Dio castiga e usa misericordia

— theologica —

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DIO CASTIGA E USA MISERICORDIA

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Oggi molti, influenzati da un molle e dolciastro buonismo, non capiscono come il castigo del peccato sia doverosa giustizia; e siccome la giustizia è volontà di ciò che è giusto e quindi buono e il volere il bene è amore, non capiscono come il castigo, in fin dei conti, è dettato dall’amore per lo stesso peccatore.

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

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Autore Redazione dell'Isola di Patmos

Autore
Redazione dell’Isola di Patmos

La Redazione dell’Isola di Patmos ripropone oggi questo articolo scritto il 18 novembre 2015 dal Padre Giovanni Cavalcoli OP, per chiarire quello che è il pensiero dell’insigne teologo domenicano sul concetto dottrinale di “castigo” e “misericordia”.

4 novembre 2016

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Per aprire l’articolo cliccare sotto

Giovanni Cavalcoli OP — DIO CASTIGA E USA MISERICORDIA [18.11.2015]

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Il Santo Padre Francesco in visita dai luterani e la commemorazione della Cena del Signore

IL SANTO PADRE FRANCESCO IN VISITA DAI LUTERANI E LA COMMEMORAZIONE DELLA CENA DEL SIGNORE

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Il poter commemorare assieme, cattolici e luterani la Cena del Signore, è certo una cosa bella e sommamente desiderabile. Ma se per adesso non siamo d’accordo su ciò che fa e che dice il presidente o ministro dell’assemblea, e su ciò che Cristo fa avvenire in quel momento, che senso può avere un’assemblea come quella che alcuni chiamano con grave leggerezza «intercomunione»?

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

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Il 15 novembre 2015, ad una domanda sulla Comunione Eucaristica a lui rivolta da una Signora durante l’incontro informale presso la Comunità luterana evangelica di Roma, il Santo Padre Francesco ha risposto: «Alla domanda sul condividere la Cena del Signore non è facile per me risponderle, soprattutto davanti a un teologo come il cardinale Kasper! Ho paura! Io penso che il Signore ci ha detto quando ha dato questo mandato: «Fate questo in memoria di me». E quando condividiamo la Cena del Signore, ricordiamo e imitiamo, facciamo la stessa cosa che ha fatto il Signore Gesù. E la Cena del Signore ci sarà, il banchetto finale nella Nuova Gerusalemme ci sarà, ma questa sarà l’ultima. Invece nel cammino, mi domando – e non so come rispondere, ma la sua domanda la faccio mia – io mi domando: condividere la Cena del Signore è il fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? Lascio la domanda ai teologi, a quelli che capiscono».

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Papa visita luterani

15.11.2015, il Santo Padre Francesco in visita alla Comunità luterana evangelica di Roma. Cliccando sopra l’immagine è possibile aprire i filmati video del Centro Televisivo Vaticano

Il Santo Padre ha fatto visita il 15 novembre scorso alla Comunità luterana evangelica di Roma [vedere video, QUI] ed ha accennato al significato per noi cristiani della commemorazione rituale dell’Ultima Cena del Signore, sollecitando i presenti ad un approfondimento e chiarimento delle parole del Signore pronunciate sul pane e sul vino, e formulando la speranza che un giorno tutti i cristiani, superate le attuali divisioni, possano, sulla base degli attuali valori comuni, a partire dal Battesimo, ricordare e vivere in perfetta e piena comunione tra di loro questo evento fondamentale della vita di Cristo e per conseguenza della nostra salvezza.

Trattandosi di un incontro ecumenico occasionale ed informale, il Papa ovviamente non ha neppure accennato al dogma cattolico dell’Eucaristia, circa il quale sono tuttora in atto la discussione, la trattativa e la ricerca ecumenica ufficiali degli esperti, nella quale il Papa non ha voluto entrare. Egli si è limitato a ricordare che noi cattolici concordiamo con i luterani nel riconoscere che nel momento in cui il ministro del servizio liturgico ripete le parole del Signore sul pane e sul vino narrate dai Vangeli, la fede di tutti noi cristiani è che Gesù Cristo glorioso è realmente presente nella comunità celebrante con l’offerta della sua grazia.

Questa verità di fede da tutti condivisa, ha fatto capire chiaramente il Papa, è una delle basi del dialogo e del confronto che, sotto l’assistenza dello Spirito Santo, in una carità sincera e spirito di riconciliazione nella diversità, deve condurre all’unità escatologica di un unico gregge sotto un solo pastore.

papa visita luterani 1

Il discorso del Santo Padre presso la Comunità evangelica luterana

Come tutti sappiamo, Lutero, opponendosi alla interpretazione dogmatica tradizionale della Chiesa, negò che Cristo, dopo le parole «questo è il mio corpo», intendesse dire che ciò, che aveva tra le mani non era più pane, benché mantenesse le sembianze del pane, ma era appunto realmente e sostanzialmente il suo corpo. Lutero credette che questa fosse una falsa interpretazione e che fino ad allora la Chiesa si fosse sbagliata. Per questo, egli pensò di aver trovato la verità, interpretando le parole di Cristo nel senso che Egli sarebbe presente nel pane, come se avesse detto: «Io sono in questo pane», formulando così il concetto di presenza «in-con-e-sotto le specie del pane e del vino». Tuttavia, ciò non corrisponde affatto a ciò che veramente e testualmente ha detto Gesù.

