Il Santo Padre su gay e poveri. Precisazione dei Padri dell’Isola di Patmos [in appendice intervista a Giovanni Cavalcoli, OP]

IL SANTO PADRE SU GAY E POVERI. PRECISAZIONE DEI PADRI DELL’ISOLA DI PATMOS

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«Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata» [Congregazione per la Dottrina della Fede, 1° ottobre 1986. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 10. Vedere testo integrale QUI]

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Autori Giovanni Cavalcoli, OP Ariel S. Levi di Gualdo

Autori
Giovanni Cavalcoli, OP
Ariel S. Levi di Gualdo

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papa di ritorno da armenia

il Sommo Pontefice Francesco a colloquio coi giornalisti in viaggio di ritorno dall’Armenia

Dopo la spumeggiante lettera con la quale il Vescovo di Laodicea Combusta ha domandato al Sindaco della provincia metropolitana di Konya nell’Anatolia di impedire la sfilata del gay pride dinanzi alle rovine della sua chiesa cattedrale [cf. QUI], i Padri dell’Isola di Patmos hanno preso atto delle parole del Sommo Pontefice, con le quali egli ha voluto «chiedere perdono» ai gay, annoverandoli tra «i poveri».

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Comprendiamo che in molti casi gli omosessuali non sono stati trattati, ed a volte non sono tuttora trattati col rispetto dovuto alla loro dignità umana e che quindi occorre riparare.

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Con tutto il rispetto dovuto al Vicario di Cristo, riteniamo tuttavia che il Santo Padre, nella medesima circostanza, avrebbe fatto bene a ricordare congiuntamente, al di là delle attenuanti soggettive, la gravità oggettiva del peccato di sodomia, evitando in tal modo di dare adito a qualsiasi interpretazione distorta. Il tutto anche per evitare la chiassosa strumentalizzazione delle sue parole, che ne è seguìta e che c’era da immaginarsi seguisse da parte delle lobby gay, che hanno voluto interpretare e quindi presentare disonestamente quelle parole come una approvazione e una legittimazione morale della loro condotta che rimane, per la dottrina e per la morale cattolica, «intrinsecamente disordinata» [Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2357-2359].

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Riportiamo in appendice l’intervista rilasciata da Giovanni Cavalcoli, OP alla rivista telematica La Fede Quotidiana [QUI]

La fede quotidiana

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Padre Cavalcoli, il Papa dice che la  Chiesa deve chiedere perdono anche ai gay, è d’accordo?

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No, non vedo perché. Il problema è complesso. Il Papa è il Vicario di Cristo sulla terra per i cattolici, progressisti e conservatori, va rispettato. Però, con altrettanta franchezza dico che sta perdendo colpi, ha delle uscite, come questa sui gay,  poco spiegabili, che turbano o per lo meno sconcertano.

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E allora?

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Penso che il Papa volesse dire un’altra cosa, ammonire dal rischio di una condotta anche verbale troppo dura e senza misericordia verso i gay e questo è giusto, qualche volta è accaduto. Però avrebbe dovuto e potuto associare a quella affermazione una seconda parte nella quale ricordava la gravità morale del peccato di sodomia, vale a dire completare il discorso. Penso che egli sia carente nella virtù della prudenza, spesso ambiguo nelle sue affermazioni che possono essere interpretate in vari modi, parla troppo e a braccio, un male specialmente per uno che è non è padrone di  un ‘altra lingua. In certi casi è rozzo.

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Perché imprudente?

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Perché quando parla lui è impegnativo, le sue dichiarazioni non appartengono all’ uomo della strada o al parroco di campagna. A certi livelli è bene evitare la faciloneria, argomenti tanto delicati non si affrontano in cinque minuti di conferenza sull’ aereo che non è Magistero e dunque è criticabile. Non vorrei essere nei panni del povero Padre Lombardi. Io ho lavorato nella Segreteria di Stato ed è una ricchezza stare a contatto col Papa. Le dico che Giovanni Paolo II faceva rivedere i discorsi, era umile e prudente. Bergoglio vuole fare tutto da solo, parla spesso a braccio fa e disfa come vuole e crea problemi, oltre alla difficoltà di interpretazione. Occorre  umiltà.

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E il successo mediatico?

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Anche qui  è complicato ed è un guaio per molti aspetti. Se gli atei, i comunisti e i massoni ti elogiano, mentre tanti cattolici, progressisti e non, hanno dubbi, qualche cosa non funziona, ma lui, Bergoglio, non se ne dà per inteso. Tanti cattolici  sono preoccupati, ci sta del disorientamento. E qui non esiste il paragone ardito che spesso egli fa di Gesù che mangiava coi peccatori, Gesù parlava chiaro e diceva sì quando è sì, non quando è no. Indubbiamente non possiamo togliere a questo Papa il buono che ha, specie nella pastorale sociale, e non condivido le accuse di eresia, però ci sono cose che non vanno e penso al linguaggio, alla imprudenza e alla faciloneria anche teologica in alcune circostanze. Non dovrebbe parlare a braccio e troppo, crea pasticci.

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Sodomia è peccato?

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Lo è. San Paolo  è chiaro. È un peccato mortale, roba da Catechismo  e chi è in peccato mortale se muore senza pentimento,  va all’ Inferno, è bene che anche preti e vescovi se lo mettano in testa e noi sacerdoti dobbiamo dirlo costi quel che costi.

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Lutero fu davvero medicina per la Chiesa cattolica?

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Anche qui vale lo stesso discorso. Poteva risparmiarsela, lo dico con filiale devozione e affetto.

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Chiede scusa ai gay?

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 Perché mai?

Bruno Volpe

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