Sempre a proposito di Silere non Possum: dal “hombre vertical” ai “piglianculo” e “quaquaraquà” di Leonardo Sciascia
SEMPRE A PROPOSITO DI SILERE NON POSSUM: DAL “HOMBRE VERTICAL” AI “PIGLIANCULO” E “QUAQUARAQUÀ” DI LEONARDO SCIASCIA
Siccome viene riferito che il Sig. Marco Perfetti abbia iniziato un percorso di formazione nel seminario de La Spezia, poi presso la Comunità Nuovi Orizzonti di Genova, poi un paio d’anni nel seminario di Massa Carrara dove riferiscono d’averlo accompagnato alla porta; siccome riferiscono che avrebbe tentato un avvicinamento ad Assisi, dove all’epoca era guardiano del Sacro Convento il futuro Cardinale Mauro Gambetti, attualmente Arciprete della Papale Arcibasilica di San Pietro, oggetto da due anni di decine di articoli di insulti violenti; siccome riferiscono che avrebbe tentato di avvicinarsi ad alcune istituzioni tradizionaliste e ad alcune comunità monastiche, dal momento che però egli lo nega, forse andrebbe chiarito: tra gli ecclesiastici e i formatori di seminario di tre diverse diocesi e il diretto interessato, chi dice il vero e chi dice il falso?

Autore
Monaco Eremita
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Siamo molto lontani dal 1898 quando Leone XIII, venne ripreso con una cinepresa mentre accavallava le gambe. Immagini che finirono perfino in luoghi poco consoni o addirittura lascivi, tanto che il Vaticano fu costretto a rompere i rapporti con gli americani che avevano realizzato quelle riprese e li instaurarono con i fratelli Calcina e i Lumière.
Più recentemente forse alcuni ricordano che nel 2015 venne sospeso l’accredito a un vaticanista di lungo corso del calibro di Sandro Magister, reo d’aver rotto l’embargo sulla tanto attesa enciclica di Papa Francesco «Laudato sì», anticipandone stralci, qualche giorno prima dell’uscita, su L’Espresso.
Tutto questo sembra preistoria rispetto all’attuale panorama che, grazie alla diffusione dei social, vede un proliferare di personaggi accreditarsi come autorevoli conoscitori delle cose vaticane e della vita della Chiesa o dei suoi rappresentanti. Caso eclatante il blog Silere non Possum, che nei propri social indica come luogo di “residenza” lo Stato della Città del Vaticano, con il suo blogghettaro che in suoi video e articoli ripete con gran sicumera: «… noi in Vaticano … qua in Vaticano …». Insomma: una barzelletta, se dietro non vi fosse la tragedia.
I social, come sappiamo e sperimentiamo, sono strumenti favolosi se usati bene, ma possono essere altrettanto deleteri se usati in modo pessimo, per colpire qualcuno, persona o istituzione, o per delegittimare o portare discredito. Usati senza controllo di verifica o possibilità di ragionata replica, possono portare a conseguenze pericolose, o perlomeno fastidiose. Non è da ora che suona l’allarme a causa di coloro che usano questi mezzi per diffondere fake news o distorcere la realtà dei fatti per i propri fini. Se costoro sono colti sul vivo o fatti oggetto di risposte argomentate e provate, son capaci di rivoltarsi piccati, negare o, peggio, usare un vecchio metodo invalso presso le istituzioni antiche come la Chiesa Cattolica: il ricorso alla lettera delatoria. È un espediente tipico dei subdoli, che non sapendo rispondere alle argomentazioni, si rivolgono al superiore di chi si vuole colpire, al capo che sta sopra, oppure, se si tratta di un sacerdote, perfino a tutto il presbiterio a cui quel chierico è legato da affetto, oltre che per incardinazione. Esattamente come ha fatto pochi giorni fa Marco Perfetti, inviando una lettera delirante trasbordante veleno indirizzata a tutti i membri del presbitèrio della Diocesi cui appartiene Padre Ariel S. Levi di Gualdo, la quarta in ordine di serie, dal novembre 2023 a oggi.
Lo scopo di questo viscido velenoso è di colpire basso, non importa la persona, la sua dignità e neanche quel che ha scritto per contraddire notizie errate. Ciò che si vuole raggiungere è il maggior discredito possibile, usando perfino quei toni ecclesiastici melensi e untuosi che vorrebbero far passare la sporca operazione per qualcosa di sano, giusto, provvidenziale nei riguardi di quel Presbitèrio, di quell’Ordine storico o di quella congregazione religiosa guardati con commiserazione per annoverare cotante persone che osano contraddire i novelli paladini della comunicazione (sic!) vaticana ed ecclesiale, coloro che si definiscono come quelli che Tacer non possono, salvo celarsi però dietro il più vile anonimato.
