Il Disegno di legge Zan: quel che non faranno i “nemici”, lo faranno gli “amici”. Dobbiamo sperare e puntare sugli amici omosessuali che ragionano in modo lucido, perché sono molti

— attualità ecclesiale —

IL DISEGNO DI LEGGE ZAN: QUELLO CHE NON FARANNO I “NEMICI”, LO FARANNO GLI “AMICI”. DOBBIAMO SPERARE E PUNTARE SUGLI AMICI OMOSESSUALI CHE RAGIONANO IN MODO LUCIDO, PERCHÉ SONO MOLTI

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Amici gay, siamo onesti: quelli che vi chiamano frocio, sono gli stessi che danno della sgualdrina a una donna poco vestita e sono ancora gli stessi che si mettono a bestemmiare quando un religioso attraversa la strada per poi toccarsi i genitali in segno scaramantico. Sarebbero queste povere persone, non voi, a dover essere aiutate, perché chi commette tali eccessi vive degli evidenti problemi con la propria vita che non vengono certo sanati da un provvedimento di legge che prevede la repressione, l’ammenda o la reclusione.

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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il Gay Pride 2021 di Roma ha portato in processione questo “povero cristo” partendo dalla piazza della Basilica Lateranense, sede della cattedra del Vescovo di Roma, passando davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore e chiudendo queste goliardie blasfeme dinanzi alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, dove nel III secolo furono martirizzati i cristiani durante le persecuzioni di Diocleziano. Però deve essere approvata una legge apposita che persegua penalmente con estrema severità chiunque recasse offesa al mondo LGBT.

Il Gay Pride non rappresenta gli omosessuali e il mondo gay, è bene chiarirlo. Da sempre è la grottesca manifestazione degli eccessi, del chic e della puntuale blasfemia verso tutto ciò che è più sacro e caro al mondo cattolico e cristiano, il tutto inscenato da personaggi che rivendicano tutela e rispetto a colpi di leggi penali repressive, ma che da sempre rivendicano il diritto di insultare il sentimento religioso e la sensibilità umana altrui. Manifestazione grottesca organizzata e portata avanti da una minoranza che da sempre imbarazza profondamente la maggioranza degli omosessuali e del mondo gay, che noi Padri de L’Isola di Patmos conosciamo quanto basta per sapere che in quel teatrino del ridicolo-grottesco non hanno messo mai piede, proprio come i diretti interessati dichiarano da sempre, anche se le loro voci, che ripeto sono quelle dei più, sono da sempre soffocate da quelle dei meno.

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Volendo parafrasare Georges Benjamin Clemenceau possiamo dire che la proposta di legge Zan è cosa troppo seria e impegnativa per lasciarla nelle mani dei politici. E saranno proprio loro ― i politici pro-Ddl Zan ― ad affossarla inconsapevolmente. Ma andiamo con ordine.

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È certamente giusto e doveroso accantonare in tutta fretta le inconcludenti dichiarazioni del bastonatore “pittato e disinformato marito della Ferragni che, nella sua ultima live su Instagram, ha fatto una figura miseranda e miserevole argomentando su cose che non conosce e che non comprende per evidente impreparazione personale e imbarazzando a morte il sor Zan e il sor Cappato che tentavano di correggerlo ma senza risultato.

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Suor Anna Monia Alfieri, in modo molto più garbato ma deciso ha tentato di far ragionare il nostro tatuatissimo bauscia indirizzandogli una lettera di fuoco per confrontarsi con lui sul tema della Chiesa e soprattutto sul Ddl Zan (molto di più di quanto non abbia potuto fare Alberto Ravagnani il noto don-catto-youtuber osannato da Avvenire e dalla CEI). Ma cosa volete, le donne hanno sempre una marcia in più, Suor Anna Monia in modo particolare.

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Anche in questo caso non c’è stato nulla da fare, purtroppo. Il signor F. forte dei suoi 12 milioni di followers continua nella sua missione di illuminato che, dall’alto del palco del Concertone del 1° Maggio, dispensa copiosamente a tutti i suoi devoti la sua personalissima Vibhuti verbale che indirizza al bel pensare, al bel votare e al bell’agire.  Di una cosa però dobbiamo prendere atto, i sostenitori della Legge Zan ― signor F. compreso ― hanno davvero uno scarso margine di manovra. Per come si stanno mettendo le cose ora, sembrano spinti alle corde e, da quel che sembra dall’esterno (e forse anche all’interno!), questa situazione l’hanno contribuita a crearla loro, anzitutto cercando di vincere facile e poi cercando di portare avanti una guerra lampo nei confronti del secolare nemico: la Chiesa.  

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Al Senato i politici pro-Ddl Zan hanno stoicamente rifiutato qualsiasi forma di mediazione e di modifica. Ai tavoli dei capigruppo della maggioranza hanno considerato come irricevibili le alternative proposte. Senza colpo ferire hanno aperto di fatto la possibilità al voto segreto, cosa che viene fatta regolarmente ― secondo l’iter del Senato ― quando si giungono a situazioni come queste o quando si vengono a trattare questioni di etica. Diciamolo francamente la possibilità di andare al voto segreto fa terribilmente paura ai sostenitori del Ddl Zan perché sanno che è lì ― nel segreto ― che la coscienza di molti di loro sarà più libera di esprimersi senza condizionamenti politici e pressioni di sorta da parte di schieramenti sociali e di lobby. Ed è lì nel voto segreto ― non importa se fatto al Senato o alla Camera ― che quello che appare chiaro all’esterno spesso muta d’accento e di pensier. Come mai? Beh, domandatelo ai cattoliconi adulti integralisti e tradizionalisti che con la legge sul divorzio e sull’aborto, nel segreto della cabina elettorale, hanno fatto scuola dando il meglio di sé.

