La questione della «Una cum». In comunione con chi celebra la Santa Messa Benedetto XVI? Ce lo testimoniano tra i tanti un cardinale e un presbitero: «Una cum famulo tuo Papa nostro Francisco»

LA QUESTIONE DELLA «UNA CUM». IN COMUNIONE CON CHI CELEBRA LA SANTA MESSA BENEDETTO XVI? CE LO TESTIMONIANO TRA I TANTI UN CARDINALE E UN PRESBITERO: «UNA CUM FAMULO TUO PAPA NOSTRO FRANCISCO»

 

Simone Pifizzi presbitero della Arcidiocesi di Firenze, ci ha informati di avere concelebrato con Benedetto XVI e il Cardinale Ernst Simoni l’11 febbraio 2017. Durante la sacra celebrazione, fatta con la editio typica missale romanum Sacti Pauli VI, giunto al punto del canone in cui si menziona il Sommo Pontefice, Benedetto XVI ha pronunciato queste chiare e precise parole: una cum fámulo tuo Papa nostro Francisco …».

— Attualità —

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Città del Vaticano 11 febbraio 2017, Monastero Mater Ecclesiae: il Santo Padre Benedetto XVI con il Cardinale Ernst Simoni e il Presbitero fiorentino Simone Pifizzi in sacrestia prima della Santa Messa. 

L’11 febbraio 2013 il Sommo Pontefice Benedetto XVI, 265° Successore del Beato Apostolo Pietro, con un atto formale ufficializza la propria declaratio di rinuncia al governo della Chiesa. Il canone 331 §2 del Codice di Diritto Canonico recita:

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«Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti» [cfr. QUI].

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Nel corso della storia della Chiesa la rinuncia del Romano Pontefice è avvenuta molto raramente, per l’esattezza solo 9 volte in due millenni di storia. Si tratta di un atto personalissimo che riguarda la più intima e insindacabile coscienza del rinunciatario. Anche per questo il canone precisa: «Non si ritiene che qualcuno la accetti».

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Sarebbe una alterazione del dato reale omettere di dire che Benedetto XVI ha scelto di fare la propria libera, insindacabile e valida rinuncia adottando modalità che hanno lasciato sconcertati i più insigni canonisti ― S.E. Mons. Giuseppe Sciacca, il gesuita Gianfranco Ghirlanda, il domenicano Bruno Esposito ―, noi presbiteri e teologi, per seguire con i fedeli cattolici. Rinunciando sarebbe dovuto tornare al suo status precedente l’elezione al sacro soglio, vale a dire il Vescovo Joseph Aloisius Ratzinger. Neppure cardinale, essendo il cardinalato un puro titolo onorifico che il Romano Pontefice perde quando è eletto, mentre l’episcopato, che è un Sacramento col quale è trasmessa al consacrato la pienezza del sacerdozio apostolico, rimane indelebile per l’eternità.

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Benedetto XVI, o chi per lui, ha ingenerata confusione adottando una modalità che tecnicamente potremmo definire “stravagante”, come in modo garbato l’hanno definita i più esperti canonisti, ma anche uno studioso della caratura del Cardinale Walter Brandmüller, considerato il più grande ecclesiologo e storico della Chiesa al momento vivente. Quando infatti uscì fuori la denominazione “papa emerito”, siamo rimasti tutti sbalorditi. Poi, che questa trovata di cui al momento non è dato sapere chi è stato il vero artefice, sia stata ritenuta infelice, n’è prova che a nove anni di distanza non è mai passato per la mente a nessuno di istituire nel corpo delle leggi ecclesiastiche l’istituto del “papa emerito” e di inserirlo con un apposito canone nel Codice di Diritto canonico. Il tutto a riprova che questo monstrum è destinato a morire con Benedetto XVI e a non essere più riesumato, specie considerando ciò che ha generato in confusione in molti fedeli fragili, per non parlare dei soggetti fuori equilibrio sprofondati nel più becero complottismo.

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il Santo Padre Benedetto XVI con il Presbitero fiorentino Simone Pifizzi che gli esibisce un volume d’arte

Per meglio intendersi porteremo come esempio due casi limite che rientrano in quelle che alcuni amici psichiatri del Campus Biomedico di Roma ci hanno indicato e classificato come gravi psicosi dovute alla totale alterazione delle capacità cognitive di personaggi non aderenti al reale, afflitti da schizofrenia grave e da narcisismo ipertrofico di tipo violento e distruttivo.

