C’è di mezzo un omosessuale? Allora “Silere non possum” difende anche l’indifendibile

C’È DI MEZZO UN OMOSESSUALE? ALLORA SILERE NON POSSUM DIFENDE ANCHE L’INDIFENDIBILE

Il capo sileriano e i suoi anonimi scrittori non perdono occasione per tacciare chi pone l’accento sull’oggettivo pericolo del cancro della lobby gay all’interno della Chiesa di essere «ossessionati dagli omosessuali», di essere «degli omosessuali irrisolti», con tanto di frasi roboanti a effetto tipo «proiezione, ossessione, omofobia interiorizzata», espressioni senza senso che come tali ricordano la mitica «supercazzola» di Amici miei, assurta ormai a neologismo nel vocabolario della lingua italiana.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

 

 

 

 

 

 

 

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Alcuni reati o delitti colpiscono l’immaginario collettivo e sono maggiormente riprovati. È il caso, per esempio, degli abusi sui minori da parte di alcuni rappresentanti del clero.

Da quando l’informazione si è appropriata di questi fatti, ormai l’opinione pubblica reagisce d’istinto fino a collocare qualsiasi rappresentante del mondo ecclesiastico fra i possibili esecutori di tali aberranti crimini. Basta avere dimestichezza del mondo social per averne un riscontro.

Quando si trovano fra le mani uno di questi casi scottanti, è comprensibile che i Pastori della Chiesa agiscano con la massima prudenza e trasparenza, cercando di limitare lo scandalo all’interno della compagine ecclesiale oltre che la riprovazione della società civile. E, innanzitutto, cercano di salvaguardare le vittime degli abusi, anche se su questo aspetto il cammino è ancora agli inizi. Se fate un giro sui siti internet di ogni diocesi italiana troverete il link che rimanda all’ufficio predisposto alla tutela dei minori e delle persone vulnerabili, con il relativo centro di ascolto, secondo quanto fu predisposto dal Motu Proprio di Papa Francesco: Vos estis lux mundi del 2019.

In questi giorni la Conferenza episcopale francese ha consigliato (QUI) il Vescovo di Toulouse di riconsiderare «la decisione presa in merito alla nomina del cancelliere della sua diocesi», perché era stato scelto per questo incarico un prete condannato dalla giustizia civile per abusi sui minori. Le reazioni dall’interno della Chiesa francese, dalla opinione pubblica e dalla stampa non si erano fatte attendere, specie dopo che alcuni vescovi si erano sentiti di non poter tacere oltre su questa vicenda. Ricordiamo, fra l’altro, che quel tipo di ruolo di cancelliere prevede una responsabilità sugli archivi diocesani ed è da sottolineare che il Codice di diritto canonico richiede una reputazione intatta per certi incarichi, il che rendeva problematica la nomina di quel soggetto.

Per cui suscita curiosità ― sebbene ormai da quelle parti non ci si meraviglia più di niente ―, che un blog (QUI) attivo nel nostro paese, abbia ancora una volta sentito quell’irresistibile prurito a non tacere e si sia lanciato in un attacco smodato contro tutta la Conferenza episcopale francese, rea di aver dato quel consiglio al Vescovo di Toulouse, sino ad arrivare a dire:

«Questo atteggiamento da parte dei vescovi francesi è scandaloso e grida vendetta al cospetto di Dio. Gesù Cristo fu trattato allo stesso modo con cui ora i vescovi francesi trattano Mons. Guy de Kerimel» (Il vescovo di Tolosa, n.d.r.).

Addirittura!

Proprio non ce la fanno! Anche di fronte a un caso così orribile e sanzionato dalla giustizia come quello di un prete che aggredisce sessualmente un minore, devono trovare attenuanti, lanciare velate accuse ma soprattutto spostare il discorso altrove, pur di far prevalere la tesi che, se uno ha scontato la sua pena, può tornare a fare quello che faceva ed essere persino promosso. Senza tener conto della delicatezza della vicenda, dell’opinione pubblica ed ecclesiale, di vescovi che esercitano il loro diritto di consigliarsi e, a volte, criticarsi a vicenda. No, per certe categorie di persone ― guarda caso sempre quelle ― sono gli altri a sbagliare, a formare male seminaristi e presbiteri, ad esercitare il proprio compito in modo errato. Ma c’è di più, sempre per rimanere nel triste àmbito del tragicomico: il capo sileriano e i suoi anonimi scrittori non perdono occasione per tacciare chi pone l’accento sull’oggettivo pericolo del cancro della lobby gay all’interno della Chiesa di essere «ossessionati dagli omosessuali», di essere «degli omosessuali irrisolti» (!?), con tanto di frasi roboanti a effetto tipo «proiezione, ossessione, omofobia interiorizzata» (cfr. QUI), espressioni senza senso che come tali ricordano la mitica «supercazzola» di Amici miei, assurta ormai a neologismo nel vocabolario della lingua italiana Treccani.

