NOVITÀ – Marcello Stanzione: «Sul sentiero degli Angeli – Verso il cammino di una teologia angelica»

— negozio librario delle Edizioni L’Isola di Patmos —

NOVITÀ – MARCELLO STANZIONE: «SUL SENTIERO DEGLI ANGELI – VERSO IL CAMMINO DI UNA TEOLOGIA ANGELICA»

Oggi la Chiesa necessita particolarmente di una teologia angelica, per il mistero di grazia che incarna e per la sua cristologica missione tra gli uomini. Una Chiesa per la quale bisognerebbe tornare a invocare San Michele Arcangelo, consapevoli che la visione del Sommo Pontefice Leone XIII, oggi sembra essere divenuta triste e dolorosa realtà: «La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di  amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del Beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il Pastore, si disperda il gregge» [S.S. Leone XIII Prece a San Michele Arcangelo].

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Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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Padre Marcello Stanzione illustra la preghiera Angelo di Dio [per aprire il video cliccare sopra l’immagine]

Quella di Marcello Stanzione non è un’opera devozionale, racchiude devozione e teologia. È infatti teologico ciò che è cristologico nella fede, per la fede e a servizio della fede, specie nel mondo dei moderni teologi che tendono sempre più a parlare del proprio “Io” e sempre meno di “Dio”.

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Oggi più che mai, tra grandi svolte antropologiche, tra cristiani anonimi e verità svecchiate da adeguati processi di demitizzazione; dovrebbe risuonare alle nostre orecchie il monito inquieto e pentito espresso decenni or sono da Jacques Maritain nella sua opera Il significato dell’ateismo contemporaneo, un’opera che ci aiuta a non perdere di vista che le espressioni peggiori della negazione di Dio nascono proprio dalle varie forme di “devoto” ateismo “religioso”:

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Edizioni ‘Isola di Patmos, copertina del libro di Marcello Stanzione [cliccare sull’immagine per aprire il negozio]

«Non si crede più al Diavolo, né agli angeli cattivi; né ai buoni, naturalmente. Essi non sono che sopravvissuti eterei di un museo di immagini babilonese. A dire il vero, il contenuto oggettivo al quale la fede dei nostri avi si appoggiava, è tutto un mito oramai, come il peccato originale, per esempio: non è forse nostra grande preoccupazione, oggi, spazzar via il complesso di colpevolezza, come il Vangelo dell’Infanzia e la resurrezione dei corpi e la creazione. E come il Cristo storico, naturalmente».

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Perché dunque gli Angeli? Angeli come messaggeri celesti, guide, custodi e consolatori degli uomini. Gli Angeli, relegati sino a poco tempo fa nelle fiabe per bambini, tornano in queste righe protagonisti del mistero della creazione, del mistero della incarnazione del Cristo Dio che prende avvio da un dialogo struggente tra l’Arcangelo Gabriele e Maria: «Ti saluto, o piena di grazia: il Signore è con te» [Lc 1, 28]. E l’Angelo, messaggero del Signore e devoto custode della libertà che promana dal Creatore, attese trepidante la risposta. Fiducioso, attese il libero “sì” di Maria, da portare dinanzi al trono dell’Eterno.

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Preghiera all’Angelo Custode

Oggi la Chiesa necessita più che mai di una teologia angelica, per il mistero di grazia che incarna e per la sua cristologica missione tra gli uomini. Una Chiesa per la quale bisognerebbe tornare a invocare San Michele Arcangelo, consapevoli che la visione del Sommo Pontefice Leone XIII, oggi sembra essere divenuta triste e dolorosa realtà:

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«La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del Beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il Pastore, si disperda il gregge» [S.S. Leone XIII Prece a San Michele Arcangelo].

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Il libro di Marcello Stanzione, noto da anni come angelologo di fama internazionale, guiderà il lettore nel mondo oggi sempre più sconosciuto, ma straordinario, della dimensione angelica. Incluso quell’Angelo Custode che sarebbe bene tornare a conoscere e pregare. 

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dall’Isola di Patmos 29 settembre 2019

Festa di San Michele Arcangelo

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Anticipiamo ai Lettori che tra la fine di settembre e la fine di ottobre andranno in pubblicazione le seguenti opere:

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LA METAFISICA DI GESÙ CRISTO, di Giovanni Cavalcoli, O.P.

ARIANESIMO, UNA ERESIA ANTICA SEMPRE PRESENTE, di Leonardo Grazzi  

 

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«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
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NOVITÀ! «La setta neocatecumenale. L’eresia si fece Kiko e venne ad abitare in mezzo a noi»

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«LA SETTA NEOCATECUMENALE. L’ERESIA SI FECE KIKO E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI»

I Neocatecumenali sono una setta di matrice ebraico-protestante che di cattolico ha solo l’involucro esterno svuotato all’interno dei fondamenti del Cattolicesimo. Il riconoscimento amministrativo a loro concesso dal Pontificio Consiglio per i Laici non obbliga affatto vescovi, sacerdoti e fedeli cattolici a una adesione di fede nei riguardi del Cammino Neocatecumenale, che non è certo un dogma, bensì un tumore con metastasi, diffuse all’interno della Chiesa anche e soprattutto a causa della debolezza mostrata dagli ultimi Sommi Pontefici.

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Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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l’autore: Ariel S. Levi di Gualdo, presbitero e teologo

Le principali eresie del Cammino Neocatecumenale sono la percezione calvinista dell’Eucaristia e la confusione tra il sacerdozio comune, al quale partecipano tutti i battezzati, ed il sacerdozio ministeriale di Cristo, al quale partecipano solo i ministri in sacris.

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Colpendo Sacerdozio ed Eucaristia, strettamente connessi l’uno all’altra, si colpisce la Chiesa al cuore attraverso alcune delle più antiche eresie di ritorno.

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I Neocatecumenali sono una setta di matrice ebraico-protestante che di cattolico ha solo l’involucro esterno svuotato all’interno dei fondamenti del Cattolicesimo.

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Il riconoscimento amministrativo a loro concesso dal Pontificio Consiglio per i Laici non obbliga affatto vescovi, sacerdoti e fedeli cattolici a una adesione di fede nei riguardi del Cammino Neocatecumenale, che non è certo un dogma, bensì un tumore con metastasi, diffuse all’interno della Chiesa anche e soprattutto a causa della debolezza mostrata dagli ultimi Sommi Pontefici.

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Questo libro è costruito su dati oggettivi, l’Autore non si discosta neppure per un istante da quelli che sono gli scritti e le catechesi tenute dai fondatori di questo movimento ereticale, i documenti e gli atti della Santa Sede e quelli dei rispettivi e competenti dicasteri che si sono occupati nel corso degli anni del Cammino Neocatecumenale, non ultimo per quegli abusi liturgici che rasentano non di rado il vero e proprio sacrilegio della Santissima Eucaristia e per i quali, ogni richiamo a loro rivolto nel corso di quattro decenni, si è rivelato di fatto pressoché vano.

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Indubbiamente l’Autore osa ― davvero “oltre misura“ e con coraggio leonino ― illustrando quelle che sono state le oggettive e gravi imprudenze del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, oggi canonizzato ed elevato agli onori degli altari, ma non certo per questo perfetto, come perfetti ed esenti da errori non lo sono mai stati tutti i Santi dell’intera storia della Chiesa. E, alla prova provata dei fatti non passibili di facile smentita, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, concedendo in modo diretto e indiretto accondiscendenza al Cammino Neocatecumenale, ha sbagliato, creando di conseguenza gravi problemi che si sono poi ripercossi sulla Chiesa intera, ponendo vescovi e sacerdoti dinanzi a un fenomeno settario-ereticale difficile da gestire. L’errore maggiore compiuto dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II fu soprattutto quello di concedere a questa setta intra-ecclesiale di aprire seminari per la formazione dei futuri sacerdoti, dando in tal modo a un movimento laicale la possibilità, unica e senza precedenti nella storia della Chiesa, di formare un proprio clero, preposto non ultimo a neocatecumenalizzare intere diocesi e parrocchie [cf. QUI].