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Il Ddl Zan dovrà sostenere la prova del voto segreto al Senato dove ognuno è messo di fronte alla propria coscienza e non al partito o alle lobby. È curioso ma sembra il déjà-vu della guareschiana confessione di Peppone, fatta nottetempo a chiesa vuota davanti a un Don Camillo in stola e sottana dentro al confessionale, in cui l’animaccia rossa del sindaco di Brescello lasciava spazio a quella del buon cristiano, timorato anzitutto della propria coscienza in cui quel Dio che si sforzava di osteggiare in pubblico e con i compagni di partito aveva nel segreto del cuore ancora stabile e perpetua dimora (Mt 6, 3-17).

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Dio guida la storia e la guida anche attraverso le coscienze di coloro che sembrano, ai nostri occhi, i più lontani e ostili alla fede ma che poi si dimostrano incredibilmente i più ossequiosi, proprio così, cari Lettori. Sicuramente molto di più di coloro che si definiscono cattolici impegnati e apostolici romani e che passano il tempo a dileggiare sui social media i preti tacciandoli di ignoranza, pusillanimità e tradimento. Leggendo infatti commenti agli ultimi articoli del Padre Ariel sul Ddl Zan pubblicati su L’Isola di Patmos e condivisi anche su Facebook, resto impressionato da questa improbabile Lega Cattolica che vorrebbe fronteggiare la ben temibile e agguerrita armata LGBT+.

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In questi cattolici non c’è nulla, ma proprio nulla di concreto e di maturo, e ciò sia detto senza polemica. Sicuramente è colpa di noi preti che abbiamo allevato non fedeli ma kamikaze. Se togliamo le invettive millenaristiche e le minacce di punizione divina ai preti che a loro errato giudizio accolgono il peccatore pur stigmatizzando il peccato, non resta nulla. O che dire delle citazioni rimescolate della dottrina cattolica e condite in una snaturata salsa mariana priva di ogni senso teologico? Tutto ciò nutre il bisogno a fomentare l’odio e il vilipendio del popolo arcobaleno contro una Chiesa “medioevale” e oscurantista, colpevole di aver generato una pletora di figli misericordiosissimi.

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Per carità, se il popolo arcobaleno ha come sponsor il marito della Ferragni, noi non siamo messi meglio perché abbiamo Mons. Nunzio Galantino. Ognuno, del resto, ha le sue rogne in casa, però credo che sia doveroso dare voce a un confronto serrato con il vero popolo omosessuale molto più numeroso di quello del Pride che non ama comparire sulle scene ma che è dotato di quella delicatezza e signorilità che abbiamo potuto apprezzare nell’amato e compianto Paolo Poli e in altri dopo di lui.

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Sono convinto che è lì che bisogna insistere per cercare una vera resistenza, soprattutto a prescindere dalla Chiesa Cattolica che oggi è incapace di proferire qualsiasi analisi di buon senso sull’argomento o di esprimere anche il ben che minimo dissenso. Si veda, ad esempio, il caso del percorso che a Roma si sceglie per far sfilare il Pride. Itinerario che tocca i luoghi più cari della cristianità nella Città Eterna. La parata del Pride parte dalla piazza della basilica lateranense, la cattedrale metropolitana dove si trova la cattedra del Vescovo di Roma. Percorre Via Merulana e passa dinanzi alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per giungere e infine concludersi in Piazza della Repubblica, già Piazza Esedra, dinanzi alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, ultima opera realizzata da Michelangelo sull’antico complesso delle Terme di Diocleziano, luogo in cui furono martirizzati i cristiani nel III secolo. Avete mai sentito di rimostranze pubbliche da parte del Vicariato di Roma o dalla C.E.I. o dalla Santa Sede, ognuno per quanto attiene alla sua competenza?

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O avete forse sentito dai vari giornalisti e blogghettari cattolici, attivissimi sul web, prendere le difese pubbliche del Padre Ariel a seguito della recente querela che gli è stata notificata per la denuncia di un esponente e attivista della Lobby arcobaleno, con tanto di agguerrita associazione LGBT che si è costituita parte civile? Avete forse letto sui profili Facebook di quei giornalisti smaccatamente cattolici e pro-family un pallido sostegno verso Padre Ariel e alla sua dignità di sacerdote perseguitato ante tempus da un procedimento che potrebbe realizzarsi con molta più ferocia se la proposta di legge Zan venisse approvata? Perché a me risulta l’esatto contrario: quando Padre Ariel ha chiesto aiuto per le spese processuali a qualche fondazione cattolica o a cattolici apostolici impegnati e militanti, nonché danarosi, tutti questi grandi difensori della fede e della morale non gli hanno neppure risposto. Sono stati invece i nostri Lettori che, recepito l’appello, ci stanno inviando delle libere offerte per il fondo delle spese processuali, ed a tutti loro ― ai quali singolarmente è stato risposto con messaggi di ringraziamento ― non cesseremo mai di essere grati. Detto questo vedete bene quanto tristi siano gli esempi e quanto potrebbero moltiplicarsi. Come si potrebbe quindi non comprendere il diretto interessato che, con la sua ben nota ironia tosco-romana, giorni fa, in uno dei nostri colloqui privati, commentò: «Dio ci salvi dai cattolici apostolici romani impegnati e militanti sul fronte della suprema difesa della fede, della famiglia, della morale e della patria cristiana!».

