Me lo impone l’ossequio alla verità: «La petizione a favore di Amoris laetitia è molto peggiore della Correctio filialis che accusa di eresia il Sommo Pontefice». E in appendice: una piccola profezia in morte di Benedetto XVI
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«[…] persino capace, all’occorrenza, di prendersela con l’altro figlio adolescente che, consapevole della propria età e dei rischi che si possono correre, conduce una vita morigerata[…]»
Pressappoco quello che è capitato a me, con un padre vedovo troppo debole e incapace di educare la figlia adolescente, la quale copriva di insulti lui e me e pretendeva soldi col pretesto che “è un diritto fare quello che mi pare” ; secondo lei, come io facevo “quello che mi pare” andando a scuola e studiando, così lei aveva il diritto di andare a fare baldoria con balordi vari, che mi presero anche a botte e parolacce. Commento di mio padre: “Non so, non c’ero”, poi si mise a ridacchiare con mia sorella contro di me nella speranza di accattivarsela facendo l’amicone.
Sorvolo sui particolari della storia. Aggiungo però che anche pretonzoli e pinzochere “amici di famiglia” si guardarono bene dall’aiutarci, preferendo prendermi in giro alle spalle o dirmi di “andare dallo specialista”: in altre parole, l’anormale sarei stato io.
In generale consiglio la lettura di M. Fforde, “Desocializzazione”, ed. Cantagalli, cap. “Aggressione alle anime sane”.
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NdR. vedere QUI
Cara Suor Carla,
riceviamo molti messaggi, ma quello che lei ci ha scritto ha dell’incredibile, ed io le rispondo non tanto nella mia qualità di responsabile della redazione de L’Isola di Patmos, ma le rispondo proprio nella mia qualità di testimone oculare.
Il fatto da lei narrato è avvenuto in Borgo Pio nel pomeriggio del 23 agosto del corrente anno, attorno alle ore 16 circa, lo ricordo benissimo.
Il prete in questione, non era un quarantenne, ma aveva appena compiuto 54 anni pochi giorni prima, il 19 agosto.
Sorella … il prete in questione, era Padre Ariel !
Io ero assieme a lui e posso testimoniarle che le Gentili Signore della lavanderia le hanno raccontato il vero.
Rev. P. Ariel carissimo,
la foto che accompagna l’articolo è lo specchio dell’articolo e la didascalia finale dove spiega «un altro che non ha capito che i giovani in particolare non vogliono i preti conciati così», è la pietra tombale calata sulla Chiesa visibile.
Per darle però una piacevole soddisfazione, vorrei narrarle un racconto che mi ha fatto venerdì una signora che ha una lavanderia proprio dietro le mura del Vaticano …
… “è venuto un prete sui quarant’anni, vestito con la tonaca nera e ci ha chiesto se potevano lavargli con una certa urgenza la tonaca bianca, da usare in posti dove c’è molto caldo”. A quel punto la signora mi dice che è arrivata la sua lavorante che vedendo la tonaca bianca ha detto … “Ah, se è del Papa, dovrà venire lui di persona a prenderla, così lo salutiamo”. Il prete ha risposto: “no, è mia, la uso quando vado nei posti molto caldi”. Allora la lavorante ha detto al prete … “va bene, vorrà dire che il Papa ce lo saluta lei”. Senza peli sulla lingua il prete ha risposto … “se fosse meno impegnato a parlare con Eugenio Scalfari e più con i suoi preti, potrei anche salutarglielo”.
Vede, Padre Ariel, lei non è poi così solo, e ciò le sia di conforto.
Ci tenevo a riferirle questo divertente aneddoto.
Sr. Carla
P.S.
Saluti dalle mie consorelle
Caro p. Ariel,
la parabola dei due figli o della misericordia – come la rubricano i moderni presbiteri – sarebbe più comprensibile all’uomo di oggi, sempre secondo tali presbiteri, se iniziasse così :
«Un uomo aveva due figli. Un giorno il figlio minore disse a suo padre :” Padre dammi la parte di eredità che mi spetta perché voglio andare in città a divertirmi e a gozzovigliare un po’ con i miei amici “. Il padre allora gli rispose :”Figlio, sai cosa ti dico? Vengo anch’io con te!”».
Ci starebbe tutto l’armanentario della nuova pastorale: inclusione, accompagnamento e, alla fine dell’avventura, discernimento sull’esperienza vissuta e sviluppo di un giudizio di coscienza.
