Sei tu Signore il pane, tu cibo sei per noi, risorto a vita nuova sei vivo in mezzo a noi

Padre Gabriele
—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

SEI TU SIGNORE IL PANE, TU CIBO SEI PER NOI, RISORTO A VITA NUOVA SEI VIVO IN MEZZO A NOI

 

Adóro Te devóte, látens Déitas, Quæ sub his figúris, vere látitas: Tibi se cor meum totum súbjicit, Quia, te contémplans, totum déficit.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

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in questi tempi di contagio globale, i decreti hanno chiesto ai ristoranti di rimanere chiusi o di aprire solo in determinati orari. Forse ci è mancato di vivere quel momento di serenità, di pausa e anche di allegria che si è soliti trascorrere con i propri amici e parenti. Sono momenti in cui il distanziamento fisico e interpersonale ci ha anche tolto la gioia della comunione e della presenza reale di chi amiamo.

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Oggi però noi siamo qui per festeggiare il banchetto di Gesù Cristo. Il banchetto dell’Eucarestia che noi riceviamo sotto le specie del pane e del vino, in cui Gesù è sostanzialmente, realmente e veramente presente. È un mistero davvero tanto grande, perché è il mistero del Dio veramente e autenticamente presente e vivente accanto a noi nella nostra vita, da Lui redenta per sempre nella Passione.

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La lettera agli Ebrei ci spiega in un passaggio proprio questa speciale salvezza:

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«Egli [Gesù] entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna» [cfr. Eb 9,11-15].

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Riguardo la passione e morte che abbiamo celebrato nel Triduo Pasquale, la lettera agli Ebrei narra che Gesù ha donato il suo Sangue per noi e ci ha ottenuto una redenzione eterna. Qui il testo non dice esplicitamente anche il corpo, ma è implicito che si stia parlando anche di questo. Il sacrificio di Gesù, cruento nella Passione, ci ha liberato dal peso della schiavitù col peccato contratta da dopo il peccato di Adamo ed Eva. Dunque, a differenza del rituale di sacrificio ebraico che purificava dai peccati che si ripeteva ogni anno, il sacrificio cruento del sangue di Gesù è avvenuto una volta sola.

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Queste considerazioni servono a noi per provare a rileggere gli eventi trascorsi durante il Triduo culminato nel giorno di Pasqua. Magari in quei giorni ci abbiamo riflettuto poco, presi da mille cose da organizzare per esempio il lavoro, la famiglia, la Santa Messa, il pranzo di Pasqua … Eppure, in quei giorni così frenetici, il Signore ci ha liberato dal peso grandissimo del peccato. Offrendosi innocente per tutti i colpevoli. È vero siamo in estate, ma non per questo dobbiamo dimenticare i primi giorni di aprile di questa primavera. Proviamo a ripensare a quel grande sacrificio pasquale d’amore di Gesù per noi.

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Il fatto che ci sia stato un unico storico sacrificio cruento non lascia fuori da questo atto d’amore, tutti noi che siamo nati secoli dopo i giorni della Passione. Questo è possibile perché Gesù, per perpetuare il suo sacrificio nel corso dei secoli e coinvolgerci nel suo grande Amore, ha istituito l’Eucarestia, il Sacrificio Incruento. Ce ne parla il vangelo:

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«Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”» [cfr. Mc 14,12-16.22-26]

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Qui si vede che Gesù offre il pane e il vino, che ha “trasformato” nel Suo Santissimo Corpo e Sangue, agli apostoli. Successivamente, gli apostoli e i loro successori ripeteranno le parole di Gesù proferendole sul pane e sul vino, che per transustanziazione di nuovo presenteranno a chi partecipa il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Questo è ciò che la Chiesa intera fa oggi, quando celebra l’Eucarestia.

