È più simpatico il Colonnello Gheddafi o il Cardinale Kasper che offende l’Eucaristia e approva le eresie di Lutero?

 — Attualità ecclesiale —

È PIÙ SIMPATICO IL COLONNELLO GHEDDAFI  O IL CARDINALE KASPER CHE OFFENDE L’EUCARISTIA E APPROVA LE ERESIE DI LUTERO?

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La questione del permesso della Comunione ai protestanti è effettivamente di competenza del Diritto Canonico, ma la materia è vincolata dalla dogmatica sacramentaria e dall’ecclesiologia, mentre il Cardinale Walter Kasper purtroppo non tiene conto di questi vincoli di non poco conto, finendo con l’avallare le eresie luterane.

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Autore
Giovanni Cavalcoli, O.P.

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il Colonnello Mu’ammar Gheddafi [1942 – 2011] leader della Libia

L’Agenzia stampa Vatican Insider riporta un’intervista realizzata da Andrea Tornielli al Cardinale Walter Kasper sulla questione della liceità della Comunione Eucaristica ai Luterani [vedere intervista, QUI]. In questione non è l’intervistatore, ma l’intervistato. Pertanto, chi stimmatizza Andrea Tornielli, come sta accadendo, commette un grave errore. Sarebbe infatti come accusare Oriana Fallaci di avere intervistato il Colonnello Gheddafi nel 1979, in una intervista memorabile rimasta nella storia del giornalismo. La Fallaci, fece solo il proprio lavoro [Vedere testo, QUI]. O come mi diceva poc’anzi il Padre Ariel S. Levi di Gualdo: «Sarebbe come se io, chiamato prima della sua morte al capezzale di un serial killer, mi rifiutassi di confessarlo». Poi, chi tra i due, il Cardinale Kasper e il Colonnello Gheddafi, sia più simpatico e meno pericoloso, questa non è cosa che riguarda ad alcun titolo questo articolo. Lasciamo assegnare il premio della simpatia ai Lettori, visto che oggi, più che mai, l’immaginazione del grottesco pare davvero andata al potere.

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Abbiamo già motivato in altri nostri scritti l’insegnamento e le direttive della Chiesa su questo delicato tema del sacramento dell’Eucaristia e della sua amministrazione, che, come dice San Giovanni Paolo II nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia del 1993: «racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa» [n.1]; l’Eucaristia «edifica la Chiesa» [c. II] ed è «il culmine di tutti i sacramenti nel portare a perfezione la comunione con Dio Padre mediante la conformità col Figlio Unigenito per opera dello Spirito Santo» [n. 34].

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È il principio generatore e propulsore, il vertice e il culmine della vita della Chiesa, in se stessa e nei singoli credenti, la ragione d’essere della sua esistenza, che dà forma alla sua essenza. È il vincolo d’amore che unisce Cristo alla sua Sposa, è l’alimento del Corpo Mistico di Cristo.

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Essa genera l’unità nella varietà; l’obbedienza nella libertà, la carità nella verità. Unisce i fratelli tra di loro e con Dio; unisce i pastori col gregge; unisce il gregge a Pietro e Pietro a Cristo. Contiene tutti i misteri della fede, tutto il tesoro dei doni dello Spirito, tutta la sorgente e la forza delle virtù e i segreti della santità. Spinge continuamente al progresso e alla riforma; dona il fervore della carità; tiene saldi nella perseveranza e nella fedeltà. Fa pregustare la gloria futura ed è pegno della vita eterna. Va assunta con devozione, retta intenzione, fede sincera ed integra, piena comunione ecclesiale, col proprio Vescovo e col Sommo  Pontefice [Ecclesia de Eucharistia, n.39], con la coscienza preparata e purificata dal peccato.

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Il Cardinale Kasper sostiene che la concessione del permesso della Comunione ai luterani è contenuta sia nel Decreto Unitatis Redintegratio del Concilio Vaticano II, sia in due encicliche di San Giovanni Paolo II. Ora, se leggiamo questi documenti, noteremo che essi sono conformi al dettato del Diritto Canonico [Can. 844 § 3-4], che ho citato e commentato in un mio precedente articolo.

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Quanto al documento conciliare, esso recita così:

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«Questa communicatio è regolata soprattutto da due principi: esprimere l’unità della Chiesa; far partecipare ai mezzi della grazia».