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A fronte di tanti credenti, ecclesiastici o laici, che si chiudono dentro una indifferente superiorità che resta confinata al proprio orticello, ci sono tanti omosessuali maturi, che non solo non sono di sinistra, ma che neanche militano nelle lobby, nei circoli e nelle sezioni locali di partito. Ma che sentono il bisogno profondo di dire basta a questo andazzo surreale che primariamente lede la loro affettività e la usa come ariete per abbattere dei nemici che non esistono. Persone comuni, orgogliose del proprio anonimato e della propria condizione che, come nelle pagine della scrittrice Liala, non permettono alla loro affettività di essere spettacolarizzata e di oltrepassare l’intimità della camera da letto. Persone autentiche che non sentono la necessità di chiudersi nel ghetto di una categoria protetta e che nel pieno libero arbitrio vivono la loro condizione di omosessuali con serenità. E se per alcuni di questi la posizione della Chiesa non fa problema alla loro vita ― pur ribadendo che l’omosessualità per la Chiesa costituisce un disordine intrinseco e un peccato ― altri desiderano conservare ugualmente quel bisogno di Dio e di dialogo con la Chiesa che si rivela essere più forte e necessario della paura di venire insultati per strada.

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Amici gay, siamo onesti: quelli che vi chiamano frocio, sono gli stessi che danno della sgualdrina a una donna poco vestita e sono ancora gli stessi che si mettono a bestemmiare quando un religioso attraversa la strada per poi toccarsi i genitali in segno scaramantico. Sarebbero queste povere persone, non voi, a dover essere aiutate, perché chi commette tali eccessi vive degli evidenti problemi con la propria vita che non vengono certo sanati da un provvedimento di legge che prevede la repressione, l’ammenda o la reclusione.

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Mi piacerebbe infine vedere nei dibattiti televisivi e pubblici non sempre gli stessi anfitrioni del Ddl Zan che sono costantemente presenti in ogni talk-show e che magari discutono con il prete o con la convertita di turno in un dialogo ben misurato ma terribilmente noioso. Mi piacerebbe sentire omosessuali comuni che non la pensano come Alessandro Zan ma che non verranno mai presi in considerazione perché sono la prova vivente che anche nel mondo LGBT+ c’è molta divisione e discrepanza di idee.

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Bisogna cambiare la narrazione ufficiale e dire con semplicità che l’arcobaleno non è rappresentativo di tutti e di ciascuno. Non quella bandiera romantica che raggruppa e tutela ogni diversità. Il vero vessillo di tutela e l’educazione che forma l’uomo alla conoscenza piena dell’altro, come da tempo ripete nei suoi scritti, conferenze e interventi televisivi Suor Anna Monia che, all’educazione e alla scuola, ha dedicato i suoi studi e la sua vita. Tale educazione sta alla base della famiglia come cellula di ogni consorzio umano. La nostra Costituzione già prevede questo, di modo che rispettando l’individuo a partire dal sesso, dalla condizione sociale, dalla razza o dal credo professato, ognuno sia libero di essere quello che è senza doversi procurare bollini di garanzia. E questa libertà costituzionale, purtroppo, in diversi ambienti LGBT+ e nei Pride viene abbondantemente disattesa e tutto questo nel silenzio più completo e colpevole di coloro che assurgono a difensori e promotori del Ddl Zan.

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Mi piacerebbe sentire ragazzi omosessuali come Umberto La Morgia, Ferdinando Tripodi, il giovane giurista e poi escort napoletano Francesco Mangiacapra ― di cui le nostre Edizioni pubblicheranno a settembre un libro molto interessante ― e tanti altri gay che vivono la loro affettività in modo visibile, ragazzi risolti che si oppongono al Ddl Zan non perché omofobi o perché cattoliconi, ma semplicemente perché capaci di ridimensionare e discernere una emergenza che non esiste se non nella mente dei promotori di questo disegno di legge che spesso vivono profonde ferite che non saranno certo rimarginate o guarite con l’eliminazione dei presunti omofobi. Così come esistono omosessuali di buon senso che si oppongono al Ddl Zan, così esistono anche dei parlamentari e dei senatori di buon senso che pur appartenendo al PD o al Movimento 5 stelle hanno maturato un ben determinato giudizio critico riguardo a questo disegno di legge, lo stesso giudizio che il ragionier Fantozzi maturò a riguardo alla Corazzata Potëmkin.

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Il voto segreto darà voce non certo agli omofobi, non ai franchi tiratori, non ai volta gabbana, non ai vari Pillon di turno ma a tutti coloro che pur sentendosi in apparente sintonia con l’onorevole Zan, non lo sosterranno e forse già non lo sostengono in quanto hanno ben capito da molto tempo che questa proposta di legge ha in sé talmente tante falle, malumori e divisioni che l’unico modo per potersi decidere seriamente contro la discriminazione è affossare il Ddl Zan, mettendo fine a questa lunga agonia.

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Laconi, 12 luglio 2021

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Cari Lettori,

a proposito di “omosessualisti radicali”, vi prego di prendere visione dell’articolo scritto dal presidente delle nostre Edizioni [vedere QUI], nel quale chiediamo un sostegno per il fondo delle mie spese processuali. Sono stato reso oggetto di una querela che, per quanto infondata, mi impone però di procedere alla mia difesa in sede di giudizio e quindi mi obbliga a spendere soldi per le spese legali. La logica è palese: colpirne uno per spaventarne e metterne a cuccia mille. Per questo confido tanto sul vostro prezioso aiuto.

