S’è desto Camillo Ruini, un osso secco rivestito di velluto imbevuto di veleno: «Leone ha rassicurato i fedeli messi a disagio da Francesco»?

S’È DESTO CAMILLO RUINI, UN OSSO SECCO RIVESTITO DI VELLUTO IMBEVUTO DI VELENO: «LEONE HA RASSICURATO I FEDELI MESSI A DISAGIO DA FRANCESCO»?

Quello di Francesco è stato un pontificato complicato quanto complicata era la sua personalità. Nessuno può esprimere giudizi su di esso al presente, perché ancóra non abbiamo i necessari elementi per formulare un equo giudizio obbiettivo. Tra pochi o molti anni, il tempo potrebbe svelarci che è stato l’uomo giusto nel momento storico giusto e che col suo fare, che spesso ci ha disorientati, amareggiati, umiliati e fatti soffrire, salvò la Chiesa da danni molto peggiori che sul momento non potevano neppure immaginare, oppure potrebbe risultare un pontificato disastroso all’insegna della confusione.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Più volte, noi Padri de L’Isola di Patmos, nel corso degli anni ci siamo detti che l’esercito di papolatri ruffiani si sarebbe dissolto quarantotto ore dopo la morte del Santo Padre Francesco e che, pur avendo sollevato perplessità e rivolto critiche sempre rispettose su certe sue scelte pastorali, su fuorvianti dichiarazioni a braccio e su improvvide comparsate ai talk show televisivi, con conseguente dissacrazione della figura e dell’ufficio del Romano Pontefice, in futuro ci saremmo ritrovati a difenderlo da quanti si sarebbero mutati in sciacalli voraci sul suo cadavere, dopo avergli detto ciò che voleva sentirsi dire, ottenendo in premio privilegi, prebende e cariche ecclesiastiche. E sul conformismo dei vescovi mediocri e ruffiani espresse parole lapidarie indimenticabili l’Arcivescovo emerito di Pisa Alessandro Plotti in una sua intervista del 2014,  riportata in questo mio articolo del 2014 a cui rimando.

Tra questi personaggi che d’improvviso si son desti spicca il novantenne Cardinale Camillo Ruini, un osso secco rivestito di velluto imbevuto di veleno, che a Pontefice morto e sepolto ha dichiarato:

«Tentando una breve analisi delle ragioni che hanno prodotto un tale risultato, probabilmente le ritroviamo in alcuni segni, come il forte accento posto sulla fede e sulla preghiera, o anche la stola e mozzetta che ha indossato. Quei non pochi fedeli che, a torto o a ragione, erano a disagio per le – vere o presunte – aperture dottrinali di papa Francesco si sono sentiti rassicurati» (cfr. QUI, QUI). 

Domanda: mentre Francesco metteva a disagio i fedeli, che «a torto o ragione» soffrivano di ciò «per le – vere o presunte – aperture dottrinali», questo potente cardinale, che con mezzo pizzino inviato a dei parlamentari italiani, neppure scritto da lui ma da interposta persona, era capace a influenzarne il voto su un disegno di legge in discussione alla Camera dei Deputati, in quale pianeta del sistema solare si trovava, nei giorni che questo disagio imperava nella Chiesa e tra i poveri fedeli?

Nel corso dei dodici anni del pontificato di Francesco, tutti noi siamo stati richiamati — chi in modo delicato chi in modo più severo —, dai nostri vescovi o superiori religiosi, essendo salito al sacro soglio il primo pontefice che non poteva essere criticato per nessuna ragione, qualsiasi cosa avesse detto o fatto, ignorando in che modo feroce furono criticati i suoi recenti predecessori, con tanto di collettivi formati da teologi tedeschi e italiani che firmavano e diffondevano persino manifesti contro il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, diversi dei quali divenuti poi vescovi e cardinali (cfr. QUI, QUI).

Ribadisco quel che ho sempre sostenuto nel corso degli ultimi anni: quello di Francesco è stato un pontificato molto complicato quanto complicata era la sua personalità. Nessuno può esprimere giudizi su di esso al presente, perché ancóra non abbiamo i necessari elementi per formulare un equo giudizio obbiettivo. Tra pochi o molti anni, il tempo potrebbe svelarci che è stato l’uomo giusto nel momento storico giusto e che col suo agire, che spesso ci ha disorientati, amareggiati, umiliati e fatti soffrire, salvò la Chiesa da danni molto peggiori che sul momento non potevamo neppure immaginare, oppure potrebbe risultare un pontificato disastroso all’insegna della confusione.

Poi ci sono i personaggi come il Cardinale Camillo Ruini, che lungi dal sospendere il giudizio in nome della prudenza, non hanno trovato di meglio da fare che svuotare l’orina contenuta dentro il sacchetto del loro catetere sulla tomba del defunto appena sepolto; però lo hanno fatto con due mezze frasi sibilline, come da sempre sono soliti fare i clericali untuosi. 