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Osservo che si tratta di due princìpi in tensione fra di loro, che pertanto vanno prudentemente collegati: il primo si preoccupa della Comunione con la Chiesa; il secondo bada alla salvezza  del credente. Il primo è più attento al foro esterno; il secondo, al foro interno. Nel primo è accentuata la giustizia; nel secondo, la misericordia.

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In questa materia, come rileva il Diritto Canonico, funziona l’autorità pastorale della Conferenza Episcopale o del singolo Vescovo diocesano. Il Decreto infatti precisa:

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«Circa il modo concreto di agire, avuto riguardo a tutte le circostanze di tempo, di luogo, di persone, decida prudentemente l’autorità episcopale del luogo». 

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Il Diritto concede che la Chiesa vada incontro alle richieste dei fratelli separati solo in casi di grave urgenza. Non è affatto contemplato il caso che il richiedente sia il coniuge non-cattolico. Infatti, la situazione del luterano in pericolo di morte, coniuge o non coniuge, prevista dal Diritto, è imparagonabile con quella del coniuge luterano in buona salute. Il primo, come si suppone, è in procinto di dover render conto a Dio della sua vita, mentre si suppone che il secondo abbia tempo e modo per istruirsi e correggersi sul sacramento dell’Eucaristia e di ravvedersi della precedente condotta di luterano.

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il Cardinale Kasper cita i testi delle due encicliche di Giovanni  Paolo II e dice:

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«Ut unum sint [1995] e Ecclesia de Eucharistia [2003] hanno formulato una posizione più avanzata che può essere la norma interpretativa del canone in piena sintonia con il Concilio Vaticano II. Nella prima delle due encicliche di San Giovanni Paolo II, al numero 24 [1] leggiamo: «È motivo di gioia ricordare che i ministri cattolici possano, in determinati casi particolari, amministrare i sacramenti dell’Eucaristia, della Penitenza, dell’Unzione degli infermi ad altri cristiani che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica, ma che desiderano ardentemente riceverli, li domandano liberamente, e manifestano la fede che la Chiesa cattolica confessa in questi Sacramenti».

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Mentre nella seconda enciclica dello stesso Pontefice, al numero 45, leggiamo: «Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza della piena comunione, non accade lo stesso rispetto all’amministrazione dell’Eucaristia, in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di singoli fedeli». 

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E il Cardinale commenta:

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«Le due encicliche insistono molto sull’adesione della parte protestante alla dottrina cattolica sull’eucaristia, cioè sul manifestare “la fede che la Chiesa cattolica confessaˮ, per citare lo stesso Giovanni Paolo II. Questo mi sembra molto importante, perché i sacramenti sono sacramenti della fede. Per un vero luterano, che si basa sugli scritti confessionali, la presenza reale di Cristo nell’eucaristia è ovvia […] Certo non si può richiedere a un protestante quanto si richiede normalmente ad un cattolico. Basta credere: “Questo è (est) il corpo di Cristo, dato per te”. Su questo anche Lutero ha molto insistito. Le dottrine più sviluppate sulla transustanziazione o consustanziazione, anche un fedele cattolico “normale” non le conosce…». 

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Confutazione degli errori del Cardinale Kasper

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Il Cardinale cade in un pauroso vuoto d’aria, infatti, se «non si può richiedere da un protestante quanto si richiede normalmente da un cattolico», allora bisogna dire francamente a questo protestante che non può accedere alla Comunione. Poi, l’aereo, addirittura precipita:

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«Basta credere: “Questo è (est) il corpo di Cristo, dato per te”. Su questo anche Lutero ha molto insistito. Le dottrine più sviluppate sulla transustanziazione o consustanziazione, anche un fedele cattolico “normale” non le conosce». 

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Ma credere a che cosa? Un cattolico che non conosce e accetta il dogma della transustanziazione non è un cattolico «normale», ma è cattolico ignorante, che va urgentemente istruito, affinché non cada nell’eresia e non gli capiti, come avverte San Paolo, di mangiare indegnamente il corpo del Signore, ossia di non riconoscerlo e quindi di «mangiare la propria condanna» [I Cor 11,29]. In ogni caso, se come dice il Cardinale, il protestante crede veramente alle parole «questo è il corpo del Signore», pronunciate dal sacerdote nella Messa, allora vorrà dire che crede nella transustanziazione. E se ci crede, non può seguitare a mantenere la fede luterana, dovrebbe dire: «in questo pane c’è il Signore». Ma allora vorrà dire che si è convertito al cattolicesimo.