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Il primo di questi due soggetti è un presbitero siciliano che sostiene da alcuni anni delle ridicole e assurde tesi fanta-teologiche e che per questo è doveroso non prendere sul serio: «Benedetto XVI è stato costretto con la violenza a fare atto di rinuncia e il suo successore è un antipapa eretico e apostata». Le “prove inconfutabili” portate da questo soggetto evidentemente affetto dalla sindrome da disconnessione cerebrale sono le seguenti: «Il pontefice rinunciatario ha seguitato a vestire di bianco», «a firmarsi con la sigla pontificale», ma soprattutto perché «nel testo latino della sua declaratio ci sono diversi errori di sintassi latina che renderebbe del tutto invalida la rinuncia». Quando ho deciso di smentirlo pubblicamente, oppure di irriderlo, com’è giusto fare con coloro che affermano assurdità alle quali non è possibile conferire serietà alcuna, ho usato la mia pagina Facebook, evitando di fargli pubblicità sulle colonne de L’Isola di Patmos, rivista visitata da milioni di Lettori, considerando che la nostra media è pari a circa 1.800.000 / 2.000.000 di visite al mese per un totale di oltre venti milioni di visite all’anno.

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Non potendo ribattere nel merito delle questioni sollevate con scientifico rigore teologico e giuridico a solenne smentita delle sue stoltezze, questo Signore ha reagito come una papera starnazzante, accusandomi di essere geloso del suo straordinario carisma, di cui a suo dire sarei privo, tanto da essere candidato — aggiungo io — a un cancro al fegato a causa dell’invidia che mi rode. E così, convinto come tutti i narcisisti compulsivi che gli altri rimangano feriti a morte se le loro qualità sono poste in dubbio da coloro che di qualità intellettive, logiche e speculative sono privi, mi ha additato come un soggetto ignorante nelle scienze teologiche che abusa del titolo di teologo senza esserlo. Appresso mi ha indicato come un tizio raccattato per strada da un vescovo, fatto prete per sbaglio e oggi chierico vagante … e altre amenità che hanno fatto ridere me, il mio Vescovo ― senza il cui benestare non ho mai mosso un passo ― e tutti coloro che mi conoscono in ambito sia ecclesiastico che civile.

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Domanda puramente retorica: uno che spara menzogne a raffica, può pensare di distruggere l’interlocutore o ferire il suo “orgoglio intellettuale”, dopo che questo soggetto è stato giudicato dalla Santa Chiesa a tal punto privo di equilibrio e credibilità da finire prima scomunicato poi dimesso dallo stato clericale? Ammettiamo pure che io sia il peggior presbitero d’Italia e che oltre a non essere un teologo sia un mezzo analfabeta nell’ambito della dottrina cattolica. Diamo il tutto per vero. Poi però è d’obbligo chiedersi: la Chiesa, chi ha sospeso a divinis? Chi ha dichiarato scomunicato per scisma ed eresia? Infine, con un provvedimento tanto raro quanto grave, chi è che ha dimesso dallo stato clericale? Me, o questo sublime dottore che mi accusa di essere un chierico vagante che abusa del titolo di teologo? Perché io sono in comunione col Vescovo che mi ha conferito e mai revocato il mandato a celebrare il Sacrificio Eucaristico della Santa Messa, a predicare e amministrare confessioni, ossia a esercitare i tria munera sacerdotali: munus sanctificandi (la potestà di santificare), munus docendi (la potestà di insegnare), munus regendi o gubernardi (la potestà di reggere / governare il Popolo di Dio). Infatti, le potestatis sacerdotalis, non si acquisiscono con le inutili carte accademiche conseguite e oggi tirate dietro a chiunque nelle decadenti e scadute università ecclesiastiche, ma con la consacrazione sacerdotale. E nella Chiesa Cattolica non esiste titolo superiore a quello derivante dalla consacrazione sacerdotale, meno che mai il titolo di dottore in sacra teologia, attraverso il quale non sono mai stati conferiti i doni di grazia dello Spirito Santo e i tria munera.

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Chiariti questi fondamenti della dogmatica sacramentaria, i fanatici al seguito di questo disconnesso cerebrale dovrebbero chiedersi: ma a questo Signore, chi ha conferito analogo mandato a esercitare i tria munera sacerdotali, riconoscendolo al tempo stesso eminente teologo per alti meriti di eresia e scisma? Costui, con chi è in comunione, chi gli ha dato il mandato all’esercizio del sacro ministero? Perché io ― additato come chierico vagante ―, sono in comunione e in obbedienza al mio Vescovo. Lui, con chi è in comunione d’obbedienza? Una cosa è fuori dubbio: a questo Signore, la Chiesa, il mandato lo ha totalmente revocato dopo averlo sospeso a divinis nel 2017, avergli notificato la scomunica latae sententiae per eresia e scisma nel 2018, sino a colpirlo nel 2022 col provvedimento più estremo: la dimissione dallo stato clericale. E con ciò è presto detto: uno scomunicato per eresia e scisma al quale la Chiesa ha revocato la facoltà di esercitare il sacro ministero sacerdotale e che infine ha dimesso ed espulso dal Clero Cattolico, il quale pur malgrado, dall’alto della propria dimissione dallo stato clericale, dispensa ai preti in comunione e in obbedienza alla Chiesa patenti di teologi o non teologi, equivale al più spassoso ed esilarante teatrino del burlesque. O per dirla con un esempio realistico: equivale alla tenutaria di un postribolo di Amsterdam che si mette a sindacare sulle caste virtù delle Monache clarisse della stretta osservanza del Monastero di Santa Chiara in Assisi.