Dall’Isola di Patmos, 2 giugno 2025

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Dedicato a chi non ha memoria: le donne agli uffici di curia furono nominate già da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

DEDICATO A CHI NON HA MEMORIA: LE DONNE AGLI UFFICI DI CURIA FURONO NOMINATE GIÀ DA GIOVANNI PAOLO II E BENEDETTO XVI

Non dovevamo attendere affatto i pontificati di Francesco e di Leone XIV, per vedere assurgere donne e religiose a certi ruoli. Lo rendiamo noto a tutti coloro che, giunti a ieri, non riescono ad arrivare neppure a ieri l’altro, con la loro povera memoria storica, pur presumendo di essere conoscitori sopraffini della Chiesa Cattolica e dei suoi organi di governo.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Un problema della nostra contemporaneità, reso grave e viepiù drammatico dall’entrata sulla scena mondiale dei social media, è dato dal fatto che le persone tendono ad avere difficoltà nel ricordare cosa sia accaduto ieri l’altro, perché la memoria storica di molti si ferma a ieri.

La religiosa Nicoletta Vittoria Spezzali nominata nel 2011 sottosegretario del Dicastero per i religiosi da Benedetto XVI

Un discorso a parte meriterebbero quelli che hanno bisogno di vivere in perenne agitazione creandosi a tal fine nemici da combattere, usando la Chiesa Cattolica e le dispute pseudo-teologiche ed ecclesiologiche come elemento di  sfogo per le loro peggiori nevrosi, avvolti da cupo pessimismo cronico.

In questi giorni stanno circolando giudizi impietosi sul nuovo pontificato che suonano all’incirca così: «Illusi, voi che vi siete entusiasmati per Leone XIV, ecco i risultati concreti: ha nominato una donna segretario al Dicastero per i religiosi, Suor Tiziana Merletti». Segue il giudizio lapidario: «Leone XIV non è altro che un Francesco in versione più elegante, ma la sostanza è la stessa, anzi, forse è persino peggiore».

Merita ricordare che le donne in certi uffici di curia furono nominate già sotto i pontificati di Paolo VI e Giovanni Paolo II (cfr. QUI). Non solo: regnante l’Augusto Pontefice Benedetto XVI, in questo stesso Dicastero lavoravano come sottosegretari il compianto Padre Sebastiano Paciolla, monaco e presbitero dell’Ordine Cistercense, insigne canonista e uomo di profonda cultura teologica, assieme a Suor Nicoletta Vittoria Spezzali della Congregazione delle adoratrici del Sangue di Cristo. Non dovevamo attendere affatto i pontificati di Francesco e di Leone XIV, per vedere assurgere donne e religiose a certi ruoli. Lo rendiamo noto a tutti coloro che, giunti a ieri, non riescono ad arrivare neppure a ieri l’altro, con la loro povera memoria storica, pur presumendo di essere conoscitori sopraffini della Chiesa Cattolica e dei suoi organi di governo.

Dall’Isola di Patmos, 28 maggio 2025

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L’ultimo regalo dei Gesuiti: tra poco pagheremo per gli anni avvenire la noncuranza con la quale è stato trattato il diritto negli ultimi anni

L’ULTIMO REGALO DEI GESUITI: TRA POCO PAGHEREMO PER GLI ANNI AVVENIRE LA NONCURANZA CON LA QUALE È STATO TRATTATO IL DIRITTO NEGLI ULTIMI ANNI

Il principale ringraziamento dovrà andare al Cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista di fiducia del defunto Romano Pontefice, che era affaccendato a confezionare zuccherini per il laicato e per le quote rosa.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Forse il Cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista di fiducia del defunto Romano Pontefice, negli ultimi tempi è stato interamente assorbito da altre priorità di vitale importanza.

Cito una sola di queste priorità: la possibilità di definire una differenza tra potestà di ordine e potestà di giurisdizione, rendendo possibile che il governo della Chiesa e la autorità nell’insegnamento possano essere separate dalla potestà di santificazione derivante dal Sacramento dell’Ordine conferito ai ministri in sacris. A questo modo sarebbe possibile dare l’ennesimo zuccherino a un certo laicato — in particolare alle sempre più rumorose quote rosa —, incuranti che laicizzare i chierici e clericalizzare i laici sta all’origine delle nostre peggiori disgrazie e del caos che stiamo vivendo.

Essendo troppo impegnato in questo e altro, l’Eminente canonista ha dimenticato di ricordare che la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis del Santo Pontefice Giovanni Paolo II, che regola il conclave e l’elezione del Successore del Beato Apostolo Pietro, al n. 33 stabilisce un tetto massimo di centoventi cardinali elettori, che attualmente sono però centotrentasette, senza che il Sommo Pontefice, prima di morire, sia mai intervenuto per derogare a questo numero tassativo.

Non contenti di tutti i complottisti saliti alla ribalta in giro per il mondo, soprattutto dei social media, dopo l’atto di rinuncia di Benedetto XVI, con immane danno per i nostri fedeli più semplici e fragili, la clerical noncuranza ha reputato opportuno dare a questi stessi oscuri personaggi uno splendido pretesto per poter andare avanti altri anni con nuove teorie complottistiche e nuovi Codici fantastici. E di questo, nello specifico, il principale ringraziamento dovrà andare al Cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista di fiducia del defunto Romano Pontefice, che era affaccendato in cose molto più serie: confezionare zuccherini per il laicato e per le quote rosa.