Non solo Padre Ariel, che della rivista è direttore responsabile e figura fra i fondatori assieme al compianto Antonio Livi, ultimo filosofo e teologo della Scuola Romana, e al teologo domenicano Giovanni Cavalcoli, tutt’oggi membro del comitato scientifico delle Edizioni L’Isola di Patmos, tutti i redattori della rivista L’Isola di Patmos sono stati fatti oggetto recentemente del trattamento appena descritto. In particolare la cosa potrebbe essere passata sotto silenzio e simili soggetti neanche presi in considerazione, seguendo l’adagio di un personaggio immaginario, il celebre Cetto La Qualunque, impersonato dall’attore Antonio Albanese: «Non ti sputo se no ti profumo!». Ma siccome i Padri redattori de L’Isola di Patmos hanno sempre avuto avanti agli occhi il bene dei propri lettori e a seguire l’onestà intellettuale, si trovano costretti a parlare perfino di queste fastidiose facezie, cosa di cui farebbero molto volentieri a meno.
Che Padre Ariel usi toni forti non data da oggi. Viene scritto che usa parolacce. Io non ne sono capace, però sono sicuro che siano tutte presenti nei dizionari della lingua italiana e sulla Treccani e che hanno fatto la fortuna di scrittori facondi come Aldo Busi che scrisse nel 1994 Cazzi e canguri (pochissimi i canguri) o Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo, edito nientemeno che da Mondadori. E che dire del Prof. Vittorio Sgarbi, a cui va il nostro pensiero in questo momento di sua difficoltà fisica e psichica, che della parolaccia ne ha fatto un emblema. Ma se vogliamo prendere gli ecclesiastici che facevano intelligente uso del turpiloquio, non per volgarità, ma per sana pedagogia, basti ricordare Benedetto XIV, al secolo Prospero Lambertini, che parlando intercalava dicendo «cazzo!» ogni tre parole.
Poc’anzi ho citato apposta Aldo Busi perché una delle accuse rivolte in quel modo subdolo a Padre Ariel è che lui pensa sempre ai gay e alla conseguente lobby diffusa nella Chiesa, come se la conoscesse a menadito e anzi ne facesse parte. Non sa forse, il povero scrittor di lettere, che Padre Ariel ne discettava già dal 2011 (vedere QUI) con l’intento di mettere in guardia i responsabili ecclesiastici da quella deriva? Un po’ diverso da chi ― poverino ― invece di confrontarsi, preferisce riversare veleno presso Ordinari Diocesani e Superiori su religiosi e sacerdoti, mentre sul proprio blog si aprono le porte ad affermazioni sul rapporto fra Bibbia e omosessualità di questo genere:
«Leggendo con attenzione questi testi, quindi, non c’è nulla contro l’omosessualità».
Non c’è nulla? Allora perché poi, nello stesso testo, viene visto con favore un fantomatico rapporto omosessuale fra un centurione e il suo servo guarito da Gesù? Leggo infatti sulla pagina di Silere non Possum parole che non sarebbero mai uscite neppure come fantasiose ipotesi dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli:
«Non è sconveniente pensarlo. Pensate se fosse davvero così, dovremmo spiegare ai blog psico repressi (sic!) che Gesù ha fatto l’elogio più grande proprio a un omosessuale. Ma questo non dovrebbe stupirci. I riferimenti potrebbero essere molti, ci sono anche espressioni greche che specificano determinate tipologie di amore anche in riferimento ai discepoli e Gesù stesso, fra Lazzaro e Gesù, ecc… Si tratta però, come sempre, di voler cercare delle risposte nella Scrittura che non ci vengono offerte, non sono necessarie. È come se volessimo sapere, leggendo l’episodio delle nozze di Cana, come era vestita la sposa. La Scrittura non lo dice. Non ci importa» (QUI).