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 Aggiunge poi il Cardinale Kasper:

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«Se queste persone, in un contesto abbastanza secolarizzato, sono dei veri fedeli che credono e sono uniti nello stesso battesimo e pertanto fanno parte dell’unica Chiesa di Cristo (anche se non in piena comunione), e inoltre sono legati nello stesso sacramento del matrimonio e rappresentano il mistero dell’unione fra Cristo e la sua Chiesa e lo vivono, sono insieme con i loro figli una chiesa domestica. È normale che sentano l’intimo desiderio di condividere anche l’eucaristia. Se condividono anche la fede eucaristica cattolica, che cosa impedisce? [cf. Atti degli Apostoli 7, 37; 10,47]».

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I testi di San Paolo non servono affatto alla tesi del Cardinale, perché trattano di altre questioni. Sappiamo invece quanto sono esigenti l’ecclesiologia e la sacramentaria del Beato Apostolo Paolo, che non ignora i gradi inferiori o imperfetti di comunione ecclesiale che sono propri dei catecumeni, ma quando si tratta della Comunione eucaristica richiede la piena comunione ecclesiale, come si evince dallo stesso termine “Comunione”.

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Paolo è maestro di ecumenismo per la sua straordinaria apertura di mente, per il suo rispetto per le diversità e per i valori della cultura greco-romana, per il senso dell’universalità del messaggio evangelico, e per la sua comprensione per le forme inferiori e per le debolezze della spiritualità umana, per la sua capacità di dialogo con tutti e di cogliere ovunque il positivo da condurre a Cristo.

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L’ecumenismo di Paolo non è però un giocare sull’equivoco, un tacere sull’errore anziché correggerlo; non è un girare a vuoto inconcludente, uno stare sempre sulla soglia della Chiesa senza mai stimolare il fratello ad entrare all’interno del santuario, ma al contrario è un fattore di autentica riconciliazione reciproca in Cristo e nella Chiesa sotto la guida di Pietro, è sempre un franco invito alla conversione e ad accettare in pienezza la verità, è un poderoso e caldo invito a sperimentare a fondo il Mistero di Cristo e della sua Chiesa.

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Riguardo poi all’invito del Papa ai Vescovi a «trovare una soluzione comune», dice il Cardinale Kasper:

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«Penso che il Papa abbia dato una risposta molto saggia. Lui è rimasto in piena sintonia con l’idea della sinodalità della Chiesa. Però ha anche segnalato che sulle questioni fondamentali non basta una maggioranza dal punto di vista canonico legale, ci vuole l’unanimità».

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Il Papa, nell’esortare i Vescovi a giungere ad una «possibile unanimità», non può certamente né aver inteso che possono concedere la Comunione nel senso inteso dal Cardinale Kasper, che comporterebbe una profanazione dell’Eucaristia, né può aver inteso che debbono accordarsi mediante una semplice votazione a maggioranza, come vorrebbero interpretare altri, pronti ad accusare il Papa di irresponsabilità, di non saper valutare la serietà della questione e di mentalità politica, ma certamente sottintende che l’accordo dovrà essere basato sulla Scrittura, sulla Tradizione, sul Diritto Canonico.

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Non si può escludere che dalla discussione dei Vescovi su questo argomento emerga una proposta al Papa di modifica delle attuali disposizioni in merito del diritto canonico, ma sempre ovviamente in consonanza con le esigenze imprescrittibili del diritto divino, per il quale non può esser lecito trattare un fratello che non è in piena comunione con la Chiesa, né intende di esserlo, come se lo fosse, né a lui può esser lecito fingere di essere in una piena comunione con la Chiesa, che egli stesso in realtà rifiuta, salvo il caso che egli intenda o desideri farsi cattolico, come è sottinteso nel caso della Comunione al protestante in pericolo di morte.

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Prosegue il Cardinale Kasper:

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«Penso all’ammonizione dell’apostolo Paolo, esaminare sé stessi per verificare se si possa mangiare e bere dall’altare [1 Cor 11,26]: un’indicazione che non è solo per i protestanti ma anche per i cattolici. Le domande iniziali sono le stesse: credo veramente al mistero eucaristico e la mia condotta di vita è in sintonia con ciò che si celebra e che è presente nell’eucaristia?».

