"Ils ont enlevé le Seigneur du tombeau et nous ne savons pas où ils l'ont mis"

Homilétique des Pères de l'île de Patmos

«ILS ONT PRIS LE SEIGNEUR DU TOMBE ET NOUS NE SAVONS PAS OÙ ILS L'ONT PLACÉ»

Ogni speranza cristiana è fondata sulla Risurrezione di Cristo, sur lequel notre résurrection avec lui est "ancrée". toutefois, Depuis que nous maintenant, nous avons monté avec lui: tutta la trama della nostra vita cristiana è intessuta di questa incrollabile certezza e di questa realtà nascosta, con la gioia e il dinamismo che ne derivano.

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Il brano evangelico del giorno di Pasqua non presenta un annuncio, simile ad un proclama, della risurrezione di Gesù. Questo ne è l’aspetto più sorprendente, certamente stemperato dalle altre letture e preghiere liturgiche che contraddistinguono questa solennità.

Il segreto e il motivo di tale assenza sta nella qualità del testo giovanneo che non esplicitando rivela e nel suo movimento, mentre descrive quello che fu vero e fisico della discepola Maddalena insieme a Pietro e ad un altro, trascina anche i lettori, quasi che a quella corsa al sepolcro partecipino anche loro, coinvolti in quella che a tutti gli effetti è la genesi della fede pasquale. Leggiamo il testo.

«Le premier jour de la semaine, Marie-Madeleine est allée au tombeau le matin, quand il faisait encore nuit, et il vit que la pierre avait été retirée du tombeau. Il courut ensuite vers Simon Pierre et l'autre disciple., ce que Jésus aimait, et leur a dit: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”. Pierre sortit alors avec l'autre disciple et ils se rendirent au tombeau.. Ils ont tous les deux couru ensemble, mais l'autre disciple courut plus vite que Pierre et arriva le premier au tombeau.. Il s'est penché, il a vu les draps posés là, mais il n'est pas entré. Pendant ce temps, Simon Pietro est également arrivé, qui l'a suivi, et il entra dans le tombeau et observa les tissus qui y étaient déposés, e il sudario — che era stato sul suo capo — non posato là con i teli, mais enveloppé dans un endroit à part. Puis l'autre disciple entra également, qui était arrivé le premier au tombeau, et il a vu et cru. En fait, ils n'avaient pas encore compris l'Écriture, c'est-à-dire qu'il devait ressusciter des morts" (Gv 20,1-9).

In quel primo giorno della settimana che in seguito diverrà festivo per i cristiani, «giorno del sole» (San Giustino) e del Signore, l’evento della Risurrezione di Cristo è un fatto che si palesa nelle vesti della testimonianza. Nel racconto giovanneo ne cogliamo il momento incoativo, lo sprigionarsi della scintilla che infiammerà il mondo. et pourtant, ciò che Maria di Magdala per prima comunica è una constatazione ben lontana dalla fede nella Risurrezione del Signore, il quale incontrerà di lì a poco, appena rimarrà sola. Ella riferisce la cosa più ovvia: "Ils ont enlevé le Seigneur du tombeau et nous ne savons où ils ont jeté!». In quel plurale scorgiamo lo sconcerto iniziale dei discepoli e delle discepole, sottolineato da un’annotazione, simbolo di una fede ancora non profonda e convinta: «era ancora buio». Nel Quarto Vangelo il buio rimanda alle tenebre che si oppongono alla luce del Verbo che arriva (Gv 1,5; 3,19); designa la situazione problematica dei discepoli in assenza di Gesù (Gv 6,19), ed è la condizione di incertezza e sbandamento in cui si trova a vagare chi non segue Gesù (Gv 8,12). Soprattutto è la condizione di chi non crede in lui: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,46). Maria è in quella situazione lì, ha sbirciato nel sepolcro vuoto, ma non ha ancora compreso poiché non ha visto con gli occhi della fede e così coinvolge due importanti testimoni: Pietro ed un altro discepolo anonimo. Solo più avanti Maria di Magdala dirà convinta: «Ho visto il Signore!». In questo modo l’itinerario interiore che condurrà all’annuncio ecclesiale: «È risorto», passa attraverso le evidenze di morte, costituite dalle bende e dal sudario che avvolgevano la salma e dal sepolcro vuoto in cui essa era stata deposta. Secondo l’autore del Quarto Vangelo per arrivare ad una professione di fede chiara e certa da parte del credente ― come quella di San Tommaso: «Mio Signore e mio Dio» ― bisogna che essa maturi pian piano nella coscienza dei discepoli ed egli ne delinea l’insorgenza attraverso i vari gradi del vedere. Vale la pena sottolineare come nel capitolo 20 di San Giovanni il verbo vedere ricorra per ben 13 fois. Dappertutto nel Vangelo, ma soprattutto in questo capitolo è delineato lo sviluppo del «vedere», ed è Gesù stesso che insegna ai suoi a guardare: è il suo metodo pedagogico. Inizialmente c’è un vedere sensibile che conduce di seguito alla contemplazione, cosicché nella profondità del visibile si tocchi il mistero (cf.. Gv 19,35: «Chi ha visto ne da testimonianza…perché anche voi crediate»).