Che dire? Volendo potremmo richiamare alla mente Paolo Poli, che a proposito delle rivendicazioni assurde di certi stizzosi e inaciditi affermava:
«I gay potrebbero avere la possibilità di esprimere una propria unicità e diversità nel senso più vero del termine. Invece no, vogliono giocare a marito e moglie e avere il permesso del Papa per potersi inculare!» (Dall’intervista a GayTv del 17 dicembre 2003)
Ho citato poi Sgarbi non a caso. Perché, se vero che ha fatto della parolaccia e dell’epiteto «capra» dei cavalli di battaglia, almeno all’inizio di carriera pubblica, le sue molto veementi uscite sono sempre state esplicitate in ottimo italiano. La qual cosa non si può dire di chi, con l’intento di spargere fango, scrive le suddette letterine, che bisogna reperire scavando fra errori di ortografia e di sintassi. Già, perché ci sono anche quelli. E da questo si capisce ― perlomeno noi che siamo professionisti della scrittura ― che gli articoli pubblicati dal capocomico di Silere non Possum sono rimaneggiati da un bravo correttore prima della pubblicazione, mentre le impetuose letterine emotive mandate senza previa correzione, sono invece lo specchio di quella che è la reale cultura e sintassi del loro autore: un perfetto asino a livello grammaticale.
Padre Ariel usa parole forti e non si sottrae alla polemica, ma lo fa apertamente, con ragionamenti che seguono una logica e che pure possono essere controbattuti, poiché rimangono opinioni, ancorché basate su una prassi della Chiesa difficilmente oppugnabile, perché a fondamento dei suoi dibattiti, soprattutto di quelli polemici, pone sempre la dottrina e la morale cattolica. Anche sulla rivista o sulla sua pagina Facebook si può rispondere e dire la propria, Padre Ariel consente infatti da sempre, a chiunque, non solo di controbattere, ma persino di insultarlo. La qual cosa non si può fare invece sui siti di chi preferisce, perché punto sul vivo delle proprie incoerenze o falsità, scrivere lettere di dileggio. Se sulla rivista — da Padre Ariel o da altri Padri redattori — si è preso talvolta di mira Tizio o Caio, prete o vescovo che sia, lo si è fatto sempre nel rispetto della persona e del ruolo. Lo stesso non si può dire di chi scrive letterine di rammarico e poi si erge a formatore della vita spirituale e sacerdotale dei preti, salvo poi irriderli, insolentirli e redarguirli, però sempre senza possibilità di lasciare spazio a commenti o risposte.
Si scrivono lettere cattive ai vescovi sui preti o ai superiori religiosi perché seguono o scrivono sulla rivista L’Isola di Patmos affinché vengano allertati o redarguiti o perfino dimessi dallo stato clericale (sic!), poi si fanno articoli o post nei quali si rimproverano i vescovi che non proteggono abbastanza i propri preti. Per non parlare delle ingiurie sparse a destra e a manca, per la lettura delle quali rimando al nostro recente articolo sulla sartina che dà lezioni a Giorgio Armani (QUI), alla quale potremmo unire anche un’altra figura paradigmatica: la Bella Lavanderina.
In quanto monaco eremita potrei citare qualche migliaio di espressioni di santi padri spirituali che invitano a rifuggire la maldicenza, l’astio e la delazione, oltre a passi del Nuovo testamento che invitano al rispetto, in particolare di chi riveste un compito di autorità.
Mi auguro che chi riceva tali lettere, Ordinario diocesano, Padre superiore, presbitero o semplice laico che sia, indichi alle stesse la via inesorabile del cestino. Oppure chiami a raccolta il proprio sacerdote o religioso e dopo aver ricevuto le debite spiegazioni risponda al mittente con un bel: «Abbiamo altro a cui pensare e cose più importanti da realizzare».
In una delle sue quattro lettere inviate a tutti i membri del presbiterio di Padre Ariel, quella del 3 novembre 2023, Marco Perfetti afferma:
«Basti pensare alle considerazioni che il di Gualdo fa sul sottoscritto in merito a un non mai verificatosi allontanamento da alcun seminario e istituto religioso».
Siccome viene riferito che il Sig. Marco Perfetti abbia iniziato un percorso di formazione nel seminario de La Spezia, poi presso la Comunità Nuovi Orizzonti di Genova — la stessa da lui oggi accusata di esercitare «abusi sulle coscienze» —, poi un paio d’anni nel seminario di Massa Carrara dove riferiscono d’averlo accompagnato alla porta; siccome riferiscono che avrebbe tentato un avvicinamento ad Assisi, dove all’epoca era guardiano del Sacro Convento il futuro Cardinale Mauro Gambetti, attualmente Arciprete della Papale Arcibasilica di San Pietro, oggetto da due anni di decine di articoli di insulti violenti, 57 in totale per l’esattezza; siccome riferiscono che avrebbe tentato di avvicinarsi ad alcune istituzioni tradizionaliste e ad alcune comunità monastiche, dal momento che però egli lo nega, forse andrebbe chiarito: tra gli ecclesiastici e i formatori di seminario di tre diverse diocesi e il diretto interessato, chi dice il vero e chi il falso? La domanda, rivolta al diretto interessato, è semplice e serena, non vìola alcuna sua sfera intima, se però non fossi stato chiaro allora la ripeto: chi dice il vero e chi dice il falso?