Tra gli articolisti anonimi di quel blog-avvelenato deve esserci un disturbo borderline latente, che ogni tanto viene fuori. Come quando, sempre recentemente, il blog Silere non possum è partito lancia in resta contro il Vescovo di Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto, S.E. Mons. Gianpiero Palmieri. Col solito metodo del buttare lì voci e accuse di corridoio, smodate affermazioni usate come squittii fastidiosi, per arrivare all’accusa vera e propria. Il Vescovo avrebbe accolto nella sua Diocesi un religioso molto vicino a Marko Rupnik, sul cui capo pesano molte accuse di abuso di ogni genere. Sì, però su quel religioso accolto, per quanto vicino al suddetto ex gesuita mosaicista, non pesa proprio alcuna accusa. Il Vescovo è stato imprudente? Forse. Ma da qui a tacciarlo addirittura di essere il diavolo (sic!) affermando perfino di abusare della coscienza dei suoi preti mettendoli a tacere, ce ne corre (cfr. QUI, QUI, QUI). Forse che un abuso di coscienza e sessuale perpetuato da un presbitero eterosessuale adulto verso delle donne maggiorenni è più grave di quello inflitto da un prete omosessuale a un minore maschio? A questo punto vien quasi voglia di pensare che per i Sileriani sia un sì, o per meglio dire: quando in gioco ci sono le gesta di un omosessuale praticante e impenitente, tutto si giustifica, come nel caso eclatante del defunto Abate di Montecassino, le gesta del quale avrebbero fatto impallidire il Marchese de Sade e Guillaume Apollinaire (cfr. QUI).

A questo si può arrivare se toccati nelle proprie convinzioni o nei propri desideri che la Chiesa debba essere in un certo modo e che deve accogliere persone nei seminari o case di formazione con tendenze, chiamiamole così … eccentriche. In caso contrario ci si agita, parte la reprimenda, si perde il lume di ragione oltre che della penna e si scrive di tutto e di più contro altri, persino contro vescovi ai quali si dovrebbe filiale rispetto e devota obbedienza per il ruolo che svolgono. E non basta, perfino contro intere Conferenze episcopali colpevoli di aver chiesto a un confratello prudenza, evitando di dare un incarico così in evidenza e delicato a chi pervertendo la sua vocazione oltre che la propria inclinazione omosessuale, ha abusato di un minore.

La risposta è comunque semplice e breve: quanti per libera scelta vivono nel disordine sessuale sentendosi gratificati dal loro stesso disordine, pretendono di sdoganare all’interno della Chiesa e del suo clero tutti quei vizi del mondo che per la morale cattolica sono e rimangono situazioni di grave deviazione dal sentire e dal vivere cristiano. E chi a tutto questo osa opporsi, viene tacciato di essere un «ossessionato dagli omosessuali», un «omosessuale irrisolto», un affetto da «proiezione, ossessione, omofobia interiorizzata». Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe veramente da ridere.

 

Dall’Eremo, 14 agosto 2025

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I nostri precedenti articoli sulla Banda della Sileriana:

– 16 agosto 2025 — SILERE NON POSSUM E QUELLA PAROLA TABÙ CHE NON RIESCE PROPRIO A PRONUNCIARE: “OMOSESSUALITÀ”  (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 16 agosto 2025 — SILERE NON POSSUM E QUELLA PAROLA TABÙ CHE NON RIESCE PROPRIO A PRONUNCIARE: “OMOSESSUALITÀ”  (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 14 agosto 2025 — C’È DI MEZZO UN OMOSESSUALE? ALLORA SILERE NON POSSUM DIFENDE ANCHE L’INDIFENDIBILE (per aprire l’articolo cliccare QUI)

–  29 marzo 2025  — SEMPRE A PROPOSITO DI SILERE NON POSSUM: DAL “HOMBRE VERTICAL” AI “PIGLIANCULO” E “QUAQUARAQUÀ” DI LEONARDO SCIASCIA (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 21 marzo 2025 — SILERE NON POSSUM E LA STORIA DI QUELLA SARTINA CONVINTA DI POTER DARE LEZIONI DI ALTA MODA A GIORGIO ARMANI (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 12 febbraio 2025 — L’OPOSSUM STA ALLA CONOSCENZA DEL VATICANO COME ÉVA HENGER STA ALLA CASTITÀ E COME IL SUO DEFUNTO MARITO RICCARDO SCHICCHI STA ALL’OPERA  CONFESSIONES DI SANT’AGOSTINO (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 15 gennaio 2025 — AI CONFINI CLERICALI CON LA REALTÀ: LA DONNA SOFFRE DELL’INVIDIA FREUDIANA DEL PENE, L’OPOSSUM DELL’INVIDIA DI MATTEO BRUNI DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 20 gennaio 2025 — L’OPOSSUM IGNORA CHE UNA SUORA PUÒ DIVENTARE TRANQUILLAMENTE GOVERNATORE DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO, COME GIÀ LO FU GIULIO SACCHETTI (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 22 novembre 2024 — LA NOMINA EPISCOPALE DI RENATO TARANTELLI BACCARI. QUANDO GLI AFFETTI DA CARCINOMA AL FEGATO, CARICANO ALL’ATTACCO CHI TACER NON PUÒ (per aprire l’articolo cliccare QUI

– 31 maggio 2024 — UNA NOTA DI PADRE ARIEL SUL SITO SILERE NON POSSUM: «MOLESTO COME UN RICCIO DI MARE DENTRO LE MUTANDE» (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 8 dicembre 2023 — A CHI SI RIFERISCE MARCO FELIPE PERFETTI AFFERMANDO DAL SITO SILERE NON POSSUM «QUA IN VATICANO … NOI IN VATICANO …», SE IN VATICANO NON CI PUÒ METTERE NEMMENO PIEDE? (per aprire l’articolo cliccare QUI)