Ringrazio coloro che sino a oggi hanno inviato un contributo per il fondo spese processuali, ed ai quali ho inviato in privato un messaggio di ringraziamento. Purtroppo, ad alcuni, non ho potuto invece rispondere, perché assieme alla loro donazione non hanno inviato un messaggio con la loro email. Li ringrazio tanto in queste righe, dispiaciuto per non avergli potuto inviare un messaggio di ringraziamento.

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«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
ma portare, diffondere e difendere la verità non solo ha dei
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25 commenti
  1. orenzo
    orenzo dice:

    Siccome sono stato chiaramente accusato di essere uno di quei cattolici intolleranti che rovinano il lavoro dei cattolici tolleranti, vorrei far presente che le mie discussioni con i fratelli omosessuali vertono prioritariamente sul fatto che in natura, a parte rarissime aberrazioni cromosomiche, gli uomini hanno cromosomi XY e le donne cromosomi XX.

  2. Flambeau
    Flambeau dice:

    GENTILE FLAMBEAU,

    QUESTO SUO COMMENTO, INIZIALMENTE PUBBLICATO, È STATO CANCELLATO SU RICHIESTA DI DIVERSI LETTORI CHE SI SONO SENTITI PERSONALMENTE OFFESI PER I GIUDIZI TEMERARI E NON CORRISPONDENTI A VERO CHE LEI HAI ESPRESSO SU PADRE IVANO E SU DI ME

    Ariel S. Levi di Gualdo, presbitero

    • Padre Ariel
      Don Francesco Messina dice:

      Sulla vipera non si discute, personalmente avrei detto anche molto di peggio.
      Poi, dare del “Don Abbondio” a Padre Ivano, così, con la massima nonchalance, e per di più da parte di un … coraggiosissimo anonimo.
      Ma perché, pubblicate commenti di questo genere?
      Cestinateli e basta, non sarebbe meglio?

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Caro Confratello,

        hai ragione, ma la cosa è un po’ più complessa, cerco di spiegarmi.
        Molte persone non si limitano a fare domande ma a scrivere anche commenti agli articoli, che possono essere positivi o negativi.
        Se noi pubblicassimo solo i commenti positivi, faremmo uso e abuso di lettori selezionati per “lodi auto-celebrative”.
        Pertanto, è necessario e doveroso pubblicare anche commenti critici negativi, a volte anche altamente critici negativi, qualche volta insolenti e talora persino offensivi.
        Ciò che invece è doveroso non pubblicare sono i commenti profondamente offensivi scritti, sempre e di rigore, da persone anonime.
        Bisogna dare una visione realistica delle cose e quindi della realtà, accettando anche commenti negativi e sfottenti, purché non superino, come ti ho appena spiegato, i limiti del buon gusto e della decenza, o commenti che contengono invece falsità palesi o eresie presentate come verità di fede.

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Caro Confratello,

        su richiesta dei una lettrice che ci ha inviato una lettera molto toccante, la Signora Luisa M. Manservigi, tenendo poi conto del commento pubblico tuo, di Don Ciro (Napoli) e di diversi altri commenti privati a noi giunti, abbiamo rimosso il commento di certo Flambeau, al quale anche tu avevi risposto in tono di disappunto.

    • Padre Ariel
      Don Ciro (Napoli) dice:

      Padre Ivano un “Don Abbondio”?
      In pratica come riscrivere la storia e affermare che Leone Magno andò incontro ad Attila, scese da cavallo, si gettò a terra ai suoi piedi e piangendo e tremando di paura lo supplicò dicendogli … pietà, abbi pietà di me!
      Secondo me a certa gente il caldo crea effetti collaterali devastanti.

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Su richiesta dei una lettrice che ci ha inviato una lettera molto toccante, la Signora Luisa M. Manservigi, abbiamo rimosso il commento di certo Flambeau, al quale Don Ciro aveva risposto con questo suo post.

  3. Don Ettore Barbieri
    Don Ettore Barbieri dice:

    Sul limitare i danni nulla da dire. Anzi. Inoltre, non penso che lei sbagli; ancora 20-25 anni fa apparire come omosessuali o transesessuali era un marchio di infamia. Però ciò non significa che sia qualcosa di cui andare orgogliosi. Ciò che intendevo dire è che la cosiddetta cultura omosessuale si è talmente imposta da far accettare a tutti come ovvi una serie di termini e concetti che non lo sono per nulla. Si sarà certamente accorta di come da una decina d’anni a questa parte molti giovani considerino ormai l’omosessualità come cosa del tutto normale o meglio vivano nell’idea pansessualista secondo cui, appunto, non esiste una “misura” della sessualità. Perciò, – e forse non mi sono fatto capire -, ritengo non si debba concedere nulla alla mentalità omosessuale, perché porta con sé necessariamente una visione distorta della realtà, a meno che la persona stessa non si renda conto di essere in errore e cerchi di cambiare vita, naturalmente.
    Grazie per le sue preghiere che cercherò di contraccambiare.