 

Dall’Isola di Patmos, 21 aprile 2025

Lunedì dell’Angelo

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Ci voleva Daniele Capezzone, l’allievo meglio riuscito di Marco Pannella, per togliere di mezzo il «Codice Katzinger» di Andrea Cionci

CI VOLEVA DANIELE CAPEZZONE, L’ALLIEVO MEGLIO RIUSCITO DI MARCO PANNELLA, PER TOGLIERE DI MEZZO IL «CODICE KATZINGER» DI ANDREA CIONCI

Quando alla direzione editoriale di Libero è giunto Daniele Capezzone, che del liberalismo e dell’onestà intellettuale è un modello ― tanto che vivendo con lui n’è divenuta modello persino la sua gatta Giuditta ―, le cose sono cambiate. Perché per un professionista di primordine come l’allievo meglio riuscito di Marco Pannella, certi articoli da neurodeliri pubblicati sotto il marchio editoriale da lui diretto erano graditi come un cactus al posto del cuscino da letto.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Correva l’anno 2010 quanto nel mio libro E Satana si fece trino scrissi che la nostra dignità cattolica sarebbe stata salvata da liberali e miscredenti che riconoscono però nel Cristianesimo un valore che sta alla radice della nostra cultura occidentale. Oltre un decennio dopo tornai a ribadirlo nel mio libro Digressioni di un prete liberale,  quando ormai la nostra disastrata, ma per mistero di grazia sempre Santa Chiesa, aveva toccato il fondo della decadenza irreversibile.

Che Andrea Cionci sia un contaballe lo prova l’immonda spazzatura del suo Codice Ratzinger, doverosamente ribattezzato Codice Katzinger, dove sostiene la fantastica tesi della invalida rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione di un antipapa usurpatore portato avanti da «poteri forti occulti».

Privo di senso del ridicolo, ancor più che della misura, avrebbe scoperto e reso noto che Benedetto XVI, parlando attraverso un codice criptico — che solo questo eletto aveva colto e decifrato —, era stato costretto a rinunciare al sacro soglio e a vivere prigioniero.

La singolarità è che costui può vilipendere pubblicamente il Pontefice regnante affermando che non solo è un «falso papa», ma peggio: pure «eretico, apostata, usurpatore». Però, se qualcuno conferisce all’autore di Codice Katzinger il titolo che merita, vale a dire minchione, eccolo annunciare d’aver già passato la terrificante “diffamazione” al suo agguerritissimo «collegio di avvocati» (!?).

Per anni questo ciarpame è stato pubblicato sotto il marchio editoriale di Libero, finché n’è stato direttore responsabile quella faccia da becchino malinconico di Alessandro Sallusti, che di certe assurdità pubblicate se n’è fregato. In fondo, con decine di articoli scritti sotto il marchio di Libero, il Cionci offendeva solo il Romano Pontefice, mica i leader della destra.

Quando alla direzione editoriale di Libero è giunto Daniele Capezzone, che del liberalismo e dell’onestà intellettuale è modello ― tanto che vivendo con lui n’è divenuta modello persino la sua gatta Giuditta ―, le cose sono cambiate. Perché per un professionista di primordine come l’allievo meglio riuscito di Marco Pannella, certi articoli da neurodeliri pubblicati sotto il marchio editoriale da lui diretto erano graditi come un cactus al posto del cuscino da letto. E così, circa un migliaio di articoli fanta-complottardi sono spariti dal sito di Libero, dal quale mesi fa era già stato eliminato il blog del Cionci.

Un paio d’anni fa indirizzai a questo triste personaggio delle parole che dimostrò però di non essere proprio in grado di recepire:

«L’Autore del Codice Katzinger ha scelto di colpire da anni un bersaglio che non dimentica, soprattutto quando tace. Mao Zedong che attende lungo il fiume che passi il cadavere del nemico, in confronto alla Santa Sede e al clero è un principiante alle prime armi. Se conoscesse un po’ il clero dovrebbe essere spaventato, per non avere mai ricevuto alcuna considerazione e smentita dall’Autorità Ecclesiastica o dai suoi organi o portavoce ufficiali, perché vuol dire che il regalo arriverà del tutto inaspettato. Quando poi giungerà, finirà per non poter più deambulare. A quel punto può essere che l’Autorità Ecclesiastica gli esprima persino accorato dolore e solidarietà. In un certo senso siamo stati noi preti a ispirare ai Mammasantissima in che modo porgere le condoglianze alle vedove, con la lacrima all’occhio, ai funerali dei loro mariti “serenamente spirati”» (vedere articolo QUI).

Come volevasi dimostrare …

Dall’Isola di Patmos, 8 aprile 2025

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Omaggio hard rock dei Padri de L’Isola di Patmos

OMAGGIO HARD ROCK DEI PADRI DE L’ISOLA DI PATMOS

È vero che tutti chiedono, noi però siamo fantastici e per questo meritiamo, siamo hard rock. Quindi, anche se non chiediamo mai, cercate di sostenere la nostra opera. 

– Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos –

Autore
Redazione de L’Isola di Patmos 

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Dall’Isola di Patmos, 7 aprile 2025

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Credo la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica … non sta scritto “sinodale” …

CREDO LA CHIESA UNA, SANTA, CATTOLICA APOSTOLICA … NON STA SCRITTO “SINODALE”

Con buona pace dei piloti tedeschi di sempre, noi non professiamo “credo nelle Chiese”, perché la Chiesa è una, non molteplici; perché è la particolarità o località che deve sottostare alla universalità della Chiesa, non la universalità della Chiesa a sottostare alla particolarità o località, specie ai capricci teutonici. 

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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La Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium si apre con queste parole:

«Cristo è la luce delle genti, e questo sacro Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera che la luce di Cristo, riflessa sul volto della Chiesa, illumini tutti gli uomini, annunziando il Vangelo a ogni creatura» [1].

Il Concilio Vaticano II indica che l’articolo di fede sulla Chiesa dipende interamente dagli articoli concernenti Gesù Cristo. La Chiesa non ha altra luce che quella di Cristo. Secondo un’immagine cara ai Padri della Chiesa, essa è simile alla luna, la cui luce è tutta riflesso del sole.

L’articolo sulla Chiesa dipende anche interamente da quello sullo Spirito Santo, che lo precede:

«In quello, infatti, lo Spirito Santo ci appare come la fonte totale di ogni santità; in questo, il divino Spirito ci appare come la sorgente della santità della Chiesa»[2]. Secondo l’espressione dei Padri, la Chiesa è il luogo «dove fiorisce lo Spirito»[3].

Credere che la Chiesa è «Santa» e «Cattolica» e che è «Una» e «Apostolica» (come aggiunge il Simbolo niceno-costantinopolitano) è inseparabile dalla fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Nel Simbolo degli Apostoli professiamo di credere la Santa Chiesa e non nella Chiesa, per non confondere Dio con le sue opere e per attribuire chiaramente alla bontà di Dio tutti i doni che egli ha riversato nella sua Chiesa[4] (cfr. QUI).

Credo la Chiesa una, santa, cattolica apostolica … non sta scritto “sinodale”, ma soprattutto — con buona pace dei piloti tedeschi di sempre, noi non professiamo “credo nelle Chiese”, perché la Chiesa è una, non molteplici; perché è la particolarità o località che deve sottostare alla universalità della Chiesa, non la universalità della Chiesa a sottostare alla particolarità o località, specie ai capricci teutonici. Anche per questo, l’ultimo Sinodo, si è rivelato un notevole fallimento.

Dall’Isola di Patmos, 4 aprile 2025

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Note

Cfr. 1: AAS 57, anno 1965, 5
Cfr. Catechismo Romano, 1, 10, 1: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 104.
Cfr. Sant’Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 35: ed. B. Botte (Münster I.W. 1989) p. 82.
Cfr. Catechismo Romano, 1, 10, 22: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 118.

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Il 2 aprile tornava alla Casa del padre Giovanni Paolo II e moriva Antonio Livi, l’ultimo teologo della Scuola Romana

IL 2 APRILE TORNAVA ALLA CASA DEL PADRE GIOVANNI PAOLO II E MORIVA ANTONIO LIVI, L’ULTIMO TEOLOGO DELLA SCUOLA ROMANA 

Con il passare degli anni ci rendiamo conto sempre più che certi uomini, morendo, hanno lasciato tanti vuoti nella Chiesa, perché non sono stati sostituiti e non c’è stato alcun ricambio e continuità.

– Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos –

Autore
Redazione de L’Isola di Patmos

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Riproponiamo un breve articolo scritto da Padre Ariel S. Levi di Gualdo nell’aprile del 2020 in occasione della morte di Antonio Livi, che assieme all’accademico pontificio domenicano Giovanni Cavalcoli fu uno dei fondatori di questa nostra rivista. 

 

Dall’Isola di Patmos, 2 aprile 2025

 

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È MORTO ANTONIO LIVI ASSIEME AL SANTO PONTEFICE GIOVANNI PAOLO II AUTORE DELLA ENCICLICA FIDES ET RATIO

Questa mattina è morto Antonio Livi, presbitero romano e ultimo teologo della Scuola teologica romana. I Padri de L’Isola di Patmos affidano un commento in suo ricordo ad Ariel S. Levi di Gualdo.

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Autore
I Padri de L’Isola di Patmos

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Antonio Livi, accademico della Pontificia Università Lateranense

Riposi in pace il nostro confratello Antonio Livi, toscano-pratese di nascita, presbìtero romano, filosofo e teologo, ultimo grande esponente della Scuola teologica romana, tornato alla Casa del Padre questa mattina.

Il nostro confratello, 82 anni, da tempo era ammalato di tumore al cervello. La sua morte non è in alcun modo ricollegabile alla pandemia in corso.

Tra i fondatori di questa nostra rivista nata nell’ottobre del 2014, Antonio Livi fu l’autore del sottotitolo che accompagna L’Isola di Patmos«Il luogo dell’ultima rivelazione». Fu infatti in quest’isola dell’Egeo che il Beato Apostolo, noto anche come l’Aquila, scrisse il Libro dell’Apocalisse.