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il Santo Padre Benedetto XVI durante la celebrazione della Santa Messa nella cappella del Monastero Mater Ecclesiae

Questo prete dimesso dallo stato clericale si rivolge da anni al Sommo Pontefice Francesco e a noi presbiteri, colpevoli a suo dire di essere «in comunione col falso papa usurpatore e apostata accolito dell’anticristo», con una violenza e un odio così feroce da far impallidire il Lutero più antipapista. La papera isterica è giunta a partorire delle tali assurdità dinanzi alle quali noi preti e noi teologi rideremmo per giorni, se costui non avesse radunato attorno a sé un piccolo seguito di disgraziati ― nel senso etimologico del termine: fuori dalla grazia di Dio ― che a loro volta sono divenuti odiatori seriali operosi nel diffondere odio verso il Sommo Pontefice e «la falsa chiesa antricristica», impazzando sui social media dove ripetono come pappagalli ammaestrati le identiche scempiaggini del loro povero squinternato disconnesso.

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A supporto della «invalida rinuncia di Benedetto XVI» la papera isterica porta ragioni degne di un film comico delle varie serie grottesche degli anni Settanta. Posto quindi che la rinuncia di Benedetto XVI sarebbe a suo dire invalida, di conseguenza il Successore sarebbe un antipapa, con l’aggravante di essere un «eretico apostata» che «da perfetto accolito della eresia ariana non crede nella divinità di Cristo», nonché reo di avere «demolito i dogmi mariani» e «sostituito al culto della Vergine Maria quello della Pachamama», che peraltro non è né un idolo né una divinità pagana, tanto per chiarire. Da ciò ne conseguirebbe che tutti noi presbiteri che «celebriamo Messe in comunione col falso papa eretico e apostata», a dire di questo teologo eccelso celebriamo «Messe invalide» e amministriamo ai fedeli «Sacramenti invalidi». Se aprite questo video potete udire con le vostre orecchie i deliri di odio di questo soggetto, valutando di che cosa, ma soprattutto di chi stiamo parlando.

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A suo tempo sono intervenuti diversi teologi che hanno prodotto e diffuso dei video di smentita per il bene della salute delle anime. Lo ha fatto con un suo video l’ottimo teologo domenicano Francesco Maria Marino, l’ho fatto io con un mio video e lo hanno fatto con scritti e articoli vari altri teologi. Lo ha fatto con un suo video divulgativo Dorotea Lancellotti, donna di profonda fede cattolica e valente catechista da quattro decenni. Come di prassi, lungi dall’entrare nel merito delle questioni teologiche e giuridiche con le quali lo abbiamo clamorosamente sbugiardato, la papera isterica ha sempre reagito con attacchi diretti alle persone, proferendo colossali menzogne, dando notizie false sulle loro vite, sul loro sacerdozio e irridendo la loro formazione teologica. Se quindi ha tacciato il sottoscritto di essere un «chierico vagante» che «abusa del titolo di teologo», al domenicano Francesco Maria Marino, che da colto teologo tomista lo smentì spiegando in che modo grave abusasse ad absurdum della teologia dell’Aquinate, mostrando di non comprenderla e di manipolarne i testi, anziché replicare nel merito ribatté in modo sfottente che quando parlava «apriva e roteava troppo gli occhi».

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Al seguito della papera isterica si è messo poi un giornalista al quale abbiamo già dedicato una solenne smentita, che per cercare di “passare alla storia” è giunto a dar vita alla saga pontifex-fantasy. Ecco allora che Benedetto XVI, oltre ad avere «rinunciato invalidamente dietro costrizione dei poteri forti e della massoneria internazionale», si sarebbe messo persino a parlare in codice. Ovviamente, lo scopritore e traduttore del cosiddetto “Codice Benedetto”, è lo scienziato in questione.