    • Padre Ariel
      Suor Anna M. Michelini dice:

      … credo che tutti, caro Don Ettore, abbiamo conosciuto omosessuali che non hanno ostentato mai con orgoglio la loro condizione omosessuale, diversamente da quel che accade oggi. Come è vero ciò che lei dice tra le righe, cioè che il genere sessuale non è una scelta, ne io potrei alzarmi domani mattina dicendo di sentirmi uomo e di pretendere di essere accettata come soggettivamente mi sento, salvo perseguire ai sensi di legge chiunque mi ricordasse che sono una donna e che questa è la realtà di fatto. Quindi è vero che l’omosessualismo, inteso come ideologia, porta, come lei dice, o peggio cerca di imporre, una visione distorta della sessualità.
      Lungo sarebbe il discorso, come lei ben sa, dell’insegnamento del gender nelle scuole, perché trasmettere a dei bambini, così profondamente influenzabili e manipolabili, il concetto che il genere sessuale non è qualche cosa di connaturato sin dalla formazione del feto nel ventre materno, ma una libera scelta della persona, produrrebbe dei disastri ai quali si preferirebbe sul momento nemmeno pensare.

  4. Padre Ariel
    Don Ciro (Napoli) dice:

    Caro padre Ivano,

    ottimo articolo, come sempre, del resto.
    Fatto accaduto la scorsa domenica: una coppia di gay ha partecipato alla Messa nella mia parrocchia mano nella mano, con un atteggiamento che dire provocatorio sarebbe eufemistico. E mano nella mano si presentano a ricevere la Comunione, che con discrezione gli ho negato. Uno dei due si è messo a inveire che era suo diritto ricevere la Comunione che viene data anche ai camorristi. Sono andato a deporre la pisside sull’altare perché non era il caso di discutere con il SS. Corpo di Cristo tra le mani e gli ho risposto che sì, può anche essere che i camorristi ricevano la Comunione, però non si presentano in chiesa ostentando la loro appartenenza ai clan camorristici e pretendendo di essere riconosciuti e legittimati come tali.
    Come vedi, padre Ivano, questo è già il presente, senza attendere chissà quale futuro.
    Concordo in pieno con te, che ti interroghi, di fronte a certe “parate” che toccano a Roma tutti i luoghi più simbolici per la cristianità, in quali altre faccende siano affaccendati i membri della CEI e la Santa Sede. Più o meno come quando da noi il Gay Pride sfilò davanti al santuario della Madonna di Pompei.

    (inviato piccolo obolo per le spese legali di padre Ariel)

  5. Padre Ariel
    Suor Laura M. Michelini dice:

    Penso (ma forse sbaglio) che certa pletora di cattolici alquanto strani abbiano, e mostrino, una inquietante incapacità a comprendere l’ovvio. O che forse ciò che è ovvio per noi non lo è per altri?

    Questo articolo è un po’ la prosecuzione del precedente di Padre Ariel che spiega la necessità della “mediazione” e non del compromesso. Azzeccatissima la citazione del Vangelo sul re che prima di muovere guerra a un altro re deve fare i conti con i soldati, con le forze che ha.

    Caro Padre Ivano, vivo nel mondo della scuola (insegno alle medie di una paritaria cattolica da 30 anni), e concordo totalmente con voi sul fatto che, certi rumorosi cattolici possono solo recare grave danno, perché i promotori di questo Ddl usano le loro frasi aggressive e intolleranti per ribadire la necessità di questa legge.

    Come possono (non faccio i nome perché non è necessario), in questo momento delicatissimo, certi blog e siti cattolici anche di una certa diffusione, rivolgersi al mondo omosessuale chiamando i gay in modo dispregiativo “invertiti, sodomiti, pederasti”?

    Questi cattolici (se cattolici sono!) stanno lavorando per fornire ragioni per l’approvazione di questa legge. E domani, noi, ci ritroveremo obbligati, nelle scuole paritarie cattoliche, all’insegnamento del gender. In simile non auspicato caso, posso dire fin da adesso che noi, la nostra scuola, la chiuderemo senza pensarci sopra un istante in più, e non credo che sarebbe la sola a scegliere di chiudere.

    Grazie cari Padri, vi sostengo con una preghiera e ho mandato una piccola offerta a nome della nostra comunità religiosa per il fondo spese processuali di Padre Ariel.

    Suor Laura M. Michelini

    • stefano
      stefano dice:

      Gentile Suor Laura, ognuno reagisce come sa e come può, ma ad essere totalmente ingiusto in questo caso è quell’infame progetto di legge liberticida, non la reazione di chi non ce la fa a star zitto. Che certe reazioni siano poco opportune mi pare un problema secondario e, comunque, niente affatto in grado di propiziare l’approvazione della legge, ma questo è un parere mio. Non mi sembra però il caso che i cattolici “normali” si sentano liberi di tirare sempre la croce addosso a quelli “strani”, sbagliando completamente bersaglio, con l’unico risultato di dare di fatto ragione a chi non ce l’ha (“hai visto che ci vuole una legge, lo dicono pure i cattolici?”) e di provocare l’ennesima spaccatura tra i figli di Dio. Battersi contro la legge Zan è battersi per la libertà di pensiero e di espressione, due diritti inalienabili, anche dentro la Chiesa.

      • Padre Ariel
        Suor Laura M. Michelini dice:

        Gentile Stefano,

        i cattolici, i figli di Dio, si sono spaccati da loro stessi e da diversi decenni.
        Non so, se Padre Ivano o Padre Ariel, ricordo però un articolo su questa Isola nel quale si piegava in modo lucido (cito a memoria) che i cattolici corsero alle urne a votare a favore del referendum sull’aborto e la domenica dopo tornarono a lavarsi le mani dentro le acquasantiere.
        Io non sono teologo, ho fatto gli studi in lettere classiche, però conosco e ho insegnato per molti anni il catechismo. Quindi molto meglio di me i Padri teologi dell’Isola possono spiegare il “peccato originale”, di cui noi non abbiamo colpa, ma che ci è stato trasmesso con tutto ciò che esso comporta.
        Qualcuno di noi potrebbe anche dire che non è colpa nostra ma di Adamo ed Eva, e in effetti è colpa loro, ma gli effetti di quel peccato sono ricaduti su di noi che non lo abbiamo commesso. Forse lei non ha votato all’epoca (anzi chissà se era già nato, non conosco la sua età), ma le conseguenze di quell’esercito di cattolici andati alle urne a votare a favore dell’aborto sono ricadute su di noi, in quello e in vari altri casi.

