Autore Padre Ariel

I Vescovi irreali che dinanzi al pericolo dell’Islam rinnegano la prudenza insegnata dal Vangelo e invitano gli Imam sotto gli altari delle nostre cattedrali

I VESCOVI IRREALI CHE DINANZI AL PERICOLO DELL’ISLAM RINNEGANO LA PRUDENZA INSEGNATA DAL VANGELO E INVITANO GLI IMAM SOTTO GLI ALTARI DELLE NOSTRE CATTEDRALI

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La sceneggiata dell’Imam nella Cattedrale di Asti: «Uccidere è grave, ma uccidere in nome di Dio è inaccettabile. I terroristi che ammazzano citando l’Islam sono uomini alterati che inventano un Dio del male frutto della loro follia» [Imam Latfaoui Abdessamad, cattedrale di Asti, 15 agosto 2016]. E adesso vi spiego perché con queste parole l’Imam ci ha presi in giro …

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi!»

[Profeta Ezechiele 34, 1-11]

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Asti imam

l’Imam Latfaoui Abdessamad durante il suo discorso tenuto durante la Santa Messa per la solennità dell’assunzione di Maria Santissima nella Cattedrale di Asti il 15 agosto 2016

Dopo il mio precedente articolo, al quale segue oggi un altro del teologo domenicano Giovanni Cavalcoli [cf. QUI] e questo mio nuovo, numerosi Lettori ci hanno segnalati articoli comparsi sulla stampa nazionale e riguardanti lo “struggente” discorso fatto dall’Imam Latfaoui Abdessamad nella cattedrale di Asti, durante un incontro avvenuto all’interno della Chiesa madre di quella diocesi. A rendere questo incontro inopportuno e rasente il sacrilego, è ch’esso s’è svolto in un luogo sacro durante la celebrazione del Sacrificio Eucaristico nella solennità della assunzione al cielo della Beata Vergine Maria [cf. QUI, QUI, QUI, ecc..]

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L’Imam che grazie al Vescovo di quella diocesi è stato invitato a parlare dallo stesso luogo all’interno del quale si amministra ai Christi fideles il “pane della Parola di Dio” ed il “vivo pane eucaristico disceso dal cielo sull’altare”, non si è affatto convertito al mistero Trinitario, non ha riconosciuto la divinità del Verbo di Dio incarnato, non ha riconosciuto che Maria — a dire di certi male informati «cara» e «punto di unione» con l’Islam [cf. mio precedente articolo, QUI] — non è semplicemente la madre dell’uomo-Gesù, ma la Mater Dei, dal ventre della quale è nato Cristo vero Dio e vero uomo. Infatti, come il Vescovo di Asti dovrebbe sapere, dal ventre della Beata Vergine, non è nato, per la nostra santa fede — come invece crede e afferma l’Islam — «l’uomo Gesù figlio di Maria», ma il Verbo di Dio fatto uomo, secondo l’ineffabile mistero delle due nature — umana e divina — sussistenti in Colui che, in dogmatica, è definito col termine di ιποστασις [ipostasi], derivante da ιπος “sotto” e στασις “stare”, che per i filosofi neoplatonici e per Plotino è la generazione gerarchica delle diverse dimensioni della realtà appartenenti alla stessa sostanza divina, la quale crea ogni cosa per emanazione. Il tutto ben precisando che nel mistero del Figlio di Dio — quando si fa uso del termine “emanazione” — s’intende esprimere la divina realtà del Creatore e del Figlio generato non creato della stessa sostanza del Padre. Nel Cristianesimo il processo di ipostasi è relativo all’unione dei principi divini e umani, l’incarnazione del divino rappresentata dal Cristo o semplicemente il processo attraverso il quale dal concetto assoluto di Dio si fa derivare necessariamente la sua esistenza sostanziale. Il Concilio di Calcedonia del 451 definisce il dogma di fede sancendo che per opera dello Spirito Santo si compie il mistero della unione ipostatica della natura divina e della natura umana, della divinità e dell’umanità nell’unica persona del Verbo-Figlio: Gesù il Cristo, nato dal ventre della Vergine Maria.