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Il Cardinale Kasper non si rende conto della differenza che esiste qui tra il cattolico e il protestante. Mentre infatti il cattolico può certo fare una Comunione sacrilega, se si accosta alla Eucaristia in stato di peccato mortale e senza le dovute disposizioni, il luterano è privo delle necessarie disposizioni in quanto luterano, per cui, salvo il caso della buona fede, se non rimedia in anticipo togliendo queste cattive disposizioni, ma le mantiene coscientemente e volontariamente, non può non essere reo del corpo e del sangue del Signore in modo e misura ben più gravi del cattolico, che accetta il dogma dell’Eucaristia con tutte le verità di fede ed i valori morali che sono connessi ed è in piena comunione con la Chiesa, anche se con quel sacrilegio il cattivo cattolico compromette questa comunione e quindi deve riparare. Tuttavia, a differenza del protestante, che resta in una comunione solo parziale, il cattolico almeno sa cosa deve fare per recuperare la comunione incrinata e si suppone che lo faccia.

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Ancora il Cardinale Kasper:

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«Se un protestante partecipa la celebrazione eucaristica, ascolta ciò che diciamo nella preghiera eucaristica. Bisogna domandarsi: può alla fine della dossologia veramente rispondere con tutta l’assemblea: “Amen, sì credo.” Sentirà anche che nominiamo il nome del Papa e del vescovo, il che vuole dire che celebriamo in comunione con lui. Bisogna che si domandi: “Voglio veramente questa comunione?ˮ».

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Se un protestante, veramente, sinceramente, non per finta, a una Messa fa e crede tutte quelle cose, deve piuttosto chiedersi se non ha abbandonato il luteranesimo per farsi cattolico. In questo caso egli è certamente pronto, disposto e ammesso a fare la Comunione, dopo essere entrato nella comunione della fede cattolica.

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Aggiunge il Cardinale Kasper:

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«Ho incontrato molti protestanti che hanno più stima e spesso anche più amore per i Papi attuali di quanta ne hanno alcuni cattolici critici e scettici».

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Purtroppo la stima che molti protestanti hanno per il Papa attuale non ha nulla a che vedere con l’accoglienza del primato del Sommo Pontefice, Maestro infallibile della dottrina della fede, possessore delle “somme chiavi”, supremo Liturgo, Custode e Dispensatore dei Misteri celesti e dei Sacramenti della salvezza e Moderatore della divina Liturgia, ma è motivata da interessi puramente umani, ossia dal semplice fatto che Papa Francesco non li corregge nei loro errori e non li esorta a convertirsi alla Chiesa Cattolica. Ma se questi protestanti leggessero ciò che di Lutero dissero Papa Leone X o San Pio V o il Beato Pio IX o Leone XIII o San Pio X, credo che cambierebbero opinione sul papato.

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D’altra parte, è vero che certi cattolici, troppo attaccati al passato e ribelli al Concilio Vaticano II, danno un cattivo esempio di condotta nei confronti del Papa. Ma ci sono anche quelli che rivolgono al Papa, col rispetto che gli è dovuto, legittime critiche, proprio al fine di aiutarlo nella guida della Chiesa, che è il Popolo di Dio, guidata dallo Spirito, collegialmente, gregge e pastori, sub Petro et cum Petro.

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Concludiamo queste considerazioni osservando che il desiderio del coniuge luterano di ricevere la Comunione deve essere preso in seria considerazione, ma deve essere vagliato con cura, per verificare che non sia dettato da emotività psicologica, da simpatie umane, da bisogno di condivisione empatica, da istinto di imitazione, dal bisogno di essere approvati, dal desiderio di non sentirsi esclusi o di rendersi interessanti, da finzione con secondi fini e cose del genere.

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Il soggetto dovrà essere iniziato gradualmente e metodicamente, con un’opportuna catechesi, all’esperienza di quel sublime Mistero, così che vengano tolti, come indica l’Unitatis Redintegratio [n. 3], tutti quegli «ostacoli» che Lutero frappose, con la sua falsa riforma, alla degna manducazione del pane eucaristico.