Per una più approfondita ermeneutica della stessa, citofonare Sosa o Galantino. Se assenti provare con Spadaro.
Grazie per il tempo che mi ha dedicato.
Grazie a lei per il modo elegante, ironico e triste con il quale ha dipinto con due pennellate una triste realtà.
Non vorrei sembrare troppo formalistico, anche perché io stesso – che però non sono prete – per lo più vesto casual nel senso piuttosto plebeo o letterale del termine, ma faccio notare che Don Marco ha le sneakers slacciate, che di solito sono una prerogativa o dei mocciosi sotto il diciottesimo anno di età, o dei modaioli in età adulta.
A proposito dell’attuale corte papale, in quest’intervista
http://www.corriere.it/cronache/17_ottobre_21/cardinale-muller-amici-papa-metodi-scorretti-stresa-f19a0f6a-b5d8-11e7-8b79-fd2501a89a96.shtml
il card. Müller chiarisce alcune cosette.
Caro Padre Ariel,
ho letto il suo ultimo articolo: un vero capolavoro. La conclusione mi ha commosso. Mi rendo conto di cogliere anch’io – come tanti – il dramma, se solo non sfociasse nella tragicommedia di questa Chiesa “al tramonto”, talmente “in uscita” di rivelarsi prossima alla dipartita.
So che il paragone regge fino ad un certo punto, ma qualcosa dell’articolo mi ha rammentato – da buon appassionato di letteratura mitteleuropea – la conclusione dell’opera di Joseph Roth La marcia di Radetzky, con la morte dell’Imperatore Francesco Giuseppe e la fine del mondo che l’anziano imperatore incarnava. Se allora si trattava della scomparsa di un modello sociale, di una famiglia, di un modus vivendi, oggi si assiste al crollo di qualcosa di molto di più: forse la fine della Chiesa “visibile” per come l’abbiamo conosciuta, cristallizzata nella venerabile figura del Sommo Pontefice Benedetto XVI.
E mi rendo conto della terribile impotenza di tutti noi di fronte a tutto ciò.
Niccolò N.
Rev.mo Padre,
ho 82 anni, gran parte dei quali vissuti male, per la conseguenza dei danni da me compiuti, con il sollecito aiuto di mia moglie, passata a miglior vita tre anni fa.
Sono un ex professore universitario ed un ex libero professionista e agli inizi degli anni ’70 mi sono ritrovato con due figli non ancora adolescenti.
Mia moglie (medico psichiatra ed ex militante della estrema sinistra, come lo ero io), abbiamo cresciuto i nostri figli al di fuori di tutti gli “schemi borghesi”. Con i figli bisognava “dialogare, dialogare…”, niente più autorità e autoritarismi, niente più comandi o imposizioni. Le stesse parole “mamma” e “papà” erano “borghesi”, meglio quindi che i figli ci chiamassero per nome.
Nessun segreto, confidenza totale. Il pudore? Retaggio di altri tempi, della mentalità catto-repressiva, fucina di frustrazioni, di tabu e di psicologie complessate.
Quello che abbiamo dovuto soffrire con i nostri figli adolescenti, da noi cresciuti a questo modo, a partire da metà anni ’80, non è nemmeno narrabile, veramente, non è narrabile.
La vita con mia moglie, dalla quale non mi sono mai divorziato, pur avendo pensato spesso di farlo, è stata quella di due separati in casa.
Irriso da mia moglie, rimasta sempre un’irriducibile sessantottina comunista, e dai miei figli, che invece non credevano a niente, se non ai soldi e alla bella vita, nel 1991 mi riavvicinai alla fede, dopo avere conosciuti degli amici che facevano parte della Comunità dei Figli di Dio di Don Divo Barsotti, con cui ebbi modo di parlare diverse volte nei pressi di Firenze.
Dopo la morte di mia moglie, i miei figli hanno cessato di frequentarmi, e proprio non vogliono vedermi. Le loro vite sono un disastro, sotto tutti gli aspetti umani e morali. Si sono divorati il patrimonio ereditato da mia moglie dalla sua famiglia, quello da me ereditato dalla mia, e le nostre due intere vite di lavoro. Non ho più una casa di proprietà, perché i miei figli, dopo essersi mangiate le loro prime e seconde case, si sono mangiati anche la mia. Sempre su consiglio di mia moglie, avevo passata la proprietà della mia casa a uno dei figli, così che ne avessero due di proprietà ciascuno, finché un giorno una banca me ne ha notificato il pignoramento.
