L’impronta del Volto di Cristo nella Sindone

Padre Giovanni

L’IMPRONTA DEL VOLTO DI CRISTO NELLA SINDONE

 

l’impronta sindonica, pur appartenente a quella di una salma, come è testimoniato dalla posizione delle braccia e delle gambe, è però nello stesso tempo testimonianza sconvolgente dell’istante nel quale Cristo sta risorgendo e ci lascia un segno miracoloso ed impressionante di questo istante, al quale nessuno ha assistito, ma solo questo povero telo muto, ma più eloquente di mille testimonianze umane.

 

Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli, OP

 

Sindone 2

immagini fotografiche della Sindone

In occasione dell’ostensione della Sindone a Torino, un evento sempre di grande significato e risonanza nell’ambito ecclesiale e, più ampiamente, della cultura, della scienza e della storia, credo che i nostri lettori possano gradire queste mie considerazioni relative all’interpretazione dell’impronta del Volto sul telo sindonico. Esse ci porteranno a comprendere meglio il significato e il valore di questa misteriosa Impronta, che, col progredire delle ricerche scientifiche, sempre meglio e sempre con maggior certezza conferma la tradizionale convinzione della Chiesa (1), che si tratti effettivamente del telo nel quale fu avvolto il corpo di Cristo, calato dalla croce e deposto nel sepolcro, secondo il racconto del Vangelo [Mt 27,59; Mc 15,46; Lc 23,53].

secondo pia

l’avvocato piemontese Secondo Pia [1855-1941] che eseguì la prima foto sulla Sindone

Tutti conoscono l’evento sensazionale, che ebbe nel 1898 come protagonista l’avvocato torinese Secondo Pia, il quale, nel preparare la fotografia del Volto sindonico, si accorse esterrefatto ed emozionatissimo, che il negativo della foto presentava le fattezze del Volto in rilievo, come se, in modo simile a quanto avviene in un ritratto fotografico di un volto esposto alla luce, le parti sporgenti — per esempio il naso o la fronte — fossero illuminate, mentre quelle rientranti o nascoste fossero in ombra.

Sindone 3

primo piano del Volto

Da allora fino ad oggi è invalso l’uso di interpretare questo sorprendente negativo dell’impronta sindonica alla stregua o sul modello del negativo di un ritratto fotografico, come se si trattasse, per la precisione, del negativo di un negativo. Mi spiego. La teoria che si è formata in seguito della scoperta di Pia è la seguente: ci si immagina l’impronta sindonica come se fosse il negativo di un ritratto fotografico; per cui il negativo della foto di questa impronta viene logicamente a costituire un positivo: ecco dunque apparire con chiarezza e in rilievo, quasi illuminate dalla luce, le fattezze del Volto, come un vero ritratto, cosa che in precedenza non aveva questa efficacia rappresentativa, perchè siamo di fronte ad una semplice impronta o, potremmo dire, a un semplice negativo. Naturalmente tutti hanno sempre riconosciuto l’impronta del Volto.

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ostensione della Sindone nel 1898

L’operazione del Pia fece sì che questo Volto si riconoscesse molto meglio, in quanto l’occhio, considerando quel negativo, lo percepiva come un positivo, seppure al contrario (2), quasi un Volto misterioso e solenne che emergeva bianchissimo dalle tenebre del negativo fotografico. Per questo, questa foto, accanto a quella dell’impronta sindonica, emerse subito e meritatamente a fama mondiale. Senonchè si cadde però in un grave errore, del quale ancor oggi generalmente non ci si accorge. L’errore sta nel fatto che è sbagliato paragonare il ritratto del Volto, che esce dal negativo fotografico della foto dell’impronta, a un comune ritratto fotografico, come avviene quando fotografiamo un nostro amico o un nostro familiare. Infatti, un comune ritratto fotografico rappresenta un volto illuminato da una sorgente di luce, che viene da fuori del volto, generalmente una luce che viene o da sinistra o da destra o dall’alto. Nel cosiddetto flash la luce colpisce il soggetto frontalmente. In ogni caso, si danno sempre delle parti del volto che restano in ombra, causata dal fatto che, per esempio, il naso pone ostacolo alla luce, per cui proietta un’ombra sulla guancia.