– 14 ottobre 2023 — È MORTO L’ARCIABATE EMERITO DI MONTECASSINO PIETRO VITTORELLI: LA PIETÀ CRISTIANA PUÒ CANCELLARE LA TRISTE VERITÀ? (per aprire l’articolo cliccare QUI)

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Grotta Sant’Angelo in Ripe (Civitella del Tronto)

 

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I Padri dell’Isola di Patmos

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L’immancabile pianto da prefiche degli attivisti LGBT pronti a trasformare in polemico scontro ideologico persino un funerale

L’IMMANCABILE PIANTO DA PREFICHE DEGLI ATTIVISTI LGBT PRONTI A TRASFORMARE IN POLEMICO SCONTRO IDEOLOGICO PERSINO UN FUNERALE

E che Dio abbia oggi pietà delle loro anime e domani delle nostre, forse molto più peccatrici, perché può essere che questi due defunti, come i pubblicani e le prostitute a cui riguardo ci ammonisce Cristo, ci passino avanti nel regno dei cieli. Nessuno conosce il giudizio di Dio, però sappiamo dalle parole del Santo Vangelo cos’è bene e cosa è male, cos’è virtù e cos’è peccato.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Cosa avrebbe dovuto fare il parroco che ha celebrato il funerale dei due celebri gay morti in un terribile incidente stradale, forse magnificare il loro splendido “matrimonio”?

Questo il peccato di cui gli attivisti LGBT accusano il prete, quasi come avesse pronunciata una imperdonabile bestemmia contro lo Spirito Santo (cfr. Mt 12, 31-32), ossia aver parlato di «amicizia» anziché «amore», ignorando in modo doloso e disumano che i due erano «sposi» e non «amici» (!?). Queste le contestazioni mosse dagli immancabili attivisti, fatte ovviamente — superfluo a dirsi ma lo dico lo stesso — con pianti da prefiche professioniste (vedere QUI).

Personalmente avrei accettato di celebrare le esequie solo in forma privata, a porte chiuse, per un preciso motivo: perché per esperienza pastorale ormai consolidata sappiamo che queste occasioni si mutano in teatrini LGBT per reclamare direttamente dentro le chiese cose inaccettabili poiché contrarie alla dottrina e alla morale cattolica, nonché di piagnistei in salsa ideologica da parte di lobbisti politicizzati alla massima potenza pronti a criticare la dottrina e il magistero della Chiesa che chiunque — beninteso — ha il diritto di rigettare, non però di piegare ai propri capricci, questo nessuno può chiederlo né pretenderlo, se davvero si vuol essere coerenti. O che forse, noi preti e teologi, andiamo al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli a pretendere che insegnino le meraviglie delle virtù eterosessuali? A nessuno di noi passerebbe per la mente di pretendere o peggio fare una assurdità simile.

E adesso avanti coi commenti dei catto-arcobalenati: “ma se c’è l’ammmore … quel che conta è l’ammmore … Gesù predicava l’ammmore …”. Sì, predicava l’amore inteso come Χάρις (charis) parola greca dai plurimi significati: grazia, bellezza, amabilità … Gesù predicava questo genere di amore-charis invitando a passare per la porta stretta (cfr. Lc 13, 22-24); predicava l’amore-charis invitando a rinnegare noi stessi — vale a dire il peccato — e a prendere ciascuno la propria croce (cfr. Mc 8,34), non certo a prenderlo nel culo.

E qui i catto-arcobalenati urleranno “al prete volgare”, forse vergando le solite lettere indignate all’Autorità Ecclesiastica scritte senza neppure essersi lavati le mani al termine delle loro pratiche ludiche, pur di non ammettere che la volgarità non è costituita dalla mia parola “culo” espressa per inciso in modo retorico mediante una evidente iperbole paolina; la volgarità è costituita da due uomini che giocano a marito e moglie. Volgari, ma oltre che volgari privi pure di senso d’umana misura, sono coloro che vorrebbero costringere la Chiesa ad approvare certi disordini, che chiunque resta libero di praticare, come io resto libero di considerarli tali, senza impedire a nessuno di vivere la sessualità che meglio desidera, senza dare giudizi morali a chicchessia, se non espressamente richiesti dal diretto interessato in sede privata. E anche quando richiesti in sede privata li ho sempre espressi con estrema delicatezza nei rapporti con la singola persona, tenendo sempre presente che è mio cristologico mandato combattere il peccato ma accogliere sempre il peccatore, mentre nessuno può chiedermi invece di benedire il peccato, di affermare che il male è bene e che il bene è male, né sono disposto a prendere sul serio, ma all’occorrenza solo in giro qualche povero gay sfranto che vorrebbero relegare, con tanto di assurdi richiami alla dottrina e al diritto canonico, certi disordini morali nella sfera strettamente privata delle persone.

E che Dio abbia oggi pietà delle loro anime domani delle nostre forse più peccatrici, perché questi due defunti, come Cristo ammonisce, potrebbero anche passarci avanti come i pubblicani e le prostitute nel regno dei cieli (cfr. Mt 21, 28-32). Nessuno conosce il giudizio di Dio, ma dalle parole del Santo Vangelo sappiamo cos’è bene e cos’è male, cos’è virtù e cos’è peccato. Non andrebbe poi dimenticato che nella sua predicazione il Divin Maestro fa richiamo a inferno e dannazione per decine di volte. 

