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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Però resto perplesso: se uno vilipende l’Eucarestia, un qualche reato anche civile lo commette. E’ vero che non siamo nella Francia degli anni Venti dell’Ottocento, dove fu approvata una legge che condannava a morte chi trafugava i calici sacri (mentre nella Francia di oggi i blasfemi vengono allegramente assolti). Però ugualmente una qualche tutela deve esserci.
Caro Iginio,
se vogliamo fare un discorso di carattere giuridico e legislativo, in tal caso bisogna abbandonare a priori qualsiasi forma di emotività e ragionare in termini puramente razionali, non certo buttandola sui sacri misteri della fede, che come tali riguardano il depositum fidei, non il diritto positivo.
1. Nessun legislatore e nessuna legge civile di alcun Paese laico e non-confessionale di questo mondo può stabilire per legge che la Sacra Ostia è realmente e sostanzialmente in vivo Corpo di Cristo, per la legge è un pezzo di pane azzimo. La legge può tenere conto ciò che l’Eucaristia “significa” e “simboleggia” per i credenti, fermandosi solo al concetto di “simbolo”, senza spingersi oltre.
2. Temo le sia sfuggita la mia spiegazione, che credevo e speravo fossa stata chiara e precisa: se un prete dà un pezzetto di pane azzimo a una persone che si presenta davanti a lui, mettendoglielo in mano e quindi consegnandoglielo, se questo se ne va via, mi spiega in quale genere di reato incorrerebbe la persona e a quale titolo la legge la dovrebbe perseguire?
La colpa non è dei legislatori del mondo, la colpa è di noi preti che nella massima e spesso totale incuria ci ostiniamo a mettere l’Eucaristia sulle mani delle persone senza esercitare, spesso, se non a volte persino di prassi, alcun genere di attento e prudente controllo.
Quando poi accade ciò che accade, non si può invocare la protezione della legge, perché se io ti consegno una cosa in mano e tu te ne vai via, solo un emerito idiota può parlare di “furto” o di “profanazione”. Sono io che te l’ho consegnata.
Credevo che la mia spiegazione fosse chiara, semplice e comprensibile.