der 27 Marzo 2020, in una Roma e Piazza San Pietro deserte. O le parole del predecessore, Papst Benedikt XVI, ad Auschwitz:

«Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?».

Ci sono infatti momenti nella vita von Leuten, o della storia, in cui Dio sembra assente e non curante degli uomini. È quanto accade nel Vangelo di oggi, quando i discepoli, spaventati dalla tempesta, dissero a Gesù: "Maestro, kümmern wir uns nicht?» (MC 4,38). Ecco il brano del Vangelo di questa domenica:

«In quel giorno, venuta la sera, Jesus sagte seinen Jüngern: “Passiamo all’altra riva”. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, Ruhe!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Dann sagte er es ihnen: “Perché avete paura? Haben Sie kein Vertrauen?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?"» (MC 4,35-41).

L’episodio evangelico si colloca al termine di una giornata che Gesù ha dedicato alla predicazione, stando seduto su una barca appena discosta dalla riva (vgl.. MC 4,1-34). Ma giunta sera decide di passare all’altra riva del mare di Galilea, uscendo dalla terra di Israele, per andare verso una regione abitata dai pagani, i gerasèni. Egli probabilmente desidera annunciare la misericordia di Dio anche alle genti, vuole combattere Satana e togliergli terreno anche in quella terra straniera e non santa. Questa è la ragione che muove Gesù. Molti commentatori hanno visto le somiglianze fra questo episodio e la vicenda di Giona: chiamato da Dio ad andare a Ninive, città simbolo delle genti pagane, fugge e fa un cammino in direzione opposta (Gion 1,1-3). Jesus, stattdessen, inviato da Dio, va tra i pagani. Egli appare dunque come un Giona al contrario: non riluttante, ma missionario verso i pagani e obbediente a Dio. Sowieso, Giona e Gesù sono due missionari della misericordia divina, ed entrambi la predicano a caro prezzo: scendendo nel vortice delle acque e affrontando la tempesta (Gion 2,1-11), poiché solo attraversandola si vince il male. E Gesù dirà che alla sua generazione sarà dato solo il segno di Giona (vgl.. MT 12,39-41; 16,4; LC 11,29-32), poiché i pagani ascoltandolo si sono convertiti. Ma in Lui c’è anche «più di Giona» (MT 12,41), anticipando così che dopo la discesa nelle acque oscure e profonde della morte sarebbe risorto per vivere per sempre.

I discepoli, damit, iniziano la traversata del lago, «prendendo con sé Gesù». Questa è un’espressione strana, perché di solito è Gesù che prende con sé i discepoli (vgl.. MC 9,2; 10,32; 14,33). Ma per quello che abbiamo detto prima è possibile che sullo sfondo ci sia anche la situazione di una comunità cristiana alla quale Marco si rivolge, forse proprio la chiesa di Roma, la piccola comunità cristiana nella capitale dell’impero, che teme la tempesta e resta frenata dalla paura, tanto da impedire a quei cristiani la missione presso i pagani. Così Marco li invita a non temere l’uscita missionaria, li sprona a conoscere le prove che li attendono come necessarie; prove e persecuzioni nelle quali Gesù, il Vivente, non dorme: «In Wahrheit sage ich es Ihnen: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» (MC 10, 29-30).

Così si capisce anche il sonno di Gesù. Siamo consapevoli del fatto che la sua giornata di predicazione è stata lunga e probabilmente stancante tanto che sentiva il bisogno di riposare e si assopisce. Questa intenzione è frustrata dal brusco risveglio da parte dei discepoli, poco aggraziati nella versione marciana, perché nel frattempo si era levata una tempesta che smuovendo le onde che si rovesciavano nell’imbarcazione rischiava di farli affogare. In più è sera, l’ora delle tenebre che incutono paura. E poi c’è il mare che nella Bibbia rappresenta il grande nemico, il regno dei grandi abissi (vgl.. Soll 107,23-27); solo Dio lo aveva vinto quando fece uscire il suo popolo dall’Egitto (vgl.. Ist 14,15-31).

"Maestro, non t’importa nulla che siamo perduti?». Già questo modo di esprimersi è eloquente: lo chiamano maestro (didáskalos), con parole brusche contestano la sua inerzia e il suo dormire. Parole che nella versione di Matteo diventeranno una preghiera: «Lord (Kýrios) salvaci, siamo perduti!» (MT 8,25); e in quella di Luca una chiamata: "Maestro, Maestro (epistátes), siamo perduti!» (LC 8,24).

Anche di Dio, può sembrare strano, nella Bibbia si dice che dorma: «Svegliati, perché dormi, Mann? Destati, non ci respingere per sempre» (Soll 44,24), sono le parole del salmista, quando si trova nella sofferenza e nella prova. Anche Isaia grida al Signore «Svegliati, svegliati, rivestiti di forza, o braccio del Signore. Svegliati come nei giorni antichi, come tra le generazioni passate» (Ist 51,9). Com’è possibile che Dio dorma?

