«Chiesa Aperta» (VIII e IX puntata) — Vi spieghiamo come funziona durante la pandemia da coronavirus la assoluzione generale impartita dai confessori in questo momento di grave crisi sociale e sanitaria

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (VIII e IX puntata) — VI SPIEGHIAMO COME FUNZIONA DURANTE LA PANDEMIA DA CORONAVIRUS LA ASSOLUZIONE GENERALE IMPARTITA DAI CONFESSORI IN QUESTO MOMENTO DI GRAVE CRISI SOCIALE E SANITARIA

Offriamo ai nostri Lettori questo terzo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla VIII puntata di Chiesa Aperta!

In questo tempo di pandemia le chiese di pietra e di mattoni rimangono aperte, pur senza celebrazioni pubbliche, come segno di Chiesa Aperta che rimane Aperta a gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.

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Le Autorità ecclesiastiche e civili hanno emanato provvedimenti eccezionali per contenere la pandemia e ciò rende difficile ricevere la Santa Comunione e gli altri Sacramenti, compresa la Confessione; difficile, ma non impossibile. La Chiesa rimane aperta anche nell’assicurare ai peccatori la Penitenza sacramentale e la Riconciliazione con Dio.

Innanzitutto, per chi non è malato non è impossibile riuscire a confessarsi, mettendo in pratica le Norme recentemente emanate dai Vescovi secondo criteri di prudenza: cioè incontrarsi col sacerdote in luoghi arieggiati, mantenendo la distanza di sicurezza ma garantendo comunque la riservatezza dell’accusa dei peccati e inoltre indossando guanti usa e getta e la mascherina a protezione delle vie aeree. Non mancano i sacerdoti che attuano tali Norme prudenziali con grande creatività pastorale (come si vede in questa immagine – Ndr sull’audio-video).

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Diversa è purtroppo la situazione dei contagiati ricoverati negli Ospedali, specialmente nei reparti di terapia intensiva; i sacerdoti spesso non riescono a raggiungerli, non perché non lo vogliano, ma perché impediti dalla scarsità dei presidi contro il contagio (tute, guanti, mascherine) e dai protocolli delle terapie. Perciò il Papa, attraverso la Penitenzieria Apostolica, il 20 marzo ultimo scorso ha emanato precise e molteplici disposizioni, per far giungere anche agli ammalati gravi il dono della remissione sacramentale dei peccati [cf QUI]. Ad esempio, per garantire la necessaria assistenza spirituale ai malati e ai morenti, il Papa ha suggerito ai Vescovi, se necessario, di costituire gruppi di “cappellani ospedalieri straordinari” anche su base volontaria, in accordo con le Autorità sanitarie e nel rispetto delle norme di tutela dal contagio. Questo è senz’altro il modo migliore per assicurare l’assistenza spirituale ai ricoverati e particolarmente il sacramento della Confessione.

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A tale proposito mi permetto di affermare il Papa e i Vescovi dovrebbero invocare le leggi dello Stato che già esistono per ottenere che i sacerdoti possano accedere liberamente agli ammalati, con le stesse cautele che usano i medici. Molti Cappellani ospedalieri sono anche dipendenti statali, quindi devono essere messi in condizione di svolgere la propria missione. Se i medici entrano ed escono dai reparti con le debite cautele, altrettanto deve essere possibile ai Cappellani. In molti luoghi sono i medici stessi a richiedere quest’opera, innanzitutto per sé medesimi. Inoltre il papa ha ricordato ai Vescovi che, nella presente situazione di emergenza, essi possono ricorrere ad una particolare forma del sacramento della Confessione e cioè l’assoluzione collettiva dei penitenti; questi ultimi sono esentati sul momento dall’accusa personale dei propri peccati al sacerdote, ma devono emettere un atto di contrizione perfetta, il quale include necessariamente il voto di accusare i propri peccati ad un sacerdote appena ciò sarà possibile.

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La Penitenzieria Apostolica ha riconosciuto che la «Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione generale» è adesso da attuarsi soprattutto nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico e fino a quando esso non cesserà. Il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, S.E: Mons. Riccardo Fontana (Ndr Diocesi alla quale appartiene l’Autore degli audio-video), è stato il primo in Italia a impartire in tale forma il sacramento della Riconciliazione; la mattina del 19 marzo si è recato all’ingresso dell’Ospedale San Donato di Arezzo, ove sono ricoverati anche malati di coronavirus; i degenti erano stati previamente avvertiti e hanno potuto seguire lo svolgimento del rito tramite l’emittente diocesana Telesandomenico, unendosi spiritualmente al Vescovo che li assolveva.