Scontata la replica emotiva del catto-arcobalenato: «Sì, però ci sono cose peggiori», «Sì, però molti altri fanno peggio …». Forse questa gente non ha bisogno neppure di confessarsi, non solo perché il prete — a partire da chi scrive — è più peccatore di loro, ma perché gli altri commetterebbero sempre e in ogni caso peccati peggiori. Mai dirgli che il loro non è un pensiero cattolico ma un cattolicesimo stravagante alla come-mi-pare, perché a quel punto la lettera di protesta per i nostri vescovi sarà già pronta e …

dinanzi allo laico prepotente, purché ei sia compiaciuto 

pur se intriso in marcio torto in dottrina e moral,

li boni ‘piscopi d’ultima e penultima generazione

non esitan far delli preti loro orrida carne da macello

(Episcopi disgraziati, inedito di Dante rinvenuto di recente).

Malgrado i tempi di vacche magre episcopali io sono stato benedetto: il Vescovo mio non è una vacchetta smunta macilenta ma un vitellone di pura razza lucana e con lui certi soggetti, indistintamente etero od homo, andrebbero a bussare a vuoto, perché è intelligente e geloso dei propri preti. Per questo è bene non fargli perder tempo, perché si finirebbe per rendersi conto che parlargli male inutilmente dei suoi preti è proprio tempo perso, ma chi lo vuol perdere, che s’accomodi pure.

Dall’Isola di Patmos, 4 agosto 2025

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Casi di suicidio nei preti? Si abbia il coraggio di ricercarne le cause nei vescovi che hanno trascurato il proprio clero per rincorrere poveri, migranti e … porpore cardinalizie

CASI DI SUICIDIO NEI PRETI? SI ABBIA IL CORAGGIO DI RICERCARNE LE CAUSE NEI VESCOVI CHE HANNO TRASCURATO IL PROPRIO CLERO PER RINCORRERE POVERI, MIGRANTI E … PORPORE CARDINALIZIE

Un prete che si suicida è un fallimento della Chiesa visibile e dell’intero presbiterio al quale appartiene, ma soprattutto del proprio vescovo, che come di prassi affermerà tutto e il suo esatto contrario dinanzi a un simile tragico evento, pur di non porsi la domanda più ovvia e cristiana che in questi casi andrebbe posta: dove abbiamo sbagliato, semmai abbiamo sbagliato?

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Il suicidio di un prete (servizio di Avvenire QUI) è qualche cosa di inenarrabile quanto difficile da spiegare. Non conoscevo Matteo Balzano, trentacinque anni d’età, presbitero della Diocesi di Novara, ultimo in ordine di serie a essersi suicidato, ma provo ugualmente profondo dolore. 

Con dati statistici alla mano, possiamo dire che i casi di suicidio dei preti sono andati aumentando nel corso dei precedenti dodici anni di pontificato? Possiamo dire che il Predecessore del Pontefice regnante non si è limitato a rimproverare noi preti, avendoci ripetutamente irrisi dinanzi al mondo, con i giornali delle sinistre internazionali che godevano sentendoci indicare dalle sue auguste labbra oggi «facce tristi» domani «zitelloni»? O vogliamo forse dimenticare quando da una parte si faceva intervistare dal pretino trendy  Marco Pozza vestito con il jeans attillato e la scarpetta da ginnastica sbarazzina, dall’altra sfotteva letteralmente i preti che — nientemeno! — osavano indossare la veste talare?

Numerosi sono i confratelli che assisto, o come direttore spirituale o come confessore, so quanto difficili siano spesso i loro rapporti con certi vescovi. Soprattutto quante volte, per imperativo di coscienza, mi sono rivolto preoccupato a diversi presuli segnalando che quel loro prete stava cadendo nella depressione, o che vi era ormai caduto. Le risposte sono variate da «vada dallo psicologo» alla stizza minacciosa: «Vuoi insegnarmi a fare il vescovo?». Dopodiché, gli stessi eroici presuli si straziavano il cuore dai pulpiti per i poveri e i migranti, per i migranti e i poveri … e qualcuno di loro, tra i più bravi nell’arte del ruffianesimo, lo abbiamo visto diventare anche cardinale al merito del povero e del migrante. 

Un prete che si suicida è un fallimento della Chiesa visibile e dell’intero presbiterio al quale appartiene, soprattutto del proprio vescovo, che come di prassi affermerà tutto e il suo esatto contrario dinanzi a una simile tragedia, pur di non porsi la domanda più ovvia e cristiana che in questi casi andrebbe posta: dove abbiamo sbagliato, semmai abbiamo sbagliato? Non bisogna infatti dimenticare che il Padre e il Figlio possono anche sbagliare a far procedere lo Spirito Santo, ma certi vescovi no, non sbagliano, mai!

