Perché i lobbisti LGBT non lasciano parlare gli omosessuali? Sarebbe come se l’Ordine Francescano negasse ai propri frati di parlare su San Francesco d’Assisi

PERCHÉ I LOBBISTI LGBT NON LASCIANO PARLARE GLI OMOSESSUALI? SAREBBE COME SE L’ORDINE FRANCESCANO NEGASSE AI PROPRI FRATI DI PARLARE SU SAN FRANCESCO D’ASSISI

Noi Padri de L’Isola di Patmos che frequentiamo omosessuali e che da sempre abbiamo con loro ottime relazioni, possiamo essere d’accordo con l’istrionica Donatella Rettore, celebre icona gay, provando assieme a lei un certo disagio per le checche isteriche, senza per questo essere tacciati di “omofobia”?

—  Società e politica —

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Ogni Gay Pride, che da oggi non si chiama più così ma solo Pride, finisce con l’essere oggetto di polemiche, vuoi perché certe parate sono una ricerca ostentata della provocazione, specie verso tutto ciò che è cattolico, sia perché la polemica è ricercata e studiata [vedere anche mio precedente articolo QUI].

Ovvio che sia stato ritirato dalla Regione Lazio il patrocinio a questa manifestazione, cosa fatta con una precisa motivazione:

«[…] la firma istituzionale della Regione Lazio non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto» [cfr. QUI].

Dinanzi a questa motivazione, a poco vale urlare “al governo fascista!” qualunque sia il governo. Forse anche sotto un governo di Sinistra sarebbe avvenuta la stessa cosa: un ente pubblico non può promuovere come “diritto rivendicato” ciò che è proibito e condannato dalla Legge, ossia il cosiddetto “utero in affitto”, che in Italia è illegale. Per essere contrari alla barbarie dell’utero in affitto non occorre affatto essere militanti del Centro-destra, non occorre nemmeno essere cattolici, basterebbe ricordare che il Segretario generale del Partito Comunista Marco Rizzo ha definito l’utero in affitto «degno del Doctor Mengele, una cosa molto vicina al Nazismo» precisando che «i desideri non possono diventare diritti» [cfr. QUI], dichiarando in tal senso:

«L’utero in affitto è una barbarie propria della società del capitalismo globalizzato. Si esaudiscono desideri di coppie o singoli e si barattano con i diritti primari dei neonati e delle loro madri, obbligate dalla povertà a fare da incubatrici» [cfr. QUI]. 

La questione è però più complessa: siamo sicuri che gli omosessuali si sentano rappresentati da certe parate oggettivamente grottesche e pressoché di prassi dissacranti verso il Cattolicesimo? [mio precedente articolo, QUI].

Noi Padri Redattori di questa rivista, non solo siamo singolarmente in rapporti di stretta amicizia con vari omosessuali, diversi dei quali personalità di spicco nel mondo delle arti, della cultura e delle scienze, perché c’è di più. Abbiamo pubblicato con le nostre Edizioni L’Isola di Patmos un libro di Francesco Mangiacapra, giovane uomo di rara intelligenza, omosessuale dichiarato ed ex escort gay, analista brillante e onesto che a suo tempo portò allo scoperto un giro di preti frequentatori di certi ambienti che, superfluo a dirsi, dei sacerdoti non dovrebbero mai frequentare. A questo libro un prete ha scritto anche la prefazione: il sottoscritto.

Scrive Francesco Mangiacapra in questo suo libro che costituisce un autentico monumento all’onestà intellettuale e che solo per questo andrebbe letto:

«Un omosessuale che non si identifica nella potente Lobby LGBT finisce ostracizzato dai lobbisti e riceve il plauso di quel pubblico mainstream da loro tanto aborrito. Oggi la cappa di piombo del politically correct grava su una società indifferente alle vere violenze, ma pronta a esporre alla gogna, per una battuta o una satira innocua, chi osa opporsi al pensiero unico. I lobbisti della gaia libertà arcobaleno praticano ormai la tecnica che ha caratterizzato le dittature comuniste e fasciste: “Colpirne uno per educarne cento”».