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Infine, nella presente situazione vi possono essere malati in quarantena o agonizzanti del tutto impossibilitati a ricevere l’assoluzione sacramentale; in tal caso, il papa ha recentemente ricordato che essi possono ricevere da Dio il perdono dei propri peccati emettendo un atto di contrizione perfetta, includente il fermo proposito di confessarsi se e appena ciò sarà per loro possibile.

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La maggior parte dei mezzi di comunicazione di massa ha dedicato solo qualche accenno superficiale a questi provvedimenti adottati dalla Chiesa per facilitare il più possibile il ricorso alla Riconciliazione sacramentale, con il rischio che passi nelle menti dei più questo tipo di messaggio: “allora posso confessarmi anche da me solo, senza bisogno di un sacerdote!” e: «la Chiesa cambia su tante cose; ora pure sul modo di confessarsi!». In realtà non è così. Da sempre la Santa Madre Chiesa celebra in varie forme il sacramento della Confessione, a seconda delle circostanze e delle possibilità, fedele al suo principio fondamentale: la salvezza delle anime è la suprema legge.

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Inoltre la Santa Madre Chiesa ha sempre insegnato che Dio perdona i peccati di coloro che sono sinceramente pentiti di averli commessi, non solo perché temono l’eterna dannazione, ma perché hanno offeso Dio e quindi sono fermamente risoluti a non peccare più. È quanto diciamo nell’Atto di dolore: «Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami!».

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Che la contrizione del penitente è il cuore del sacramento della Confessione lo dimostra anche il fatto che il sacerdote non può assolvere un penitente non debitamente pentito e che la grazia divina ricevuta mediante l’assoluzione sacramentale ci aiuta a maturare la contrizione perfetta, quindi a convertirci dai peccati perché amiamo Dio, non solo perché lo temiamo. Allo stesso tempo è sempre vero che la contrizione per i peccati commessi è perfetta proprio perché include necessariamente il voto di accusarsi dei propri peccati davanti al Confessore, appena ciò sarà possibile.

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In questa puntata di Chiesa Aperta abbiamo accennato ad un argomento complesso e delicato, cercando nel poco tempo a disposizione di essere chiari e concisi. La Confessione sacramentale è un argomento di attualità, perché la nostra preparazione spirituale alla Santa Pasqua prosegue anche in questa Quaresima in tempo di quarantena; «confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi almeno a Pasqua» rimane uno dei Precetti generali della Chiesa, il minimo indispensabile da fare per dire di essere cristiani cattolici.

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Riflettere sull’importanza del sacramento della Penitenza ci ricorda i nostri doveri in tempo di normalità: vivere sempre in grazia di Dio, approfittare sempre delle occasioni per confessarsi, conoscere le verità della fede e le norme del comportamento cristiano, pregare spesso per ottenere la grazia di una buona morte (cioè confortati dai Sacramenti). Allora saremo sempre spiritualmente pronti, pur se sopraggiungerà l’emergenza! In ogni caso, adesso è importante renderci conto che la Chiesa Aperta, anche per donare agli uomini in ogni forma possibile il perdono dei peccati e assicurare così la salvezza eterna delle anime, che rimane la cosa più importante di tutte.

A risentirci alla prossima puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 24 marzo 2020

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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Giovanni Zanchi

I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

Benvenuti ad una nuova edizione di Chiesa Aperta!

L’argomento di questa IX puntata è la continuazione di quello precedente: la Chiesa anche in tempo di pandemia rimane Aperta per assicurare la riconciliazione dei peccatori con Dio. Dopo aver segnalato come sia possibile in questo tempo di emergenza sociale amministrare il sacramento della Confessione, accenniamo ora alla pratica delle Indulgenze, perchè proprio in questi giorni ne sono state promulgate di nuove.

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Partiamo da una premessa fondamentale: il peccatore liberato dalla colpa del peccato mediante il sacramento della Confessione, deve ancora scontare la pena dovuta per il peccato; infatti Dio è al contempo misericordioso ma anche giusto. Per questo, assieme all’assoluzione sacramentale, il sacerdote confessore assegna anche una penitenza da compiere. Chi non espia totalmente in questa vita mortale le pene dovute per i propri peccati, lo dovrà fare necessariamente nell’altra vita, se muore in grazia di Dio; tanto vale allora fare penitenza il più possibile adesso.

