V. Colazione di catechismo con il Cappuccino – «Il Sacramento della Penitenza, la confessione» (Parte Quinta)

— Video di Dottrina Cattolica —

Colazione di Catechismo con il Cappuccino

V. COLAZIONE DI CATECHISMO CON IL CAPPUCCINO – «IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA, LA CONFESSIONE» (Parte Quinta)

Quando noi sacerdoti amministriamo la confessione, spesso ci rendiamo conto che i cristiani hanno più il senso di colpa che il senso del peccato. Il senso del peccato che cosa è? È essere consapevoli di avere mancato un amore, di avere mancato al sommo bene che è Dio, mancando a questo modo una occasione di amare e essere amato.

 

               Autore
    Ivano Liguori, Ofm. Capp..

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Figure storiche dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini: Frate Lorenzo da Sardara (1919 – 2016)

Offriamo la quinta delle cinque catechesi tenute dal nostro redattore Padre Ivano Liguori, che saranno pubblicate una alla settimana, per poi passare ad altri temi di dottrina e di fede. 

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La volta scorsa abbiamo concluso la quarta catechesi dicendo che il Concilio di Trento che aveva rivisto un po’ tutta la disciplina sui Sacramenti, ribadisce in modo chiaro che il Battesimo ― che è la prima forma di conversione del cristiano a Gesù ― è fondamentale e necessario per la salvezza, perché lava la creatura dal peccato originale. Per coloro che invece hanno peccato dopo il Battesimo è necessario, per la salvezza, il Sacramento della Penitenza […] quando noi sacerdoti amministriamo la confessione, spesso ci rendiamo conto che i cristiani hanno più il senso di colpa che il senso del peccato. Il senso del peccato che cosa è? È essere consapevoli di avere mancato un amore, di avere mancato al sommo bene che è Dio, mancando a questo modo una occasione di amare e essere amato.

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I social media possono essere uno strumento portentoso per lo svolgimento delle attività pastorali e per l’annuncio del Santo Vangelo, per incontrare, venire incontro e rispondere ai quesiti dei Christi Fideles e sostenerli nel loro cammino cristiano di ricerca o di ritorno alla fede. Tutto sta vedere cosa le persone cercano in questo oceano dove è possibile trovare di tutto e in tutti i sensi. Questa iniziativa de L’Isola di Patmos è una opportunità offerta a tutti coloro che voglio riprendere o approfondire i temi della fede partendo dagli elementi basilari del Catechismo e del Magistero della Chiesa.

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dall’Isola di Patmos, 26 marzo 2022

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Caro Fedez, ma quando la morte ti coglierà, che ti resterà delle tue voglie, forse vanità di vanità?

CARO FEDEZ, MA QUANDO LA MORTE TI COGLIERÀ, CHE TI RESTERÀ DELLE TUE VOGLIE, FORSE VANITÀ DI VANITÀ?    

— Attualità ecclesiale — Dinanzi alla vita, al decadimento fisico, alla malattia e alla morte, siamo veramente tutti uguali. Poi, che dopo la morte il nostro corpo senza vita sia messo in una tomba monumentale dentro una pregiata cassa oppure sotterrato nella nuda terra avvolto in un lenzuolo, la decomposizione è uguale per tutti, dall’imperatore all’ultimo dei suoi bifolchi.

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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PDF  articolo formato stampa

 

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foto postata dalla Polinesia sui social media da Fedez

Federico Leonardo Lucia, noto al pubblico con il nome di Fedez, in un suo breve video ha annunciato di essere stato colpito da un problema di salute. Naturalmente bisogna anzitutto vedere che cosa c’è di autentico, perché questi personaggi sarebbero disposti alla qualunque per amor di pubblicità. Diamo quindi per scontato ― purtroppo e con umano dispiacere sincero ― che il tutto corrisponda a vero.  