Se non avessi una buona pensione e se non avessi imboscato qualche risparmio di nascosto, non so oggi come me la passerei nella vecchiaia.
Mi fermo qui, caro e Rev.mo Padre Ariel, per dirle infine che il genere di genitore che lei ha descritto in questo articolo, sono io, e mia moglie, che Dio l’abbia in gloria, è stata perfino peggiore di me. Almeno, io, avanti con l’età, mi sono ravveduto, ho fatto i conti con i miei errori irreparabili, e sono tornato nella Casa del Padre, lei, invece, è rimasta per tutta la vita nella “Casa di Marx”, spiegando con i mezzi della miglior scienza psichiatrica, quanto avessero sbagliato gli altri, tutti, meno che lei.
Il povero Papa Francesco, lasciatelo così com’è, all’età che si ritrova. Capisco che ogni giorni semina un danno, ma abbiate pietà di lui, lasciatelo alla sua incoscienza di genitore irresponsabile, è meglio.
Avete idea di che cosa voglia dire, per un genitore, acquisire consapevolezza di avere rovinata la vita a due figli, con la sua mala educazione, più ancora che aver rovinato la vita a se stesso?
Ha 81 anni, questo povero argentino rimasto fermo agli schemi psicologici e sociali degli anni ’70, è una persona visibilmente mai evoluta a livello umano e intellettuale, lasciatelo vivere e morire così com’è, con le sue illusioni, perché il buon Papa Francesco è proprio come mia moglie … è solo capace a vedere e indicare come e dove sbagliano gli altri.
Una preghiera per me.
Carissimo X X ,
La sua lettera va letta, oserei dire “in ginocchio”, poi meditata come un testo tratto dal nostro Ufficio delle Letture.
Tutto il resto, ce lo siamo detti in privato, in più occasioni; e continueremo a dircelo, perché siamo più noi ad avere bisogno delle testimonianze come la sua, specie dinanzi alle dannose testimonianze ecclesiali ed ecclesiastiche nostre.
Scriveva San Pio X in apertura della lettera apostolica “Notre charge apostolique”:
“La nostra carica apostolica ci rende doveroso vigilare sulla purezza della fede e sull’integrità della disciplina cattolica, preservare i fedeli dai pericoli dell’errore e del male, soprattutto quando l’errore e il male sono loro presentati con un linguaggio trascinante, che velando l’incertezza delle idee e l’equivocità dell’espressione con l’ardore del sentimento e con l’altisonanza delle parole, può infiammare i cuori per cause seducenti, ma funeste…”
… oggi invece…
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NdR. I Lettori possono leggere in testo della lettera menzionata QUI
Le pecore fedeli sembra che abbiano l’obbligo di baciare il bastone del pastore che le bastona per la loro fedeltà, mentre le pecore smarrite, che nell’ovile non intendono affatto entrare, e che per tutta la vita hanno disprezzato l’ovile ed i suoi pastori, oggi plaudono al pastore rivoluzionario “venuto dalla fine del mondo”, che fa cose dell’altro mondo, sconvolgendo sia questo mondo che l’altro mondo …
Caro don Ciro,
a te che ogni tanto stilli epigrafi formidabili sui commentarii de L’Isola, volevo dire una cosa, sperando in una risposta gioiosa …
P. Ariel, nell’articolo, usa la foto di un certo sacerdote jeans and rock’n roll.
In comune, questo prete e io, abbiamo il vescovo, e il vescovo ha, quindi, noi due come preti.
… ecco, io non dimenticherò mai l’espressione del vescovo, quando “osai” presentarmi da lui con la talare addosso.
Mi tornò alla mente la canzone di quel cartoon che diceva … si trasforma in un razzo missile coi circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va …
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NdR
Ufo Robot, vedere QUI
Caro confratello padovano,
eh, già, di questi tempi siamo veramente ridotti a Pane&Cipolla, tempi di gran carestia!
Anziché commentare, vorrei invitare te e tutti i lettori di questa felice isola, a dedicare appena 10 minuti alla visione di questo filmato, protagonista del quale è un grande e irripetibile Vittorio Gassman.