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cliccando QUI è possibile accedere al negozio de L’Isola di Patmos

L’Autore spiega che dinanzi alla verità spiacevole e dolorosa, due sole sono le soluzioni: o tacere, se non si è in grado di esporla, sostenerla e pagarne soprattutto le conseguenze, oppure dire e presentare la verità per quella che è nella realtà. Infatti, dinanzi a certi gravi problemi, addolcire o annacquare la verità, comporta enunciare clamorose menzogne, ed anche nel modo peggiore.

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L’opera di Ariel S. Levi di Gualdo è dedicata al Servo di Dio Pier Carlo Landucci e al Passionista Enrico Zoffoli, presbiteri romani, che denunciarono per primi alle Autorità Ecclesiastiche le eresie del Cammino Neocatecumenale, nel 1983 e nel 1992. Non furono però ascoltati, perché prima col Sommo Pontefice Paolo VI poi col Sommo Pontefice Giovanni Paolo II era esplosa la grande ubriacatura dei movimenti laicali, nei quali l’uno e l’altro vedevano il futuro della Chiesa, mentre i seminari diocesani e le case di formazione alla vita religiosa erano sempre più vuoti, ed in seguito chiusi in gran numero.

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Davanti alla odierna realtà dinanzi alla quale si pone la testa sotto la sabbia come gli struzzi, l’Autore domanda: cosa ha prodotto questa grande ubriacatura movimentista? Ce lo spiega con queste parole: «La secolarizzazione del clero e la clericalizzazione del laicato, mentre oggi, sbagliando per l’ennesima volta, ci si accinge a compiere l’ulteriore errore col prossimo Sinodo Panamazzonico, dove si discuterà sulla opportunità di ordinare sacerdoti i viri probati, per sopperire alla mancanza di clero in certe regioni del mondo. Un Sinodo che in sé ha del grottesco, a ben considerare che sarà celebrato a Roma, per l’Amazzonia, sotto la grande regia dei tedeschi, la cui Chiesa nazionale versa ormai da decenni in stato avanzato di protestantizzazione».

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La grande ubriacatura segnata dalla stagione dei movimenti nati dal para-concilio nella stagione del post-concilio, ha fallito in modo desolante e con danni di non poco conto, ma nessuno ha l’umiltà di ammetterlo, anzi ci stiamo lanciando verso errori ancora peggiori: il Sinodo Panamazzonico, o come scrisse tempo addietro il nostro Autore … il Sinodo Pantedesco [cf. QUI].

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dall’Isola di Patmos 15 dicembre 2015

Beata Vergine Maria Addolorata

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Anticipiamo ai Lettori che tra la fine di settembre e la fine di ottobre andranno in pubblicazione le seguenti opere:

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LA METAFISICA DI GESÙ CRISTO, di Giovanni Cavalcoli, O.P.

SUL SENTIERO DEGLI ANGELI, di Marcello Stanzione

ARIANESIMO, UNA ERESIA ANTICA SEMPRE PRESENTE, di Leonardo Grazzi  

 

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«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
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Il vento caldo dell’estate e quella pontificia corte dei nani bugiardi col complesso dei giganti che non dobbiamo prendere sul serio, ma per salvifico imperativo di coscienza cristiana dobbiamo prendere solo per il culo

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IL VENTO CALDO DELL’ESTATE E QUELLA PONTIFICIA CORTE DEI NANI BUGIARDI COL COMPLESSO DEI GIGANTI CHE NON DOBBIAMO PRENDERE SUL SERIO, MA PER SALVIFICO IMPERATIVO DI COSCIENZA CRISTIANA DOBBIAMO PRENDERE SOLO PER IL CULO

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[…] questi personaggi, io non ho affatto paura a pigliarli all’occorrenza per il culo, avrei invece terribilmente paura a pigliarli sul serio, perché a prendere sul serio questa gente così bugiarda e sprezzante l’intelligenza altrui, quindi ad agire di conseguenza, c’è il serio rischio di sperimentare il caldo vero, il caldo eterno, vale a dire il caldo dell’Inferno. E all’Inferno in compagnia di chi ha fatto sì che E Satana si fece trino, io non ci voglio proprio andare.

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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PDF articolo formato stampa

 

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cliccare sull’immagine per aprire il negozio

Nella edizione 2019 del mio libro E Satana si fece trino, di cui pochi giorni fa Jorge Facio Lince, presidente delle nostre Edizioni L’Isola di Patmos, ha presentata ai nostri Lettori l’uscita [leggere QUI], ho inserita anzitutto una articolata presentazione alla nuova edizione, poi, in varie parti del testo, non ho potuto omettere di inserire a fondo di pagina delle note con la dicitura: “N.d.A. all’edizione del 2019”.  

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Invitandovi a legger questo libro sotto Il vento caldo dell’estate [cf. QUI], desidero procurarvi una ulteriore vampata di calore proprio con una di queste note. O non ci hanno forse insegnato di recente che le questioni più serie e delicate sono fatte finire in noticine a fondo di pagina? La noticina in questione è stata inserita nelle pagine in cui tratto il problema della pornocrazia clericale, si tratta della numero 287 nella pagina 239, dove a riguardo di questo delicato e diffuso fenomeno scrivo:

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… a questa faccia, affideresti il tuo amato chihuahua per portarlo dieci minuti a passeggio nel parco? Il Cardinale Francesco Coccopalmerio, al quale qualcuno ha affidato il Pontificio consiglio per i testi legislativi

«Se davvero vogliamo affrontare questo problema drammatico, dobbiamo partire da un triste dato di fatto: oggi, all’interno del clero secolare e religioso maschile, il numero degli omosessuali è spaventosamente alto e si divide tra gay praticanti e gay repressi; i secondi più attivi dei primi nell’esercizio della loro logorante omosessualità psicologica. Gli omosessuali per carattere psichico repressi nel corpo, sono di gran lunga peggiori di coloro che praticano l’omosessualità fisica, causando da sempre all’interno della Chiesa dei danni talora enormi talora irreparabili, puntando sempre e di rigore a piazzarsi nei posti più alti e nei ruoli-chiave di governo, per meglio rafforzare una lobby molto potente e solidale al suo interno, retta su criteri pornocratici.

Quello della pornocrazia è un dramma che ferisce la Chiesa colpendola con affondi mortali. Termine recente di origine francese, pornocrazia indica una forma di governo caratterizzata dal nefasto influsso di cicisbei e prostitute sugli uomini preposti all’esercizio del potere. Alla lettera significa “governo delle prostitute”, o governo fondato in buona parte sui meccanismi tipici della prostituzione. A caratterizzare la pornocrazia, non è tanto il baratto di favori sessuali con posizioni di privilegio, come nelle consuete relazioni tra potente e prostituta, perché questi rapporti di potere non sempre hanno avuto connotazioni di tipo sessuale, specie all’interno di certe sacche decadenti, che hanno costituito nei tempi passati e presenti orribili zavorre per la Chiesa, dove spesso il meccanismo, lungi dell’essere quello del tutto naturale della sessualità eterosessuale, si fonda sulla asessualità, o su puri meccanismi omosessuali, spesso più psicologici che fisici. Nella pornocrazia clericale, l’omosessualità praticata a livello fisico è solo la punta estrema di un’omosessualità mentale radicalizzata e andata non di rado al potere. Con l’esercizio del proprio influsso sull’uomo di potere la prostituta, o il gay-prostituto, non tanto riescono a esercitare in modo indiretto il loro personale potere, perché simili meccanismi di ruolo sono stati più volte esercitati in modo quasi istituzionale dalle legittime consorti dei sovrani, o dai loro vari amichetti-gay. Quel che risulta particolarmente logorante nella Chiesa, più che nel potere civile laicista, è la capacità del prostituto di creare un proprio potere personale a volte quasi assoluto, che si sostituisce spesso all’autorità del potente e che non di rado sopravvive al potente stesso. Si pensi per esempio al giovane ed efebico segretario dalle cui labbra il potente pendeva e che dopo avere influito sull’esercizio del potere del prelato – che era preposto a servire, non a pilotare colpendolo con le frecce di Cupido –, quando questi sta per ritirarsi dalla carica per sopraggiunti limiti di età, viene promosso vescovo prendendo il posto – in rango e dignità sacramentale – del suo padrone platonicamente innamorato» [E Satana si fece trino, cit. pag. 238-239].