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Infatti, il voler fare la Comunione pur restando luterani non ha nessun senso ed è un atteggiamento incoerente per non dire schizofrenico e che nulla ha a che vedere con l’ecumenismo. La carenza dell’ecclesiologia luterana, infatti, consiste proprio nell’assenza dei fattori più nobili e soprannaturali della realtà ecclesiale, quali sono appunto i sacramenti, tra i quali il più sacro e il più divino di tutti è appunto l’Eucaristia, introdotta dal sacramento della Penitenza, per poi giungere alla celebrazione della Messa in comunione piena con la Chiesa e il Sommo Pontefice.

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Se dunque un luterano vuol accostarsi sinceramente alla Comunione, ciò dovrà essere il segno comprovato e chiaro che egli vuole recuperare tutti quegli elementi di Chiesa e tutti quegli elementi della fede che Lutero aveva distrutto e che fanno da presupposto alla recezione dell’Eucaristia; in altre parole, sarà segno che vuol farsi cattolico. E Dio sia benedetto per questa celeste ispirazione!

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L’errore di fondo della teologia del Cardinale Kasper

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Tutto l’argomentare del Cardinale Kasper poggia su di un grave vizio di carattere gnoseologico, che ho illustrato in un mio saggio di prossima pubblicazione e dedicato alla gnoseologia del Cardinale Kasper. La spia di tale vizio è data dalle seguenti parole:

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«Certo valgono sempre i principi teologici, ma la loro applicazione concreta non si fa in un modo solo deduttivo e meccanico. Se lo facessimo, sarebbe l’eresia della gnosi, che giustamente viene denunciata dal Papa attuale». 

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Si tratta del metodo della deduzione razionale sia speculativa e morale, che per il Cardinal Kasper non è fondato sull’oggettività del reale e della verità, ma sul «principio moderno della soggettività», cioè sul cogito cartesiano «per il quale l’uomo diventa cosciente della propria libertà come autonomia e se la rende punto di partenza, misura e mezzo per un’intera concezione del reale» [cf. Gesù il Cristo, Queriniana Editrice, 1981, pag. 253]. Per conseguenza, continua il Cardinale Kasper:

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«un Dio che ora viene pensato entro l’orizzonte della soggettività non può più essere compreso come l’Essere supremo, perfettissimo e immutabile», per cui occorre una «de-sostanzializzazione del concetto di Dio».

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Pertanto, per Kasper, come per Hegel, l’essere si identifica col divenire, Dio diviene, muta, e si identifica con la storia: l’Assoluto non è sopra la storia, ma nella storia, secondo il titolo di un suo studio su Schelling [2]. Da qui la mutabilità della natura umana e della legge morale, come già denunciò San Pio X nella sua enciclica Pascendi Dominici Gregis.

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Ora il cogito cartesiano contiene in sé, come è stato dimostrato dagli studi di Fabro e di Maritain, il principio dell’idealismo e del panteismo hegeliano, come risulta da un’attenta osservazione della storia della filosofia, e per l’esplicito rifarsi a Cartesio degli idealisti e dei panteisti. Il che vuol dire che il cogito contiene già in nuce il principio del Sapere assoluto di Hegel, che è precisamente la forma più elaborata dello gnosticismo moderno.

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Se c’è da accusare quindi oggi qualcuno di gnosticismo, questi è proprio il Cardinale Kasper e niente affatto il meccanismo della deduzione logica, che applica il principio morale nei casi particolari. La legge positiva ecclesiastica ammette eccezioni, ma non la legge morale naturale, salvo il caso della epikeia, dove propriamente non si tratta di fare eccezione, ma di sospendere l’applicazione di una legge inferiore in nome dell’applicazione di una legge superiore. Invece la legge divina non ammette mai neppure la epikeia.

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La questione del permesso della Comunione ai protestanti è effettivamente di competenza del Diritto Canonico, ma la materia è vincolata dalla dogmatica sacramentaria e dall’ecclesiologia, mentre il Cardinale Walter Kasper purtroppo non tiene conto di questi vincoli di non poco conto, finendo con l’avallare le eresie luterane.

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O sacrum convivium, in quo Christus sumitur,  recolitur memoria passionis eius, mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur [Antifona di San Tommaso d’Aquino]

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Varazze (Italy), 14 maggio 2018

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NOTE

[1] In realtà, se si va al n.24 dell’ Ut unum sint si trova un testo diverso. Il 24 invece è citato da S.Giovanni Paolo II al n.46 dell’Ecclesia de Eucharistia.