Chi ha conosciuto Antonio Livi a fondo, sa che la cosa peggiore che gli si potrebbe fare è l’apologia del Caro Estinto. O com’ebbe a dirmi lui stesso in un’occasione col suo cinismo tipicamente toscano:

«Quando muore un prete, lo si piange due giorni, facendo finta, ovviamente. Poi, a partire dal terzo giorno, ci si rallegra perché si è tolto di mezzo».

Inutile ricordare il suo curriculum accademico, perché una volta detto che Antonio Livi era l’ultimo esponente della Scuola teologica romana, con ciò è stato detto tutto.

Antonio Livi con il Sommo Pontefice Benedetto XVI in visita alla Pontificia Università Lateranense

Amabile come persona e al tempo stesso carattere a volte impossibile. Con lui dialogare voleva dire alla fine litigare. Tanto che una volta gli dissi: «Quando avrai finito di litigare con tutti, a quel punto comincerai a litigare con te stesso». E quando una volta, in tono di lamentela mi disse: «… sai, dicono in giro di me che io sia permaloso». Replicandogli in modo sfottente dissi: «Non mi dire! Calunnie, orribili calunnie. Tu permaloso in modo, per così dire … ordinario? No, tu sei più permaloso di una scimmia cappuccina!».

Ha voluto bene a me e io a lui, ci siamo voluti bene litigando. Una volta ci “scotennammo” per il classico malinteso: io scrissi che senza il supporto storico il dogma sarebbe rimasto campato in aria, essendo il dogma anche frutto di una precisa storia, a volte persino di una precisa politica che aiuta a comprendere come si è giunti alla sua solenne definizione. Lui decise di capire fischi per fiaschi — perché in quel momento aveva bisogno psicofisico di litigare con qualcuno — e mi dette dello storicista e del cripto-modernista. Al ché io presi a sfottere la sua logica aletica, un suo cavallo di battaglia; e la cosa andò avanti per settimane. Poi intervenne l’anziano Brunero Gherardini che disse all’uno e all’altro: «Mi sembrate due cani che mordono lo stesso osso!». Questo era Antonio Livi, per questo affermo che beatificarlo oggi nel giorno della sua morte, vorrebbe dire recargli davvero ingiuria.

Antonio Livi

La morte giunge sempre silente, però, a suo modo, a volte parla: Antonio Livi è morto il 2 aprile, nello stesso giorno in cui morì il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, sotto il quale collaborò alla stesura della celebre Enciclica Fides et Ratio, che s’è portata nel cuore per tutta la sua vita. Noi sapevamo del suo prezioso contributo dato alla stesura di questa Enciclica, ma lui non lo diceva e mai se n’è gloriato. Sicché non solo litigioso e permaloso, ma anche umile e discreto servitore della Chiesa e del papato. 

Alla casualità non crediamo, anzi immaginiamo da chi la sua anima è stata accolta. E forse, Giovanni Paolo II, accogliendolo col sorriso sornione tipicamente suo e con l’ironia propria del suo carattere, può essere che gli abbia detto: «Antonio, adesso puoi finalmente rilassarti, perché hai finito di litigare, dopo avere sperimentata sulla tua pelle, nel corso della tua malattia, anche l’essenza di un’altra mia celebre Lettera Apostolica: la Salvifici Doloris».

E forse, il dolore che negli ultimi anni ha sofferto, lo ha purificato come un nuovo Battesimo, aprendogli le porte al premio della beatitudine eterna.

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Ariel S. Levi di Gualdo

Dall’Isola di Patmos, 2 aprile 2020

in memoria di Antonio Livi

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I Padri dell’Isola di Patmos

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L’ultima perla di Silere non Possum: «La responsabilità dell’Ordinario sui preti incardinati»? Allora fate cacciare fuori i soldi a cardinali e vescovi: da Angelo Scola a seguire …

L’ULTIMA PERLA DI SILERE NON POSSUM: «LA RESPONSABILITÀ DELL’ORDINARIO SUI PRETI INCARDINATI»? ALLORA FATE CACCIARE FUORI I SOLDI A CARDINALI E VESCOVI: DA ANGELO SCOLA A SEGUIRE …

La loro conoscenza della Chiesa, col loro capocomico che starnazza «noi in Vaticano … qua in Vaticano …» è tanta e tale da non arrivare a capire che quanto di peggio si possa fare coi vescovi — in particolare celati dietro il delatorio anonimato — è insegnar loro come gestire il clero, sino a richiamare oniriche e improbabili figure di reato non propriamente di poco conto, come per esempio la truffa ai danni dello Stato.

– Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos –

(in fondo: tutti i precedenti articoli)

Autore
Redazione de L’Isola di Patmos

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Sulla base del puro principio di casualità, dopo l’ultimo articolo del nostro Monaco Eremita, esce un chimerico articolo di fanta-diritto canonico sull’immancabile Silere non Possum, firmato — figurarsi, manco a dirsi! —, da un anonimo.

