Mai sfidare la Divina Provvidenza con opere che sono solo frutto di mano d’uomo

MAI SFIDARE LA DIVINA PROVVIDENZA CON OPERE CHE SONO SOLO FRUTTO DI MANO D’UOMO

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Essendo noi uomini di fede, crediamo nella Divina Provvidenza. Avendo poi per grazia di Dio, non certo per nostro merito, una fede abbastanza “adulta” e solida, sappiamo che la Divina Provvidenza non può essere mai sfidata attraverso opere che non sono di Dio ma opera d’uomo, legate a personalità di ecclesiastici o di laici che danno vita in seno al mondo ecclesiale a opere dietro le quali si celano spesso superbia e vanità, non di rado la megalomania d’uomini che dicono d’aver ricevuto precise missioni a loro affidate da Dio, mentre in realtà hanno parlato solo con sé stessi, credendo, nell’ipotesi migliore, d’aver parlato con Dio; nella peggiore, c’è da parte di taluni la consapevolezza di giocare sui misteri della fede per buggerare il prossimo a scopi personali, spesso a puri fini di lucro.

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo.
Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono;
hanno orecchi e non odono; non c’è respiro nella loro bocca.
Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida.

[Sal 134, 15-18]

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Cari Lettori.

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Ipazia. 7

«… se questo prete, quando scrive, non la smette di fumare, lo sbatto fuori di casa»

Giovanni Cavalcoli e io, il nostro collaboratore Jorge A. Facio Lince, Ipazia gatta romana che vigila sull’Isola di Patmos, siamo lieti d’informarvi che dal 1° gennaio al 30 aprile questa nostra rivista ha già raggiunto tre milioni di visite.

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Il numero di 3.000.000 di visite fu toccato l’anno scorso nell’intero corso del 2015, mentre in questo nuovo anno è stato raggiunto e superato nei soli primi quattro mesi.

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Grazie ai lettori abbiamo sostenuto quelle spese di gestione che Giovanni Cavalcoli come sacerdote domenicano, io come sacerdote del clero secolare, non avevamo mezzi personali per coprire.

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ipazia 1

l’ombra osservatrice della grande sovrintendente: Ipazia gatta romana

Per le spese di gestione dell’anno 2016 i lettori hanno offerto 1.700 euro, una singola benefattrice ha donato 3.500 euro per raggiungere l’importo dei 5.200 euro necessari.

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Vi illustriamo l’attività che vorremmo avviare e che consiste anzitutto in questo:

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– registrare L’Isola di Patmos e iscriverla all’albo delle riviste specialistiche presso l’Ordine dei Giornalisti, perché essendo di fatto una rivista, è giusto e opportuno che sia regolarmente registrata;

– aprire le Edizioni L’Isola di Patmos, avendo tra l’altro già diversi Autori da pubblicare e diverse opere di Giovanni Cavalcoli e di Ariel S. Levi di Gualdo che hanno già avuto diffusione e che tutt’oggi, sebbene fuori stampa, ci sono state ripetutamente richieste da parte di numerosi lettori;

– stampare L’Isola di Patmos come rivista quadrimestrale, raccogliendo in tre numeri all’anno i principali articoli, specie di Theologica, quindi spedendola per abbonamento.

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Ipazia 3

… sempre vigile e osservatrice

Essendo noi uomini di fede, crediamo nella Divina Provvidenza. Avendo poi per grazia di Dio, non certo per nostro merito, una fede abbastanza “adulta” e solida, sappiamo che la Divina Provvidenza non può essere mai sfidata attraverso opere che non sono di Dio ma opera d’uomo, legate a personalità di ecclesiastici o laici che a volte danno vita nel mondo ecclesiale a opere dietro le quali si celano spesso superbia e vanità, non di rado la megalomania d’uomini che dicono d’aver ricevuto precise missioni a loro affidate da Dio, mentre in realtà hanno parlato solo con sé stessi, credendo, nell’ipotesi migliore, d’aver parlato con Dio; nella peggiore, c’è da parte di taluni la consapevolezza di giocare sui misteri della fede per buggerare il prossimo a scopi personali, spesso a puri fini di lucro.

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Se ciò che noi intendiamo fare è opera di Dio, affinché sia reso un migliore servizio alla Chiesa di Cristo ed alle verità di fede di cui noi siamo per ministero sacerdotale e missione teologica devoti annunciatori, in tal caso la Divina Provvidenza si concreterà ancora una volta attraverso di voi dandoci perlomeno i mezzi per cominciare, vale a dire il necessario per procedere alla registrazione e alla iscrizione dell’Isola di Patmos nel registro delle riviste specialistiche e per aprire le Edizioni L’Isola di Patmos.