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La riflessione che ho fatto a caldo è stata molto breve e rapidamente ve ne rendo partecipi: basta davvero poco per ritrovarsi come si suol dire col culo in terra per una “variabile” o per un “accidente” che non è possibile prevedere e che ― grazie a Dio ― si mantiene totalmente democratico colpendo ogni uomo, perché dinanzi alla vita, al decadimento fisico, alla malattia e alla morte, siamo veramente tutti uguali. Poi, che dopo la morte il nostro corpo senza vita sia messo in una tomba monumentale dentro una pregiata cassa oppure sotterrato nella nuda terra avvolto in un lenzuolo, la decomposizione è uguale per tutti, dall’imperatore all’ultimo dei suoi bifolchi.

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Questo significa che alla nostra vita intesa come dono di Dio non può essere dato alcuno scopo differente se non quello che ci è stato già rivelato dal Salvatore Nostro Gesù Cristo nel Santo Vangelo. Ma spesso pensiamo altrimenti, così come sono abituati a fare questi influencer che ― da personaggi pubblici ― si sentono investiti a veicolare i loro banali, superficiali e spesso volgari stili di vita che non dovrebbero trovare accoglimento e giustificazione né per l’estrazione sociale né per età anagrafica, né per un passato più o meno turbolento. E la ragione è semplice: tutti un giorno saremo giudicati sulla carità, quindi sulle vere ricchezze del nostro cuore che è stato conquistato dalla Verità.

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La Provvidenza di Dio, che è piena Verità, ci mette spesso davanti il limite per ricordarci che siamo «Vanità di vanità», come impresso nel Libro del Qoelet. Proprio così. E la vanità non può reggere dinanzi al confronto prima o poi inevitabile con la paura della malattia, con il terrore di perdere chi si ama, con il realismo di chi si guarda indietro e scopre di essere fragile e povero come il ricco Epulone [cfr. Lc 16, 19-31].

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Nel benedicente augurio che il Signore assista Fedez, la sua famiglia, i suoi medici, prego che lo stile superficiale, diseducativo e arrogante con il quale ha spesso influenzato gli altri ― forse nell’illusione di aver trovato una propria verità ― in particolare i nostri giovanissimi, da oggi a seguire cambi e assuma una prospettiva diversa dall’immagine che ha diffuso fino a ora. E chissà, magari arriverà a scoprire che Cristo che, come con la Samaritana, lo stava aspettando presso il pozzo di Sicar, quel pozzo della prova per dissetarlo con la sua presenza di Salvatore [cfr. Gv 4, 1-25].

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A dire questo è un presbitero cappuccino che ha prestato lungo e intenso servizio come cappellano in un grande ospedale, a contatto con la malattia e la morte giorno dietro giorno, per anni e anni. E, per inciso: da pochi giorni sono stato dimesso da un ospedale dove ho soggiornato per un paio di settimane, correndo un serio e concreto rischio. Pur malgrado sono stato sereno, anche dinanzi al rischio per niente remoto di non uscirne vivo, pur avendo tutto sommato “solo” 44 anni. E ciò perché la mia speranza ha un nome: Gesù Cristo Figlio di Dio, il quale malgrado i miei molti e gravi peccati mi dona salvezza da quel mondo effimero, patinato, arrogante e volgare in cui gli influencer si illudono di aver trovato il nuovo paradiso terrestre.

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Dio ti benedica Fedez, te lo auguro da sacerdote e da fratello maggiore.

 

dall’Isola di Patmos, 17 marzo 2022

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L’ultimo libro di Padre Ivano è in vendita nel negozio on-line de L’Isola di Patmos

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Gabriele

La trasfigurazione di Gesù è quell’evento che invita a trasfigurare noi stessi per poi risorgere con lui

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

LA TRASFIGURAZIONE DI GESÙ È QUELL’EVENTO CHE INVITA A TRASFIGURARE NOI STESSI PER POI RISORGERE CON LUI

la preghiera dona anche a noi l’autorevolezza e il coraggio di rendere ragione della speranza che è in noi. Dunque di testimoniare la fede anche in ambienti che la rifiutano