celebrazione eucaristica

il Memoriale vivo e santo

Neppure Gesù, con la parola «questo» Neppure Gesù, con la parola «questo» [τοῦτο, in greco (da οὗτος, αὕτη, τοῦτο, “questo”), che corrisponde al latino hoc], ha inteso dire «questo pane», perché si tratta di un neutro, ossia «questa cosa», «questa sostanza» in senso generico, così che possa riferirsi indifferentemente o congiuntamente al pane e al corpo, perché è il momento nel quale il pane si sta transustanziando nel corpo. D’altra parte, è impossibile che Gesù abbia inteso dire: «questo pane è il mio corpo», perché sarebbe un’assurdità: nessuna cosa può essere una data cosa e simultaneamente essere un’altra cosa. Ogni cosa ha la sua identità ed esclude tutte le altre diverse da lei. Invece a Lutero sembrò assurdo che il pane si convertisse nella sostanza del corpo di Cristo conservando gli accidenti o sembianze o “specie” proprie del pane. Infatti, egli non tenne conto del fatto che tra gli accidenti e la sostanza dell’ente creato esiste una distinzione reale, e quindi una separabilità di principio, per cui, anche se di fatto in natura non succede mai che esistano accidenti senza la loro sostanza o una sostanza senza i suoi accidenti, se egli avesse tenuto presente la suddetta separabilità, non avrebbe avuto difficoltà a restar fedele al dogma e si sarebbe reso conto che non era la Chiesa a sbagliare, ma era lui.

papa messa

celebrazione eucaristica del Santo Padre Francesco

Ora, l’ecumenismo va indubbiamente alla ricerca di ciò che noi cattolici abbiamo in comune con i luterani. Tuttavia, noi cattolici non possiamo accontentarci e fermarci, come crede erroneamente Rahner [1], alle constatazioni delle verità, sia pur belle e consolanti, risultanti o derivanti degli accordi ecumenici, quasi che con ciò i nostri doveri verso i fratelli luterani e i loro verso Cristo e verso di noi sino finiti, come se non ci fosse per noi cattolici altro da fare e l’unità fosse già conseguita, ma, sulla base dei valori comuni, noi cattolici dobbiamo trovare con loro e a loro servizio, le vie, i tempi, i luoghi, i modi e i metodi caritatevoli, prudenti, umili, fermi, perseveranti, pazienti, persuasivi, per condurli e prepararli gradatamente a ritrovare le verità perdute e tra queste c’è la giusta interpretazione dell’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio, e quindi quella della Messa nell’Ultima Cena da parte del Signore.

papa messa 2

celebrazione eucaristica del Santo Padre Francesco

Il poter commemorare assieme, cattolici e luterani la Cena del Signore, è certo una cosa bella e sommamente desiderabile. Ma se per adesso non siamo d’accordo su ciò che fa e che dice il presidente o ministro dell’assemblea, e su ciò che Cristo fa avvenire in quel momento, che senso può avere un’assemblea come quella che alcuni chiamano con grave leggerezza «intercomunione»? Quale comunione dove c’è la divisione? Uniamoci laddove possiamo essere uniti, ossia dove abbiamo la stessa fede. Se uno ritiene falso ciò che l’altro crede vero e viceversa, che senso può avere riunirsi su di una simile base? Si può fare comunione su di una data cosa, quando ci si accusa a vicenda di essere nel falso proprio in rifermento a quella cosa, ossia sulla base del disaccordo su qual è la verità di fede in gioco o sul senso delle parole di Cristo? Accordiamoci per adesso dove è possibile farlo. Non forziamo le cose. Pretendere di più, sarebbe finzione o commedia, alla fine, offensiva di quel Cristo, che tutti amiamo. Abituiamoci ad attendere, mentre operiamo il possibile. «Sopportiamoci a vicenda con amore» [cf. Ef 4,2].

sentiero

in cammino lungo i sentieri dello Spirito …

Non precorriamo i tempi, avanziamo laddove il cammino si apre, nella «diversità riconciliata», nella testimonianza e nella ricerca della verità, in quel grado di comunione, che per adesso ci è consentito, nel rispetto, nel perdono e nella correzione reciproci, dandoci alle opere della giustizia e della carità, soprattutto l’attenzione ai poveri, ai bisognosi e ai sofferenti, senza ristagni, ma anche senza fretta, senza illusioni, ma anche senza perderci d’animo, dediti alla preghiera e chiedendo luce alla Parola di Dio.
Questi sono i suggerimenti, gli stimoli e gli spunti che ci vengono o ci possono venire dalle parole del Santo Padre. Accogliamoli con fiducia, e facciamoli fruttare, aperti agli impulsi imprevedibili e corroboranti dello Spirito Santo.

Varazze, 17 novembre 2015

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[1] Rahner espone la sua tesi nel libro Unione delle Chiese. Possibilità reale, Editrice Morcelliana, Brescia 1986.

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2. ARCHIVIO Ariel S. Levi di Gualdo – certificati della sacra ordinazione sacerdotale

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ARCHIVIO DOCUMENTI

(allegati alla biografia di Ariel S. Levi di Gualdo)

certificati della sacra ordinazione di Ariel S. Levi di Gualdo e mandato all’esercizio del sacro ministero 

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Vicariato di Roma, 4 maggio 2010 – Certificato di ordinazione sacerdotale di Ariel S. Levi di Gualdo, firmato dall’allora Arcivescovo vicegerente S.E. Mons. Luigi Moretti

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2 maggio 2010, documento noto come Celebret con il quale il Vescovo Diocesano conferisce al presbitero le facoltà che egli ritiene opportune e che fu all’epoca redatto in tre lingue avendo già concordato col Vescovo spostamenti e soggiorni in vari Paesi europei per motivi pastorali e di studio

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2 maggio 2010 – conferimento del ministero di esorcista

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