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Rileggendo queste mie allarmanti analisi scritte un decennio fa e rimaste ovviamente inascoltate da parte delle autorità ecclesiastiche, come potevo, al termine di questo periodo che si conclude sulla dolce frase «del suo padrone platonicamente innamorato», omettere di inserire — con grande amore e letizia, s’intende! — una doverosa, anzi obbligatoria noticina a fondo di pagina nella edizione del 2019? Infatti ce l’ho messa, ed è la seguente:  

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A questa faccia, volteresti la schiena in tutta sicurezza? Il Cardinale Angelo Becciu, già sostituto alla segreteria di Stato, oggi Prefetto della Congregazione delle Cause di Santi. Nasce nella cittadina sarda di Pattada, famosa per la fabbricazione di coltelli artigianali a serramanico, detti resolza.

«N.d.A all’edizione del 2019 — Fatto di cronaca così riportato dagli organi di stampa: “Nell’estate 2017 la Gendarmeria Vaticana arresta Monsignor Luigi Capozzi, di anni cinquanta, segretario del Cardinale Francesco Coccopalmerio e addetto di seconda classe presso il Pontificio consiglio per i testi legislativi, presieduto da questo porporato. Il fatto: nel suo appartamento collocato in Vaticano nel palazzo dell’ex Sant’Uffizio, Monsignore organizzava festini gay a base di droga, tanto da render poi necessario il suo ricovero nella clinica romana Pio XI per adeguate terapie di disintossicazione” [Cf. Franca Giansoldati, Il Messaggero, 29 giugno 2017; Francesco A. Grana, Il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2017; Libero, 7 luglio 2017; Domenico Gramazio, La Città di Salerno, 2 luglio 2017; Emanuele Barbieri, Corrispondenza Romana, 22 novembre 2017; Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana, 4 dicembre 2017, etc..]. Rifacendosi a notizie a loro pervenute dall’interno della Santa Sede, i giornali precisano che Monsignore «era già stato proposto dal Cardinale per essere elevato alla dignità episcopale» [Francesco A. Grana, Il fatto Quotidiano, 28 Giugno 2017]. A oltre un anno dal fatto, i giornalisti Maike Hickson e John Henry Westen di LifeSiteNews lanciano una notizia poi riportata dal vaticanista Marco Tosatti [Stylum Curiae 11 ottobre 2018] e da Giuseppe Aloisi [Il Giornale, 11 ottobre 2018] e da vari organi di Stampa: “Il Cardinale Francesco Coccopalmerio […] era presente al party omosessuale a base di droga in cui ha fatto irruzione la polizia vaticana nell’estate del 2017 e in cui fu arrestato il suo segretario, Mons. Luigi Capozzi”. A questa notizia risponde la sera stessa con un tweet il Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, all’epoca dell’accaduto Sostituto della Segreteria di Stato: “La notizia è priva di fondamento. Fui io ad informare dell’arresto del sacerdote il Card. Coccopalmerio a fine giornata, non avendolo trovato, per un disguido, il mattino. Il prete non fu arrestato durante un fantomatico party, ma nel cortile della casa”. Chiariamo: per oltre un anno il Cardinale Angelo Becciu ha permesso ai giornali di infangare un prete scrivendo senza mai essere smentiti che “l’arresto è avvenuto all’interno dell’appartamento durante un party gay a base di droga”, poi, trascorsi sedici mesi – quando in ballo è stato tirato un cardinale – l’ex sostituto alla Segreteria di Stato, con solerte tempismo e improvviso amore per la verità, informa con un tweet che l’arresto non avvenne “durante un fantomatico party” ma “nel cortile di casa” (!?). “Il 29 agosto 2018 crolla il tetto della chiesa romana di San Giuseppe ai Falegnami” [La Repubblica, 30 agosto 2018] il cui titolo è detenuto dal Cardinale Francesco Coccopalmerio. Dopo avere illustrata questa fedele cronologia non passibile di smentita, forse sarebbe bene tenere sotto stretto controllo, al fine di evitare altri crolli improvvisi, la necropoli etrusca maremmana di Roselle, di cui il Cardinale Angelo Becciu è stato Arcivescovo titolare, quindi il tetto della chiesa romana di San Lino, di cui egli detiene il titolo cardinalizio.  

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Musica pop anni Settanta: Boney vestito di rosso porpora che con lodevole serietà e professionalità canta Rasputin [cliccare sopra l’immagine per aprire il video]

Chi non compra e legge il mio libro, è uno che odia il caldo, anzi un grandissimo odiatore di caldo. Perché vedete: io non ho affatto paura a pigliare all’occorrenza per il culo questi personaggi mosso da imperativo di coscienza cristiana. Avrei invece terribilmente paura a pigliarli sul serio, perché a prendere sul serio questa gente così bugiarda, cattiva e sprezzante l’intelligenza altrui, quindi ad agire di conseguenza, c’è il serio rischio di sperimentare il caldo vero, il caldo eterno, vale a dire il caldo dell’Inferno. E all’Inferno in compagnia di chi ha fatto sì che Satana si fece trino, non ci voglio andare. Come infatti diceva San Filippo Neri: «Preferisco il Paradiso!». Siccome purtroppo non sono santo, ma sono però un autentico credente e un servo fedele della Chiesa di Cristo, ogni giorno prego affinché Dio mi conceda nella sua amorevole misericordia la grazia di un leggero Purgatorio, tenendo conto del doloroso Inferno che a me, come ad altri miei confratelli sacerdoti, hanno fatto sperimentare certi ecclesiastici corrotti e corruttori in questa nostra terrena valle di lacrime, dopo avere permesso a Satana di farsi trino e di infangare nel peggiore dei modi la nostra Santa Madre Chiesa.

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Musica anni Settanta: Boney in Rivers of Babylon [Sulle rive di Babilonia], Salmo 136 cantato in versione pop [cliccare sopra l’immagine per aprire il video]

Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo 
ricordandoci di Sion.

Ai salici di quella terra 
appendemmo le nostre cetre,

perché là ci chiedevano parole di canto 
coloro che ci avevano deportato, 

allegre canzoni, i nostri oppressori: 
“Cantateci canti di Sion!”.

Come cantare i canti del Signore 
in terra straniera?

Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra;

mi si attacchi la lingua al palato 
se lascio cadere il tuo ricordo, 
se non innalzo Gerusalemme 
al di sopra di ogni mia gioia.

Ricordati, Signore, dei figli di Edom, 
che, nel giorno di Gerusalemme, 
dicevano: “Spogliatela, spogliatela 
fino alle sue fondamenta!”.

Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.

Beato chi afferrerà i tuoi piccoli 
e li sfracellerà contro la pietra [Salmo 136].

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dall’Isola di Patmos, 8 luglio 2019

 

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Visitate il nostro Negozio Librario: QUI

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« E SATANA SI FECE TRINO » un esordio nel ricordo del Cardinale Carlo Caffarra, mentre nella Chiesa tutto sembra procedere in caduta libera inarrestabile …

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«E SATANA SI FECE TRINO», UN ESORDIO EDITORIALE NEL RICORDO DEL CARDINALE CARLO CAFFARRA, MENTRE NELLA CHIESA TUTTO SEMBRA PROCEDERE IN CADUTA LIBERA INARRESTABILE …

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Perché ricordare in questo nostro esordio editoriale il Cardinale Carlo Caffarra? Perché è stato un nostro grande amico, padre e maestro. Perché è stato un modello d’amore e servizio alla Chiesa, ai Pontefici e al Popolo di Dio, per questo è morto soffrendo. Alcuni dei suoi ultimi colloqui col Padre Ariel S. Levi di Gualdo furono drammatici, ma in essi era racchiusa la drammaticità della fede che in sé non contiene solo la tenera immagine della mangiatoia di Betlemme, ma soprattutto lo strazio del Cristo sulla croce che ci invita a farci con Lui sacrifici vivi e santi. Questo abbiamo imparato dal Cardinale Carlo Caffarra: amico, padre e maestro. E a lui ci raccomandiamo per questa nostra opera editoriale, nella cui utilità e bontà egli credeva. Se è opera di Dio, darà frutti e prospererà.

