Dalla decadenza alla farsa grottesca: Enzo Bianchi, un laico eretico che con il plauso dei vescovi predica gli esercizi spirituali ai preti sulla tomba del Patrono universale dei sacerdoti
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Se lo Spirito Santo non procedesse simultaneamente dal Padre e dal Figlio, Dio non sarebbe Trino.
Il ragionier Enzo Bianchi gestisce un agriturismo, che pretendete ? Tuttavia, c’è da riconoscere che nell’immaginario collettivo e di ciascuno di noi che siamo andati al catechismo da bambini, c’è un Dio Padre piuttosto severo, più forte e più esigente del nostro babbo, al quale viene abbastanza spontaneo di ribellarsi un po’. E’ tutto sbagliato, ma venitecelo a dire. In effetti, mica solo per Adamo, ma per ciascuno di noi è sempre in agguato la tentazione: Eritis sicut Dei, e perché Lui sì e io no ? La risposta teorica alla tentazione sta nella filosofia tomista, ma non è alla portata di tutti; la risposta orante sta nella teologia, ma non è alla portata di tutti; la risposta vitale sta nella Grazia, che è alla portata di tutti, e soprattutto dei piccoli e degli umili a cui è rivelato ciò che è nascosto ai dotti. Ma siccome l’ignoranza lasciata a sé stessa resta ignoranza, spetta ai dotti di mettersi umilmente al servizio dei piccoli e degli umili, dai quali impareranno molto.
Purché si tengano alla larga dagli agriturismi.
Rev.do padre Levi di Gualdo,
nei testi citati del priore di Bose, spicca per numerosità e importanza delle ricorrenze, l’idea che Gesù sarebbe la narrazione autentica del Padre. La cosa in sè non è certo falsa, ma certamente riduttiva. Un narratore, per quanto autentico, non necessariamente è Figlio consustanziale. La narrazione non è la Rivelazione (“rivelato”, così la CEI traduce la parola chiave di Gv 1, 18), tanto meno è la Teofania salvifica e definitiva, quale è quella di Gesù nel suo vero corpo. Così, se pure il priore credesse fermamente al Credo niceno-costantinopolitano, la terminologia così ricorrentemente usata (tanto da farne una sorta di paradigma) rischia volente o nolente di snervare quanto meno l’esposizione delle verità di quel Credo. Sbaglio?
Caro Lycopodium,
ci rallegriamo con lei e sinceramente la complimentiamo per il modo in cui, con poche parole, ha riassunto un fatto con una precisione veramente “chirurgica”.
Rev. Padre,
La ringrazio per le sue ulteriori precisazioni sotto i diversi aspetti.
Suppongo che, di fronte alla vostra circostanziata pubblica denuncia riguardo alle eresie del Bianchi, la Congregazione per la Dottrina della Fede dovrebbe intervenire per tutelare e ristabilire la vera dottrina cattolica. Già interpellata in passato, non risulta abbia mai risposto nel merito.
Al contrario è stato concesso ulteriore spazio al Bianchi, quasi che la chiesa non possa fare a meno dei suoi contributi omiletici ed esegetici.
Ho ragione di temere che anche in questa occasione difficilmente succederà qualcosa.
I custodes, rivelatisi finora ciechi, sordi e muti, si consiglieranno con diverse altolocate eminenze in gran parte sodali del Bianchi; e cavillando, prenderanno tempo; di rimpallo in rimpallo, faranno ancora una volta lo gnorri e alla fine, temo che non ci saranno esiti di sorta.
Mala tempora currunt.
Caro Confratello,
permettimi di dirti che ti sbagli.
E qui bisogna premettere, a chi legge questi commenti che sono pubblici, che io conosco non solo te ma anche lo stato miserando in cui versa la tua diocesi, una tra le tante italiane alla bancarotta morale, dottrinale e in parte anche patrimoniale.
No, il tuo vescovo – se io fossi stato un membro del vostro presbiterio – non mi avrebbe fatto proprio niente, perché se avesse osato dirmi ciò che ha detto a voi, io gli avrei risposto che uno tra i suoi stretti collaboratori di curia, 35 anni d’età, divide il proprio appartamento non con un collaboratore fidato come il sottoscritto, in regime di innegabile sanità eterosessuale, ma lo divide con un fotomodello brasiliano palestrato di 24 anni che lavora come “uomo immagine” nelle discoteche e che posa per servizi fotografici vari.