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Questi sono i livelli ai quali giungono senza pena di umano ridicolo siffatti personaggi: se l’anziano Benedetto XVI sbatte tre volte le palpebre, non si tratta di un movimento naturale del volto come molti potrebbero credere, ma di un codice morse col quale sta parlando mentre si trova prigioniero di coloro che oggi governano «la falsa chiesa dell’antipapa eretico e apostata». In sodalizio con la papera isterica, anche questo giornalista scopritore e interprete del criptico «Codice Benedetto» sostiene la «invalidità delle Sante Messe e dei Sacramenti da noi celebrati in comunione col falso papa». Insomma: una coppia di scienziati tali da richiamare alla memoria George & Mildred, celebre serie televisiva degli anni Ottanta.

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i concelebranti la Santa Messa con il Santo Padre Benedetto XVI, a destra il Cardinale Ernst Simone, a sinistra il Presbitero fiorentino Simone Pifizzi

Per ragioni di ministero e attività editoriale, i confratelli redattori e io siamo in contatto con molti presbiteri, vescovi, membri della Curia Romana. Il nostro confratello Simone Pifizzi presbitero della Arcidiocesi di Firenze, che conobbe il Cardinale Joseph Ratzinger da seminarista ed ebbe modo di intrattenersi diversi giorni con lui quando da Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede fu ospite presso il loro seminario, ci ha informati di avere concelebrato con Benedetto XVI e il Cardinale Ernest Simoni l’11 febbraio 2017. Durante la sacra celebrazione, fatta con la editio typica missale romanum Sacti Pauli VI, giunto al punto del canone in cui si menziona il Sommo Pontefice, Benedetto XVI ha pronunciato queste chiare e precise parole: 

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«[…] in primis, quæ tibi offérimus pro Ecclésia tua sancta cathólica: quam pacificáre, custodíre, adunáre et régere dignéris toto orbe terrárum: una cum fámulo tuo Papa nostro Francisco …»

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Con tutta l’ironia più sagace tipica dei fiorentini, il confratello ci ha assicurato che in quel punto della Santa Messa non c’erano due sgherri posti di lato alla destra e alla sinistra con le rispettive rivoltelle puntate sulle tempie di Benedetto XVI, né un drone stava volando nella cappella sopra l’altare, pronto a innescare il comando mortale per opera dei poteri forti che dopo l’atto di rinuncia hanno inserito un microchip sottocutaneo al Venerabile Pontefice per causargli un arresto cardiaco a comando appena fosse divenuto eccessivamente scomodo. Durante la Santa Messa Benedetto XVI era tranquillo, libero, sereno e preso dalla sacralità della celebrazione eucaristica.

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il Santo Padre Benedetto XVI al termine della Santa Messa, alla sua sinistra il Cardinale Ernst Simoni, a destra il Presbitero fiorentino Simone Pifizzi che si congeda con il bacio alla mano

Forse il tutto poteva essere evitato indossando una talare nera, mantenendo l’indelebile carattere episcopale e tornando a essere il Vescovo Joseph Aloisius Ratzinger. Perché per la nascita di certi mostri, dal prete eretico e scismatico dimesso dallo stato clericale al giornalista che da due anni produce racconti pontifex-fantasy, bisogna anche ringraziare Benedetto XVI, senza nulla togliere alla sua teologia, al suo magistero e alla sua santità di vita. D’altronde è lui stesso a chiarire:

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«[…] i dodici Apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilità morale e religiosa. Erano credenti, sì, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati nello stesso tempo dai loro limiti umani, talora anche gravi. Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi, completi, perfetti, ma affinché lo diventassero, affinché fossero trasformati per trasformare così anche la storia. Tutto come per noi» [Brindisi, 15 giugno 2008, testo integrale].

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E se ci pensiamo bene, gli Apostoli di errori ne fecero molti e anche di più gravi, a partire da Pietro che ne combinò a sufficienza e dal quale prende vita la successione dei Romani Pontefici, l’ultimo dei quali, per legittima linea di successione, è il Pontefice regnante Francesco.

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Dall’Isola di Patmos, 24 maggio 2022

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I Padri redattori de L’Isola di Patmos ringraziano il Signor Cardinale Ernst Simoni e il caro e stimato confratello Simone Pifizzi presbitero dell’Arcidiocesi di Firenze per questa loro testimonianza, consapevoli che dal 2013 a seguire sono numerosi i cardinali, vescovi e presbiteri che possono attestare altrettanto dopo avere partecipato o concelebrato con il Santo Padre Benedetto XVI nella cappella della sua residenza privata in Vaticano. Tra le numerose di queste testimonianze, ci siamo limitati a prenderne una come esempio tra le tante simili.

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