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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PDF  articolo formato stampa

 

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La trasfigurazione di Gesù, opera di Raffaello Sanzio

In questa II domenica di Quaresima, nelle letture della Liturgia della Parola ricordiamo il momento della Trasfigurazione, un evento che dà vita a una festa in cui Dio ci chiede di essere intimamente unito a Lui nella Preghiera e di ascoltarlo. A proposito dell’ascolto, sentite un po’ cosa scrive Clive S. Lewis, immaginando di essere il diavoletto Berlicche, che dà istruzioni a suo nipote Malacoda per allontanare l’uomo da Dio:

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«Mio caro Malacoda, le proposte da dilettante che appaiono nella tua ultima lettera mi suggeriscono che è ormai tempo che ti scriva esaurientemente sul penoso argomento della preghiera […] la cosa migliore, se fosse possibile, sarebbe di tenere il paziente completamente lontano da qualsiasi seria intenzione di pregare».

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Per il Demonio è davvero importante che noi cessiamo di pregare perché facendolo si cessa di essere sotto lo sguardo di Dio e cuore a cuore con Gesù. Esaminiamo meglio questi punti.

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«Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare».

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Provando ad immaginare un po’ la scena, possiamo vedere il monte Tabor. Desertico, caldo e in alto. Forse luogo inospitale per una camminata. Ma Gesù chiama tre apostoli proprio lì. Perché siano da soli con Lui. Gesù dunque li fa uscire dalle piste desertiche della Palestina per farli salire sull’alto monte. Questa immagine è il richiamo alla Chiesa che cammina con Gesù. Ma questo è un po’ il senso anche per noi in questa Quaresima: camminare e lasciarci prendere dal Signore, che viene nei nostri momenti di deserto, di incomprensione, nei momenti in cui le nostre anime crescono, in un momento di preghiera profonda. Come Pietro, Giacomo e Giovanni così anche noi possiamo entrare nello spazio segreto fra Dio Eterno Padre e Dio Eterno Figlio, incunearci fra loro per essere da soli. Soli con Dio per rinnovare la nostra visuale su tutte le cose e osservarle dall’alto. Da un punto di vista divino e umano insieme. Gesù stesso mentre prega cambia d’aspetto. La sua tunica diventa bianca. Colore della presenza di Dio. Improvvisamente compaiono Mosè ed Elia. Un’apparizione improvvisa [cfr. vv. 29 – 32] mentre Gesù inizia a parlare dei suoi giorni che verranno in Gerusalemme. Una scena davvero gloriosa e al tempo stesso tremenda deve essere apparsa ai tre apostoli. Mosè, colui che ha ricevuto la Legge, Elia, il grande profeta. I due messaggeri veterotestamentari per eccellenza. Il tutto mentre Gesù sta offrendo il messaggio centrale della sua missione: offrirsi in croce per la nostra redenzione.  Probabilmente i tre apostoli sono un po’ frastornati. Fin quando alcuni istanti dopo la nube irrompe sul monte, e a quel punto cominciano ad aver paura.  Come se non bastasse, immediatamente dopo, accade l’annuncio più importante. Il motivo stesso per cui il Signore li aveva portati lì. Sentiamo:

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«Dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».

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Questa voce è l’Eterno Padre che chiede di ascoltare Gesù suo Figlio. Una rivelazione shock per i poveri tre, che pure erano stati spettatori, fino a quel momento, di diversi eventi straordinari. Gesù è uomo ma anche Dio. Dio è anche l’Eterno Padre che lo annuncia e che chiede di ascoltarlo. Infatti, dopo dei momenti di intimità con Gesù, nella preghiera profonda bisogna ascoltare.