sindone 5

ombre e luci del Volto

Ciò a cui finora non si è fatta attenzione e che causa l’errore della teoria del negativo di un ritratto fotografico, è che le zone dell’area nella quale si trovano le impronte del Volto, prive di impronta — per esempio lo spazio tra l’impronta delle guance e l’impronta dei capelli o quella tra l’impronta del naso e l’impronta delle guance —, non sono affatto paragonabili alle zone d’ombra come potrebbe avvenire in un ritratto fotografico, ombra cioè, come ho detto, causata dal fatto che certe parti ostacolano l’arrivo della luce. Invece le zone del Volto sindonico in ombra sul telo, lo sono perchè non raggiunte — come oggi attesta la scienza — dalla irradiazione perpendicolare al telo, colpito da una misteriosa energia radiante, la quale, uscendo dal Volto vivo del Signore ha impresso nel telo, o per la precisione ha ossidato maggiormente le parti più sporgenti del Volto — per esempio il naso, i baffi e la fronte — e sempre di meno le parti sempre meno frontali e più oblique rispetto alla direzione dei raggi, fino a risultare l’irradiazione del tutto inefficace rispetto alle zone poste nella stessa direzione dei raggi, come per esempio le parti sinistra o destra del collo e delle guance, che non lasciano nessuna impronta e sono totalmente in ombra.

sindone 5

ombre e luci del Volto

In ogni caso — e questo è essenziale per la confutazione della suddetta teoria — le parti in ombra non sono affatto tali perchè altre parti ostacolano l’arrivo dell’energia radiante, che allora non era ancora stata scoperta ed era scambiata per una fonte di luce, come avviene nelle normali fotografie di altri esseri umani. Ma le parti del Volto sul telo sono o in ombra o più o meno in evidenza in rapporto al fatto di essere più o meno vicine alla sorgente dell’energia radiante, che è lo stesso Volto, fino a sottrarsi del tutto ad essa nelle zone dove l’impronta dell’energia è del tutto assente, perchè non vi può giungere.

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preparazione della Sindone per l’ostensione del 1931

Se il ritratto del Volto fosse paragonabile ad un ritratto fotografico, come si è creduto fino ad oggi, l’immagine del Volto dovrebbe presentare parti in ombra causata da altre parti del Volto, per esempio l’ombra del naso sulla guancia o una parte del Volto più illuminata dell’altra o simili dettagli, tutte cose che non si riscontrano assolutamente. Questo tipo di ombra “da ostacolo” è totalmente assente dal Volto e c’è solo l’altra “per assenza di contatto”, che non dipende, come ho detto, da parti che ostacolano la luce, ma semplicemente da parti dove la luce — meglio dire l’energia radiante — non poteva arrivare, perchè poste nella sua stessa direzione.

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chiari e scuri della Sindone

Questa energia radiante era ad un tempo calorifica e luminosa, una luz caliente, direbbe San Giovanni della Croce, riferendosi alla luce della fede, principio di amore, che ci è donata ed irradia dal Volto di Cristo. Calorifica per l’ossidazione del telo; luminosa, in quanto ha causato l’impronta del Volto, che è un Volto di pura luce senza ombre, giusta quanto dice San Giovanni che «Dio è Luce e in Lui non ci sono tenebre» [I Gv 1,5]. Viceversa, la teoria dell’immagine fotografica dovrebbe supporre delle ombre da ostacolo, come in ogni normale fotografia; ombre che invece, nel volto sindonico, non ci sono affatto. Nulla nel Volto di Cristo, pone un ostacolo alla luce. Siccome però è una luce che procede in linea retta — in Cristo tutto è diritto, tutto è retto — , non può illuminare ciò che è fuori della sua direzione e della sua portata. Una lezione per noi, che invece non ci lasciamo totalmente illuminare da Cristo e, poichè siamo finiti e c’è in noi del non-essere, non stupiamoci se la luce di Cristo per conseguenza è in noi limitata: non può illuminare quello che non c’è.