[2] L’Assoluto nella storia nell’ultima filosofia di Schelling, Jaca Book, Milano 1986.

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14 commenti
  1. fabius dice:

    salve ho posto una domanda non avete risposto,ripropongo kasper che è eretico è cardinale? grazie

  2. fabius dice:

    Salve, mi chiamo Fabio, vorrei domandare perché dal Concilio Vaticano II la Chiesa non condanna
    più il modernismo? Anzi oggi ne ha interprete il Sommo Pontefice, che deve pensare un fedele?
    Vi ringrazio

    • Giovanni Cavalcoli, O.P.
      Giovanni Cavalcoli, O.P. dice:

      Caro Fabio,

      la Chiesa condanna il modernismo sotto altri termini: secolarismo, relativismo, immanentismo, individualismo, panteismo, ateismo, egocentrismo, gnosticismo, pelagianesimo. E’ falso che il Papa sia un modernista: sarebbe un eretico, perché il modernismo è un complesso di eresie. Egli piuttosto cerca di discernere il positivo che si trova nella modernità, secondo le direttive del Concilio Vaticano II.

      Diciamo che non sempre è abbastanza critico verso il modernismo.

  3. orenzo
    orenzo dice:

    Il canone 844, oltre ai § 3-4, ha anche il § 5 che recita: “Per i casi di cui nei §§2, 3 e 4, il Vescovo diocesano o la conferenza dei Vescovi non diano norme generali, se non dopo aver consultato l’autorità competente almeno locale della Chiesa o della comunità non cattolica interessata.”

    Premesso dunque che il § 4 afferma che i fedeli delle chiese riformate devono manifestare “circa questi sacramenti, la fede cattolica,” significa che, se si accostano all’Eucarestia, fanno pubblica professione di fede nella transustanziazione e nel fatto che ai loro pastori non è stato conferito il sacramento dell’ordine: le chiese riformate sono disposte ad accettare questo?

  4. non metuens verbum dice:

    ammesso che conti qualche cosa l’unanimità, quale unanimità ci vuole ? Forse solo quella di quella piccola frazione presuntuosa che sono i vescovi tedeschi ? ma la Chiesa non è solo la Germania, è cattolica, e allora l’unanimità deve essere quella cattolica. Si, cari tedeschi, anche le tanto disprezzate Chiese africane sono la cattolicità.
    Il colonnello Gheddafi, right or wrong, ha lottato ed è stato assassinato per difendere il suo Paese: ha fatto il suo dovere di politico, e il Signore glielo accrediterà; il cardinal Kasper non pare proprio che faccia alcunché (men che meno morire) per difendere la sua Chiesa.

  5. orenzo
    orenzo dice:

    In compenso, se il card Kasper ha affermato “che sulle questioni fondamentali non basta una maggioranza dal punto di vista canonico legale, ci vuole l’unanimità”,
    il presidente della Conferenza episcopale tedesca card Reinhard Marx, forse consapevole delle difficoltà di raggiungere l’unanimità, ha risposto sabato al Katholikentag di Münster che ” Come conferenza episcopale non possiamo prendere alcuna misura legislativa per i singoli vescovati. I legislatori della diocesi sono sempre i singoli vescovi. (…) La Conferenza episcopale non ha autorità per i vescovati “.
    ( “Wir können ja als Bischofskonferenz keine gesetzgebenden Maßnahmen ergreifen für die einzelnen Bistümer. Gesetzgeber im Bistum ist immer der einzelne Bischof. (…) Die Bischofskonferenz hat keine Anweisungskompetenz für die Bistümer.”)

  6. candiac dice:

    carissimo p. Giovanni,

    lei e anche padre Ariel avete ragione a indicare l’intervistato rispetto all’intervistatore, togliendo a quest’ultimo ogni responsabilità. Voi dite che “fa il suo lavoro”. In realtà fa oltre il suo lavoro. Il giornalista deve riportare le informazioni e le notizie e non pilotarle. Tornielli fa questo, le interpreta per il lettore, quindi le pilota. Riporto qui un piccolo periodo copiato dall’intervista:

    “Una decisione, quella di Francesco, che ha provocato repliche indignate, non soltanto da parte dei soliti clerical-blogger che si ergono a maestri di teologia e sottopongono tutti ai loro esami di dottrina prima ancora di conoscere le decisioni che saranno prese. Reazioni a dir poco eclatanti si sono infatti registrate anche da parte di eminenti ecclesiastici, come il cardinale arcivescovo di Utrecht, Willem Jacobus Eijk, il quale è arrivato ad evocare visioni apocalittiche di apostasia dalla vera fede”.