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Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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PDF  articolo formato stampa
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Le Edizioni L’Isola di Patmos esordiscono con un’opera di Ariel S. Levi di Gualdo scritta tra il 2008 e il 2010 e pubblicata a inizi 2011: «E Satana si fece Trino».

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Se non fosse provato che questo libro fu stampato un decennio fa, potrebbe essere accolto come un libro di attualità, perché è della nostra attualità che parla, anticipando di molti anni ciò che oggi, di triste e terribile, abbiamo sotto gli occhi. Dunque proviamo a estrapolare dalle pagine di questo libro uno dei tanti passi scritti in cosiddetti “tempi non sospetti”, per vedere ciò che un decennio fa l’Autore denunciava …

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«Dal Nord dell’Europa ormai ripiegata in forme esasperanti e aggressive di laicismo scristianizzante, sta scendendo un fiume in piena che a breve investirà e travolgerà l’intera Chiesa. Mentre questo fiume si gonfiava, molti nostri buoni vescovoni, cardinaloni e curialoni, mostrandosi dotati di una vista equiparabile a quella di una talpa, credettero sul serio di poter seguitare ad agire come fossimo sempre nella Italietta democristiana degli anni Cinquanta. Come se fossimo sempre nella cattolica Irlanda, dove vedendo a distanza un prete giungere per la strada la gente scendeva dal marciapiede per lasciargli il passo, chinando con deferenza il capo al suo passaggio […] Non avere la capacità di vedere che la società era cambiata e che in questa nostra moderna e involuta civiltà, in virtù della nuova psicologia tecnologica, i cambiamenti sono quasi sempre e di rigore repentini, ha concorso in modo determinante alla nostra rovina. Essersi rifiutati di cogliere tutto questo e indurre di conseguenza – o peggio obbligare il clero a questo rifiuto e formare i futuri preti in questo rifiuto quasi istituzionalizzato – è stata la nostra somma disgrazia, inaugurata nella stagione di un post-concilio che per un verso ha de-sacralizzato la Chiesa, per l’altro verso l’ha clericalizzata come mai lo era stata prima. Ciechi e sordi più che mai, ci siamo rifiutati di capire che i giudici dei tribunali civili e penali non erano più disposti a dire: “In questa intentata causa c’è di mezzo un prete, una diocesi e persino un vescovo. Non possiamo procedere. Se lo facessimo verremmo subito frenati dall’alto, dal ministero di Grazia e giustizia, da politici influenti di area cattolica o dalla suprema corte di Cassazione, con tutti i rischi del caso legati anche alle nostre carriere”. D’un tratto è cominciato ad accadere l’esatto contrario: “In questa intentata causa c’è di mezzo un prete, una diocesi e persino un vescovo? Bene. Allora bisogna andare a fondo il più possibile e quanto meglio, affinché nessuno possa affermare che nel nostro Paese ci sono caste di intoccabili e che la magistratura, anziché svolgere il proprio compito indagando e se necessario condannando, le protegga in modo complice e solidale”. È stato così che in vari paesi del mondo è esploso il pubblico problema della pedofilia, legato anche a diversi membri del nostro clero. E, di fronte a questo problema, la Chiesa è stata colta impreparata, perché molti nostri buoni vescovoni, cardinaloni e curialoni, pensavano di poter seguitare a vivere e comportarsi come quelli di sempre: coprire … coprire … coprire. Certi di essere gli intoccabili di sempre, quelli della Italietta democristiana degli anni Cinquanta, quelli della cattolica Irlanda dove ieri si scendeva dal marciapiede per far passare un prete chinando il capo al suo passaggio. Oggi invece, se passa un prete per le strade di Dublino, capita che la gente gli strilli dietro cose orribili e irripetibili. Paghiamo forse il prezzo di una società laica, scristianizzata e senza Dio? In parte sì. Però va tenuto conto che questa società è stata resa tale anche da molti nostri buoni vescovoni, cardinaloni e curialoni ammalati di impunità e di onnipotenza nel loro vivere fuori dal reale. Ignari che stavano muovendosi in un mondo diverso che non riuscivano più a gestire, relegati in un microcosmo di ori, stucchi e privilegi che la società ha presto cominciato a vedere come un virus, come una metastasi da bombardare con la chemioterapia … e, in parte, qualche volta, o forse anche più volte, la società civile aveva perfettamente ragione, perché il clericalismo, ed in specie quello di stampo mafioso, intriso di coercizioni e di omertà, andrebbe letteralmente estirpato».

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La figura di Satana è usata dall’Autore seguendo l’insegnamento dei Santi Padri della Chiesa, che nel Demonio — da San Girolamo a Sant’Agostino — hanno sempre identificato colui che vuole scimmiottare Dio per creare un’altra realtà. Satana, il grande invertitore, deve confondere e capovolgere bene e male, mutando il vizio in virtù e la virtù in vizio, la sana dottrina in eresia e l’eresia in sana dottrina. Il risultato lo abbiamo oggi sotto gli occhi: il peccato non è più tale, non è più un elemento di rottura della comunione con Dio, ma è una “diversità” definita da taluni “colma di ricchezze”, da accogliere con spirito “aperto” e “includente”. Ecco cos’è e qual è l’opera terribile del Grande Invertitore.

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Quando poi il fumo di Satana penetra all’interno della Chiesa non andrebbe temuta la sgradevole verità ma la gradevole menzogna, consapevoli che saremo chiamati a rendere conto a Dio non solo di pensieri, parole e opere, ma soprattutto di omissioni.

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Caduti come pioggia cinque decenni di bizzarrie dottrinali e di stravaganze liturgiche, i risultati si sono infine dischiusi: il clero cattolico è travolto da gravi scandali morali, mentre la Chiesa è condizionata al proprio interno da una potente lobby gay che determina nomine, carriere e riforme.

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Quella della Chiesa odierna è una crisi originata da una profonda decadenza dottrinale che ha generata una grave crisi morale, alla base dell’una e dell’altra c’è la distruzione del principio di autorità, dal quale ha preso vita il golpe della peggiore risma di dittatori: gli eretici al potere. Tramite questi accoliti, il Principe delle Tenebre mira a creare una Chiesa completamente invertita, svuotata del tutto di Cristo e riempita di altro.

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« U N   P R E Z I O S O   R I C O R D O » 

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Cardinale Carlo Caffarra

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Bologna, 12 maggio 2017

Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo emerito di Bologna [1938-2017] – Un amico, un padre e un maestro.

Caro e stimato Padre Ariel.

Quando leggo il complesso brano di San Matteo [24, 1-36] che si conclude con le parole: «Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre», oggi mi verrebbe da dire che i segni di cui ci parlano Gesù Cristo, San Paolo e l’Apocalisse di San Giovanni, sembrerebbero ricorrere tutti. 

Anni fa, in un paio di tuoi articoli, hai concluso riportando il passo lucano in cui Gesù dice: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» [Lc 1, 18].

Questo passo lo commentasti con parole che sul momento, ti confesso, reputai un “fuoco d’artificio”, una di quelle iperbole di cui faceva uso letterario anche lo stesso San Paolo.

A quell’interrogativo, infatti, tu dai risposta con un altro interrogativo:

« … e se il Verbo di Dio fatto uomo, che pone un drammatico quesito sulla fede, al proprio ritorno alla fine dei tempi trovasse sì, sempre la Chiesa, ma una Chiesa completamente invertita, svuotata del tutto di Cristo e riempita di altro?».

Queste tue parole oggi non suonano come un “fuoco d’artificio” o una “iperbole” e, forse, non immagini neppure, quanto mi stiano gravemente accompagnando verso la conclusione della mia vita.

A quell’interrogativo, hai abbozzata una risposta che dovrebbe generare profondo tremore in qualsiasi uomo di buona volontà, proprio perché, al drammatico quesito, tu rispondi con un drammatico quesito contenente un’ipotesi sconvolgente:

«… una Chiesa completamente invertita, svuotata del tutto di Cristo e riempita di altro».

Prega per me, che sono verso il tramonto della vita, come io prego per te che hai sempre molte albe all’orizzonte della vita, ma soprattutto tanto bene da fare, a questa nostra tormentata ma sempre Santa Chiesa e al popolo di Dio sempre più disorientato e bisognoso di santi pastori.

