Elezioni 2022 — «Io sono Giorgia: sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana» … e considero l’aborto un «diritto» intoccabile

Elezioni 2022 — «IO SONO GIORGIA: SONO UNA DONNA, SONO UNA MADRE, SONO ITALIANA, SONO CRISTIANA … E CONSIDERO L’ABORTO UN «DIRITTO INVIOLABILE»

 

Un cattolico non può firmare un assegno in bianco senza data e senza importo a persone che dimostrano di avere un’idea del tutto stravolta del concetto stesso di vita umana, o che dinanzi al voto passano sopra al diritto alla vita parlando di diritto all’aborto.

— Attualità —

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È indubitabile che la On. Giorgia Meloni sia una donna, una madre e una italiana, ma dubito sia cristiana. Lo ha dimostrato nel corso della campagna elettorale ribadendo ai vari talk show che «Fratelli d’Italia non avrebbe mai messo in discussione il diritto all’aborto» [Rete4: Dritto e Rovescio, 15.09, Quarta Repubblica, 19.09].

Il carrozzone del PD nel quale bivaccano tanti cattolici adulti radical chic che amoreggiano con la Sinistra dei fricchettoni post-proletari coi superattici ai Parioli e le ville a Capalbio, raccoglie al proprio interno frange che lottano da anni per l’eutanasia e il matrimonio tra coppie dello stesso sesso, che lamentano il numero eccessivo di medici obiettori di coscienza colpevoli di impedire il “sacrosanto diritto” all’aborto. Di recente le frange piddine hanno tentato di far passare una legge che dietro il falso vessillo del reato di omotransfobia avrebbe di fatto punito il reato di opinione. E se quella legge fosse passata tal quale come era stata scritta, oggi noi preti saremmo trascinati da un tribunale all’altro per avere letto nelle nostre chiese i testi del Beato Apostolo Paolo o per avere trasmesso quel che insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica riguardo certe sfere della morale. Per adesso la proposta è naufragata, facendo passare i gay friendly piddini Dal Prozan al Prozac, come spiegammo Padre Ivano Liguori e io in un nostro libro.

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Per colpire Giorgia Meloni, donna dotata di indubbio talento politico, intuitiva e intelligente, caratterialmente amabile e grande comunicatrice, le Sinistre le hanno lanciato la ripetuta accusa che Fratelli d’Italia intendeva andare a colpire la Legge 194 che nel 1978 ha reso legale nel nostro Paese la peggiore forma di pena di morte: la soppressione dei bambini nel ventre materno. Salvo poi sventolare le bandiere arcobaleno al grido di peace and love e stracciarsi le vesti se negli Stati Uniti d’America è condannato alla sedia elettrica un serial killer. Il tutto in nome del «no alla pena di morte sempre e in ogni caso», fatta però eccezione per la pena di morte legalizzata dell’aborto comminata dalle madri ed eseguita dai serial killer che operano legalmente nei nostri ospedali.

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Un politico che di discorso in discorso, di talk show in talk show afferma che l’aborto è un diritto e che come tale non sarà toccato», il voto dei cattolici lo merita quanto lo può meritare il carrozzone del PD con tutti i suoi accaniti sostenitori dell’eutanasia, della lotta ai medici obiettori di coscienza, del matrimonio tra coppie dello stesso sesso, del tentativo di far passare una legge liberticida che dietro pretesti di tutela del mondo LGBT intendeva instaurare la dittatura delle minoranze attraverso Il golpe del politicamente corretto, come scrisse in un suo splendido libro il nostro autore Francesco Mangiacapra.

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Oggi noi cattolici non siamo neppure in grado di votare il cosiddetto meno peggio. E chi sarebbe il meno peggio, forse il Cav. Silvio Berlusconi affetto da narcisismo ipertrofico e delirio d’onnipotenza o il Sen. Matteo Salvini che cambia idea dalla sera alla mattina? Sorvoliamo sui grillini che avrebbero dovuto rifare nuovo un Paese intero, salvo diventare peggiori delle vecchie leve della D.C. e del P.S.I, che perlomeno erano formate da uomini di grande preparazione e cultura, o da autentici statisti di gran classe e razza come Bettino Craxi. Un cattolico non può firmare un assegno in bianco senza data e senza importo a persone che dimostrano di avere un’idea del tutto stravolta del concetto stesso di vita umana, o che dinanzi al voto passano sopra al diritto alla vita parlando di diritto all’aborto.

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Come il suono del pifferaio magico di Hamelin le elezioni finiscono sempre col far venire i topi allo scoperto, perché per vincerle occorrono i voti. E per avere voti bisogna non tanto piacere, ma compiacere il peggio di questo mondo. Un cristiano non può però compiacere ciò che è male, né può chiamare “diritto intangibile” la strage degli innocenti, con l’assordante silenzio della cattolicissima Elisabetta Gardini, anch’essa candidata in Fratelli d’Italia.