Nell’ultima Cena Gesù aveva affermato: « Celui qui m'a vu a vu le Père » (Gv 14,9) e questo è il versetto centrale del quarto Vangelo. Ma vedere fisicamente Gesù non basta perché, De toute évidence, anche i suoi nemici lo vedono ritenendolo però semplicemente un uomo di Nazareth, anzi un impostore. Vedere e udire fisicamente Gesù, un uomo con un volto, una carne, era indispensabile per pervenire progressivamente a contemplare in lui, avec l'oeil de la foi, le Fils de Dieu, cioè a scoprire in lui il Verbo fatto carne. C'est Jésus, con le parole e i segni, con tutta la sua presenza, che apre la porta sul mistero e conduce dal «vedere» un uomo di carne al riconoscere, in quella carne, la Parole de Dieu; cosicché il «vedere» fisico, per tutto il Vangelo, è la via d’accesso a questo mistero che si rivela. La pedagogia del vedere diventa esplicita, sarà infatti Gesù stesso a spiegarla a Tommaso, nel nostro capitolo 20. Il punto di partenza che diventa un incedere, è ciò che si vede con questi nostri occhi di carne; si comincia dai segni, come il sepolcro vuoto o il giardiniere, un uomo reale in cui s’imbatte Maria Maddalena, nel quale poi riconosce Gesù Risorto. Si tratta di una progressione, riscontrabile nell’uso che Giovanni fa del verbo vedere. Si passa dal greco Blepo col significato di scorgere, notare qualcosa, come i teli nel sepolcro, une theorein quando gli apostoli e la Maddalena guardano e osservano più attentamente. Infine il verbo horan, al perfetto greco, utilizzato da San Giovanni per esprimere la pienezza della fede pasquale: «Ho visto il Signore» (heôraka ton Kyrion). Anche se non possiamo dire molto di più qui, ciò che salta agli occhi, notando la struttura concentrica dell’intero capitolo 20 è che esso descrive la nascita della fede in Cristo risorto che però si basa sulla testimonianza di quelli che «hanno visto» il sepolcro vuoto e il Signore vivo. È così tanto importante questo aspetto che Gesù Risorto rimprovererà Tommaso per la sua mancanza di fiducia nella testimonianza degli altri discepoli e discepole: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,29).

Fatto è dunque la Risurrezione di Cristo, ma anche evento inscindibilmente legato alla fede e alla testimonianza. Cosicché il Signore, ancora una volta e soprattutto in questa occasione della Risurrezione da morte, non deroga dalla sua pedagogia e dal modo per mezzo del quale ha voluto incontrare e salvare gli uomini e cioè incarnandosi.