    Lui li chiama i soliti clerical blogger e ovviamente non per far loro un complimento ma in maniera dispregiativa. Inoltre non è esente da ironia nei confronti del cardinale di Utrecht.

    Non so… ma non mi sento di escludere che il Tornielli abbia indicato anche l’Isola di Patmos come clerical blogger.

    Quindi, siamo sicuri che stia facendo il suo lavoro di giornalista? Io credo invece che sia completamente d’accordo con le idee assurde di Kasper e quindi agisce di conseguenza.

    Se è vero che le teorie sono di Kasper ma al loro spargimento ha certamente contribuito Tornielli.

    Dunque, è innocente?

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Lettore,

      rispondo io perché conosco bene di persona tutti i soggetti che adesso le nominerò a titolo di esempio.

      Ammettiamo che quanto lei afferma sia aderente al vero oggettivo. In tal caso io non vi troverei proprio nulla di male, nel modo di esprimersi di Andrea Tornielli.

      Mi spiego meglio: conosco Andrea Tornielli dal lontano 2002, come conosco altri giornalisti di indubbia professionalità e talento. Conosco dal 2005 Maurizio Blondet, noto anche come il sommo maestro del complotto, al quale non bisogna riconoscere solo delle semplici capacità professionali ed una ordinaria intelligenza, perché Blondet è dotato di una intelligenza genialoide. Conosco dal 2006 Marco Tosatti, altro ottimo professionista e cattolico devoto. Conosco dal 2013 Antonio Socci, cresciuto con un profondo sentimento cristiano sin da bambino in una famiglia profondamente e autenticamente cristiana, giornalista e autore di talento.

      Come lei sa – e come di certo legge – tutti questi giornalisti diversamente accomunati da talento, professionalità consolidata, ed anche spirito cristiano sincero, esprimono giornalmente critiche nei riguardi sia di questo pontificato, sia del nuovo corso in cui la Chiesa è stata lanciata. Commentando questi problemi, che poi sono dati di fatto, ciascuno col proprio stile. Per esempio: Antonio Socci è un pacifico-aggressivo, nel senso che non nuocerebbe neppure a una mosca, infatti usa la penna, non certo la spranga di ferro; e dicendo – sia beninteso – non poche cose giuste, quasi sempre accentuate dalla sua focosa toscanità. Marco Tosatti, esprime di giorno in giorno le proprie legittime critiche in modo garbato, come un maestro di scherma che gioca con il fioretto. Maurizio Blondet è invece esilarante, capace a costruire delle iperbole ed a giungere talvolta a dei livelli di tale ironia che, se in quel momento uno l’avesse davanti, gli darebbe un bacio sulla punta del naso.

      Lei capisce che la stessa facoltà, o diritto, noi non possiamo certo negarlo ad Andrea Tornielli, al quale non devono ne possono essere precluse tutte le legittime licenze concesse per criteri di libera espressione e di legittima critica a tutti i suoi colleghi.

      In caso contrario, rischiamo di cadere in una pericolosa insidia: a chi esprime “certe” critiche, ciò è concesso, a chi invece ne esprime “altre“, non è concesso.

      Personalmente io considero empie buona parte delle risposte del Cardinale Walter Kasper e considero un autentico e prezioso uomo di Dio il Primate della Chiesa d’Olanda. Ma al tempo stesso non cesserò mai di nutrire amicizia verso Andrea Tornielli che non ritengo affatto colpevole di avere riportata una “velata opinione”, specie a fronte di colleghi suoi che, in modo per nulla velato, le proprie opinioni le riportano tutti i giorni; e verso i quali nutro e seguito a nutrire stima, amicizia e anche apprezzamento.

      Per me, la oggettiva qualità umana delle persone, è superiore alle loro opinioni soggettive. Così sono abituato a instaurare i miei rapporti di amicizia.

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