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Una persona che si è dichiarata cristiana in giro per tutta l’Europa, ma che prima delle elezioni si giustifica per amor di voto con ripetute confessioni pubbliche assicurando che «nessuno toccherà il diritto all’aborto», si è qualificata quanto basta per non ottenere il voto dei cattolici, costasse pure l’astensionismo o una scheda annullata dentro il seggio elettorale. Senza nulla togliere alle alte qualità e capacità della On. Giorgia Meloni, che indubbiamente è Giorgia, è una donna, è una madre e una italiana, ma dinanzi al voto ha dimostrato di non essere affatto cristiana. E di questo i cattolici sono tenuti in coscienza e tenere seriamente conto, se alcuni di loro avessero voluto scegliere il meno peggio.

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dall’Isola di Patmos, 23 settembre 2022

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

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Padre Gabriele

Elezioni politiche 2022. La verità vi renderà liberi e felici. Alla riscoperta della persona e del bene comune

ELEZIONI POLITICHE 2022. LA VERITÀ VI RENDERÀ LIBERI E FELICI. ALLA RISCOPERTA DELLA PERSONA E DEL BENE COMUNE

 

Il Bene Comune è tensione alla perfezione ci ricorda che la scelta politica è una scelta sempre e comunque in divenire. Le perfezioni, le condizioni di vita cambiano e si modificano, esattamente come i partiti: occorre un cuore e uno sguardo attento ai segni dei tempi e al prossimo che vive in stato di indigenza materiale, morale e spirituale.

— Attualità —

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Correva l’anno 2005. Da giovane studente universitario in filosofia presso l’università statale La Sapienza dovetti fare una delle prime scelte accademiche della mia vita. L’allora curriculum di studi mi richiedeva di operare una scelta di specializzazione, quindi scegliere quale materia specifica avrei approfondito all’interno delle branche filosofiche.

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Dopo attenta riflessione e preghiera, maturai con l’aiuto di Dio, la volontà di proseguire i miei studi nella specializzazione in filosofia politica. Questo implicava che i corsi e le ricerche che avrei sostenuto avrebbero anche sfiorato gli ambiti della filosofia morale e del diritto. Il tema più ricorrente in quegli anni fra noi giovani studenti e giovani filosofi era più o meno sempre quello: che rapporto c’è tra il cittadino e l’istituzione? Tra la totalità e la parte?

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Dopo l’ingresso nella vita religiosa questo tema ha continuato a interessarmi. Specialmente perché ho avuto bravi professori di teologia morale e di dottrina sociale della Chiesa che hanno saputo esporre in maniera rigorosa e sistematica il pensiero della Chiesa sui temi socio-politici. Ringrazio questi docenti, molti dei quali sono miei confratelli, perché con le loro lezioni oggi mi permettono di esprimere qualche riflessione sulle prossime elezioni politiche in cui tutti come cittadini avremo modo di partecipare.

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Il panorama politico attuale, come noto, si distingue in tre grandi partiti, con le dovute sfumature interne: Destra, Sinistra e Terzo Polo. Dunque, alla nomenclatura e divisione tipica della politica italiana all’inizio del Novecento, troviamo anche l’inserimento di un polo centrista. Questo è dunque il dato di realtà ciò che si presenterà nella scheda elettorale che l’elettore cattolico aprirà e sulla quale avrà diritto di votare. Già il Padre Ivano si è espresso in un altro articolo molto bello e profondo.

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Siamo dunque in un sistema democratico dove tutti siamo chiamati alla responsabilizzazione verso il Bene Comune.

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A proposito della democrazia, ho sempre amato, letto e meditato più volte le bellissime parole della Centesimus Annus, enciclica sociale che consiglio a tutti i cattolici di leggere e meditare profondamente:

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«La Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno. Essa, pertanto, non può favorire la formazione di gruppi dirigenti ristretti, i quali per interessi particolari o per fini ideologici usurpano il potere dello Stato [1]».

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Ora la democrazia, come già insegna Aristotele nella Politica, se male governata, per libera scelta o incompetenza, diventa facilmente demagogia. Non entro troppo nello specifico per non divagare, ma ricordo anche gli studi sulla democrazia, la quale può assumere facilmente anche forme dittatoriali o totalitarie [2]. In pratica quella che il Padre Ariel analizza in una sua opera come «il fenomeno della democrazia senza libertà». Qual è il fondamento democratico che evita allora queste derive? Lo spiega la stessa Centesimus Annus:

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«[…] Un’autentica democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana. Essa esige che si verifichino le condizioni necessarie per la promozione sia delle singole persone mediante l’educazione e la formazione ai veri ideali, sia della «soggettività» della società mediante la creazione di strutture di partecipazione e di corresponsabilità [3]

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Il primo e vero pilastro della società è allora la persona umana. Sul concetto di persona sono stati scritti tanti libri, tanto inchiostro è stato versato in altrettante riflessioni, sulle quali non basterebbero forse mille pagine. Duque la persona è il centro propulsivo e intensivo di idee, azioni e valori per la società civile e per la Chiesa. Per cui ogni democrazia deve difenderla, promuoverla ed educarla ai valori civici e universali. Ogni Chiesa locale deve santificarla, insegnarle la retta dottrina e governarla in cammino verso la santità.