In questa gag intitolata Tantum ergo, il vescovo (Gassman) entra in una chiesa diretta da un pretino in jeans, abituato a fare più o meno i suoi spettacolini social con il popolo ridotto a collettivo, od a platea ascoltante. Ma il vescovo, abilmente, riesce a tirare fuori dai fedeli la loro antica anima di sempre.
Guardatelo, perché questa, ieri come oggi è la storia, questo, ieri come oggi, è il popolo di Dio.
Padre Ariel che lo ha capito benissimo, lo ripete da anni, a noi preti suoi confratelli, specie ai sordi ripiegati sulle mode di se stessi.
Rev.Padri Don Ciro e Don Ariel,
pensate un po’, questo film è vecchio di quarant’anni, era il 1977, erano altri tempi…
Autori e registi di quel film, nei diversi episodi, tratteggiavano gli aspetti negativi delle diverse istituzioni (mondo della nobiltà, della politica, della magistratura), in Tantum ergo la satira riguardava la Chiesa, presentavano – irridendoli – i comportamenti, i vizi, e i difetti, la mediocrità dell’italiano di allora
Certo quel prete operaio e capopopolo, più che ministro di Dio… pensava alla giustizia sociale; stavamo vivendo i tempi della contestazione verso tutte le autorità superiori.
Certo quel cardinale aristocratico, quella foggia dell’abito, quell’antica tonalità della porpora, quell’uso dei guanti, quel linguaggio forbito…
Certo quel cardinale aveva carisma, annichilisce quel prete … sopisce i bollori, ristabilisce il rispetto per la sacralità del luogo, trascina quei fedeli a lodare il Signore…
però …quel cardinale – invero frettoloso – avrebbe perlomeno dovuto terminare il canto e impartire una solenne benedizione a quella gente.
Allora credevamo di essere agli albori di un altro mondo, veniva auspicato il ritorno alla sobrietà dei costumi …
Lasciando correre, lasciando correre, oggi costatiamo che la sciatteria nell’abbigliamento ha contagiato tutti, viene richiesta/condivisa anche da vescovi, da cardinali, e viene tollerata/accettata perfino in Vaticano, perfino in certe udienze ufficiali …
E non solo la sciatteria, ma anche la mancanza di carisma, con rare eccezioni.
Viva la Sotana
Ettore
P.S.
paradigmatico, esemplare, encomiabile quello che ha scritto [NdR. di seguito sotto] l’anonimo professore universitario nella “Lettera Firmata”
Padre Ariel ha toccato ancora una volta il vero cuore del problema: lo squilibrio. Si, siamo nella dimensione dello squilibrio. Si va’ da coloro che aggrediscono il Papa per ogni nonnulla, a coloro che sembrano considerarlo (come scriveste tempo fa in un articolo sull’Isola) più perfetto di Gesù Cristo.
Ho invece “tremato” di fronte alla profezia, con la parola profezia scritta da padre Ariel tra virgolette, io invece, alla parola profezia, tolgo le virgolette …
Caro p. Ariel,
sei amato e odiato, apprezzato e disprezzato … come lo erano gli antichi profeti.
Su una cosa, però, tutti i preti, quelli che ti apprezzano (molti) come quelli che ti disprezzano (pochi, almeno secondo i miei personali dati statistici), siamo tutti d’accordo: sicuramente non aspiri a diventare vescovo e a diventare cardinale, questo è fuori dubbio.
Il compianto card. Caffarra aveva una stima molto profonda per P. Giovanni Cavalcoli e per P. Ariel, lo so perchè mi suggerì lui in privato, per chiarire alcuni miei dubbi, di leggere due precisi articoli su L’Isola di Patmos.
Non conosco personalmente i due padri, ma li stimo molto, e penso che non siamo pochi, a stimarli.
don Paolo – Ferrara
Mi trovo spesso in disaccordo con i suoi articoli, padre Ariel, ma questa volta è stato notevole, ha veramente ossequiato la Verità e offerto al lettore intuizioni non comuni relative all’attuale pontificato.
Credo che questa linea di difesa della Verità sia la preferita di molti suoi lettori che la stimano come sacerdote e come teologo e spesso non condividono la sua difesa dell’ indifendibile.
Il Signore la benedica.
Non vorrei sembrare troppo formalistico, anche perché io vesto casual nel senso piuttosto plebeo o letterale del termine, ma faccio notare che Don Marco ha le “sneakers” slacciate, che di solito sono una prerogativa o dei mocciosi sotto il diciottesimo anno di età, o dei modaioli in età adulta.