Dall’Isola di Patmos, 5 luglio 2025

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«Giubileo LGBT»? Ridateci gli antichi barbari, perché loro si convertirono, non pretesero di piegare la Chiesa ai propri disordini morali

«GIUBILEO LGBT»? RIDATECI GLI ANTICHI BARBARI, PERCHÈ LORO SI CONVETIRONO, NON PRETESERO DI CONVERTIRE LA CHIESA AI PROPRI DISORDINI MORALI

Certe iniziative variamente camuffate dagli arcobaleniti dietro denominazioni tipo “Cattolici Omosessuali” o “Cattolici LGBT”, hanno sempre nascosto una pericolosa insidia: negare il peccato, normalizzarlo come bene e far passare per amore il disordine morale.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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La caduta dell’Impero Romano coincise con le invasioni dei barbari discesi dal Nord dell’Europa animati da intenzioni tutt’altro che miti. Sebbene maschi rudi e guerrieri aggressivi, rimasero così affascinati dall’autorità e dall’autorevolezza dei nostri grandi Padri della Chiesa che si convertirono in massa al Cristianesimo. 

Sgombro subito il campo dai malintesi di chi esige mal intendere: né il sottoscritto né i Padri redattori di questa rivista intendono elargire a chicchessia giudizi morali, soprattutto se non richiesti. Come pastori in cura d’anime sappiamo che il peccatore va sempre accolto, compito e dovere nostro è respingere il peccato, non il peccatore. Più volte ho spiegato che se un sacerdote respingesse un peccatore tradirebbe nel modo peggiore la missione che Cristo ha affidato alla Chiesa:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrificio”. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9, 12-13). 

Certe iniziative variamente camuffate dagli arcobaleniti dietro denominazioni tipo “Cattolici Omosessuali” o “Cattolici LGBT”, hanno sempre nascosto una pericolosa insidia: negare il peccato, normalizzarlo come bene e far passare per amore il disordine morale per capovolgere la massima evangelica e dichiarare il malato in perfetta salute fisica e la malattia elemento di grande salute. Questa è la morale cattolica che è nostro dovere insegnare e ricordare all’occorrenza a tutti i battezzati che si proclamano credenti, senza impedire ai laicisti e ai non credenti di un mondo libero e liberale in cui vige il principio di libera Chiesa in libero Stato e dove i peccati sono cosa del tutto diversa dai reati e viceversa, di vivere la sessualità che vogliono, come vogliono e con chi vogliono, purché non vengano però a battere i piedi sopra i nostri altari pretendendo che certe condotte sessuali disordinate siano dichiarate buone e giuste dalla Chiesa, quindi accolte e benedette, perché ciò non è possibile. La Chiesa ha il dovere di benedire il peccatore pentito, non il peccato, né il peccatore fiero e orgoglioso di essere tale.

Accogliere gli omosessuali è doveroso, come esorta e insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. nn. 2357-2359), ma prestando attenzione a impedire a gruppi ideologizzati di far entrare dentro la Chiesa il cavallo di Troia dei programmi e delle istanze LGBT. Sia infatti chiaro: a sbagliare non è la Chiesa dottrinalmente indefettibile che ha impresso certe precise parole nei numeri del Catechismo appena richiamati, ma gli autonominati «Cattolici LGBT» che rivendicano l’eccentrico “diritto” a vivere in stato di peccato mortale e che si cimentano nel pianto vittimistico (cfr. QUI). Quindi, se vogliono passare la Porta Santa nell’anno giubilare, lo facciano come tutti noi peccatori in cerca del perdono che redime e apre alla grazia di Dio, non in gruppo con lo sventolio delle bandiere arcobaleno LGBT, perché la Chiesa non può tollerare ad alcun titolo un Gay Pride giubilare dentro l’Arcibasilica Papale di San Pietro.

Quando i Barbari scesero dal Nord dell’Europa, del glorioso e ormai decaduto Impero Romano che fu, trovarono gli uomini truccati da donna con le parrucche in testa, intenti a darsi ai festini orgiastici con giovani efebici o con aitanti maschi neri importati a uso sessuale dai territori africani. In pratica trovarono il Gay Pride con tutti i suoi annessi e connessi, ed eravamo nel V secolo. Da allora a seguire, abbiamo forse dimenticato le lezioni della storia al punto da volerla ripetere più di prima e peggio di prima?

Dall’Isola di Patmos, 17 giugno 2025

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Tutti al mare col Mago Minutelma e gli auspici della Monaca di Ponza

TUTTI AL MARE COL MAGO MINUTELMA E GLI AUSPICI DELLA MONACA DI PONZA

Alessandro Minutella ha radunato i propri irriducibili a Monza, ma considerato il caldo estivo, tutto si svolgerà sulle coste dell’Isola di Ponza

– Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos –

Autore
Redazione de L’Isola di Patmos 

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Il Marchese del Grillo insegnava: «Quando si scherza bisogna essere seri». Seguendo il suo alto insegnamento sapienziale, i Padri de L’Isola di Patmos sono convinti che a ciò che non è serio, ma solo grottesco, non va mai conferita serietà, solo pedagogiche prese di giro.

Cursus honorum: Alessandro Minutella è un presbitero dell’Arcidiocesi di Palermo incorso in scomunica latae sententiae per eresia e scisma per avere negata la legittimità e l’autorità del Romano Pontefice Francesco e dichiarato che i Sacramenti amministrati «in unione col falso pontefice della falsa Chiesa sono invalidi». Dopo la scomunica è stato colpito col provvedimento più estremo raramente inflitto ai presbìteri: la dimissione dallo stato clericale. Tutt’oggi prosegue nella sua opera devastante puntando su soggetti deboli e fragili privi di adeguata formazione cattolica che trasforma in fanatici fanatizzanti al proprio seguito. Dopo l’ultimo conclave ha dichiarato che anche il Sommo Pontefice Leone XIV è un falso papa invalidamente eletto.