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L’invito a questa riscoperta dell’uomo nella sua libertà e vocazione alla socialità viene direttamente da Dio che ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza. Come il Dio Unitrino, è uno nella natura ma triplice nella persona, così creandoci ha donato a nostra volta la possibilità di essere persone e di vivere secondo libertà e relazione rispetto a un prossimo. Gesù chiede agli apostoli di essere luce del mondo. Di guidare ogni persona alla verità e al bene. Questo ci permette di introdurre il secondo grande pilastro della società e dello stato, secondo la Chiesa: il Bene Comune.

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Abbiamo visto che il documento di San Giovanni Paolo II parla di partecipazione e corresponsabilità alla scelta democratica. Questo perché alle spalle ha una grande tradizione e riflessione cattolica sul tema del Bene Comune, quale secondo grande pilastro della Società. Ogni persona è centro se sa anche decentrarsi. Se sa uscire da sé stesso per donarsi per ritrovarsi in una comunione collettiva che ne rispetti ad un tempo l’individualità ma che sappia anche elevarla. Ogni persona è relazionale ed è chiamata alla comunionalità sociale ed ecclesiale. È chiamata in un cammino di verità e bene. Cioè: il Signore ci invita alla verità che ci rende liberi di fare il Bene. Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui:

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«Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8, 31-32].

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Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa esprime in modo chiaro e sintetico il concetto di Bene Comune:

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«Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezza di senso. Secondo una prima e vasta accezione, per bene comune s’intende “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”. Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l’agire morale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l’agire sociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il bene comune, infatti, può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale»[4].

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Il Bene Comune quale insieme di condizioni per il raggiungimento di una perfezione maggiore per la persona. Penso di non aver mai trovato una definizione più bella e più completa di Bene Comune, in tutti gli autori che ho studiato e su cui ho scritto negli anni universitari e anche dopo. Il Bene Comune come tensione al perfezionamento è in primo luogo, richiamo alla valorizzazione e riconoscimento del nostro prossimo ― con il nostro lavoro (fondamento della costituzione italiana), con il rispetto dei doveri civici ― il prossimo che è un tu che Dio ha posto nella nostra nazione italiana e con il quale dover coabitare responsabilmente.

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In secondo luogo, il Bene Comune è tensione alla perfezione ci ricorda che la scelta politica è una scelta sempre e comunque in divenire. Le perfezioni, le condizioni di vita cambiano e si modificano, esattamente come i partiti: occorre un cuore e uno sguardo attento ai segni dei tempi e al prossimo che vive in stato di indigenza materiale, morale e spirituale.

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Ecco, dunque, i due poli che ogni cattolico deve tenere presente quando si presenterà al seggio elettorale. E che ogni deputato o senatore cattolico deve avere sempre in mente, se sarà eletto, e si presenterà in Parlamento.

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Se forse questo ai teologi da tastiera e alle loro supercazzole esposte nelle cattedre dei social network sembrerà un discorso astratto e bello in teoria, ma in pratica assolutamente impraticabile, sarà ancora una volta prova di come questa generazione della Digital Age è forse una di quelle più ignoranti della storia ma che al contempo si crede la più intelligente di sempre. Perché è una di quelle generazioni digitali che pensa di scindere theoria e praxis, ma non conosce nulla né dell’una né dell’altra. Ciò detto, questo è il richiamo in coscienza ai principi morali e sociali che dovrebbero guidarci. Non ho nessuna intenzione di offrire suggerimenti elettorali e di partito. Il mio compito come sacerdote e teologo è solo dunque di fare memoria di quei valori portanti per tutti i fedeli e spronare a viverli coerentemente. Ad imitare coloro che in passato hanno incarnato questi valori. La loro attualizzazione sarà esplicitata anche dalle circostanze dal principio di epikeia che potrà suggerirlo ai lettori.

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Concludo domandandovi di pregare per la nostra Italia, perché riscopra anche i valori della laicità ― contro il laicismo imperante ― e sappia far dialogare fede, cultura e teologia, fra cattolici e uomini lontani della fede sempre con la buona volontà di servire la persona e il Bene Comune.

Gesù dolce Gesù amore (Santa Caterina da Siena)

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Roma, 23 settembre 2022

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NOTE

[1] Centesimus Annus, 46.

[2] Rimando a chi volesse approfondire il necessario J. Talmon, Alle origini della democrazia totalitaria, Il Mulino, Bologna, 1967.

[3] Centesimus Annus, 46.

[4] Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 164.

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