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L’Imam è quindi uscito tale e quale è entrato nella Cattedrale di Asti, ossia considerandoci dei “pagani politeisti” che credono in tre dèi — la Trinità — e che al grande Concilio di Calcedonia hanno divinizzato attraverso giochi semantici filosofici tratti dal lessico dei pensatori pagani greci, l’uomo Gesù, al quale essi riconoscono sì, rango di profeta, ma attenzione, gli riconoscono rango di profeta minore rispetto a colui che è il vero, grande e ultimo profeta: Maometto. E questo vero, grande e ultimo profeta che sarebbe Maometto, ha corretto e perfezionato il pensiero “errato” e “incompleto” dell’uomo Gesù.

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Il Presule astigiano s’è assunto dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini la responsabilità di usare la propria chiesa cattedrale per fuorviare il Popolo a lui affidato dalla Grazia Divina e per far sì che al suo interno fossero enunciate delle “eleganti” bestemmie de facto. Infatti, una presenza così inopportuna, per di più in simile contesto e solennità liturgica, è in sé e di per sé molto peggiore delle bestemmie che per malvezzo popolare e per maleducazione, pur senza intenzione alcuna di offendere Dio e la Santa Vergine, sono soliti pronunciare come intercalare nei propri discorsi certi popolani romagnoli e toscani, che sia Giovanni Cavalcoli sia io conosciamo bene per nostro ceppo di nascita.

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La scelta e il comportamento del Vescovo di Asti è inaccettabile perché palesemente non conforme alla prudenza e alla sapienza del Vangelo, di cui il Presule astigiano dovrebbe essere per alto ministero apostolico custode e annunciatore, nonché difensore sino allo spargimento del suo sangue.

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Nella cattedrale di Asti si è celebrata, per la gioia della Sinistra radical chic, per la gioia degli ultra laicisti, per la gioia dei massoni, ma soprattutto per la gioia dei nostri eretici modernisti interni, una rappresentazione mediatica mirata a negare la realtà. Come infatti diceva il Santo Padre e dottore della Chiesa Girolamo: «Il Demonio scimmiotta Dio e vuole creare un’altra realtà». L’esatta locuzione sarebbe «Diabolus est simia Dei» [il Diavolo è la scimmia di Dio], concetto ripreso poi dal Santo dottore della Chiesa Agostino vescovo d’Ippona.

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Il Demonio è il maestro del capovolgimento, incluso il capovolgimento della Parola di Dio usata in modo deviante per compiere azioni malvagie. E Dio solo sa quanto oggi le parole del Santo Vangelo siano svuotate del loro significato salvifico per essere riempite d’altro, soprattutto di mondanità e di piacioneria. La distruzione della vera fede è infatti sempre preceduta dalla distruzione del vero significato originario delle parole evangeliche [sul linguaggio rimando al mio vecchio articolo del 2014 QUI e ad una mia video-conferenza del 2016 QUI].

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Il discorso tenuto dall’Imam, la cui presenza in cattedrale è passata sicuramente avanti alla stessa solennità dell’assunzione al cielo di Maria Santissima, alla prova dei fatti va letta alla stessa stregua dei capi mafia che a metà degli anni Settanta, per non dare adito a sospetti, partecipavano con la lacrima all’occhio ai funerali delle vittime uccise dai loro killers. Erano i primi a porgere il loro cordoglio a vedove ed orfani, per poi tornare poco dopo alle loro attività mafiose, semmai facendo pure due grasse risate sul funerale al quale avevano partecipato.

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Sono consapevole della pesantezza di ciò che affermo, ma resta il fatto che quanto pronunciato dall’Imam all’interno della Cattedrale di Asti è un discorso di circostanza vago, non sincero e per ciò falso. E le ragioni di questa mia grave asserzione, di cui adesso vi spiego le motivazioni, sono già contenute tutte nel mio precedente articolo [cf. QUI].