Per finire porto una personale testimonianza. Qualche mese fa sono stato invitato a pranzo da un Parroco che voleva celebrare un anniversario con la sua famiglia. In quel frangente era presente anche Padre Ariel e invitò anche lui, anzi insistette perché fosse presente. Il Parroco, come si fa fra amici, ne fece parola a un confratello, fra l’altro responsabile della sua zona pastorale. Questa persona, nonostante non fosse invitata, sentito che c’era Padre Ariel fece il diavolo a quattro per esserci. Non solo, fece di tutto per sedergli accanto e poterci parlare, disinteressandosi quasi completamente del resto della tavolata che pure era numerosa. Questo per dire che un conto son le maldicenze ― per l’esito delle quali si rimanda al celebre apologo di San Filippo Neri e le calunnie della donna che era andata a confessarsi da lui ― e altra cosa è invece la stima riservata a un prete conosciuto che si è speso e si spende da anni per sostenere con ogni mezzo sacerdoti in qualsiasi situazione si trovino.
Questa è la differenza che corre, per dirla con gli spagnoli, fra un hombre vertical e chi ― mi si perdoni ―, sceglie altre figure geometriche per posizionarsi, tipo l’angolo piatto o retto. E poiché di parolacce si è trattato, a questo proposito torna sempre utile la distinzione, rimasta classica, di Leonardo Sciascia nel suo libro Il giorno della civetta, che mette sulle labbra del mafioso, don Mariano Arena. Così si rivolge al capitano dei carabinieri Bellodi che si era permesso di eseguire una perquisizione presso la sua casa:
«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…».
Lascio valutare al lettore chi è l’uomo che ti affronta a viso aperto e chi il piglianculo quaquaraquà di sciasciana memoria che manda velenose letterine denigratorie a Vescovi, Superiori religiosi e a interi presbitéri, insegnando a Giorgio Armani come si tagliano le giacche da uomo.
Dall’Eremo, 29 marzo 2025
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I nostri precedenti articoli:
– 29 marzo 2025 — SEMPRE A PROPOSITO DI SILERE NON POSSUM: DAL “HOMBRE VERTICAL” AI “PIGLIANCULO” E “QUAQUARAQUÀ” DI LEONARDO SCIASCIA (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 21 marzo 2025 — SILERE NON POSSUM E LA STORIA DI QUELLA SARTINA CONVINTA DI POTER DARE LEZIONI DI ALTA MODA A GIORGIO ARMANI (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 12 febbraio 2025 — L’OPOSSUM STA ALLA CONOSCENZA DEL VATICANO COME ÉVA HENGER STA ALLA CASTITÀ E COME IL SUO DEFUNTO MARITO RICCARDO SCHICCHI STA ALL’OPERA CONFESSIONES DI SANT’AGOSTINO (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 15 gennaio 2025 — AI CONFINI CLERICALI CON LA REALTÀ: LA DONNA SOFFRE DELL’INVIDIA FREUDIANA DEL PENE, L’OPOSSUM DELL’INVIDIA DI MATTEO BRUNI DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 20 gennaio 2025 — L’OPOSSUM IGNORA CHE UNA SUORA PUÒ DIVENTARE TRANQUILLAMENTE GOVERNATORE DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO, COME GIÀ LO FU GIULIO SACCHETTI (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 22 novembre 2024 — LA NOMINA EPISCOPALE DI RENATO TARANTELLI BACCARI. QUANDO GLI AFFETTI DA CARCINOMA AL FEGATO, CARICANO ALL’ATTACCO CHI TACER NON PUÒ (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 31 maggio 2024 — UNA NOTA DI PADRE ARIEL SUL SITO SILERE NON POSSUM: «MOLESTO COME UN RICCIO DI MARE DENTRO LE MUTANDE» (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 8 dicembre 2023 — A CHI SI RIFERISCE MARCO FELIPE PERFETTI AFFERMANDO DAL SITO SILERE NON POSSUM «QUA IN VATICANO … NOI IN VATICANO …», SE IN VATICANO NON CI PUÒ METTERE NEMMENO PIEDE? (per aprire l’articolo cliccare QUI)
– 14 ottobre 2023 — È MORTO L’ARCIABATE EMERITO DI MONTECASSINO PIETRO VITTORELLI: LA PIETÀ CRISTIANA PUÒ CANCELLARE LA TRISTE VERITÀ? (per aprire l’articolo cliccare QUI)
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