Il Vangelo descrive molto bene la dinamica della fede pasquale e come si consolidi la testimonianza su di essa. Dell’altro discepolo, che era corso insieme a Pietro al sepolcro arrivando per primo, vien detto che «iniziò a credere» (nel greco: episteuesen, aoristo ingressivo) e a Tommaso il Risorto dirà: «E non essere incredulo, ma diventa credente!» (Gv 20,27). Questo aspetto del progresso e del divenire spesso non è ben sottolineato, poiché anche le traduzioni talvolta non sono sempre felici, eppure ci fa capire che la fede cristiana non è qualcosa di statico ed acquisito, ma virtù che cresce con l’esperienza, l’intelligenza delle Scritture e l’incontro con la testimonianza che diviene la tradizione viva della comunità cristiana. Inizialmente c’è buio: «En fait, ils n'avaient pas encore compris l'Écriture, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Les disciples, donc, se ne tornarono di nuovo a casa». Ma pian piano, anche grazie alla presenza del Risorto, la fede si fa sempre più sicura e acclarata fino al: «Mon Seigneur et mon Dieu!» di Tommaso, che sono poi le ultime parole dei discepoli nel Vangelo giovanneo nella sua prima stesura (Gv 20,28). Quanto sia importante oggi per le nostre comunità riscoprire questo legame fra evento, fede e testimonianza, giudicatelo voi. Molti seguono a tutt’oggi l’ultima rivelazione privata, l’ennesimo messaggio mariano presunto, quando invece è tutto lì, dans l'Evangile. Ancora oggi Cristo risorto, rispettando come allora la nostra umanità che Lui stesso ha assunto, chiede la nostra testimonianza e la nostra fede sincera in Lui risorto da morte affinché il mondo, le nostre concrete situazioni e le storie personali e collettive rinascano.

Vorrei concludere riportando le parole che Paolo VI rivolse ai partecipanti al Simposio sul mistero della Risurrezione di Cristo nel lontano 1970:

"Oui, ogni speranza cristiana è fondata sulla Risurrezione di Cristo, sulla quale èancoratala nostra risurrezione con Lui. toutefois, Depuis que nous maintenant, nous avons monté avec lui (cf.. Col 3,1): tutta la trama della nostra vita cristiana è intessuta di questa incrollabile certezza e di questa realtà nascosta, con la gioia e il dinamismo che ne derivano. Non sorprende quindi che un tale mistero, così fondamentale per la nostra fede, così prodigioso per la nostra intelligenza, abbia sempre suscitato, con l’interesse appassionato degli esegeti, una contestazione multiforme lungo tutta la storia. Questo fenomeno era già evidente quando era ancora in vita l’evangelista san Giovanni, il quale ritenne necessario rilevare che l’incredulo Tommaso era stato invitato a toccare con le sue mani il segno dei chiodi e il costato ferito del Verbo della vita risorto (cf.. Gv 20, 24-29). Come non menzionare, puisque, i tentativi di una gnosi, sempre rinascente sotto molteplici forme, di penetrare questo mistero con tutte le risorse dello spirito umano, e anche di sforzarsi di ridurlo alle dimensioni di categorie interamente umane? Una tentazione certamente comprensibile e senza dubbio inevitabile, ma che ha una formidabile tendenza a svuotare insensibilmente tutte le ricchezze e la portata di ciò che è prima di tutto un fatto: la Risurrezione del Salvatore. Anche oggi — e non è certo a voi che dobbiamo ricordarlo — vediamo questa tendenza manifestare le sue estreme drammatiche conseguenze, giungendo fino al punto di negare, tra i fedeli che si dicono cristiani, il valore storico delle testimonianze ispirate o, più di recente, di interpretare in modo puramente mitico, spirituale o morale, la risurrezione fisica di Gesù. Come potremmo non sentire profondamente l’effetto disgregante di queste discussioni deleterie su tanti fedeli? Ma Noi proclamiamo con forza: tutto questo lo consideriamo senza timore, pouquoi, aujourd'hui comme hier, la testimonianza «degli Undici e dei loro compagni» è capace, con la grazia dello Spirito Santo, di suscitare la vera fede: “È proprio vero! Il Signore è risorto ed è apparso a Pietro” (Lc 24,34-35) (texte intégral: QUI, ma traduction).

 

De l'Ermitage, 20 avril 2025

Pasqua di risurrezione

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Grotte Saint-Ange à Ripe (Civitella del Tronto)

 

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