 

Dall’Isola di Patmos, 14 giugno 2025

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S’è desto Camillo Ruini, un osso secco rivestito di velluto imbevuto di veleno: «Leone ha rassicurato i fedeli messi a disagio da Francesco»?

S’È DESTO CAMILLO RUINI, UN OSSO SECCO RIVESTITO DI VELLUTO IMBEVUTO DI VELENO: «LEONE HA RASSICURATO I FEDELI MESSI A DISAGIO DA FRANCESCO»?

Quello di Francesco è stato un pontificato complicato quanto complicata era la sua personalità. Nessuno può esprimere giudizi su di esso al presente, perché ancóra non abbiamo i necessari elementi per formulare un equo giudizio obbiettivo. Tra pochi o molti anni, il tempo potrebbe svelarci che è stato l’uomo giusto nel momento storico giusto e che col suo fare, che spesso ci ha disorientati, amareggiati, umiliati e fatti soffrire, salvò la Chiesa da danni molto peggiori che sul momento non potevano neppure immaginare, oppure potrebbe risultare un pontificato disastroso all’insegna della confusione.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Più volte, noi Padri de L’Isola di Patmos, nel corso degli anni ci siamo detti che l’esercito di papolatri ruffiani si sarebbe dissolto quarantotto ore dopo la morte del Santo Padre Francesco e che, pur avendo sollevato perplessità e rivolto critiche sempre rispettose su certe sue scelte pastorali, su fuorvianti dichiarazioni a braccio e su improvvide comparsate ai talk show televisivi, con conseguente dissacrazione della figura e dell’ufficio del Romano Pontefice, in futuro ci saremmo ritrovati a difenderlo da quanti si sarebbero mutati in sciacalli voraci sul suo cadavere, dopo avergli detto ciò che voleva sentirsi dire, ottenendo in premio privilegi, prebende e cariche ecclesiastiche. E sul conformismo dei vescovi mediocri e ruffiani espresse parole lapidarie indimenticabili l’Arcivescovo emerito di Pisa Alessandro Plotti in una sua intervista del 2014,  riportata in questo mio articolo del 2014 a cui rimando.

Tra questi personaggi che d’improvviso si son desti spicca il novantenne Cardinale Camillo Ruini, un osso secco rivestito di velluto imbevuto di veleno, che a Pontefice morto e sepolto ha dichiarato:

«Tentando una breve analisi delle ragioni che hanno prodotto un tale risultato, probabilmente le ritroviamo in alcuni segni, come il forte accento posto sulla fede e sulla preghiera, o anche la stola e mozzetta che ha indossato. Quei non pochi fedeli che, a torto o a ragione, erano a disagio per le – vere o presunte – aperture dottrinali di papa Francesco si sono sentiti rassicurati» (cfr. QUI, QUI). 

Domanda: mentre Francesco metteva a disagio i fedeli, che «a torto o ragione» soffrivano di ciò «per le – vere o presunte – aperture dottrinali», questo potente cardinale, che con mezzo pizzino inviato a dei parlamentari italiani, neppure scritto da lui ma da interposta persona, era capace a influenzarne il voto su un disegno di legge in discussione alla Camera dei Deputati, in quale pianeta del sistema solare si trovava, nei giorni che questo disagio imperava nella Chiesa e tra i poveri fedeli?

Nel corso dei dodici anni del pontificato di Francesco, tutti noi siamo stati richiamati — chi in modo delicato chi in modo più severo —, dai nostri vescovi o superiori religiosi, essendo salito al sacro soglio il primo pontefice che non poteva essere criticato per nessuna ragione, qualsiasi cosa avesse detto o fatto, ignorando in che modo feroce furono criticati i suoi recenti predecessori, con tanto di collettivi formati da teologi tedeschi e italiani che firmavano e diffondevano persino manifesti contro il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, diversi dei quali divenuti poi vescovi e cardinali (cfr. QUI, QUI).

Ribadisco quel che ho sempre sostenuto nel corso degli ultimi anni: quello di Francesco è stato un pontificato molto complicato quanto complicata era la sua personalità. Nessuno può esprimere giudizi su di esso al presente, perché ancóra non abbiamo i necessari elementi per formulare un equo giudizio obbiettivo. Tra pochi o molti anni, il tempo potrebbe svelarci che è stato l’uomo giusto nel momento storico giusto e che col suo agire, che spesso ci ha disorientati, amareggiati, umiliati e fatti soffrire, salvò la Chiesa da danni molto peggiori che sul momento non potevamo neppure immaginare, oppure potrebbe risultare un pontificato disastroso all’insegna della confusione.

Poi ci sono i personaggi come il Cardinale Camillo Ruini, che lungi dal sospendere il giudizio in nome della prudenza, non hanno trovato di meglio da fare che svuotare l’orina contenuta dentro il sacchetto del loro catetere sulla tomba del defunto appena sepolto; però lo hanno fatto con due mezze frasi sibilline, come da sempre sono soliti fare i clericali untuosi. 