E qui andiamo a toccare un altro problema che Padre Ivano Liguori e io riassumemmo nella introduzione a un libro scritto a quattro mani nel 2021, Dal Prozan al Prozac, dedicato alla compianta memoria dell’omosessualissimo e indimenticabile Paolo Poli, mio amico caro, di cui vi riproponiamo questo passaggio:

«Noi che siamo due presbiteri e teologi non ci siamo mai tirati indietro ― lo dimostrano le nostre pubblicazioni ―, quando l’ossequio alla verità imponeva di rivolgere pubbliche e severe critiche al mondo ecclesiale ed ecclesiastico. E se qualche volta, per avere detto solo la verità, ne abbiamo pagate le conseguenze, è stato un tributo più che accettabile. Della verità siamo infatti annunciatori e fedeli servitori, con tutto ciò che può comportare. Adesso proviamo a immergerci nella realtà: vi è mai capitato di udire nei vari talk show televisivi ― che non potrebbero essere tali in assenza di quote gay ―, un rappresentante LGBT che rivolge pubbliche e severe critiche al suo mondo? È possibile che il mondo LGBT sia composto unicamente da persone fantastiche e al di sopra di tutte le righe?  È possibile che il mondo LGBT sia abitato solo da povere vittime e da nessun carnefice? È possibile che per un prete indegno affetto da turbe psichiche, reo di avere molestato degli adolescenti, l’intera Chiesa Cattolica sia esposta alla pubblica gogna, mentre gli stessi giornalisti d’inchiesta e conduttori televisivi non oserebbero mai ― e non osano per paura ― di andare a verificare che cosa accade con i minori a caccia di soldi in certi circoli gay? Nel mondo LGBT va tutto bene, è tutto perfetto? Quella che il Santo dottore Agostino indica come la Gerusalemme Celeste, forse ha la propria angelica sede naturale in certi circoli gay? È questo che rende surreali e non credibili certe frange LGBT ideologizzate e radicalizzate. E qualcuno, a gruppi così ripiegati nelle emotività irrazionali, intendeva dare anche una legge per chiudere la bocca e perseguire penalmente chi non la pensa come loro? Rivolgere certi quesiti non costituisce istigazione all’odio verso gay, lesbiche e transessuali. Si tratta semplicemente di considerarli per ciò che sono: esseri umani come tutti gli altri, nel bene e nel male. Ma se fanno lobby e pretendono di presentarsi come persone senza ombra di macchia, o peggio come una corporazione di intoccabili, in quel caso sarà opportuno non dargli in mano certe leggi e lasciarli sguazzare nello stagno della loro onirica perfezione, dove tutto è buono e idillico, perché tutti i cattivi e i persecutori stanno solo dall’altra etero-parte. Noi non esitiamo a mettere in luce i difetti della nostra Chiesa visibile e del suo clero, guardando sempre all’uomo in quanto tale, al quale mai abbiamo chiesto patenti di eterosessualità o di omosessualità, accettandolo e amandolo per quello che è, come Gesù Cristo lo ha accolto e amato. Perché noi viviamo nel mondo del reale, consapevoli che la fede nasce dalla ragione, non dalle emotività irrazionali di un certo mondo arcobaleno».

Nel nostro cattolico linguaggio questa si chiama onestà intellettuale politica. E dico politica perché in ogni caso si tratta di battaglie politiche e come tali sono portate avanti dagli attivisti, ai quali mai risponderemo a colpi di morale cattolica. A qualsiasi linguaggio politico si risponde con appropriato linguaggio politico, perché sia per comunicare che per contrastare legittimamente qualche cosa, si usa il linguaggio idoneo, non è proprio il caso di andare a parlare a certi attivisti dei fondamenti della morale secondo la scuola di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, peggio che mai del Liber Gomorrhianus di San Pier Damiani.

Concludiamo con una icona gay, la cantante Donatella Rettore, colei che felicemente tormentò le nostre estati di adolescenti, ormai lontane nel tempo, con celebri canzoni come Il cobra non è un serpente o Splendido splendente. Ecco un suo stralcio di intervista [cfr. QUI] realizzata dalla cara e ottima Francesca Fagnani — e affettuosamente dico cara perché fu la prima giornalista che nel 2012 mi mise dinanzi a una telecamera per una intervista al programma Servizio Pubblico di Michele Santoro — :

«Io piaccio ai gay non piaccio alle checche, mentre Raffaella Carrà e Patty Pravo sono icone delle checche vintage […] Per me esistono i gay e le checche, esistono i gay che sanno di avere le palle e ci sono gli isterici che parlano e si strappano i capelli, fanno i pettegolezzi… e quelli non li voglio nemmeno sulla soglia di casa» [cfr. QUI, QUI].