 

Tuo

+Carlo

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Nel corso degli anni, il nostro lavoro è stato molto duro e il nostro sacrificio notevole. È quindi con comprensibile timore e tremore che abbiamo dato inizio a questa attività editoriale, che può reggersi in un solo modo: con la vendita dei libri. Se però il tutto è opera di Dio, sopravvivrà e andrà avanti.

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Siamo certi che ci aiuterete a diffondere le opere delle Edizioni L’Isola di Patmos, specie per il servizio che esse possono rendere in questo momento così difficile alla Chiesa di Cristo e al Popolo di Dio.

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Un profondo ringraziamento ai nostri preziosi collaboratori di redazione: Ettore Ripamonti, Dorothy Lancel, Ester Maria Ledda, Licia Oddo, Manuela Luzzardi.

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dall’Isola di Patmos, 5 luglio 2019

 

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Abbasso il mafioso Toto’ Riina evviva la pornostar Cicciolina: miserie e derive di una Chiesa governata dalla umoralità

— fatti di attualità ecclesiale —

ABBASSO IL MAFIOSO TOTO’ RIINA EVVIVA LA PORNOSTAR CICCIOLINA: MISERIE E DERIVE DI UNA CHIESA GOVERNATA DALLA UMORALITÀ

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In una nostra Chiesa romana, la pornostar Ilona Staller in arte Cicciolina, durante la celebrazione del Sacrificio Eucaristico salì sul presbitèrio e dall’ambòne dal quale si amministra ai Christi fideles il nutrimento della Parola di Dio, annunciò: «Abbiamo fatto tanta poesia, si può dire, perché anche se era erotismo e pornografia, per noi era poesia. Giocherellando, abbiamo fatto quello che, magari, tantissime persone hanno paura di fare». Le mancò solo di concludere dicendo: «Sia lodato Satana!».

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

 

 

 

 

 

 

 

 

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PDF  articolo formato stampa

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«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» [Mt 9, 12-13]

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Roma, dicembre 2012, Basilica dei Santi Pietro e Paolo, il francescano Francesco Bartolucci  amministra la Santa Comunione alla pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina, ai funerali del più grande regista e produttore di film porno Riccardo Schicchi

Nella Chiesa misericordiosa, col Sommo Pontefice che telefona ad un figlio di Lucifero come Marco Pannella per invitarlo a «tenere duro» o che accoglie in Vaticano l’abortista fiera e impenitente Emma Bonino, che in modo coerente seguita imperterrita a definire l’aborto «una conquista sociale» ed un «grande diritto civile», anche in questo caso ci saremmo aspettati una condotta più equilibrata nel negare i funerali al boss di Cosa Nostra Salvatore Riina, detto Toto’. Ma purtroppo, sembra che nella Chiesa sia esploso el tango de la pasion.

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Roma, dicembre 2012, Basilica dei Santi Pietro e Paolo, il francescano Francesco Bartolucci  amministra la Santa Comunione alla pornostar Eva Henger, ai funerali del più grande regista e produttore di film porno Riccardo Schicchi

Noi che ci siamo formati sul grande magistero del Santo Pontefice Giovanni Paolo II e che continuiamo a rimanere saldi sui principi metafisici e teologici della Fides et ratio, ci troviamo a disagio in questa Chiesa in caduta libera che vive oggi all’insegna della Fides et passio, ma sia chiaro: avvolta da una passio che nulla ha da spartire con la passio Christi, tutto invece da spartire con la venefica passio che nasce dalla più irrazionale umoralità.  

 

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Roma, dicembre 2012, Basilica dei Santi Pietro e Paolo, il porno-attore Rocco Siffredi tiene dall’ambone sul presbiterio un sacrilego elogio funebre al più grande regista e produttore di film porno Riccardo Schicchi

Chi sia stato il boss di Cosa Nostra Salvatore Riina detto Toto’, lo sappiamo tutti, ed altresì sappiamo di quanti crimini si sia macchiato. Ma una cosa è certa: costui non è il primo peccatore della storia, perlomeno non lo è per noi che consideriamo il peccato originale un fatto oggettivo e non una metafora [cf. Gen 3, 1-19], così come crediamo che il fratricidio di Caino che ha ucciso il fratello Abele sia anch’esso un fatto e non una allegoria [cf Gen 4, 1-16]. Pertanto, che dinanzi ad un Riina gridino “al peccato!” proprio i laicisti che al peccato non ci hanno mai creduto — a partire da quello originale — e che seguitano tutt’oggi a non crederci, pur invocando però in questa occasione persino la potenza di una scomunica … ebbene, come capite, se il tutto non fosse grottesco e ridicolo, sarebbe davvero tragico.

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Su ordine di Riina, sono state uccise dai killers molte persone innocenti, alcuni parlano di circa duecento omicidi da lui ordinati. I suoi sicari sono riusciti ad assassinare persone rigorosamente adulte che, pur non riuscendoci, avrebbero potuto comunque in qualche modo tentare di difendersi, o perlomeno di fuggire. E sempre su suo ordine sono state assassinate anche persone dotate dallo Stato, in quanto soggetti ad alto rischio attentati, di complessi sistemi di sicurezza, di meticolose protezioni e scorte armate.

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Nessun meccanismo di sicurezza, meno che mai alcuna meticolosa protezione e scorta armata, protegge invece le creature innocenti e totalmente indifese che ogni giorno sono soppresse nella totale indifferenza attraverso l’aborto, mentre il Sommo Pontefice telefona a Marco Pannella per invitarlo a «Tenere duro» e mentre annovera, su suggerimento di certi gesuiti a lui vicini, la Signora Emma Bonino nella candida rosa dei grandi italiani.

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Roma, dicembre 2012, Basilica dei Santi Pietro e Paolo, il celebre “disturbatore” Gabriele Paolini [vedere QUI], dichiaratosi pubblicamente e ripetutamente ateo, anticlericale, a favore della cultura omosessualista, dell’aborto e dell’eutanasia, riceve la Santa Comunione dal pio francescano  ai funerali del più grande regista e produttore di film porno Riccardo Schicchi

A questo punto merita ricordare un altro grande funerale svoltosi proprio nella Diocesi di Sua Santità, nel dicembre del 2012, allora regnante il Venerabile Pontefice Benedetto XVI. Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma era il bertoniano di ferro Cardinale Agostino Vallini, mostratosi più volte indifferente alla lesione del sacro onore di Santa Madre Chiesa come un chirurgo è indifferente al sangue umano. Anche se, come di recente ho scritto, tra poco sarà rimpianto, tanto quella Diocesi è passata di male in peggio …

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In quel triste dicembre del 2012, presso la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, nel quartiere romano dell’EUR, si svolse il funerale porcino del più grande regista e produttore italiano di film pornografici, celebrato da Francesco Bartolucci, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Durante le esequie funebri, non solo l’improvvido francescano amministrò la Santa Comunione alla Signora Ilona Staller, in arte Cicciolina, ed alle altre famose pornostar presenti, ma affinché il sacrilegio fosse completo egli permise, sia alla Signora Staller, sia al celebre porno-attore italiano Rocco Siffredi, di salire sul presbitèrio, all’ambone dal quale si amministra ai Christi fideles il cibo spirituale della Parola di Dio, per tenere un elogio funebre decisamente satanico.

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La Signora Ilona Staller, in arte Cicciolina, con le spalle voltate al tabernacolo annuncia infatti a tutti i presenti:

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«Abbiamo fatto tanta poesia, si può dire, perché anche se era erotismo e pornografia, per noi era poesia … Giocherellando, abbiamo fatto quello che, magari, tantissime persone hanno paura di fare».

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questo soltanto, però, è il “male assoluto” che scandalizza la moderna Chiesa sociale: Salvatore Riina, detto Toto’, boss di Cosa Nostra [Corleone 1930 – Parma 2017]

Sale poi sul presbitèrio Rocco Siffredi, che pronuncia parole d’alta mistica che paiono tratte dai pensieri spirituali più profondi di Santa Teresina del Bambino Gesù:

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«Mi dicono che ho fatto sdoganare il porno, ma io non ho fatto sdoganare proprio nulla. Riccardo ha iniziato ed è grazie a lui se sono qui e se sono quello che sono» [cf Andrea Tornielli, QUI].