Dall’Isola di Patmos, 2 giugno 2025

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Dedicato a chi non ha memoria: le donne agli uffici di curia furono nominate già da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

DEDICATO A CHI NON HA MEMORIA: LE DONNE AGLI UFFICI DI CURIA FURONO NOMINATE GIÀ DA GIOVANNI PAOLO II E BENEDETTO XVI

Non dovevamo attendere affatto i pontificati di Francesco e di Leone XIV, per vedere assurgere donne e religiose a certi ruoli. Lo rendiamo noto a tutti coloro che, giunti a ieri, non riescono ad arrivare neppure a ieri l’altro, con la loro povera memoria storica, pur presumendo di essere conoscitori sopraffini della Chiesa Cattolica e dei suoi organi di governo.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Un problema della nostra contemporaneità, reso grave e viepiù drammatico dall’entrata sulla scena mondiale dei social media, è dato dal fatto che le persone tendono ad avere difficoltà nel ricordare cosa sia accaduto ieri l’altro, perché la memoria storica di molti si ferma a ieri.

La religiosa Nicoletta Vittoria Spezzali nominata nel 2011 sottosegretario del Dicastero per i religiosi da Benedetto XVI

Un discorso a parte meriterebbero quelli che hanno bisogno di vivere in perenne agitazione creandosi a tal fine nemici da combattere, usando la Chiesa Cattolica e le dispute pseudo-teologiche ed ecclesiologiche come elemento di  sfogo per le loro peggiori nevrosi, avvolti da cupo pessimismo cronico.

In questi giorni stanno circolando giudizi impietosi sul nuovo pontificato che suonano all’incirca così: «Illusi, voi che vi siete entusiasmati per Leone XIV, ecco i risultati concreti: ha nominato una donna segretario al Dicastero per i religiosi, Suor Tiziana Merletti». Segue il giudizio lapidario: «Leone XIV non è altro che un Francesco in versione più elegante, ma la sostanza è la stessa, anzi, forse è persino peggiore».

Merita ricordare che le donne in certi uffici di curia furono nominate già sotto i pontificati di Paolo VI e Giovanni Paolo II (cfr. QUI). Non solo: regnante l’Augusto Pontefice Benedetto XVI, in questo stesso Dicastero lavoravano come sottosegretari il compianto Padre Sebastiano Paciolla, monaco e presbitero dell’Ordine Cistercense, insigne canonista e uomo di profonda cultura teologica, assieme a Suor Nicoletta Vittoria Spezzali della Congregazione delle adoratrici del Sangue di Cristo. Non dovevamo attendere affatto i pontificati di Francesco e di Leone XIV, per vedere assurgere donne e religiose a certi ruoli. Lo rendiamo noto a tutti coloro che, giunti a ieri, non riescono ad arrivare neppure a ieri l’altro, con la loro povera memoria storica, pur presumendo di essere conoscitori sopraffini della Chiesa Cattolica e dei suoi organi di governo.

Dall’Isola di Patmos, 28 maggio 2025

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L’ultimo regalo dei Gesuiti: tra poco pagheremo per gli anni avvenire la noncuranza con la quale è stato trattato il diritto negli ultimi anni

L’ULTIMO REGALO DEI GESUITI: TRA POCO PAGHEREMO PER GLI ANNI AVVENIRE LA NONCURANZA CON LA QUALE È STATO TRATTATO IL DIRITTO NEGLI ULTIMI ANNI

Il principale ringraziamento dovrà andare al Cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista di fiducia del defunto Romano Pontefice, che era affaccendato a confezionare zuccherini per il laicato e per le quote rosa.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Forse il Cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista di fiducia del defunto Romano Pontefice, negli ultimi tempi è stato interamente assorbito da altre priorità di vitale importanza.

Cito una sola di queste priorità: la possibilità di definire una differenza tra potestà di ordine e potestà di giurisdizione, rendendo possibile che il governo della Chiesa e la autorità nell’insegnamento possano essere separate dalla potestà di santificazione derivante dal Sacramento dell’Ordine conferito ai ministri in sacris. A questo modo sarebbe possibile dare l’ennesimo zuccherino a un certo laicato — in particolare alle sempre più rumorose quote rosa —, incuranti che laicizzare i chierici e clericalizzare i laici sta all’origine delle nostre peggiori disgrazie e del caos che stiamo vivendo.

Essendo troppo impegnato in questo e altro, l’Eminente canonista ha dimenticato di ricordare che la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis del Santo Pontefice Giovanni Paolo II, che regola il conclave e l’elezione del Successore del Beato Apostolo Pietro, al n. 33 stabilisce un tetto massimo di centoventi cardinali elettori, che attualmente sono però centotrentasette, senza che il Sommo Pontefice, prima di morire, sia mai intervenuto per derogare a questo numero tassativo.

Non contenti di tutti i complottisti saliti alla ribalta in giro per il mondo, soprattutto dei social media, dopo l’atto di rinuncia di Benedetto XVI, con immane danno per i nostri fedeli più semplici e fragili, la clerical noncuranza ha reputato opportuno dare a questi stessi oscuri personaggi uno splendido pretesto per poter andare avanti altri anni con nuove teorie complottistiche e nuovi Codici fantastici. E di questo, nello specifico, il principale ringraziamento dovrà andare al Cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista di fiducia del defunto Romano Pontefice, che era affaccendato in cose molto più serie: confezionare zuccherini per il laicato e per le quote rosa.

