Il Piccolo Principe in viaggio con Gesù Cristo lungo le strade della Galilea

Padre Gabriele
—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL PICCOLO PRINCIPE IN VIAGGIO CON GESÙ CRISTO LUNGO LE STRADE DELLA GALILEA

 

Il tema dell’accoglienza dei bambini è importante e centrale in questo brano. I bambini, in genere, non hanno paura paralizzante. Tendono ad avere uno sguardo semplice anche di fronte alle difficoltà e sanno accogliere l’abbraccio dell’Eterno Padre. Con sguardo innocente e limpido, non sono privi di grandi intuizioni e di grandi verità. Spesso infatti i bambini dicono schiettamente quello che pensano.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Meditazione sul Santo Vangelo della XXV Domenica del tempo ordinario (anno B)

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Nel suo splendido capolavoro Il Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupéry racconta in prima persona l’incontro immaginario con il piccolo principe, personaggio fantasioso con cui inizia un viaggio profondo, fra vari pianeti e riflessioni profonde sulla vita e specialmente sull’infanzia. Egli dedica questo libro a un certo Werth, di cui sappiamo solo ciò che l’Autore illustra:

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«Voglio dedicare il libro al bambino che questo adulto è stato molto tempo fa. Tutti gli adulti sono stati prima di tutto dei bambini».

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Sui temi dell’infanzia, il Vangelo di oggi nelle sue bellissime letture racchiude il mirabile insegnamento di Gesù del servizio verso il prossimo e lo lega all’accoglienza dei più piccoli. Nel testo del Santo Vangelo emerge anzitutto che Gesù è in viaggio:

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«In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo».

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Nel cammino, Gesù annuncia loro questo grande mistero: la Passione, la Resurrezione e dunque la Redenzione. È davvero difficile per gli apostoli capire, anzi questo annuncio fa sorgere un timore profondo. Una paura che blocca, paralizza e non permette neanche un semplice dialogo chiarificatorio. La paura è in effetti il contrario della fede. Esiste una paura umana di fronte ad un evento imprevisto: essa serve ad attivare le nostre competenze e conoscenze per risolvere l’evento traumatico. Ma c’è anche una paura profonda che frena le nostre capacità di riflessione e soluzione e soprattutto paralizza il nostro affidarci a Dio. Nella paura profonda viene meno il senso di abbandono e di fiducia nei confronti del Dio di Gesù Cristo.

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«Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”».

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La paura aveva portato gli apostoli a centrare la propria attenzione su sé stessi per cercare di distrarsi; dunque avevano cominciato a discutere su sé stessi improvvisando una sorta di classifica su chi è stato più bravo e servizievole. Gesù allora interviene; il Signore è consapevole di quanto i suoi amati apostoli lo abbiano servito ed amato. Ma non è con spirito di competizione che si deve vivere questa chiamata. Essere primi e più grandi vuol dire mettersi al servizio di Dio e degli altri. Questa è la “legge fondamentale” della Chiesa. Operare secondo una carità autentica, viva e attenta al bisogno di verità, tenerezza e di eternità del nostro prossimo. Anche noi possiamo assimilare l’insegnamento di Gesù: offrire un servizio di carità, essere ultimi nella superbia, nell’egocentrismo e nel perfezionismo, per porre al centro l’amore e la semplicità di Dio. In questo servizio, saremo delle piccole immagini viventi di Gesù stesso, vero Dio e vero uomo.

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«E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”».

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Il tema dell’accoglienza dei bambini è importante e centrale in questo brano. I bambini, in genere, non hanno paura paralizzante. Tendono ad avere uno sguardo semplice anche di fronte alle difficoltà e sanno accogliere così l’abbraccio dell’Eterno Padre. Con sguardo innocente, puro e limpido, non sono privi di grandi intuizioni e di grandi verità. Spesso infatti i bambini dicono schiettamente quello che pensano. Essere allora servitori veri e autentici di Gesù richiede di tornare a questo spirito di purezza e innocenza dello spirito, non della mente. Uno spirito che sia sempre accogliente, con uno sguardo sugli eventi che accadono, che non sia semplicemente materiale od orizzontale, ma principalmente fiducioso e abbandonato alla grazia e all’azione di Dio. Accogliere dunque uno sguardo contemplativo capace di abbracciare, con la luce della fede, tutta la realtà per coglierne, con stupore divino, la bontà e la bellezza.

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Chiediamo al Signore di diventare dei veri servitori autentici, per intercessione della nostra madre Celeste, Maria, per essere testimoni credibili della Parola di Vita Eterna di Gesù.

Roma, 18 settembre 2021

 

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1 commento
  1. Lettere alla Redazione
    Lettere alla Redazione dice:

    Gentile Padre Gabriele,

    le sue omelie mi sono di conforto, da sempre, con quello che a volte si deve sentire di domenica …
    sono certa che ogni domenica ce ne donerà una.
    Sommessamente le chiedo se potesse pubblicarle già di sabato, naturalmente scelta sua, il mio è solo un piccolo suggerimento

    Adelfina Gatti (Bologna)

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