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Non ho altro da aggiungere, se non un fatto: la Chiesa misericordiosa, quella che ha chiesto perdono a tutti: agli ebrei, ai musulmani, agli indigeni latinoamericani e via dicendo a seguire, ai suoi fedeli ed ai suoi devoti servitori, perché non ha mai chiesto scusa per queste grandi sconcezze, che come ripeto hanno in tutto e per tutto del satanico? Non lo ha mai fatto neppure nell’èra di quella grande misericordia nella quale l’Augusto Pastore accarezza i lupi e bastona le proprie pecore fedeli. Quel che infatti importa è che il quotidiano La Repubblica, con tutti i giornali fricchettoni della sinistra radical chic appresso, col proprio coro di atei e non credenti dichiarati, tutti a favore dei “sacri diritti” dell’aborto, dell’eutanasia, del gender, delle sperimentazioni genetiche e via dicendo a seguire, proseguano a inneggiare alla gloria di Francesco «il grande rivoluzionario», mentre il Padre Antonio Spadaro, anziché recitare il breviario ed il Santo Rosario, ci mette sopra il carico da novanta sulle quinte e, soprattutto, dietro le quinte …

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… non è morto per una carica di tritolo fatta piazzare dai sicari di Toto’ Riina né per una sventagliata di mitra dei suoi killers, si tratta solo di un “grumo di cellule”. E dinanzi a questi insignificanti “grumi di cellule”, vi risulta forse che i giornali laicisti chiedano alla Chiesa scomuniche e funerali negati?

O qualcuno pensa che siamo così sprovveduti da non aver capito chi, al Sommo Pontefice, lo ha indotto a degli scivoloni umilianti per la Chiesa, dalla telefonata del «tieni duro» a Marco Pannella al titolo di «grande italiana» dato ad Emma Bonino? 

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L’episcopato tace, come più volte ho scritto, ma tra i preti il malumore sale sempre più giorno dietro giorno. E a noi, che La Repubblica gridi «Glory glory, alleluia a Francesco il rivoluzionario», non interessa niente. E un giorno, al buon Francesco, finiremo col rammentare che nel Canone della Santa Messa, a ricordarlo nella preghiera siamo noi preti, non Eugenio Scafari, non Emma Bonino, non il Pastore pentecostale Giovanni Traettino … 

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dall’Isola di Patmos, 20 novembre 2017

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ADESSO VI INVITIAMO A VEDERE IN QUESTO FILMATO, CHE HA INVERO DEL SATANICO, CHE COSA PERMETTONO, GLI STESSI ECCLESIASTICI, CHE NEGANO POI LE ESEQUIE FUNEBRI ANCHE IN FORMA PRIVATA AD UN BOSS MAFIOSO

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IL PRESBITERO BOLOGNESE FRANCESCO PIERI SI DOMANDA: «HA PIÙ MORTI SULLA COSCIENZA TOTO’ RIINA O EMMA BONINO?»..

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Caro Confratello Francesco Pieri,

qualora ti fosse “imposto”, dal politicamente corretto che ci sta uccidendo, tu non chiedere scusa a nessuno per avere detto semplicemente l’ovvio. non sei infatti tu, che devi chiarire l’ovvio, a dover chiarire è la Signora Bonino che afferma: «Don Pieri non insulta me, ma milioni di donne italiane che hanno subito in un modo o nell’altro il trauma dell’aborto». Ella deve adesso spiegare da chi, questi «milioni di donne», sarebbero state «traumatizzate», visto che ciascuna di esse si è recata liberamente ad abortire e che la gran parte, quando si è tentato di convincerle a non sopprimere una vita umana innocente, hanno negata qualsiasi forma di ascolto. Dunque, chi le ha traumatizzate? E che dire dell’esercito di teenagers che praticato l’aborto il giovedì mattina, il sabato sera erano già a darsi ai bagordi in discoteca, chi le avrebbe traumatizzate, ma soprattutto: chi le avrebbe offese? Perché applicando lo stesso principio boniniano, si potrebbe sostenere con altrettanta “impeccabile logica” che il boss Riina è rimasto traumatizzato per il numero di persone da lui fatte uccidere e che i duri di cuore — come per esempio noi che invece lo consideriamo un criminale e che consideriamo i morti per causa sua delle vittime innocenti —, non possono capire il suo trauma ed il suo conseguente dolore.

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È DISPONIBILE IL LIBRO DELLE SANTE MESSE DE L’ISOLA DI PATMOS, APRIRE QUI

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Lettera a Papa Francesco di Giovanni Cavalcoli, passione e speranza nella Chiesa

– Libri e recensioni –

LETTERA A PAPA FRANCESCO DI GIOVANNI CAVALCOLI, PASSIONE E SPERANZA NELLA CHIESA

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[…] Invochiamo ed imploriamo, dunque, Beatissimo Padre, il suo aiuto e il suo soccorso, in quest’ora difficile della storia, per poter conseguire la vittoria finale e raggiungere la salvezza e la vita eterna.

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Autore Redazione dell'Isola di Patmos

Autore
Redazione
dell’Isola di Patmos

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Proponiamo di seguito uno stralcio tratto dal libro di Padre Giovanni Cavalcoli, OP

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Beatissimo Padre.

Tu sei Pietro e su questa pietra Cristo edifica la sua Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa [cf Mt 16,18].

lettera a papa francesco

il libro di Giovanni Cavalcoli edito da Chora Books

Il Signore ha incaricato Vostra Santità di pascere il suo gregge, a Lei ha consegnato le chiavi del regno dei cieli, sicché l’uso di queste chiavi ha effetti celesti, e gli atti del suo magistero e del suo governo ci insegnano, ci spiegano e ci interpretano la Parola e la Volontà di Dio, ci donano la grazia di Cristo, ci indicano la via della verità, della virtù, della giustizia, della misericordia, della libertà, della salvezza, della santità, della pace e della beatitudine celeste; ci guidano al regno dei cieli e ci difendono dal potere delle tenebre.

Il Signore Gesù Cristo, del quale Vostra Santità, Vescovo di Roma, è il Vicario, “Dolce Cristo in terra”, come La chiama la Santa Senese, La ha mandata ad annunciare la sua vittoria sui poteri del male: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte” [Ap 12,10].

Il Signore Gesù, Vincitore del peccato e della morte, Le ha donato, infatti, il suo Spirito di Verità, d’Amore, di Misericordia e di Potenza, col Quale e grazie al Quale Vostra Santità ottiene da Dio per noi fedeli, per intercessione della Beata Vergine Maria, “ogni dono perfetto che viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel Quale non c’è variazione né ombra di cambiamento” [Gc 1,17].

A Lei, Beatissimo Padre, “amico dello sposo” [Gv 3,29], Cristo ha affidato la sua diletta Sposa, la Chiesa, “donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle” [Ap 12,1]. Questa Donna messianica, come Vostra Santità sa bene, che partorisce “un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro” [Ap 12, 5], è costantemente insidiata e aggredita su questa terra dal “Drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste dieci diademi”, segni di “tutti i regni della terra” [Lc 4,5], della gloria e dei poteri di questo mondo.

Ella, Beatissimo Padre, con la forza dello Spirito Santo, aiutato da San Michele Arcangelo, dai suoi angeli e dai successori degli apostoli, ha il mandato divino di difendere la Sposa contro il Drago, preparandole nel deserto di questa vita un “rifugio” [Ap 12,6], dove possa essere nutrita fino alla fine della storia terrena.

Ella, Beatissimo Padre, supremo dispensatore dei sacramenti della salvezza, dona a noi suoi figli, con la Santissima Eucaristia, il “Sangue dell’Agnello” [Ap 12,11], lavati e fortificati dal quale, insieme con Lei e sotto la sua guida, possiamo rendere la nostra testimonianza e vincere il Drago. Invochiamo ed imploriamo, dunque, Beatissimo Padre, il suo aiuto e il suo soccorso, in quest’ora difficile della storia, per poter conseguire la vittoria finale e raggiungere la salvezza e la vita eterna.