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Un imam che durante la celebrazione del Sacrificio Eucaristico nel giorno della solennità dell’assunzione al cielo di Maria, condanna il terrorismo affermando che «Isis uccide in nome di un dio creato dagli uomini del male e non dall’Islam» [cf. QUI], oltre a non dire niente, ci prende beotamente in giro. I terroristi dell’Isis sono infatti solamente la punta estrema di un iceberg che affonda innegabilmente le proprie radici nel Corano, il quale legittima da sempre la guerra contro gli infedeli, la loro conquista e la loro conversione forzata; ieri come oggi. E questo è il Corano che nella pratica e nella quotidianità deve insegnare l’Imam Latfaoui Abdessamad, come nella pratica e nella quotidianità io insegno e devo insegnare che Cristo è vero Dio e vero uomo.

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L’Imam ha rassicurato i figli dell’Occidente presenti a quella sceneggiata mediatica dicendo loro ciò che essi volevano sentirsi dire per esorcizzare le proprie paure, facendogli credere che — al di là della violenza contenuta di fatto nei testi coranici — l’Islam è … “una religione d’amore” (!?).

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Io affermo che l’Imam ha “recitato” e di conseguenza “mentito”, non perché accecato da mie prevenzioni che potrebbero generare opinioni soggettive partorite da umori che mi impediscono di analizzare il dato reale. tutt’altro! Perché io, al contrario del Vescovo di Asti e di coloro che con lui hanno organizzata questa sceneggiata dai connotati sacrileghi, analizzo e valuto seguendo sempre la divina sapienza e prudenza del Vangelo, il quale mi insegna anzitutto a riconoscere gli alberi dai frutti che danno:

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Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore [Lc 6, 43-45].

 E ancora:

Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.  Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai [Lc 13, 6-9].

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Si domandi pertanto il Vescovo di Asti: quali sono i frutti che l’albero del falso profeta Maometto ha generato in XIV secoli di storia? Perché il monito che Cristo Dio rivolge a questo falso profeta che si pone al di sopra del Verbo di Dio e che osa in modo empio e blasfemo correggere la parola a suo dire “errata” e “imperfetta” del Dio Incarnato, è esattamente questo:

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La mattina seguente, mentre uscivano da Bethania, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti». E i discepoli l’udirono [Lc 11, 12-14].

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… i «discepolo l’udirono», come recita il finale di questo passo. Il Vescovo di Asti, invece, lo ha mai udito? E dopo averlo udito, lo ha mai capito e praticato? Per questo mi domando: quale Vangelo piacione legge e insegna il Vescovo di Asti a coloro che assieme a lui necessitano di essere rassicurati con l’aspirina dell’Islam moderato ? [cf. QUI]. Ha mai letto, il Vescovo di Asti, la magistrale e storica lectio tenuta dal Venerabile Pontefice Benedetto XVI a Ratisbona? [cf. QUI]. O per caso, il Vescovo di Asti, in quel lontano 2006 faceva parte della cordata di quei nostri prodi interni che contestarono Benedetto XVI con autentica spietatezza, per avere indicato null’altro che l’ovvio palese, vale a dire quella aggressività e quella violenza che è culturalmente connaturata all’Islam?