Gli anonimi di Silere non Possum che salgono in cattedra a dar lezioni di correttezza istituzionale e giuridica alla Chiesa, equivalgono alla tenebrosa maestrina della pudibonda Inghilterra vittoriana di fine Ottocento, che con decisi richiami alla correttezza spiegava alle vogliose educande che potevano anche darsi ai vizi, però in privato, purché praticassero sulla piazza le pubbliche virtù della purezza.

Equiparabili ai vulcaniani cui apparteneva Mr. Spock della celeberrima saga di Star Treck, i sileriani superano in fantascienza persino le opere cult della cinematografia. Infatti, la loro conoscenza della Chiesa, col loro capocomico che starnazza «noi in Vaticano … qua in Vaticano …» è tanta e tale da non arrivare a capire che quanto di peggio si possa fare coi vescovi — in particolare celati dietro il delatorio anonimato — è insegnar loro come gestire il clero, sino a richiamare oniriche e improbabili figure di reato non propriamente di poco conto, come per esempio la truffa ai danni dello Stato.

L’anonimo sileriano, dopo aver praticato vari arzigogoli sulla incardinazione dei presbìteri, giunge a stabilire chi ha diritto e chi no al danaro dall’Ente Centrale Sostentamento Clero. Qualcuno lo informi che tutte le diocesi, in particolare quelle nei dintorni di Roma, hanno presbìteri privi di incarichi che operano col benestare dei propri ordinari diocesani al di fuori delle parrocchie o delle diocesi stesse. In una di queste fu scoperto di recente che un presbitero originario di tutt’altre zone era incardinato in essa solo quando fu promosso vescovo, perché i presbiteri non sapevano neppure che fosse membro del loro presbitèrio.

Lo stesso Marco Parrucchino da Montefeltro, da tempo sgamato informatore della Banda della Sileriana, se non fosse stato licenziato dalla Pontificia Accademia Ecclesiastica dal lungimirante Cardinale Beniamino Stella — che n’era all’epoca presidente — oggi sarebbe in giro per il mondo a fare chissà quali danni incalcolabili nel servizio diplomatico della Santa Sede, vivendo fuori diocesi senza incarichi pastorali nel suo luogo d’incardinazione.

Il Cardinale Angelo Scola, per citarne solo uno tra i vari divenuti a seguire anche vescovi, sebbene nativo di Milano, già studente dell’Università Cattolica e a seguire seminarista nel Seminario Arcivescovile di Venegono, per varie vicissitudini si spostò a Teramo, dove il Vescovo lo ordinò immediatamente suddiacono e a seguire diacono e presbitero. A quanto è dato sapere, in questa sua diocesi di incardinazione Angelo Scola soggiornò solo per ricevere gli ordini sacri e non vi svolse mai alcun ministero. Non sarebbe forse il caso che oggi, a questo ormai ottantatreenne Cardinale, siano chiesti in restituzione i sostegni a suo tempo percepiti in modo per così dire abusivo? In caso contrario il canonista sileriano, rigorosamente celato dietro al totale anonimato, potrebbe paventare la truffa ai danni dello Stato, o no? 

Dall’Isola di Patmos, 31 marzo 2025

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I nostri precedenti articoli:

– 29 marzo 2025  — SEMPRE A PROPOSITO DI SILERE NON POSSUM: DAL “HOMBRE VERTICAL” AI “PIGLIANCULO” E “QUAQUARAQUÀ” DI LEONARDO SCIASCIA per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 21 marzo 2025 — SILERE NON POSSUM E LA STORIA DI QUELLA SARTINA CONVINTA DI POTER DARE LEZIONI DI ALTA MODA A GIORGIO ARMANI 

– 12 febbraio 2025 — L’OPOSSUM STA ALLA CONOSCENZA DEL VATICANO COME ÉVA HENGER STA ALLA CASTITÀ E COME IL SUO DEFUNTO MARITO RICCARDO SCHICCHI STA ALL’OPERA  CONFESSIONES DI SANT’AGOSTINO (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 15 gennaio 2025 — AI CONFINI CLERICALI CON LA REALTÀ: LA DONNA SOFFRE DELL’INVIDIA FREUDIANA DEL PENE, L’OPOSSUM DELL’INVIDIA DI MATTEO BRUNI DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 20 gennaio 2025 — L’OPOSSUM IGNORA CHE UNA SUORA PUÒ DIVENTARE TRANQUILLAMENTE GOVERNATORE DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO, COME GIÀ LO FU GIULIO SACCHETTI (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 22 novembre 2024 — LA NOMINA EPISCOPALE DI RENATO TARANTELLI BACCARI. QUANDO GLI AFFETTI DA CARCINOMA AL FEGATO, CARICANO ALL’ATTACCO CHI TACER NON PUÒ (per aprire l’articolo cliccare QUI