        Leggo da anni Padre Ariel che nei suoi articoli ha spiegato in lungo e largo il concetto di decadenza e che cosa essa produce quando superata la soglia di non ritorno diventa irreversibile, tema sul quale ha scritto articoli veramente memorabili.

        Il problema è che oggi, i cattolici depressi, hanno solo la capacità di ascoltare se stessi, non le guide e i maestri, ai quali sono capaci solo a dire “non sono d’accordo … io penso che …”. E quando hanno detto “io”, con ciò hanno detto tutto, e più o meno chiuso il discorso.

        Può essere che questa legge finisca affossata, però, può essere finisca approvata. A questa seconda eventualità bisogna pensare, e nel caso cercare di limitarne la portata dei potenziali e gravissimi danni che proprio a noi cattolici ne potrebbero derivare.

        Padre Ivano, e Padre Ariel con il suo articolo di pochi giorni fa, hanno posto un preciso quesito che sembra non averla sfiorata, cioè che noi, allo stato in cui siamo ridotti oggi, non possiamo pensare, peggio illuderci, di avere forze (e anche capacità) per combattere contro una potentissima e agguerritissima lobby internazionale come quella LGBT.
        Lei pensa di poterlo fare? Come, con quali mezzi, risorse e uomini? “Voi” propendete a dare la colpa alla Chiesa e al clero, che in pratica equivale a dire che è colpa di Adamo ed Eva (e lo è) ma ciò non cancella il dato di fatto del peccato originale ricaduto su tutti, a prescindere dai diretti colpevoli.

        Lottare senza mezzi, uomini e risorse vuol dire perdere qualsiasi battaglia, glielo dice una povera donna di 72 anni che fece la prima professione religiosa 50 anni fa vestendo lunghe e nere vesti, con la fasciatura al volto e il lungo velo, e mi sentivo tanto a mio agio, con quelle austere vesti. Oggi, con un certo imbarazzo, sono costretta a portare (come tutte le mie consorelle), il vestito poco sotto le ginocchia, di un colore indefinibile tra grigio e azzurro, perché così fu deciso, e perché all’epoca, quelle che come me avrebbero potuto reagire a quella e molte altre cose, non lo fecero. Oggi non do la colpa ne alla Chiesa, ne alla mia congregazione ne alle suore di ieri e di oggi, do la colpa solo a me stessa.
        Lei, invece, pensa davvero che sia sempre colpa degli altri e che siano gli altri a dover risolvere i problemi, semmai in maniere anche alquanto improbabile?

        • stefano
          stefano dice:

          Suor Laura, non capisco perché lei mi collochi tra un “voi” non meglio specificato, usato solo per rimarcare le distanze, e perché lei dica che io accuso la Chiesa quando è di tutta evidenza con chi ce l’ho. Le sono forse sembrato ostile? Me ne scuso. La mia intenzione era solo quella di far cessare il fuoco amico, ma più mi sbraccio e più mi sparano contro.
          Io la penso così: se la legge Zan sarà approvata, non sarà perché qualcuno tra noi ultimamente si è espresso in modo poco elegante, ma perché così è stato deciso da tempo in ristrette cerchie internazionali che hanno il potere di imporre agli Stati qualunque decisione in campo legislativo, economico e giudiziario (oltre alle guerre, le pandemie e i piani vaccinali planetari). Se invece non sarà approvata, sarà solo per un intervento diretto della Madonna, la quale, tuttavia, vuole che i suoi figli siano uniti (e quale miglior causa), così come, contrario, il Nemico ci vuole divisi per sterminarci uno ad uno. Una Chiesa divisa non fa paura a nessuno, mentre una Chiesa unita, anche se minoritaria, è argine allo straripare del male. In tale santa e tutt’altro che improbabile circostanza si ricordi quindi chi ringraziare. Mi creda, non saranno quelli che volevano fare i patti col diavolo.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Lei ha un grosso problema, glielo dico con profonda tenerezza pastorale: è incapace anzitutto a leggere e comprendere quel che viene scritto, lo fraintende perché non ha la capacità di ascoltare altri fuorché se stesso, infine, senza rendersene conto, diventa anche insolente e offensivo.
            Purtroppo, a persone che hanno articolato dei discorsi basati sul buon senso comune, la logica e la realtà innegabile dei fatti, neppure si è reso conto di averli insultati tacciandoli di voler fare patti con il diavolo.
            Lei è messo male, mio caro, cosa di cui mi dispiaccio profondamente, ma so quanto è difficile, a volte impossibile, aiutare chi non vuol essere aiutato e far ragionare chi si rifiuta di articolare anche un elementare ragionamento logico e razionale.
            E infine il colpo di magia: la figura della Madonna trasformata in una via di mezzo tra Mago Merlino e la Fata Morgana che a un certo punto arriverà con la bacchetta magica a risolvere i nostri guai.
            E questa, lei, per caso la chiama anche “fede cattolica”?

            P.S.

            Affinché la Chiesa sia unita, quelli come lei devono imparare ad ascoltare i maestri e a seguire i loro insegnamenti, anziché dire “io penso che…” e fregarsene di tutti quanti i maestri e i sacerdoti.