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«I frutti degli alberi», o meglio del «fico sterile», senza alcuna possibile pena di smentita sono i seguenti: in tutti i Paesi ad alta percentuale di popolazione islamica — incluso il Paese da cui proviene questo Imam — i cristiani sono considerati cittadini di seconda categoria, non beneficiano di tutta una serie di diritti civili, non possono accedere a certi posti di impiego, sono tenuti sotto controllo, subiscono continue pressioni di conversione all’Islam, non possono praticare in pubblico la loro fede ma solo all’interno di poche strutture chiuse e controllate dai regimi teocratici e nelle quali i sacerdoti, prima di tenere le loro prediche, sono obbligati a presentare il testo alle pubbliche autorità ed avere la loro approvazione, ecc … Ma volendo possiamo pure aggiungere altro: nei Paesi retti da teocrazie religiose islamiche, se uno usa violenza carnale a una donna cristiana, non è perseguibile dalla legge, perché la sharija non contempla severe punizioni per un uomo che stupra una donna cristiana. Lo domandi, il buon Vescovo di Asti, all’Imam che ha ospitato a pontificare sotto l’altare della sua Chiesa cattedrale durante la celebrazione del Sacrificio Eucaristico nel giorno dell’assunzione al cielo della Mater Dei. E visto che c’era, sempre il Vescovo di Asti, poteva avanzare istanza all’Imam se era disposto a chiedere, in nome dell’Islam “religione dell’amore” che “condanna la violenza”, la restituzione dei numerosi bambini e bambine che non pochi padri musulmani, fuggendo dall’Italia, hanno portato nei propri Paesi d’origine, senza che le madri italiane li abbiamo mai più potuti rivedere. E quando le madri hanno intrapreso inutili rogatorie internazionali, dai giudici dei vari Paesi musulmani si sono sentite rispondere che per la sharija, applicata nel loro Paese, la prole appartiene al padre. Ma siccome, l’Imam che ci ha presi tutti quanti in giro nella Cattedrale di Asti, appartiene all’Islam “religione dell’amore” che “condanna la violenza”, ovviamente sia fisica sia psicologica, sicuramente accoglierà tutte queste nostre richieste, condannando per violazione dei diritti umani — semmai questa volta direttamente sotto l’altare della Papale Arcibasilica di San Pietro — la maggioranza assoluta dei Paesi islamici, incluso il suo Paese d’origine.

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L’Imam che nella Cattedrale di Asti ha annunciato il suo “no alla violenza” nel giorno immediatamente successivo a quello in cui la Chiesa faceva memoria degli 813 martiri di Otranto uccisi in odio alla fede dai musulmani, ha forse fatto un solo cenno alla necessità che i cristiani, in tutti i Paesi arabi, possano godere di quella stessa libertà di cui godono i musulmani in tutti i Paesi dell’Occidente?

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L’Imam, ha forse fatto un solo vago cenno al fatto che in diversi Paesi arabi — e non solo arabi — retti da teocrazie religiose, i pochissimi cristiani ivi residenti, possono partecipare alla Santa Messa di Natale e di Pasqua solo all’interno dei locali extraterritoriali delle ambasciate d’Italia e di Francia, dove in occasione di queste solennità viene celebrata una sacra liturgia in un salone interno, esclusivamente per gli addetti al servizio diplomatico e per gli stranieri che si trovano a soggiornare in quei Paesi per motivi di lavoro? E tutto questo accade mentre in Occidente, i musulmani, coi finanziamenti di questi stessi Paesi retti da teocrazie religiose che negano ogni genere di diritto ai cristiani, costruiscono invece grandi e sempre più numerose moschee, mentre i loro imam vengono a prenderci in giro direttamente sotto gli altari delle nostre cattedrali per raccontarci che l’Islam è una “religione d’amore” che “condanna la violenza”.

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L’Imam, il giorno dell’Assunta, nella Cattedrale di Asti, in verità ha solo messo in pratica quello che insegna il Corano circa il fatto che in alcune circostanze, gli infedeli, non vanno aggrediti con la jiad, perché bisogna conquistare prima la loro fiducia, poi, una volta ch’essi avranno perduto ogni paura, a quel punto vanno aggrediti e sottomessi.

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Venendoci a esprimere vaghe condanne al terrorismo, l’Imam ci ha trattati come dei perfetti beoti attraverso la vaghezza e la doppiezza, da buon albero che non porta e che non può produrre alcun frutto, in quanto figlio di un «fico sterile» [cf. Lc 11, 12-14], vale a dire delle menzogne di un falso profeta in nome del quale si seguita tutt’oggi a portare i frutti della violenza e della morte.