Detto questo avrei aggiunto: «… e se Vostra Eccellenza osa rimproverarmi di nuovo perché io mi sono rifiutato di venire ad ascoltare le perle di saggezza di un eretico, tal è Enzo Bianchi, alla prossima assemblea generale del clero io chiederò pubblicamente che lei faccia atto di rinuncia alla cattedra, perché un vescovo che si tiene in curia un prete finocchio che convive alla luce del sole con un marchettaro brasiliano, o è egli stesso altrettanto finocchio, oppure è cieco, delle due l’una».
Pertanto, smettetela di piagnucolare – detto con profondo affetto fraterno – e cominciate a dire a questi personaggi: «dovete togliervi di torno, perché siete uno scandalo rovinoso e noi non vi vogliamo!».
Ecco perché a me, il tuo vescovo, non avrebbe fatto assolutamente niente, ma neppure avrebbe osato rimproverarmi per non essermi recato ad ascoltare Enzo Bianchi che predicava ai preti della diocesi, perché in lui avrebbe prevalso … l’istinto di sopravvivenza!
Caro Ariel,
come sai il mio vescovo rimproverò pubblicamente me e altri sacerdoti per non essere andati alla predicazione di un ritiro spirituale fatto da Sua Beatitudine il Patriarca Enzo Bianchi nella nostra diocesi. E ci disse … “questa volta ve la perdono, se però accade di nuovo …”. Lasciando la frase sospesa.
Credo che se tu fossi stato un prete del nostro presbiterio, per questo articolo ti scomunicava …
Caro Iginio,
… che fatica, alzare tutto il braccio, sarebbe bastato alzare solo un dito della mano: il medio!
Certi personaggi, una volta divenuti personaggi pubblici conosciuti, pensano di potersi concedere davvero di tutto.
Ricordo ai tempi dell’università un professore ordinario che si mise a sproloquiare come ospite d’onore in aula magna alla presentazione di un libro, facendo capire anche alle persone più corte di cervello che manco sapeva di che cosa quel libro parlasse.
Quel professore era però capace a sbattere malamente fuori all’esame gli studenti dopo aver chiesto loro, su un libro di testo composto di tre volumi per un totale di 1500 pagine illeggibili scritte dalle cinque mani diverse dai suoi assistenti, una noticina a fondo di pagina.
Ecco, le confermo che Giovanni Maria Vian è della stessa razza, ed è una razza altamente protetta, come tutte le specie a rischio, ma purtroppo non in via di estinzione.
Certo ha esordito sotto altri pontificati, che hanno dato spazio chi più chi meno ai suoi servigi, sopravvalutando le capacità e sottostimando le ambizioni. Non è dal seme – buono o cattivo – ma è dall’albero – periodicamente accudito -che si riconosce la qualità dei frutti.
Però dalla gavetta iniziale, ha con tenacia ed astuzia saputo crearsi e coltivare l’orticello, costruendosi opportune relazioni, accostandosi a persone che contavano e contano nella chiesa e nella mondo dei media.
Nonostante le tempestive segnalazioni e i ripetuti avvertimenti di eminenti e preoccupati teologi, man mano che i frutti divenivano via via più cattivi, chi poteva, nulla ha fatto per circoscriverne l’azione, anzi è toccato ai teologi subire ritorsioni anche beffarde ..
Un crescendo ininterrotto. E’ amaro costatare quanto sia pericolosamente cresciuto, quanto sia potente questo presunto maestro: omaggiato e riverito da prefetti, cardinali e vescovi, vezzeggiato e protetto da patroni e padrini, persino candidato alla porpora…
E’ ormai giunto al top: i suoi libri sono testi nei seminari italiani, un’agenda super impegnata, gli articoli sull’Osservatore Romano … Ma Ipazia vigila.
E che dire della lettera “Ai Presbiteri” pubblicata sul sito della Congregazione del Clero:
http://www.clerus.va/content/clerus/it/notizie/new82.html
La lettera completa è scaricabile in pdf al medesimo link
Caro Ettore,
il problema non è che il Signor laico Enzo Bianchi si rivolga in questa lettera a noi segnati dal sacro ordine sacerdotale per Sacramento di grazia indelebile ed eterno, con le parole:
«Cari presbiteri, mentre mi rivolgo a voi, a voi miei fratelli nel ministero […]».
