Il Vescovo di Ascoli Piceno Giovanni D’Ercole ha scelta “l’opzione Benedetto”, la stessa che a breve molti di noi seguiranno, assieme a coloro che l’hanno già intrapresa da alcuni anni
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COACTUS tamen voluit.
Temo che ritirarsi in preghiera, almeno in alcuni casi, possa costituire una potente tentazione. Oggi forse c’è bisogno di preghiera certamente, ma anche di testimonianza. La fiamma della lampada rischia di spegnersi per il forte vento di tempesta. Essa va quindi protetta dal vento con un vetro, ma non messa sotto un moggio.
Purtroppo l’opzione Benedetto non è accessibile ai tanti di noi che hanno responsabilità irrinunciabili…
Ho apprezzato immensamente il passo tratto dal libro postumo di Guareschi. Scritto in tempi non sospetti, quando la nuova chiesa del concilio muoveva i primi passi e il degrado totale in cui versiamo era lontano. Ma c’era chi , fornito di lungimiranza , vedeva lontano. Custodiremo il seme, Giovannino, e speriamo che il momento venga per seminare e avere frutti, con l’aiuto di Dio.
.Pare che sia stato in qualche modo costretto alle dimissioni.
Riporta la NBQ: “La scelta sarà anche stata libera, ma ciò non vuol dire che questa libertà non sia stata esercitata di fronte a circostanze molto pesanti. Quali? Chi ha potuto sentirlo prima dell’annuncio ufficiale racconta di un D’Ercole molto sofferente nell’anima, una decisione «difficile e sofferta», ha detto lui. Che cosa è accaduto, dunque? Da fonti attendibili, la Bussola Quotidiana ha appreso che in realtà sono state fatte molte pressioni su monsignor D’Ercole perché si dimettesse: la richiesta è partita da Santa Marta e riferita attraverso la Congregazione dei vescovi. E per evitare bracci di ferro che avrebbero creato ancora più tensioni nella Chiesa, monsignor D’Ercole ha “liberamente” scelto di obbedire e farsi da parte.”