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dall’Isola di Patmos, 18 giugno 2023

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

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Padre Gabriele

Apostolicità, verità e tenerezza per le pecore senza pastore

Omiletica dei Padri de  L’Isola di Patmos

APOSTOLICITÀ, VERITÀ E TENEREZZA PER LE PECORE SENZA PASTORE

Apostoli però sono, accanto ma in modo distinto rispetto ai sacerdoti, anche i religiosi e i laici. Anch’essi nella vocazione alla vita consacrata e nel matrimonio, si impegnano a portare la carezza di Gesù al prossimo bisognoso. Per questo che Gesù dice a tutti: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

 

Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

in questo tempo estivo proviamo a prendere sempre più in mano la Bibbia e leggerla; specialmente i Vangeli possono diventare un compagno di strada per le giornate calde ed afose. Infatti, nel Vangelo, Gesù cammina con noi, ci porge tanta tenerezza ed affetto e chiede così di donare gratuitamente quanto abbiamo ricevuto da Lui. Gesù sceglie la tenerezza perché come diceva lo scrittore tedesco Rudolf Leonard «La tenerezza è il linguaggio segreto dell’anima».

Vediamo. Nel Vangelo di oggi leggiamo:

«In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore».

Gesù cammina con le folle e si accorge che si sentono sperdute e senza un punto di riferimento. Le difficoltà esistenziali e il dissidio politico fra ebrei e romani deve aver loro recato molte sofferenze anche da un punto di vista emotivo e morale. Gesù decide di trattarli con compassione, in greco splanchne, che indica la tenerezza della madre che accoglie i figli con amore viscerale. Immaginiamo quindi una mamma che accoglie i figli che piangono e che si sentono disperati.

La stessa cosa fa Gesù con noi oggi. Nelle nostre solitudini esistenziali ci dona la sua tenerezza e compassione, ci fa sentire che nonostante l’instabilità generale, le tante difficoltà spirituali, materiali ed economiche che possiamo trovare Lui è con noi. Ogni volta che ci comunichiamo ci offre una carezza ed un abbraccio intenso, insieme con il Padre e lo Spirito Santo.

Questa carezza ci è offerta in un modo concreto. In un certo senso è una carezza apostolica. Infatti, Gesù stesso ha chiamato per nome i dodici apostoli e li ha istituiti per continuare la sua missione nel corso dei secoli. I dodici apostoli poi hanno istituito i loro successori, e quindi i vescovi e con essi Gesù ha voluto i sacerdoti per una messe numerosa di persone bisognose di Dio. Per questo che il vescovo e il sacerdote, nonostante i loro limiti personali, tendono a donarci la carezza eucaristica del Signore. È importante la loro presenza e la risposta a questa vocazione sacerdotale.

Apostoli però sono, accanto ma in modo distinto rispetto ai sacerdoti, anche i religiosi e i laici. Anch’essi nella vocazione alla vita consacrata e nel matrimonio, si impegnano a portare la carezza di Gesù al prossimo bisognoso. Per questo che Gesù dice a tutti:

«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

La modalità in cui tutti noi credenti clero, religiosi e laici siamo mandati dal Signore è la dimensione del dono di sé. Esattamente come senza nessun diritto, abbiamo ricevuto il dono dell’amore e della tenerezza del Signore, così possiamo portarlo a tutti gli altri. Così quando incontreremo il nostro prossimo che non si sente amato da nessuno, e anzi forse si sente abbandonato ed isolato da tutti, allora in quel momento potremo fargli il dono della tenerezza e carità del Signore. Cioè un amore che non è melenso e privo di valore, ma che appunto comunica a chi si sente disperato che Dio lo ama e fa qualcosa di concreto per lui.

Chiediamo al Signore di entrare fortemente sempre più nel suo cuore trinitario per fare entrare tutto il mondo nell’abbraccio di Dio, e offrire senso e gioia anche agli abbandonati e agli isolati dalla cultura del mondo.

Santa Maria Novella in Firenze, 18 giugno 2023

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