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Ipazia 2

Ipazia, una gatta a stretto contatto con la santità, infatti sta dormendo sopra i tre volumi di una causa di canonizzazione curati dal Padre Ariel …

Siamo in grado di stampare e vendere libri on-line, in formato cartaceo ed elettronico. Abbiamo già contattato diverse librerie in varie Città italiane che ci hanno data disponibilità a mettere i nostri libri in vendita. Una distribuzione capillare sarà possibile solo in futuro, se l’impresa andrà bene, perché dare libri a un distributore implica costi inizialmente non sostenibili. Sarà però possibile ordinare e ricevere i nostri libri per posta e trovarli in alcune librerie di Roma, Firenze, Bologna, Genova, Milano, Torino, Novara, Verona, Catania, Cagliari. 

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Abbiamo deciso e scelto di muoverci a questo modo perché reduci da esperienze non felici con il mondo dell’editoria.

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A partire dal 2006 io presi a pubblicare i miei libri col marchio dell’Editore Mauro Bonanno [Roma-Acireale], divenendo in breve uno dei suoi autori più venduti. Tra il 2006 e il 2013 detti alle stampe 5 libri, due dei quali ebbero in modo particolare buone vendite e furono oggetto di attenzioni da parte della stampa nazionale e internazionale.

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Ipazia 5

«Jorge, chiama il Padre Giovanni Cavalcoli e domandagli se può scrivere quell’articolo sul principio metafisico della natura felina, sai che ci tengo molto»

Scrivere certi libri all’Autore costa in tutti i sensi. Spesso certi testi richiedono anni di studio, lavoro e ricerca. Il risultato da me ottenuto fu però a dir poco deludente: malgrado le mie numerose richieste non sono mai riuscito ad avere dall’Editore neppure i rendiconti sul venduto; manco la soddisfazione di sapere quante copie avevano venduto i miei libri! E se non ho mai ottenuto i rendiconti, meno che mai un centesimo di diritti d’Autore. Il tutto dopo aver firmato contratti disattesi dall’Editore nella parte fondamentale: il rendiconto annuale e il pagamento dei diritti d’Autore.

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La goccia che fece tracimare il vaso fu quando l’Editore – che conobbi nel 2005 come intellettuale di sinistra – si scoprì mazziniano e divenne massone. E trascurando le varie collane, compresa quella teologica da me fondata e diretta, si mise a pubblicare decine di testi di storia ed esoterismo massonico. Cosa gli abbiano promesso quattro massoni di periferia non so, ma una cosa è certa, malgrado gli arcani intrallazzi della Libera Muratoria, al momento non è divenuto né Luigi Einaudi né Arnoldo Mondadori.

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Nutrendo verso la Massoneria il pio sprezzo cristiano che nutro da sempre verso l’idolatria e la profanazione del Nome del Creatore, a maggior ragione non intendevo accettare che un editore che non pagava la mercede dovuta all’operaio avesse però mezzi per fare regalie alla Loggia, non ultimo anche coi proventi derivanti dalla vendita dei miei libri. Né potevo dimenticare i moniti da me rivolti come confessore a vari cattolici circa il fatto che la Massoneria è incompatibile con l’essenza stessa del Cristianesimo. E sebbene io fossi responsabile dei libri scritti da me, non certo di quelli pubblicati dal Gruppo Editoriale Bonanno, che raggruppa i marchi Bonanno Editore, A&B e Tipheret, ritenni non opportuna la presenza del nome di un sacerdote e di un teologo fedele ai precetti della Chiesa all’interno di un Gruppo divenuto un circolino di frammassoni, i testi del quale [cf. QUI, QUI, QUI] sono tutt’oggi diffusi da un distributore cattolico, la Dehoniana Libri S.p.a. E quando di questo informai a suo tempo i buoni Padri Dehoniani, chiedendo se la catena di distribuzione della Dehoniana era sempre sotto il loro controllo e se per caso avevano accettato di distribuire anche testi di esoterismo massonico, non ebbi neppure la grazia di una risposta. 

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«Fammi leggere … si, l’articolo è molto bello, però devi dire al Padre Giovanni che a mio sommesso parere andrebbe aggiunto un riferimento anche al Primo Concilio di Costantinopoli»

Visto che l’Editore non aveva rispettato i contratti, lo informai tramite un consulente legale che gli stessi erano da ritenersi dissolti e che svincolato da ogni obbligo tornavo in possesso delle mie opere. L’Editore, specializzato a rifondare società che sotto altro nome portavano avanti la stessa attività distribuendo gli stessi Autori che pure avevano firmato contratti con le società precedenti, tramite il nuovo amministratore, quello che in gergo giuridico si chiama testa di legno, evase la mia richiesta e ritirò dal mercato i miei libri ancora in distribuzione. Questo il motivo per il quale i miei libri non si trovano più in commercio: ne ho imposto il ritiro io per il mancato rispetto degli accordi contrattuali da parte dell’Editore che li aveva pubblicati e diffusi.