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Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete [Mt 7, 15-16]

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Nel frattempo, forse l’Imam avrà dato un’occhiata agli spazi della Cattedrale di Asti, che domani potrebbe essere una nuova moschea, con il suo Vescovo che al primo cenno di temporale si darà alla fuga, lasciando noi tutti a rischiare la pelle per Cristo, con Cristo e in Cristo. Lo dico io? No, lo dice la storia, ed esattamente in questi termini: quanti furono i Vescovi di Francia che durante la Rivoluzione si rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà ad una costituzione iniqua perché ferocemente anti-cristiana? Furono … quattro, solo quattro. E tutti e quattro si nascosero per non finire sulla ghigliottina, mentre gli altri loro Fratelli nell’episcopato trattavano con gli illuministi anti-cristiani e facevano con essi salotto piacione, semmai criticando da una parte Roma e il papato, dall’altra i preti francesi cosiddetti refrattari, proprio come oggi …


Il Vescovo di Asti ha dato esempio di essere pessimo maestro e pastore, ed a fronte di quanto ho affermato a suo riguardo, Sua Eccellenza Reverendissima è pregata di evitare, sia per pudore sia soprattutto per il suo onore episcopale, di fare la classica telefonata di fuoco al mio Vescovo per lamentare un attentato di lesa maestà nei suoi riguardi da parte di un suo presbìtero. Se però ritiene di avere qualche cosa da lamentare nei miei confronti, mi faccia convocare quanto prima presso la Congregazione per la dottrina della fede, perché il mio è un discorso teologico che nell’ambito tutto teologico deve rimanere, ed in ambito teologico deve essere eventualmente discusso, visto che nelle mie righe si parla del Vangelo e dei falsi profeti sui quali Cristo Dio ci mette in guardia, per seguire col monito paolino:

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Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole [II Tm 4, 3-4].

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Pertanto non sono ammessi i permali clericali di certi vescovi dei quali a onor del vero non ne possiamo più, ma proprio più, in questa giornaliera gara episcopale a chi la combina ed a chi la spara più grossa, nel corso di quelle che, più che le Olimpiadi Clericali dell’Eccesso, hanno ormai i veri e propri connotati delle Olimpiadi Clericali del Cesso.

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Post scriptum del 17 agosto 2016

 LETTURA CONSIGLIATA DELLA LITURGIA DEL GIORNO

Per la Lectio Divina del Vescovo di Asti S.E. Mons. Francesco Guido Ravinale        

Dal Libro del Profeta Ezechiele [34, 1-11]

 

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori:

Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi!

I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge.

Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.

Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio:

Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio:

Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».

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Cari Lettori e Cari Fedeli del Popolo di Dio.

Siamo lieti di informarvi che dal 1° gennaio dell’anno in corso ad oggi, 16 agosto, L’Isola di Patmos ha superato i 4.000.000. di visite.

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Grazie!

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5 commenti
  1. ettore dice:

    Dialogare non è fare confusione, e di confusione non ne ha proprio bisogno – oggi meno che mai – il popolo che il Vescovo è chiamato a guidare, e in particolare tutta la nostra gente, che si è formata alla fonte dalla testimonianza delle tante generazioni che l’hanno preceduta.
    Sotto quest’ultimo aspetto mi preme sottolineare un secondo elemento importante.
    In occasione di questa solennità della Madonna e dentro questa Cattedrale, sotto gli occhi della Beata Vergine delle Grazie, e in continuità con la fede ricevuta, che si è manifestata nei secoli in tanti luoghi di culto – e penso alla recente visita al Santuario di Częstochowa durante la GMG – noi non possiamo accettare che neanche per scherzo si possa parlare di Maria con un’accentuazione soltanto storica o storicistica. Non possiamo accettare di ridurre il mistero della Madre del Signore a realtà secondaria, che non toccherebbe la sostanza del dogma di Cristo. Chi riduce l’importanza del mistero della divina maternità della Vergine Maria attacca decisamente la sostanza della fede.
    E così sia.

  2. ettore dice:

    Rev. Padre,
    al vescovo di Asti, a tanti altri vescovi consiglierei di leggere l’omelia di un loro confratello che non
    ha peli sulla lingua, e che Lei Don Ariel conosce molto bene, l’arcivescovo di Ferrara Mons. Negri:
    OMELIA – SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
    http://luiginegri.it/default.asp?id=401&id_n=1829
    “È infatti un bene che i cattolici possano ora vivere autonomamente la Santa Messa come è nella natura della celebrazione liturgica di questo sacramento, che non è stato istituito allo scopo di far dialogare le diverse religioni, ma per far partecipare i battezzati al mistero della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio.
    Per la realizzazione del dialogo sono disponibili adeguate forme di confronto e di reciproca comunicazione attingibili dalla multiforme ricchezza delle esperienze interreligiose già in atto nel mondo ecclesiale e non solo.
    In tal modo si eviterà la confusione e la sovrapposizione dei piani e delle finalità.

    segue

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Confratello.