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Dalla recensione tratta da Il Naufrago [QUI]

Il Libro di Giovanni Cavalcoli, OP è reperibile QUI

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Dalla Cina con furore: “L’Agnello e il Dragone”, libro-intervista al Cardinale Joseph Zen

– Libri e recensioni –

DALLA CINA CON FURORE: «L’AGNELLO E IL DRAGONE», LIBRO-INTERVISTA AL CARDINALE JOSEPH ZEN

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Segnaliamo ai lettori dell’Isola di patmos un libro-intervista al Cardinale Joseph Zen curato da Aurelio Porfiri, riportando il testo della prefazione all’opera a cura di Giovanni Cavalcoli, OP.

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Autore Redazione dell'Isola di Patmos

Autore
Redazione
dell’Isola di Patmos

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Copertina agnello e il dragone

il libro intervista al Cardinale Joseph Zen curato da Aurelio Porfiri, di cui riportiamo la prefazione di Giovanni Cavalcoli, OP

Aurelio Porfiri così esordisce nel suo libro: “Sono vissuto in Cina, Macao per la precisione, per ben sette anni. Sette anni in cui ho imparato a conoscere un poco di più la difficile realtà della Cina moderna e le sue grandi sfide e contraddizioni. Se si ha a che fare con la Cina sarà molto facile ad un certo punto imbattersi con il nome del Cardinale Joseph Zen, al momento vescovo emerito di Hong Kong.

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Il Cardinale Joseph Zen, figura di punta della Chiesa cinese, non è certamente tipo che le manda a dire. Le sue “osservazioni” dirette al modo in cui la Cina è governata ai nostri giorni infastidiscono – e molto – il governo centrale, tanto che al Cardinale non è permesso rientrare nella Cina continentale, da cui proviene. Molti osservatori di cose cinesi si dividono sul suo nome, tra chi ne favorisce l’atteggiamento di duro confronto e chi invece stigmatizza la mancanza di diplomazia”.

Il libro è un’intervista col Cardinale Zen, nella quale si tratta della natura del comunismo cinese nei suoi rapporti con la Chiesa e il Vaticano. Il popolo cinese non è materialista, anche se i cristiani di varie confessioni continuano ad essere una piccola minoranza. Il Cardinale evidenzia come la classe dirigente cinese sia sostanzialmente attaccata a un potere che vuol dominare il più possibile sulla popolazione e sulla Chiesa stessa.

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Cardinale Zen 2

Il Cardinale Joseph Zen

Il Cardinale parla con molta franchezza: «Il comunismo non si regge, il che vuol dire a un certo momento, quando il comunismo è arrivato al potere, c’è il potere! Non c’è più il marxismo: non c’è, in Cina non c’è il marxismo. E allora quelli che si sono accorti che non c’è più il marxismo, che non c’è più niente al posto del marxismo,cominciano anche a dubitare, a pensare, ma ci sono quelli che tengono duro al partito, al potere [batte un pugno sul tavolo ndr]: quelli vogliono sfruttarlo come riescono! Questi qui, purtroppo, comandano. Quelli lì comandano, minacciano tutti: è tutto un paese di schiavi! Magari quelli che pensano bene non hanno occasione per mettercisi, perché loro magari non sono troppo capaci nella lotta al potere, non sono troppo interessati ad avere soldi e allora diventano i più deboli».

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Non si proibisce l’esistenza dell’episcopato, ma lo si vuole soggetto al potere. Dalla Santa Sede giungono direttive a mantenere una linea di sottomissione nell’idea sbagliata, a giudizio del Cardinale, che una condotta mite e accondiscendente possa favorire il dialogo e la pace.

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cardinale zen

il Cardinale Joseph Zen

Il Cardinale, invece, è del parere che i vescovi dovrebbero alzare la voce, perché i governanti approfittano dei deboli; ma si spaventano e cedono davanti chi mostra fierezza e coraggio. Il Cardinale Agostino Casaroli ha molto tergiversato. Chi ha sconfitto il comunismo è stato San Giovanni Paolo II. Benedetto XVI è stato troppo remissivo. Il Papa attuale sembra un decisionista, ma in pratica da tre anni sta lasciando le cose come sono.

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Il Cardinale intende allora sollecitare il Papa: «Io sto per scrivere una lettera di fuoco al Papa. Dico: “Santità, guardi, lei deve chiarire il suo dubbio presto, perché il tempo non è a nostro favore. Lei aspetta, aspetta che gli altri abbiano la buona volontà di dialogare. È arrivato alla fine delle sua attesa o no? Non sa ancora se c’è volontà sincera o no? Non lo sa ancora dopo tanto aspettare? Non possiamo più aspettare! Loro se ne approfittano! Adesso c’è un’apparente tregua, però la stanno già rovinando!”».

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Cardinale Zen 3

il Cardinale Joseph Zen durante un’azione di protesta [vedere QUI]

Alla domanda cosa dovrebbe fare il Papa, risponde così: «Prenda il 24 maggio [giornata mondiale per pregare per la chiesa in Cina ndr], quando ha chiesto a tutti di pregare per la Cina, ha preso una frase dalla lettera di Papa Benedetto che non dice niente. Dice: perché i nostri fedeli siano elementi di armonia nella società. Ci sono schiavi, fermento di niente, perché sono schiavi nella società! Prova a dire: preghiamo, perché tutti siano fedeli alla Chiesa come nostro Signore l’ha fatta, una, universale, cattolica, col Papa a capo». (batte sul tavolo!)

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Il governo ha paura della forza, ancora adesso con tutta la forza che hanno! Dove c’è il clero numeroso e forte hanno paura. Hanno paura! Invece quando uno si mostra debole, ti schiacciano! (batte i pugni sul tavolo!) Lei pensi, quando riescono a fare andare uno contro la sua coscienza, hanno la vittoria, perché quell’uomo ha perso la dignità: ormai non può alzare la testa, finito, deve sempre obbedire ormai! Lì i vescovi vengono trattati come degli oggetti”.

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Alla domanda se si sente spiato: «Spiato sì, ma minacciato no. Io dico tutto quello che voglio dire, anche nella maniera più dura».

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Vescovo Ma Daqi

Il Vescovo di Shanghai, S.E. Mons. Ma Daqin, è stato messo dal Partito Comunista agli arresti domiciliari nel seminario di Sheshan dal luglio 2012, nel giorno stesso della sua consacrazione episcopale [vedere QUI].

Alla domanda su cosa prevede per il futuro: «Nessuno riesce a essere profeta oggi: in Cina tutto è imprevedibile. Ma è importante che noi lavoriamo per il successo del bene e non aiutiamo l’altra parte a perpetuare questo sistema che è veramente malvagio. Dobbiamo lavorare per cambiare e per mantenere quel bene che c’è ancora per controbattere quel male che si sta sviluppando: questo sia in Cina, come qui. In Cina dobbiamo incoraggiare a tenere duro sui principi della nostra Chiesa, della nostra fede e difatti quando ci uniamo, si riesce anche. E io ho visto in certe diocesi quando sono uniti, il governo non osa».

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Non è facile giudicare, per un profano come me, su quale può essere la scelta migliore, se la linea dura o quella morbida e tanto meno possiamo sapere che cosa deciderà il Santo Padre. Qui però siamo davanti a due persone competenti: il Professor Porfiri e il Cardinale Zen, per cui sarei portato a credere che la linea dura possa essere più efficace. In ogni caso, per noi cristiani, una cosa è certa: che il papato da decenni esorta insistentemente per una nuova evangelizzazione e che anche i Cinesi sono chiamati ad entrare nel regno di Dio.