– 31 maggio 2024 — UNA NOTA DI PADRE ARIEL SUL SITO SILERE NON POSSUM: «MOLESTO COME UN RICCIO DI MARE DENTRO LE MUTANDE» (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 8 dicembre 2023 — A CHI SI RIFERISCE MARCO FELIPE PERFETTI AFFERMANDO DAL SITO SILERE NON POSSUM «QUA IN VATICANO … NOI IN VATICANO …», SE IN VATICANO NON CI PUÒ METTERE NEMMENO PIEDE? (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 14 ottobre 2023 — È MORTO L’ARCIABATE EMERITO DI MONTECASSINO PIETRO VITTORELLI: LA PIETÀ CRISTIANA PUÒ CANCELLARE LA TRISTE VERITÀ? (per aprire l’articolo cliccare QUI)

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Messer Silere non Possum e la storia di quella sartina convinta di poter dare lezioni di alta sartoria a Giorgio Armani

SILERE NON POSSUM E LA STORIA DI QUELLA SARTINA CONVINTA DI POTER DARE LEZIONI DI ALTA MODA A GIORGIO ARMANI 

Spero, anzi mi auspico che Messer Tacer non Posso non si limiti a scrivere solo ai vescovi dei preti che osano non prenderlo sul serio, ma che invii una lettera anche alla Maestra Generale dell’Ordine delle Gatte Vergini, Pia Compagnia nella quale sono consacrata. Anch’io merito di essere «risolta» e «educata all’affettività», sebbene sterilizzata, ma non per questo acida, anzi, tutt’altro.

Il cogitatorio di Ipazia

(In fondo: raccolta dei precedenti articoli)

Autore Ipazia Gatta Romana

Autore
Ipazia Gatta Romana

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Messer Tacer non Posso aggredisce in maniera metodica e violenta cardinali, vescovi, addetti alle comunicazioni della Santa Sede e tutti gli ecclesiastici e laici che a vario titolo non sono graditi a lui e ai pavidi che scrivono sul suo blog celati dietro il totale anonimato. Siamo ben oltre il legittimo diritto di critica, come provano in maniera incontrovertibile tre anni di loro scritti.

I principali titoli nobiliari elargiti in modo munifico da Messer Tacer non Posso sono: «idioti», «analfabeti», «incompetenti», «incapaci», «marchettari», «megere», «frustrati falliti», «repressi irrisolti», «gente che ruba stipendi». Se poi qualcuno osa lamentare il mortifero cancro con metastasi diffuse dalla lobby gay all’interno della Chiesa, ormai tragicamente potentissima, due sono le consuete reazioni: «Sono faccende riguardanti la vita privata dei preti», «sono critiche mosse da omosessuali irrisolti che non accettano la loro omosessualità» (!?). Infine la fatidica chiusa: «… e noi paghiamo questa gente!». Cosa costui paghi non è dato sapere, perché né il Cardinale Mauro Gambetti, arciprete della papale arcibasilica di San Pietro da lui vituperatissimo con decine di articoli insultanti, né Suor Raffaella Petrini, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, da lui insolentita con tanto di vignetta irriverente nella quale l’ha ritratta vestita da governante intenta a sbrigare le faccende domestiche; né Paolo Ruffini prefetto del Dicastero delle Comunicazioni, né Andrea Tornielli direttore dei Media Vaticani, né Matteo Bruni direttore della Sala Stampa della Santa Sede, hanno percepito mai un euro di stipendio da Messer Tacer non Posso, lo confermano loro stessi.

Eppure, questo soggetto molesto, può rovesciare autobotti di fango su chicchessia, lui però è incontestabile. In caso contrario prende carta e penna e scrive lettere di protesta al veleno ai vescovi dei preti o dei religiosi che hanno osato attentare alla Sua Maestà ponendogli quesiti precisi, impartendo con l’occasione anche improbabili lezioncine di diritto canonico, materia di cui si dice eminente esperto, ma soprattutto convinto d’esser preso persino sul serio. Senza con ciò rendersi conto ― il grande esperto di faccende ecclesiali ed ecclesiastiche ― che i vescovi sono molto gelosi dei propri preti, tanto e quanto lo sono dei propri religiosi i superiori maggiori.

Critica e aggredisce i laici e soprattutto le laiche, dimenticando che lui è un laico, quantunque presuma dar lezioni su tutto ai ministri in sacris, persino sulla … «educazione alla affettività» (!?). Dall’alta cima dei suoi 29 anni parla di formazione del clero, tema che farebbe tremare sacerdoti di ottant’anni che a questo delicato ministero hanno dedicato una vita intera. Nell’ultimo dei suoi articoli insegna a religiosi e membri di Ordini storici a essere veramente e degnamente tali (cfr. QUI).

Atteggiamenti di questo genere ricordano quella sartina di provincia priva di senso della misura, ma forse anche del ridicolo, la quale pretendeva di insegnare a Giorgio Armani a tagliare e cucire le giacche da uomo. A lui, Re Giorgio, che la giacca da uomo l’ha reinventata!

Detto questo Spero, anzi mi auspico che Messer Tacer non Posso non si limiti a scrivere solo ai vescovi dei preti che osano non prenderlo sul serio, ma che invii una lettera anche alla Maestra Generale dell’Ordine delle Gatte Vergini, Pia Compagnia nella quale sono consacrata. Anch’io merito di essere «risolta» e «educata all’affettività», sebbene sterilizzata, ma non per questo acida, anzi, tutt’altro.