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Questa esperienza mi ha indubbiamente segnato, tanto che, sebbene diversi editori mi abbiano chiesto nel corso di questi ultimi tre anni miei libri in pubblicazione, mi sono rifiutato di concederglieli, avendo sperimentato come funziona la piccola editoria in un Paese come il nostro nel quale la vendita dei libri è al di sotto di quella dei Paesi del Terzo Mondo. Ho deciso, insomma, di non pubblicare più gratis et amor Dei, a beneficio di chi presume di concederti il “grande onore” di offrire gratis il tuo duro lavoro per i benefici altrui.

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Ipazia 8

«… ebbene lo ammetto, sono la gatta del prete, però viviamo come fratello e sorella in conformità al n. 84 della Familiaris Consortio, sia chiaro!»

Società editrici serie esistono, difficilmente pubblicano però libri di nicchia indirizzati a lettori che spaziano tra lo specialistico e l’interesse su certi temi trattati in maniera approfondita. Basti vedere il ciarpame edito o distribuito dalla Pia Società San Paolo, una Casa Editrice che pur facendo capo a una congregazione religiosa distribuisce nella catena della sue librerie testi di eretici quali Hans Küng, Vito Mancuso e il defunto Andrea Gallo. Il tutto mentre certi Vescovi per un verso, certi laici più clericalizzati del clero per altro verso, paiono impegnati solo a mostrare privato o pubblico dissenso verso la tremebonda esortazione apostolica Amoris Laetitia, perché tutti i problemi sono concentrati dentro il lattice di un preservativo o di un rapporto pre-matrimoniale, temi sui quali – come ben capite – vive o cade l’intero mistero della fede. Poi, per il resto, se le Suore Paoline ti raccomandano nelle librerie cattoliche il Küng o il Mancuso in lettura come testi di alta spiritualità cattolica, nulla da dire, nulla di cui scandalizzarsi e nulla su cui battagliare. Questo il motivo per il quale, quando di questi tempi vedo ecclesiastici e laici entrare dentro le altrui camere da letto col bilancino dell’orefice, come già ho dichiarato sono assalito da orticaria. E ciò non perché il peccato capitale della lussuria e con essa l’adulterio sia stato derubricato, giammai! Ma semplicemente perché la lussuria non è l’unico dei peccati capitali, ma soprattutto non è né il primo né il più grave, posto che al primo posto – come da tempo vado ripetendo – c’è la superbia, la satanica regina di tutti i peggiori vizi capitali. E trasformare il sesso e la sessualità umana nel centro motore dell’intero mistero del male, a suo modo ha veramente del clerico-patologico [rimando al mio precedente articolo, QUI].

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Detto questo capite, Cari Lettori, quanto sia importante mettere in salvo per un verso, pubblicare e diffondere per altro verso, i libri dei grandi Padri della Chiesa e dei grandi teologi del passato e del presente in un mondo nel quale, all’interno delle librerie cattoliche gestite direttamente da congregazioni religiose, la fanno da padroni Carlo Maria Martini, Bruno Forte, Walter Kasper, Enzo Bianchi, Vito Mancuso … Questa è l’opera che noi ci siamo prefissi ma per la quale non abbiamo mezzi per espletare neppure le prime necessarie pratiche burocratiche, perché gli eretici trovano sempre soldi, sovvenzioni e sponsor, noi no. E purtroppo, in questa società che dal pensiero liquido sta passando al pensiero vaporoso, immersa nella drammatica carenza di memoria storica, dove tutto è sempre più paralizzato e finalizzato all’immediato, senza proiezioni verso il futuro, corriamo il sicuro rischio che tra non molti anni, opere di straordinaria importanza per il patrimonio della fede, finiscano irreparabilmente perdute.

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«… quando mi raccolsero vicino alle Catacombe di Priscilla sull’antica Salaria, ero povera, affamata e incolta, ma poco dopo ho mostrato il mio naturale talento per la filosofia, divenendo così Ipazia gatta romana»

Per dare avvio all’impresa ci occorrono 4.000 euro per espletare le pratiche burocratiche per la rivista telematica e per l’apertura della Casa Editrice; 6.000 euro per la stampa e la messa in vendita dei primi 10 libri. Da una parte chiediamo ancora aiuto ai Lettori, dall’altra, assieme all’aiuto, chiediamo una risposta che solo voi potete dare a degli uomini di fede: tutto questo, è volontà di Dio per servire Cristo, la Chiesa e la sana dottrina cattolica? Se così è, l’aiuto arriverà, se invece non arriverà, allora vuol dire che noi ci siamo sbagliati e che seppure in buonafede e animati da totale disinteresse siamo in errore.

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Così pensano e agiscono uomini che in fede credono nella Divina Provvidenza ma che mai sfiderebbero la Divina Provvidenza per realizzare opere proprie che non provengano da Dio.

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E per concludere mi torna a mente la frase di un vecchio parroco che con enormi sacrifici riuscì a costruire la nuova chiesa parrocchiale, sulla quale fece collocare in un discreto angolo la seguente lapide: «Questa chiesa è stata costruita con i preziosi consigli offerti dai ricchi e con i soldi offerti dai poveri».

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dall’Isola di Patmos, 5 maggio 2016

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