          • stefano
            stefano dice:

            Quando ieri al Senato, per un solo voto, la discussione del ddl Zan non è stata rinviata sine die (leggasi definitamente affossata), peraltro con l’assenza ingiustificata di sette senatori tra FI e Lega, ho ripensato a chi più sopra mi richiamava al buon senso comune del Vangelo, cioè a valutare bene se valga la pena fare la guerra con 10.000 uomini a chi ti viene incontro con 20.000, e, semmai, non provare invece a metterti d’accordo con lui finché sei in tempo. Peccato che stavolta era il nemico a farsi i conti prima con i suoi 10.000 uomini, mentre noi 20.000 beoti con la vittoria in mano, applicando il Vangelo all’incontrario, abbiamo optando da subito per l’accordo al ribasso. Complimenti agli strateghi della CEI, per non dire di peggio.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Stefano,

            faccia poco lo spiritoso, perlomeno con me, quindi organizzi una raccolta firme per proporre un referendum abrogativo della legge sull’aborto, poi ci racconti – con i numeri alla mano – quanti sono i cattolici che si sono precipitati di corsa a firmare, numerosi a tal punto da intasare le piazze dove si trovano i banchetti della raccolta-firme.

            Lei vive fuori dal mondo del reale. Quindi il problema non è nostro che cerchiamo di vivere nel reale e alla luce del buon senso, il problema è tutto quanto suo.

          • stefano
            stefano dice:

            Caro p.Ariel, non mi permetterei mai di fare lo spiritoso con lei, nel senso di mancarle di rispetto, cerco solo di alleggerire la gravità della situazione ricorrendo all’ironia. Né ce l’ho poi coi padri dell’Isola di Patmos per la loro posizione in favore, chiamiamolo così, del “male minore”. La mia stima per voi non cambia anche se ritengo tale posizione sbagliata, in primis, nell’ordine della ragione, ma anche nell’ordine della fede, perché, nel dilemma tra due mali alternativi e inevitabili, il male minore è sì una scelta obbligata ma, non può certo orientare un accordo politico per evitare la prigione che, in sé, non è neanche un male e neppure inevitabile (specie quando si può ancora contare su una sufficiente maggioranza in Parlamento per contrastare la deriva omo-trans-totalitaria). La vicenda del voto al Senato dimostra (ma già si sapeva) che c’è una maggioranza che, per insipienza o per malafede – chi può dirlo? – qualcuno più cattolico degli altri ha programmaticamente rinunciato a compattare, preferendo che andasse in scena la pantomima della finta opposizione impallinata dai franchi tiratori, al solo scopo di sacrificare la verità a quel totem ideologico chiamato “dialogo”, rifiutando, pur potendo, di affossare definitivamente una legge liberticida. Ora, se lei volesse confutare, nel merito, questa mia tesi, cioè senza buttarla sul piano personale, per es alludendo a miei presunti problemi psichiatrici, come se questo fosse un argomento decisivo, io ne sarei sinceramente lieto. Sono anche un po’ stanco di essere una voce fuori dal coro.

    • Padre Ariel
      Don Angelo Rossit dice:

      In cammino verso i 70 posso dire che ai nostri genitori, soprattutto, ma anche a noi da adolescenti e giovani, che fummo, mai sarebbe passato per la testa di insultare i preti come hanno preso il vezzo a fare certi … “cattolici” su un internet spesso dagli stessi ridotto a una gran fogna. Oggi dobbiamo invece vedercela con persone che vengono in chiesa nemmeno per Natale e Pasqua, ma solo per Natale, che dinanzi a meno di 10 minuti di predica te ne rovesciano addosso di tutti i colori, o perché 10 minuti sono troppi, o perché non hai parlato bene, o perché quello che hai espresso di perfettamente aderente alla dottrina cattolica loro non lo condividono e semmai (è accaduto a me, e nemmeno una volta sola) vengono anche a dirti … “ah, io non sono d’accordo con quel che ha detto”. Per tornare poi al Natale successivo, senza avere nemmeno la più pallida idea di quel che accade dall’inizio alla fine della Messa, e soprattutto che cosa si celebra e perché.
      Questi sono i “cattolici” che ci insultano sui social. E questi cattolici dovrebbero far da barriera al ddl Zan?

    • Don Ettore Barbieri
      Don Ettore Barbieri dice:

      Cara Suor Laura, ciò a cui mira il ddl Zan non è una ipotetica protezione delle persone omosessuali da ingiuste aggressioni fisiche o verbali, ma l’approvazione tout court dell’omosessualità a livello sociale e giuridico, con la relativa criminalizzazione di tutti coloro che la pensano diversamente. Il condannare la pratica omosessuale o l’averne un salutare schifo non deve diventare un grimaldello da dare addosso alle persone, le quali spesso sono ignoranti o addirittura in buona fede, ma stiamo molto attenti all’uso di tutta una terminologia che il mondo omosessuale ha di fatto imposto: gay e nella vita omosessuale non c’è proprio nulla di felice perché è una sessualità mortifera, comunità, quasi che l’essere omosessuali fosse la base per costituire una società nella società, omofobia, quando una buona parte della gente non ha paura degli omosessuali, ma fastidio e anche schifo per ciò che abitualmente praticano, eterosessualità, quando la sessualità, per sua natura è soli etero e così via. Tutto il movimento omosessuale, dai suoi inizi alla fine della guerra in USA e un po’ più tardi altrove, non è stato altro che una pretesa di riconoscimento di ciò che non può averne. Ricordo le parole di Giovanni Paolo II dopo il gay pride del 2000: sembrano passati non 21 anni, ma 200.