 

dall’Isola di Patmos, 21 marzo 2025

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I nostri precedenti articoli:

– 12 febbraio 2025 — L’OPOSSUM STA ALLA CONOSCENZA DEL VATICANO COME ÉVA HENGER STA ALLA CASTITÀ E COME IL SUO DEFUNTO MARITO RICCARDO SCHICCHI STA ALL’OPERA  CONFESSIONES DI SANT’AGOSTINO (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 15 gennaio 2025 — AI CONFINI CLERICALI CON LA REALTÀ: LA DONNA SOFFRE DELL’INVIDIA FREUDIANA DEL PENE, L’OPOSSUM DELL’INVIDIA DI MATTEO BRUNI DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 20 gennaio 2025 — L’OPOSSUM IGNORA CHE UNA SUORA PUÒ DIVENTARE TRANQUILLAMENTE GOVERNATORE DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO, COME GIÀ LO FU GIULIO SACCHETTI (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 22 novembre 2024 — LA NOMINA EPISCOPALE DI RENATO TARANTELLI BACCARI. QUANDO GLI AFFETTI DA CARCINOMA AL FEGATO, CARICANO ALL’ATTACCO CHI TACER NON PUÒ (per aprire l’articolo cliccare QUI

– 31 maggio 2024 — UNA NOTA DI PADRE ARIEL SUL SITO SILERE NON POSSUM: «MOLESTO COME UN RICCIO DI MARE DENTRO LE MUTANDE» (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 8 dicembre 2023 — A CHI SI RIFERISCE MARCO FELIPE PERFETTI AFFERMANDO DAL SITO SILERE NON POSSUM «QUA IN VATICANO … NOI IN VATICANO …», SE IN VATICANO NON CI PUÒ METTERE NEMMENO PIEDE? (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 14 ottobre 2023 — È MORTO L’ARCIABATE EMERITO DI MONTECASSINO PIETRO VITTORELLI: LA PIETÀ CRISTIANA PUÒ CANCELLARE LA TRISTE VERITÀ? (per aprire l’articolo cliccare QUI)

 

 

 

 

 

Beata Vergine Maria Gattara, protettrice dei gatti cattolici

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L’Opossum sta alla conoscenza del Vaticano come Éva Henger sta alla castità e come il suo defunto marito Riccardo Schicchi sta all’opera “Confessiones” di Sant’Agostino

L’OPOSSUM STA ALLA CONOSCENZA DEL VATICANO COME ÉVA HENGER STA ALLA CASTITÀ E COME IL SUO DEFUNTO MARITO RICCARDO SCHICCHI STA ALL’OPERA  CONFESSIONES DI SANT’AGOSTINO

Mentre quel filmato taroccato andava in onda, Mister Noi-in-Vaticano, Qua-in-Vaticano, abboccava al tarocco come una trota in curva

– Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos –

(in fondo: tutti i precedenti articoli)

Autore
Redazione de L’Isola di Patmos

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Acido come una via di mezzo tra una vergine vestale e una bisbetica indomabile, l’Opossum ha lanciato tuoni e fulmini sulla “partecipazione” del Santo Padre Francesco al Festival di Sanremo.

Questa ennesima sparata è la riprova che costui sta alla conoscenza delle faccende interne del Vaticano come Éva Henger sta alla castità e come il suo defunto marito Riccardo Schicchi sta all’opera Confessiones di Sant’Agostino. Già, perché mentre quel filmato taroccato andava in onda, Mister Noi-in-Vaticano, Qua-in-Vaticano, abboccava al tarocco come una trota in curva.

Il video mandato in onda ieri sul maxi schermo del Teatro Ariston non ha niente a che vedere con la manifestazione canora perché girato nel maggio 2024 come ringraziamento del Sommo Pontefice agli artisti partecipanti  alla giornata mondiale dei bambini presso lo Stadio Olimpico di Roma.

Questa è l’affidabilità di Mister Noi-in-Vaticano, Qua-in-Vaticano che nel suo blog di Gossip&Veleni assicura:

«In un momento storico nel quale il giornalismo è un passatempo per anziani, Silere non possum investe su giovani competenti che hanno seriamente sposato una missione: cambiare la comunicazione sulla Chiesa Cattolica e sul Vaticano» (cfr. QUI)

Il tutto affermato senza umana pena del ridicolo, perché Silere non Possum è affidabile come i Tango Bond argentini del 2001.

Velletri di Roma, 12 febbraio 2025

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I nostri precedenti articoli:

– 21 marzo 2025 — SILERE NON POSSUM E LA STORIA DI QUELLA SARTINA CONVINTA DI POTER DARE LEZIONI DI ALTA MODA A GIORGIO ARMANI 

– 12 febbraio 2025 — L’OPOSSUM STA ALLA CONOSCENZA DEL VATICANO COME ÉVA HENGER STA ALLA CASTITÀ E COME IL SUO DEFUNTO MARITO RICCARDO SCHICCHI STA ALL’OPERA  CONFESSIONES DI SANT’AGOSTINO (per aprire l’articolo cliccare QUI)

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