      Da quello che ho potuto vedere io viaggiando per il Magreb – nei Paesi del Nord Africa – ed in alcuni Paesi arabi, tra il 1997 e il 2002, la situazione è proprio questa.

      Dai racconti che mi sono stati fatti successivamente dal 2010 in poi, da confratelli sacerdoti del clero secolare e regolare, ma anche da diversi addetti al servizio diplomatico della Santa Sede che hanno prestato servizio in alcuni di questi Paesi, soprattutto in quella Turchia che molti ambiscono far entrare nella già devastata Comunità Europea, la situazione mi risulta ancora peggiore di quella descritta nei link che ci hai inviato.

      In ogni caso, tutto questo non devi dirlo e segnalarlo a me, semmai dovresti dirlo e segnalarlo al Vescovo di Asti e all’Imam che lo stesso ha ospitato nella sua chiesa cattedrale nei modi e nelle forme descritte nei miei articoli, ed il quale, parlandoci da sotto un nostro altare durante la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, ci ha presentato l’Islam come religione di pace e amore che condanna la violenza, perché giammai, in nome di Dio, si possono perpetrare violenze, come ci ha detto il pio Imam.

      Purtroppo nessuno, a questo pio Imam, ha chiesto cosa egli intenda per “violenza”, visto che nei Paesi arabi e in altri vari Paesi a maggioranza musulmana, le violenze fisiche, psicologiche e civili verso le minoranze cristiane, sono approvate, promosse e applicate ai sensi di legge.

      Non a caso ho affermato che questo Imam è venuto a prenderci in giro direttamente sotto un nostro altare durante la celebrazione del Sacrificio Eucaristico nel giorno dell’assunzione al cielo di Maria Santissima.

      E come puoi vedere, ancora nessuno mi ha smentito, tanto meno richiamato, ci mancherebbe pure!

  3. Padre Ariel
    Pierre Adnan khoury, presbitero dice:

    Io desidero testimoniare: io sono sacerdote cattolico caldeo di nascita egiziana e ho conosciuto Molto Reverendo Ariel a Roma in anni passati.

    Ricordo ordinazione sacerdotale di M.R. Ariel. Io ero quel giorno diacono a Roma e ho avuto onore di servire Vescovo con altri diaconi per sua ordinazione a Roma. E siamo rimasti fratelli e amici.

    M.R. Ariel a voi dice vero di nostra terribile situazione. Noi sacerdoti e nostri Patriarchi e Vescovi non si comprende come occidente e Roma no ascolta nostre parole, no esamina nostre notizie, no considera consigli di nostri Patriarchi e Vescovi che molto noi conosciamo e soffriamo il Islam in nostre terre.

    In suo articolo M.R. Ariel è severo, vero, giusto. Ecc.mo Vescovo Asti ha offeso nostri martiri e cristiani perseguitati, invitando in cattedrale sua persone che noi conosciamo quanto in occidente fingono essere contro violenza di jiaidisti.
    Io opero lavoro per Patriarchi e Vescovi di nostra zona. E io dico che M.R. Ariel se censurato sarà da noi pubblicamente difeso.

    Pierre Adnan Khoury, presbitero

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    Caro amato Ariel, prego correggi tu mio italiano. Sento tua mancanza, spero presto vederti, prega per noi e nostra gente.

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    Caro e altrettano amato Confratello in Cristo.

    Lascio il tuo scritto tale e quale, perché è perfettamente comprensibile.
    Non ci sarà bisogno di difendermi, stai tranquillo, ma sappi che essere difeso dai perseguitati, per me è un onore straordinario.

    tuo,

    Ariel L.d.G.

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