Apprendisti stregoni e pie donne fideiste che impazzano sui social media? Lasciarli al loro triste destino non è mancanza di carità, tutt’altro: è un ordine dato da Gesù Cristo nel Vangelo
6 thoughts on “Apprendisti stregoni e pie donne fideiste che impazzano sui social media? Lasciarli al loro triste destino non è mancanza di carità, tutt’altro: è un ordine dato da Gesù Cristo nel Vangelo”
Genericamente e al di fuori del tema di oggi, le ricordo caro p. Ariel che se “l’insulto non è un diritto e ricevere insulti non è un dovere né tanto meno un vincolo di carità cristiana”…vale anche per lei..seppur colto presbitero ..raffinato teologo..ecc. ecc.
Ormai le sue lunghe e colte “omelie” sempre più auto celebrative e supponenti sono piene di insulti e si arriva alla fine della lettura ricordando praticamente solo quelli.
Peccato..perché lei è davvero intelligente, brillante e molto preparato; qualità con le quali ha certamente attirato a se il suo pubblico di estimatori tra i quali me.
Tra queste sue qualità non ci sono evidentemente ne l’umiltà ne la carità (sarebbe troppo) ma da un po’ di tempo sta andando davvero oltre…
Ricordo con nostalgia i raffinati,brillanti, schietti e pungenti articoli ( che con piacere diffondevo) attraverso i quali l’ho conosciuta 2/3 anni fa.
Letture che arricchivano lasciando attraverso il suo pensiero insegnamenti e piacere…ora rimane un amaro senso di aggressività lontano da quelle vecchie letture.
Dio la benedica.
Sia lodato Gesù Cristo
Silvy
Evidentemente lei non ha mai avuto a che fare, sia come confessore sia come direttore spirituale, con sacerdoti fatti invecchiare di dieci anni in un anno solo da certi ingestibili fedeli senza macchia e senza peccato.
Sa come mai i confessionali sono vuoti? Perché sempre più numerosi sono i “cattolici” convinti che gli unici a peccare siano i vescovi e i preti, di cui i soggetti come lei si ergono a supremi giudici e bastonatori.
Forse lei non ha mai avuto a che fare con sacerdoti sessantenni, con trent’anni e più di devoto ministero alle spalle, piangenti dinanzi al vescovo al quale dichiaravano sconsolati di non sapere più come gestire catechiste, “animatrici” parrocchiali e pie donne varie che si sentivano papesse, imperatrici e regine.
Perché di questo parla il mio articolo.
Siccome mi rivolge un’accusa gravissima, ossia quella di «pubblicare omelie auto-celebrative piene di insulti», lei ha il dovere morale di fornire l’elenco completo e dettagliato di questi insulti a me attribuiti in questo suo infelice commento pubblico.
Li elenchi tutti, dal primo all’ultimo.
Se non è in grado di elencarli, perché di fatto io non insulto proprio nessuno, allora la smetta di parlare a sproposito e cerchi piuttosto di applicare il santo monito del Beato Apostolo Paolo:
«Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo» [I Tm 2, 12]
«Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea» [I Cor 14, 34-35].
E adesso se la prenda pure con quell’essere insultante del Beato Apostolo Paolo, mentre io resto in attesa che lei invii l’elenco degli insulti che a suo dire avrei rivolto nelle mie «omelie insultanti auto-celebrative»
lei è in grado di comprendere le sofferenze, le delusioni e i tradimenti vissuti da noi sacerdoti a causa di non pochi fedeli, dopo anni e anni di ministero, nelle stessa misura in cui un rinoceronte può muoversi senza recare danno in una fabbrica di cristalli, salvo sentirsi e quindi presentarsi come una libellula.
Da applausi. Ho riso e pianto insieme. Non serve arrivare al Concilio di Trento; il mio vecchio Parroco non avrebbe permesso a nessuna di oltrepassare la Balaustra e fare ” la preta”.
Anche se era agosto e si moriva di caldo, calze e maniche lunghe.
Grazie Padre Ariel
Bellissimo Articolo Padre Ariel, grazie. Letto con attenzione, ma dovrò rileggerlo con calma.
Certo che quando recita “… E ciò che da una vita noi approfondiamo, dopo essere stati disciplinati discepoli di maestri che ci hanno trasmessa non solo una formazione, ma soprattutto un metodo di studio..” fa molto pensare nel momento in cui vi sono sacerdoti (cui non voglio fare i nomi, ma trattasi di figure molto esposte in TV) che hanno sicuramente studiato, ma trasmettono un messaggio tutt’altro che in linea con gli approfondimenti che lei fa, caro Padre Ariel.