Il problema è che questo lo faccia con una lettera pubblicata sul sito ufficiale della Congregazione per il Clero.
Pertanto prendo atto, con dispiacere per me, ma soprattutto per il diretto interessato, che il nostro Prefetto della congregazione per il clero avrebbe bisogno di ripassare a fondo gli elementi basilari della dogmatica sacramentaria.
Il Bianchi non può rivolgersi a noi da pari a pari, perché lui, come battezzato, partecipa al “sacerdozio comune dei battezzati”, noi – e noi soli -, come ministri in sacris, attraverso il Sacramento dell’Ordine, partecipiamo invece al sacerdozio ministeriale di Cristo, al quale invece, il Bianchi, non partecipa affatto.
Spero che qualcuno lo spieghi al Prefetto della Congregazione per il Clero.
Caro Ettore,
desidero cogliere l’occasione per precisare che per noi, avere indicato le oggettive responsabilità di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI per quanto riguarda lo sviluppo del Fenomeno Bianchi, è stato veramente, particolarmente e profondamente doloroso.
Io sono nato nell’agosto del 1963, un mese e mezzo dopo la morte di Giovanni XXIII, ed ero adolescente quando morì Paolo VI nel 1978, sono cresciuto quindi sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e diventato prete sotto il pontificato di Benedetto XVI, nella cui diocesi, Roma, sono stato tra l’altro ordinato.
Il mio collaboratore, Jorge Facio Lince, che invece è nato nel 1983, è nato e cresciuto conoscendo fino all’età di ventidue anni un unico pontefice: Giovanni Paolo II.
Se noi non avessimo rivolto a questi due venerati Pontefici, uno dei quali Santo, le doverose critiche che nella nostra analisi abbiamo mosso, saremmo tali e quali, se non parecchio peggio, di tutti coloro che oggi, dinanzi agli errori umani o alle scelte pastorali non sempre felici del Pontefice regnante Francesco I, sostengo che qualunque cosa egli dica o faccia è sempre, assolutamente ed indiscutibilmente giusta. E detto ciò aggiungo: per noi, informati dei fatti – e dico fatti, non chiacchiere – è doloroso constatare che la invereconda piaggeria di certi soggetti è mossa non ultimo da interessi economici dovuti alle loro professioni o alle laute sovvenzioni che percepiscono a favore dei loro siti. Per carità, nessuno pretende che gli altri siano eroi, ma neppure che si palesino peggiori ancòra dei mercanti del Tempio di Gerusalemme. In fondo, esiste pur sempre, in mancanza di spirito eroico, la dignità sia del silenzio, sia dell’esprimersi in modo diplomatico, o per così dire asettico, limitandosi a riportare i soli fatti di cronaca.
Ricordo con mestizia, durante la mia adolescenza, la figura del Beato e prossimo Santo Pontefice Paolo VI, oltraggiata in tutti i modi dagli allora giovani intellettuali della sinistra più o meno radicale che oggi, invecchiati e affetti da artrite, se non peggio da artereosclerosi, sono capaci, dall’alto delle cattedre del loro ateismo, di fare persino la lezioncina a noi teologi, ricordandoci che … «il Papa è infallibile, ma certi teologi non lo ricordano e lo criticano».
E sinceramente, noi che in seguito, dopo Paolo VI, abbiamo poi visto più volte “massacrare” Giovanni Paolo II e Benedetto XVI da intere squadre di giornalisti e di teologi che contro di loro firmavano cartelli critici, a maggior ragione proviamo santo sprezzo cristiano per questi odierni … culum lingere, direbbe Catullo, o detta in più triviale italiano: indegni leccaculo.
Che Giovanni Paolo II prima, il Cardinale Joseph Ratzinger e poi Benedetto XVI, abbiamo sbagliato a non frenare il Fenomeno Bianchi e ad impedire che questi divenisse addirittura una sorta di guru per gran parte dell’episcopato italiano, non compromette né la santità del primo, né l’alta teologia e anche la santità di vita del secondo.