 

Dall’Isola di Patmos, 21 aprile 2025

Lunedì dell’Angelo

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Ci voleva Daniele Capezzone, l’allievo meglio riuscito di Marco Pannella, per togliere di mezzo il «Codice Katzinger» di Andrea Cionci

CI VOLEVA DANIELE CAPEZZONE, L’ALLIEVO MEGLIO RIUSCITO DI MARCO PANNELLA, PER TOGLIERE DI MEZZO IL «CODICE KATZINGER» DI ANDREA CIONCI

Quando alla direzione editoriale di Libero è giunto Daniele Capezzone, che del liberalismo e dell’onestà intellettuale è un modello ― tanto che vivendo con lui n’è divenuta modello persino la sua gatta Giuditta ―, le cose sono cambiate. Perché per un professionista di primordine come l’allievo meglio riuscito di Marco Pannella, certi articoli da neurodeliri pubblicati sotto il marchio editoriale da lui diretto erano graditi come un cactus al posto del cuscino da letto.

— Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos —

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Correva l’anno 2010 quanto nel mio libro E Satana si fece trino scrissi che la nostra dignità cattolica sarebbe stata salvata da liberali e miscredenti che riconoscono però nel Cristianesimo un valore che sta alla radice della nostra cultura occidentale. Oltre un decennio dopo tornai a ribadirlo nel mio libro Digressioni di un prete liberale,  quando ormai la nostra disastrata, ma per mistero di grazia sempre Santa Chiesa, aveva toccato il fondo della decadenza irreversibile.

Che Andrea Cionci sia un contaballe lo prova l’immonda spazzatura del suo Codice Ratzinger, doverosamente ribattezzato Codice Katzinger, dove sostiene la fantastica tesi della invalida rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione di un antipapa usurpatore portato avanti da «poteri forti occulti».

Privo di senso del ridicolo, ancor più che della misura, avrebbe scoperto e reso noto che Benedetto XVI, parlando attraverso un codice criptico — che solo questo eletto aveva colto e decifrato —, era stato costretto a rinunciare al sacro soglio e a vivere prigioniero.

La singolarità è che costui può vilipendere pubblicamente il Pontefice regnante affermando che non solo è un «falso papa», ma peggio: pure «eretico, apostata, usurpatore». Però, se qualcuno conferisce all’autore di Codice Katzinger il titolo che merita, vale a dire minchione, eccolo annunciare d’aver già passato la terrificante “diffamazione” al suo agguerritissimo «collegio di avvocati» (!?).

Per anni questo ciarpame è stato pubblicato sotto il marchio editoriale di Libero, finché n’è stato direttore responsabile quella faccia da becchino malinconico di Alessandro Sallusti, che di certe assurdità pubblicate se n’è fregato. In fondo, con decine di articoli scritti sotto il marchio di Libero, il Cionci offendeva solo il Romano Pontefice, mica i leader della destra.

Quando alla direzione editoriale di Libero è giunto Daniele Capezzone, che del liberalismo e dell’onestà intellettuale è modello ― tanto che vivendo con lui n’è divenuta modello persino la sua gatta Giuditta ―, le cose sono cambiate. Perché per un professionista di primordine come l’allievo meglio riuscito di Marco Pannella, certi articoli da neurodeliri pubblicati sotto il marchio editoriale da lui diretto erano graditi come un cactus al posto del cuscino da letto. E così, circa un migliaio di articoli fanta-complottardi sono spariti dal sito di Libero, dal quale mesi fa era già stato eliminato il blog del Cionci.

Un paio d’anni fa indirizzai a questo triste personaggio delle parole che dimostrò però di non essere proprio in grado di recepire:

«L’Autore del Codice Katzinger ha scelto di colpire da anni un bersaglio che non dimentica, soprattutto quando tace. Mao Zedong che attende lungo il fiume che passi il cadavere del nemico, in confronto alla Santa Sede e al clero è un principiante alle prime armi. Se conoscesse un po’ il clero dovrebbe essere spaventato, per non avere mai ricevuto alcuna considerazione e smentita dall’Autorità Ecclesiastica o dai suoi organi o portavoce ufficiali, perché vuol dire che il regalo arriverà del tutto inaspettato. Quando poi giungerà, finirà per non poter più deambulare. A quel punto può essere che l’Autorità Ecclesiastica gli esprima persino accorato dolore e solidarietà. In un certo senso siamo stati noi preti a ispirare ai Mammasantissima in che modo porgere le condoglianze alle vedove, con la lacrima all’occhio, ai funerali dei loro mariti “serenamente spirati”» (vedere articolo QUI).

Come volevasi dimostrare …

Dall’Isola di Patmos, 8 aprile 2025

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Omaggio hard rock dei Padri de L’Isola di Patmos

OMAGGIO HARD ROCK DEI PADRI DE L’ISOLA DI PATMOS

È vero che tutti chiedono, noi però siamo fantastici e per questo meritiamo, siamo hard rock. Quindi, anche se non chiediamo mai, cercate di sostenere la nostra opera. 

– Le brevi dei Padri de L’Isola di Patmos –

Autore
Redazione de L’Isola di Patmos 

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Dall’Isola di Patmos, 7 aprile 2025

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