Il problema del linguaggio dottrinale e la neolingua dei nuovi teologi: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”
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IL PROBLEMA DEL LINGUAGGIO DOTTRINALE E LA NEOLINGUA DEI NUOVI TEOLOGI: «FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI MA PER SEGUIR VIRTUTE E CONOSCENZA»
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«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» [II Tm 4,3-4]
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In questa lectio che sono stato inviato a tenere dai Cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme e dai Soci del Lions Club nell’antica città di Siracusa il 1° aprile 2016, ho trattato un argomento teologico molto delicato: la perdita del linguaggio per la corretta trasmissione dei misteri della fede e del dogma, spiegando come nel corso dell’ultimo mezzo secolo di storia, alla precisione del linguaggio metafisico, si sia sostituita all’interno della Chiesa una neolingua intrisa di sociologismi e teologismi. Il cuore della lectio si incentra sul brano del Vangelo di Matteo dove si narra di Gesù che prova tenerezza verso gli uomini che «parevano come pecore senza pastore», per questo «si mise ad insegnare loro molte cose» [Mt 6,30-44].
Infine il monito paolino che oggi suona più che mai di drammatica attualità e sul quale è strutturata la intera lectio:
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«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» [II Tm 4,3-4].
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Mi è particolarmente caro ricordare il mio maestro e confratello sacerdote Giovanni Cavalcoli, figlio dell’Ordine di San Domenico e insigne discepolo di San Tommaso d’Aquino, con il quale da anni condivido con pena, amore ma anche con quella teologale speranza che unisce assieme fede e carità, la non facile situazione ecclesiale e teologica che stiamo vivendo. Parte di questa lectio è anche frutto dei lunghi colloqui e scambi di approfondimento intercorsi tra di noi in questi ultimi tre anni.
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