Teologia della speranza: «Dopo il Sinodo il Papa tornerà a indossare le scarpette rosse?»

TEOLOGIA DELLA SPERANZA: «DOPO IL SINODO IL PAPA TORNERÀ A INDOSSARE LE SCARPETTE ROSSE?». RILEGGENDO OGGI QUELLO CHE TRE ANNI FA SCRIVEVA IL PADRE ARIEL …

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[…] il Santo Padre Francesco può dunque piacere o non piacere, cosa del tutto legittima, ma per divina volontà e per divina istituzione rimane il clavigero, oggetto e soggetto come tale della nostra fede e della nostra speranza: «Tu sei Pietro», quindi della nostra autentica e inesauribile devozione per il mistero che egli incarna.

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Autore Jorge A. Facio Lince

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Jorge A. Facio Lince

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Tre anni fa, Ariel S. Levi di Gualdo pubblicava un articolo nel quale parlava con notevole anticipo delle vicende odierne nelle quali, a quanto si sta delineando all’orizzonte, sembrano risorgere dalle ceneri vecchi veleni mescolati a veleni nuovi, il tutto secondo tragici copioni già vissuti tra il 2012 e il 2013 dal Santo Padre Benedetto XVI, per non tornare ancora indietro, nella turbolenta stagione del Beato Paolo VI durante gli anni Settanta del Novecento.
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Purtroppo sembra che oggi, per il Santo Padre Francesco, si stiano confezionando di nuovo le scarpette rosse, ma per ciò che esse significano: il martirio di San Pietro che con i piedi sanguinanti fu condotto sul Colle Vaticano per essere crocifisso a testa all’ingiù.
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Per quanto restio, il Padre Ariel ha dovuto cedere al democratico imperativo dei suoi collaboratori di redazione che desideravano pubblicare di nuovo questo suo vecchio articolo. Uno spirito restio basato su un principio da lui spesso enunciato: «Quando io ipotizzo certe cose o esprimo che in un futuro più o meno vicino si potrebbero verificare certe situazioni, non desidero mai avere ragione, anzi prego e spero sempre di avere torto, ed avere così il grande piacere di smentire me stesso e ammettere che avevo sbagliato nel fare certe analisi».
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2 commenti
  1. domanileggocicerone dice:

    Per chi se la fosse persa, segnalo l’intervista al teologo e monaco benedettino Elmar Salmann, “Se questo è un Papa”, pubblicata su “il Foglio” il 22 aprile 2013, quindi a poco più di un mese dall’insediamento di papa Francesco sul soglio pontificio:

    http://www.ilfoglio.it/articoli/2013/04/22/news/se-questo-e-un-papa-56613/

    Alcune osservazioni mi sembrano interessanti, soprattutto perché Salmann, pur avanzando delle critiche, individua alcuni elementi positivi propri di questo pontificato, che, fatti i dovuti aggiustamenti, sembra più che mai adatto a rispondere ad una situazione nuova in cui si trova la Chiesa nell’ultimo decennio. Anche se l’intervista è piuttosto datata perché si riferisce agli albori del pontificato di papa Francesco e può sembrare perciò del tutto anacronistico riproporla oggi, credo che possa essere utile per riflettere e per aiutarci a comprendere il valore e il significato di questo pontificato nell’arco degli ultimi mille anni di storia della Chiesa.

  2. candiac dice:

    quoto da pagina 9 dell’articolo di padre Ariel:
    “Quando il Santo Padre non potrà più muoversi in modo vago, quando non sarà
    più possibile avere la botte di vino piena e la moglie ubriaca, si ritroverà dinanzi
    a un bivio che comporterà l’obbligo di dire in modo chiaro e inequivocabile cosa
    è giusto e cosa è sbagliato, mentre su di lui incomberà grave e solenne il divino
    monito: «Il vostro parlare sia si quando è si e no quando è no, perché il di più proviene
    dal maligno»

    beh…mai previsione è stata più mancata!
    Perchè benchè le parole di padre Ariel siano state effettivamente profetiche, questa sua citata è stata pienamente smentita. E proprio nel documento chiave degli ultimi tre anni, a partire dall’anno di pubblicazione dell’articolo di p. Ariel, quel linguaggio è rimasto si=no e no=si.
    E su questo, purtroppo, non ci sono dubbi.
    Condivido quanto p. Ariel afferma sul fatto che il Papa, ad oggi “sino ad oggi, dal Santo
    Padre Francesco […] non è mai venuto nulla che fosse obbligante o vincolante per tutti i cattolici,
    che si ponesse in qualche modo in contrasto con la tradizione cattolica.” (da pagina 6 dell’articolo). Contrasto no…ma tonnellate di ambiguità si!

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