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Che vuol dire per noi oggi questo? Ascoltare vuol dire trasformare la preghiera in azioni concrete. Così, come accadde a Pietro, la preghiera dona anche a noi l’autorevolezza e il coraggio di rendere ragione della speranza che è in noi. Dunque di testimoniare la fede anche in ambienti che la rifiutano [cfr.1 Pt 4]. Esattamente come nell’esperienza di Giacomo, la preghiera ci permette di attuare le opere di misericordia materiali e spirituali, per mostrare la bellezza e la pienezza delle fede proprio tramite le opere [cfr. Gc 2]. Infine, come Giovanni, la preghiera ci permette di contemplare il mistero profondo dell’Incarnazione, per meditare che chi era in principio del Mondo, Dio è anche principio e linfa della nostra vita [Gv 1, 2 -4].

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La trasfigurazione di Gesù è dunque quell’evento che invita a trasfigurare noi stessi per poi risorgere con lui. Con l’ascolto e la messa in pratica, tutti quanti noi, giorno dopo giorno, siamo trasfigurati in Cristo, con un volto cambiato, sorridente e aperto dinanzi alle dimensioni del sacro, a stupirsi di un amore che ci accoglie fino alla fine. Per questo chiediamo al Signore, con l’esempio e l’aiuto di Maria, l’umiltà del cuore per aprirci a un ascolto attento di Dio per donare al mondo la speranza della vita eterna.

 

Roma, 12 marzo 2022

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Il blog personale di

Padre Gabriele

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Novità dalla Provincia Domenicana Romana: visitate il sito ufficiale dei Padri Domenicani, QUI

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Il conflitto in Ucraina e la diplomazia ecclesiastica. Nella auriga virtù della prudenza è racchiuso un elemento fondamentale: quel silenzio sconosciuto a certo cesaropapismo russo-ortodosso

IL CONFLITTO IN UCRAINA E LA DIPOMAZIA ECCLESIASTICA. NELLA AURIGA VIRTÙ DELLA PRUDENZA È RACCHIUSO UN ELEMENTO FONDAMENTALE: QUEL SILENZIO SCONOSCIUTO A CERTO CESAROPAPISMO RUSSO-ORTODOSSO

Il Patriarca di Mosca Kirill I ha aggiunto alla guerra una guerra religiosa, paradigma della guerra che da dieci secoli caratterizza l’ortodossia al proprio interno. Proviamo a domandarci: che cosa sarebbe accaduto, all’interno della Chiesa Cattolica, se nel corso della Prima Guerra Mondiale i vescovi austriaci si fossero messi contro quelli francesi e quelli tedeschi contro quelli italiani paventando motivazioni di carattere metafisico?

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Articolo inserito nella raccolta di questo saggio che potete ordinare cliccando sopra la copertina

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IV. Colazione di catechismo con il Cappuccino – «Il Sacramento della Penitenza, la confessione» (Parte Quarta)

— Video di Dottrina Cattolica —

Colazione di Catechismo con il Cappuccino

IV. COLAZIONE DI CATECHISMO CON IL CAPPUCCINO – «IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA, LA CONFESSIONE» (Parte Quarta)

Per penetrare il senso profondo di questo Sacramento, è necessario partire dalle parole di San Paolo Apostolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo lasciatevi riconciliare con Dio». Questo è il centro e il fulcro sul quale ruota tutta la catechesi sul Sacramento della Riconciliazione. 

 

               Autore
    Ivano Liguori, Ofm. Capp..

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San Leopoldo Mandic, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, protettore degli ammalati di tumore

Offriamo la quarta delle cinque catechesi tenute dal nostro redattore Padre Ivano Liguori, che saranno pubblicate una alla settimana, per poi passare ad altri temi di dottrina e di fede. 

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Per penetrare il senso profondo di questo Sacramento, è necessario partire dalle parole di San Paolo Apostolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo lasciatevi riconciliare con Dio» [II Cor 5, 20]. Questo è il centro e il fulcro sul quale ruota tutta la catechesi sul Sacramento della Riconciliazione. Il bisogno di riconciliarsi con Dio è un comando apostolico che l’Apostolo esprime agli abitanti di Corinto, ma che percorre i tempi ed è rivolto a tutti noi.

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dall’Isola di Patmos, 5 marzo 2022

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