C’è un detto antico dei filosofi giunto fino a noi attraverso la formulazione di Erasmo da Rotterdam: Naufragium feci, bene navigavi, ho fatto naufragio, ma ho navigato bene. Esso ci ricorda che la crisi, sotto forma di tempesta, raggiunge chiunque, qualsiasi navigatore che attraversa la vita; e può cogliere in modo inaspettato e sorprendere, a volte non c’è modo di evitarla.

Tornando per un attimo alle somiglianze ma anche alle disparità fra l’episodio evangelico e la vicenda di Giona, notiamo che al profeta titubante non importa nulla degli abitanti di Ninive. Jesus, al contrario col miracolo risponde alle accorate parole dei discepoli: «Non t’importa che moriamo?». Egli grida al mare e li salva. C’è un bellissimo commento, molto profondo, a questo episodio evangelico da parte di Sant’Atanasio: «Svegliarono la Parola, che era sulla barca con loro, e immediatamente il mare si placò» (Brief 19.6). Con la Parola è stato creato il mondo: «Dio disse: «le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto» (Gen 1,9), e ora Gesù con la sua parola ricompone quell’equilibrio tra il mare e la terra. Egli ripete il miracolo narrato nel salmo: «Tu con potenza hai diviso il mare, hai schiacciato la testa dei draghi sulle acque» (Soll 74,13). «Svegliarono la Parola», quella che avevano udita per tutto il giorno e che adesso, nell’ora buia, sembra assopita e tacere. Ma la parola di Gesù è una potenza in atto, lo abbiamo udito nel Vangelo di domenica scorsa: «Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce». A Dio importa di noi.

La scena si chiude con l’invito di Gesù alla fede: «Perché avete paura? Haben Sie kein Vertrauen?». Für diejenigen, die glauben, es gibt nichts zu befürchten, denn alles dient dem Guten, wenn du Gott liebst; sogar die Stürme des Lebens (RM 8,28). Nur, la paura spesso ha il sopravvento e quando questo accade ci scopriamo tutti persone sfiduciate. Ma sul pericolo scampato prevale lo stupore e i discepoli si domandano chi è Gesù. Le parole che finora egli ha detto nel vangelo di Marco, i miracoli che ha compiuto guarendo e liberando gli indemoniati, non sono nulla di fronte a un così grande miracolo che coinvolge la natura, la creazione stessa. Bisognerà attendere, Aber, la fine del Vangelo per sapere chi è Gesù. Ma sappiamo anche ormai che Egli è il Cristo risorto e glorioso che parla a noi attraverso il Vangelo. Perché allora temere? Scriveva Sant’Agostino:

«Se in noi c’è fede, in noi c’è Cristo [...] La presenza di Cristo nel tuo cuore è legata alla fede che tu hai in lui. Questo è il significato del fatto che egli dormiva nella barca: essendo i discepoli in pericolo, ormai sul punto di naufragare, gli si avvicinarono e lo svegliarono. Cristo si levò, comandò ai venti e ai flutti, e si fece gran bonaccia. E’ quello che avviene dentro di te: mentre navighi, mentre attraversi il mare tempestoso e pericoloso di questa vita, i venti penetrano dentro di te; soffiano i venti, si levano i flutti e agitano la barca. Quali venti? Hai ricevuto un insulto e ti sei adirato; l’insulto è il vento, l’ira è il flutto; sei in pericolo perché stai per reagire, stai per rendere ingiuria per ingiuria e la barca sta per naufragare. Sveglia Cristo che dorme… Risvegliare Cristo che dorme nella barca è, damit, scuotere la fede…» (St. Augustin, Commento al Vangelo di Giovanni, 49/19).

Si tratta allora di svegliare quella fede che consente di fare nostre le parole del salmista: «Il Signore è la mia luce e la mia salvezza, di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò paura?» (Soll 27,1); di non soccombere alla paura: «Nell’ora della paura io in te confido» (Soll 56,4).

«Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto, der Herr, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è per me, non ho timore: che cosa potrà farmi un uomo? Il Signore è per me, è il mio aiuto, e io guarderò dall’alto i miei nemici» (Soll 118, 5-7); di non temere alcun male: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (Soll 23,4).

Aus der Eremitage, 23 Juni 2024

 

.

Sant'Angelo-Höhle in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Besuchen Sie die Seiten unserer Buchhandlung WHO und unterstützen Sie unsere Ausgaben, indem Sie unsere Bücher kaufen und verteilen.

.

______________________

Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:

Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos

n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21

Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com

Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.

Die Väter der Insel Patmos

.

.

.

.

.