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Questo grande mistero è un sacrificio d’amore che per noi ancora oggi vuol dire essere in comunione con la presenza reale di Gesù nelle specie eucaristiche. Quando infatti fra poco riceveremo l’ostia consacrata, Gesù prenderà dimora in noi, unirà il suo Cuore al nostro cuore, il nostro corpo diverrà Tempio del Suo Corpo e del Suo Sangue, e anche dello Spirito Santo. Secondo alcuni calcoli, la specie eucaristica e dunque Gesù dopo che è stato assunto rimane unito a noi per quindici minuti. Nel tempo del distanziamento e dell’isolamento, il Signore si fa pane per esserci intimità. E la sua intimità con Lui, chiama ciascuno di noi ad amare ancora di più Dio e il prossimo. L’Eucarestia è il sacramento dell’amicizia e intimità con Dio.

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Scriveva lo storico romano Sallustio: «Volere e non volere le stesse cose, questa è la vera amicizia». Chiediamo quindi al Signore, specialmente oggi, di aprire la nostra anima e il nostro spirito a Lui e al suo grande amore eucaristico, per unire la nostra volontà a Lui adesso, per prepararci all’incontro definitivo nella beatitudine eterna.

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Roma, 6 giugno 2021

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Inno latino del 1264
Autore
San Tommaso d’Aquino

Adóro Te devóte, látens Déitas,
Quæ sub his figúris, vere látitas:
Tibi se cor meum totum súbjicit,
Quia, te contémplans, totum déficit.

Visus, tactus, gustus, in te fállitur,
Sed audítu solo tuto créditur:
Credo quidquid díxit Dei Fílius;
Nil hoc verbo veritátis vérius.[2]

In cruce latébat sola Déitas,
At hic látet simul et humánitas:
Ambo támen crédens átque cónfitens,
Peto quod petívit latro pœnitens.

Plagas, sicut Thomas, non intúeor,
Deum támen meum te confíteor.
Fac me tibi sémper mágis crédere,
In te spem habére, te dilígere.

O memoriále mortis Dómini,
Panis vivus, vitam præstans hómini,
Præsta meæ menti de te vívere,
Et te illi semper dulce sápere.

Pie pellicáne, Jesu Dómine,
Me immúndum munda tuo sánguine,
Cujus una stilla salvum fácere,
Totum mundum quit ab ómni scélere.

Jesu, quem velátum nunc aspício,
Oro fíat illud, quod tam sítio:
Ut, te reveláta cernens fácie,
Visu sim beátus tuæ glóriæ. Amen.

Traduzione del Missale Romanum
Autore
San Tommaso d’Aquino

O Gesù ti adoro nell’ostia nascosto,
che, sotto queste specie, stai celato:
Solo in Te il mio cuore si abbandona
Perché contemplando Te, tutto è vano.

La vista, il tatto, il gusto non arriva a Te,
ma la tua parola resta salda in me:
credo a tutto ciò / che il Figlio di Dio ha detto:
nulla è più vero della tua parola di verità.

Hai nascosto in croce la Divinità,
ma sull’altare si cela anche la tua umanità:
uomo-Dio la fede ti rivela a me,
Cerco ciò che desiderò il ladro pentito.

Non vedo le piaghe come Tommaso,
tuttavia confesso che tu sei il mio Dio.
Fà che io possa credere sempre più a Te,
che abbia speranza in Te e che ti ami.

O memoriale della morte del Signore,
pane vivo che offri la vita all’uomo,
fa che la mia mente viva di Te,
e che ti gusti sempre dolcemente.

O pio pellicano Signore Gesù,
purifica me, peccatore, col tuo sangue,
che, con una sola goccia, può rendere salvo
tutto il mondo da ogni peccato.

O Gesù, che ora vedo,
prego che avvenga ciò che tanto desidero:
che, vedendoti col volto svelato,
sia beato della visione della tua gloria. Amen.

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1 commento
  1. fabio
    fabio dice:

    salve reverendo padre segnalo https://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2021/documents/papa-francesco_angelus_20210606.html mi ha colpito questa frase ” l eucarestia non è il premio dei santi, no, è il Pane dei peccatori” ma chiedo per ricevere la santa comunione non bisogna esser pentiti e confessati con il sacramento della penitenza o confessione ? giuda non fece forse una comunione sacrilega o no? o le parole di SAN PAOLO 1 corinzi 27-29 “Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna”.hanno valore oppure no ?
    vi ringrazio

I commenti sono chiusi.