[testo tratto dalla prefazione di Giovanni Cavalcoli, OP]

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Copertina agnello e il dragone

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Novità editoriali delle Edizioni Leonardo da Vinci

NOVITÀ EDITORIALI

offriamo ai lettori dell’Isola di Patmos alcuni interessanti novità editoriali delle Edizioni Leonardo da Vinci, da sempre impegnate nella diffusione della sana e solida dottrina cattolica

 

Autore REDAZIONE

Autore
REDAZIONE

 

 –  GIUSEPPE SIRI

libro Giuseppe SiriLa consapevolezza di uno stretto rapporto tra dogma e liturgia ha guidato i Pontefici che dai primi decenni del Novecento a oggi hanno provveduto ai necessari aggiornamenti in materia liturgica: si pensi al venerabile Pio XII, che ristrutturò i riti della Settimana Santa; a san Giovanni XXIII, che volle inserire la memoria di san Giuseppe nel Canone romano; a Paolo VI, che provvide all’attuazione delle nuove direttive pastorali emanate dal Vaticano II con la costituzione liturgica Sacrosanctum concilium; infine a Benedetto XVI, che ampliò l’ambito di discrezionalità nell’uso del Vetus Ordo Missae. Anche tra i vescovi residenziali numerosi sono stati quelli che hanno impostato la loro azione pastorale in modo da assicurare nella propria diocesi l’osservanza delle norme liturgiche, sia tradizionali che nuove, desiderando che l’adeguata conoscenza e la personale interiorizzazione dei misteri rivelati servissero a incrementare nei fedeli lo spirito di adorazione e la fruttuosa partecipazione all’azione liturgica comunitaria. Tra questi vescovi, un posto di rilievo va riconosciuto a Giuseppe Siri, pubblicamente elogiato, proprio per questo, da san Giovanni Paolo II in visita pastorale a Genova nel settembre del 1985. I criteri teologici che guidarono la sua azione pastorale possono costituire un prezioso sussidio formativo per esercitare anche oggi il necessario “discernimento degli spiriti”, ossia per interpretare rettamente i “segni dei tempi” alla luce della Rivelazione. Questo è il motivo per cui il Curatore ha qui raccolto alcuni tra i suoi più significativi interventi dottrinali e disciplinari; essi vanno dal 1955 al 1972 e sono intesi ad animare con un continuo aggiornamento catechetico la vita liturgica del popolo di Dio nella sua amatissima diocesi di Genova.

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Giuseppe Siri

– LUIGINO ZARMATI

Libro Luigino ZarmatiNella Presentazione, il direttore della collana, Antonio Livi scrive: «Luigino Zarmati ha affrontato in questo libro il vero problema della nostra epoca, quello del riscatto della coscienza dalle ideologie – apparentemente opposte l’una all’altra, ma in realtà accomunati dalle medesime false premesse gnoseologiche – del razionalismo e del fideismo , arrivando così a mettere in luce, come dichiara già il sottotitolo del suo libro, che la fede nella necessaria testimonianza altrui e alla fine la fede in Dio stesso che si rivela è la più grande risorsa della quale l’uomo dispone per realizzarsi come persona, ossia come essere intelligente, libero e responsabile, dotato della possibilità di mettersi proficuamente in relazione con il mondo naturale e con la società umana per comprendere il senso della propria vita e gestire sapientemente il proprio
destino».

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Luigino Zarmati

– LO STATUS QUAESTIONIS

La verità in teologia

MARCO BRACCHI e GIOVANNI COVINO: Quale statuto epistemologico
per la teologia
GIUSEPPE BRIENZA, La teologia sotto la “dittatura del relativismo”
Esposizione della tesi di LIVI
FRANCESCO PISTOIA, Un esempio di carità intellettuale
FABRIZIO RENZI, Il discorso sulle istanze epistemologiche
della “scientia fidei”
ALESSANDRO BEGHINI, La teologia come “scienza rigorosa”
MASSIMILIANO DEL GROSSO, La teologia tra metafisica e fantasia
SERAFINO LANZETTA, Un contributo alla fondatezza
della teologia come scienza
CHRISTIAN FERRARO, Le premesse epistemiche della
“scientia fidei”

SVILUPPI DOTTRINALI

PIERO VASSALLO, La scienza della fede e la sua filosofica
parodia
DARIO SACCHI, “Vera e falsa teologia”. Un contrappunto
filosofico
NICOLA BUX, Lo stato della teologia, “periferia” in cui
urge intervenire
GIOVANNI CAVALCOLI, Perché è necessario che si torni a
parlare di “eresia”

NOTE CONCLUSIVA

MARCO BRACCHI e GIOVANNI COVINO, La teologia tra
senso comune e metafisica
ANTONIO LIVI, Qualche chiarimento, in dialogo con
estimatori e critici

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La verità in teologia

–  GIUSEPPE BRIENZA

Figura esemplare di pastore che sempre opera per il bene comune e la salvezza delle anime, PietroLibro Giuseppe Brienza Fiordelli (1916-2004), qui ricordato nel decimo anniversario della sua morte (2004), sembra corrispondere alla visione di vescovo che, secondo Papa Francesco, la Chiesa “vuole avere”: determinato a compiere scelte libere da «condizionamenti di scuderie, consorterie o egemonie», a imitazione di quei vescovi santi che vivono come «seminatori umili e fiduciosi della verità» (cfr Discorso alla Congregazione per i vescovi, 27 febbraio 2014). Mons. Fiordelli si è adoperato per riportare Prato, di cui è stato pastore per 37 anni, alla piena pratica della vita cristiana. Attivamente presente in tutti gli ambienti sociali, si è fatto quindi strenuo difensore della vita e della famiglia, a cominciare dall’indispensabile restaurazione della dignità del matrimonio e dalla resistenza alla legalizzazione dell’aborto. Noncurante dell’intollerazna di quanti avversano la dottrina sociale cristiana, Fiordelli è stato uno dei più coraggiosi sostenitori dei valori sociali della famiglia. A lui si deve, fra l’altro, la definizione teologica della famiglia come “Chiesa domestica”, recepita dal Concilio Vaticano II (cfr costituzone dogmatica Lumen Gentium, n. 11) e oggi comunemente utilizzata nella pastorale della famiglia. La prima parte del volume è dedicata ad un inquadramento storico della vita e dell’attività ecclesiastica di Fiordelli, specie a capo del Comitato Episcopale per la Famiglia della CEI (oggi Commissione Episcopale per la famiglia e la vita). La seconda parte, invece, esamina la sua produzione pubblicistica, mostrando come le proposte di riforma sociale avanzate da questo vescovo siano state davvero lungimiranti e coraggiose. Oggi, un contesto religioso e sociale ancora più degenerato di quello nel quale Fiordelli fu chiamato a operare, è auspicabile che il suo esempio sia seguito dall’intero epicopato italiano, rinunciando a comportamenti che sembrano dettati dettati più dalla paura che dalla virtù della prudenza.

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La difesa sociale della famiglia

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Leonardo da Vinci

3. ARCHIVIO Ariel S. Levi di Gualdo – iscrizione Albo Speciale Ordine dei Giornalisti del Lazio

3. ARCHIVIO

iscrizione all’Albo speciale dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio

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La difesa sociale della famiglia, di Giuseppe Brienza

“libri” NOVITA’

 

In questo mese di ottobre 2014 è uscito ed è acquistabile in libreria o richiedendolo direttamente all’editore:

acquisti@editriceleonardo.net

un saggio storico-critico di grande interesse per orientarsi in questo momento della vita ecclesiale

Autore REDAZIONE

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REDAZIONE

La difesa sociale della famigliaLa difesa sociale della famiglia, un libro scritto da Giuseppe Brienza (nella foto a sinistra) con prefazione Giuseppe Brienzadell’arcivescovo di Ferrara, Mons. Luigi Negri (in basso a destra) e postfazione di Mons. Antonio Livi, che ripropone all’attenzione di tutti gli operatori della pastorale in Italia l’esempio della battaglia condotta dal vescovo di Prato, Mons. Pietro Fiordelli, per ribadire i valori umani e religiosi della famiglia, contro la legislazione civile che progressivamente — prima con il divorzio, poi con l’aborto, poi con il matrimonio tra omossessuali e infine con l’eutanasia — va cancellando dalla coscienza comune i principi della legge morale naturale, che il Vangelo nLuigi Negrion abroga bensì rafforza ed eleva all’ordine soprannaturale.

Sono, questi, temi di perenne attualità ma che oggi vanno affrontati con serietà teologica e senso di responsabilità pastorale, tenendo conto delle discussioni pubbliche che hanno preceduto, accompagnato e seguito i lavori del Sinodo straordinario sulla famiglia, e che si intensificheranno ancora di più in vista di quello ordinario dell’anno prossimo.

 scheda libro:

Giuseppe Brienza – Difesa sociale della famiglia