A noi fedeli non resta , come in ogni famiglia, di vedere in ognuno il bicchiere mezzo pieno e andare avanti con spirito di comunione fraterna nella Chiesa.
Genericamente e al di fuori del tema di oggi, le ricordo caro p. Ariel che se “l’insulto non è un diritto e ricevere insulti non è un dovere né tanto meno un vincolo di carità cristiana”…vale anche per lei..seppur colto presbitero ..raffinato teologo..ecc. ecc.
Ormai le sue lunghe e colte “omelie” sempre più auto celebrative e supponenti sono piene di insulti e si arriva alla fine della lettura ricordando praticamente solo quelli.
Peccato..perché lei è davvero intelligente, brillante e molto preparato; qualità con le quali ha certamente attirato a se il suo pubblico di estimatori tra i quali me.
Tra queste sue qualità non ci sono evidentemente ne l’umiltà ne la carità (sarebbe troppo) ma da un po’ di tempo sta andando davvero oltre…
Ricordo con nostalgia i raffinati,brillanti, schietti e pungenti articoli ( che con piacere diffondevo) attraverso i quali l’ho conosciuta 2/3 anni fa.
Letture che arricchivano lasciando attraverso il suo pensiero insegnamenti e piacere…ora rimane un amaro senso di aggressività lontano da quelle vecchie letture.
Dio la benedica.
Sia lodato Gesù Cristo
Silvy
Evidentemente lei non ha mai avuto a che fare, sia come confessore sia come direttore spirituale, con sacerdoti fatti invecchiare di dieci anni in un anno solo da certi ingestibili fedeli senza macchia e senza peccato.
Sa come mai i confessionali sono vuoti? Perché sempre più numerosi sono i “cattolici” convinti che gli unici a peccare siano i vescovi e i preti, di cui i soggetti come lei si ergono a supremi giudici e bastonatori.
Forse lei non ha mai avuto a che fare con sacerdoti sessantenni, con trent’anni e più di devoto ministero alle spalle, piangenti dinanzi al vescovo al quale dichiaravano sconsolati di non sapere più come gestire catechiste, “animatrici” parrocchiali e pie donne varie che si sentivano papesse, imperatrici e regine.
Perché di questo parla il mio articolo.
Siccome mi rivolge un’accusa gravissima, ossia quella di «pubblicare omelie auto-celebrative piene di insulti», lei ha il dovere morale di fornire l’elenco completo e dettagliato di questi insulti a me attribuiti in questo suo infelice commento pubblico.
Li elenchi tutti, dal primo all’ultimo.
Se non è in grado di elencarli, perché di fatto io non insulto proprio nessuno, allora la smetta di parlare a sproposito e cerchi piuttosto di applicare il santo monito del Beato Apostolo Paolo:
«Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo» [I Tm 2, 12]
«Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea» [I Cor 14, 34-35].
E adesso se la prenda pure con quell’essere insultante del Beato Apostolo Paolo, mentre io resto in attesa che lei invii l’elenco degli insulti che a suo dire avrei rivolto nelle mie «omelie insultanti auto-celebrative»
Sig.ra Silvy,
lei è in grado di comprendere le sofferenze, le delusioni e i tradimenti vissuti da noi sacerdoti a causa di non pochi fedeli, dopo anni e anni di ministero, nelle stessa misura in cui un rinoceronte può muoversi senza recare danno in una fabbrica di cristalli, salvo sentirsi e quindi presentarsi come una libellula.
Da applausi. Ho riso e pianto insieme. Non serve arrivare al Concilio di Trento; il mio vecchio Parroco non avrebbe permesso a nessuna di oltrepassare la Balaustra e fare ” la preta”.
Anche se era agosto e si moriva di caldo, calze e maniche lunghe.
Grazie Padre Ariel
92 minuti di applausi!!!
Bellissimo Articolo Padre Ariel, grazie. Letto con attenzione, ma dovrò rileggerlo con calma.
Certo che quando recita “… E ciò che da una vita noi approfondiamo, dopo essere stati disciplinati discepoli di maestri che ci hanno trasmessa non solo una formazione, ma soprattutto un metodo di studio..” fa molto pensare nel momento in cui vi sono sacerdoti (cui non voglio fare i nomi, ma trattasi di figure molto esposte in TV) che hanno sicuramente studiato, ma trasmettono un messaggio tutt’altro che in linea con gli approfondimenti che lei fa, caro Padre Ariel.
A noi fedeli non resta , come in ogni famiglia, di vedere in ognuno il bicchiere mezzo pieno e andare avanti con spirito di comunione fraterna nella Chiesa.