Il Volto della Sindone non è dunque un volto illuminato da una luce che viene da fuori, come il nostro. È invece un Volto luminoso, che emana luce, simile al volto di Mosè, ed anzi molto di più, se è vero che è il volto del Verbo della Verità, che illumina tutto il mondo.

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particolare delle mani con il segno del chiodo nel polso

Le conclusioni, alle quali siamo arrivati, presentano un singolare interesse e ci fanno scoprire un aspetto del Volto sindonico, che finora non era stato considerato a causa di un fraintendimento. Del resto, le scoperte che facciamo da secoli nell’Immagine sindonica si succedono le une alle altre in un meraviglioso ed entusiasmante seguito, che pare non aver mai fine. Qualcosa del genere avviene in cristologia, dove i teologi e la Chiesa stessa non finiscono mai di scoprire nuovi aspetti del Mistero di Cristo, nel Quale «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» [Col 2,3].

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negativi fotografici

C’è poi un altro aspetto dell’immagine sindonica, del quale pare che a tutt’oggi non ci si sia ancora resi conto. Ed è l’impronta dei capelli. Questa impronta non è per nulla quella che risulterebbe da un contatto con l’energia radiante con capelli afflosciati, quali sarebbe logico che fossero quelli di un cadavere steso su di un piano orizzontale, come si suppone che fosse posizionata la salma di Cristo, coperta dal telo. Invece i capelli, da come risulta dall’impronta, cadono perpendicolarmente, come se il corpo fosse ritto in piedi, quindi vivo, col telo davanti, ad una certa distanza, anch’esso perpendicolare al pavimento [sostenuto da chi?], in modo da poter ricevere l’impronta del corpo del Signore.

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la Sindone, potrebbe essere una istantanea della risurrezione?

Quale conclusione trarre? Che l’impronta sindonica, pur appartenente a quella di una salma, come è testimoniato dalla posizione delle braccia e delle gambe, è però nello stesso tempo testimonianza sconvolgente dell’istante nel quale Cristo sta risorgendo e ci lascia un segno miracoloso ed impressionante di questo istante, al quale nessuno ha assistito, ma solo questo povero telo muto, ma più eloquente di mille testimonianze umane.

Varazze, 4 maggio 2015

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(1) Lex orandi, lex credendi. Dal secolo XVII esiste in maggio nella diocesi di Torino una memoria liturgica della Sindone intesa come impronta del corpo di Cristo morto e risorto. Naturalmente questa convinzione della Chiesa non è dogma di fede, e tuttavia è di somma autorevolezza, benchè non si tratti di oggetto di fede, ossia di un dato della divina Rivelazione. Si tratta però di materia connessa alla fede, giacchè – a parte il rapporto con le narrazioni evangeliche – cosa ci può essere di maggiormente connesso con la fede, se non il corpo di Colui, che è l’Autore e Perfezionatore della fede (Eb 12,2)? Da precisare, inoltre, che la detta convinzione ecclesiale non pretende assolutamente di sostituirsi o di sovrapporsi al giudizio della scienza, la quale, in questo campo, che è anche di sua competenza, può e deve esprimere sentenze, che restano assolutamente libere ed autonome dalla fede, e dotate di una loro propria autorevolezza e certezza fondate sull’esperienza e la ragione.
(2) Verrebbe quasi fatto di dire, con Lutero: sub contraria specie. Par quasi di assistere ad un gioco dialettico hegeliano: il positivo nel negativo.

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Servizio della Televisione Svizzera

 

 

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