Ci piacerebbe che le cose stessero in altri termini, ma bisogna prenderle per quelle che di fatto sono: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono oggettivamente responsabili dello sviluppo del mostro Bianchi.
Salve Padre Ariel,
vorrei capire che senso ha questo articolo di denuncia contro il signor Enzo Bianchi, quando poi la gerarchia a cui lei presta obbedienza, non fa nulla contro le sue accuse di eresia, anzi lo esalta mandandolo ad Ars a predicare gli esercizi spirituali ai sacerdoti?
Un semplice fedele come può aver fiducia in una gerarchia che tradisce il Vangelo, e il catechismo, e persino con la complicità di papi, sono costernato e confuso come milioni di cattolici di fronte alle molteplici notizie di abusi sui minori,l’omoeresia e il non voler rispondere alle accuse e insabbiando gli scandali che furono coperti anche sotto il pontificato del santo polacco, cos’è diventata la chiesa visibile?
La ringrazio
Caro Fabius,
il senso di questo articolo è semplice: chi lo ha scritto, potrà rispondere a Dio per avere peccato in pensieri, parole e opere … ma non in omissioni! E chi non omette di dire la verità e di servire la verità, finisce col rendere più tenui anche i propri peccati di pensieri, parole e opere.
Nei tempi che stiamo vivendo adesso pare che ricorrano tutti quegli elementi di cui ci parlano le Sacre Scritture e le Lettere Apostoliche, inclusa la grande apostasia.
E proprio in questi momenti noi dobbiamo particolarmente amare e proteggere, per quanto si possa riuscire a fare, la Chiesa di Cristo; perché resta chiaro che la Chiesa è sua, non è di quello o quell’altro Pontefice che la modella a propria immagine personale, posto che egli è della Chiesa è primo servitore e custode.
Diversamente da queste persone, che come spesso ho scritto vivono l’immediato e sono interamente incentrate sul “tutto e sùbito”, noi bisogna avere una prospettiva futura, una prospettiva escatologica.
Al momento, noi non possiamo neppure immaginare cosa di altamente positivo, domani, potrà nascere da questo sfacelo.
Sicuramente, i topi nella stiva, od i grandi avvelenatori, che sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si muovevano con molta cautela, lavorando principalmente dietro le quinte, oggi sono saltati tutti allo scoperto, con tutte le loro eresie e le loro apostasie dalla fede. E questo è ottimo, perché almeno sappiamo chi sono quei nemici che fino a ieri stavano nascosti a lavorare nell’ombra.
Bisogna avere solo la pazienza della fede, perché stiamo sì parlando di persone che seminano danni immani, ma al tempo stesso anche di persone che hanno già perso, come ha perso, sin dalla notte dei tempi, il loro potente Padrone del Mondo, che da sempre è il grande sconfitto.
Certo, noi uomini abbiamo il problema del tempo, ma Dio no e la grazia di Dio neppure, non hanno problemi di tempo.
Sono stato a un incontro con Rod Dreher, l’autore del libro sull’Opzione Benedetto. Lui è stato molto bravo. Purtroppo i due altri commentatori non sono stati all’altezza. Erano Giuliano Ferrara e Giovanni Maria Vian: quest’ultimo è sia professore universitario di storia del Cristianesimo sia direttore dell’Osservatore Romano. E proprio Vian ha fatto un intervento penoso, da cui si capiva, tra l’altro, che il libro l’aveva solo sfogliato e che culturalmente non solo ignora la cultura anglosassone ma è rimasto ai miti di decenni fa sul “dire le cose all’uomo di oggi” eccetera. Ma ha raggiunto il climax del grottesco quando ha suggerito a Dreher di andare a visitare un’altra esperienza monastica recente. Indovinate un po’ quale? Bose!
Mi è venuto spontaneo alzare il braccio destro nel gesto che popolarmente sta a significare “ma fammi il piacere…”!
Ad integrazione di questo cospicuo estratto del Vs. lavoro su Enzo Bianchi, mi permetto di segnalarvi – anche per farmi pubblicità, s’intende – un articoletto satirico che scrissi sul Sommo qualche anno gettando perfidamente luce su un aspetto particolare della sua personalità e che forse vi strapperà un sorriso.
https://zamax.wordpress.com/2014/12/30/un-uomo-di-straordinario-successo-mondano-enzo-bianchi/