      • Padre Ariel
        Suor Laura M. Michelini dice:

        Rev.mo Don Ettore,

        avevo appena terminato di rispondere a Stefano che, appena inviato il messaggio, leggo questo commento suo.
        Non entro nel merito, del tutto condivisibile, di ciò che nella sostanza lei afferma; e lo afferma con cognizioni ben superiori alle mie, perché come sacerdote lei esercita il ministero della confessione e ha un contatto molto diretto e profondo con certe problematicità.
        Ripeto quindi che, se questo disegno di legge non sarà affossato (cosa che per quanto mi riguarda spero), dobbiamo auspicarci che sia approvato con tutta una serie di emendamenti che facciano salva la libertà di opinione, espressione, educazione e insegnamento, quindi la libertà della Chiesa a trasmettere, insegnare e ribadire ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è morale e ciò che è disordine morale ecc …

        Come già ho risposto poco prima, concordo con Padre Ivano e Padre Ariel quando spiegano che noi al momento non abbiamo forze, mezzi e soldati per fare e vincere una battaglia contro un esercito così potente e agguerrito. Giudico a mio modesto avviso sapiente l’esortazione di Padre Ariel che, richiamandosi al Vangelo, spiega che un re non può con 10.000 uomini muovere guerra a un re che ne ha 20.000, cercherà allora di inviargli una ambasceria di pace. Non si tratta, qui, di fare pace con gli LGBT, ma di mediare, che non vuol dire (come ha spiegato Padre Ariel) cercare compromessi, che anzi vanno sempre evitati, ma cercare di limitare al massimo il danno quando, purtroppo, non si è in grado di fare e vincere una guerra che, purtroppo, da parte nostra, allo stato in cui realisticamente versiamo sarebbe perduta in partenza.

        Poi può anche essere che io sbagli, semmai anche in modo clamoroso, a maggior ragione confido sulla sua comprensione sacerdotale e sulle sue preziose preghiere.

  6. Padre Ariel
    Luigi70 dice:

    Articolo di magistrale equilibrio, sapienza e realismo.
    Grazie carissimo Padre Ivano.
    Anch’io ho guardato i commenti su facebook … e che dire: se i cattolici fossero quelli che scrivono certe cose tutti noi, molto ragionevolmente, dovremmo affrettarci a cambiare “mestiere”

    Luigi (presbitero pugliese)

    • Padre Ariel
      Luisa M. Manservigi dice:

      Bologna 13 luglio 2021

      Rev.mo e caro Padre Ariel,

      con lei condivido diverse cose, anzitutto il contenuto dei suoi articoli e poi dei suoi libri, che ho tutti, ed in più occasioni li ho acquistati per farne regali, soprattutto a certi cattolici confusi e smarriti.

      Con lei condivido anche un’altra cosa: la data di nascita. Entrambi siamo nati il 19 agosto, seppur con una differenza: lei compirà 58 anni e io 80, quindi potrei essere sua madre. E Dio solo sa, di un figlio sacerdote come lei, quanto ne andrei fiera!

      Lei è persona stimata, benvoluta e seguita da tanti, e in tanti le siamo grati. Quanti dubbi ha dissipato in molti di noi, e quante consolazioni ha donato in anni di attività pubblicista ed editoriale!

      Le chiedo un favore personale, che non è detto lei sia tenuto, ad alcun titolo, a concedermi.
      Vorrei che cancellasse il commento caustico e infamante scritto da certo Flambeau, che ha tacciano di “Don Abbondio” un sapiente sacerdote come Padre Ivano e lei di altre cose schifose. Tirando in ballo infine mons. Antonio Livi.
      Io sono stata legata e per anni in contatto con il compianto mons. Antonio Livi, l’ultima volta l’ho visto nel maggio 2018, mentre mi trovavo in vacanza in Trentino. In quei giorni tenne una conferenza a Rovereto, nella casa natale del beato Antonio Rosmini, che andai a sentire.
      In quell’occasione gli dissi che mi erano di conforto gli articoli che leggevo sull’Isola di Patmos, rivista telematica da lui co-fondata. Monsignore rispose testuali parole: “Padre Ariel è un teologo di grande dottrina e di profondo spessore umano e morale. Non patteggia sulla verità e non è accomodante su certe tematiche teologiche, perché non bisogna esserlo. Se avesse mercanteggiato sulla verità, oggi sarebbe titolare di cattedra in qualche università pontifica romana e appresso lo avrebbero fatto vescovo”.
      Queste parole, mons. Livi, non le disse a me, a tu per tu, ma alla presenza di mio marito, di mia figlia, del mio nipote maggiore e di tre amici suoi, presumo fossero organizzatori dell’evento, quindi di sei testimoni oculari.

      So anche che, nel periodo acuto della sua malattia, lei si è molto adoperato per lui. Cosa che non mi risulta abbiano fatto coloro che oggi cercano di usare il suo nome in modo menzognero.

      Solo dei soggetti intellettualmente disonesti possono confondere certi vostri scambi teologici per liti e livori.

      Questo dunque il favore personale che le chiedo: tolga, per cortesia, da questo forum, il commento di Flambeau. Capisco che cercate di dare voce a tutti, ma quel commento è anzitutto falso, molto offensivo per Padre Ivano autore di questo articolo e valente teologo, per lei, per la memoria di mons. Livi al quale certe anonime battute velenose non rendono certo omaggio.

      Se può, le sono grata.

      Luisa M. Manservigi

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