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Con i sacramenti del Battesimo e della Confessione, la Santa Madre Chiesa ci libera dalla colpa del peccato; con le Indulgenze ci aiuta poi ad espiare le pene dovute per i peccati.

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Approfondiamo ora questo argomento: una Chiesa che sicuramente non chiude mai e che resterà aperta per l’eternità è quella del Paradiso. La Madonna in corpo e anima, gli Angeli, i Santi e le altre anime dei salvati già godono della visione di Dio e contemporaneamente intercedono per noi ancora pellegrini verso la patria comune del cielo. Durante la loro vita terrena, la Madonna e i Santi hanno acquisito per grazia di Dio meriti soprannaturali; uniti ai meriti infiniti acquistatici da Cristo redentore col suo sacrificio sulla croce, tali meriti soprannaturali dei Santi costituiscono il “tesoro” delle soddisfazioni alla divina giustizia, “tesoro” che la Chiesa mette a nostra disposizione per aiutarci a far penitenza dei nostri peccati e conseguire più facilmente l’eterna beatitudine.

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I fedeli debitamente disposti (confessati e comunicati) e che soddisfano ad alcune condizioni stabilite (esclusione di qualsiasi affetto al peccato, compimento dell’opera prescritta, recita del Padre nostro e del Credo, preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice), ottengono il dono della abbreviazione (indulgenza parziale) o addirittura della cancellazione (indulgenza plenaria) delle pene dovute per i propri peccati, soddisfacendo alla giustizia divina con l’attingere al “tesoro” soprannaturale dei meriti dei Santi. Detto “in soldoni”: è come se un debitore estinguesse il proprio debito perché un benefattore gli dona gratuitamente il denaro necessario che lui non possiede. Giova ricordare che alcune Indulgenze possono essere applicate anche all’anima di un defunto, a modo di suffragio.

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Chi volesse approfondire la dottrina e la pratica riguardo le Indulgenze può leggere il seguente documento: Penitenzieria Apostolica, Manuale delle Indulgenze, Libreria Editrice Vaticana, 20084.

In questa Quaresima in tempo di quarantena, il Papa ha emanato precise disposizioni, non solo perché i fedeli siano aiutati nel continuare a ricevere il sacramento della Confessione, ma anche per aiutare i fedeli nel continuare a fare penitenza per i propri peccati e giungere spiritualmente rinnovati alla prossima Pasqua. I più diffusi mezzi di comunicazione di massa non prestano attenzione alle nuove Indulgenze appena promulgate; per questo è necessario parlarne, affinché i fedeli ne vengano a conoscenza e possano usufruirne.

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Il Decreto emanato dalla Penitenzieria apostolica in data 20 marzo ultimo scorso è agevolmente consultabile tramite internet [cf QUI]. Mi limito qui a riassumere i punti salienti del Decreto papale: i «fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni» ottengono l’Indulgenza plenaria «se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile». «Alle stesse condizioni» possono ottenere l’Indulgenza plenaria «gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus». Anche i fedeli che «offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé possono lucrare ugualmente l’Indulgenza plenaria. L’indulgenza plenaria può essere ottenuta anche dal fedele che in punto di morte si trovasse nell’impossibilità di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi e del Viatico: in questo caso si raccomanda l’uso del crocifisso o della croce».

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Il modo ordinario di espiare le pene dovute per i peccati è innanzitutto quello di compiere i propri doveri e sopportare le avversità della vita, innalzando con umile fiducia l’animo a Dio (cf Manuale delle Indulgenze, cit., p. 37); quindi, porre se stessi o i propri beni a servizio dei fratelli che si trovino in necessità e farlo con spirito di fede e con animo misericordioso (Ibidem, p. 40). Le due opere appena ricordate sono quanto mai attuali ed urgenti nella presente calamità e sono pure alla portata di tutti. La Santa Chiesa di fatto le ha ora indulgenziato tali opere, aiutandoci così a valorizzare con spirito soprannaturale quanto ci sta accadendo.

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«Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8, 28), ci rivela l’apostolo san Paolo; «anche i peccati», chiosava sant’Agostino di Ippona; anche la pandemia, aggiungiamo noi. Pregando Dio e beneficando il prossimo per ottenere le nuove Indulgenze, possiamo trasformare i sacrifici dell’ora presente in una potente occasione soprannaturale di far del bene a noi stessi, oltre che al nostro prossimo.

A risentirci alla prossima puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 24 marzo 2020

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